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AVVISO OGGI SU STEP1 TROVERETE MOLTI SPAZI BIANCHI PER L'IMPOSSIBILITA' DELLA REDAZIONE DI SEGUIRE IL NORMALE LAVORO A SEGUITO DELLE ULTIME DISPOSIZIONI DELL'UNIVERSIT' DI CATANIA

190711
Il padre-padrone dell'informazione siciliana e massimo imprenditore catanese, Mario Ciancio.

Con un pretesto qualunque il rettore Recca chiude il prestigioso giornale dell'Universit

L'unica voce ammessa, nell'Ateneo e fuori, sempre e solo una sola: quella di Ciancio

bavaglio
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La citt del
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Ma perch a Catania dev'essere proibito scrivere qualunque cosa che non sia sul giornale di Ciancio? Perch la stessa Universit dev'essere al servizio di questo monopolio? E quando ci decideremo a unirci tutti insieme per dare un giornale vero a questa citt?

L'appello della societ civile per il giudice Salvi a Catania

Giovanni Caruso Agata Pasqualino Carmen Valisano Sonia Giardina Upress Napoli Monitor Come gli antimafiosi ricordano - lavorando - Paolo Borsellino
|| 19 luglio 2011 || anno IV n.114 || www.ucuntu.org ||

Libert di stampa

Buttano gi le scuole, speculano sui terreni, e imbavagliano chi scrive la verit

Estate catanese

Seduto al tavolino del bar di piazza Duomo, guardava ammirato 'u Liotru. "Buon giorno! ragioniere Falsaperla, come sta? E com' elegante oggi!". "Staiu bonu, e mi stau godendo questa magnifica citt". "Ma proprio magnifica questa citt non mi pare, ha tanti di quei problemi". "Ma quali problemi! ma che dice!" "Come quali problemi, il traffico, la cenere dell'Etna, i posteggi e il comune che non funziona, per non parlare della giustizia". "Ma che dice, siete i soliti disfattisti, e macari comunisti!". Per il ragioniere Falsaperla, ex impiegato comunale, tutto andava bene, e ogni qual volta che si parlava di Catania la difendeva, e per finire dichiarava: "E poi lo dice il giornale!". *** Ma i Catanesi che conoscono la citt sanno bene che il ragioniere Farsaperla ha torto. Infatti i Catanesi sanno bene che quel che dice l'unico quotidiano di Catania non sempre la verit, e che esso usa l'informazione per pilotare gli affari e la politica a proprio uso e consumo, e che va a destra o a sinistra secondo quel che decide il direttore-editore Mario Ciancio. Ma vero che molti Catanesi non vogliono sapere, e non sanno. Non sanno che il sindaco vuole bucare le pi belle piazze della citt per farne centri commerciali, facendoli passare per posteggi sotterranei, mentre il buon senso suggerirebbe i posteggi scambiatori.

Non sanno che per costruire nuovi palazzi, insicuri, cos come vogliono i padroni e gli speculatori, butteranno gi una delle migliori scuole della citt, e che questo accadr in corso Martiri della libert, con il consenso della destra e della "sinistra", unico volto della stessa medaglia. Non sanno che butteranno tanto di quel cemento dentro al nostro porto da non farci vedere e sentire il mare che ci appartiene da sempre, e senza consultarci, perch sconoscono che cosa sia la democrazia partecipata. *** Potrei continuare con tante altre cose che i Catanesi non sanno e non vogliono sapere, ma non voglio annoiarvi in questa calda estate. Ma prima di chiudere voglio raccontarvi un'ultima cosa. I Catanesi non sanno che fino a qualche giorno fa c'era un giornale fatto da studenti liberi, che facevano libera stampa. Il giornale online si chiamava "Step1", ha ricevuto tanti premi, ha tanto parlato delle morti sospette nella Facolt di Farmacia. E questo ed altro dava, e d, fastidio al magnifico rettore Antonio Recca, che ha ben pensato di imbavagliarlo. Ma la cosa pi grave che i giovani studenti Catanesi, i professori del nostro ateneo tacciono. Meglio far finta di niente, e godiamoci questa magnifica estate catanese. Giovanni Caruso Gapa
Ucuntu.org/ supplemento telematico a i Cordai Direttore responsabile Riccardo Orioles Reg. Trib. Catania 6/10/2006 n26

19 LUGLIO GLI ANTIMAFIOSI DEL QUARTIERE RICORDANO (LAVORANDO) PAOLO BORSELLINO


A: gapa@lists.catania.linux.it Oggetto: assemblea del 19 luglio Hola, gapa Questa assemblea sar un po' particolare e meno canonica del solito, per due motivi. a) ricorderemo per qualche minuto il giudice Paolo Borsellino ucciso, insieme alla sua scorta, il 19 luglio 1992. Lo faremo leggendo un brano del libro prodotto da noi "Il nostro sogno", che racconta i 70 giorni trascorsi nella vecchia sede del Gapa, che fu abitata da giugno ai primi di settembre, proprio per protestare e dare un segno di ribellione contro le stragi di mafie e contro la cattiva olitica, e lo facemmo iniziando un percorso, che continua ancora oggi, di antimafia sociale. b) la prima parte dell'assemblea sar occupata da questa celebrazione, con i ragazzi francesi insieme ai nostri. Dopo la lettura e traduzione di questo momento di memoria, lo scambio Italia-Francia avr inizio, e noi potremo iniziare la nostra assemblea. Inizio ore 20, 30 - rigorosamente puntuali. O.d.g.: 1 - campo Gapa ed attivit sul tema. 2 - scambio con i francesi e turismo responsabile. Mi sembra che non ci sia altro, ma vi ricordo, se non lo avete gia fatto, di andare dalle famiglie per invitare i bambini, che hanno seguito dopo scuola ed attivit di questo anno, al campo gapa, che si terr, a cava d'ispica dal 25 al 28 agosto. Che gli adulti ci facciano sapere chi viene al campo e chi pu contribuire economicamente anche se non viene. Con affetto e resistenza, Gi

|| 19 luglio 2011 || pagina 02 || www.ucuntu.org ||

Libert di stampa

Come una Citt non il suo sindaco e un Paese non il suo Presidente del Consiglio...

Ma il Rettore non l'Universit


in cui ho imparato il mestiere di giornalista, quello che si fa con la schiena dritta. In quellaula, in cui sono entrata gi da laureata, mi sono sentita tassello importante di un gruppo composto da brillanti studenti e da professori con la P maiuscola. E questa possibilit mi stata data dallUniversit, da un Preside e da alcuni docenti primo fra tutti il Direttore Enrico Escher che ha fondato il nostro giornale per i quali lUniversit unistituzione che scommette sui suoi giovani e li forma, non un ente da spremere e su cui speculare per il proprio tornaconto. Sono stati anni pieni di insegnamenti, crescita e successi. Faticosi e meravigliosi. Ma mentre il gruppo maturava e alcuni di noi diventavano pubblicisti o entravano in prestigiose scuole di giornalismo, mentre arrivavano i riconoscimenti (secondi al premio Ischia dopo Marco Travaglio, vincitori del premio Eretici Digitali e menzione speciale al premio Peppino Impastato al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia), mentre Sofri chiamava in redazione per chiederci se poteva riprendere sul Post un nostro articolo, mentre Morrione pubblicava una nostra inchiesta su LiberaInformazione, ma soprattutto mentre raccontavamo la citt e luniversit ai catanesi e agli studenti, la Facolt chiudeva i laboratori di giornalismo e lUniversit bloccava il bando con cui si proponeva di affiancare alla redazione un giornalista professionista, ci privava di qualsiasi tipo di supporto e sorda rimaneva alle nostre richieste. Siamo riusciti ad andare avanti, grazie

Ho studiato alla facolt di Lingue dellUniversit di Catania per pi di quattro anni e mentre mi muovevo tra i corridoi del Monastero dei Benedettini, in quegli anni, non mi sono mai sentita parte di unistituzione, n tassello importante e valorizzato di quel puzzle fatto di persone, menti, che tra quelle mura si formano per andare incontro al loro futuro e contribuire a quello della comunit. Invece, ricordo ancora lo stupore di fronte alla lettera con cui luniversit di Cardiff mi chiedeva di diventare membro dellassociazione dei suoi ex-studenti. Cero stata neanche sei mesi a fare lErasmus eppure quellUniversit, che non era la mia, mi scriveva per dirmi che in quei mesi si era creato un legame che, se avessi voluto, sarebbe potuto durare nel tempo. Un legame tra studente e ateneo, orgogliosi e grati luno allaltro. Il primo nei confronti dellistituzione che ha contribuito alla sua formazione e il secondo verso chi mette in pratica nella societ quello che gli ha insegnato. Ci penso adesso che i vertici della mia Universit chiudono la porta alla sola esperienza che riuscita a farmi provare quellorgoglio e quella gratitudine e lo fanno senza neanche avere il riguardo di rivolgermi la parola. Con uno scambio di comunicazioni e relazioni in burocratese, la dirigenza dellateneo ha decretato la chiusura dellaula 24, una delle cellette dei Benedettini, lunica che al momento hanno deciso debba essere messa a norma. Quellaula da sette anni la sede del giornale Step1, per cui scrivo da quattro e

alla tenacia e al lavoro del gruppo, alla sempre presente Direttora, volontaria professionista, a chi ci ha guidato e ci ha fatto da maestro, ai docenti che hanno aggiunto nuovi insegnamenti e idee. Per supplire alle mancanze dellateneo abbiamo fondato Upress, lassociazione di studenti e docenti che sostiene la stampa universitaria. Neanche questo servito a rendere pi facile il rapporto con chi dirige lUniversit. Upress dallaula 24 stata sfrattata ancor prima d'avere il diritto di starci e, anzi, lassegnazione dellaula allassociazione stata usata come pretesto per chiudere la porta anche al giornale. Noi della redazione siamo nel frattempo diventati quasi tutti ex studenti. Stanchi di togliere tempo al giornale per dedicarlo ad affrontare con regolarit i problemi causati dalle troppo poche o, quando presenti, troppo sgradevoli attenzioni del rettore, prendiamo atto che per il nostro giornale impossibile continuare cos. Ma non abbiamo nessuna intenzione di chiudere con lUniversit. LUniversit non il rettore, cos come una Citt non il suo sindaco e un Paese non il suo presidente del consiglio. Upress nata per accogliere tutti coloro che lavorano per poter essere fieri di far parte dellUniversit di Catania, di quellistituzione che ci appartiene, e continuer a sostenere la stampa libera fatta da giovani e studenti dellUniversit, anche se questa sar prodotta fuori dalle sue mura. Agata Pasqualino Step1

|| 19 luglio 2011 || pagina 03 || www.ucuntu.org ||

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Aiutati che Dio t'aiuta. E certo non ci aiuteranno, in Sicilia, gli imprenditori o i rettori...

Perch non tutti insieme? Rete, tecnologie e unit


non hanno ritenuto di esprimersi pubblicamente e personalmente su un episodio che sarebbe stato assolutamente normale all'universit dell'Uzbekistan o del Kalahari. Catania, come sapete, ha avuto un giornalista (che era poi siracusano e non catanese) assassinato dai padroni della citt. Ne ha avuto alcuni altri minacciati, pi o meno pubblicamente. Ne ha avuti non uno o due, ma decine e decine emarginati, ridotti al lastrico, privati dei loro giornali, strozzati in tutti i modi; costretti a lasciar la Sicilia o diversamente a accettare - prezzo di libert - una vita di durissimi sacrifici.

Omen nomen: si chiamava Recca l'editore che licenzi Giuseppe Fava (e poi me) dal Giornale del Sud, giusto trent'anni fa, in una bella estate catanese come questa. Era un brav'uomo, tutto sommato; ma aveva a che fare con gli uomini di Graci. Anche il Recca di adesso, quello che come magnifico rettore ha imbavagliato d'autorit i suoi studenti sar una brava persona, sicuramente; ma il coraggio, monsignore, uno non se lo pu dare; e nel caso del Recca contemporaneo non ce ne vorrebbe di meno, perch in mancanza d'un Graci qua c' da fare i conti con Ciancio; che sempre un bell'affare. Ma lasciamo andare. Annotiamo rapidamente che l'imbavagliata di Recca deplorevole non solo per il pessimo esempio ai discenti in tema di democrazia, ma anche per la caduta d'immagine dell'universit a lui affidata. Che gi prima non mancava di suscitare pettegolezzi sull'illustre cattedratico famoso per aver pubblicato un libro di assoluzione della mafia subito dopo l'assassinio di Fava, o su quello - non meno illustre - sputtanato in tv mentre cercava di esaminare a modo suo una studentessa.

Giornali al di fuori di Ciancio, editori illuminati? Chiacchiere, e fin troppo interessate. S' visto nel caso Sudpress, con l'editore illuminato risultato alla fine un politicante qualsiasi, con interessi concretissimi e grevi. Ma allora non c' niente da fare? Ce n' moltissimo invece, e da fare in fretta. Abbiamo un'occasione irripetibile, la seconda generazione delle nuove tecnologie (ebook, Pdf, iPad, kindle) che acquistano sempre pi terreno, e sono relativamente economiche, o almeno non comportano la maggior parte dei costi vivi, tipografici. Sostituiranno la carta stampata? No: ne sostituiranno solo una parte. Ma s'integreranno perfettamente, in un sistema misto e articolato, con la restante parte di essa. Staranno sul mercato? Ancora no (in Italia: ma nei paesi anglosassoni cominciano gi a superare la carta stampata), ma ci staranno benissimo fra due o tre anni, man mano che si allargheranno i target e si svilupperanno i sistemi (vedi Ucuntu 113) sistemi di pagamento elettronici. Siamo in grado di farli? Da soli, noi di Ucuntu, no; ma tutti insieme s, benissimo e ad alto livello. Non sono le competenze che ci mancano - ci mancano l'organizzazione e i quattrini. Di questi, nel settore elettronico, non ce ne vogliono ora poi tanti; e possiamo tener duro da volontari ancora un anno. E un'organizzazione seria e professionale si pu fare benissimo (non sono le esperienze che ci mancano) se ci decidiamo a lavorare tutti insieme, senza mezze misure e senza riserve.

***

Adesso l'universit di Catania non ha bisogno d'altro: dopo don Corleone e don Giovanni, pu mettere don Basilio fra i suoi luminari. In questo declassamento dell'Ateneo Recca peraltro non solo, facendogli buona compagnia i colleghi donabbondi (la quasi totalit del corpo accademico) che

Non parlo per sentito dire. Per quasi trent'anni ho dovuto reclutare e gettare nella fornace giovani coraggiosissimi e bravi, ai quali sapevo benissimo di non poter promettere altro - finch fossero rimasti a Catania - che onore e stenti. Un vero genocidio professionale, di cui non si ama parlare: logica conseguenza del monopolio, spietatamente esercitato, che nessuno seriamente contrasta se non qualche veterano superstite e spesso, grazie a Dio, una generazione di ragazzi. La forza dell'antimafia catanese, quanto all'informazione, insomma tutta di volontari e poveri, e lo sempre stata. N sulle istituzioni colte qui si pu contare (il caso Step1 ne la prova), n su imprenditori privati, ora come ora; anche quelli che hanno deciso di non star pi con la mafia, quando si tratta d'informazione preferiscono quella tranquilla e complice, quella ufficiale.

|| 19 luglio 2011 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||

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Siamo ripetitivi, d'accordo. Ma il progetto, l'unico che pu salvarci come giornalisti liberi, questo. Tecnologie e unit. Rete e giornali elettronici. Un giro di prodotti modernissimi ma anche (dove servono), di vecchi giornali di quartiere. E poi tutti insieme, a maturit conseguita, sul mercato. Non una faccenda semplice, non lo professionalmente ma non lo soprattutto sul piano diciamo cos politico. In altre parti d'Italia si pu giocare con le parole, essere educati e gentili. Qui, per essere appena appena dei conservatori perbene, bisogna essere subito dei pazzi scatenati e degli estremisti, o almeno acconciarsi a venir trattati come tali. Qui non ci sono spazi di mediazione con il potere, ch qui il potere Sistema. E qui il nostro mestiere diventa una cosa maledettamente complicata.

SCHEDA L'ASSOCIAZIONE LAVORI IN CORSO


Dallo Statuto dell'Associazione

Alla fine, com'era ovvio, la logica ha avuto ragione. Un giudice continentale, non chiacchierato da nessuno, verr molto probabilmente nominato. Gli stessi che prima difendevano (secondo le rispettive ideologie) questo o quel candidato, adesso si dichiarano d'accordissimo sul giudice di fuori. Tutti aderiscono a gara alla buona battaglia, ora che quasi vinta. Va bene. Le novantanove pecorelle, il vitello grasso e cos via. L'importante che ora siamo tutti d'accordo, chi ci credeva da subito (e ne ha pagato i prezzi) e chi si convinto dopo.

Art. 2 - Scopi e attivit LAssociazione persegue l'obiettivo di aggregare le forze positive del giornalismo catanese e non solo per ricostituire un'informazione libera secondo lo spirito del giornalista Giuseppe Fava ammazzato dalla mafia il 5 gennaio 1984. 1. L' associazione persegue i seguenti scopi: - Costruire una rete tra le testate di base; - Formare nuovi giornalisti; - Fare informazione indipendente offrendo un'alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. - Promuovere e svolgere ogni iniziativa intesa allo sviluppo delle attivit di cui sotto. 2. LAssociazione perseguir le finalit sopra elencate attraverso le seguenti attivit: - Condivisione dei palinsesti delle testate di base collegate all'associazione; - Riunioni di redazione periodiche; - Sviluppo in sinergia di alcune tematiche/inchieste concordate; - Organizzazione di laboratori e momenti di formazione e ricerca; - Promozione, progettazione, e realizzazione di attivit di edizione, informazione, produzione, studio, ricerca e quant'altro necessario a diffondere la cultura e l'informazione anche con ogni mezzo esistente o che la tecnologia creer in futuro. - Organizzazione di convegni, confronti pubblici, dibattiti, eventi e tutto quanto l'Associazione ritenga utile al fine di far conoscere la propria attivit e tutto quanto possa portare beneficio agli ideali e agli scopi dell'associazione.

***
Dopo queste esperienze (e tenendo conto che non solo di Procura si tratta, e che gi in agenda la madre di tutte le speculazioni edilizie catanesi, corso Martiri), a un poveraccio vien voglia di mandare tutti quanti a quel paese, e di fidarsi d'ora in poi solo ed esclusivamente dei ragazzi. Da quelli di Step1 a quelli (che ora stanno organizzando il loro jamboree a Modica) del Clandestino, ai nostri di Lavori in corso, passando per Periferica e Cordai. Saremo insufficienti allo scopo, saremo troppo giovani, saremo anche buffi se volete , ma almeno abbiamo le idee chiare su chi comanda in Sicilia e sul perch deve smettere di comandare. Quando i giochi si fanno duri - ricordate il collega Belushi? Gran bravo ragazzo, il Belushi - i duri cominciano a giocare. Bene, noi ora cominciamo a giocare sul serio. Prima che finisca l'estate: lavori in corso. Alla prossima puntata. Riccardo Orioles

Ma facciamo un esempio, tanto per capirci. Ci sono due giudici in lizza per un posto in Procura. Dei due, uno platealmente governativo, e non pu ispirare fiducia a chiunque non sia del suo partito. L'altro, meno estremista, ha tuttavia la disgrazia di essersi fatto beccare a cena con un mafioso. Senza grida, senza urla, senza pretese di scoop e senza mai ingiuriare nessuno, noi e pochi altri (all'inizio, fra i colleghi, solo Pino Finocchiaro e Giuseppe Giustolisi) abbiamo portato avanti l'idea che ci sembrava pi logica: scegliere un terzo giudice, fuori dalla citt. Apriti cielo! Siamo cattivi maestri, siamo amici di Ciancio, siamo intellettuali fuori dalla realt. Quel che peggio, sono stati violentemente aggrediti i ragazzi del Coordinamento Fava che ci avevano ospitati (antimafiosi da strapazzo) e il vecchio giudice Scid, che questa tesi portava avanti in solitudine da molti anni. Su di lui si sono accaniti in modo particolare.

|| 19 luglio 2011 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||

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I Suoi silenzi, le nostre parole


Lettera aperta al Magnifico Rettore
agli spazi aperti dai nuovi media. Quel bando fu bloccato per scelta dei vertici dellAteneo. Da tali vertici venne invece la proposta che lintera attivit giornalistica di Step1 venisse sistematicamente sottoposta al visto dellufficio stampa dAteneo. Si apr allora, sulle pagine di Step1, un pubblico dibattito su cosa si debba intendere per giornalismo universitario. Diversi docenti di questo e di altri Atenei intervennero per spiegare che il giornalismo universitario non pu essere in alcun modo assimilato alla comunicazione istituzionale, che non si pu insegnare il mestiere di giornalista prescindendo dai principi deontologici che, di questo mestiere, sono lanima. Non una voce si lev, da Lei o dal mondo accademico a Lei vicino, a difesa della Sua particolare visione dellinformazione. Al pubblico dibattito da noi avviato, Lei ha solo opposto un silenzio sordo e privo di argomenti. La questione Step1, negli stessi mesi, fu anche sottoposta a una commissione di senatori accademici di Sua nomina. Anche tale commissione, presieduta dal prof. Vincenzo Di Cataldo, preside della Facolt di Giurisprudenza, escluse categoricamente lidea di sottoporre la testata giornalistica allufficio stampa di Ateneo. A questa sconfessione della Sua visione, che avrebbe dovuto preludere al concreto avvio di iniziative a sostegno del progetto Step1, Lei continu tuttavia a opporre la medesima sordit e il medesimo silenzio. Frattanto, nella primavera del 2009, era arrivato il momento dellelezione del Rettore. In quel contesto di pubblico confronto Lei giudic utile dichiarare che anche una voce indipendente, come quella di Step1, andava salvaguardata. Nel discorso immediatamente successivo alla Sua rielezione Lei giunse a ringraziare Radio Zamm e Step1, dichiarando che le due testate erano risorse da proteggere. Su Sua iniziativa, al principio dellestate 2009, fu convocata in Rettorato una riunione di tutti i docenti responsabili dellattivit di Radio Zamm e di Step1 e fu Lei stesso a suggerire che, in difetto di disponibilit economiche dellAteneo, la propriet di Step1 venisse trasferita a unassociazione di studenti e docenti in modo da garantire la massima autonomia editoriale e risorse aggiuntive provenienti da entrate pubblicitarie e dallapporto di altre Istituzioni. Magnifico Rettore, con amarezza, ma senza alcuna sorpresa, abbiamo appreso della decisione dell'Ateneo di sbarrare la porta dell'aula 24, da sempre sede della redazione di Step1 e, fino a poche settimane fa, di Radio Zamm. Non questo il luogo per commentare le motivazioni addotte dal Direttore amministrativo dellUniversit per spiegare la chiusura dellaula: esse, del resto, si commentano da sole. Pi importante ci sembra ricostruire pubblicamente l'atteggiamento che in questi anni i vertici dell'Ateneo, per Sua volont, hanno tenuto nei confronti delle esperienze di giornalismo universitario nate dentro lAteneo. Sta qui infatti, come ognuno pu facilmente vedere, il motivo sottaciuto ma evidente di ci che in questi mesi sta accadendo. A Upress, a Radio Zamm, a Step. Ma anche a molti altri. La testata giornalistica Step1 stata fondata nel 2004, su iniziativa del giornalista Enrico Escher, allora docente a contratto nella nostra universit. Essa stata pensata come un modello avanzato di formazione universitaria al giornalismo: una formazione realizzata sul campo, praticando linformazione secondo principi deontologici di indipendenza e di libert. I risultati di questa palestra di giornalismo possono misurarsi da dati oggettivi. Le produzioni di Step1 hanno ricevuto prestigiosi premi e menzioni in contesti di rilevanza nazionale (Festival del Giornalismo di Perugia, Premio Ischia ecc). Analoghi riconoscimenti nazionali sono stati ottenuti da Radio Zamm, lultimo proprio mentre i ragazzi della radio si preparavano a lasciare laula 24. Numerosi studenti per limitarsi alla formazione in senso stretto sono stati iscritti, grazie a Step1 e a Radio Zamm, allalbo dei giornalisti pubblicisti. Alcuni di essi sono stati anche ammessi a selettive scuole post-laurea che danno laccesso al titolo di giornalista professionista. E lelenco potrebbe continuare. A supporto di questa feconda esperienza, alla fine del 2008 la Facolt di Lingue propose un bando pubblico per affiancare agli studenti-redattori, con un contratto part-time, un giornalista professionista, per sviluppare ulteriormente, con un modestissimo investimento, il modello di una formazione moderna e innovativa, costruita sul campo dellinformazione indipendente grazie Nel 2009 fu costituita lAssociazione Upress CTA onlus. Tra i suoi obiettivi cera quello di rilevare la titolarit della testata. Ci avrebbe sollevato lUniversit dal ruolo di editore, impossibile da esercitare ove - per scelta o per necessit - non si intenda investire un quattrino nellattivit editoriale e di formazione al giornalismo. Al tempo stesso, ci avrebbe troncato i timori - che venivano talora manifestati - circa eventuali rischi legali per lAteneo in caso di querele. La Facolt di Lingue ha dichiarato la sua disponibilit a cedere a Upress la testata Step1. Ma tale decisione non ha mai ricevuto il via libera dai vertici dAteneo. Anche stavolta, non una sola parola stata spesa per motivare il diniego. Nel frattempo, lassociazione Upress ha richiesto alla Facolt luso dellaula 24 per lesercizio delle proprie attivit sociali. Tale richiesta stata accolta dalla Facolt di Lingue ma - prima ancora che la relativa convenzione potesse essere formalizzata - i vertici dAteneo, con inconsueta sollecitudine, si sono attivati per impedire che ci avvenisse, disponendo l'immediata chiusura dellaula stessa. Poich latto obbligava, per una volta, a far ricorso a qualche parola, si scelto di adottare un moderno surrogato del latinorum di don Abbondio. Si scelto il lessico polveroso della burocrazia, si sono scomodate norme di sicurezza che - a quanto pare - varrebbero solo per laula 24 e non per tutti gli altri locali dellUniversit. Nelle comunicazioni scritte relative alla vicenda sono sempre state omesse le parole Step1 e Upress: il nome della redazione che anima quellaula da quasi sette anni e quello dellassociazione nata per sostenere i media universitari supplendo alle mancanze dellAteneo. Certi silenzi, a volte, significano pi delle parole. Il filo che lega i fatti sopra elencati non difficile da seguire. C un Rettore che non accetta lesistenza di qualsivoglia spazio di dibattito libero dentro lUniversit; non accetta spazi indipendenti di informazione, in cui possano trovar voce anche critiche e dissensi; non accetta che lUniversit promuova un modello di formazione al giornalismo che sappia guardare oltre le angustie e le clientele del panorama editoriale cittadino. Ci che non si accetta , forse, la stessa idea che lUniversit sia un insieme plurale

|| 19 luglio 2011 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||

Libert di stampa Non saremo riverenti: con niente e con nessuno

di voci - universitas, appunto - piuttosto che un bene di cui il Rettore possa disporre come di cosa propria. Che essa sia luogo di scambio, di discussione anche aspra, ma finalizzata a un obiettivo comune: lavanzamento della conoscenza. Se questo il punto, la vicenda dellaula 24 non concerne semplicemente Step1 e Upress, ma investe, cos come altre vicende che si stanno sviluppando in questi mesi, la sostanza della vita accademica. Pi precisamente, la sostanza della sua democrazia. Dire che siamo di fronte a un modello autoritario, per, non esaurisce a nostro avviso il problema. Ci pare anzi se teniamo docchio le vicende che pi da vicino ci riguardano di essere di fronte, anzitutto, a una visione ristretta, provinciale e culturalmente miope dellUniversit (oltre che dellinformazione). Non riusciamo a non pensarlo, di fronte a unamministrazione che sa argomentare le proprie decisioni soltanto con il silenzio o con scuse risibili. E tuttavia, Magnifico Rettore, se ci sar un silenzio che Lei potr continuare a godersi, questo silenzio sar soltanto il Suo. Non certo il nostro. Lei potr metterci alla porta dellaula 24, se cos ha deciso di fare. Ma non potr toglierci la parola, n potr impedire che questa sia usata per dar voce alluniversitas. La quale, che Le piaccia o no, non sidentifica con la Sua Persona. Non comunque dei Suoi silenzi che importa adesso parlare. N dello stile con cui Lei ha in questi giorni saputo manifestarci la Sua attenzione. Tutto ci appartiene alla Sua responsabilit, nellalto compito di legale rappresentante dell'Ateneo e di garante del rispetto della libert di ricerca e di insegnamento. Noi di Upress ce ne assumiamo un'altra: quella di stare a fianco di ogni iniziativa di informazione che dia spazio agli studenti, ai docenti, al personale, alle forze culturalmente vive di questa universit. Di supportare chi continuer a parlare liberamente di essa come di un pezzo della citt, e della citt come di un pezzo del mondo. Di dar voce a chi non accetta che questa comunit si rinchiuda nel ristretto orizzonte in cui viene ogni giorno di pi trascinata. Ci assumiamo questa responsabilit, assieme a quella di non essere mai riverenti con nessuno. Proprio come ci ha insegnato il prof. Enrico Escher. Il Presidente di Upress

LA STORIA DI STEP1 SETTE ANNI E MAI UN INCHINO Nel secondo anniversario della sua morte, al Monastero dei Benedettini di Catania, stato consegnato il premio per tesi di laurea intitolato alla memoria di Enrico Escher, fondatore nel 2004 di Step1 e primo direttore. Davanti ai colleghi della stampa e alle istituzioni, la redazione ha voluto ricordarlo con una promessa: non sar uno sfratto a fermarci *** Quando due anni fa abbiamo saputo che Enrico Escher, il primo Direttore del nostro giornale, non cera pi, stato come se una parte magnifica delle nostre vite allinterno delluniversit fosse esplosa, liberando nelle nostre menti frammenti di ricordi che il tempo aveva accantonato. Le riunioni allaperto, con le sedie in circolo attorno al Prof. La maratona per le elezioni politiche, la prima volta che abbiamo giocato a fare i giornalisti seri e abbiamo vinto contro le testate nazionali che arrancavano dietro di noi. In molti si saranno ricordati della prima visita nellaula 24: finalmente una stanza dove incontrarsi, dei computer per scrivere pezzi e aggiornare il sito, un telefono per fare la chiamata mattutina al Direttore. In questi anni, anche dopo le dimissioni del professor Escher, Step1 si guadagnato una fama locale e nazionale che nessuno di noi avrebbe immaginato sette anni fa. Una decina di giornalisti pubblicisti e due praticanti, la partecipazione ogni anno al Festival del giornalismo di Perugia, il secondo posto al premio Ischia, la vittoria del premio Eretici digitali, la menzione speciale al premio Impastato. E nel frattempo siamo diventati delle fonti, siamo giudicati attendibili. Oggi ci sarebbe piaciuto ricordare il professor Escher attraverso i suoi progetti e i successi dei suoi ragazzi. Oggi, invece, vi dobbiamo raccontare di come stiamo assistendo alla morte di quellambizioso piano editoriale. Negli ultimi mesi Radio Zamm stata

messa allangolo e costretta a scegliere tra la continuit del solo nome della testata e la correttezza, la professionalit, la progettualit. Nascondendosi dietro un assordante silenzio, lUniversit non ha spiegato, non ha parlato, non ha mostrato interesse. Adesso, lAteneo ha rivolto il suo sguardo accusatorio su Step1.Ha chiesto limmediata chiusura dellaula 24, la nostra aula, adducendo problematiche di carattere strutturale. Laula era stata chiesta in gestione da Upress, lassociazione che unisce Step1 e Radio Zamm e che ha come obiettivo la tutela del giornalismo universitario. Conta tra i suoi iscritti moltissimi docenti e studenti delluniversit, ha ricevuto un contributo dallo stesso Ateneo... Ma ora alla facolt di Lingue, nostro editore, arrivata una richiesta di sfratto per i suoi studenti. Oggi, purtroppo, vi dobbiamo comunicare che non abbiamo certezze sul nostro futuro. La necessit di un luogo fisico non solo legata alla palestra di giornalismo ma pi in generale alla fattura quotidiana di un giornale vero, non una fanzine o un portalino di studenti. Step1 un luogo dove si impara, ci si confronta e solo in un secondo momento si scrive. Ma anche un vero giornale che ha un suo ruolo, un suo pubblico, una sua autorevolezza. Chi ha il compito di insegnare, di creare un ambiente nel quale il dialogo costante supremo, ci sta dimostrando che al momento non c spazio per le parole. Al silenzio di chi guida il nostro Ateneo rispondiamo con il silenzio del nostro giornale. Ma non chinando il capo, quello i nostri direttori e i nostri tutor non ce lhanno insegnato. Nel suo editoriale del 2005, dopo aver annunciato la nuova release del sito e la registrazione della testata, Enrico Escher lascia un avvertimento: non saremo riverenti: con niente e con nessuno. E qualsiasi cosa ci riservi il futuro, che questa citt si ricordi quel monito. Non baster mandarci via dal luogo nel quale siamo nati. I ragazzi di Step1 non se ne andranno facilmente. Carmen Valisano, Step1

|| 19 luglio 2011 || pagina 07 || www.ucuntu.org ||

Caso Catania
Le associazioni sottoscritte,

nel momento in cui vengono da pi parti riportati episodi sconcertanti che coinvolgono fra l'altro aspiranti al posto di procuratore capo al Tribunale di Catania, manifestano la propria preoccupazione per la nomina prevista in conseguenza del pensionamento del Dott. Vincenzo DAgata e sottolineano la necessit che chi assumer lincarico riesca finalmente a disvelare e a rendere pubblico lintreccio fra poteri economici, politici e mafiosi che, anche in campo nazionale, ormai noto come il Caso Catania. Come cittadini abbiamo il diritto di sperare in un futuro di legalit e giustizia per la nostra citt. A questo scopo le Associazioni firmatarie del presente appello, cos come gi richiesto, auspicano che la nomina a procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Catania ricada su una personalit di alto spessore che eserciti l'autonomia della magistratura rispetto al potere politico, che sia capace di operare al di fuori delle logiche proprie del sistema politico-affaristico della citt, che possibilmente sia del tutto estranea all'ambiente cittadino, che provenga cio da realt lontane dallhumus siciliano e catanese in particolare, una personalit che favorisca il riscatto civile della nostra citt e che contribuisca a restituirle orgoglio e dignit. Associazione Centro Astalli, AS.A.A.E., Assoc.CittInsieme, Assoc. Domenicani Giustizia e Pace, Laboratorio della Politica Onlus, La Citt Felice, Assoc. Studentesca e Culturale "Nike", Comitato NO-TRIV, Assoc. Oltre la Periferica, Librino, Punto Pace Pax Christi Catania, Sicilia e Futuro, Associazione Talit Kum

APPELLI PER LA GIUSTIZIA A CATANIA


Al Vicepresidente del CSM Alla Commissione Uffici Direttivi e p.c. Al Presidente della Repubblica Una citt dove, da anni, diversamente che a Palermo o Caltanissetta, l'azione di contrasto della Procura stata assolutamente inefficace. Emblematica, da questo punto di vista, apparsa la gestione dellinchiesta che ha coinvolto il governatore Lombardo e il fratello Angelo. Gli inquirenti si sono divisi sui provvedimenti da assumere in merito all'esito delle indagini sul Presidente della Regione. Il Procuratore D'Agata, nelle prese di posizione pubbliche, ha dato limpressione di un evidente imbarazzo e fastidio nei confronti dellinchiesta; in un'intervista rilasciata a Zermo, sul quotidiano di Ciancio (a sua volta indagato in altro procedimento), sembra esprimere contrariet per le considerazioni espresse da Ivan Lo Bello sul peso dell'imprenditoria mafiosa a Catania. Infine, una fotografia pubblicata in questi giorni ha riacceso i riflettori sul caso Catania, una vicenda giudiziaria nata dalla denunzia di Giambattista Scid che lanci lallarme di contiguit tra criminalit mafiosa e frange della magistratura etnea. Alla luce di tutti questi fatti e alla vigilia della nomina del nuovo Procuratore della Repubblica, facciamo appello al Csm affinch la Procura di Catania abbia finalmente un Procuratore capo assolutamente estraneo ai giochi di Palazzo e allintreccio delle poco chiare vicende catanesi. Un magistrato che non subisca le forti interferenze esterne che hanno condizionato da decenni la direzione della Procura catanese. Giol Vindigni, Gabriele Centineo, Mimmo Cosentino, Angela Faro, Santa Giunta, Vincenza Venezia, Salvatore Cuccia, Luciano Carini, Giuseppe Di Filippo, Enrico Giuffrida, Lillo Venezia, Claudio Novembre, Massimo Blandini, Marzia Gelardi, Maria Concetta Siracusano, Francesco Duro, Margherita Ragusa, Antonella Inserra, Mario Pugliese, Giovanni Caruso, Elena Maiorana, Tuccio Giuffr, Rosa Spataro, Paolo Parisi, Marcella Giammusso, Giuseppe Pappalardo, Raffaella Montalto, Giovanni Grasso, Federico Di Fazio, Claudio Gibilisco, Riccardo Orioles, Elio Impellizzeri, Ignazio Grima, Angelo Morales, Pippo Lamartina, Andrea Alba, Matteo Iannitti, Valerio Marletta,

***
La Sicilia la regione dove si trova la maggior economia sommersa del paese, come recenti e qualificati studi hanno evidenziato, e gran parte dellimprenditoria cheopera nellisola usufruisce di complicit o alleanze con le organizzazioni criminali. La mafia ha esteso da tempo i suoi interessi nell'economia legale, dove l'accumulazione della ricchezza avviene attraverso relazioni e attivit costruite sulla base del coinvolgimento diretto e dei favori scambiati con potentati economici, politici, professionali. Si creato cos uno spazio dove lecito e illecito finiscono per entrare in commistione. L'epicentro di questa "area grigia", dove si intrecciano gli interessi di mafia ed economia, oggi Catania, come ribadito anche dal Presidente di Confindustria Sicilia.

Marcello Failla, Alberto Rotondo, Riccardo Gentile, Barbara Crivelli,Massimo Malerba, Enrico Mirabella, Maria Lucia Battiato, Mauro Viscuso, Sebastiano Gulisano, Aldo Toscano, Anna Bonforte, Grazia Loria, Pierpaolo Montalto, Toti Domina, Fabio Gaudioso, Giovanni Puglisi, Titta Prato, Maria Rosaria Boscotrecase, Lucia Aliffi, Fausta La Monica, Salvatore Pelligra, Anna Interdonato, Lucia Sardella, Federica Ragusa, Alfio Ferrara, Federico Urso, Paolo Castorina, Giusi Viglianisi, Laura Parisi, Gaetano Pace, Luigi Izzo, Alberta Dionisi, Carmelo Urz, Pina De Gaetani, Giusi Mascali, Marcello Tringali, Daniela Carc, Giulia DAngelo, Alessandro Veroux, Ionella Paterniti, Francesco Schillir, Francesco Fazio, Tony Fede, Antonio Presti, Luigi Savoca, Salvatore DAntoni, Alessandro Barbera, Vito Fichera, Stefano Veneziano, Pinelda Garozzo, Francesca Scardino, Irina Cassaro, Carmelo Russo, Franco Barbuto, Maria Luisa Barcellona, Nicola Musumarra, Angela Maria Inferrera, Michele Spataro, Giuseppe Foti Rossitto, Irene Cummaudo, Carla Maria Puglisi, Milena Pizzo, Ada Mollica, Maria Ficara, Rosanna Aiello, Rosamaria Costanzo, Mario Iraci, Giuseppe Strazzulla, M. C. Pagana, Vincenzo Tedeschi, Nunzio Cinquemani, Francesco Giuffrida, Maria Concetta Tringali, Maria Laura Sultana, Giovanni Repetto, Giusi Santonocito, Marco Sciuto, Tiziana Cosentino, Emma Baeri, Renato Scifo, Luca Cangemi, Elisa Russo, Angela Ciccia, Alfio Fichera, Giampiero Gobbi, Domenico Stimolo, Piero Cannistraci, Roberto Visalli, Mario Bonica, Claudio Fava, Giancarlo Consoli, Maria Giovanna Italia, Riccardo Occhipinti, Giuseppe Gambera, Orazio Aloisi, Antonio Napoli, Giovanni Maria Consoli, Elsa Monteleone, Francesco Minnella, Antonia Cosentino, Sigismonda Bertini, Giusi DAngelo, Lucia Coco, Fabrizio Frixa, Santina Sconza, Felice Rappazzo, Concetto De Luca, Maria Luisa Nocerino, Alessio Leonardi, Renato Camarda, Angelo Borz, Chiara Arena, Alberto Frosina, Gianfranco Faillaci, Daniela Scalia, Lucia Lorella Lombardo, Pippo Impellizzeri, Giuseppe Malaponte, Antonio Mazzeo, Marco Luppi, Ezio Tancini, Aldo Cirmi, Luca Lecardane, Rocco Ministeri, Gabriele Savoca, Fulvia Privitera, Daniela Trombetta, Vanessa Marchese, Edoardo Boi, Stefano Leonardi, Ivano Luca, Maria Crivelli, Guglielmo Rappoccio, Grazia Rannisi, Elio Camilleri, Rosanna Fiume, Alfio Furnari, Claudia Urzi, Luigi Zaccaro, Daniela Di Dio, Gigi Cascone, Ettore Palazzolo, Nunzio Cosentino, Matilde Mangano, Andrea D'Urso, Daniela Pagana, Stefania Zingale, Concetta Calcerano, Luana Vita, Maria Scaccianoce, Costantino Laureanti, Pierangelo Spadaro, Paola Sardella, Luisa Gentile, Antonio Salemi, Antonino Sgroi...

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In questo Stato
fruizione pubblica, anzich di nuovi centri commerciali e direzionali, che rischierebbero anzi di essere controproducenti. Come abbiamo gi scritto, riteniamo che il completamento di corso Martiri della Libert rappresenti innanzitutto unoccasione imperdibile per la citt per garantire un recupero di vivibilit al centro storico, ed in particolare per garantire la realizzazione di adeguate aree verdi e spazi pubblici di prevenzione antisismica e di fruizione, con particolare attenzione alle esigenze dei bambini e degli anziani. Vista limportanza e la vastit dellarea, riteniamo anche indispensabile che tale atto non passi da un accordo riservato con i privati, ma passi da un serio e aperto dibattito sulla destinazione dellarea e su come riqualificarla con lintera cittadinanza attraverso incontri, dibattiti, e infine attraverso lo stesso Consiglio Comunale. Dopo lapprovazione del PRG, in attuazione delle nuove scelte urbanistiche, si potr procedere alla progettazione sullarea in questione, che, per puntare alla massima qualit dellintervento, sarebbe bene che avesse carattere unitario e che venisse affidata in esito alle risultanze di un concorso di architettura di rilievo internazionale. Cittainsieme, Cispa, Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Lipu, ComitatoPorto Del Sole, Rifiuti Zero - Catania Il Coordinamento provinciale catanese di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, rivolge un appello al CSM: senza voler esprimere alcuna valutazione sulla professionalit dei catanesi concorrenti per la nomina del Procuratore della Repubblica, chiediamo che, stavolta, sia scelto un candidato estraneo alla citt. In occasione dell'ultima nomina era stato rivolto un analogo appello, rimasto, purtroppo, inascoltato e vicende successive ci hanno dato ragione: Catania ha vissuto e vive un'ennesima stagione di veleni. La Procura il cuore pulsante dell'amministrazione della Giustizia, solo un capo libero da legami con la citt e lontano dalle storie che hanno infangato la magistratura catanese potr ridare l'autorevolezza indispensabile all'imparziale esercizio dell'azione penale cui Catania ha diritto. Il Coordinamento provinciale di Libera, Catania

Operazione Corso Martiri: fermarla ora


Egregio sig. Sindaco, Le sottoscritte associazioni, con riferimento al progetto di ricostruzione sulle aree intorno al Corso Martiri della Libert, ritengono che la mancata sottoscrizione dellaccordo operativo da parte della propriet comporti per lAmministrazione comunale lobbligo di ripensare le scelte di pianificazione di quelle aree nellambito del pi ampio contesto del nuovo Piano Regolatore Generale in corso di redazione. Come potrebbe pensarsi, infatti, di pianificare ex novo lintero territorio comunale, lasciando ancora valide le scelte, vecchie di quarantanni, per una piccola area della citt, ma centrale e determinante per tutto lintorno? Come noto il Comune di Catania obbligato per legge alla revisione del PRG di Piccinato, approvato nel 1969. Non si vede quindi come si possa considerare ancora valido il Piano di Ricostruzione di San Berillo, approvato nel 1973, e non si vede soprattutto come si possa redigere un nuovo Piano Regolatore Generale, accettando come intoccabili soltanto le prescrizioni su questarea: perch su tutto il territorio sarebbe necessario rivedere le norme urbanistiche e soltanto su quellarea no? Il rifiuto dei proprietari a realizzare il completamento secondo il vecchio Piano autorizza, anzi, a nostro vedere, obbliga lAmministrazione a ripensare a questa parte di citt nel contesto di una nuova pianificazione generale, che tenga conto di tutti i nuovi fabbisogni, a partire dal decongestionamento delle aree centrali, dalla riqualificazione del centro storico che gli sta intorno, dalle esigenze di spazi aperti per la prevenzione antisismica e di aree verdi per la

AVVISO PER GIORNALISTI (E GRAFICI) AMBIZIOSI Il 4 agosto scade la domanda per il Master di II livello in Grafica Digitale per il Giornalismo organizzato dall'Accademia di Belle Arti Palermo. Il Master, della durata di 1500 ore (frequenza obbligatoria), comprende: Teoria e tecnica della comunicazione e dellinformazione; Linguaggio del giornalismo; Storia dei mass media; Analisi e linguaggio della fotografia giornalistica; Organizzazione redazionale; Fatto, notizia e notiziabilit; Graphic design per giornalismo; Web design; Analisi e progettazione dei caratteri tipografici; Tecniche di illustrazione ed elaborazione digitale dellimmagine. Sono ammessi i laureati nei gruppi di laurea letterario, architettura, politico-sociale nonch presso le Accademie di Belle Arti. Sono previste 20 borse di studio da 6.000,00 cadauna). (Nota: il Master tenuto da Renato Galasso, uno dei vecchi responsabili del settore grafico di Avvenimenti. Per chi conosce la storia di Avvenimenti, e del suo direttore artistico Piergiorgio Maoloni, non occorrono altre precisazioni - r.o.) Info: www.altaformazioneinrete.it o redazione di Ucuntu.

Caso Catania/ Anche Libera fa appello al Csm


Infiltrazioni mafiose nelleconomia, corruzione diffusa, alto tasso di illegalit: di fronte a questa realt la Procura di Catania appare, anche dopo il pensionamento del Procuratore D'Agata, divisa e lacerata da conflitti interni.

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Immigrati

L'accoglienza negata Sicilia, il CARA di Mineo


Circa 2000 immigrati vivono nell'angoscia del rigetto della domanda d'asilo. Cosa sta succedendo nel Centro di Accoglieza per richiedenti asilo di Mineo? Come vivono e quali aspettative hanno gli ospiti del centro?

Il mega CARA di Mineo pi che un centro di accoglienza un centro di detenzione in cui circa 2000 richiedenti asilo di diversi paesi vivono segregati tra le montagne. Tre minuti di telefonate al mese e cinque minuti di connessione internet, senza tv n giornali. Nessuna attivit ricreativa e culturale, pochi corsi d'italiano, sovraffollati e male organizzati. I mediatori culturali si contano sulla punta delle dita, mancano del tutto percorsi di integrazione. Fuori dal mondo, per gli immigrati il contatto pi vicino con la popolazione locale a 11 km dal CARA, cio a Mineo. 22 km a piedi - andata e ritorno - o, per i pi abbienti, con la navetta a 2 euro. Peccato che soldi gli immigrati non ne hanno e per quasi tutti

la scarpinata troppo pesante, e allora non gli resta che ammazzare il tempo nel centro dove le lunghe file per i pasti scandiscono le monotone giornate. Nel frattempo cresce l'angosciante attesa da cui dipende il loro avvenire, quella del permesso di soggiorno. *** Fino a un mese fa questa attesa sembrava davvero infinita a causa dei tempi lentissimi della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Al ritmo di dieci audizioni alla settimana, la permanenza nel CARA sarebbe potuta durare persino tre anni. Grazie alle proteste degli immigrati (tra cui tre blocchi stradali della Catania-Gela) e alle denunce

della Rete antirazzista catanese, la situazione sembra oggi finalmente sbloccata. Le richieste d'asilo esaminate settimanalmente sono passate da 10 a 60-80. Una vera svolta! Purtroppo per, insieme ai nuovi ritmi galoppanti, i dinieghi si sono moltiplicati vertiginosamente. A detta dei migranti, pi del 50% delle domande sono state ad oggi bocciate e molti rifiuti non trovano per loro una reale giustificazione. A volte, concernono in blocco tutti coloro che provengono da una stessa regione, come se non esistessero i singoli casi. Perch quasi tutti i pakistani provenienti dal Punjab hanno avuto il rigetto? Eppure il Punjab, a cavallo tra l'India e il Pakistan,

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Immigrati

una regione calda, scossa da violente agitazioni e attentati. Basti pensare che lo scorso gennaio il governatore del Punjab pakistano, Salman Taseer, stato assassinato per la sua politica liberale, invisa soprattutto ai musulmani. Quali rischi per la loro vita comporterebbe il rimpatrio? Dal Pakistan spostiamoci in Africa... Per esempio... quale potrebbe essere la sorte di Diatou, di origine senegalese, se la commissione dovesse rifiutare la sua domanda? Sono passati dieci anni da quando Diatou abbandon insieme al padre il villaggio natale, Nguer, a causa di una faida politico-familiare che aveva portato all'assassinio di sua madre. Si spost quindi a Darou Salam, ma anche qui fu costretto a scappare; si rifugi in Mali dove rest tre anni e poi altri tre li pass in Algeria dove, a seguito di un attentato in cui rischi la vita, decise di andare in Europa passando per il Marocco, ma non ci riusc.

Dopo Settat fu la volta della Libia, ma nel 2011, come tanti, scappa in Italia. Quale si pu considerare il suo paese? Diatou vive nell'angoscia del rigetto della sua domanda e infatti termina cos il suo racconto: Io non ho pi nulla dietro di me, sono senegalese solo sulla carta, non saprei dove andare... L dove sono cresciuto non ci posso tornare perch non sono tollerato da chi comanda. Il problema non sono le difficolt economiche, ho bisogno di una vita libera senza l'angoscia di essere picchiato o torturato. Questa libert non l'ho mai conosciuta. Se mi rispediscono in Senegal per me finita. Sonia Giardina
I Cordai

SCHEDA I CENTRI DELL'IMMIGRAZIONE Le strutture che accolgono e assistono gli immigrati irregolari sono distinguibili nelle seguenti tipologie: 1) Centri di primo soccorso ed assistenza (CSPA) strutture localizzate in prossimit dei luoghi di sbarco destinate allaccoglienza degli immigrati per il tempo strettamente occorrente al loro trasferimento presso altri centri (indicativamente 24/48 ore); 2) Centri di accoglienza (CDA) strutture destinate allaccoglienza degli immigrati per il periodo necessario alla definizione dei provvedimenti amministrativi relativi alla posizione degli stessi sul territorio nazionale; 3) Centri di accoglienza per Richiedenti asilo (CARA) strutture destinate allaccoglienza dei richiedenti asilo per il periodo necessario alla loro identificazione o allesame della domanda dasilo da parte della Commissione territoriale; 4) Centri di identificazione ed espulsione (CIE) strutture destinate al trattenimento dellimmigrato irregolare per il tempo necessario alle forze dellordine per eseguire il provvedimento di espulsione.

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Eserciti

Radar anti-emigranti E inquina pure


In guerra (contro i poveri) tutti i mezzi son buoni
Cortei, sit-in, presidi permanenti, interrogazioni parlamentari, petizioni popolari, esposti e ricorsi al Tar. Cresce la protesta di cittadini e associazioni ambientaliste contro linstallazione in alcune riserve naturali di Puglia, Sardegna e Sicilia dei famigerati radar anti-migranti EL/M-2226 ACSR prodotti dallazienda israeliana Elta System. I potenti sensori sono stati acquistati dalla Guardia di finanza grazie alle risorse del Fondo europeo per le frontiere esterne, programma quadro 2007-08 contro i flussi migratori, e costituiranno lossatura della nuova Rete di sensori radar di profondit per la sorveglianza costiera che sar integrata al sistema di comando, controllo, comunicazioni, computer ed informazioni della forza armata per individuare e respingere le imbarcazioni di migranti di piccole dimensioni. Un affare di decine e decine di milioni di euro per il complesso militare industriale israeliano e per la societ romana Almaviva (gi Finsiel), scelta dimperio dal Comando della Gdf per approntare i siti e posare i tralicci radar. La lista delle localit prescelte per gli impianti si fa ogni giorno sempre pi fitta e comprende zone costiere del sud Italia sottoposte a vincoli ambientali e archeologici. La regione pi colpita senza dubbio la Sardegna: le localit individuate per insediare i mostri a microonde sono lisola di SantAntioco, Capo Pecora a Fluminimaggiore, Punta Foghe a Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino, Punta Scomunica allAsinara e Capo Argentiera nel comune di Sassari. Nel caso di SantAntioco, linstallazione radar dovrebbe sorgere presso lex stazione militare di Capo Sperone - Su Monti de su Semaforu, sullaltura di Tinnias, splendida area oggi di propriet della Regione Sardegna, ricadente nel parco naturale di Carbonia ed Isole Sulcitane, dove sono presenti pure fabbricati particolarmente significativi dal punto di vista storico-culturale ed architettonico. Limpianto di Punta Foghe a Tresnuraghes incide invece in un territorio classificato come Zona di Protezione Speciale, sottoposto a rigidi vincoli di natura ambientale per consentire il ripopolamento della fauna selvatica. Ciononostante, la Regione Sardegna giunta ad autorizzare Almaviva ad eseguire lavori in deroga alle norme di tutela. A Capo Pecora Fluminimaggiore, le ruspe hanno deturpato larenile di Portixeddu, area SIC (sito di interesse comunitario), grattando via in particolare il cucuzzolo di Murru Biancu, la collina che dominava il litorale roccioso. In Puglia, nelle mire della Guardia di finanza ed Almaviva, c invece un terreno di 300 mq ubicato tra le localit Sciuranti e Salanare, allinterno del perimetro del parco naturale Otranto Santa Maria di Leuca Bosco di Tricase. In questo caso, tuttavia, lo scorso 17 giugno il Tribunale amministrativo regionale di Lecce ha accolto la richiesta di sospensiva dei lavori dinstallazione del radar presentata dal Comitato regionale di Legambiente Puglia, invalidando il parere favorevole reso dalla Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Lecce, Brindisi e Taranto e dal comune di Gagliano del Capo. Per quanto riguarda invece la Sicilia, il radar stato gi montato da diversi mesi a Capo Murro di Porco presso la stazione di sollevamento fognario del Comune di Siracusa, zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed archeologico e prospiciente loasi marina protetta del Plemmirio, istituita nel 2005. A seguito delle proteste dei residenti dellarea, dei no war e dellAssociazione Plemmyrion, il 16 aprile 2011 la ministra dellambiente Stefania Prestigiacomo (siracusana) aveva strappato al Comando della Guardia di finanza limpegno ad individuare in tempi brevi un sito alternativo per eliminare un traliccio che deturpa lambiente in una zona di pregio e sottoposta a tutela, ma sino ad oggi non stato fatto alcun intervento per rimuovere da Capo Murro di Porco le infrastrutture realizzate. Linstallazione dei radar potrebbe comportare rischi per la salute dei cittadini, oltre che creare delle servit militari permanenti e aggiuntive che in Sardegna, in particolare, andrebbero ad aggiungersi alle servit gi esistenti, le quali hanno prodotto per la popolazione residente gi gravi conseguenze, denuncia con uninterrogazione presentata ai ministri dellInterno, dellEconomia e delle Finanze, della Difesa e dellAmbiente, lonorevole Francesco Ferrante (Pd). Assolutamente insufficienti appaiono al riguardo le rassicurazioni del direttore generale di Almaviva, dott. Antonio Amati, secondo il quale i radar verranno installati su colline, lontane 300 metri dalle coste seguendo le procedure senza imboccare scorciatoie militari. E le emissioni elettromagnetiche saranno inferiori a quelle delle antenne dei telefonini, riporta Ferrante. Appare viceversa pi attuale il rischio che si crei uno scempio ambientale, urbanistico e paesaggistico, denuncia invece Legambiente Sardegna, che ha chiesto su questi temi limmediato avvio di un confronto a livello nazionale. Il parlamentare ha chiesto di conoscere le procedure di assegnazione dellappalto alla societ Almaviva; liter amministrativo che ha condotto al

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Eserciti

rilascio delle autorizzazioni ad installare i radar in zone incontaminate delle coste italiane; se, e con quale decreto, siano state riconosciute tali strutture opere di difesa militare; se non si ritiene improcrastinabile adoperarsi per tutelare le aree interessate dalle installazioni, nonch opportuno avviare un monitoraggio in modo che sia garantita lassenza di pericolo di inquinamento elettromagnetico. Sul pericolo elettromagnetico rappresentato dallultima generazione di radar antiimmigrati, intervenuto Massimo Coraddu dellIstituto Nazionale di Fisica Nucleare di Cagliari. Il fisico ha analizzato lo studio di impatto elettromagnetico prodotto dagli ingegneri Antonio Casinotti e Giampaolo Macigno per conto della societ Almaviva, relativo allinstallazione dei radar a Gagliano del Capo e Siracusa. Gli EL/M2226 ACSR sono trasmettitori Linear Frequency Modulated Continuous Wave (LFMCW) in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza), con una potenza di 50 W e onde molto corte comprese tra i 300MHz e i 300 GHz, esordisce Coraddu per poi denunciare come le due analisi appaiano gravemente carenti sotto molteplici aspetti, mentre i risultati vengono riportati in modo poco trasparente e di difficile lettura. Esistono notevoli incertezze e imprecisioni riguardo le caratteristiche tecniche e lesatta modalit di funzionamento del radar, dovute allincompletezza di quanto riportato nellanalisi dimpatto e a incoerenza con quanto riportato dal costruttore, scrive il fisico. La procedura di calcolo adottata nello studio di Almaviva non chiara (non specificato quali strumenti software sono stati utilizzati e come); parte delle formule riportate sono erronee o inadeguate alla situazione (adozione di una approssimazione di campo lontano a distanze inferiori al limite che lo consente); non si tenuto conto di tutti i contributi alle emissioni. Fra le incongruenze delle caratteristiche tecniche del sistema radar, Massimo Coraddu individua quella relativa alla sua presunta velocit di rotazione costante.

Nella sua documentazione, la casa produttrice Elta-System vanta la grande capacit di risoluzione di questo radar, a loro dire capace di individuare il periscopio di un sommergibile tra i flutti a decine di Km di distanza, valutare direzione, velocit e numero di persone a bordo di una piccola imbarcazione a 20 Km di distanza. Sembra poco probabile che tali prestazioni si possano raggiungere semplicemente scansionando a velocit costante il tratto di mare antistante. verosimile invece che la velocit di rotazione sia costante solo in fase di sorveglianza, mentre nel momento in cui un bersaglio viene individuato, il dispositivo possa essere bloccato e il fascio diretto sul bersaglio sino alla sua completa definizione. In questo caso, nella valutazione del possibile danno alle persone, deve essere individuato come peggior incidente possibile quello in cui il radar viene puntato e rimane fisso sul soggetto. Inoltre, in entrambe le analisi di impatto elettromagnetico, le uniche misure sul campo riportate sono quelle relative al livello di fondo dei campi presenti. Una scelta immediatamente incongrua scrive Coraddu. Le misure sono state effettuate infatti con la sonda isotropa EP330, fabbricata dalla Narda S.r.l., che registra campi sino alla frequenza massima di 3 GHz, mentre il radar anti-migranti emetter a frequenze molto superiori (oltre 9 GHz), alle quali la sonda non sensibile, e il cui fondo quindi non pu essere rilevato. Finanche erronee appaiono poi le procedure di calcolo dellintensit delle onde irradiate negli impianti di Gagliano del

Capo e Siracusa. Nello specifico, il calcolo del cosiddetto campo vicino - i cui effetti elettromagnetici vengono definiti trascurabili - stato effettuato adoperando le formule adottate per la zona di campo lontano, non ottemperando a quanto previsto dalla norma CEI 211-7, per cui il limite di campo vicino deve essere posto alla maggiore delle due distanze, e dunque le formule approssimate per il campo lontano si potranno usare solo a distanze maggiori o uguali a 470 mt, e non a pochi metri dal sistema radiante, come specificato nella relazione. A conclusione del suo studio, Massimo Coraddu individua unaltra grave incongruenza nelle procedure di calcolo dellelettromagnetismo dei sistemi made in Israele. Tutte le stazioni radar di sorveglianza prevedono anche un dispositivo di telecomunicazione, un ponte radio per inviare i dati, in tempo reale, al centro di Comando, Controllo, Comunicazioni, Computing ed Informazioni C4I del Comparto Aeronavale della Guardia di Finanza, scrive il fisico. Come specificato dallIngegner Ferri dellimpresa Almaviva spa, in sede di conferenza dei servizi, per quanto riguarda linstallazione radar di Capo Sperone (Sardegna), ad esempio, il ponte radio realizzato con un sistema radiante fisso di 120 cm di diametro operante nella banda di 8 GHz. Le emissioni di questo sistema di telecomunicazioni devono quindi essere valutate, mentre invece in entrambe le analisi di impatto elettromagnetico viene invece misurata, in modo scorretto, solo la componente di fondo, mentre non si tiene conto in alcun modo del contributo del ponte radio. Possiamo pertanto affermare che stata applicata una procedura inconsistente e inadeguata per la valutazione delle emissioni nella zona circostante il radar. I nuovi radar della Guardia di finanza, prima ancora di scatenare la loro guerra ai migranti, hanno gi fatto le prime vittime: lambiente, il paesaggio e la salute delle popolazioni residenti. Antonio Mazzeo

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L'Italia divisa dai leghisti


Anche a sinistra talvolta si gioca con concetti non troppo dissimili da quelli portati avanti contro l'Italia come insieme dalla Lega. E in tv ogni tanto compaiono strani apparentamenti. Per esempio...
Le parole non contano, le parole sono pietre: e io mi sono rotto le palle del leghismo di sinistra. Dopo anni di soprusi verbali e ideologici, da parte di un gruppo scalmanato di illetterati, confinati nella pianura piadina della loro mente, la parte sana del paese ha deciso di reagire. Ma non facile, si sa, in tempo di crisi economica e identitaria, argomentare contro le sparate populiste. Si finisce cos a giocare a chi la spara pi grossa: le parole non contano, le parole sono pietre. Dicono che perfino gli operai che votavano comunista e gli immigrati votano Lega: il leghismo, dunque, una necessit storica, che nasce come costola della sinistra stessa. Il tentativo quello di tagliare il cordone ombelicale tra lo strato popolareproduttivo e quella supposta intellighenzia che nella difesa di tale strato dovrebbe trovare la propria ragione dessere. Cos lintellighenzia, sparuta e deprivata, ostaggio di carriere personali e ansia di rappresentanza, matura lidea malata che due torti (o tre, o quattro) facciano un pezzo di ragione: le intuizioni brillanti di un Pd del nord o del revanchismo neoborbonico ne sono un patetico esempio. Il leghismo di sinistra questa reazione al padanismo dilagante che si realizza nel momento in cui si accetta la dicotomia nord e sud come punto di partenza di una narrazione alternativa a quella dei BossiMaroni-Calderoli-Borghezio. E che non si accorge che, una volta accolta, la categoria sud reca gi in s, per effetto di rappresentazioni centenarie, il virus del rapporto di dominio (Moe, The view from Vesuvius, Univ. of California Press, 2002). Il leghismo di sinistra prende a totem una dinastia, che aveva reso la capitale Napoli una citt asfittica e bigotta, in cui il disinteresse del cittadino per la politica era un preciso presupposto del regime (Galasso, Intervista sulla storia di Napoli, Laterza, 1978), e che aveva liquidato nel sangue le rivendicazioni liberali della sua parte borghese (Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, Laterza 1913). Descrive il regno Borbone come lEldorado, nonostante la sua polizia politica e i suoi baroni e cardinali abbiano fomentato la genesi della criminalit organizzata nei mercati, nelle carceri e nelle conche doro (Sales-Ravveduto, Le strade della violenza, LAncora, 2006, p. 42) Sarebbe sicuramente ingiusto, oltre che storicamente infondato, sostenere () che il Nord si industrializz a spese del Sud. N tanto meno sostenibile che allora si sia realizzata nei confronti delle regioni meridionali una sorta di politica coloniale (). Le cose sono alquanto pi complicate (Bevilacqua, Breve storia dellItalia meridionale, Donzelli, 1993, p. 66). Il leghismo di sinistra racconta del saccheggio del Banco di Napoli, ad opera dei Savoia che volevano rifarsi della Reconquista, senza chiedersi sulla pelle di chi si fosse accumulato tutto quelloro, prendendo la ricchezza di una parte per la ricchezza di tutti, ignorando cio laforisma di Brecht, secondo cui il crimine non tanto rapinare una banca, quanto fondarla. Le cose sono alquanto pi complicate, appunto. Le auto-rappresentazioni retoriche, in cui i leghisti di sinistra si ghettizzano, concepiscono due Italie di cui una forse a nord, laltra sicuramente a sud di Roma -, due realt politicamente e socialmente omogenee (Petraccone, Le due Italie, Laterza, 2005), in cui per non dato sapere cosabbia a che spartire il ventenne fattorino inchiodato a Secondigliano con lo studente del Vomero in Erasmus a Barcellona, che non possa piuttosto condividere col pari et di Tor Bella Monaca, di Begato, o di Molino Dorino. I liguri chiamano bauscia i milanesi che destate piombano sulle spiagge ponentine e levantine: se guida come uno stronzo, per forza targato Milano. Pazienza se i bauscia hanno per anni foraggiato leconomia locale: ogni nord crea un suo sud, e viceversa. Il vero problema il mancato incontro, mi raccontava Giovanni Z. di una struttura educativa di Scampia, a proposito delle reciproche antitetiche narrazioni dei ragazzi napoletani dellarea del Vomero e di Secondigliano. Nel 1878, con le sue Lettere meridionali, Pasquale Villari inaugura quella che passer alla storia italiana come Questione meridionale. Negli anni successivi una mole enorme di energie mentali e politiche vengono but ate nellagone, dai vari Nitti, Sonnino, Forunato, Salvemini, Dorso, Rossi Doria.

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Disegno di Ciop&Kaf, Napoli Monitor

Societ

Hanno estrazioni sociali, geografiche e politiche differenti, spesso inconciliabili. Un solo tratto sembra accomunare questi vari pensatori, storici, sociologi, ingegneri, economisti: la differenza. Vogliono capire come funziona una comunit politica e perch non funziona. Quella meridionale una questione, appunto: aperta, dinamica, definita dalla sua parzialit, dai suoi tratti ed esiti incerti. Nel suo profilarsi, la questione meridionale, la questione della differenza, si afferma paradossalmente come la prima vera riflessione nazionale, come sar lantifascismo a seconda guerra mondiale conclusa. A partire dagli anni Settanta, e fino ai giorni nostri, una nuova leva di analisti comincia a mettere in radicale discussione sia la riflessione (Bevilacqua, Critica dellideologia meridionalista, Marsilio Ed., 1972), sia la gestione politica (Gribaudi, I mediatori, Rosenberg & Sellier, 1981) ed economica (Trigilia, Sviluppo senza autonomia, Il Mulino, 1992) della questione meridionale, una lotta scientifica nei confronti delle visioni stereotipate, antiempiriche e conformiste della difficile questione (Carmosino, Uccidiamo la luna a marechiaro, Donzelli, 2009; Cassano, Tre modi di vedere il Sud, Il Mulino, 2009), in opposizione alle ricostruzioni storico-sensazionalistiche di dubbio valore (Aprile, Terroni, Ed. Piemme, 2010). Lo spirito per rimane fedele: discutere, decostruire, far s che la questione rimanga tale, ossia lassenza di una facile risposta, di un nord vs sud, di un bianco e nero. Purtroppo, ammesso e non concesso che i libri potessero esercitare una qualche influenza sul senso comune, oggi questa funzione assolutamente assorbita dalle rappresentazioni assolutiste della televisione generalista e generalizzatrice.

Il successo di Vieni via con me di Fazio-Saviano non frutto di casualit: il successo riflesso del dilagare del leghismo di sinistra. I leghismi di destra e sinistra hanno questo in comune: definiscono lorigine di tutti i problemi propri e dei propri figli in un sovvertimento morale da cui sentirsi del tutto immuni, in quanto opera di quellinferno che sono gli altri. E che facilita lautoassoluzione (Panebianco, Le tante bugie tra Nord e Sud, in Il Corriere della Sera del 10 Luglio 2010). Nella terza puntata di Vieni via con me Saviano parla di rifiuti in Campania, introducendo la versione aggiornata del blocco storico gramsciano, assai cara allimmaginario leghista di sinistra, quella del patto oscuro tra gli industriali del nord e i mafiosi del sud, colletti bianchi e criminali di strada, 7e40 e calibro 9. Il male una categoria assoluta: o sei dentro o fuori dal calderone, ogni inferenza logica (i contadini costretti dal mercato a vendere le loro terre alle ecomafie) o storica (la legge borbonica sulla raccolta differenziata) funzionale alla causa. Per quanto le nobili intenzioni di Saviano consistano nel demolire il becero teorema che relega, in una societ globalizzata, la criminalit in una singola area del paese, leffetto perverso rischia di es-

sere quello di cristallizzare, da sinistra, lesistenza di due Italie diverse tra loro, omogenee al loro interno, inevitabilmente in contrapposizione. Non un caso a che a fine puntata intervenga il leghista ministro degli interni, Roberto Maroni: le mafie si combattono eliminando gli storici squilibri strutturali tra nord e sud. () I meccanismi ci sono, sono quelli propri dei moderni sistemi federali. E cita a sproposito il povero Salvemini. Ecco come il leghismo di sinistra, nel tentativo di contrastarla, spiana la via alla peste leghista. Il ferro, si sa, si batte finch caldo, e se non caldo, si soffia sul fuoco finch non lo diventa. Un unico esito sembra essere scontato: anche se non porter il paese sullorlo di una guerra civile, anche se non produrr ufficialmente sangue e morti, il leghismo, a sinistra come a destra, uccider, in nome della differenza, la differenza stessa. E con la differenza morir, a ben voler credere il Levi di Cristo si fermato a Eboli (Einaudi, 1952) e Le parole sono pietre (Einaudi, 1955), una delle poche certezze per cui valga la pena vivere, in questa sciagurata idea chiamata Italia. Alessandro Cozzutto Napoli Monitor

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Satira

L'Italia al tempo del Titanic

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Satira

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Satira

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Satira

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Antimafia sociale

L'ultima foto alle mafie i finalisti del concorso in mostra a Roma


Tantissime le foto ricevute per prendere parte al racconto delle nuove forme di criminalit in Italia, delle vittime di violenze e sfruttamento, delle emergenze ambientali, dei diritti negati. Ma anche lotte antimafia, storie esemplari di resistenza e di speranza. In mostra a Roma i quindici scatti finalisti del concorso, selezionati dal fotoreporter Tano D'Amico. I vincitori saranno premiati a Bovalino (Rc) il 22 luglio

Centinaia le foto giunte da ogni parte dItalia, per partecipare al concorso e raccontare la criminalit organizzata in tutte le sue forme, le lotte antimafia e le storie di resistenza. Sul sito del premio del concorso fotografico lanciato dall'associazione daSud stata pubblicata nei giorni scorsi la gallery con i migliori 50 scatti: una mappa che narra le attivit dei clan in tutta Italia, e traccia un mosaico con un punto di vista creativo e inedito. Domenica scorsa sono stati annunciati i 15 finalisti. I tre vincitori saranno premiati a Bovalino (Rc), il 22 luglio, dopo lannuale camminata verso la cima di Pietra Cappa, in Aspromonte, luogo dove fu ritrovato il corpo di Loll Cartisano, fotografo ucciso dalla ndrangheta nel 1993. Levento chiuder ledizione 2011 della Lunga Marcia della Memoria organizzata dallassociazione daSud. La giuria del concorso stata presieduta dal fotoreporter Tano D'Amico. Le quindici foto finaliste sono in mostra fino al 24 luglio presso lo

stand della libreria lEternauta alla festa dell'Unit a Roma,. Accanto alle foto finaliste del premio, gli scatti dei professionisti che negli anni hanno raccontato storie di mafia e antimafia. Alla presentazione della mostra fotografica hanno partecipato anche il fotoreporter del Corriere della Sera Mario Proto, che ha esposto i suoi scatti ai boss della Banda della Magliana, e il fotoreporter del Secolo XIX Davide Pambianchi, minacciato dalla ndrangheta a Genova per aver svolto il suo lavoro con passione e seriet. Giovanni Caruso, Franco Cufari e Luciano Ferrara completano la sezione fuori concorso del premio fotografico. Gli scatti selezionati hanno un chiaro valore giornalistico, altri pi artistico, in alcuni casi i due elementi sono abilmente dosati. Le foto disegnano tante storie, volti, luoghi e idee. Come quelle che riguardano le buone pratiche dell'antimafia, l'utilizzo dei beni confiscati e i campi di lavoro nei terreni dei boss. O raccontano le periferie italiane, dallo Zen ai quartieri dormitorio di Milano,

dove la mafia cresce e si alimenta nell'isolamento e nel degrado. Una foto immortala anche il silenzio delle istituzioni e gli occhi sbarrati di chi non vuol vedere, al Sud come al Nord. E ancora le ecomafie, gli scheletri e le incompiute del nostro Paese. Il business dell'accoglienza, dove giovani immigrati scappano dai Cai, e scendono in piazza per rivendicare un permesso di soggiorno e diritti per i loro lavori nell'agricoltura. La storia bellissima del murale antimafia che ricorda le vittime della strage di Capaci, realizzato da Addiopizzo lungo la circonvallazione di Catania, che viene sfregiato con della vernice color sangue. Un'unica risposta possibile: ripassare il bianco su tutto e ricominciare a disegnarlo, daccapo. E poi le testimonianze fotografiche della forza dei clan a Scampia, dell'emergenza cronica dei rifiuti in Campania, degli effetti della legge Bossi-Fini e del decreto sicurezza sulle vite dei pi deboli. premiodasud.wordpress.com

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Antimafia sociale
Le 15 foto finaliste

La sezione fuori concorso

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Antimafia sociale

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Nel giorno di Borsellino

Lettera a dei giovani di destra


Cari ragazzi, bello che voi vi ricordiate di Paolo Borsellino, e che vogliate ricordarlo agli altri. Non bello invece che vogliate farlo sotto bandiere e simboli di partito. Ho conosciuto Borsellino, e non credo che gli avrebbe fatto piacere. La politica una cosa importante, certamente: ognuno difende le proprie idee, e se ci crede fa bene. Ma ci sono cose pi importanti della "politica". L'antimafia una di queste. L'antimafia l'abbiamo fatta tutti insieme, appartiene alla nazione nel suo complesso e non ad un partito. N Borsellino n Falcone, n il giudice Costa n Chinnici - magistrati del popolo italiano - si sono mai sognati di rivendicare la propria appartenenza a un partito, e gli sarebbe sembrato molto strano pensare che un giorno, fra i vari simboli di partito, qualcuno ci avrebbe messo anche loro. Loro hanno servito l'Italia e basta, tutta e sempre. zie a Dio, anche i cattolici: Orlando, il cardinale Pappalardo, la Primavera di Palermo. Fecero ottima prova, e da allora l'antimafia cominci ad essere pi di tutti. La destra continuava a latitare, eccettuati dei singoli (alcuni erano miei amici) che, pur di destra, fecero contro la mafia il loro dovere di italiani. Infine, ecco i giovani di destra: li ho visti pochi anni fa, nei giorni della caduta di Cuffaro. L'intera Azione Giovani di Palermo (dunque, un'organizzazione ufficiale), disobbedendo agli ordini del partito, si schier apertamente contro Cuffaro. Scese in piazza con noi dell'antimafia, grid chiaro e forte "Cuffaro se ne deve andare", invit formalmente i propri capi (fra cui Fini) a riceverli e ascoltare le loro ragioni. E voi, da che parte state? Siete degli antimafiosi veri, politicamente diversi da me, o siete qualcuno dei tanti politicanti che sostengono di volta in volta Garibaldi o i Borboni, Borsellino o Dell'Utri, senza far tanta differenza? Io non vi dico di cambiare le vostre idee, vi chiedo solo di scegliere - su mafia e antimafia - una parte precisa. Non gratis, perch se attaccate Dell'Utri non fate carriera nel vostro partito. E neanche per me stato facile attaccare, per esempio, un Crisafulli. Ma, come compagno antimafioso, era il mio dovere. E il vostro, "camerati"?

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Infine. Nella vostra citt, nel vostro paese, c' o non c' un po' di mafia, nomi e cognomi? Chi l'ha denunciata finora? Non che grandi politici, ma che umili persone? Perch anche qui c' stato chi ha parlato in piazza contro i mafiosi di qui: gli avete dato una mano? O avete - come la maggioranza - fatto finta di niente?Viene prima il partito, nella vostra testa (e non importa che partito sia) o vengono l'antimafia e i suoi ideali? Vi faccio queste domande non da politici, e meno che mai da "nemici", ma semplicemente da giovani com'ero giovane io un tempo. Non giocate con gli ideali, per cui degli esseri umani sono morti. Pensatela come volete, ma siate capaci da fare le vostre scelte autonome, individuali. A costo di pagarle con la carriera, di essere considerati "pazzi" e "impopolari". Vostro Riccardo Orioles

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Fini o non Fini, furono emarginati. Pagarono il loro coraggio con la carriera (che fine hanno fatto? Toccherebbe a voi, di saperlo) ma in compenso poterono affermare che da quel momento nell'antimafia c'era una componente di destra. Un'altra che pu dire una cosa del genere Angela Napoli, parlamentare di destra, coraggiosissima contro la 'ndrangheta calabrese - e non molto seguita dal suo partito. A questi amici, o se volete a questi "camerati", io da antimafioso posso dire: "Detesto le vostre idee politiche, e le combatter fino in fondo. Ma, sull'antimafia, debbo stringervi la mano perch qui non fate giochini politici ma rischiate con me, pagate come me, e quindi a modo vostro siete al mio fianco".

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Ma poich voi l'avete buttata in politica, allora, tanto per dire, la butto per un momento in politica pure io. L'antimafia nata di sinistra, decisamente di sinistra: noi "socialcomunisti" - come ci chiamavano allora - abbiamo perso oltre cento compagni (sindacalisti, giornalisti, capilega) negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta e Settanta; e allora eravamo solo noi. La Chiesa diceva che la mafia era un'invenzione dei co munisti per diffamare la Sicilia (cardinal Ruffini) e la destra semplicemente se ne fregava. Negli anni Ottanta arrivarono, gra(FOT.IN PROPRIO CATANIA LUG.2011)

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Appuntamenti

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