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MOLTE AQUILE HO VISTO IN VOLO

Il libro è scritto da Filippo Nassetti, fratello di Alberto, pilota di aerei di linea morto insieme al collega
Pier Paolo Racchetti e altri 5 passeggeri durante un incidente per un test aereo a Tolosa nel 1994.

Le storia viene raccontata attraverso flashback storici che, in gruppi di due (uno dal passato verso il
futuro che ripercorre la vita di Alberto e l’altro in senso contrario che partendo dal figlio di Pier Paolo
anch’esso pilota torna indietro nel tempo), si avvicinano sempre di più tra di loro fino ad arrivare nel
loro centro al momento del tragico avvenimento che accomuna i due (lo schema temporale dei racconti
come organizzato nel libro: 1981 – 2019, 1982 – 2016, 1987 – 2013, 1991 – 2005, 1992 – 1996, 1994).

Albero Nassetti nasce con il desiderio di volare. Ben presto riesce a coronare il suo sogno ma un
appuntamento fatale con il destino lo attende. Alcuni formicolii e un senso generale di squilibrio e
disturbo motorio lo porta a fare un accertamento. Il risultato è inquietante: tumore maligno al cervello.
Viene contattato Vincenzo Sorano, neurochirurgo e neuroradiologo di fama mondiale, che afferma
invece che sia benigno e che si possa operare. Alberto si sottopone subito all’operazione nonostante gli
avvertimenti di possibili effetti collaterali da parte del chirurgo. Asportata la massa una prima
consultazione sembra confermare la malignità del tumore, ma ulteriori indagini stabiliscono
definitivamente che la massa è benigna. Nei successivi 3 anni Alberto si sottopone a tutte le cure
ottenendo prima una abilitazione parziale (con assistenza in volo) e poi definitiva, primo caso al mondo.
Un secondo appuntamento con il destino lo legherà a Pier Paolo nel 1994 durante il collaudo di un
Airbus a330 a Tolosa.

Il figlio di Pier Paolo Racchetti, Pier Francesco Amaldi Racchetti, è anch’esso pilota. Sebbene le loro vite
non si siano mai incrociate (il padre è morto a poche settimane dalla sua nascita) lui ha deciso di seguire
le sue orme. La licenza la ottiene sotto la guida del padre adottivo Giordano Amaldi, che ha sposato la
mamma Mirella (assistente di volo) quando lui aveva 3 anni. Anche i nonni Pier Luigi (padre di Pier
Paolo) e Franco (padre di Giordano) hanno vestito la divisa da piloti. Uno civile, l’altro militare.

Ai due piloti sono intitolate due brevi, ma importanti, strade dell’aeroporto di Fiumicino. In via Racchetti
risiede il centro addestramento Alitalia, dove ogni giorno i piloti si esercitano sui simulatori di volo,
mentre su via Nassetti ci sono gli uffici del presidente e dell’amministratore delegato della compagnia.
Anche due Boeing 777, l’ammiraglia dell’aerolinea, portano i loro nomi.

Inframmezzate al racconto le memorie di altri piloti protagonisti a volte inconsapevoli di storie


straordinarie:

- Marco Conte comincia ad appassionarsi al volo dopo la morte della mamma, perché gli hanno
detto che è andata in cielo. La “buona stella” lo guiderà lungo la carriera. All’inizio non è facile,
la Guerra del Golfo crea una crisi del trasporto aereo che per nove anni gli impedisce di volare.
Quando apprende che piloti dopo di lui sono stati richiamati va a protestare alla Civilavia (oggi
Enac) scoprendo, dopo qualche insistenza, che hanno perso i suoi dati. Ad accorgersene è un
funzionario che, saputo il cognome materno, si scopre essere un compagno di università della
mamma. Il suo soprannome è Tùbabù, che in lingua Bambara (lingua dell’entroterra del Mali)
significa “uomo bianco dal cuore grande” (e sinonimo di “europeo” dal dizionario Bambara -
Italiano che ho scaricato e se vuoi ti allego), perché da 15 anni dopo un viaggio in Ruanda Marco
ha fondato una onlus che si occupa di scavare pozzi nei villaggi. Ogni pozzo diminuisce del 50%
la mortalità infantile in un paese dove la speranza di vita si ferma a 57 anni.
- Tullio Picciolini oltre a essere pilota Alitalia ha la passione per il catamarano con cui ha provato
a battere il record del mondo di velocità di traversata atlantica. Il padre Luciano era un “flight
dispatcher”, un disegnatore di rotte quando ancora era un lavoro non affidato ai computer, oltre
a condividere con Tullio anche la passione velistica. La sua vita è in eterno spostamento anche
perché il padre ha deciso di investire i risparmi acquistando una barca per fare il giro del mondo,
e Tullio lo accompagna nelle varie tappe conciliano la sua carriera nei vari angoli del mondo
dove si ritrovano.
- Dino Iuorio ha espresso i suoi desideri di volare fin da piccolo, ma un’altra grande passione
divide il suo tempo: l’alta quota e le scalate. La mentalità da pilota aiuta nel processo di
preparazione, dove i dettagli risultano importanti se non vitali ai fini della riuscita delle salite e
soprattutto della propria incolumità. Durante una scalata in Nepal al momento di discendere
una valanga travolge una tenda con due alpinisti australiani. Inizia subito a scavare e riesce a
salvarli ottenendo una lettera di encomio dalla Himalayan Rescue Association. Ha ancora tre
sogni nel cassetto: diventare elicotterista, guida alpina e conquistare l’Everest.
- Antonino Vivona è un pilota delle Frecce Tricolori, il famoso 313° Gruppo di Addestramento
Acrobatico. Il 28 agosto del 1988 è nello stormo durante una esibizione a Ramstein e assiste
dall’interno del suo aereo all’impatto tra il solista in anticipo Ivo Nutarelli e il capo formazione
Mario Naldini. L’incidente coinvolge anche il gregario 2 Giorgio Alessio, e i rottami dei tre velivoli
impattano a terra causando decine di morti e centinaia di feriti. L’incidente per molti anni
metterà in dubbio la continuazione della tradizione delle Frecce Tricolori, pericolo al momento
scampato.
- Francesco Miele, pilota di linea, ha un incidente a bordo della sua Ducati 1098 nel 2007. Nel
tentativo di superare un autobus in curva non riesce ad evitare una macchina proveniente dal
senso contrario. Cadendo, la moto atterra su di lui tranciandogli di netto la gamba destra. Una
delle persone all’interno dell’autobus si precipita noncurante della scena e riesce a fermare
l’emorragia con una cintura fatta sfilare dall’autista. Il recupero lento ma costante del pilota è
favorito dalle visite della ragazza, Maria, che diventerà poi sua moglie. La forza di volontà e il
contatto con un collega americano anche lui vittima di una amputazione, faranno si che
Francesco torni a volare.

Alcune parti salienti del libro:

- Alberto e Pier Paolo non sapevano di avere in comune il fatto che i rispettivi padri erano nati lo
stesso giorno, il 17 settembre 1938

- Il tentativo disperato di portarlo in asse termino 36 secondi dopo il decollo. 33 giorni dopo, a
Roma, nacque Pier Francesco. Un volo in atterraggio. Un volo in decollo.

- C’è una naturale autodifesa in chi è chiamato ogni giorno a staccare l’ombra da terra per
esorcizzare un pensiero latente e angoscioso su un violento ritorno al suolo.
- A proposito della morte di un altro pilota, Alberto Arlotta, scomparso improvvisamente nella
sua camera d’albergo di New York dove era di sosta prima di mettersi ai comandi dell’aereo di
rientro:
“Prima di partire per il volo di rientro, sistemo con cura i vestiti, separo la biancheria sporca,
ripongo con cura i tanti regali che faccio, immagino i volti di chi li riceverà, e sorrido. Prima di
partire, sistemo con cura la divisa, appendo la camicia, metto nel taschino il tesserino, e la
cravatta perché sia pronta all’uso. Lucido le scarpe, e litigo con la cerniera della valigia che non
vuole collaborare. Morire in una camera d’albergo prima di tornare a casa deve essere qualcosa
di assurdo al solo pensarlo. Qualcosa di inconcepibile, ci si dovrebbe sempre poter accomiatare
da chi si ama. Ci si dovrebbe spegnere in un abbraccio.”

Le 3 poesie (la prima all’inizio del libro, le altre due alla fine):

MOLTE AQUILE HO VISTO IN VOLO

Molte aquile ho visto in volo


Ali maestose sfidare il suolo

Rapaci solitari incontro al sole


Imperiali figure sfrecciare nelle gole

Ancora a lungo li vedrò


Poi, con loro, io morirò

Alberto Nassetti

PILOTA

Pilota.
la foglia che scricchiola
sotto le tue scarpe
stanche di pestare vita
è fatica

I tuoi pori che spillano gocce


Rubate all’azzurro del cielo,
sfiorati da lampi e saette
da frecce e da luci che segnano tutto,
è fatica

Pilota.
Ascolti il rumore dell’ala
Che sfreccia sospinta dai venti,
ricordi le braccia che attendono stanche,
di donne ferme alla porta
ripetendo l’ansia di sempre.
Pilota.
Ritorni pensoso e riascolti
Soltanto l’angoscia di mille partenze,
l’attrito di mille atterraggi.

Pilota.
Volevi soltanto volare,
volevi vagare e impazzire di spazio
guardare al di là delle stelle, saziarti di
vita serena.

Volevi la forza infinita


Trionfi lontani
Nascosti nei sogni di sempre, e
Adesso torni schiantato
A un passo dall’uscio di casa
Ancora una volta piegato
Da ciò che matura il destino.

Ma sai che ritorni, e


Sorridi.

Pier Paolo Racchetti

MAESTOSA SI LIBRA UN’AQUILA

Maestosa si libra un’aquila


Sulla mia testa

Avanza volando
Verso il cielo in tempesta

Rifiuta di andarsene
Da padrona incontrastata

Invano lotta nell’arie


Sola e disperata

Alla fine si arrende


Ferita nel cuore

Per aver detto al cielo


Che è lui il suo amore.

Alberto Nassetti

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