FRA IL SETTECENTOCINQUANTENARIO
DELLA NASCITA (2015) E IL SETTECENTENARIO
DELLA MORTE (2021)
a cura di
ENRICO MALATO e ANDREA MAZZUCCHI
tomo ii
S
SALERNO EDITRICE
ROMA
Eventi realizzati su iniziativa e a cura del
Centro Pio Rajna e della Casa di Dante in Roma
ISBN 978-88-6973-180-8
IL CONVIVIO*
* Sono grata a Luca Azzetta e Teresa De Robertis per aver letto e discusso con me
questo lavoro. Nel citare i mss., faccio uso delle seguenti abbreviazioni: BAV = Città
del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana; Firenze, BML = Firenze, Biblioteca Me-
dicea Laurenziana; Firenze, BNC = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale; Firenze,
BR = Firenze, Biblioteca Riccardiana; Firenze, SD = Firenze, Società Dantesca Italia-
na; Holkham = Holkham Hall, Library of the Earl of Leicester; London, BL = London,
British Library; Madrid, BNE = Madrid, Biblioteca Nacional de España; Milano, BT
= Milano, Biblioteca Trivulziana; Milano, Villa = Milano, Collezione privata famiglia
Villa; Oxford, BL = Oxford, Bodleian Library; Paris, BnF = Paris, Bibliothèque na-
tionale de France; Parma, BP = Parma, Biblioteca Palatina; Ravenna, CD = Ravenna,
Centro Dantesco dei Frati minori conventuali; Strasbourg, BNU = Strasbourg, Bi-
bliothèque Nationale et Universitaire; Venezia, BNM = Venezia, Biblioteca Nazio-
nale Marciana.
1. Questo approccio è differente da quello di un recente contributo di Gianfranco
Fioravanti, che si è occupato di quello che ritiene essere stato il pubblico ideale per cui
è stato scritto il Convivio: G. Fioravanti, Il ‘Convivio’ e il suo pubblico, in « Le forme e la
storia », vii 2014, fasc. 2 pp. 13-21.
2. Dante Alighieri, Il Convivio, a cura di F. Brambilla Ageno, Firenze, Le Lettere,
1995, 3 voll., in particolare la descrizione dei codici nel vol. i/1 pp. 3-41, e lo stemma co-
dicum nel vol. i/2 p. 585, con approfondimento della famiglia f degli interpolati a p. 893.
Sulla tradizione del Convivio rinvio inoltre a G. Gorni, Appunti sulla tradizione del ‘Con-
vivio’ (a proposito dell’archetipo e dell’originale dell’opera), in « Studi di filologia italiana », lv
1997, pp. 5-22; L. Azzetta, La tradizione del ‘Convivio’ negli antichi commenti alla ‘Comme-
dia’: Andrea Lancia, l’ ‘Ottimo Commento’ e Pietro Alighieri, in « Rivista di studi danteschi »,
v 2005, pp. 4-34; Id., Tra i piú antichi lettori del ‘Convivio’: ser Alberto della Piagentina notaio e
cultore di Dante, ivi, ix 2009, pp. 57-91. Ringrazio Cristina Dusio, che mi ha segnalato il
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12. Sarà sufficiente in questa sede rinviare ad alcuni lavori recenti che presentano
materiali e riflessioni sul tema della trasposizione delle scritture documentarie nei li-
bri: I manoscritti della letteratura italiana delle Origini. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, a
cura di S. Bertelli, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2002, e I manoscritti della
letteratura italiana delle Origini. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, a cura di S. Bertel-
li, ivi, id., 2011; T. De Robertis, Scritture di libri, scritture di notai, in « Medioevo e Rina-
scimento », xxiv 2010, pp. 1-27.
13. I. Ceccherini-T. De Robertis, ‘Scriptoria’ e cancellerie nella Firenze del XIV secolo, in
Scriptorium. Wesen-Funktion-Eigenheiten. Comité International de paléographie latine,
xviii. Internationaler Kongress St. Gallen 11.-14. September 2013, hrsg. von A. Niever-
gelt und R. Gamper, München, Bayerische Akademie der Wissenschaften, 2015, pp.
141-69, alle pp. 150-54. Per una precedente descrizione del codice (che si avvaleva della
consulenza di T. De Robertis), cfr. B. Arduini, Alcune precisazioni su un manoscritto trecen-
tesco del ‘Convivio’: BNCF II.III.47, in « Medioevo e Rinascimento », xx 2006, pp. 383-91.
14. I. Ceccherini, Le scritture dei notai e dei mercanti a Firenze tra Duecento e Trecento: unità,
varietà, stile, in « Medioevo e Rinascimento », xxiv 2010, pp. 29-68.
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15. Alcuni degli esempi piú antichi della trasposizione di modelli documentari al li-
bro, sia nell’aspetto codicologico che in quello paleografico, sono i canzonieri Vatica-
no, Escorialense e Marciano, per i quali rinvio ai lavori paleografici che accompagnano
l’edizione in facsimile: A. Petrucci, Le mani e le scritture del canzoniere Vaticano, in I can-
zonieri della lirica italiana delle origini, iv. Studi critici, a cura di L. Leonardi, Firenze, Si-
smel-Edizioni del Galluzzo, 2007, pp. 25-41; T. De Robertis, Descrizione e storia del
canzoniere Escorialense, in Il canzoniere Escorialense e il frammento Marciano dello Stilnovo. Real
Biblioteca de El Escorial, E.III.23. Biblioteca Nazionale Marciana, It. IX. 529, a cura di S. Car-
rai e G. Marrani, ivi, id., 2009, pp. 11-48; Ead., Un canzoniere breve?, ivi, pp. 183-89. Per
il canzoniere Vaticano, cfr. anche I. Ceccherini, La cultura grafica dei copisti del canzonie-
re Vaticano latino 3793, in Storia della scrittura e altre storie, a cura di D. Bianconi, Roma,
Accademia nazionale dei Lincei, 2014, pp. 263-82. Sulla tradizione documentaria nei
canzonieri, cfr. S. Bertelli, La tradizione grafica dei canzonieri della lirica italiana delle Ori-
gini, in ‘Scriptoria’ e biblioteche nel Basso Medioevo (secoli XII-XV). Atti del li Convegno
storico internazionale, Todi, 12-15 ottobre 2014, Spoleto, Cisam, 2015, pp. 151-77, alle
pp. 170-77.
16. A. Sapori, Il personale delle compagnie mercantili del Medioevo, in Id., Studi di storia econo-
mica (secoli XIII-XIV-XV), Firenze, Sansoni, 19552, 3 voll., ii pp. 695-763, in partic. p. 699.
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17. Ceccherini-De Robertis, ‘Scriptoria’ e cancellerie, cit., p. 151. Per una riflessione sul
luogo fisico in cui tali collaborazioni possono realizzarsi, questo articolo prende in
esame il caso dello “scriptorium diffuso” dei copisti della Commedia, la collaborazione tra
notai nell’allestimento del ms. Paris, BnF, Italien 591 (contenente il volgarizzamento B
dell’Ars amandi di Ovidio con relativo commento, vergato da sei copisti, tra cui Andrea
Lancia) e la cooperazione tra notai copisti per Coluccio Salutati, alla fine del Trecento.
Si osserverà inoltre che un caso di collaborazione tra un notaio e un mercante nella
trascrizione di un codice si realizza anche nell’autografo delle Chiose alla ‘Commedia’ di
Andrea Lancia, ms. Firenze, BNC, II I 39, per cui cfr. I. Ceccherini, La cultura grafica di
Andrea Lancia, in « Rivista di studi danteschi », x 2010, pp. 351-67, in partic. alle pp. 358-
59, e A. Lancia, Chiose alla ‘Commedia’, a cura di L. Azzetta, Roma, Salerno Editrice,
2012, 2 voll., i pp. 88-93.
18. Si tratta dei mss. Pistoia, Biblioteca Comunale Forteguerriana, A.45 (Lattanzio
Placido, Commentarii in Statii Thebaida) e Firenze, BNC, Magl. XXIX 199 (Cicerone,
De legibus e Timaeus), per i quali cfr. S. Zamponi, Nello scrittoio di Coluccio Salutati. Il Lat-
tanzio Placido Forteguerriano, in Tra libri e carte. Studi in onore di Luciana Mosiici, a cura di T.
De Robertis e G. Savino, Firenze, Cesati, 1998, pp. 549-92, e il par. curato da T. De
Robertis in Ceccherini-De Robertis, ‘Scriptoria’ e cancellerie, cit., pp. 154-60.
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come suo collaboratore in I. Ceccherini, Autografi vecchi e nuovi di Filippo Ceffi, tra Si-
mone Peruzzi e Filippo da Santa Croce, in « Italia medioevale e umanistica », lvi 2015, pp.
99-151, in partic. pp. 124-31.
23. L. Azzetta, Un’antologia esemplare per la prosa trecentesca e una ignorata traduzione da
Tito Livio: il Vaticano Barb. lat. 4086, in « Italia medioevale e umanistica », xxxv 1992, pp.
31-85. Rinvio a questo lavoro per la descrizione del codice. La riproduzione integrale
dei fogli relativi al Convivio in F. Schneider, Il ‘Convivio’ di Dante Alighieri riprodotto
in fototipia dal codice Barberiniano latino 4086, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica
Vaticana, 1932.
24. Il testo di questa versione di Livio è stato studiato e pubblicato da Azzetta,
Un’antologia esemplare, cit., pp. 42-85. La versione di Livio piú diffusa venne compiuta da
una traduzione francese oggi perduta, come attestano i numerosi gallicismi, il colophon
del ms. Wrokław, Biblioteka Uniwersytecka, Milich ii 6 membr., f. 198r (« recato di
francesco in latino ») e una nota al f. 2v del codice Oxford, BL, MS. Canon. Ital. 146
(« di franciescho in volgare fiorentino »). Il colophon del codice di Wrokław, trascritto
nel 1348 dal notaio Biagio Seracino, assegna la paternità della traduzione al non meglio
attestato notaio Filippo da Santa Croce, che l’avrebbe compiuta il 2 marzo 1323 (o 1324,
secondo lo stile fiorentino). Sulla versione di Filippo da Santa Croce e la sua possibile
identificazione con Filippo Ceffi, a cui si deve l’allestimento e la trascrizione della
maggior parte dei fogli del codice di Oxford, si veda da ultimo Ceccherini, Autografi
vecchi e nuovi, cit.
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riconoscere tra i fiorentini attivi nei libri e nei documenti del secondo
quarto del Trecento, dall’altra consente una riflessione sull’ambito
di produzione del codice. La scrittura di Vb è stata identificata come
mercantesca nel 1959 da Gianfranco Orlandelli, al quale dobbiamo le
prime osservazioni sulla diffusione di questa scrittura nel Trecento e
nel Quattrocento, fondate sostanzialmente sulle riproduzioni allora
disponibili, contenute nelle edizioni di libri di commercio e lavori
di storia economica di Armando Sapori: 25 per il Convivio Orlandelli
poteva giovarsi dunque della riproduzione in fototipia curata dallo
Schneider.26 Il profilo del copista di Vb è perfettamente compatibile
con quello di una persona che ha ricevuto la sua educazione grafica
in ambiente mercantile. Si rilevano infatti fortissimi punti di contatto
formali ed espressivi (la generale sobrietà, le aste inferiori, gli occhiel-
li di quelle superiori, la g, la r sotto il rigo, la e, l’assenza delle virgule
dopo i, m, n e u, il mancato prolungamento di a e l ) con i documen-
ti di alcuni mercanti attivi negli anni Venti e Trenta del Trecento:
ad esempio, nella scrittura di Lippo di Fede del Sega, cambiatore
fiorentino di cui si conserva un registro di ricordi di fatti contabili,
patrimoniali e personali che vanno dal 1304 al 1363;27 nella scrittura di
Francesco del Bene (morto nel 1326), membro di una famiglia attiva
nel commercio per tutto il Trecento, con un giro d’affari di medie
dimensioni, e in quella dei suoi figli Amerigo, Giovanni e Iacopo;28
25. G. Orlandelli, Osservazioni sulla scrittura mercantesca nei secoli XIV e XV, in Studi in
onore di Riccardo Filangieri, Napoli, L’Arte tipografica, 1959, pp. 445-60, in partic. alle pp.
455-56 per il ms. barberiniano.
26. Schneider, Il Convivio, cit.
27. I ricordi di Lippo si conservano a Firenze, Archivio di Stato, Manoscritti 75. Tra
il 1323 e il 1352 Lippo soggiornò in Francia, senza portare con sé il libro: le registrazioni
relative a questo periodo furono dunque aggiunte dopo il rientro a Firenze, sulla base
dei conti tenuti dalla sorella Francesca e dal cognato Bartolo Niccoli. Cfr. C.M. de la
Roncière, Un changeur florentin du Trecento: Lippo di Fede del Sega (1285 env.-1363 env.), Pa-
ris, Sevpen, 1973, e I. Ceccherini, La genesi della scrittura mercantesca. Tesi di dottorato in
Storia e tradizione dei testi nel Medioevo e nel Rinascimento (xix ciclo), curriculum
di Paleografia, codicologia e illustrazione del libro manoscritto, Università degli Studi
di Firenze, 2007, 2 voll., i pp. 244-46, ii tav. ii.45.
28. La scrittura di Francesco del Bene è documentata dai registri Firenze, Archivio di
Stato, Del Bene 24, 25 e 26, per i quali si vedano, risp., Nuovi testi fiorentini del Dugento e dei
primi del Trecento, a cura di A. Castellani, Firenze, Sansoni, 1952, 2 voll., ii pp. 703-7; A.
Sapori, L’interesse del denaro a Firenze nel Trecento (dal testamento di un usuraio), in Id., Studi
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di storia economica, cit., i pp. 223-43, alle pp. 229-30; Id., Case e botteghe a Firenze nel Trecento.
La rendita della proprietà fondiaria, ivi, i pp. 305-52; cfr. inoltre Ceccherini, La genesi, cit.,
i pp. 317-18. Per la scrittura dei figli di Francesco del Bene si vedano, oltre al registro
Del Bene 26 già ricordato, i registri Del Bene 27, 28, 29 e 31, nonché A. Sapori, Una
compagnia di Calimala ai primi del Trecento, Firenze, Olschki, 1932, in partic. p. 230; Id., I
mutui dei mercanti fiorentini del Trecento e l’incremento della proprietà fondiaria, in Id., Studi di
storia economica, cit., i pp. 191-221, e Ceccherini, La genesi, cit., pp. 320-23.
29. Si tratta del registro Firenze, Archivio di Stato, Corporazioni religiose soppresse
dal governo francese 90 (S. Verdiana), 130. Dopo la morte di Vanni (1354) la registrazio-
ne dei ricordi proseguí fino al 1383 per cura del figlio Michele. Nella sezione di Vanni
si riscontrano altre tre mani con ricordi relativi agli anni 1343-’46. Cfr. G. Ciappelli, I
Castellani di Firenze: dall’estremismo oligarchico all’assenza politica (secoli XIV-XV), in « Archi-
vio storico italiano », cxlix 1991, pp. 33-91, alle pp. 42-43, e Ceccherini, La genesi, cit., i
pp. 261-63, e ii tavv. ii.61, ii.62, ii.63.
30. I manoscritti della letteratura italiana delle Origini, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenzia-
na, cit., p. 107 (scheda n. 78) e tav. cxvii.
31. Numerosi documenti di questi due notai si conservano nel fondo Diplomatico
dell’Archivio di Stato di Firenze. Per Giovanni di Bonaventura bisognerà ricordare
almeno: Firenze, S. Maria della Badia detta Badia fiorentina (benedettini cassinesi),
1293 novembre 22 (id. 00024330, ma 1316); Firenze, S. Salvi (abbazia vallombrosana),
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1303 ottobre 19 (id. 00028746); Maiano, S. Martino (benedettine), 1324 maggio 16 (id.
00037276). Per Giovanni di Tura da Firenze: Vallombrosa, S. Maria d’Acquabella (ba-
dia vallombrosana), 1318 dicembre 24 (id. 00034716). Per la tradizione di scritture no-
tarili sobrie e dimesse vd. Ceccherini, Le scritture dei notai e dei mercanti, cit., pp. 59-61, e
Ead., La cultura grafica dei copisti, cit., pp. 268-69.
32. Mostra di codici romanzi delle biblioteche fiorentine, Firenze, Sansoni, 1957, pp. 33-34
(L 29).
33. Cfr. T. De Robertis-S. Zamponi, Libri e copisti di Coluccio Salutati: un consuntivo, in
Coluccio Salutati e l’invenzione dell’umanesimo. Catalogo della Mostra di Firenze, Bibliote-
ca Medicea Laurenziana, 2 novembre 2008-30 gennaio 2009, a cura di T. De Robertis,
G. Tanturli, S. Zamponi, Firenze, Mandragora, 2008, pp. 345-63.
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34. Queste sono le caratteristiche della scrittura testuale del Ceffi secondo De Ro-
bertis, Scritture di libri, cit., p. 26. Per il Lancia si veda Ceccherini, La cultura grafica di
Andrea Lancia, cit., pp. 365-67; per Boccaccio M. Cursi, La scrittura e i libri di Giovanni
Boccaccio, Roma, Viella, 2013, e T. De Robertis, Il posto di Boccaccio nella storia della scrit-
tura, in Boccaccio letterato. Atti del Convegno internazionale di Firenze-Certaldo, 10-12
ottobre 2013, a cura di M. Marchiaro e S. Zamponi, Firenze, Accademia della Crusca,
2015, pp. 145-70; per Salutati T. De Robertis, Salutati tra scrittura gotica e ‘littera antiqua’,
in Coluccio Salutati e l’invenzione dell’Umanesimo. Atti del Convegno internazionale di Fi-
renze, 29-31 ottobre 2008, a cura di C. Bianca, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,
2010, pp. 369-99.
35. Nei fascicoli 1, 2, 5 e in alcuni bifogli del fasc. 6 filigrana (arco) assimilabile al n.
123527 (Barcellona 1387) della collezione Piccard Collection, Landesarchiv Baden-Württ-
emberg, Hauptstaatsarchiv Stuttgart (‹http://www.piccard-online.de›); nei fascicoli 3,
4 e in alcuni bifogli del fasc. 6 filigrana (lettera M sormontata da un braccio che termi-
na con croce latina) assimilabile al nr. 28884 (Firenze 1387) della Piccard Collection.
36. I manoscritti datati della Biblioteca Riccardiana di Firenze, ii. Mss. 1001-1400, a cura di T.
De Robertis e R. Miriello, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 1999, p. 6 (scheda
n. 7) e tav. vii.
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39. Sono in scrittura umanistica, formale o corsiva, i codici: Bd, Cap, H, L2, L3, Ma,
Mc, Mi, Pal2, Pn, Pn1, Pr, Sd, V, Vg, Vu. Sono in scrittura mercantesca i codici: Ash, Br,
Can, F1, L1, L5, La, Ott, Pal, Pal1, R2, R3, Sd1, Tr, V1. Sono in scrittura bastarda i codici:
Br1, F2, L, Mgl, L6, Pc, R, R1.
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ben 251 (il 20%) sono vergati in mercantesca “pura” oppure in una
scrittura che denuncia grande familiarità con la mercantesca.44 Nel
Quattrocento dunque questa scrittura costituisce un tipo grafico già
codificato, che ha assunto la dignità di scrittura anche libraria ed è
utilizzata non soltanto da illetterati o “copisti per passione”, ma an-
che da professionisti della scrittura. Nel Quattrocento fiorentino, in
definitiva, la mercantesca è scrittura comune per i testi in volgare e il
Convivio non fa eccezione.
Bisogna però ammettere che la percentuale dei codici del Convivio
in mercantesca è superiore alla media (il 33% contro il 20%). Allo
stesso tempo, si dovrà però fare attenzione a qualsiasi associazione
automatica tra il tipo di scrittura e il profilo sociale e culturale del
copista, giacché mercantesca, in quanto scrittura dell’uso quotidiano,
nel libro tende spesso a ibridarsi con scritture di altra tradizione, spe-
cie umanistica. Si dovrà inoltre ricordare che, nella Firenze degli anni
sessanta del Quattrocento « si fa luce una vulgata del Convivio rinno-
vata a fondo », frutto di « un’attività filologica di riscoperta e accerta-
mento »,45 di cui sono testimoni datati proprio i manoscritti del grup-
po b del ramo Į, tutti in mercantesca: Can, copiato da Filippo Benci;
R2, copiato nel 1461 da Pierozzo di Domenico Del Rosso; Ott, datato
1462 e di mano di Matteo Lachi e R3, copiato dai fratelli Marabottino
e Antonio Manetti. La scelta della mercantesca non va dunque neces-
sariamente interpretata come spia di scarsa cultura del copista. Se ce
Robertis e R. Miriello, 1997; I manoscritti datati della Biblioteca Riccardiana di Firenze, ii.
Mss. 1001-1400, cit.; I manoscritti datati del Fondo Conventi Soppressi della Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze, a cura di S. Bianchi et al., 2002; I manoscritti datati del fondo Palatino
della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di S. Bianchi, 2003; I manoscritti datati
del fondo Acquisti e Doni e dei fondi minori della Biblioteca Medicea Laurenziana, a cura di L.
Fratini e S. Zamponi, 2004; I manoscritti datati della Biblioteca Riccardiana di Firenze, iii.
Mss. 1401-2000, a cura di T. De Robertis e R. Miriello, 2006; I manoscritti datati della
Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, i. Plutei 12-34, a cura di T. De Robertis, C. Di
Deo, M. Marchiaro, 2008; I manoscritti datati della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,
iii, a cura di S. Pelle et al., 2011; I manoscritti datati della Biblioteca Riccardiana di Firenze, iv.
Mss. 2001-4270, a cura di T. De Robertis e R. Miriello, 2013.
44. Per questa analisi rinvio a I. Ceccherini, Per una storia della mercantesca attraverso
i manoscritti datati, in Catalogazione, storia della scrittura, storia del libro. I ‘Manoscritti datati
d’Italia’ vent’anni dopo, a cura di T. De Robertis e N. Giovè Marchioli, Firenze, Si-
smel-Edizioni del Galluzzo, i.c.s.
45. Gorni, Appunti sulla tradizione, cit., p. 12.
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