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Innanzitutto definisco cosa sia un paradigma. Esso una serie di regole o un modello globale; ove le regole determinano la descrizione o l'interpretazione della vita sociale, mentre i dettagli sono lasciati alla creativit dei singoli studiosi. I principali paradigmi in psicologia sociale sono: il paradigma behaviorista, il paradigma cognitivista ed il paradigma dell'interazionismo-simbolico.
Il paradigma behaviorista.
Dagli anni Venti agli anni Cinquanta, la psicologia americana stata dominata dalla teoria behaviorista, la quale partiva dall'assunto che l'azione umana fosse determinata da eventi esterni. In tal senso ci f un ampio campo di ricerca, a partire dagli esperimenti di Pavlov sull'apprendimento di un comportamento sulla base dello schema: stimolo - risposta; l'importanza, secondo Watson, delle ricompense e punizioni come influenzanti il comportamento umano ed il contributo di Allport che espresse, con enfasi, la fiducia nel potere dell'ambiente come determinante l'azione umana. E' definito behaviorista radicale quel teorico della teoria behaviorista che ritiene il comportamento umano comprensibile solo in base all'azione dell'ambiente. Il pi noto fra questi autori Skinner, il quale riteneva che tutti gli schemi comportamentali sono creati, alimentati e abbandonati a seconda che l'azione venga associata a ricompense o punizioni provenienti dall'esterno. Ci che avviene all'interno dell'individuo non degno di attenzione. Questa posizione teorica stata sostituita dal neobehaviorismo. I neobehavioristi continuano a sottolineare l'importanza degli eventi ambientali, ma come influenzanti gli stati psicologici dell'individuo, i suoi atteggiamenti, i suoi sentimenti interni, e sono questi ad influenzare le sue azioni.
Il paradigma cognitivista.
Le teorie cognitive sottolineano il ruolo del pensiero e dell'interpretazione sull'attivit sociale degli individui. I cognitivisti trassero ispirazione dalla teoria gestaltista. In particolare gestaltisti come Koffka e Kohler si sono occupati di comprendere come gli stati interni influenzano il modo di percepire degli uomini. Parimenti i cognitivisti ritengono che, il modo in cui gli eventi esterni vengono percepiti influenza il comportamento umano . In tal senso importante f il lavoro eseguito da Kurt Lewin, che rappresenta il primo psicologo sociale che svilupp una teoria generale del comportamento sociale umano. Nella sua teoria del campo esprime l'idea che il modo in cui ci si rappresenta il mondo, fattore principale dell'agire dell'essere umano. Ed il modo in cui l'uomo si costruisce il mondo varia a seconda del variare dei suoi bisogni e dei suoi scopi interni. In analogia con la fisica teorica Lewin propone di considerare il mondo psicologico come un campo, composto da regioni interdipendenti, le cui componenti principali sono: la persona e l'ambiente. A seconda dei bisogni o della volont di un individuo, in ogni momento dato, la regione persona o quella ambiente possono essere ripartite in ulteriori segmenti.
Il paradigma dell'interazionismo-simbolico.
Esso diverge notevolmente dalle posizioni behaviorista e cognitivista, in quanto, se queste ultime puntano l'attenzione all'individuo, i teorici dell'interazionismo simbolico sottolineano le relazioni tra gli individui. Essa detta anche teoria dei ruoli, in quanto il proprio agire determinato dal tipo di ruolo che si assume all'interno di uno specifico rapporto e dipende dal modo in cui l'altro reagisce all'interno del rapporto specifico.
La ricerca d'archivio.
Questo genere di ricerca fa uso di documenti e testimonianze del passato come l'esame dei giornali, delle autobiografie e delle documentazioni ufficiali. Questo metodo utile specialmente per studiare i fenomeni sociali nei vari periodi storici. Lo studio del cambiamento e della continuit attraverso il tempo stato chiamato psicologia sociale storica.
La ricerca sperimentale.
Il metodo pi largamente utilizzato dai ricercatori la sperimentazione controllata. A differenza dei metodi sopra descritti, permette al ricercatore di considerare la relazione tra alcuni eventi mantenendo costanti tutte le altre variabili. Con la sperimentazione si crea un gruppo sperimentale, un gruppo di controllo, il fattore variabile chiamato variabile indipendente, il fattore che si misura chiamato variabile dipendente. La maggioranza degli esperimenti condotta in laboratorio dove la variabile indipendente pu essere controllata meglio e la variabile dipendente pu essere pi facilmente misurata. Per rendere gli studi di laboratorio meno artificiali, molti ricercatori fanno esperimenti sul campo: si recano nell'ambiente naturale, manipolano la variabile indipendente e registrano i cambiamenti nel comportano studiato. Occorre sottolineare che se pur gli esperimenti sono molto utili, ad essi sono associati un certo numero di problemi particolari.
Meta-analisi.
Questo un metodo messo a punto per rendere i risultati pi affidabili. Si analizzano sistematicamente tutti i risultati relativi ad un dato problema, risultati che sono stati ottenuti da campioni diversi, con metodi diversi e partendo da presupposti diversi. Mettendo insieme i risultati delle varie ricerche, la meta-analisi offre un indicazione statistica sull'affidamento di un dato modello nel corso dell'intera serie di studi.
Al fine di risolvere tali problematiche gli psicologi sociali hanno elaborato metodi di ricerca alternativi. L'alternativa principale quella dell'interpretazione di un dato ruolo(role-playing), in cui si chiede ai soggetti il modo in cui risponderebbero in una data situazione, invece che viverla direttamente. La critica a tale metodo che i comportamenti effettivi sono diversi dall'idea che la gente si fa circa il proprio modo di agire. Un altro modo di superare le problematiche di ordine morale quello di stabilire degli standard morali, attualmente la ricerca in psicologia regolata da un codice deontologico.
I criteri di somiglianza.
Sembra che la decisione di far appartenere un'azione o persona nuova ad una categoria o ad un'altra, dipenda dalla somiglianza tra il nuovo caso e l'insieme dei casi passati.
La motivazione.
I giudizi socialmente condivisi possono essere accantonati e sostituiti da giudizi autogratificanti, ossia, si pu fare una modifica alla percezione sociale per rinforzare gli obbiettivi di colui che esprime il giudizio, chiamansi questa percezione motivata. Cos le motivazioni e gli stati d'animo possono influenzare le strategie utilizzate per risolvere i problemi.
Il contesto.
La percezione sociale risente dell'effetto del contesto in cui l'azione umana ha luogo, ovvero, dell'insieme di condizioni circostanti sia fisiche che sociali. Di solito il contesto influenza il giudizio fornendo indicazioni sul comportamento previsto dalle circostanze, cos come pu ostacolare l'osservatore, infatti, la persona pu affrettarsi a valutare la situazione immediata con tale insistenza da ignorare altre importanti informazioni.
In questo approccio teorico importante il concetto di "schema", che rappresenta il modo in cui la conoscenza di una persona, di un oggetto o di un insieme di dati viene organizzata cognitivamente. Nello schema sono inclusi sia gli attributi che le relazioni tra questi. Attraverso lo schema selezioniamo e classifichiamo tutte le informazioni disponibili ed esso ha la funzione di autoperpetuarsi, ossia organizza la comprensione del mondo per autosostenersi. Nel rapporto con gli altri, pur se di essi conosciamo pochi dati, utilizziamo schemi cognitivi preesistenti, al fine di avere dell'altro una valutazione pi ampia. Esiste anche l'effetto alone che ci rimanda allo schema della persona buona se di esso abbiamo una minima informazione positiva e viceversa rievochiamo lo schema della persona cattiva se di esso abbiamo una minima informazione negativa. Inoltre quando si fanno delle ipotesi sulla personalit di una persona, si selezionano le informazioni in modo da confermare i propri schemi, tale tendenza detta verifica delle ipotesi di conferma. Tra gli effetti pi interessanti che questo approccio teorico ha evidenziato vi sono l'effetto di primacy e l'effetto di recency., ovvero data una serie di informazioni, se la prima impressione che si forma fondata sulle informazioni date per prima, avremo l'effetto di primacy, se prevalgono le informazioni pi recenti avremo l'effetto di recency. In genere l'effetto di primary viene privilegiato, a meno che non si adottino delle precauzioni come far riformulare l'impressione ogni qual volta si presentano dati nuovi o informare sui pericoli della formazione di impressioni premature. Naturalmente l'effetto di primacy valorizza lo schema centrato sul s, per cui in un rapporto si formuler uno schema sull'altro per poi cercare informazioni che lo confermino. In ultimo vi l'effetto di innescamento per cui in una particolare situazione, utilizziamo uno schema invece che un altro, a seconda di quale viene innescato da alcuni fattori ambientali; e lo utilizziamo anche se si rivela inadatto alla situazione.
Il s autoriflettente .
Gi Mead sottolineava come il concetto di s di chiunque sia il riflesso delle opinioni che altri significativi hanno di noi, ovvero gli altri significativi sarebbero uno specchio in cui trovare una nostra definizione. Ma le persone possono selettivamente cercare questo specchio e, quindi, screditare chi ci valuta sfavorevolmente, invero, riporre fiducia verso chi ci valuta favorevolmente, con un rinforzo della nostra autostima. A volte non c' bisogno di ricevere apprezzamenti direttamente, ma godiamo indirettamente delle lodi fatte a nostri amici o parenti, questa l'esperienza detta del bearsi per gloria riflessa.
Il confronto sociale .
Ci si forma un'immagine di s anche confrontandosi con gli altri, una valutazione che pu cambiare a seconda della situazione e delle persone che ci troviamo di fronte. Se si ha la sensazione, per esempio, che gli altri siano superiori, ci sentiremo inferiori, mentre se stiamo con persone che sottostimiamo ci sentiremo di fronte a loro superiori.
L'assunzione di ruolo.
Ogni giorno ci troviamo in situazioni differenti e di fronte a persone diverse, rispetto a cui e alle quali, assumiamo degli atteggiamenti di circostanza, invero amichevoli e gentili, anche quando non sentiamo di esserlo. In questo caso siamo consapevoli di interpretare dei ruoli e questo pu influenzare la formazione del concetto che abbiamo di noi stessi.
Differenze sociali.
L'immagine che abbiamo di noi stessi si forma anche in funzione di come ci distinguiamo dagli altri, cos l'evidenza di un particolare distintivo, ci caratterizza .
L'approccio biologico.
Molto spesso tendiamo a collegare le nostre emozioni alla nostra fisiologia. Gi Darwin, studiando le emozioni presenti negli animali, vide come queste avevano valore adattivo di sopravvivenza, come la paura, per esempio, che ci permette di allontanarci da un pericolo. Volendo ricercare la tipologia delle emozioni nell'uomo, purtroppo, dal punto della fisiologia, seppur potendo suddividere tra sentimenti positivi e negativi, non stato possibile identificare le emozioni stesse. Per questo motivo sono stati messi a punto metodi alternativi, come la riunificazione di emozioni ritenute basilari in categorie di base, cos come stato fatto in una ricerca estensiva in cui si sono individuati 135 termini a carattere emotivo a formare le categorie di base quali: rabbia, paura, tristezza, amore e gioia. Molto interessante la ricerca sull'universalit delle emozioni. Infatti, non solo queste sono importanti sul piano sociale, giacch tramite esse noi comunichiamo, ma siamo predisposti a farlo geneticamente. A tal proposito una ricerca di Ekman sull'universalit della mimica- facciale, ha evidenziato come individui di culture diverse le sappiano dare identico significato. Anche i bambini sembrano geneticamente predisposti ad esprimere e a capire le emozioni. Vi il fenomeno denominato l'ipotesi del feedback facciale , ove i nostri sentimenti sono rafforzati dalla consapevolezza della nostra espressivit, cos, il sorriso rafforza il nostro sentimento di felicit.
L'approccio cognitivo.
L'approccio biologico ha come limiti quello di poter classificare le emozioni e nella ricerca delle cause delle stesse. Infatti, secondo l'approccio cognitivo, gli stati fisiologici sono ambigui e possono essere diversamente percepiti e ci determina l'emozione. In tal filone teorico vi la teoria bifattoriale delle emozioni di Schachter. Egli afferma che , in realt, non ci sono grosse differenze tra le emozioni, tutte sono accompagnate da uno stato di eccitazione fisiologica generalizzata, come primo fattore, che attraverso la classificazione cognitiva (secondo fattore) vengono identificate. La classificazione avverrebbe attraverso l'utilizzazione di regole sociali, che ci "informano" su quali emozioni , in quella data circostanza, sia pi opportuno "sentire". Si ricordi, a sostegno di tale teoria l'esperimento di Schachter e Singer con l'utilizzo dell'epinefrina, uno stimolatore del sistema simpatico. Sempre secondo l'approccio cognitivo, meritano di essere menzionate le ricerche sulla riattribuzione di stati emotivi. Se, come afferma Schachter, le sensazioni emotive sono ambigue, allora la scelta di definirle arbitraria e si avrebbe soltanto l'esigenza del consenso altrui sulla definizione data. Agendo sui meccanismi attribuzionali, a livello terapeutico possibile: ridurre l'insonnia, liberare le persone dalla fobia per i rettili, ridurre gli effetti seguenti allo smettere di fumare, diminuire le paure ed aumentare la soddisfazione sessuale. Significative anche le ricerche con l'utilizzo dei placebo.
L'approccio costruzionista.
L'approccio cognitivo messo in discussione perch si ritiene che alcune emozioni non sono, necessariamente, accompagnate da un'eccitazione, venendo meno il primo fattore nella teoria bifattoriale di Schachter. Secondo questo nuovo approccio, le emozioni sarebbero prestazioni sociali, e ci sarebbe giustificato dalla conoscenza delle regole per una opportuna espressione emotiva.
mezzo metro a un metro e mezzo, 3) l'area della distanza sociale, che va da un metro e mezzo a tre metri e mezzo , 4) l'area pubblica, che va al di l dei tre metri e mezzo di distanza dal corpo. Appare importante che prima di iniziare una relazione stretta ci sia, quindi, un reciproco rispetto di tali regole.
La bellezza fisica.
In ogni differente cultura ci sono canoni di bellezza differenti che resistono molto bene al tempo. In genere la bellezza fisica un elemento tra i principali nell'attrazione, almeno inizialmente, ma essa pu creare anche dei problemi.. Innanzitutto , vi sarebbe un meccanismo detto della comparabilit, secondo cui se una persona si sente insicura nell'andare alla conquista di una persona ritenuta pi bella di s, rinuncia all'impresa stessa. C' da sottolineare, inoltre, una differente attrazione tra i due sessi in relazione alla bellezza fisica, ove sono gli uomini pi delle donne ad essere sensibili alla bellezza dell'altra. Probabilmente ci dovuto ad una differenza di ruoli tra i sessi. Se la donna considerata dall'uomo come un oggetto di piacere, allora avr cura di cercarsi un oggetto piacevole, che potrebbe avere anche la funzione di aumentargli il prestigio a livello sociale. Molti studiosi hanno evidenziato come l'aspetto fisico abbia nella valutazione della personalit della persona , una funzione di tratto centrale( si ricordi l'esperimento di Asch sulla modalit di associazione dei tratti con l'introduzione delle parole calda e fredda nelle due diverse liste). Infatti alla persona bella si associa generalmente una vita brillante, sia dal punto personale che professionale, ovvero si associano, ad un tratto positivo come la bellezza, altri tratti positivi. Il diverso impatto sociale della persone dall'aspetto piacevole emerso addirittura tra i bambini della scuola elementare. Se la persona attraente pu determinare, in linea generale, pi attrattiva, ella gode anche di aspetti negativi , tra cui il suscitare invidia o risentimento. Viene generalmente considerata meno preparata professionalmente, ed ha meno influenza sugli altri, cos come possono avere problemi di comunicazione, in quanto i loro messaggi possono essere fraintesi.
Le affinit interpersonali.
Per affinit interpersonali s'intende la condivisione di opinioni, medesimi livelli di energia, un certa somiglianza, quindi, tale da rendere vitale un rapporto. Non sempre la somiglianza determina attrattiva, capita quando si cerca una persona differente da s al fine di completarsi. Per quanto affermano i teorici della somiglianza, generalmente, maggiore il numero degli interessi in comune, maggiore l'attrazione. Tale somiglianza pu essere a pi livelli, come: una medesima posizione socioeconomica, medesimi interessi culturali, una somiglianza di stati emotivi, e cos via. E la somiglianza crea attrattiva perch: 1) gratifica l'auto stima di una persona, se, per esempio, il nostro stile di vita scelto anche da altri, abbiamo la sensazione che sia stato scelto bene, 2) le persone vivono come pi positiva una relazione con che ci somiglia, abbiamo cos la sensazione che potremmo ottenere buoni risultati, 3) siamo indotti a ritenere che l'altro che ci somiglia abbia caratteristiche gradevoli. Per quanto riguarda la complementarit, si ritiene che la validit di molte relazioni siano dovuta alla complementarit di caratteristiche e abilit dei partner. Winch, in particolare, elabor la teoria della complementarit nella scelta del partner sessuale. Andando alla ricerca dei fattori necessari per la riuscita del matrimonio, vide come questi ultimi erano tali se c'era nei coniugi la capacit di soddisfare le reciproche esigenze. Entrambe le teorie, quella della somiglianza e quella della complementarit sono in realt valide, contribuendo ad evidenziare i diversi fattori da cui pu dipendere l'attrazione e che sono: 1) le caratteristiche personali, per cui se si attivi si pi attratti da chi ci somiglia, se si dominatori, si desidera avere accanto una persona che, in senso complementare, si vuole far dominare; 2) la natura della situazione, per cui in mezzo agli amici ci si somiglia, in un aula scolastica si vuole un professore dalle competenze maggiori delle proprie; 3) gli effetti della somiglianza sulla definizione dell'individuo, per cui si tendono a respingere le persone che si sentono somiglianti, ma che hanno delle caratteristiche negative, 4) motivazioni o scopi individuali nella situazione data, a seconda della situazione affianchiamo persone somiglianti nella condivisione di un attivit, ma complementari quando speriamo ci sostituiscano in qualche altra attivit.
La socializzazione.
Il pregiudizio pu essere acquisito durante le prime fasi della socializzazione, durante l'infanzia, cos come pu essere acquisito durante qualunque periodo della propria vita ed il fatto che aumenti o diminuisca dipende dalle circostanze storiche.
L'acquisizione dei pregiudizi durante le prime fasi della socializzazione facilitata dall'atteggiamento dei genitori, dal momento che i bambini piccoli imitano continuamente ci che fanno i loro genitori. Analizzando proprio il rapporto tra imitazione e pregiudizi, un gruppo di ricercatori durante gli anni Quaranta, fece una ricerca sulla personalit autoritaria. La ricerca inizi andando a ricercare le radici dell'antisemitismo, e si chiesero che tipo di persona fosse quella che odiava gli ebrei. In breve, si resero conto che questo tipo di persona non odiava solo gli ebrei, ma, le minoranze in generale. Fu scelto il termine di autoritario, perch tali persone mostrano un atteggiamento subalterno nei confronti dei loro capi, oltre ad aderire ai valori convenzionali di leader politici e religiosi, ma , essendo contro il convenzionalismo, tra cui le minoranze che sono per definizione convenzionali. Il metodo utilizzato per misurare l'autoritarismo in una persona la scala F. Le persone autoritarie dimostrano di avere una grande rigidit di pensiero, mostrando difficolt nel comprendere posizioni a loro antitetiche, nonch in una diversa soluzione dei problemi. Hanno un atteggiamento positivo verso la politica e negativo verso la pornografia. Studiando le cause dell'autoritarismo e prendendo in esame l'effetto dell'imitazione, si visto come studenti universitari con un alto punteggio nella scala F, avevano genitori che mostravano anch'essi un medesimo punteggio. Invero, si suppone che genitori autoritari allevino figli autoritari e maggiormente propensi al pregiudizio. La possibilit che pregiudizi possano crearsi in momenti successivi all'infanzia, sono tanto pi veri se si considera l'influenza che hanno, nell'ingenerare pregiudizi, i mass media. In un periodo formativo, bombardati da una serie di messaggi provenienti da riviste o dalla televisione, senza un vaglio obbiettivo, di cui ancora non dispongono, si possono, nei ragazzi, generare atteggiamenti discriminatori nei confronti di un gruppo, che a sua volta pu abbassare la propria auto stima. Gratificazioni e punizioni presenti nella vita adulta. La nascita dei pregiudizi pu avvenire anche durante la vita adulta, in occasione di eventuali punizioni che creano ostilit nei confronti di quella persona o quel gruppo di persone, che hanno impartito la punizione. In particolare si prendono in considerazione gli effetti di due tipi di punizione: la competizione e le differenze tra i gruppi. Per quanto riguarda la competizione, in periodi storici differenti abbiamo assistito alla competizione per l'acquisizione delle risorse materiali , e una conseguente ostilit tra vari gruppi etnici. Tajfel ha sottolineato come la competizione tra gruppi, non avvenga solo per l'approvvigionamento, ma, in difesa della propria identit sociale. L'identit sociale nasce quando, introdotti in un gruppo, si prende consapevolezza di appartenervi, con conseguente senso di sicurezza perch si ha la sensazione di valere e ci si sente protetti. Nella salvaguardia della propria identit sociale, ci si mette in competizione con gli altri gruppi. Tajfel rilev che: 1) i membri di un gruppo mostrano atteggiamenti positivi verso se stessi e discriminazioni verso gli altri, 2) i gruppi, sviluppandosi, creano un'omogeneit interna, ovvero, i suoi membri si assomigliano sempre pi negli atteggiamenti, nelle opinioni, accentuando le proprie differenze rispetto agli altri gruppi, al fine di differenziarsi ulteriormente, 3) l'identit sociale prende il sopravvento sull'identit personale, per cui anche il diverso da s non visto come individuo, ma, come appartenente ad un gruppo, 4) i membri di un gruppo sviluppano atteggiamenti di auto compiacimento, per cui, si ritengono migliori, mentre gli altri sono cattivi, e ci determina un rafforzamento della propria auto stima. Per quanto riguarda le differenze tra i gruppi, si tende a non apprezzare chi la pensa differentemente da noi, perch lo si vive come una minaccia della propria auto stima.
La correlazione ingannevole, secondo cui si tende a mantenere una correlazione tra pi termini, come italiano e pigrizia, anche se tale correlazione non risulta surrogata da prove valide ed oltre qualunque informazione che la invalidi. Gli stereotipi hanno fondamentalmente due funzioni: l'una che, seppur semplicistici, i concetti che ci facciamo sugli altri, ci fanno guardare al mondo circostante come meno estraneo; l'altra funzione, come afferma Allport,, che in ogni stereotipo c' un nocciolo di verit, spesso infatti sono basati su fatti utili a capire le azioni degli altri. indubbio che gli stereotipi abbiamo un valore sociale, quindi, bisogna considerarli con una certa prudenza. In particolare, Campbell avverte su:1) possibili sopravvalutazioni delle differenze tra i gruppi, 2) possibili sottovalutazioni delle differenze all'interno di un gruppo, potendo alcuni avere uno stile di vita non del tutto omogeneo agli altri appartenenti del gruppo, 3) la giustificazione dell'ostilit, per cui se non si abbandonano gli stereotipi non si analizzeranno a fondo le vere cause di un fenomeno.
15 - Caratteristiche della fonte, del messaggio, del ricevente ed efficacia della comunicazione persuasiva
La comunicazione sociale pu essere persuasiva, ossia, permettere il cambiamento degli atteggiamenti. Hovland e coll. si soffermarono a studiare le caratteristiche dello stimolo del processo persuasivo e gli effetti delle singole caratteristiche nell'efficacia della comunicazione persuasiva. Tali caratteristiche sono:1) la fonte (colui che tenta di persuadere), 2) il messaggio (il contenuto della comunicazione), 3) il canale (il mezzo attraverso cui viene trasmessa la comunicazione, come televisione o stampa ), 4) il ricevente (colui a cui giunge il messaggio), 5) il contesto della comunicazione ( contesto fisico e/o sociale).
La fonte.
Qualunque sia il messaggio trasmesso, importante tenere conto delle caratteristiche della fonte, ovvero, di colui che invia il messaggio, tra le caratteristiche pi importanti ci sono: l'attendibilit della fonte, le sue attrattive fisiche, le sue intenzioni. Per quanto riguarda l'attendibilit, in linea generale, risulta avere pi impatto e, quindi, pi effetto persuasivo il messaggio proveniente da una fonte ritenuta attendibile, anche, se si osservata l'influenza del cosiddetto effetto latente, per cui il messaggio proveniente dalla fonte meno attendibile, con il passare del tempo, risultava, a livello persuasivo, avere pi incidenza. Questo fenomeno si verificherebbe perch, con il tempo, avverrebbe una dissociazione tra colui che ha inviato il messaggio e la caratteristiche del messaggio stesso, e, quindi, venendo meno l'influenza dell'attendibilit, il messaggio proveniente da una fonte meno attendibile risulta, nel tempo, avere pi incidenza. Infatti, rievocando la fonte, l'attendibilit cresce e l'effetto latente non si verifica. Le fonti attendibili influenzano il cambiamento degli atteggiamenti, tanto pi se il messaggio coinvolge la persona che lo trasmette, e non va a suo vantaggio, mentre, se il messaggio fosse non significativo, l'impatto persuasivo sarebbe lo stesso, sia da parte di una fonte attendibile o meno. Anche le attrattive fisiche della fonte possono influenzare la comunicazione persuasiva. Kelman osserv un influenza maggiore se la fonte apprezzata fisicamente, perch le si vorrebbe assomigliare o ci si identifica, tanto pi se il messaggio impopolare. Generalmente, se l'emittente dichiara che se le sue intenzioni sono tese alla persuasione, il ricevente, assume un comportamento competitivo che ostacola, un eventuale cambiamento di atteggiamenti. Questo non capita sempre, soprattutto, se il messaggio non letto come minaccioso, addirittura, di fronte ad un eventuale dibattito, si possono anticipatamente assumere gli atteggiamenti altrui.
Il messaggio.
Intanto per essere persuasivo, un messaggio deve essere capito, e, quindi, dev'essere chiaro, e a sua volta attiver due fattori: un unilateralit o bilateralit nella argomentazione e uno stato di paura. Varie ricerche hanno evidenziato come l'impatto della comunicazione in senso persuasivo diverso: 1) a seconda dell'istruzione di chi l'ascolta, 2) A seconda che l'argomentazione sia unilaterale o bilaterale.
Pi l'emittente una persona istruita e pi pu essere persuasa da un argomentazione bilaterale, meno istruita pi sar persuasa da un argomentazione unilaterale. Inoltre un messaggio minaccioso pu incutere uno stato di paura, e pu incidere nel cambiamento degli atteggiamenti, anche in maniera non diretta, ma, sotto l'influenza dell'effetto latente. Il messaggio minaccioso pu determinare un effetto boomerang, ossia, inibire il cambiamento, ed il ricevente si trincerer dietro un meccanismo di evitamento difensivo, a meno che cambiare gli atteggiamenti equivalga ad una diminuzione dell'attivazione dello stato di paura.
Il ricevente.
Le persone non si limitano ad ascoltare ci che gli si dice, ma, elaborano l'informazione. Molte ricerche hanno evidenziato come l'efficacia della comunicazione persuasiva sia influenzata dalla disposizione o meno del ricevente a modificare i propri atteggiamenti. Le disposizioni possono essere di tre tipi. Nel primo caso, vi una tendenza a farsi influenzare da ogni comunicazione persuasiva e a cambiare i propri comportamenti. Nel secondo caso, la ricerca di McGuire sottolinea che la persuasione avverrebbe, prevalentemente, in mancanza di argomentazioni a difesa della propria opinione. Nel terzo caso, l'efficacia della comunicazione persuasiva sarebbe influenzata dagli stili personali. Tendenzialmente, una bassa auto stima tende a mettere in discussione le proprie convinzioni, assumendo quelle degli altri; un'alta auto stima tenderebbe a difendere le proprie posizioni, eventualmente ad argomentarle.
16 - La dissonanza cognitiva.
Molti psicologi sono convinti che ogni persona sia animata dalla necessit di coerenza tra le proprie idee. E se questo non dovesse avvenire producendo incoerenza si sarebbe mossi dall'esigenza di un ripristino della coerenza stessa Festinger si occupato di questo problema, che nel caso d'incoerenza viene denominato dissonanza cognitiva. Festinger rileva che tanto pi c' dissonanza tra la rappresentazioni che si hanno nel mondo, tanto pi forte il disagio per l'incoerenza che necessita di una risoluzione, e lo maggiormente all'aumentare dell'importanza delle rappresentazioni medesime. La risoluzione della dissonanza pu avvenire attraverso una modifica del proprio comportamento, o attraverso la modifica della rappresentazione. Per fare un esempio semplice, se si disprezza chi ruba, e si sta per comprare una autoradio presumibilmente rubata, si pu decidere, nei termini della risoluzione della dissonanza, di non comprare pi l'autoradio o si cambia la propria opinione su chi ruba, giustificandolo come uno stato di bisogno. Tutto ci dimostra, come il bisogno di coerenza cognitiva pu influenzare il cambiamento negli atteggiamenti, infatti ad una coerenza logica si associa una coerenza di atteggiamenti. La riduzione della dissonanza implica quindi un cambiamento negli atteggiamenti avendo determinato una modifica del comportamento. Questi effetti, del comportamento sugli atteggiamenti, sono studiati attraverso i role-playing, ovvero l'interpretazione di un ruolo. Quanto pi l'interpretazione di un ruolo dissonante con i propri atteggiamenti, tanto pi l'interpretarlo, adottando un certo comportamento, pu influenzare il cambiamento degli atteggiamenti, mentre se non produce alcuna dissonanza, allora, non si avr alcun cambiamento. Festinger, afferma anche che quanto maggiore la pressione di qualcuno che ci vuol fare un'azione indesiderata, tanto minore sar la dissonanza prodotta. Questa posizione non stata validata da prove sufficienti e, quindi, stata variamente criticata. Infatti, molti autori affermano che se nella pressione implicita una qualche punizione o, anche, una ricompensa, comunque, il fatto di eseguire un'azione a forza, non implicherebbe nessuna attrazione verso l'azione, e quindi nessuna diminuzione della dissonanza. Altri autori, invece, ritengono che la ricompensa pu attenuare la dissonanza, come in quell'esperimento dove la ricompensa in denaro, per il fatto di mentire ad altre persone sulla qualit interessante di alcune prove motorie, in realt, molto noiose, potesse non creare dissonanza (caso della retribuzione soddisfacente), o far cambiare l'atteggiamento (caso della ricompensa non soddisfacente e quindi di alta dissonanza). In generale, il peso della retribuzione sulla riduzione della dissonanza, dipende dalle circostanze. Klapper, inoltre, osserv come, al fine dell'evitamento della dissonanza, si "scelgono" le cose da vedere e da sentire, per esempio, evitando di vedere o di ascoltare alla televisione o alla radio, fatti non congruenti con le proprie opinioni, e addirittura, a tal fine, ne viene alterata la memorizzazione e la rievocazione.
Alcuni autori sono propensi a ritenere l'aggressivit parte integrante del nostro bagaglio istintuale. Sono d'accordo, in tal senso, autori come MacDougall, che parla di "istinto pugnace", e Freud, che parlava di un vero e proprio istinto di aggressivit. La stessa posizione condivisa dagli etologi, come Lorenz . Studiando il comportamento aggressivo, in molte specie animali, egli giunto alla convinzione che i medesimi istintivi comportamenti aggressivi sono presenti anche nell'uomo, con la differenza che se l'animale modula la propria aggressivit, bloccando l'azione con un mezzo di controllo, che ha affinato per anni, sempre di natura istintuale. L'uomo, pur avendo le stesse possibilit dell'animale, non le sfrutta, anzi lo sviluppo delle capacit mentali hanno permesso di creare modalit di distruzione altamente sofisticate. Questa posizione teorica contrastata da chi ritiene che pur riconoscendo una similitudine nel patrimonio istintuale dell'animale come nell'uomo. Ritiene che il comportamento sia, sostanzialmente, mediato da ormoni maschili, quali gli androgeni, che se determina nell'animale direttamente un comportamento aggressivo, nell'uomo provocherebbe solo uno stato di maggiore eccitazione, rendendolo pi emotivo, pi attivo. Inoltre ulteriori ricerche, hanno evidenziato come nelle diverse culture non vi sia la stessa propensione verso l'attuazione di un comportamento aggressivo, in alcune societ non vi mai stata la guerra, come tra gli Eschimesi. Generalmente, nelle societ l'espressione dell'aggressivit determinata da circostanze storiche, infatti, se in una societ pacifista, cambiano le condizioni, pu scatenarsi anche una guerra, mentre, culture tendenzialmente aggressive possono per secoli vivere in pace. Secondo un altro approccio teorico, il comportamento aggressivo si apprende. Varie ricerche hanno evidenziato come l'aggressivit pu essere modulata da ricompense e punizioni. In un esperimento all'interno di una scuola materna, si disse alle mastre di lodare i comportamenti di cooperazione e di passare sotto silenzio i comportamenti aggressivi, Dopo due settimane si rilev una diminuzione di siffatti comportamenti, ed un aumento della cooperazione tra i bambini. Smesso il periodo delle ricompense l'aggressivit ricomparve, per poi diminuire un volta ripristinato il sistema di ricompense come all'inizio dell'esperimento. Altre ricerche hanno evidenziato come l'aggressivit pu essere controllata attraverso minaccia di rappresaglia. Cos come la punizione pu aumentare l'aggressivit, nel caso in cui si ritiene si ritiene di dover ripagare l'altro del torto subito o nel caso in cui l'aggredito molto arrabbiato tanto da colpire a sua volta senza badare all'entit della punizione futura. Il comportamento aggressivo pu essere appreso, oltre che dal sistema delle ricompense e punizioni, anche dall'imitazione di modelli aggressivi, cos come modelli pacifisti, come quelli nell'India di Mahatma Ghandi, possono indurre l'acquisizione di comportamenti pacifici. I modelli istiganti modelli aggressivi, possono trovarsi nella stessa famiglia, un genitore che picchia il figlio, propone a quest'ultimo un modello di comportamento improntato alla punizione, ed i modelli culturali. In questo caso , per esempio, nelle culture occidentali, stato sempre proposta la correlazione tra l'uomo e l'aggressivit. L'imitazione dei modelli, potrebbe essere quella proposta dalla televisione, o la lettura di certi fumetti (senza dimenticare il fenomeno nuovo ma sempre pi dilagante dei cd-rom proponenti giochi violenti). La lunga esposizione all'osservazione di spettacoli televisivi violenti, mette in atto un processo di de sensibilizzazione, , per cui alla violenza non ci spaventa pi, ma diventa un mezzo che se usualmente vediamo pu essere anche usualmente appreso ed utilizzato. All'opposto, Feshbach ritiene che l'osservazione di immagini violenti pu indurre la riduzione dell'aggressivit, fungendo da catarsi. Negli esperimenti i bambini pi influenzati dai messaggi violenti, erano anche quelli che avevano pi difficolt nel distinguere la realt dalla fantasia. Generalmente, poi, la persona aggressiva a scegliere spettacoli violenti.
l'aumento della frustrazione, l'altra l'arbitrariet dell'agente che provoca la frustrazione, per cui tanto pi arbitrario, tanto pi crea frustrazione. Inoltri fattori determinanti stress, come rumore, calore, ecc., che determinano frustrazione, possono provocare reazioni aggressive. Generalmente, per, si ritiene che sono le persone pi inclini a reagire con aggressivit, anche quelle, che peggio sopportano gli effetti della frustrazione. La frustrazione uno stato di attivazione emotiva similmente alla rabbia, che, secondi alcuni autori, di per se non sfocia in una manifestazione aggressiva, a meno che non vi siano particolari condizioni. Infatti, l'eccitazione emotiva, seguita dalla frustrazione, pu essere incanalata in altre attivit, non aggressive, si parla in questa caso di dislocazione di emozione. Generalmente la risposta aggressiva si ha quando: 1) essa, nel contesto dato, risulta essere la risposta dominante, 2) in riferimento all'attribuzione dello stato emotivo, nel senso che se viene definita come frustrazione , pi facile il manifestarsi dell'aggressivit. Come gli stessi autori del volume sopracitato affermano, ci sono condizioni che permettono la riduzione di comportamenti aggressivi. Non sempre ad una manifestazione aggressiva ne seguir un'altra, e questo succede in situazioni che permettono lo sfogo emotivo, attraverso un'esperienza catartica, come lo volgere attivit fisica o l'uso di tecniche come le urla primarie. Inoltre la tendenziale riduzione di successive manifestazioni aggressive, avverrebbe quando:1) l'aggressivit ha creato un danno all'aggredito, 2) L'aggressivit servita a riparare ad una offesa.
norme o regole informali, nella vita pubblica e privata; il secondo fattore sono i modelli, per cui si imitano modelli altrui ovvero comportamenti altrui, e se viene imitato da un gran numero di persone si parler di contagio. La condivisione di comportamenti avverrebbe nel caso del confronto sociale, cio, quando tutti gli altri si comportano unitamente e diversamente da noi, ci viene il sospetto che il nostro comportamento non sia opportuno e adottiamo quello degli altri. Una dimostrazione degli effetti del confronto sociale, lo ha evidenziato nel 1935 Sherif. Egli us una situazione altamente ambigua. Se in una stanza buia compare una luce fissa, avviene un effetto auto cinetico, per cui la luce sembrer muoversi.. Per capire l'influenza del confronto sociale , mise un gruppo di persone , nella medesima situazione di stanza buia e luce fissa , e, poi, sent singolarmente le opinioni sulla percezione avuta. Quindi, li riun in piccoli gruppi a ripetere l'esperienza visiva, e dalla successiva verifica, emerse che ci che veniva riferito di aver visto era comune tra i componenti dei singoli gruppi, e differiva dall'opinione di ognuno, data inizialmente. Addirittura, l'effetto auto, cinetico del gruppo pu persistere per un anno, e se si introdotti in altri gruppi, a ripetere l'esperimento, questi tenteranno di convincere gli altri della stessa opinione. Asch studi l'influenza del fattore acquiescenza nell'insorgenza, invece, di comportamenti conformi. Questo fattore avverrebbe sotto la pressione normativa, per cui si mantengono le proprie opinioni, ma, si dichiara di essere concorde con gli altri, per farsi amicizie, o evitare la censura dal gruppo. Se si ritiene che l'opinione del gruppo sia quella giusta , invece, di conformarsi, si interiorizzano i giudizi altrui, e si cambia opinione, questo soprattutto sotto pressione informativa, quando chiediamo agli altri la risposta esatta ad un problema. Asch condusse la sua ricerca nel 1946, mise un gruppo di sette persone a valutare la lunghezza di alcune linee rispetto alle altre come riferimento. Nella prima prova pi semplice, erano tutti d'accordo nel rilevare la minore o maggiore lunghezza delle varie linee. Nella seconda prova, paradossalmente, gli altri erano concordi tra loro nel dare un risposta sbagliata e cos via nelle prove seguenti. Si registr via, via l'aumento della percentuale dei soggetti che uniformavano la propria opinione a quella della maggioranza. In linea generale i fattori, presenti anche nella ricerca di Asch, che possono aumentare o diminuire la tendenza ad uniformarsi al gruppo, sono: 1. 2. 3. 4. la dimensione del gruppo, secondo Asch la conformit non aumenta oltre un gruppo di tre persone. l'ambiguit dello stimolo, nella ricerca di Asch la tendenza ad uniformarsi aumentava se vi era difficolt a valutare la lunghezza delle linee, l'attrazione verso il gruppo, pi attraente pi ci si conforma, l'interazione futura, vi sar maggiore uniformit se si pensa che quel gruppo verr rivisto.
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personalit del soggetto, secondo cui, incide quanto si ritenga l'altro responsabile di quanto gli stava succedendo, nonch, un maggior autoritarismo ed un moralit minore presente nei soggetti inclini all'obbedienza.
Un sostegno sociale, seppur minimo, aiuta ad affermare la propria indipendenza di giudizio e ad ostacolare la conformit. Infatti, fu fatta una modifica all'esperimento di Asch, ove oltre i sette soggetti concordi tra loro nel dare una risposta palesemente errata, vi era un individuo d'accordo con il soggetto preso in esame, che riduceva la sua tendenza ad uniformarsi all'opinione del gruppo. Questo effetto presente nei bambini, nei gruppi di ritardati mentali, e nei gruppi di adulti, e si verifica anche se il sostegno non continuo e, comunque, in presenza di qualcuno che in un modo o nell'altro, dissenta dalla maggioranza, e, infine, l'effetto del sostegno sociale si generalizza, non specifico di un area di giudizio, ma, rafforza nell'individuo la propria indipendenza generale contro la pressione di gruppo. Riguardo alle tecniche utilizzate dall'agente, se ne individuano soprattutto tre. La prima tecnica quella definita "tecnica del piede nella porta", che consiste nel chiedere inizialmente un piccolo favore per poi chiederne uno pi grande, gli psicologi ritengono che ci accada perch si vuole essere coerenti con l'immagine di se che si dato la prima volta. La tecnica del "colpo basso", varia rispetta alla prima perch dopo aver ricevuto il primo piccolo favore, si avverte che i costi da sostenere sono pi alti, e le persone, al fine di rispettare un impegno preso, mantengono il proprio aiuto. Nella tecnica della porta in faccia, si passa da un favore estremo ad uno pi piccolo. In genere, di fronte al primo favore si rifiuta, poi, per lenire il senso di colpa, si accetta il secondo. In linea generale, gli psicologi ritengono che si acconsente nelle richiesta di un favore, per mantenere un immagine di se ottimale, per non essere considerati devianti e per consolidare la buona opinione che abbiamo di noi stessi.
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Lo scambio delle risorse regolato dal particolarismo e dalla concretezza. Per particolarismo s'intende che alcune risorse possono essere scambiate tra persone qualsiasi, mentre altre lo possono soltanto tra persone particolari. Per quanto riguarda il secondo punto, s'intende il diverso grado di concretezza delle risorse stesse, per cui gi il bambino, in fase di socializzazione, sa distinguere tra beni e servizi per riuscire in seguito a riconoscere compensi dal contenuto pi significativo come lo status. I Foa, in pratica affermano che date due azioni, tanto maggiore l'analogia in termini di particolarismo e concretezza, tanto pi appropriato risulta lo scambio tra loro. In pratica gli individui si aspettano uno scambio equo, altrimenti, si prova ostilit e si considerano gli altri degli irresponsabili. Nello scambio delle risorse, non ci si preoccupa solo della qualit delle stesse ma anche della quantit. Gouldner afferma che la vita sociale influenzata dalla regola della reciprocit. La costruzione ed il mantenimento della societ stessa regolata da norme relative a forme di scambio giuste ed equilibrate. Una relazione equa tale quando percepita una medesima distribuzione di costi e benefici; in caso contrario si sperimenterebbe una stato di frustrazione e la necessit di ripristinare l'equit. Sono state studiate le reazioni a due tipi di iniquit: il sottocompenso ed il sovracompenso. Nel primo caso, i sentimenti di frustrazione spingono l'individuo a ristabilire l'equit. Questo pu essere fatto in vari modi, come chiedere un compenso maggiore o procurare all'altro una medesima frustrazione. Nel caso del sovracompenso, ci irrita vedere qualcuno che riceve del denaro senza avere lavorato. Anche in questo caso, si pu avere il desiderio che la persona sia punita. In linea generale, al fine di ripristinare l'equit, o si lavorer di pi, o si modifica la percezione di ci che accaduto, ridefinendo costi e benefici.
28 - La teoria dell'equit.
Lo scambio delle risorse modulato da due regole, che sono le regole sulla qualit delle risorse, secondo cui non si scambia facilmente una risorsa con un'altra e le regole sulla quantit. Gouldner afferma che la vita sociale influenzata dalla regola della reciprocit. La costruzione ed il mantenimento della societ stessa regolata da norme relative a forme di scambio giuste ed equilibrate. Una relazione equa tale quando percepita una medesima distribuzione di costi e benefici; in caso contrario si sperimenterebbe una stato di frustrazione e la necessit di ripristinare l'equit. Sono state studiate le reazioni a due tipi di iniquit: il sottocompenso ed il sovracompenso. Nel primo caso, i sentimenti di frustrazione spingono l'individuo a ristabilire l'equit. Questo pu essere fatto in vari modi, come chiedere un compenso maggiore o procurare all'altro una medesima frustrazione. Nel caso del sovracompenso, ci irrita vedere qualcuno che riceve del denaro senza avere lavorato. Anche in questo caso, si pu avere il desiderio che la persona sia punita. In linea generale, al fine di ripristinare l'equit, o si lavorer di pi, o si modifica la percezione di ci che accaduto, ridefinendo costi e benefici.
Tra le strategie di contrattazione abbiamo: 1) la strategia della cooperazione. importante che l'intenzione di cooperare di almeno una persona coinvolta nello scambio, venga sin dall'inizio manifestata. Anche se dev'essere fatto con cautela, specialmente, se ci troviamo di fronte a persone molto competitive o non convinti dell'intenzione a cooperare, altrimenti si rischia lo sfruttamento. La condizione ottimale quella in cui le persone possono comunicare, cosi da poter far rilevare all'altro le proprie buone intenzioni e si ha modo di discutere sui reciproci bisogni. 2) La strategia del muso duro. A volte al cooperazione altrui pu essere ricevuta se mettiamo gli altri nelle condizioni di cedere. Facendo il " muso duro". Non sempre tale tecnica ha risultati positivi, come nel caso in cui l'altro si irrita di fronte un comportamento duro, intransigente, e se si ha l'occasione di sfuggire da tale rapporto lo si fa velocemente. 3) La strategia dell'occhio per occhio. In questo caso si assiste ad una distribuzione equa, che preveda come ricompensa alla cooperazione se l'altro ci da cooperazione, o una punizione di eguale valenza all'eventuale sfruttamento ricevuto. A tal proposito Osggod descrisse la strategia della riduzione graduale della reciproca tensione, da utilizzare nei casi di forte tensione, come quelli a livello internazionale. Questa tecnica prevede un iniziale cooperazione minima da uno dei contendenti, e dalla seguente cooperazione reciproca con conseguente riduzione della tensione. Inoltre le intenzioni di cooperare devono essere espresse e anche in modo chiaro, richiedendo una verifica dell'effettiva cooperazione fornita, ma, facendosi vedere comunque vulnerabili in modo da essere credibili nelle intenzioni. In linea generale, i ricercatori concordano sul fatto che non esiste una strategia migliore di un'altra, dipende dalle circostanze che portano a modificare anche la tecnica nel tempo. Per quanto riguarda l'uso della minaccia, si pu per l'appunto minacciare l'altro di rompere un rapporto nel momento in cui non ottempera a degli obblighi presi propri dello scambio, per cui pu soltanto promettere compensi o sanzioni. Deutsh e Krauss, due ricercatori, misero a punto un gioco di compra vendita in cui il guadagno dipendeva dalla velocit con cui si procedeva nel gioco. I partecipanti fingendo di essere due auto trasportatori, devono partire da un punto del tragitto gi segnato, all'arrivo avrebbero ricevuto il compenso, meno le spese operative. I tragitti possibili sono due, uno pi lungo ed uno pi corto, ma , si accorgono ben presto che il tragitto pi corto ad una sola corsia cos che se lo attraversano insieme, si dovrebbero fermare con conseguente perdita di tempo e quindi di soldi. La strategia utilizzata dai partecipanti solitamente quella di passare per il tragitto pi breve a turno. A questo punto dagli sperimentatori viene data la possibilit ad uno solo o ad entrambi i partecipanti di utilizzare mezzi di intimidazione, come il poter sbarrare la strada all'altro, inoltre non potevano pi comunicare. Si visto, nelle venti volte in cui il gioco fu iniziato, che quando vengono utilizzati mezzi intimidatori, da parte di uno o di entrambi i giocatori, si aveva una perdita di denaro, mentre, potendolo la cooperazione risultava il mezzo pi utilizzato. In linea generale i ricercatori sottolineano come se la comunicazione possibile, la minaccia pu essere superata dando spazio alla cooperazione, invero, l'uso della minaccia ha un effetto positivo sulla cooperazione, se la posta in gioco per colui che rischia di perderla molto alta e se le richieste sotto minaccia sono ragionevoli, ma se la persona minacciata in collera, in seguito alla minaccia stesa, egli pu opporsi al cooperare.
Questo perch comunicando, si conosce l'altro e si acquisisce fiducia, la sfiducia in un rapporto infatti, non agevola uno scambio in positivo e pu creare sfruttamento. Inoltre comunicando si esprimono le intenzioni e si conoscono le esigenze ed i problemi dell'altro. Si sono cercati di individuare quei metodi che permettano una comunicazione pi efficace e quindi una cooperazione maggiore. Si individuano, innanzitutto, delle fasi al fine di uno scambio comunicativo ottimale. L'approccio migliore al problema intanto quello che cerca una risoluzione dello stesso in modo razionale, lasciando da parte ogni spirito individualista, che non fa bene alla comunicazione. In secondo luogo, si cerca di conoscere a fondo la situazione dell'altro, i suoi bisogni, le sue difficolt, permettendo una maggiore collaborazione. importante anche lo stile personale di colui che ricerca la collaborazione, dev'essere innanzitutto credibile nelle intenzioni, deve riscuotere fiducia e questo sappiamo che richiede del tempo. Inoltre manifestare di voler collaborare anche rischiando lo sfruttamento, ci mostra realmente interessati al rapporto. Pruitt, afferma che la negoziazione pu avere pi successo, se si adotta la strategia della rigidit flessibile. Ovvero, bisogna mantenere saldi i propri obbiettivi, ma manifestare flessibilit nei mezzi da utilizzare per il raggiungimento dei propri fini. Inoltre quando entrambe le parti, dimostrano, nella ricerca della soluzione ad un problema, di voler considerare anche il punto di vista dell'altro, si parla di risoluzione dialettica del problemi. Parlare e pensare in termini dialettici, significa infatti rispettare i reciproci desideri. A volte la mediazione di una terza persona importante nel mediare la comunicazione, e rendere pi efficace la collaborazione. La mediazione pu avvenire fissando le regole della negoziazione , e quindi migliorandola chiamansi questo processo di mediazione. Oppure si adotta una strategia passiva, infatti la sola presenza di un'altra persona pu calmare gli animi, e porre la comunicazione in modo pi civili, nel caso mancassero. La mediazione di concetto avviene quando i mediatore offre possibili soluzioni al problema da dover poi discutere, oppure si ripropone il problema riformulato, invero cogliendo un altro aspetto del problema medesimo. La dichiarata soluzione al problema pu non giungere perch si teme nel cedere, di fare una brutta figura o perch si teme di perderci troppo, in questo caso, la figura del mediatore pu essere utile dietro le quinte, ascoltando in privato i timori di ognuno, trovando soluzioni ragionevoli e salvano la loro immagine esterna.
Un altro ostacolo alla coesione di un gruppo, la simpatia o meno che i membri del gruppo possono avere fra di loro. possibile d'altronde la formazione di sottogruppi, qualora vi fosse simpatia solo per alcuni, e questo tanto pi vero se il gruppo grande. A tal proposito stato messo a punto un test sociometrico per valutare la struttura affettiva di un gruppo. Se la coesione interna pu aumentare la produttivit di un azienda, per esempio, per innalzamento della qualit delle modalit di lavoro, per cui i lavoratori vivendo in un ambiente ottimale, innalzano la propria auto stima, hanno un morale alto e aumenta la dedizione stessa al lavoro. Dall'altro senso, una forte coesione interna, pu creare una mentalit di gruppo, e questa al fine di non svalutare, criticando, l'opinione degli altri, e in salvaguardia della coesione stessa, favorisce l'anonimato. Ci si conforma all'opinione generale senza metterla in discussione, ed i processi decisionali subiscono una vera e propria distorsione, in questo modo:1) le soluzioni prospettate sono ridotte senza possibilit di vagliare soluzioni alternative. 2) Anche la modalit con cui si giunge ad una soluzione non viene messa in discussione, 3) non si chiede aiuto ad un esperto ed eventualmente lo si sceglie in modo da confermare ci che era stato gi deciso. In generale, quindi, la coesione interna forte pu essere usata a reale vantaggio del gruppo e dei suoi componenti, qualora si cerchi di prevenire l'insorgere di mentalit di gruppo, dando spazio alle critiche e a nuove proposte, e cambiando, se necessario, la leadership.
34 - Il test sociometrico....
Il grado di coesione all'interno di un gruppo pu essere valutato dal grado di simpatia che provano gli uni verso gli altri. possibile la formazione di sottogruppi per il fatto di provare simpatia solo per alcuni. Questo tanto pi vero quanto pi grande il numero dei membri del gruppo stesso. Un metodo per valutare l'eventuale formazione di tali sottogruppi, e quindi per valutare l'effettiva affettivit al suo interno, il test sociometrico, realizzato da Moreno. Questo metodo al fine di evidenziare il tipo di struttura di un gruppo, prende in considerazione le preferenze individuali. Si chiede quale persona si sceglierebbe come collaboratore nelle diverse attivit, e si riuniscono i dati ottenuti in una rappresentazione grafica. Se l'attrazione equamente distribuita fra i tutti i componenti del gruppo, significa che vi un alto grado di coesione interna, diversamente, in caso di distribuzione ineguale, che evidenzier la formazione di sottogruppi determinando un basso grado di coesione interna.
35 - La devianza.
Per devianza s'intende un comportamento del singolo deviante, ovvero, discostante rispetto al gruppo stesso. Questo problema legato a quello della libert all'interno di un gruppo, Festinger analizz una delle ragioni del diminuire della libert stessa. Infatti ciascun componente richiede dagli altri il consenso allo scopo di perseguire gli obbiettivi del gruppo, il raggiungimento dei quali regolato da norme operative, per non lasciare il gruppo allo sbaraglio, e che fissano le priorit del sistema. Tali priorit essendo i bisogni del sistema, interferiscono necessariamente con i bisogni del singolo. A tal proposito, Schachter ha condotto una ricerca sulla pressione alla conformit nei gruppi. Inizialmente fu chiesto ad un gruppo di circa dieci studenti di decidere in merito alla sorte che, secondo loro, spettava ad un giovane delinquente. Al suo interno vi erano tre studenti, d'accordo con lo sperimentatore, che manifestavano tre tipi di opinione. Una conforme, ovvero modale, al gruppo, la seconda era deviante rispetto all'opinione della maggioranza, la terza variava da una posizione deviata estrema ad una posizione finale di carattere modale. La discussione dur circa 45 minuti, e fu caratterizzata da un alto livello di comunicazione , per quasi tutto il tempo, nei confronti di colui che prospettava una posizione deviante. evidente che si faceva qualunque tentativo affinch l'opinione da deviante diventasse modale, fino ad arrivare agli ultimi dieci minuti di discussione, in cui la maggioranza non se ne interess pi, sembrava fosse stato respinto, con manifestazioni di ostilit. Verso colui che esprimeva un'opinione modale fu rivolta solo pi attenzione alla fine, e ben poca attenzione fu data alla persona che manifestava un opinione volubile nel momento in cui ader all'opinione della maggioranza. Schachter rivel, concluse, quanto importante fosse l'opinione comune nei gruppi a forte coesione interna, a tal punto da mostrare intolleranza maggiore verso il deviante rispetto ai gruppi con un basso grado di coesione. Il fenomeno della devianza viene studiato anche attraverso la teoria dell'impatto sociale di Latan . Questa teoria vuole studiare come si manifesta la pressione altrui per farci cambiare idea nelle pi svariate circostanze. L'impatto sociale determinato da tre fattori: 1) il numero dei componenti del gruppo. Infatti, pi numeroso il gruppo, maggiore l'influenza che si esercita sul deviante. 2) La forza di coloro che influiscono. Pi in
gruppo forte, pi vi la possibilit di influire sul deviante. 3) L'immediatezza, relativamente alla dimensione spazio temporale. Quanto pi vicino fisicamente colui che esercita l'influenza, tanto pi forte l'influenza stessa, che varia anche se il deviante si allontana dal gruppo per un tempo pi o meno lungo. In conclusione, i teorici dell'impatto sociale affermano che all'interno dei piccoli gruppi , ciascun membro ha pi libert, i fattori d'influenza sono pochi e il deviante pu a sua volta influenzare il gruppo stesso. Evidentemente, se il deviante ha bisogno del gruppo, la sua libert sar personalmente limitata. Anche la distanza fisica e sociale influenza la maggiore o minore libert.
maggiore nei compiti molto semplici e nei casi in cui necessario prendere una decisione in tempo brevi, inoltre, una struttura efficace nel caso di un gruppo numeroso ove sarebbe problematico lo scambio di informazioni. Ma se il compito complesso, il gruppo decentralizzato a dare risultati migliori e, all'interno di questi, la soddisfazione personale dei singoli maggiore. In linea generale, i processi decisionali migliori sono quelli prodotti da un gruppo che, in situazioni diverse, adotta la struttura di comunicazione pi adatta alla situazione. Il secondo fattore da considerare la scelta dei membri. All'interno dei gruppi, infatti, uomini e donne danno prestazioni diverse. Gli uomini producono di pi, ma le donne sono pi attente alla qualit. Bales propone un sistema di classificazione, in seguito ad una lunga esperienza all'interno di gruppi di discussione. In tali gruppi, si verificano frequentemente delle dinamiche che possono evidenziare lo stile che ciascuno preferisce adottare nell'interazione con l'altro, come apparire amico, dare suggerimenti o chiederli, entrare in tensione. Lo stile individuale pu assumere tre forme principali: 1) preminente o subalterno; la posizione preminente viene assunta da chi si mostra pi attivo, d suggerimenti rispetto a chi li chiede che, all'opposto, tende ad assumere una forma subalterna; 2) forma positiva o negativa; si colloca al polo negativo della scala chi appare ostile o distaccato e chiede agli altri la loro opinione; all'opposto chi cordiale si colloca al polo positivo della scala; 3) forma propositiva o indifferente; chi assume la forma propositiva sensibile alle finalit del gruppo e vi partecipa, all'opposto chi si mostra indifferente facile che entri in tensione con gli altri membri del gruppo. In conclusione Bales afferma che la persona che sia positiva, propositiva e preminente appare la figura ideale all'interno di un gruppo, per il suo carattere di cordialit e di iniziativa. Questo vero soprattutto se il gruppo ha compiti di carattere additivo. Infatti, nel caso di compiti discrezionali, la presenza di soggetti meno preminenti, possono evitare il pericolo della formazione delle mentalit di gruppo. Per cui lo stile personale pi idoneo dipende dal tipo di compito. Per quanto riguarda dal scelta della strategia, in generale, i gruppi, non analizzano le decisioni che prendono, ma ci influenza l'efficienza del gruppo. E' necessario adottare una serie di strategie al fine di trovare la risoluzione migliore ad un problema del gruppo, ovvero: 1) necessario mettere in discussione le abitudini che vengono prese da tempo ed in maniera continua; 2) la valutazione deve riguardare il maggior numero di elementi positivi e negativi; 3) bisogna riflettere sulle conseguenze della decisione presa; 4) in caso di difficolt, opportuno rivolgersi ad un consulente esterno. Il problema del leadership un fattore importante per il miglioramento del processo decisionale in un gruppo. La leadership pu essere esercitata in vari modi, ma non sempre efficace. Lewin, Lippitt e White studiarono gli effetti della leadership autoritaria, rispetto agli effetti della democrazia. Furono formati gruppi di attivit con ragazzi di 10 anni. All'interno dei gruppi, vi erano leadership diverse. In una il leader era autoritario, nell'altro, era democratico. I gruppi lavorarono per 6 settimane e si vide come nei gruppi con il leader democratico, in cui i ragazzi decidevano in maniera autonoma le proprie attivit ed erano aiutati nella realizzazione, i ragazzi stessi si divertivano e la produttivit del gruppo era maggiore. Mentre nei gruppi con il leader autoritario, i ragazzi si mostrarono apatici, poco interessati alle attivit. Nello studio della leadership, rientra la teoria di Fiedler . Egli afferma l'esistenza di due stili di leadership: quella orientata al compito e quella orientata alla relazione. I primi, sono interessati affinch il gruppo raggiunga determinati risultati, mentre i secondi sono pi interessati all'esistenza di buoni rapporti all'interno del gruppo stesso. Entrambi i tipi di leadership possono essere efficaci, il cui successo dipende da fattori situazionali. Quello che cambia all'interno di ciascun gruppo il controllo situazionale, ovvero la facilit o meno di controllare i membri del gruppo. La situazione favorevole quella in cui la relazione tra il leader ed il gruppo di fiducia, ogni membro del gruppo ha dei compiti ben precisi ed il leader pu distribuire ricompense e punizioni. Lo stile orientato al compito risulta pi efficace quando la situazione al massimo o al minimo controllo situazionale, mentre lo stile orientato alla relazione pi efficace nelle situazioni ad un grado intermedio di controllo situazionale. L'interazione tra il tipo di leadership e i fattori situazionali cos descritta: 1) basso controllo situazionale: in questa situazione, i migliori risultati sono ottenuti dal leader orientato al compito, infatti in una situazione cos difficile, riuscir a far svolgere almeno qualche compito; 2) alto controllo situazionale: in questa situazione in cui i compiti dei membri sono fissati, il leader orientato al compito risulta pi efficace; 3) moderato controllo situazionale: in questa situazione, l'efficacia maggiore la ha il leader orientato alla relazione, potendo al meglio risolvere i problemi di relazione all'interno del gruppo stesso. In conclusione, il modello di Fiedler si fonda sul fatto che non esiste una leadership migliore di un'altra, ma la cui efficacia dipende dalla situazione. Inoltre, ogni individuo, ha le potenzialit per essere un leader, se collocato al posto giusto.
e chiede agli altri la loro opinione; all'opposto chi cordiale si colloca al polo positivo della scala; 3) forma propositiva o indifferente; chi assume la forma propositiva sensibile alle finalit del gruppo e vi partecipa, all'opposto chi si mostra indifferente facile che entri in tensione con gli altri membri del gruppo. In conclusione Bales afferma che la persona che sia positiva, propositiva e preminente appare la figura ideale all'interno di un gruppo, per il suo carattere di cordialit e di iniziativa. Questo vero soprattutto se il gruppo ha compiti di carattere additivo. Infatti, nel caso di compiti discrezionali, la presenza di soggetti meno preminenti, possono evitare il pericolo della formazione delle mentalit di gruppo. Per cui lo stile personale pi idoneo dipende dal tipo di compito.
41 - Leadership e stili di comando con riferimento alla ricerca di Lewin, Lippitt e White.
Il processo decisionale di un gruppo pu essere migliorato da una serie di condizioni che possano favorire il processo stesso, tra queste condizioni vi il problema della leadership. Infatti la leadership pu essere esercitato in diversi modi, ma non necessariamente in modo efficace. In particolare Fiedler ha evidenziato due stili di comando: quello orientato al compito e quello orientato alla relazione. I primi, sono interessati affinch il gruppo raggiunga determinati risultati, mentre i secondi sono pi interessati all'esistenza di buoni rapporti all'interno del gruppo stesso. Entrambi i tipi di leadership possono essere efficaci, il cui successo dipende da fattori situazionali. Quello che cambia all'interno di ciascun gruppo il controllo situazionale, ovvero la facilit o meno di controllare i membri del gruppo. La situazione favorevole quella in cui la relazione tra il leader ed il gruppo di fiducia, ogni membro del gruppo ha dei compiti ben precisi ed il leader pu distribuire ricompense e punizioni. Lo stile orientato al compito risulta pi efficace quando la situazione al massimo o al minimo controllo situazionale, mentre lo stile orientato alla relazione pi efficace nelle situazioni ad un grado intermedio di controllo situazionale. Lewin, Lippitt e White studiarono gli effetti della leadership autoritaria, rispetto agli effetti della democrazia. Furono formati gruppi di attivit con ragazzi di 10 anni. All'interno dei gruppi, vi erano leadership diverse. In una il leader era autoritario, nell'altro, era democratico. I gruppi lavorarono per 6 settimane e si vide come nei gruppi con il leader democratico, in cui i ragazzi decidevano in maniera autonoma le proprie attivit ed erano aiutati nella realizzazione, i ragazzi stessi si divertivano e la produttivit del gruppo era maggiore. Mentre nei gruppi con il leader autoritario, i ragazzi si mostrarono apatici, poco interessati alle attivit.
l'insieme delle pubblicazioni, le sue caratteristiche , le sue potenzialit, parlare di computer oggi, per esempio, equivale a parlare di Internet. Questo insieme di idee, di convinzioni non sono necessariamente quelle che ha il singolo, che diversamente che in privato, pu partecipare ad una rappresentazione sociale tentando di ottenere una collaborazione altrui. L'esistenza di un gruppo possibile proprio per la presenza di rappresentazioni sociali, che creano l'accordo di massima, su ci che reale, al di fuori delle singole convinzioni e le azioni devono essere coerenti alle idee. I ricercatori sono interessati a due aspetti della rappresentazione. Il primo aspetto riguarda il modo in cui le rappresentazioni di un gruppo influenzino quelle di un altro gruppo. Un esempio emblematico dato dalla teoria freudiana, oggi i suoi concetti sono, seppur semplicisticamente, condivisi, e si ha una rappresentazione comune dell'inconscio e di come funzioni, tale da rientrare all'interno di un parlare quotidiano. L'altro aspetto, sono gli aspetti impliciti della rappresentazione sociale. Per esempio, si ritiene che il matrimonio vada salvaguardato, si scrivono libri e lo si studia come un fenomeno, e ci si interroga sulla sua futura evoluzione.