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secondo le teorie psicoanalitiche.

Ci sono valide prove della relazione tra la profondit dei sentimenti di perdita e unaumentata vulnerabilit a disturbi psichiatrici e fisici. Come abbiamo gi accennato, le vedove e i vedovi hanno pi probabilit, rispetto alle persone che non attraversano il lutto, di morire essi stessi per attacco coronarico nellanno successivo alla morte dei loro partner (soprattutto se stata improvvisa). Tra i pazienti depressi, il 60-70 per cento, hanno avuto un doloroso evento di perdita (che generalmente riguarda la perdita o la minaccia di perdita di una relazione di attaccamento) nellanno precedente alla loro malattia, laddove nel gruppo dei controlli non depressi la percentuale scende al solo 20 per cento. Ricadute schizofreniche sono spesso indotte da una perdita o da un cambiamento inaspettato. I suicidi o coloro che tentano di suicidarsi hanno, analogamente, molto frequentemente sperimentato una perdita rispetto ai non suicidi. Tuttavia, perch la perdita sia patogenetica, essa deve essere inserita in un contesto di altre variabili importanti. Non tutti coloro che subiscono un lutto soccombono alla depressione. Coloro per i quali la perdita stata improvvisa e assolutamente inaspettata, o che avevano una relazione di dipendenza con la persona perduta, o che si sentivano con essa ambivalenti e che comunque mancano di relazioni di sostegno e di una rete di amici, sono molto pi vulnerabili. Dobbiamo inoltre ricordare che la depressione di per s non da considerare come malattia (che pu essere talvolta talmente grave da portare al suicidio), quanto piuttosto un affetto che rientra nellesperienza di ogni uomo che sorretto da figure interne sufficientemente buone e affidabili, sappia vivere, elaborare e trasformare il lutto per la perdita, ma anche una realt radicata nella nostra evoluzione psichica, una sorta di condizione indispensabile per la creativit e comunque un sentimento abituale, quotidiano addirittura, delluomo normale. Quando, invece, lintensit della depressione supera certi limiti o si presenta in circostanze che non la giustificano diventa di competenza psichiatrica, dove si distingue una depressione endogena che, come vuole laggettivo, nasce dal di dentro senza rinviare a cause esterne, e una depressione reattiva che patologica solo quando la reazione ad avvenimenti luttuosi o tristi appare eccessiva. Essa caratterizzata principalmente da sentimenti di vuoto, di tristezza e di apatia. Le interpretazioni della depressione sono diverse e si differenziano a seconda dello schema teorico di riferimento.

La depressione rappresenta uno di quei fenomeni clinici che per via della loro irriducibile caratteristica, ossia per la scarsa o inesistente adattabilit (almeno apparente), hanno messo in difficolt gli psichiatri, costringendoli ad un inevitabile revisione delle loro teorie basate sul principio edonistico: innaturale che si scelga il dolore piuttosto che il piacere. Perch attaccarsi alle recriminazioni verso se stessi, allautorimprovero, allautocommiserazione e allinfelicit?. Nella depressione, inoltre, per la prima volta Freud presenta unemozione, piuttosto che un desiderio sessuale, come fattore eziologico centrale e focale della malattia. Sebbene Lutto e melanconia venga considerato lopus princeps sul tema, in cui Freud confronta lessenza della melanconia e laffetto normale del lutto, in Karl Abraham, psicoanalista tedesco, che la psicoanalisi rintraccia il suo scritto originario sulla depressione. Egli, nel 1912, tracci quel parallelo tra lutto e melanconia che per lungo tempo costitu il riferimento principale per i pensatori di questo campo. Considerando il dolore per la perdita di un oggetto amato un fenomeno essenzialmente normale, egli afferm che il lutto e la melanconia sono per certi versi simili in quanto, in entrambe i casi i soggetti soffrono ma, mentre il lutto sempre causato da una perdita oggettiva, la melanconia sembra essere un dolore dissennato, eccessivo, spesso senza causa e apparentemente ingiustificato. Inoltre, con una spiegazione eziologica eccezionale per i suoi tempi, egli rintracci una spiccata ambivalenza nel melanconico dovuta alla presenza dellira, da lui stesso definita ostilit inconscia. Lindividuo tende a superare il limiti del lutto normale (dolore) per passare ad una melanconia abnorme (depressione) quando questa reazione per lamore perduto si carica di ira (rabbia, ostilit inconscia) come pure di amore. Poich a quellepoca la teoria della libido offriva solo una spiegazione per lostilit, il sadismo anale, la spiegazione della depressione doveva risiedere nella fissazione anale. Ma Abraham, grande osservatore clinico, riscontr evidenti aspetti orali nei pazienti depressi, il che determin un riesame dello schema della fissazione che, a sua volta, port alla creazione di un nuovo stadio evolutivo, la fase sadistico-orale, mantenendo cos loralit nella sua relegazione dei disturbi pi primitivi, quali la schizofrenia. A partire dalla concettualizzazione della fase sadistico-orale, Freud costru la sua teoria nello scritto Lutto e Melanconia che venne pubblicato solo due anni dopo la sua realizzazione, nel 1917. Il problema del lutto e della malinconia, in realt ha occupato per lunghi anni la mente di Freud, diversi casi, infatti, proponevano il problema della perdita e del lutto e la sua stessa autoanalisi aveva preso avvio da un lutto, la perdita del padre, il cui frutto, come noto era stato Linterpretazione dei sogni. Sembra quasi che Freud si sia sforzato di comprendere il contenuto del proprio inconscio e non il processo in se stesso (un processo di lutto) nella sua autoanalisi. Haynal considera il lutto, la depressione che ne deriva e il processo analitico come assai vicini tra loro, stabilendo un nesso tra depressione e creativit. Riprendendo interamente la teoria di Abraham, Freud introduce una distinzione: il lutto sempre collegato ad un oggetto perduto nella realt e percepito coscientemente; la melanconia, invece, pur potendo essere collegata ad un oggetto simile, pi spesso si collega alla perdita immaginaria di un oggetto, percepita inconsciamente. Il lutto e la melanconia hanno alcuni aspetti in comune: 1. Deflazione dellumore (in termini freudiani abbattimento doloroso) 2. Ritiro dellinteresse dal mondo esterno

3. Inibizione dellattivit 4. Perdita della capacit di amare Inoltre, la melanconia manifesta alcuni altri aspetti: 1. Deflazione della stima di s 2. Autoaccuse 3. Bisogno delirante di autopunizione Queste osservazioni cliniche straordinariamente precise hanno resistito alla prova del tempo. Il sistema teorico freudiano considera tutti gli aspetti clinici distintivi del melanconico: 1. Perdita delloggetto amato (reale o immaginario) 2. Ritiro della libido dalloggetto (la ruminazione sullamore perduto considerata come processo di ritiro della carica energetica) 3. Collera verso loggetto (debito ad Abraham) 4. Regressione dellIo alla fase sadistico-orale 5. Ambivalenza dellIo 6. Scissione dellIo Una parte dellIo regredisce ad un livello ricettivo orale, unaltra parte si identifica con loggetto perduto, prima introiettato. La parte sadistica dellIo attacca quindi loggetto, che ora fuso con la parte ricettiva dellIo. Coscientemente questo viene percepito come un conflitto tra una parte dellIo e la sua facolt autocritica (una rudimentale anticipazione del futuro concetto di Super-Io). Questo determina un crollo della stima di se, autoaccuse e bisogno di autopunizione che vengono, quindi, viste come un tentativo di punire la figura amata che lo abbandona. Nel corso degli anni, Abraham, apport delle modifiche di estrema importanza alla sua teoria originaria della depressione. Egli afferm che: 1. 2. 3. 4. esiste una predisposizione orale (concetto rivisto da Bibring). esiste una primitiva ferita narcisistica (una delusione infantile). la delusione si verifica prima della risoluzione del complesso edipico. esiste in seguito nella vita una ripetizione di tale delusione, che riattiva la condizione predisponente primaria.

Le implicazioni di queste modifiche riguardano quindi principalmente una considerazione dei due tempi della nevrosi teorizzata da Freud in quei tempi, ossia uno stato di labilit nelladulto originata da una nevrosi infantile. Inoltre, estremamente importante la considerazione di una multifattorialit eziopatogenetica della depressione e una possibile chiave di lettura alle differenti reazioni alla perdita presenti nelladulto. In altre parole i futuri depressi sono essenzialmente persone dipendenti con alcuni difetti basilari nella loro stima di s e nel loro sistema di orgoglio personale. Con la pubblicazione di un lavoro di Sandor Rado, nel 1928, la posizione psicoanalitica classica sulla depressione raggiunse la sua forma completa. Tre punti principali acquistano risalto nella sua teoria: 1. Bisogno insaziabile di gratificazioni narcisistiche nei depressi. 2. Ruolo della collera.

3. Concetto di espiazione della colpa. Fondandosi sulle ipotesi di Abraham e di Freud, Rado segnala, fra le caratteristiche dei depressi, un intenso desiderio di gratificazione narcisistica, intenso bisogno di essere amati e approvati e una stima di s che dipende unicamente dalle relazioni con loggetto. Il depresso instancabile nella sua ricerca damore, si nutre delloggetto, senza rendersene conto ed per questo che reagisce con una violenza estrema allaggressione o alla minaccia di ritiro dellamore oggettuale. Quando questa rivolta si risolve in un fallimento, il soggetto rivolge la sua aggressivit contro se stesso e sprofonda nella melanconia. Lautopunizione un atto espiatorio, un pegno per avere il perdono per lattacco di collera. Tutto trasferito al mondo interno, lIo passa da uno stato di rivolta ad uno stato di colpevolezza, questultima derivante dalle tendenze aggressive nei confronti delloggetto. LEs viene allora vissuto come pi potente dellIo e si associa al Super-Io per schiacciare lIo con la stessa violenza che lIo aveva usato per aggredire loggetto. per questo che lIo cerca di ottenere il perdono del Super-Io nello stesso modo in cui cercherebbe di ottenere quello delloggetto. Colpa-riparazione-perdono: in questi termini vista ora la chiave dinamica della depressione. Con questi significativi cambiamenti della teoria classica, Rado si apprestava a diventare uno dei critici pi implacabili e incisivi della teoria freudiana. Concetti fondamentali nella prima teoria, come introiezione e narcisismo, vennero successivamente abbandonati. Il ruolo delle emozioni come la paura e la rabbia divennero centrali. Le nevrosi vengono considerate come il risultato di una iperreazione emotiva attivata dallorganismo in situazioni di emergenza. In sostanza, per Rado la depressione un rigido inconscio che chiede amore, determinato da una perdita effettiva o immaginaria; inoltre, il paziente sente che la perdita mette in pericolo la sua sicurezza. Lambivalenza che si trova nei pazienti depressi ora spiegata dal conflitto tra la rabbia dominatrice e la paura remissiva. Fin qui lunico aspetto comune a tutte le teorie della depressione presentate stata limplicita equazione tra lutto e melanconia. Fu questa analogia che dett il ruolo centrale della perdita delloggetto amato nelleziologia della depressione, ma lesperienza clinica riscontrava che non sempre la depressione aveva inizio dalla perdita di un oggetto amato, inoltre, si intuiva che loggetto damore potesse essere in realt un simbolo di qualcosa di pi fondamentale. Come fa notare Gaylin, Kierkegaard nel saggio La malattia mortale afferma che una giovane donna che perde il fidanzato, se si dispera, non prova dolore per il fidanzato perduto, ma per il S-senzafidanzato. E cos per tutti i casi di perdita, si tratti di denaro, di potere o di rango sociale. Se un uomo stato licenziato, stato umiliato socialmente. il senso di fallimento personale, di impotenza e di inutilit che domina lesperienza dellindividuo che fa disperare pi dellabbandono in s. Otto Fenichel comprese chiaramente il rapporto tra depressione e autostima. Egli afferma che lesperienza precipitante nel paziente depresso o la perdita dellautostima o una perdita delle risorse che gli assicurerebbero o addirittura gli accrescerebbero lautostima. Non essenzialmente la perdita delloggetto amato o dei suoi corrispettivi simbolici a causare la depressione. In realt, solo quando un oggetto amato investito dalla nostra autostima la sua perdita produce depressione. Ci che lamentiamo la nostra perduta autostima, in quanto loggetto damore semplicemente un simbolo di essa.

Naturalmente il concetto di autostima culturalmente storicamente determinato. Ad esempio, lorgoglio di un uomo, la virilit e la fiducia in s si basano principalmente sulla sua carriera professionale; sono, infatti, pi gli uomini che si buttano dalla finestra per la perdita di un affare che per la perdita di un figlio, e questo non perch amino meno i figli, ma perch perdendo laffare perdono la sicurezza, il prestigio, lorgoglio di s e in definitiva la fiducia e la speranza in s. I soggetti che reagiscono alla delusione amorosa con gravi depressioni, sono sempre persone per le quali lesperienza amorosa significa non solo una gratificazione sessuale ma anche una gratificazione narcisistica. Con lamore perdono la loro stessa esistenza. Affermando questo, Fenichel sposta linteresse dallEs allIo, dal sesso alla sopravvivenza. Fu Bibring che scelse di spiegare la depressione in termini di psicologia dellIo. Egli consider la depressione come emergente dalla tensione tra ideali e realt. Tre aspirazioni narcisistiche altamente investite - di volere essere amato, di essere forte e superiore, di essere bravo e amorevole - vengono considerate parametri di condotta. Tuttavia, la consapevolezza dellIo della sua reale o supposta incapacit di essere allaltezza di questi parametri, produce depressione. Il sentimento di impotenza porta il soggetto ad una situazione di aggressivit verso se stesso, ma solamente quale fenomeno secondario. Bibring fu il solo a non riconoscere un ruolo chiave al Super-Io. Ritenne, invece, che la tensione cresca allinterno dellIo stesso, e non tra lIo e unaltra istanza psichica. Secondo questautore, qualunque frustrazione o ferita narcisistica che riduca la stima di se pu degenerare in una depressione clinica. Continuando il paragone tra depressione e angoscia, afferma che come langoscia, la depressione una reazione di base dellIo. Mentre per langoscia una reazione al pericolo con cui lIo si prepara alla lotta o alla fuga, nella depressione avviene il contrario. LIo paralizzato perch incapace di affrontare il pericolo. come se si rivivesse quello stato dellIo caratterizzato dallimpotenza (helplesness), quindi una riattivazione di uno stadio strutturale anteriore dellIo, lo stato di impotenza [hilflosigkeit] provato nella situazione infantile. In sintesi, lideale dellIo, sostenuto da aspirazioni narcisistiche, svolgerebbe un ruolo fondamentale nei meccanismi intrapsichici della depressione. Rifuggendo dal linguaggio e dallorientamento degli psicologi dellIo, la Klein si basa sul modello della psicologia dellEs, in cui ogni nevrosi deriva da una regressione ad un punto di fissazione rappresentante uno stadio precedentemente normale dello sviluppo. La Klein postula che il paziente depresso un individuo regredito ad uno stadio di sviluppo che si verifica nella seconda met del primo anno di vita che, come abbiamo gi visto, denomina posizione depressiva normale. La regressione risulta perch lIo minacciato dallaggressivit del suo stesso Es, unaggressivit che funzione dellistinto di morte (concetto prevalente nelle sue teorie). Seppur apparentemente distante dalle teorizzazioni di Bibring, la Klein identifica la posizione depressiva del bambino con quel momento in cui il soggetto esperisce il proprio sentimento di impotenza, di vulnerabilit e di dipendenza. quindi possibile riconoscere in quel punto di fissazione che la Klein definisce posizione depressiva, ci a cui Bibring fa riferimento parlando di esperienza di impotenza e diminuizione dellautostima tipica dellinfanzia che viene rivissuta dal depresso.

Lautrice, comunque, si propone di trattare degli stati depressivi in rapporto alla paranoia da un lato e alla mania dallaltro. Nel depresso permane langoscia suscitata dal timore che gli oggetti buoni, e lIo con loro, possano essere distrutti; ci dovuto al suo insuccesso nel non essere stato capace di dominare la paura paranoide dei persecutori interni. Mentre nella posizione schizo-paranoide si manifestava soltanto la paura di essere perseguitato da oggetti cattivi, nella posizione depressiva si presenta una seconda paura, quella di distruggere loggetto buono. Per difendersi contro questo secondo timore, il bambino elabora delle difese maniache, fondate sullonnipotenza, il cui fine da una parte di difendersi contro gli oggetti cattivi e dallaltra di salvare e riparare gli oggetti damore. La paura di danneggiare loggetto buono, pu permanere nella vita adulta di alcuni individui i quali si sentono obbligati a scegliere la via dellinsuccesso perch per essi il successo significa sempre lumiliazione o addirittura il danneggiamento di qualcunaltro. Ci porta lindividuo ad utilizzare difese maniacali quali lidealizzazzione e il disprezzo o il diniego per evitare di riconoscere che loggetto stato danneggiato e deve essere riparato. Le difese maniache e ossessive perdono la loro ragion dessere man mano che il bambino acquista fiducia nelle sue capacit di riparazione e nella sicurezza che gli conferiscono i suoi oggetti interni. Un soggetto che ha superato la posizione depressiva pu nella sua riattuazione, in seguito ad un lutto in et adulta, ricostruire il proprio mondo interiore disgregato e in pericolo, riacquistando il senso della sicurezza e pervenendo a unautentica armonia e a una vera pace. Nel depresso, invece, come nella prima infanzia non si riesce a consolidare gli oggetti interni buoni e a sentirsi sicuro nel suo mondo interiore. Per M.Klein, la depressione sarebbe quindi il fallimento della riparazione nella posizione depressiva. Inoltre, anche nelladulto, come nellinfanzia, lesistenza di un ambiente che dia conforto e sollievo favorir la restaurazione dellindividuo.

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