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“Ogni limitazione rende felici.

Quanto più è ristretto il nostro raggio di visione, d’impatto e di contatto,


tanto più felici siamo; quanto più ampio, tanto più spesso ci sentiamo tormentati o spaventati. Perché così
si moltiplicano e aumentano le preoccupazioni, i desideri, le paure.” Disse il celebre filosofo tedesco Arthur
Schopenhauer.

Mi spiego meglio. Tutti gli uomini, inevitabilmente, sono quasi letteralmente vittime di un istinto
denominato “voluntas”: esso conduce incessantemente e ciclicamente a desiderare ciò che non si possiede
e quindi è motivo di dolore per l’uomo. Anche qualora l’uomo riuscisse ad ottenere l’oggetto particolare
desiderato, esso darebbe a quest’ultimo un piacere limitato e momentaneo presto soppiantato dal dolore
per l’assenza di un nuovo oggetto a cui ambisce. L’uomo cade quindi in un vero e proprio circolo vizioso che
infonde disperazione, inquietudine e angoscia. “Parole troppo forti” penserete forse voi, ma gli eventi
storici sono dalla nostra parte per giustificarne invece la totale fondatezza.

Proprio durante quest’anno scolastico abbiamo studiato e analizzato un movimento artistico, letterario e
musicale sviluppatosi nel Seicento, passato alla storia con il nome di “Barocco”. Esso era fondato su una
nuova visione del mondo e un nuovo modo di percepire le cose. Infatti, con l’avvento della teoria
eliocentrica, l’uomo si rende conto che non è più la creatura per cui l’universo è stato creato e del quale è
stato messo al centro. Le scoperte geografiche e i viaggi pongono l’uomo di fronte a una pluralità di novità
che ha trovato difficile da gestire, tant’è che la soluzione del problema è rimasta per anni lo sterminio.
L’uomo perciò, durante il Seicento, era un uomo solo, inquieto, smarrito, in un universo sconfinato,
complicato, inafferrabile.

Riprendiamo un attimo la citazione iniziale di Schopenhauer: “Quanto più è ristretto il nostro raggio di
visione, d’impatto e di contatto, tanto più felici siamo”. Vogliamo rendere chiaro che con questo non
vogliamo di certo permetterci di condannare il progresso, che da sempre è stato il motore dello sviluppo e
dell’innovazione e soprattutto in questi anni, con l’avvento della tecnologia, sta compiendo dei passi da
gigante. Un gigante che spesso dà un senso di protezione e sicurezza ma siamo proprio sicuri che lo si possa
definire un GGG a tutti gli effetti?

La tecnologia oggi gioca un ruolo fondamentale nell’aumento delle conoscenze, permette di scoprire realtà
a cui l’uomo non potrebbe altrimenti accedere e fin dall’origine della filosofia era ritenuto necessario, anzi
indispensabile conoscere per star bene. Ma oggi, nel 2018, siamo proprio sicuri che le conoscenze siano la
chiave per la felicità? La testimonianza degli eventi storici di centinaia di anni (dai più remoti ai più recenti)
ci ha spesso dimostrato il contrario.

“Sapere è potere” dice Bacone. Ma l’uomo riesce a gestire questo potere?

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