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THOMAS MANN E L'ITALIA: in una nuova prospettiva

Author(s): Lorella Bosco and Helmut Koopmann


Source: Belfagor , 31 luglio 2005, Vol. 60, No. 4 (31 luglio 2005), pp. 373-392
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.

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SAGGI E STUDI

THOMAS MANN E L'ITALIA

in una nuova prospettiva

Invito al viaggio. Sappiamo bene verso quale luogo sono sempre stat
attratti - in modo incomprensibile, ma al contempo anche irresistibile
i popoli del Nord: verso il Sud rumoroso, pieno di luce e di gente, spess
invadente, ma sempre, come vuole la fama, sfrenatamente vitale. In mo
hanno seguito questo richiamo. Pittori, storici dell'arte, musicisti, ma s
prattutto scrittori hanno cercato nel Sud addirittura la salvezza della lo
anima; erano viaggi della nostalgia, nel Nord mancava qualcosa che
Sud possedeva in copiosa abbondanza; laggiù l'anima oppressa, imprigion
ta, condannata a vegetare nel regno delle nebbie, si apriva a ricevere nuo
vita.
Ma non tutti hanno seguito il richiamo del Sud. Nel 1903 avremmo
potuto assistere al dialogo tra uno scrittore e una pittrice in un interno
della SchellingstrafSe a Monaco. Anche questo scrittore vuole partire, pren
dere il largo, prendere aria, per usare le sue stesse parole, e cosi la pittrice
gli chiede: «Come, [...] degnate ancora l'Italia del favore di un vostro viag
gio?» (Tonio Kroger, 97).1
La risposta giunge immediata e spontaneamente risoluta: «Oh Dio,
smettetela una buona volta con l'Italia, Lisaveta! L'Italia mi è indifferente

1 Testi citati: Thomas Mann, Tonio Kroger e La morte a Venezia, traduzione ita
liana di Emilio Castellani, in Id., Romanzi brevi, a cura di Roberto Fertonani, Milano,
Mondadori, 1977; Epistolario (1889-1936), tr. it. di Italo Alighiero Chiusano, in Id.,
Tutte le opere di Thomas Mann, a cura di Lavinia Mazzucchetti, voi. xili, ivi, 1963; Rac
conti, tr. it. di Marco Beck, Emilio Castellani, Lavinia Mazzucchetti, ivi, 1978; La mon
tagna incantata, tr. it. e introduzione di Ervino Pocar, ivi, 1992.
Johann Wolfgang Goethe, Faust, tr. it., testo a fronte e note a cura di Franco For
tini, Milano, Mondadori, 1970; Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, vol. I, tr.
it. di Sossio Giametta e Mazzino Montinari, in Id., Opere, ed. it. a cura di Giorgio
Colli e Mazzino Montinari, vol. iv, tomo il, Milano, Adelphi, 1963.

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374 HELMUT KOOPMANN

fino al disprezzo! È lontan


fosse laggiù. L'arte, non è
e dolce sensualità... In un
m'innervosisce. E anche q
sguardo d'animale, non la
negli occhi...» (98). E a qu
tratta - annuncia la meta
ca». La sorpresa della pitt
ca?». Si, in Danimarca. To
in modo molto moderno,
re della bellezza, mentre e
di suo padre. Vuole ritor
desidera la terrazza di Kr
ancora un po' incredula L
Dio sia con voi. Ma non t
poi una frecciatina ironic
Kroger: «Mi riprometto u
viaggio in... Danimarca...»
Si, sarebbe stata una lett
Goethe in Italia a Charlo
piuttosto di tipo interior
Chi vorrebbe mai fare un
non parlava forse anche

«Auch ich in Arkad

Si e no. Naturalmente an
in maniera come sempre
mo in Italia; siamo molto
t'anni, nel 1895, è a Rom
na, la cittadina di monta
pitale. È in vacanza con il
de ai suoi occhi. Già l'ann
ma stavolta a Venezia. Pr
Napoli via Roma. Mann h
molto più lungo e scriv
Sud, grazie alla percettibi
«È molto divertente» (Epist
suo fratello e vi rimane
quenza e la durata dei sog

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 375

1901: Fiorenza; giugno: Venezia; luglio: una piccola località nelle


di Merano; novembre e dicembre: un soggiorno di cura a Riva s
Garda, dove ritorna anche nel 1902. Scrive: «E bello qui, e mi ci
maniera sensibile. [...] La mattina vogo sempre per alcune ore
specie nei primi giorni, ero davvero incantato» (66). Nel 1907 ri
nezia. Vacanze balneari, sul Lido - chiaramente non era tanto l
attrarlo, ma la spiaggia, il mare, una sorta di Baltico finalmente
bile perché c'era il caldo e decisamente più luce. La lista dei sog
liani si allunga sempre più. Primavera del 1909: Livorno; 1911: B
Istria, poi da fine maggio a luglio di nuovo il Lido, nel 1913 a
canze a Viareggio - poi una pausa più lunga, a causa del precip
eventi. Dopo la prima guerra mondiale un timido riavvicinam
lia: 1923: Bolzano; 1924: Sestri Levante; 1925: di nuovo Venezia
come punto di partenza per un viaggio nel Mediterraneo). Segu
siche mete turistiche: Napoli, Firenze e anche Ischia. Solo poco
esperienze di viaggio viene riutilizzato letterariamente, a parte il so
a Forte dei Marmi nel 1926 che ritroveremo in Mario e il mago
tocca solo di sfuggita Genova come tappa di passaggio verso ulte
gi; nel frattempo era però già giunto idealmente in Egitto, dal
che stava attendendo al romanzo di Giuseppe. Nel 1934 ancora
soggiorno a Venezia. Si ricorda di visite precedenti, ma soprattu
incontro letterario con Venezia, cioè della Morte a Venezia e parla,
proposito, della «città amata da sempre e del suo lido». Seguono
rivedere i luoghi già visitati. Nel 1952 si reca brevemente a V
1953 a Roma dove tiene un discorso di ringraziamento in occa
conferimento del premio Antonio Feltrinelli, sfruttando la sua per
anche per un udienza privata da papa Pio xil. Nel 1935 c'era st
un ultimo soggiorno a Palestrina per rivedere il paesino di mo
Mann scrive di giorni infinitamente ricchi e colmi di vecchi ric
ca i giorni passati a cui pensa «con commozione». Possiamo sta
senza la prima guerra mondiale e il periodo successivo, senza l'es
be tornato presumibilmente ogni anno in Italia.
L'opera giovanile riflette a colori vivaci queste esperienze me
Le prime tre novelle (Desiderio di felicità, 1896, Delusione, 18
gliaccio, 1897) si svolgono in gran parte in Italia. E qui ovviam
si reca Paolo Hoffmann in Desiderio di felicità (Der Wille zum
dopo aver corteggiato senza successo la figlia di una ricca fam
ca. Il narratore si comporta come Thomas Mann: trascorre i m
in montagna, torna a Roma solo a fine settembre e qui in
serata incontra nuovamente il protagonista del suo racconto, P
mann. Il narratore, anche in questo caso portavoce di Thom

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376 HELMUT KOOPMANN

riferisce un po' del peri


sivo continuai a perlust
seo rigurgitante di testi
del sud, questo agglomer
ta» (Racconti 58). L'Italia
italiana leggiamo anche
approfittato della stupe
sulla Via Appia e, seguit
ti a riposare su quella co
sta incantevole sull'assol
e sui Colli Albani, avvo
Tischbein, Goethe che si
co mantello? E cosi via. N
è la volta di Venezia, di
«ma davanti al magico ed
torni di fiaba e gli abbel
su un mite cielo azzurrin
mare». Poco dopo, quand
la facciata stupendamen
luna» - «una visione di in
cio, nell'omonimo raccon
Italia, ricordandosi poi d
bel sogno remoto» (108).
Poi però, nel Tonio Kro
co affiorare all'improvvi
stalgia, fino ad allora ini
i «cieli di azzurro vellut
ama più la bellezza in g
diventa in Thomas Mann
da evitare. Significativam
scenari nordici nell'unive
mann (Der kleine Herr F
bientazioni, ad es. nello s
stan), sono comunque set
gue velsungo (Wàlsungen
(.Eisenbahnunglùck) sul t
Escobar si picchiano lo fan
tagliatamente dal narrat
zia e in Mario e il mago.

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 377

Il Rinascimento isterico

Nelle novelle giovanili l'Italia è dunque il paese delle me


un paradiso terrestre - e ora, nel Tonio Kroger, troviamo
del Sud e un duro verdetto sulla bellezza. Come mai?' Non è certamente
colpa della concezione solitamente stereotipata del mondo italiano visto
con gli occhi di un nordeuropeo. Era qualcos'altro a destare in Mann ri
serve più forti. Più precisamente: due esperienze gli resero l'Italia profon
damente sospetta dopo tutto l'entusiasmo iniziale. Una lo perseguitava
quasi senza scampo ogni giorno: a Monaco incontrava un'Italia profanata,
decaduta e resa particolarmente ridicola, a dispetto delle affermazioni di
tutti coloro che condividevano invece questa immagine dell'Italia. Si trat
tava del culto del Rinascimento che imperversava in particolare a Monaco,
in cui la nostalgia tedesca per l'Italia si univa a qualcos'altro, cioè all'en
tusiasmo per una grande epoca, colma di vitalità come nessuna. Il Rinasci
mento: negli anni a cavallo del 1900 era questo per molti in un certo sen
so la vera Italia, il culto del Rinascimento era il ritorno in forma splenden
te di un'epoca storica ormai remota. Si trattava di una reazione ai discorsi
sul tramonto del mondo occidentale, annunciato soprattutto dagli storici.
Del resto, gli intellettuali fanatici del Rinascimento avevano letto Nietzsche
e udito del suo contromito del mondo in decadenza. Il filosofo aveva scrit
to in Umano, troppo umano-. «Il Rinascimento italiano racchiuse in sé tutte
le forze positive a cui si deve la cultura moderna: ossia liberazione del pen
siero, disprezzo dell'autorità, vittoria dell'istruzione contro l'alterigia della
schiatta [...] affrancamento dell'individuo, amore ardente per la veracità e
ostilità verso l'apparenza e il mero effetto [...]; si, il Rinascimento ebbe
in sé quelle forze positive che finora, nella nostra cultura moderna, non so
no ancora ridiventate cosi potenti» (Nietzsche, Umano, troppo umano, 170).
In altre parole: nella rievocazione del Rinascimento sembrava ritornare
quell'elemento la cui mancanza tutti deploravano nella propria epoca: la
vitalità, un'esistenza sensuale e libera, cioè «la vita». La lieta novella del
Rinascimento nietzschiano era stato un dono gradito. Era stato proprio
Heinrich Mann a conferirgli una legittimazione letteraria, sebbene il suo
ciclo di romanzi Le dee (Die Gottinnen) non si svolga affatto in quest'epo
ca, ma nel 1876. Thomas Mann era però ostile a questo culto; esso era
falso, serviva solo ad abbellire una realtà più sordida. In un racconto, egli
compie una spietata resa dei conti con la falsa immagine dell'Italia, con
l'improbabile ritorno del Rinascimento nel campo dell'arte e nella vita in
torno al 1900: in Gladius Dei, scritto nel 1902, cioè poco prima del Tonio
Kroger con il suo micidiale rifiuto di un viaggio in Italia e delle pririie no

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378 HELMUT KOOPMANN

velie giovanili favorevol


talia era allora onniprese
nio culturale della borgh
Dei. Quando Thomas Ma
gozi d'arte e librerie, si
inautentica. Leggiamo n
soffermarsi alle vetrine
articoli di lusso. Che fan
oggetto! Dappertutto son
ci, di antichità; e i busti
con arguzia raffinata, d
questi negozianti parla
ottenuto personalmente
naco, piazza Odeon: il p
vediamo «copie di quadr
il mondo antico sembra
sculture del Rinascimento
Stessa cosa nelle librerie
librai! Ti sfileranno inn
scimento a oggi... Educazi
applicata moderna... Il li
sete dell'arte-, e, sappilo,
migliaia di esemplari, e
di questi argomenti...» (Ra
pannaggio della borghes
conda mano, mera ripr
mann Bahr ha descritto
bilio e nell'arredamento
finestre, coperte da spe
riflesso rosso cupo sul g
antichi ornamenti. Il ros
me divano, tendaggi ros
Giorgione. All'angolo, s
di esso alcuni giornali sa
ve». Non era solo letter
George e il suo Kreis co
costumi e organizzavano
era diventata realtà. La
era troppo noto per non
Thomas Mann vede tut
con il culto del Rinascim

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 379

si tratta, ma della sua decadenza, di inganno e truffa, del de


cultura reso visibile da questo falso Rinascimento e da una anc
immagine dell'Italia. Houston Stewart Chamberlain, che, dett
professava folli idee razzistiche, aveva descritto anche lui, ne
fondamenti del xix secolo, apparso nel 1899, e giunto nel 19
sua decima edizione, la sindrome rinascimentale come una ma
do: «Evidentemente la civiltà frettolosamente conquistata no
soltanto a una miracolosa fioritura del genio, ma anche gen
Mai come nell'Italia del Tre, Quattro e Cinquecento, si è
con tanta chiarezza l'affinità tra genio e pazzia. Fermo restando
ficato per la nostra civiltà, il Rinascimento ricorda in sé e per sé
parossismo di un morente che non una manifestazione vital
Mann ha descritto il medesimo fenomeno in Gladius Dei e ne
tempo ha fatto i conti con una Italia rinascimentale che non
curo riconoscere come la propria, senza però provocare il dec
del Rinascimento in Germania. Nostalgia per i grandi uomin
grandezza continuarono a convivere nell'esaltazione di quest'e
Quando, nel 1873, Alfred Krupp fece costruire Villa Hùgel a
a modello gli Italiani, gli arazzi per il giardino d'inverno rica
toni di Raffaello: il Rinascimento nella Ruhr! Successivamente si
stile del Rinascimento italiano anche altrove, per esempio nel
di Hider a Berlino: qui l'uso del gran stile in luoghi di rappresen
definitivamente il suo punto più basso.
Ma il culto del Rinascimento dilagante a Monaco non fu i
cisivo che spinse Thomas Mann a prendere drasticamente le
l'Italia. Non si trattava nemmeno dell'Italia, ma dell'esaltazion
del Rinascimento letterario che Mann poteva incontrare nell
fratello Heinrich - questa è la vera ragione delle sue riserve
a partire da Tonio Kroger. Heinrich Mann aveva scritto Le d
manzi della duchessa di Assy, di cui il fratello Thomas diven
più severo. Vi riscontrava «smaccato cattivo gusto»: tolta la
cheggiante, rimaneva solo una cosa, l'erotismo. Dal suo punt
dunque, il vero volto del culto del Rinascimento in Heinrich
unicamente nel «sessualismo». Nulla potrebbe spiegare megl
di Thomas Mann verso questa messainscena letteraria dell'Ita
ra tristemente famosa al fratello del 5 dicembre 1903 in cu
mente i conti con il neorinascimento letterario di Heinrich. C
di Heinrich Mann fossero letti in generale allo stesso modo
Mann è imputabile non da ultimo proprio ad Heinrich; in u
del terzo di questi romanzi si dice: «Erotismo alla potenza in
passionale (Napoli). Modo di vivere degli antichi trasposto ne

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380 HELMUT KOOPMANN

più moderne e raffinate


recepì questi libri allo s
«L'eroina, la duchessa di
come propugnatrice dell
tizio di Dalmazia, come e
come sfrenata baccante
discendente di una poten
sul rigoglioso suolo italia
re altra legge che le sue
Heinrich Mann non era
oscena lettura d'intratteni
tera del 5 dicembre 1903
vataggio d'ufficio dell'o
nuove recriminazioni. Th
cialmente del Rinasciment
con i poeti epici del Qu
spiaccia neppure lontana
dividui strambi, magistr
ma non poeti, non vision
tura d'intrattenimento a
venturosi, impossibili e o
tua opera». Il pregiudizi
era duro a morire: persi
a Heinrich che il suo cu
altro che «vuoto estetism
scheanesimo rinasciment
Rinascimento gli era app
di Nietzsche». Thomas M
sta immagine dell'Italia,
tiche al fratello, ma anc
L'orientamento della pr
la propria opera a quella
stanza. Già molto presto
«Anti-Heinrich». Nei Bud
lo che sono [...] perché n
elevato anche per il rapp
tava solo di rifiutare tut
intenso anche il desideri
tema già affrontato dal
Quando Thomas Mann
va deciso di contrapporg

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 381^

del Felix Krull, la storia di un ragazzo fortunato già narrata estesamente e


con sotterraneo intento di critica verso gli anni di fondazione del Reich
da Heinrich. E la stessa cosa accadde con il Rinascimento italiano. Nel
1903 Heinrich Mann aveva scritto Pippo Spano, la storia dello scrittore Ma
rio Malvolto che si identifica con il condottiero rinascimentale Pippo Spano
o piuttosto con il suo ritratto; vuole realizzare con la sua vita l'esistenza
dionisiaca cosi acutamente descritta da Nietzsche. Mario Malvolto si inna
mora di una giovane donna che è per lui al contempo Afrodite e Persefone,
Venere Libitina e Santa Venere e per di più una volta, guardandola, crede
di riconoscere in lei la Venere del dipinto di Botticelli La nascita di Venere.
Le propone di morire insieme a lui, ma dopo averla uccisa, il forte uomo
del Rinascimento si rivela un fallito: non ha coraggio sufficiente a uccidersi
e cosi il superuomo e eroe rinascimentale si mostra alla fine un comme
diante incapace di agire. Coloro che all'epoca lessero la novella con suffi
ciente attenzione non poterono fare a meno di notare che qui il culto fin
de siècle del Rinascimento diventava una impostura letteraria. L'intento di
Heinrich Mann era critico, era una protesta contro il culto del Rinascimen
to che vaneggiava di ricchezza vitale, ma si rivelava essere solo autoinganno.
Thomas Mann non si accorse naturalmente della critica di Heinrich,
ma vide solo l'esaltazione per il Rinascimento del fratello. Due anni dopo
scrisse perciò la sua replica, il dramma in prosa Fiorenza che si svolge dove
Heinrich Mann aveva composto la sua novella Pippo Spano, cioè a Firenze,
o più esattamente nella Villa Medicea di Careggi presso Firenze. Ma il ten
tativo falli completamente. Thomas Mann si mostrò insoddisfatto della pro
pria opera già subito dopo averne terminato la stesura. A Heinrich, con cui
si era nuovamente riconciliato in modo non particolarmente convincente,
scrive che il tutto si era risolto per lui in una «grave sconfitta»; il lavoro
andava considerato «totalmente fallito dal punto di vista artistico». Ne co
nosciamo il motivo: in realtà non si trattava di un'immagine diversa del
Rinascimento, ma della coppia di opposti «spirito e arte», cioè del vec
chio tema del Tonio Kroger e del saggio omonimo mai portato a termine.
Allo stesso modo, in Fiorenza era confluito un altro tema: la rappresenta
zione della «lotta eroica tra i sensi e lo spirito», per usare le parole dell'au
tore stesso. Non era un discorso astratto; sullo sfondo stava il rapporto con
Paul Ehrenberg, l'interrogativo sul come gestire la propria istintualità e se
l'ascesi fosse una possibilità di vita. Vi gioca un ruolo sotterraneo anche
il rapporto con il fratello Heinrich e la sua concezione della vita. Non a
caso in questo dramma si parla dei «fratelli nemici». Fiorenza era una «co
struzione spirituale», come ammise lo stesso Thomas Mann. Ma la storia
non finisce qui: Thomas Mann scrisse ancora una volta contro il culto del
l'Italia di suo fratello, nella Morte a Venezia. In questo romanzo termina

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382 HELMUT KOOPMANN

l'avversione nei confront


piuttosto l'immagine dell'It
Non c'è dubbio: Venezia
to di più. A Venezia Asche
vita che consiste soprattu
por fine a un'esistenza co
Venezia: un percorso attr
arriva dall'esterno, dal ma
co, scorge il Canal Gran
prodo indescrivibile, l'abb
la Serenissima offriva allo
meraviglia lieve del Palazz
col leone e il santo, il fian
dell'arco e dell'orologio de
nezia col treno, dalla stazi
di servizio, e che in nessu
come lui ora, si sarebbe d
tutte» (La mone a Venezia, 1
Mann ha fatto un'esperie
vella. A leggere quanto sc
certo qual modo di passag
sembra di risentire la des
poretto davanti alla Piazze
cai in città, a Piazza San M
sul ponte ad osservare l'am
gotico arabicamente incan
favoloso; ero convinto che
tuto superare questo quad
rato». Il fascino della città e
Ha visto Venezia con occh
come dimostrano chiaram
Venezia riaffiorano di nuovo tutte le riserve nutrite da Thomas Mann
nei confronti dell'Italia e dell'entusiasmo per questa nazione di suo fratello.
Alla città lagunare non appartiene solo la fiabesca bellezza, ma anche l'e
quivoco, il pericolo, l'oscurità - non a caso le gondole nere ricordano delle
bare. La fulgida immagine dell'architettura veneziana è minacciosa: demoni
dimorano nel tempio favoloso, l'afa orientale che si diffonde nella Venezia
di Aschenbach reca con sé malattie; vi infuria il colera proveniente dal
Delta del Gange. E ci sarebbe da aggiungere: la vera Italia è profondamen
te ambivalente e abbandonarsi a lei equivale a naufragare. Il Sud attira a
sé, ma tutti i personaggi dei racconti manniani che vi si recano ne vengo

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 383

no delusi e vanno in rovina. L'Italia era come un gorg


gnava tenersi a distanza per non perdervisi. L'Italia com
priva di coscienza»: è questo l'altro lato della magia de
liano di Heinrich Mann viene cosi radicalmente stravol
attendere in Italia, ma la morte. Questo non è però l'u
rappresentazione dell'Italia fornita dal fratello nelle Dee. L
era anche una risposta al romanzo di Heinrich Mann
(Die Jagd nach Liebe). Già la lettera malevola del 5 dic
neva il giudizio di Thomas Mann sul romanzo, su ques
nentemente fiacca, questo persistente sentore di carn
Thomas Mann si trattava di un dozzinale romanzetto e
lettera era solo un assaggio dell'attacco scatenato nella
contro il fratello: qui, di contro all'ingenua euforia er
di Heinrich, viene messo in scena un altro tipo di amor
la passione, un amore che si accontenta di sguardi e pe
profondo e sotterraneo di tutto quanto Heinrich Mann
su questo tema. Era il tentativo di contrapporre alle es
amorose di Heinrich una nuova classicità in litteris. Heinrich ebbe cosi
la dimostrazione che la sfrenata ebbrezza amorosa del suo A caccia d'amore
non aveva nulla a che fare con l'amore di un artista.
Tuttavia la Venezia di Thomas Mann non si contrapponeva solo all'im
magine dell'Italia di Heinrich, ma anche a una più recente interpretazione.
Con tutta probabilità Thomas ha subito l'influsso del piccolo saggio di
Georg Simmel su Venezia, la «città artificiale», dove pure, come più tardi
nel nostro autore, si parla dell'ambivalenza della città lagunare: «Ambiva
lente è la doppia vita della città, ora come complesso di calli, ora come
complesso di canali, senza che essa appartenga né alla terraferma né all'ac
qua, anzi, ogni lato appare come la forma proteica dietro cui si intravede
ogni volta qualcosa di diverso dal corpo vero e proprio; ambivalenti sono
gli stretti canali oscuri in cui l'acqua guizza e scorre senza posa - ma senza
che si possa riconoscere la direzione del flusso. Si muove incessantemente,
ma non si sa verso dove» si legge in Simmel. Thomas Mann conosceva
anche l'osservazione di Goethe sui gondolieri, il cui canto notturno è so
litario «affinché un altro oda e risponda nello stesso tono ?» Dietro l'imma
gine manniana di Venezia, formatasi originariamente per reazione alla rap
presentazione dell'Italia fatta da Heinrich e per l'influenza di Nietzsche e
Simmel, si cela dunque un altro importantissimo influsso: quello di Goe
the a cui si deve soprattutto il decisivo impulso creativo. E qui Thomas
Mann poteva mostrare a suo fratello come rielaborare il tema italiano. In
tendiamo ora analizzare più diffusamente lo specifico influsso goethiano su
cui si è finora sorvolato. Goethe riveste un ruolo fondamentale già nella

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384 HELMUT KOOPMANN

genesi della novella vene


voleva infatti raccontare
ormai settantenne a Mar
in testa assolutamente di
ti. Cosi scrive Thomas M
vella. Ne venne fuori per
venne un eroe moderno,
duzione sul viale del tram
to nel 1911, e non Goethe
Il tema era però rimasto
sione, la distruzione di un
mente sotto controllo ch
dal Dio Straniero, da Er
Faust. Già alla fine del 19
un Faust e voleva utilizzar
rato a produrre opere m
con sé: paralisi. Da questo
piamo, la storia di Adria
Goethe permea a fondo g
tematici che permettono
no di Aschenbach e il dr
Aschenbach vuole viaggia
chiunque conosca il Faust
giare, vorrebbe andare su
vasto mondo, essere sospin
viaggio ed esclama: «A nuove
il suo discorso nello studio
gio, parla di voli dello spi
la gru che tende al suo n
cullano sopra le onde: un'u
fistofele non esaudisce ques
tello magico lo porterà ne
mosa battuta: «per questo
Nel Faust di Goethe si vi
taverna di Auerbach, anc
purga è tutto un viaggiare,
chen s'insinua questo desi
do il suo «è cosi triste vaga
segue oltre, per il regno
traversato tutto il globo
rivolto all'attimo estremo i

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 385

cade all'indietro, vittima, in un ultimo abbaglio, delle s


cio della sua morte è abbastanza preciso: Faust «è qui dis
(v. 11592). La morte sulla spiaggia.
Anche Aschenbach muore cosi. Faust ha all'incirca la stessa età di
Aschenbach, oltre la cinquantina. Anche Aschenbach viene sopraffatto dalla
voglia di viaggiare, che si manifesta in modo impetuoso, quasi come un
accesso. Nel miraggio dei sensi egli ha poi visioni di paesaggi lontani, vede
una palustre regione tropicale sotto un cielo greve di vapori, macchie di
felci e lutulente anse fluviali: la visione di un paese straniero. Nel caso
di Aschenbach abbiamo a che fare con l'India, perciò è possibile fare un
paragone con la notte di Valpurga. In entrambe le opere si tratta di im
magini fantastiche, di una palude nel sogno della notte di Valpurga di
Goethe, di macchie di felci e fango in Thomas Mann - comune a entram
bi è il richiamo dell'elemento primordiale e ambiguo, anche se Faust crede
di vivere sul serio ciò che per Aschenbach è solo una visione. Il viaggio in
un mondo straniero, nel mostruoso - Faust non vorrebbe in verità che
avesse mai termine, come Aschenbach, che pensa «Sarà breve il tragitto
[...] oh, potesse durare in eterno!» {La morte a Venezia, 160). Il viaggio
di Faust giunge fino agli estremi confini della terra, quello di Aschenbach
termina errando per la Venezia infestata dal colera; Faust muore con la vi
sione delle paludi bonificate, mentre Venezia è circondata proprio da un
paesaggio paludoso. La morte di Faust e quella di Aschenbach: un declino
per entrambi, ma per Faust la felicità dell'attimo estremo e per Aschen
bach il compimento: con Tadzio la morte gli mostra un volto quasi ama
bile. Si, nella novella di Thomas Mann non è solo Aschenbach a partire
per il Sud, c'è anche Faust con lui al Lido.
Altro parallelo. Già unicamente per la presenza del sole l'Italia ha fama
di essere una fonte di eterna giovinezza ed è anche un ringiovanimento che
vi cerca Aschenbach. Si adopera o lascia che altri si adoperino per ottener
lo, il suo corpo che invecchia, i capelli grigi, i tratti affilati del viso lo di
sgustano, gli suscitano vergogna e disperazione - ma con l'aiuto del par
rucchiere vengono eliminati i piccoli difetti naturali che, secondo l'artigia
no, Aschenbach ha finora trascurato. Il trattamento cosmetico gli rende in
fine possibile avere diritto al suo colore naturale, tanto più che è anche il
parrucchiere a suggerirglielo. E il maturo signore dai lineamenti affilati ode
per bocca del suo «restauratore» quale sia la meta del suo viaggio: «Adesso
il signore può innamorarsi tranquillamente». E il narratore aggiunge: «Il
frastornato se ne andò come in estasi» (221). Si, Aschenbach è perdutamente
innamorato, pur comportandosi timidamente. Alla fine giunge persino a
indossare un cappello di paglia con un nastro variopinto: un puer senex.
Non coglie il lato profondamente ridicolo del suo agire.

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386 HELMUT KOOPMANN

Proprio come Faust che


desiderio «di innamorars
lito» (v. 1799). E la Cucin
un buon bicchiere del ce
dalla strega: un filtro d
ben presto, con vera gio
fele (v. 2597). Faust si m
capelli grigi a respinger
l'improvviso «un bell'uomo
to in fronte - quella fron
Solo Mefistofele sa a cosa
vero, l'errore» (v. 2562); d
Ma entrambi si illudon
vinezza riconquistata con
rali a causa del desiderio
sono loro alla fine, non
ganno. Alla fine di tutto
attendere al suo progett
Mefistofele pronuncia il s
ha vissuto in uno stato d
il suo viaggio per il mon
bach è forse diversa? An
ha condotto nel labirinto
de. La passione si è fatta
viaggio d'amore che alla f
ti, abisso, senza che per
rore. Eppure Faust muor
de Tadzio avanzare ancor
mes, il dio della morte,
raggiungerlo, ma il dio d
Dunque: è Faust a far co
a errare con lui per l'int
bia, sulla spiaggia. Bisogn
profondità del tessuto nar
realmente vissuta da Mann
Thomas Mann non può, n
do obiettivo. Cosa è rima
regina dei mari e dimora
Stige. La traversata di As
no. In questo modo la no
assolutamente sconosciut

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 387

ventate la superficie su cui proiettare una narrazione virtu


trassegno più significativo era la pluridimensionalità e
nuovo stile narrativo non trovò mai corrispettivo miglior
ma osservata e considerata con cosi tanta diffidenza. E
quando il discorso cadrà sull'ambiguità e l'ambivalenza
offrire uno spazio narrativo analogo, addirittura ideale
ne serve ben presto nuovamente: nella Montagna incan
Settembrini, che permette di decifrare, come nella Mor
tato atteggiamento dello scrittore verso tutto quanto è
ora la possibilità di una nuova narrazione estremamente
A prima vista, l'Italiano è un personaggio piuttosto a
tore di organetto, secondo il protagonista del romanzo,
tori di organetto italiani che cantavano e facevano poi coll
periodo natalizio. All'inizio del romanzo, Settembrini
personificazione della diffidenza di Thomas Mann vers
l'incarnazione del fascino del Sud. Settembrini si presen
di miseria e di grazia» (La montagna incantata, 51). Ma non è
romanzo si arricchisce indubbiamente di sostanza e pro
bilità, e se all'inizio era apparso come un ciarlatano estrem
alla fine prende commiato da Hans Castorp come un am
scritto sulle fonti e i modelli di questa figura e non va
marvisi in dettaglio. Senza dubbio Carducci e Mazzini h
mas Mann, mentre Luigi Settembrini, personaggio sto
fornito in ogni caso il nome. E più probabile, però, che lo
conoscesse la parola «settembrini» dai suoi soggiorni ve
no infatti chiamati gli omosessuali fra le classi alte venezi
facevano la loro apparizione in autunno come mosche se
Mann, che conosceva cosi bene Venezia, potrebbe averv
rola - elemento che potrebbe essere risolutivo per determ
tere di Settembrini, ovviamente scapolo, ma anche della
trattenuta con il più giovane Hans Castorp. In questo m
una componente di sotterraneo erotismo nella relazion
suo beniamino, e alla fine l'addio con il «tu» fraterno sare
come all'inizio il giudizio sprezzante di Castorp sul suon
Ma cosi non si è ancora reso del tutto giustizia alla
livalenza di questa figura. Non v'è dubbio, infatti, che
si celi anche Heinrich Mann, il letterato della civilizzaz
ter at), come viene chiamato nelle Considerazioni di un
tungen eines Unpolitischen), l'assertore del progresso, il d
nità, l'illuminista, l'esteta della politica: tutti tratti q
Mann aveva notato e di regola anche criticato nel frat

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388 HELMUT KOOPMANN

fino alla genesi della M


rich, allora doveva ess
mente il romanzo si sv
reca infatti senza dubb
egual misura un autor
i testi di Heinrich Man
brini, cosi nella figura
anche l'opzione person
montagna incantata pr
ratore, ma è soprattutto
la simpatia di Settemb
l'umanità deve il sublim
de alla simpatia di Tho
di tutte queste analogie
il suo autore più di qu
stesso tempo i tratti in
Settembrini si incontr
fratelli giunge a una r
incantata. Nel 1931, in
di Heinrich, Thomas ha
una volta per tutte all
valso l'elemento italian
«Gotico lubecchese e u
vare in ognuno di noi
tedesco-antico in me pe
Te, perché hai scritto l
In Settembrini confluis
rich e Thomas Mann -
dell'antipatia fra i due
po la riconciliazione tr
bivalenza nel senso mig
Ancora una volta l'Ita
vella è l'insorgere del f
sonali avute durante il
parsa improvvisa di un
Thomas Mann e dai su
però negativo. Già due
era espresso in modo s
aizzare in modo perico
bile, questi strilli di dig
tali e falsamente rivolu

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 389

no ormai diventate inalienabili, tutta questa violenza e e


tà, questo autoincensamento e digrignar di denti, tutto
compromettente teatro sono forse inevitabili per conqu
zione di lavoro che consiste nel rendersi operosi per il
ve?» Ma di tutto ciò è rimasto ben poco nel romanzo. Q
dell'ambivalente rapporto dell'artista con le masse, della
di come si configuri il ruolo di guida nei confronti d
l'interno di una democrazia, questione che toccava all'e
mas Mann, o della specifica psicologia dell'ipnosi (qui l
modo molto preciso le teorie mediche). Diremo soltanto
si svolge non a caso in Italia. Si parla infatti dell'amab
nazionale italiano, della sua xenofilia e ospitalità, del gu
ne», della parola calzante, del gusto per le battute innoc
che a doppio senso, per le allusioni alla sfera fisica, per
nali con gioioso piacere. Insomma, la lingua come veic
ganza delle forme anche nel popolino: tutti questi mot
sione nel racconto. Thomas Mann non si fa scrupolo
italiane nella sua storia, chiamando l'ipnotizzatore «fo
sta», «prestidigitatore», e ciò non a scopo decorativo, m
di penetrare a fondo nella mentalità di quelle masse v
La tendenza a esagerare i titoli, all'eccessiva stilizzazione
ci avvenimenti quotidiani: un Italiano non avrebbe pres
to fare di meglio. Ma qui l'Italia di Forte dei Marmi pr
un fondo oscuro: si tratta di stregoneria, di soggezione
moniaca, della presenza ipnotica di una volontà esterna
le masse (nessun ipnotizzatore avrebbe successo se l'ipn
permettesse inconsciamente): Il tema è dunque l'insorge
servato criticamente da Thomas Mann che si era già p
negativamente sull'estetismo immorale e la barbarie de
Marinetti: nell'ottica di Thomas Mann non aveva comp
tesche sciocchezze. Alla fine, però, dopo la caduta di M
non aveva fatto mistero della sua simpatia per quell'Ita
piazza pulita del culto fascista, scrivendo: «Il fascismo
nella sua terra d'origine. E finita con le smorfie violent
lare, con le stupidaggini eroiche di Marinetti, con le f
nunzio, con tutto l'imbroglio della reazione che si att
venire». Gli Italiani, dice Mann, sono un popolo politi
hanno agito come tale. Ha solo parole di approvazione
zioni di giubilo alla liberazione di Milano, Napoli e Rom
Ma anche in questa novella confluiscono ulteriori el
Montagna incantata Thomas Mann si era servito della f

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390 HELMUT KOOPMANN

Settembrini per caratter


personaggio letterario
trattava dell'esagerata
compiacente, dell'abilit
un autoritratto caricat
Anche in Cipolla ritro
motivo della solitudine
di superiorità e la cono
Non è difficile riconos
Thomas Mann si era co
a cui sapeva di apparte
pericolo, mettendosi in
cose stiano cosi lo dedu
da Thomas Mann qualch
che qui era all'opera un
nosceva la segreta e est
sta di cui egli stesso er
Cipolla è visibile nuova
l'artista e quindi verso
Settembrini e Cipolla s
ne, alla messa in discu
l'Italia è risultata produ

Tra Petrarca e He

Il tema Thomas Mann


e menzionare l'influsso
L'Italia non è infatti s
letteratura italiana. Petr
Mann ma, in quanto u
letterari italiani sullo sc
quando Settembrini parl
nale di Petrarca e la trad
nisce, in modo storicame
venture dell'intelletto,
tembrini è allievo di Ca
ne molto apprezzato
orientali. Ma l'influsso
Montagna incantata com
della Divina Commedia.

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THOMAS MANN E L'ITALIA IN UNA NUOVA PROSPETTIVA 391

colari locuzioni e non solo. Al ritorno di Claudia Chauchat esclama: «La


sua Beatrice ritorna? La sua guida attraverso le nove sfere rotanti del Para
diso? Be', spero che non vorrà rifiutare neanche ora la mano amica del suo
Virgilio» (486). La confessione centrale della Montagna incantata: «Non vo
glio concedere alla morte il dominio sui miei pensieri!» (463) è ispirata alla
frase di Dante nel Convivio: «Iddio non vuole religioso di noi se non il cuo
re», legittimando cosi la lotta contro la potenza del pensiero della morte.
Dante permea profondamente anche l'ultima opera di Leverkiihn, Lamenta
tio Doctoris Fausti, nonostante la parola «lamentano» non provenga da Dan
te, ma dalla tradizione popolare del Doktor Faust. Anche un altro italiano
ha rivestito un ruolo di primo piano nell'opera manniana: Michelangelo, su
cui, nel 1950, Mann ha scritto un saggio dai forti contenuti autobiografici
L'erotismo di Michelangelo (Die Erotik Michelangelos).
Alla fine, perciò, non rimane più nulla dell'idillio da cartolina italiano,
il Sud diventa sempre più la sfera della fascinazione e della perdizione, del
l'incanto e della delusione. Sarebbe molto interessante vedere come Hein
rich Mann ha vissuto l'Italia - anche dopo la Piccola città. Sicuramente
l'ha vista in modo più diretto, avendo in fin dei conti maggiore familiarità
con questo paese, sebbene si sia rivolto in seguito completamente alla cul
tura francese. In gioventù Heinrich Mann ha sperimentato l'Italia in modo
diretto, ma non articolato, mentre Thomas Mann, che viene cosi spesso
descritto, e forse frainteso, come uno scrittore realista, è riuscito a vedere
dietro la superficie. La facciata era sempre presente, riaffiorava continua
mente non appena lo scrittore ritornava a Venezia o a Roma. Dietro c'era
però un'altra dimensione che completava il quadro, l'Italia era una realtà
più complessa che non nel fratello Heinrich. L'Italia non era di per sé un
tema; ma senza di essa, senza Venezia e senza quanto da lui vissuto a Forte
dei Marmi, Thomas Mann non avrebbe potuto far approdare Faust al Li
do, né descrivere l'insorgere del fascismo. Era l'estraneità, non la familia
rità a renderlo produttivo. Ma era soprattutto l'Italia a spronarlo all'auto
legittimazione e all'autocritica. In questo senso l'Italia non era solo l'ele
mento estraneo, ma anche quello familiare. Egli si riconosceva e criticava
nelle figure italiane. Nel caso ci fosse stata davvero una seria riserva di
Thomas Mann nei confronti dell'Italia: qui egli era diventato produttivo.
Può un paese straniero esercitare un influsso maggiore?

traduzione di Lorella Bosco HELMUT KOOPMANN

Thomas Mann in «Belfagor». Lavinia Mazzucchetti, nel propo


fe germanica e la recente pubblicistica tedesca, ai primi del 194

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392 THOMAS MANN IN «BELFAGOR»

Principessa Margherita a Firenze per


scorso di Thomas Mann tenuto nel
ton e New York. Il discorso, che ver
del 1947 da Mario Andreis, apparv
dopo, nel marzo); Mann stava in ap
anche Arturo Toscanini, in un «ritr
nini proprio in quell'anno era tornat
Fracci, La Colomba di Picasso al Prim
stro maggio 1996: «Per me, una raga
Toscanini: - Papà che vuol dire To
Toscanini... Giuseppe Verdi... Tosca
Oggi l'Homo Schnitzlerianus, ossia i
posto la conferenza dello studioso pr
editoriale di Benedetto Croce. La con
con la consueta bravura dallo Schnit
mato a convegno il suo Arthur Schn
zieri vedemmo Eduard Goldstiicker.
là Jacques Le Rider, Giuseppe e Mose
La manifestazione annoverava Paol
inaugurato in «Belfagor», nel 1953,
Erika riceverà un «ritratto critico»

Fra i modernisti di Bari, esordi in


bre '53, tema Gerard Manley Hopkin
gennaio '59 e a Henry David Thore
sina il 6 marzo 1927, è mancato il
ricava regolarmente di redigere post
'55, '59 e '60 Lombardo è presente co
Mi torna in mente un Agostino Lo
mordere le commedie di Aristofane.
blioteca inglese Prefaces to Shakespea
ker, e io me ne adornai in apertura di A
dopo Aristophanes, an Author for th

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