LA FISICA DELL'ANIMA
Ognuno di noi, infatti, porta con sé il bagaglio delle proprie azioni compiute
in vite precedenti e i relativi effetti: la nostra anima è costretta a
reincarnarsi fino a che non saranno tutti esauriti.
Le leggi karmiche
Dal momento che ogni nostra azione negativa produce Karma negativo
ripercuotendosi sulle nostre successive esistenze, è importante mantenere e
alimentare un Karma positivo, e per farlo esistono delle leggi che è possibile
seguire, precisamente 12.
Il Karma, nelle religioni e filosofie orientali, è l’atto degli esseri senzienti che
muove verso un fine in relazione al principio di causa-effetto che vincola gli
esseri al “Samsara“, cioè al ciclo della vita, morte e rinascita.
In Occidente invece sono stati diffusi nel XIX secolo dalla Società Teosofica e
sviluppati dalle più odierne filosofie New Age.
La legge del Karma, nelle Upanisad vediche, afferma che la sorte dell’uomo
nella vita e dopo la morte è segnato dalla sua condotta, quindi sia l’azione
rituale, che qualsiasi azione umana, produce conseguenze future.
Ora vediamo nello specifico il significato del Karma nelle religioni e filosofie
più importanti dell’Oriente…
Questi semi vengono anche dalle vite passate e possono essere annientati
con l’ ” illuminazione” o “Bodhi” e cosi raggiungere il “Nirvana”.
Dhammapada
Nell’ Induismo
Il principio karmico è legato a quello di “Sara” e “Moksa”, le vie che
conducono alla liberazione dal ciclo delle rinascite.
Bhagavad Gita
Nel Giainismo
Ogni anima è pura, ma quando si lega agli esseri senzienti, perde purezza;
trascorrendo nel ciclo delle vite è contaminata a causa del Karma.
La liberazione delle anime dalle impurità del Karma, si può raggiungere con i
giusti modi.
Nello yoga
Negli yoga sutra, il testo fondamentale dello Yoga classico, il Karma è
influenzato dagli stati di sofferenza (klesha), che sono:
“Le azioni di uno yogi non sono ne bianche (positive) ne nere (negative),
mentre esse sono miste per gli altri.”
“Io per me ho visto che coloro che arano iniquità e seminano tormenti, ne
mietono i frutti”.
Giobbe 4:8
Luca 12:24
Karma e filosofia occidentale
Nella Grecia antica invece, l’idea di reincarnazione si rifà agli orifici e ai
pitagorici, di cui però non è pervenuto quasi nulla poiché, i propri studi,
rimanevano per lo più segreti e per pochi adepti.
Rudolf Steiner, fondatore dell’ “antroposofia”, in uno dei suoi scritti più
importanti “Teosofia” sostiene che il corpo soggiace alla legge
dell’ereditarieta, l’anima al destino che si è creato, tale destino si chiama
Karma, come progetto dell’io prima di incarnarsi, e gli eventi della vita
succesiva, come opportunità per evolvere.
Karma e psicologia
Nel ‘900 Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, antropologo, fondatore
della “psicologia analitica” o del profondo, sostenne l’idea di “inconscio
collettivo” oltre a quello individuale, formato da archetipi comuni a tutta
l’umanità, un karma collettivo in cui rientrava la storia dei propri famigliari,
antenati, della comunità ecc.
Nel suo libro “Ma vie”, Jung racconta: “mentre lavoravo al mio albero
genealogico, ho capito la strana comunanza di destino che mi lega ai miei
antenati. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o
problemi che furono lasciati incompleti e senza risposta dai miei
genitori…dai miei antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia, un
Karma impersonale.”
Jung parlò di inconscio collettivo nel 1912 nel suo libro “trasformazioni e
simboli della libido” dove mise in risalto le sue esperienze con dei pazienti
schizofrenici, che nei loro deliri, esprimevano miti e conoscenze culturali del
passato che non potevano conoscere direttamente, poiché non scolarizzati.
Da qui Jung espresse l’idea di “archetipi dell’inconscio collettivo”, come
immagini primordiali che ognuno ha dentro di sé, e l’inconsio collettivo
come “uno spirito che pervade tutto, onniscente e onnipresente”.
Carlo Rubbia, premio nobel nella fisica nel 1984 sostiene che: “parlare
dell’origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e,
guardando la natura si scopre che esiste un ordine preciso che non può
essere il risultato di un caso. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri,
l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose.”
Inoltre, lo scienziato, parlando del rapporto tra la mente degli esseri umani e
l’Universo, chiamò le particelle subatomiche “tendenze mentali”, poiché
portatrici di informazioni, supportando l’idea che Tutto è in ogni cosa, che
ogni piccola parte dell’Universo ha l’informazione del Tutto.
Ma già David Bohm negli anni ’50 arrivò a concepire la fisica quantistica
come una manifestazione fenomenica di una realtà olistica più profonda.
L’ idea di unità del Cosmo è molto antica, tanto che il termine Universo
“Unum versum”, significa l'”Uno manifesto”.
La scienza oggi avvalora sempre più questo concetto con le teorie del campo
unificato. Il “Tutto” o “Nulla” da cui ogni cosa origina. Inoltre questo campo
è attivo, quindi l’uomo fa parte di un Tutto attivo a cui è connesso. Da qui il
principio di “Tutto è Uno”, che riassume tutti i testi sacri e le filosofie più
spirituali.
Ma non lo è affatto.
Se, per esempio, ti ha morso un cane, o hai paura dei cani, è possibile che in
un’altra vita tu abbia trattato male i cani, ma il punto fondamentale non
sono i cani, ma te stesso in rapporto a ciò che il cane, in questo caso,
rappresenta per te.
La legge del Karma ci ricorda che siamo qui in funzione di anime e che, oltre
al nostro Karma individuale esiste anche il Karma collettivo e planetario e
che queste energie, portano evoluzione della Coscienza.
Il Karma e la quotidianità
karma e quotidianita
Il principio tradizionale del Karma, ci offre degli spunti di riflessione sul fatto
che le nostre scelte hanno ripercussioni che vanno oltre il momento in cui
agiamo e che, non influiscono solo su noi stessi, ma anche sugli altri e
sull’ambiente.
Inoltre, riesaminando la nostra vita, risulta più chiaro che, ciò che facciamo
ci ritorna in qualche modo indietro, in modi e tempi non sempre immediati
ed evidenti.
Il Karma ci ripropone, nel suo sviluppo, situazioni centrali che non abbiamo
ancora risolto e spesso, può farci entrare in crisi. Saper trasformare queste
crisi in opportunità dà un significato alla nostra sofferenza e ci aiuta a
maturare.
Il principio karmico dovrebbe essere visto, non come una condanna che non
si può cambiare, ma come una possibilità di far fronte a ciò che è rimasto
irrisolto.