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IL KARMA E LA REINCARNAZIONE

Ciò che ti arriva è ciò che ti serve! (Sara)

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MANUALE DI MEDICINA ENERGETICA PSICOSOMATICA

LA FISICA DELL'ANIMA

A COSA SERVE LA REINCARNAZIONE E PERCHè QUINDI CI REINCARNIAMO?

LA FUNZIONE DEL KARMA

La parola sanscrita Karma, che significa “azione”, mette in evidenza quanto a


ogni nostra azione ne corrisponda una uguale o una che la ricambi per
bilanciare gli eventi, sia in positivo che in negativo.

Il suo significato profondo è direttamente collegato alle antiche filosofie


orientali e si basa su un principio di causa-effetto, che condanna tutti gli
esseri senzienti al Samsara (ciclo della vita, di morte e rinascita).
Le azioni da noi compiute sono regolate da leggi karmiche secondo le quali
ogni cosa che facciamo finisce col produrre altre azioni, dunque tutto è
interconnesso e nulla è casuale.
Di conseguenza, tutte le azioni producenti effetti negativi causano Karma
negativo, mentre al contrario le azioni positive favoriscono un Karma
positivo, e ciò vale non solo nell’attuale vita ma anche in quelle successive.
Ecco perché il fatalismo non ha niente a che vedere con il Karma, che invece
dipende solo e soltanto da noi e da come scegliamo di agire. Siamo noi gli
artefici del nostro destino.

L’unico modo per cambiare il proprio Karma e annullarlo è seguire il


Dharma, ovvero vivere assecondando la propria natura e seguendo le leggi
universali che determinano ciò che è giusto; in questo modo è possibile
liberarsi dal Samsara, dal ciclo infinito di morte e rinascita a cui nessun
uomo può sottrarsi.

Ognuno di noi, infatti, porta con sé il bagaglio delle proprie azioni compiute
in vite precedenti e i relativi effetti: la nostra anima è costretta a
reincarnarsi fino a che non saranno tutti esauriti.

In relazione al Karma, troviamo anche la legge del contrappasso, citata da


Dante nella Divina Commedia, che regola e determina la pena consona a un
individuo in base alle azioni compiute, per contrasto o per similitudine
(ovvero colpendo i rei mediante il contrario della loro colpa o analogamente
a essa).

Le leggi karmiche
Dal momento che ogni nostra azione negativa produce Karma negativo
ripercuotendosi sulle nostre successive esistenze, è importante mantenere e
alimentare un Karma positivo, e per farlo esistono delle leggi che è possibile
seguire, precisamente 12.

La grande legge: quella di cui abbiamo parlato finora, che governa il


principio di causa-effetto, per il quale ogni azione ha una sua precisa
conseguenza.
La legge della creazione: noi siamo parte integrante dell’universo e tutto è
interconnesso, per questo motivo è importante ricordarci di non essere soli,
prendendo in considerazione tutto ciò che è intorno a noi al fine di creare la
nostra realtà.
La legge dell’umiltà: tutto, indipendentemente dalla nostra accettazione,
continua a esistere, ed è bene imparare a conviverci.
La legge della crescita: il cambiamento deve avvenire in noi e dentro di noi,
senza pretendere che sia l’ambiente circostante a cambiare.
La legge della responsabilità: nella vita è fondamentale assumersi le proprie
responsabilità se qualcosa non va come desideriamo, senza attribuire colpe
ad altri.
La legge della connessione: ogni azione e ogni passo ci conducono verso
quello successivo, all’infinito.
La legge della focalizzazione: è impossibile pensare e focalizzarsi su due cose
nello stesso momento, dunque non si può progredire spiritualmente
provando emozioni e sentimenti negativi.
La legge dell’altruismo e dell’ospitalità: apprendere qualcosa e crederci
fermamente significa metterlo in pratica alla prima occasione utile che la
vita ci pone davanti. Valori come altruismo e ospitalità sono imprescindibili
per crescere spiritualmente.
La legge del qui e ora: rimuginare continuamente sul passato ci impedisce di
vivere pienamente nel presente, di apprezzare ciò che la vita può offrirci
“qui e ora”.
La legge del cambiamento: finché da ogni azione non si impareranno gli
errori scaturiti, la storia si ripeterà. Dunque è importante riflettere sugli
sbagli compiuti, per comprenderli ed evitarli in futuro.
La legge della pazienza e della ricompensa: solo con pazienza e perseveranza
è possibile raggiungere grandi traguardi e ottenere adeguate ricompense.
La legge del significato e dell’ispirazione: la stessa energia di cui carichiamo
ogni nostra azione ci tornerà indietro. Per questo bisogna mettere tutto il
nostro cuore in ogni cosa che facciamo.

Il karma: cos’è, cosa significa e come funziona la legge karmica


SCRITTO IL 2018-02-25 DA ELEONORA DRACCA

Ormai la parola Karma è in ogni dove, nelle canzoni, su facebook e nelle


nostre battute quotidiane tra amici.

Ma cosa significa questo termine sanscrito? In che cosa consiste il principio


karmico? Che cos’è la legge karmica? Come influenza la nostra quotidianità?
Perché può essere visto come opportunità di crescita?

Finché un uomo non uccide, non annichila l’io, ci sarà Karma;


poiché l’io è la causa del Karma, ma se si distrugge quell’io,
quell’io che dice: ” io ero, io sono, io sarò”, allora la ruota
della vita e della morte, con i suoi raggi che sono ansia, dolore,
pena e gioie passeggere, si ferma, e voi diventate il maestro,
colui che ha toccato la liberazione, che ha toccato il Regno della felicità.

La ruota del Karma di Krishnamurti

Il Karma, nelle religioni e filosofie orientali, è l’atto degli esseri senzienti che
muove verso un fine in relazione al principio di causa-effetto che vincola gli
esseri al “Samsara“, cioè al ciclo della vita, morte e rinascita.

I principi del Karma si sono sviluppati partendo dalle speculazioni religiose


delle Upanisad vediche (testi sacri del Brahmanesimo), e sono fondamentali
nell’Induismo, nel Buddismo, nel Giainismo e in altre religioni orientali.

In Occidente invece sono stati diffusi nel XIX secolo dalla Società Teosofica e
sviluppati dalle più odierne filosofie New Age.

La legge karmica sostiene che le azioni sono cause e conseguenze di altre


azioni, quindi non esiste nulla di casuale ma ogni cosa è interconnessa in un
intreccio di legami causa-effetto.

Dunque, per il principio karmico, le azioni che producono effetti “negativi”


influenzano negativamente il Dharma o “legge universale” e portano Karma
“negativo” ; mentre le azioni “positive” portano un Karma “positivo” , tutto
ciò sia nella vita attuale che nelle successive.

La legge del Karma, nelle Upanisad vediche, afferma che la sorte dell’uomo
nella vita e dopo la morte è segnato dalla sua condotta, quindi sia l’azione
rituale, che qualsiasi azione umana, produce conseguenze future.

Ora vediamo nello specifico il significato del Karma nelle religioni e filosofie
più importanti dell’Oriente…

Un principio, varie interpretazioni


karma nelle religioni

Il karma è un principio sul quale si basano molte religioni orientali e,


nonostante il concetto di karma sia unico, assume sfumature leggermente
diverse a seconda delle religioni.

In questo paragrafo ho cercato di riassumere il principio karmico secondo il


punto di vista delle 3 principali religioni dell’India ed infine secondo lo yoga.

Scoprire le leggere differenze ti può aiutare a capire meglio il concetto.


Nel Buddismo
Il Karma è il concetto secondo il quale un’azione “virtuosa” origina una o più
rinascite “positive”, mentre un’azione “non virtuosa” , che produce
sofferenza, origina rinascite “negative”.

Ma esiste per il Buddismo, anche il Karma che porta alla “liberazione”.

Tutte le manifestazioni degli esseri senzienti ha una quantità di “semi” del


Karma che, fino a quando non si esauriranno, costringeranno a permanere
nel “Samsara”.

Questi semi vengono anche dalle vite passate e possono essere annientati
con l’ ” illuminazione” o “Bodhi” e cosi raggiungere il “Nirvana”.

Di seguito riporto le bellissime parole del Buddha tratte dal Dhammapada:

“Se è la sofferenza che temi, se è la sofferenza è ciò che detesti, non


compiere mai azioni cattive, perché tutto si vede per quanto segreto.
Persino un volo nell’aria non ti può liberare dalla sofferenza dopo che
l’azione cattiva è stata commessa.
Non nel cielo, né nel mezzo dell’oceano, né se ti nascondessi nelle crepe
delle montagne, un angolo riusciresti a trovare in questa terra tutta, dove il
karma il colpevole non raggiungerebbe.
Ma se vedi il male che altri ti fanno e se sentitamente tu disapprovi, stai
attento a non fare al medesimo modo, perché le azioni delle persone con
esse rimangono.
Quelli che imbrogliano negli affari, quelli che contro il Dharma agiscono,
quelli che frodano, quelli che truffano, se stessi gettano in un gorgo, perché
le azioni delle persone con esse rimangono.
Qualsivoglia azione possa un individuo compiere, siano esse di gioia
portatrici, siano esse cattive, un’eredità per lui costituiscono, le azioni non
svaniscono senza lasciar traccia.”

Dhammapada
Nell’ Induismo
Il principio karmico è legato a quello di “Sara” e “Moksa”, le vie che
conducono alla liberazione dal ciclo delle rinascite.

Il “Dharma” o legge universale, nel significato di “corretto agire”, senza


inganno, evita l’accumulo di Karma “negativo”, quindi ogni essere senziente
contribuisce con il suo comportamento, all’ordine cosmico.

L’induismo ed in generale il pensiero degli indiani è basato su questi principi.

Ecco cosa dice Krisna ad Arjuna nella Bhagavad Gita:

È meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera


imperfetta), che fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere
prescritto dalla propria natura innata non commette peccato.

Bhagavad Gita

Nel Giainismo
Ogni anima è pura, ma quando si lega agli esseri senzienti, perde purezza;
trascorrendo nel ciclo delle vite è contaminata a causa del Karma.

La liberazione delle anime dalle impurità del Karma, si può raggiungere con i
giusti modi.

Nel Giainismo le azioni e le emozioni della vita attuale determinano le


incarnazioni future, non come una punizione o ricompensa, ma come una
conseguenza delle scelte di vita consapevoli ed inconsapevoli.
Quindi, come conseguenza di questi principi, il Giainismo dà molta
importanza alla purezza del pensiero e del comportamento etico.

Nello yoga
Negli yoga sutra, il testo fondamentale dello Yoga classico, il Karma è
influenzato dagli stati di sofferenza (klesha), che sono:

Ignoranza spirituale (avidya)


Ego (asmita)
Attaccamento (raga)
Avversione (dvesa)
Volontà di vivere (abhinivesha).
Più volte Patanjali tocca questo argomento e spiega che le azioni di uno yogi
non dovrebbero provocare ripercussioni future, in questo modo si può
evitare la sofferenza futura.

“La sofferenza che non è ancora venuta deve essere evitata.”

Yoga Sutra 2.16

“Le azioni di uno yogi non sono ne bianche (positive) ne nere (negative),
mentre esse sono miste per gli altri.”

Yoga Sutra 4.7

“Le azioni miste danno luogo a impressioni latenti (vasanas) che


successivamente produrrano conseguenze dipendenti dalle impressioni
stesse.”

Yoga Sutra 4.8

Il Raja Yoga o “Yoga regale” è la via verso l’annullamento di questo dolore;


attraverso lo Yoga, lo Spirito si libera dai fatti della materia.

Per saperne di più sul Raja yoga e su Patanjali leggi anche:

Raja Yoga: lo yoga reale di Patanjali


Patanjali: il padre dello yoga e lo scrittore degli Yoga Sutra
Il karma in occidente
Il karma in occidente

In Occidente, come abbiamo accennato, il concetto di Karma è spesso


ridotto all’idea di “destino“, visto generalmente come il risultato delle
proprie azioni o come una forza superiore che può chiamarsi Dio o fato che
lo determina.

Poiché il concetto di Karma è legato all’idea di reincarnazione, solo chi ha


toccato le filosofie e religioni orientali, facendole proprie, o per esperienze
interiori personali e dirette, vede la legge del Karma come esatta in tutta la
sua pienezza.

Karma e religione cattolica


La religione cattolica non può credere nel principio karmico così come
espresso dall’Oriente, poiché non crede nella reincarnazione delle anime, in
questo caso, il Karma, diventa più una responsabilità nelle proprie azioni in
questa vita, non in una vita futura.

Anche nella Bibbia si legge di raccogliere ciò che si è seminato:

“Io per me ho visto che coloro che arano iniquità e seminano tormenti, ne
mietono i frutti”.

Giobbe 4:8

“Osservate i corvi: non seminano, non mietono, non hanno dispense, né


granaio, eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli valete?”

Luca 12:24
Karma e filosofia occidentale
Nella Grecia antica invece, l’idea di reincarnazione si rifà agli orifici e ai
pitagorici, di cui però non è pervenuto quasi nulla poiché, i propri studi,
rimanevano per lo più segreti e per pochi adepti.

I greci la chiamavano “metempsicosi” o trasmigrazione delle anime.

Platone, nella sua “Anamnesi” sostiene che l’anima sa perché ricorda il


mondo in cui soggiornava prima di incarnarsi e che sceglie il luogo, il tempo
e le caratteristiche di quella nuova vita, che diventa il proprio destino,
unione di libero arbitrio e necessità. Secondo Platone, ognuno sceglie prima
di incarnarsi la vita che vivrà sulla Terra e riceve un “Daimon”, un compagno
unico che ci ricorda il disegno di vita prescelto, quindi il “Daimon” è il
portatore del nostro destino.

Plotino, famoso filosofo neoplatonico, sostiene come Platone, che ogni


anima sceglie il proprio corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti
alla propria anima. Le apparenti casualità e bisogni della vita, il destino di
ognuno, sarebbero per Plotino “vocazioni” .

La Teosofia, dottrina esoterica che unisce il misticismo alla scienza, di cui


Elena Petrovna Blavatsky fu fondatrice nell’800 ha trattato il tema del
Karma; secondo la Blavatsky la legge del Karma riequilibria gli effetti delle
azioni umane, per un’armonia universale.

Rudolf Steiner, fondatore dell’ “antroposofia”, in uno dei suoi scritti più
importanti “Teosofia” sostiene che il corpo soggiace alla legge
dell’ereditarieta, l’anima al destino che si è creato, tale destino si chiama
Karma, come progetto dell’io prima di incarnarsi, e gli eventi della vita
succesiva, come opportunità per evolvere.

Karma e psicologia
Nel ‘900 Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, antropologo, fondatore
della “psicologia analitica” o del profondo, sostenne l’idea di “inconscio
collettivo” oltre a quello individuale, formato da archetipi comuni a tutta
l’umanità, un karma collettivo in cui rientrava la storia dei propri famigliari,
antenati, della comunità ecc.

Nel suo libro “Ma vie”, Jung racconta: “mentre lavoravo al mio albero
genealogico, ho capito la strana comunanza di destino che mi lega ai miei
antenati. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o
problemi che furono lasciati incompleti e senza risposta dai miei
genitori…dai miei antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia, un
Karma impersonale.”

Jung parlò di inconscio collettivo nel 1912 nel suo libro “trasformazioni e
simboli della libido” dove mise in risalto le sue esperienze con dei pazienti
schizofrenici, che nei loro deliri, esprimevano miti e conoscenze culturali del
passato che non potevano conoscere direttamente, poiché non scolarizzati.
Da qui Jung espresse l’idea di “archetipi dell’inconscio collettivo”, come
immagini primordiali che ognuno ha dentro di sé, e l’inconsio collettivo
come “uno spirito che pervade tutto, onniscente e onnipresente”.

In questa idea il Karma personale è assolutamente legato a quello famigliare


e universale e qui, si è sviluppata con Jung, anche il principio di
“sincronicita’” cioè la non casualità degli eventi e incontri. Quindi è
conoscendo sé stessi, nel processo che Jung definisce “individuazione”,
intrecciando conscio e inconscio che si raggiunge la completezza del proprio
Sé.

Jemes Hillman, psicoanalista junghiano, saggista e filosofo statunitense,


fondatore della “psicologia archetipica”, nel suo “Il codice dell’anima”
afferma che la propria personalità e vocazione di vita sono qualità innate e
che, il nostro compito nella vita è quello di relizzarle. Hilmman invece la
chiama “Teoria della ghianda” per la quale ogni vita è formata da
un’immagine peculiare, come il destino di una quercia è contenuto nella sua
piccola ghianda.
Karma e scienza
Successivamente, anche la scienza, con la fisica quantistica, si è avvicinata al
concetto di Karma come un ordine sottostante alle cose materiali, una forza
non casuale che intreccia il Tutto e lo organizza.

Carlo Rubbia, premio nobel nella fisica nel 1984 sostiene che: “parlare
dell’origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e,
guardando la natura si scopre che esiste un ordine preciso che non può
essere il risultato di un caso. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri,
l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose.”

Inoltre, lo scienziato, parlando del rapporto tra la mente degli esseri umani e
l’Universo, chiamò le particelle subatomiche “tendenze mentali”, poiché
portatrici di informazioni, supportando l’idea che Tutto è in ogni cosa, che
ogni piccola parte dell’Universo ha l’informazione del Tutto.

Il biologo e filosofo inglese Rupert Sheldrake ideò il principio dei “campi


morfici”, secondo lo scienziato, la materia risponde ad un disegno
sottostante immateriale o mentale, psichico, un campo morfico o
morfogenetico che guida le molecole, gli atomi, le cellule, ad avere una
forma specifica.

Ma già David Bohm negli anni ’50 arrivò a concepire la fisica quantistica
come una manifestazione fenomenica di una realtà olistica più profonda.

Il significato del Karma


Significato karma

Il termine “Karma“, adeguamento del termine sanscrito “Karman“, viene


dalla radice “Kr” il cui significato è “fare“, “agire“, ma questo termine ha un
numero ampio di implicazioni filosofiche e religiose che, a seconda
dell’ambito, cambiano il suo utilizzo nel significato.

Il Karma o Karman non è solo l’azione fine a se stessa, ma l’insieme delle


azioni compiute nel pensiero, nel corpo, nella parola e nello Spirito di un
essere senziente, in tutte le sue vite, e in ogni vita, ne determina la
successiva rinascita.

Inoltre il Karma è anche azione Universale, cioè un equilibrio di energie per


cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, come cita il
terzo principio della dinamica di Newton.

L’ idea di unità del Cosmo è molto antica, tanto che il termine Universo
“Unum versum”, significa l'”Uno manifesto”.

La scienza oggi avvalora sempre più questo concetto con le teorie del campo
unificato. Il “Tutto” o “Nulla” da cui ogni cosa origina. Inoltre questo campo
è attivo, quindi l’uomo fa parte di un Tutto attivo a cui è connesso. Da qui il
principio di “Tutto è Uno”, che riassume tutti i testi sacri e le filosofie più
spirituali.

Quindi il significato del Karma, in questo senso, è la legge di


interconnessione di tutte le cose e per cui, ciò che “fai” lo fai a te stesso,
tutto ciò che dai all’esterno, ritorna in qualche modo a te.

Ma allora se ho commesso delle ingiustizie, delle azioni “negative” in


un’altra vita sarò punito in questa? O al contrario, se ho commesso
azioni”positive” nella mia vita passata, in questa attuale avrò una
“ricompensa” ?

Non è proprio così!

Se hai notato, ho messo sempre tra virgolette azioni “positive” e “negative”


perché non esiste davvero qualcosa di positivo o negativo realmente, ma
solo nella illusoria dualità in cui viviamo. E questa dualità ci serve per fare
esperienza di noi stessi.

Questa esperienza è quello che in Occidente chiamiamo “destino” che può


essere visto come sinonimo dell’orientale Karma, che spesso immaginiamo
come qualcosa di statico.

Ma non lo è affatto.

Il destino o Karma è plasmabile attraverso la comprensione che, ciò che


succede fuori di te è specchio di ciò che sei dentro, che siano pensieri,
parole, azioni ecc.

Quindi, prendendo consapevolezza di te stesso, ti dai la possibilità di


cambiare il tuo Karma o destino, chiamalo come preferisci.

Se, per esempio, ti ha morso un cane, o hai paura dei cani, è possibile che in
un’altra vita tu abbia trattato male i cani, ma il punto fondamentale non
sono i cani, ma te stesso in rapporto a ciò che il cane, in questo caso,
rappresenta per te.

Tra l’altro, come la fisica quantistica ha ormai spiegato in maniera chiara, il


tempo è un’illusione, per cui passato, presente e futuro vivono nell’eterno
ora.

Dunque, se modifichi la tua consapevolezza nell’ora, modifichi ogni vita


passata, presente e futura. Perché tutto succede ora.

Inoltre per non creare karma ulteriore negativo è fondamentale condurre


una vita in relazioni con i principi dello yoga gli yama ed i niyama.

La legge del Karma


La legge del karma

Il Karma non è solo una maniera di definire il concetto di causa-effetto, ma


un’energia che usa questo principio per manifestarsi.

Come già accennato precedentemente, oltre alle religioni e filosofie


orientali, anche in Occidente diversi filosofi e pensatori se ne sono occupati,
uno tra i più eminenti è stato Gustav Jung, che in molti suoi libri ha parlato
di inconscio collettivo, proprio per sottolineare l’interconnessione tra tutte
le cose.

La legge del Karma ci ricorda che siamo qui in funzione di anime e che, oltre
al nostro Karma individuale esiste anche il Karma collettivo e planetario e
che queste energie, portano evoluzione della Coscienza.

Il principio karmico origina da un’antica domanda con cui l’essere umano ha


cercato e cerca di comprendere ciò che rende manifesta la “giustizia
universale” ed ha lo scopo di favorire gli esseri a regolare la propria
consapevolezza.

La disciplina del Karma afferma che qualsiasi azione ha un effetto apparente


e immediato e uno non apparente che si svilupperà, come un seme che si
schiude quando si presenteranno le giuste condizioni.

Quindi tutto risulta interconnesso.

Questi semi sono immagazzinati nella nostra anima; se non raggiungiamo la


risoluzione del Karma in questa vita, avremo opportunità nella prossima,
così come, se non conosciamo le cause della nostra sofferenza in questa
vita, la possiamo conoscere nelle vite passate.

In questo senso, la legge del Karma è legata a quella della reincarnazione.

In base al principio karmico il tempo è circolare e il “Samsara” mostra il ciclo


delle rinascite, che consente di completare il cammino di sviluppo spirituale
e di purificazione.

In questo ciclo di rinascite c’è la possibilità di cambiare in modo consapevole


il proprio Karma, riconoscendo i segnali del nostro vero Sé. Le diverse
sfaccettature del nostro Karma formano le nostre inclinazioni, bisogni,
necessità, e ci portano a nuovi livelli di consapevolezza.

Il Karma e la quotidianità
karma e quotidianita

Il principio tradizionale del Karma, ci offre degli spunti di riflessione sul fatto
che le nostre scelte hanno ripercussioni che vanno oltre il momento in cui
agiamo e che, non influiscono solo su noi stessi, ma anche sugli altri e
sull’ambiente.

Questo porta ad una maggiore consapevolezza e responsabilità individuale.

Inoltre, riesaminando la nostra vita, risulta più chiaro che, ciò che facciamo
ci ritorna in qualche modo indietro, in modi e tempi non sempre immediati
ed evidenti.

Il Karma ci ripropone, nel suo sviluppo, situazioni centrali che non abbiamo
ancora risolto e spesso, può farci entrare in crisi. Saper trasformare queste
crisi in opportunità dà un significato alla nostra sofferenza e ci aiuta a
maturare.

Il principio karmico dovrebbe essere visto, non come una condanna che non
si può cambiare, ma come una possibilità di far fronte a ciò che è rimasto
irrisolto.

Se prendiamo consapevolezza di ciò che ci accade, questa diventa


l’opportunità di cambiare rotta alla nostra vita.

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