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Il Mediterraneo: è solo

mare

nostrum?
Il Mediterraneo, o come lo chiamavano gli
antichi “Mare Nostrum” è, ed è sempre stato,
una grande fonte di ricchezza ed ha permesso un
intenso scambio culturale.
Oggi il mare è solcato ogni giorno da enormi
navi che trasportano merci e uomini, donne e
bambini.
Ci sono anche delle navi che però rimangono
nell’ombra, navi che trasportano uomini come se
fossero merci.
Questi uomini sbarcano spesso in Sicilia nella
speranza di raggiungere un futuro migliore.
D’altra parte da sempre la Sicilia si è caratterizzata
come una terra ricca e particolare per la complessa
interazione tra razze, culture e genti così come l’arte
e le abitudini culinarie testimoniano.
Per le vie di Palermo, accanto a monumenti barocchi
e normanni di incredibile valore culturale, è possibile
gustare panelle e kebab, pane cà meusa e cous-cous;
venditori ambulanti alla Vucciria si mescolano con
colori arabi e lingue indù, abiti orientali e fogge
islamiche: ieri e oggi testimonianze di un’intesa e di
un’integrazione magiche e uniche al mondo.
Eppure la presenza di tante genti diverse in cerca di lavoro e stabilità
può essere un problema in una terra dove di lavoro ce n’è poco.
È solo un luogo comune frutto di pregiudizi quello secondo cui gli
extracomunitari rubano lavoro: ma quale lavoro, quello di lavavetri?
Essi sono disposti a svolgere lavori che noi Italiani non vogliamo più
fare.
Tuttavia diventano il bersaglio di un odio immotivato che vede lo
straniero responsabile di tutto ciò che di brutto e cattivo avviene
nella nostra società,una sorta di capro espiatorio. Diventa dunque
necessario, a tale proposito attuare una politica di sensibilizzazione
sia da parte della scuola che di tutti gli ambiti sociali affinché in un
mondo globalizzato siano definitivamente superati simili pregiudizi .
E se infatti imparassimo a trasformare questa emergenza in risorsa?
I barconi che arrivano dal mare, le navi della speranza
fin da quando vengono intercettati devono essere a
carico dell’Europa tutta; non può l’Italia da sola farsi
carico di un fenomeno che ha implicanze
internazionali.
Gli uomini della guardia costiera e i semplici marinai di
Lampedusa o di altre isole del Mediterraneo sono
diventati le sentinelle del mare, gli angeli della speranza,
i quali spesso ricevono come unico guadagno la
gratifica morale di aver salvato delle vite umane. Certo
non è cosa da poco basta pensare a quale grande plauso
essi abbiano ricevuto sia da Papa Francesco che
dall’Unione Europea che gli ha conferito il premio di
Angeli del mare.
Inoltre è banale pensare che questo flusso
immigratorio sia alla base dell’aumento della
criminalità nel nostro paese.
La verità è che spesso gli immigrati trovandosi in una
situazione di estrema povertà sono costretti ad entrare
nel giro senza uscita della criminalità organizzata ,
diventando manovalanza di “cosa nostra”.
Essi non sono tutti ignoranti e perdigiorno ma spesso
possiedono ottime qualifiche a cui non diamo valore,
conoscono più lingue, sono ricchi di una esperienza e
di una conoscenza che vengono da lontano da viaggi
lunghissimi, da paesi dove guerra e crudeltà li hanno
forgiati.
Gli occhi di questi uomini che esprimono speranza, paura,
orrore per tutto ciò a cui sono scampati, devono farci
riflettere:
Non possiamo loro chiudere le porte in faccia, ostentare
indifferenza rispetto ad un problema che crediamo non
essere il nostro ma che invece ci coinvolge tutti.

Non possiamo inoltre dimenticare che emigranti lo siamo


stati tutti, ed essere respinti non ha mai fatto bene a
nessuno.
Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” Palermo.

Classe 2 A

Giuseppe Lo Mauro

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