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E il navigar m’è dolce in questo mar: il Pirata

Uno degli errori principali che possiamo commettere quando descriviamo la figura del Pirata è
quella di collegarlo soltanto al mare. Un po’ come se dessimo vita all’equazione Pirata=mare.
Sicuramente alla base di questo nostro pensiero c’è l’influenza di film storici che hanno contribuito
a dare vita all’immagine sbagliata che abbiamo del Pirata: la saga cinematografica Pirati dei Caraibi
in cui il brillante Johnny Depp interpreta il Capitano Jack Sparrow. Film, libri e quant’altro hanno
contribuito a dar vita all’immaginario del Pirata come cattivo che naviga attraverso i mari. Tuttavia
un’analisi approfondita della Pirateria e dei suoi partecipanti, ci permette di affermare con certezza
che la figura del Pirata è molto più complessa e ampia di quanto ci aspettiamo. Innanzitutto la prima
domanda che dobbiamo porci, è se il pirata rappresenta il bene o il male assoluto. Recentemente la
legislazione sulla pirateria stradale ha portato alla creazione di un omicidio specifico denominato
“omicidio stradale”, in questo caso il termine Pirata ha ovviamente un’accezione negativa. Se
pensiamo però al Pirata come colui che ha portato numerose innovazioni nell’ambito della
navigazione, ovviamente il termine assume valenza positiva. L’ambivalenza del Pirata è una
questione antica, già nel 1700 con il romanzo d’avventura (L’isola del tesoro), abbiamo sia il pirata
inteso come colui che pratica torture e rapimenti, sia il pirata come eroe della storia.
Ma tutta l’argomentazione sulla figura del pirata si ricollega ad un discorso molto più profondo.
Siamo soliti dare una scorretta interpretazione della Metafisica di Aristotele: trattiamo aisthesis
(sensazioni) e empeiria (esperienza) come se fossero sinonimi. Il termine empeiria è però di
significato molto più complesso di quanto possiamo immaginare. Il termine veniva utilizzato dalla
medicina greca per indicare tentativi pratici per ottenere risultati. L’empeiria è fondamentalmente
una sfida, un mettere alla prova per vedere se qualcosa esiste. Ed è proprio per definizione che
l’essere umano che incarna meglio tale messa alla prova è il pirata. (Mazzeo, Il pirata, 2021).
Il carattere puramente empirico dell’esperienza umana si incarna in una fase ben precisa della vita
dell’uomo: l’infanzia. L’attività principale svolta dall’infante è proprio quella del gioco, il titolo
dell’opera stessa è una premessa a quanto la vita umana sia complicata. L’analisi svolta d Winnicott
è molto più crudele rispetto a quella di altri specialisti, passa dall’analisi della figura materna fino
all’approccio dell’infante con la realtà. Il problema del bambino è quello di saper distinguere ciò
che è dentro da ciò che è fuori. Ed è in questo caso che il bambino ha il primo approccio a
sensazioni interne come i sentimenti ed esterne come i colori ed altri elementi percettibili. Uno dei
giochi che il bambino tiene sempre con sé diventerà proprio l’oggetto transizionale: gli permetterà
di distinguere ciò che è dentro il suo corpo da ciò che è fuori. Per Winnicott l’area da cui partono
interno ed esterno è una terza area dove risiede per l’appunto l’esperienza umana. Quest’area
richiede costantemente una prova di realtà, una messa alla prova. Fare esperienza significa proprio
uscire ed entrare dalla zona intermedia. (Winnicott, Gioco e Realtà).
Ed è proprio nell’ambito dell’esperienza umana che si fa avanti la figura del Pirata che esce ed entra
continuamente dalla zona intermedia. Esempio a volte splendido altre meno di come l’essere umano
debba mettere alla prova ciò che lo circonda. Nel naso della messa alla prova poi il pirata incarna
un’altra tipologia di messa alla prova che è quella della parola e del giuramento. Il giuramento è
quel contratto verbale con cui gli esseri umani si mettono d’accordo. La così detta promessa del
marinaio richiama propriamente l’attitudine del marinaio di non mantenere fede al giuramento. Il
pirata diventa vero e proprio simbolo dello spergiuro Ma anche in questo caso si tende a legare il
tutto nuovamente alla dualità del pirata: buono e cattivo. Il pirata è il male e di conseguenza non
mantiene il giuramento. Ma potremmo dire che il Pirata in questo caso è soltanto una copertura di
un problema molto più profondo. Molto spesso tendiamo a soffermarci in maniera molto
superficiale sulla figura del pirata.
Abbiamo indicato il pirata sin da tempi immemori come la figura cattiva. Il nemico di tutti (Heller-
Roazen), il sea dog, il praedo e pirata di Cicerone. Il primo termine più antico richiama furti e
scorribande; il secondo, pirata dal greco peiratés è ancora più dispregiativo ed è associato a
barbarie e crudeltà. (Mazzeo, Il pirata, 2021). Il pirata è una figura socio-politica, quindi dello
spazio pubblico e della cultura, molto intensa. In qualche modo fare l’antropologia del pirata ci
permette di analizzare a capire qualcosa di intrinseco nella natura umana e capirne di conseguenza il
funzionamento. Il pirata diviene molto volte strumento e tramite per raggiungere argomentazioni
più complesse. Potremmo dire sotto molti aspetti che il pirata fungeva da ponte fra diverse culture.
Navigavano mari senza sosta e approdavano in terre lontane, una sorte di atlante geografico umano
e di uomo dalle mille culture. Per questo motivo non è corretto parlare sempre e solo del pirata
come una figura negativa. I pirati stessi erano ben consapevoli di avere ottime qualità, utili per tutti.
Ne parla Aristotele nella Retorica dove afferma che i pirati stessi si definivano poristàs termine in
simmetria con technitas parola che ad oggi viene tradotta con “artista” ma che allo stesso tempo,
soprattutto per come intesa dai pirati indicava coloro che padroneggiano una techne. In fatto di
tecniche i pirati erano probabilmente i migliori nell’ambito della navigazione. Nel corso dei secoli
alcuni miglioramenti delle navi sono dovuti di certo ai pirati: navi con doppia fila di rematori;
sviluppo di vascelli leggeri e veloci. Tuttavia il termine greco techne richiama anche il “tranello” e
con gli anni l’accezione negativa del pirata che trama e inganna, ha preso il sopravvento sulle
qualità positive e le doti in ambito di navigazione. Tra le qualità positive dei pirati, abbiamo quindi
le abilità tecniche. Un esempio di pirata abile è quello di Drake, uno dei primi esseri umani a
circumnavigare il globo. Grazie alle sue abilità riesce ad evitare numerosi attacchi via mare alla sua
terra, ed è in questo momento che la figura del pirata diventa utile grazie alle sue abilità tecniche.
Pensiamo al pirata che ruba ai ricchi per dare ai poveri in stile Robin Hood, è quello che accade
quando il pirata informatico, ruba i software per renderli migliori, non è dunque un approfittatore
del lavoro altrui. (Mazzeo, Il pirata, 2021)
La pirateria non è da ricollegarsi solamente al mare. Il pirata è una figura dalle mille sfaccettature,
non sono ai giorni nostri ma sin dalla nascita della figura stessa. Soprattutto nell’ambito
dell’informatica è evidente il collegamento tra tecnica e pirata. Le metafore marine vengono
utilizzate quotidianamente nell’ambito informatico: “navigare” sul web o “surfare” richiama
chiaramente il navigare marino, entrambi sono riferimenti ad un luogo di navigazione libero. Nel
web emerge tutta la capacità tecnica del pirata. Anche il sapere utilizzare il Dark web è una grande
tecnica utilissima ai pirati dell’informatica. Più la tecnica aumenta più il pirata si troverà ovunque.
Avanguardia tecnica intesa come abilità che in pochi hanno. Uno dei fattori che caratterizza poi la
nascita della pirateria, oltre alle abilità tecniche, sono le scarse condizioni economiche. Una volta
raggiunta un’età non più adatta alla navigazione, abbiamo il vecchio lupo di mare che diventa
soltanto un grande esperto di navigazione. Quando parliamo di Pirateria non intendiamo solo quella
legata al mare e web ma con la nascita dell’aereo nasce anche la pirateria aerea. Dare più definizioni
di pirata ci permette di avere un’idea diversa anche della natura dell’uomo. Dobbiamo considerare
che anno dopo anno la figura del pirata è sempre presente in una duplice veste: diffusore e
sperimentatore. Con i progressi tecnologici la figura del pirata si innova sempre di più, radio,
televisione, telefoni, videoriproduzioni, diventano tutti ambiti soggetti alla pirateria. Ovviamente
ciò provoca una quasi completa distruzione del sistema di licenze, soprattutto intorno ai primi anni
di diffusione di questi nuovi dispositivi. L’adolescente che si approccia ad analizzare e sperimentare
con il suo nuovo registratore è un pirata o semplicemente sta dando vita a nuove compilation?
Come distinguere l’uso domestico da chi invece fa copie da diffondere nel resto del mondo? La
Corte Suprema degli Stati Uniti negli anni 80 si trova a discutere fortemente circa l’utilizzo corretto
e leale degli apparati di riproduzione. C’è da tenere in considerazione che grazie a questa nuova
pirateria globale nascono nuovi generi musicali ma anche e forse è l’elemento da tenere
maggiormente in considerazione, si salvaguardano opere artistiche che altrimenti sarebbero andate
perse: la poesia orale somala sopravvive alla forma di dittatura presente grazie alla pirateria
magnetica. (Mazzeo, Il pirata, 2021)
Il pirata è una caricatura dell’esperienza umana. Da sempre dipinto come nemico, malvagio,
truffatore, ma in realtà più innovatore di quanto potessimo pensare. La questione della Pirateria non
è a noi contemporanea e non risale neanche esclusivamente al periodo di diffusione di nuovi
dispositivi elettronici. Adrian John nel suo saggio “Pirateria- Storia della proprietà intellettuale da
Gutenberg a Google” ci spiega proprio l’origine della pirateria legata alla nascita della stampa. Il
testo ci permette di fare una riflessione ad ampio spettro: la pirateria non nasce solo come forma sul
mare, ma ad oggi è ancora attuale soprattutto quando pensiamo all’ambito dello spettacolo. Musica,
libri, film, settori apparentemente messi in crisi dalle forme più estreme di pirateria. Perché
comprare un libro se posso scaricarlo dal web? Domande e discorsi applicabili a qualunque
contesto. Navigando bene, il web è un mare che permette di trovare tanti pesci.
Il saggio di Johns si riferisce quasi esclusivamente a quello che avvenne con la nascita della stampa
in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, facendo se non pochi, quasi nessun riferimento a ciò che
accade negli altri paesi. Ma la situazione era quasi mondiale e ricopre l’arco temporale che va dalla
seconda metà del Seicento alla fine del Novecento. Ovviamente affermando che la pirateria nasce
nel Seicento ci riferiamo esclusivamente alla forma di Pirateria intesa come contraffazione e
duplicazione “illegale”. Perché proprio il Seicento? Perché coincide con i primissimi periodi di
diffusione della stampa e dei traffici commerciali. Ancora una volta troviamo la figura del pirata
che si intreccia alla questione della vita umana e la influenza notevolmente. Il pirata tende molto
spesso a diventare una sorta di discarica antropologica: tendiamo a scaricare addosso al pirata tutto
ciò che non va. Questa tendenza renda sempre più difficile lo smarcare il pirata dall’accezione
negativa che in ogni ambito gli ruota intorno. È come se il pirata fosse una figura sterile che non
riesce a costruire niente di nuovo intorno a sé perché sempre legato alla tematica del mare e del
male.
In sostanza il fenomeno della pirateria si è evoluto, siamo passati dal Pirata di mare al pirata del
web. Un po’ come se il pirata stesso si fosse adattato a nuovi contesti. Non solo la storia dell’uomo
che si evolve ma anche l’uomo che si adatta a nuovi ambienti. Tornando al Pirata informatico e alle
prime forme di piraterie in ambito culturale, il fenomeno nasce in seguito alla diffusione delle prime
stampe. Il termine pirateria nell’accezione moderna non indica soltanto il furto della proprietà
intellettuale ma tocca ambiti della tecnologia e della scienza, e le basi dell’ordine sociale stesso. I
nostri giorni coincidono in pieno con l’era dell’informazione, alcuni sostengono addirittura con la
rivoluzione dell’informazione. Tuttavia con lo sviluppo tecnologico, migliorano anche le abilità da
parte dei pirati informatici di intervenire in qualsiasi ambiti, molti sostengono a tal proposito che i
nemici della proprietà intellettuale si trovino ovunque e mettano con le loro azioni, in pericolo la
sicurezza dell’economia dell’informazione. Per quanto riguarda gli studenti, soprattutto in ambito
universitario, c’è una fitta rete di file-sharing che possiamo considerare rientrino pienamente nel
fenomeno della pirateria, ormai trasgressione per antonomasia.
Quando parliamo di pirateria, ci si appella a principi come la paternità, la creatività, la trasmissione.
Valori che in alcuni casi, la società difende a spada tratta ma che in altri momenti abbandona
pienamente. Il principio è proprio questo: il fenomeno della pirateria, non riguarda solo hacker e
pirati informatici ma è un fenomeno che riguarda tutti noi, siamo tutti pirati. Forse proprio per
questo coinvolgimento generale, soprattutto nell’era più moderna, alcune domande sulla pirateria
non hanno mai trovato risposta: qual è la sua origine? Il suo cambiamento nel tempo? Le sue
conseguenze nella società? In parte si sostiene che la pirateria sia un fenomeno senza passato, tipico
del momento, ma sappiamo bene che non è così. Il problema principale è che non possiamo parlare
di pirateria come un tema a sé stante ma dobbiamo analizzarlo per quello che è: una conseguenza.
In ogni circostanza e in qualsiasi ambito le leggi a tutela della proprietà intellettuale sono arrivate
sempre in ritardo rispetto al progredire delle pratiche di riproduzione illegale e fondamentalmente
tutti i principi generali sono nati grazie/ a causa della pirateria, il copyright nasce come risposta. (A.
Johns; Pirateria)
E nuovamente troviamo la figura del pirata tinteggiata dei colori del nemico quando in realtà il
problema alla base è molto più profondo. Come il pirata che naviga i mari alla ricerca di nuove
realtà e per rubare ai ricchi per dare ai poveri, il pirata informatico nella sua illegalità rappresenta
l’incentivo giusto per dare vita a nuovi principi che tutelano le proprietà intellettuali. E come per il
giuramento, il cui tradimento veniva tipicamente assegnato al pirata, senza tenere conto del
problema di base anche in questo caso la problematica da affrontare è molto più ampia: la mancata
tutela delle proprietà intellettuali. Tutto ciò perché agli albori della nascita della stampa, tutti lo
percepivano come un’attività pratica, un mestiere e portata di tutti, quasi come familiare. La stampa
era quasi un lavoro artigianale e come tale veniva trattato. Inoltre la questione dell’illegalità era
dovuta anche ad una questione di luoghi: la stampa inglese finiva per considerare illegali anche i
testi stampati in determinate aree geografiche. Di conseguenza la riproduzione illegale è legata
essenzialmente ad un fenomeno geopolitico. Le origini della pirateria intellettuale si ritrovano
proprio nel cuore di Londra ed è dalla Gran Bretagna stessa che nascono i primi fenomeni di
pirateria. L’esistenza della pirateria appunto come fenomeno illegale non è attuale ma appunto
risale all’incirca al 1600. Addirittura divenne un fenomeno talmente diffuso che nei dizionari si
cominciò a diffondere la definizione Pirata: “persona che stampa abusivamente l’opera di qualcun
altro”.

Ma perché le ristampe illegali, i film scaricati illegalmente, le app “craccate” sono oggi così in
vigore? Perché c’è così tanto spazio per questi fenomeni della pirateria? Fondamentalmente perché
per un lettore, leggere una stampa originale e autentica o un’opera piratata, non fa nessuna
differenza ed è questo che probabilmente sin dagli albori ha dato così fastidio. Come con le tecniche
di navigazione, il pirata si dimostra abile in ogni ambito in cui interviene. Come il pirata nemico di
tutti, cerchiamo di associarlo sempre a qualcosa di negativo ma infondo siamo consapevoli che non
è così. Dalla sua nascita come fenomeno puramente marino, il pirata ha portato sempre
innovazione. Navigare per i mari del mondo ci ha permesso di conoscere nuove realtà e nuove
culture. Le tecniche di navigazione e persino i miglioramenti alle barche (remi a due file) sono stati
incentivati dai pirati. Nessuno può negare che nell’ambito tecnico fossero i migliori. Il concetto di
“ruba al ricco per dare al povero” è un po’ il motto a cui risponde la pirateria informatica ad oggi.
Se tu venditore di un libro o produttore di un film o di un album rialzi di troppo i prezzi, io pirata
informatico mi sento in dovere di “rubare” per dare ai “poveri”: pur sempre un fenomeno di
condivisione nel mondo. Ovviamente ad oggi si cerca di combattere fortemente contro questi
fenomeni, visti soprattutto i danni economici che provocano.
I pirati sono un po’ come la nostra mente, man mano che ci sarà un progredire nei vari ambiti della
nostra quotidianità, loro cercheranno di migliorare le loro tecniche e continuare la loro opera di
condivisione. D’altronde se non ci fossero stati i pirati, ad oggi dovremmo fare a meno i grandi
romanzi d’avventura come “L’isola del Tesoro di Stevenson”, “Le tigri di Mompracem di Salgari” e
chissà come sarebbero le navigazioni, le barche e tante terre che forse sarebbero rimaste non
scoperte. Il pirata come l’uomo si avventura nel mondo, alla scoperta di nuove realtà da plasmare
secondo le proprie credenze e bisogni.
Bibliografia
 A. Johns, Pirateria, Storia della proprietà intellettuale da Guttenberg a Google;

Bollati Boringhieri 2011

 J. Austin, Enunciati Performativi

 M. Mazzeo-, Il Pirata, Antropologia del conflitto;

DeriveApprodi 2021

 D.W. Winnicott- Gioco e Realtà;

Armando Editore 2020

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