Sei sulla pagina 1di 1

Claudia Di Fonzo, Dante poeta del giudizio e della discre-

zione

DANTE POETA DEL GIUDIZIO


E DELLA DISCREZIONE
Claudia Di Fonzo

Riassunto · Dio getta nell’anima razionale di ogni uomo il seme di nobiltà. La discrezione è la
parte più nobile dell’anima razionale « lo più bello ramo che de la radice razionale consurga »
   

(Conv., IV viii 1). Dalla capacità discretiva dell’anima razionale dipendono i giudizi che prece-
dono e presiedono all’agire. La discrezione impedisce che « de la falsa oppinione » nascano « fal-
     

si giudicii, e de’ falsi giudicii » nascano « le non giuste reverenze (atti di ossequio) e vilipensioni
   

(manifestazioni di disistima) » (Conv., IV i 7). La giustizia, che è una potenza della volontà ma

è anche una virtù che si esercita verso qualcuno, è in questa prospettiva la « più umana delle

virtù », quella che presuppone l’esercizio della parte più nobile dell’anima razionale.

Parole chiave · discrezione, giustizia, virtù, nobiltà.


Abstract · Poet of judgment and discretion · God throws the seed of nobility into the rational
soul of every man. Discretion is the noblest part of the rational soul “the most beautiful
branch that consumes the rational root” (Conv., IV viii 1). The judgments that precede and
preside over action depend on this capacity of the rational soul. Discretion prevents from
false judges and unjust behaviors. In fact from false judges arise “unjust reverences (acts of
respect) and contempt (manifestations of disdain)” (Conv., IV i 7). Justice, which is a power of
the will but is also a virtue that is exercised towards someone, is in this perspective the “most
human of virtues”, that which presupposes the exercise of the noblest part of the rational
soul.
Keywords · Discretion, Justice, Virtue, Nobility.

N el cominciamento del De vulgari eloquentia Dante osserva che nessuno prima di


lui ha trattato teoricamente dell’eloquenza volgare, pur essendo quest’ultima
(la lingua volgare) necessaria non solo agli uomini, ma anche alle donne e ai bambi-
ni – per quanto la natura consente loro. Pertanto, con la sua trattazione, dichiara di
voler giovare alla lingua della gente illetterata e « in qualche modo illuminare il di-

scernimento di quanti vagano come ciechi per le piazze, per lo più credendo di avere
dietro le spalle quello che hanno davanti agli occhi (volentes discretionem aliqualiter
lucidare illorum qui tanquam ceci ambulant per plateas, plerunque anteriora poste-
riora putantes). 1  

L’uso consapevole del volgare nella prassi linguistica e stilistica (D.v.e., II iv 8), pre-
suppone anche la conoscenza teorica degli strumenti linguistici adottati necessaria
all’esercizio della discrezione intesa come esercizio del giudizio (D.v.e., I i 1). In tal
senso la discrezione è la capacità di scegliere dopo aver acquisito i mezzi per ben

claudia.difonzo@unitn.it, Docente a contratto di Diritto e Letteratura, Università di Trento (Facoltà di


Giurisprudenza), Italia.
1
  Dante Alighieri, Opere minori, a cura di Pier Vincenzo Mengaldo e Bruno Nardi, iii, i, Milano-Napoli,
Ricciardi, 1996, p. 26. Nella sua edizione del De vulgari eloquentia, Pier Vincenzo Mengaldo segnala i due
luoghi paralleli utili a definire la discrezione : Cv IV viii 1 e Cv I xi 3 (Dante Alighieri, Opere minori, cit.,

p. 27, n. 5).
https://doi.org/10.19272/202105401003 · «dante», xviii, 2021

Potrebbero piacerti anche