Sei sulla pagina 1di 2

Concetti di Biomeccanica Pianistica Vol.

2 –
Esercizi di Liszt
Oggi parliamo finalmente degli esercizi di Liszt e riprendiamo dal secondo quaderno.

Prima, però, voglio fare una premessa, che ci servirà per approcciarci a questi esercizi. Le posizioni
sono fondamentalmente tre, ognuna delle quali esige un posizionamento differente dell’omero e
possiamo definirle:

 BIANCA, con omero arretrato


 GRIGIA, con omero posizionato leggermente in avanti
 NERA, con omero decisamente in avanti

Ne deduciamo che:

L’omero lavora per portare le dita nella migliore posizione possibile

Ciò puoi vederlo non solo in Liszt, ma, ad esempio, anche negli studi di Chopin che sono scritti anche
con questa finalità.

Fatta questa introduzione, possiamo tornare all’argomento principale. Il secondo quaderno degli
esercizi di Liszt si apre con degli esercizi che possiamo definire a due a due, infatti hanno una
struttura concepita in questo modo: sono successioni di gruppi di due note, fatti prima con 1-2, poi
con 2-3, con vari gruppi di diteggiature e numerose combinazioni.

Presta attenzione al fatto che siano scritti in tonalità diverse e non in modo cromatico, ma proprio in
tonalità diverse, perché, come dicevamo nel precedente video, l’obbiettivo di Liszt è di non creare
alienazione nel pianista. Se, io, pianista che fa gli esercizi, non sono attento a questi cambi di
tonalità, non riuscirò a fare l’esercizio, quindi, la mia mente è costretta a stare attenta al cambio
di posizione (vedi la premessa fatta sull’assetto dell’omero).

Tenendo conto, appunto, della suddetta movimentazione dell’omero, vediamo queste scritture in cui
abbiamo gruppi di due note, questo esercizio ci costringe ad alcune riflessioni, per esempio
potremmo decidere di fare la prima delle due note con un movimento dell’avambraccio o del palmo
e la seconda nota con un movimento del dito, oppure viceversa.

Questi esercizi ti aiuteranno a capire diversi brani, perché sono molte le scritture nel quale ricorre
la formula del legato a due e sono ottimi esercizi anche per la mente.

Successivamente Liszt ricorre alla formula a tre note in Sol maggiore. Questo crea l’abitudine a
mantenere la successione delle note spostando in avanti l’omero. Senza questo aggiustamento,
l’esercizio diventa difficilissimo da eseguire, infatti crea molte tensioni nelle articolazioni, le quali
non sono in grado di portare il dito nella posizione giusta.

Da tutto ciò deduciamo un principio molto importante, ovvero che l’omero è l’elemento che
permette alle dita di trovarsi nel posto giusto senza difficoltà.

Questo accade non solo in Liszt, ad esempio anche lo studio sulle doppie terze di Chopin, senza
l’adeguamento dell’omero, diventerebbe difficilissimo.
Continuando con Liszt, a seguire ci sono gruppi a quattro note in do maggiore, anche in questo
caso possiamo decidere se applicare o la leva in verticale, o la leva in prensilità, stessa cosa in sol
maggiore attraverso il movimento dell’omero.

Naturalmente queste formule vengono esercitate in moltissime tonalità, finché arriviamo alla
successione delle cinque dita, che appare per la prima volta nella tonalità del mi maggiore. Qui le
cinque dita hanno modo di approfondire la conoscenza delle tre posizioni elencate sopra.

Poi c’è una parte dedicata alle note ribattute, in cui Liszt fa ribattere lo stesso tasto con tutte le
combinazioni di dita possibili. Anche qui posso decidere come sviluppare l’azione, in prensilità o
diretta, ciascuno di noi può scegliere cosa sia meglio.

Potrebbero piacerti anche