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Ballata op. 47: il critico Maurice Bourges scrisse: “È poesia tradotta, mirabilmente
tradotta in suoni”, lasciando così che la Bballata fosse consacrata a una fortuna eterna. Alcuni
affermano che Chopin si sia ispirato, nella composizione, alle liriche del polacco Adam
Mickiewicz, che, in una delle sue composizioni, Ondina, avrebbe ispirato i due temi della
Ballata, il primo più lirico e vivace e il secondo carico di tensione.
Sogno d’Amore: è un gruppo di tre composizioni che si basano su un unico tema dal
carattere dolce e sognante. Con questo brano Liszt riesce a passare al vaglio tutti i sentimenti
dell’uomo, a partire dalla dolcezza fino alla passione più estrema. Diventato estremamente
celebre, il brano verrà anche orchestrato dall’operettista Victor Herbert, tanto che attualmente,
alla composizione originale, viene affiancata anche la partitura sinfonica.
Preludi op. 33: di datazione incerta, i preludi sono stati composti da Skrjabin forse negli
ultimi anni dell’’800, in un periodo estremamente significativo per lo stile dell’autore, che si
avvicina lentamente all’atonalità. Sebbene infatti la ricerca di un nuovo linguaggio sia qui
ancora agli albori, già da quest’opera i confini della tonalità iniziano a sfumare, in un crescendo
di intensità che sfocia man mano in dissonanze sempre più marcate.
Fantasia D 760: sebbene sia conosciuta come Wanderer-Fantasie, questo non è in realtà
il nome che Schubert diede all’opera, che l’aveva intitolata semplicemente “Fantasia”. Il titolo
del brano viene tratto dal Lied “Der Wanderer”, che possiede la stessa cellula ritmica che ritorna
in modo ossessivo in tutto il componimento. Sembra che lo stesso Schubert non fosse in grado
di eseguire quanto aveva composto, tanto che, interrompendo la sua esecuzione, si dice avesse
affermato: «Das Zeug soll der Teufen spielen», Questa roba se la suoni il diavolo! Il carattere
apparentemente caotico e labirintico del terzo e del quarto movimento rispecchia la visione che
Schubert aveva dell’uomo, cioè quella di un viandante, in cammino, in ricerca, che non riesce
a trovarsi a casa sua in questo mondo.
Rapsodia op. 79 n° 2: composizione ormai matura, insieme alla Rapsodia n° 1, fu
dedicata da Brahms ad un’amica intenditrice di musica, Elizabeth von Herzogenber. In
principio Brahms aveva pensato di intitolare l’opera “Capriccio”, ma su consiglio della stessa
dedicataria pensò al nome di “Rapsodia” data la struttura intrecciata e l’elaborazione formale
che passa da un timbro vigoroso e robusto ad un tono intimistico e sentimentale.