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A Bucha torture e fosse comuni IL
REPORTAGE
Zelensky visita la città, l'orrore negli occhi dei sopravvissuti

- Dell'inviato Lorenzo
Attianese

- BUCHA
04 aprile 2022 - 21:40

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- RIPRODUZIONE RISERVATA
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Bucha è morta il 4 marzo, quando venti carri armati
sono entrati nella strada Yablunska come un virus
iniettato che ti dilania da dentro. Subito.

Con una raffica interminabile di proiettili scaricati sulle


casette dei contadini, durata tutto il tempo del passaggio in
quella prima via, lunga un chilometro.

Poi l'invasione è arrivata ovunque, così come i cadaveri. I


proiettili hanno distrutto vetri, trafitto mura e porte, ucciso
uomini, donne e bambini. I carri armati hanno schiacciato
qualsiasi essere umano o macchina che incrociavano.
L'occupazione è durata più di un mese. E in tutto questo
tempo le persone hanno vissuto barricate in casa con i
cadaveri per strada, a terra o nelle auto. Ascoltando
dall'interno urla e spari. Nessuno poteva recuperarli e la
gente di quel villaggio agonizzante guardava dalle finestre i
corpi putrefarsi, giorno dopo giorno. Chiusa in casa, ma
senza poter entrare nei rifugi allestiti nelle abitazioni: ordine
dei soldati. E in giro ancora adesso tutto è rimasto così
com'era e le macchine, i furgoni o i camion dei civili -
calpestati dai carri armati al loro arrivo - sono ancora lì dal
24 febbraio, contrassegnati con lo spray dai simboli della 'Z'
dell'invasione e della 'V' di vittoria.
Nella strada Ivan Franko, invece, i miliziani hanno fatto
irruzione nelle case, portato via risparmi, cibo e donne. Le
trentenni venivano usate per cucinare ed eseguire gli ordini
in quelle case diventate per qualche giorno il quartier
generale di militari russi. In alcune di queste, nelle camere
delle torture, sono stati trovati corpi senza vita di civili con
le mani legate.
E' per tutto questo che oggi l'entrata da Irpin verso Bucha
è diventata una lastra di ghiaccio affilata che si conficca
nello stomaco man mano che ci si avvicina. Per il martirio
sono stati scelti gli abitanti del villaggio e non la parte alta,
quella con i palazzoni a dieci piani comunque sventrati dai
proiettili dei carri armati. Una scelta non casuale, visto che
per i soldati nelle casette basse e povere era più facile
controllare le persone e scongiurare le imboscate. E poi in
giro è facile colpire chi prova a uscire. Per molti, andare a
prendere l'acqua è stato un rischio troppo alto: se un soldato
ti vedeva, dopo un attimo eri cibo per le volpi e ti ritrovavi a
terra senza un volto.
"E' dal 10 marzo che arrivano decine di corpi. Finora ne
ho contati 68, molti non sono identificabili", dice Andryi,
prete della chiesa ortodossa di Sant'Andrea. Le fosse comuni
alle spalle della cappella ora sono solo una parvenza decente
e un modo per nascondere l'inspiegabile. Anche a se stessi.
Lidia, anziana lavoratrice nel vicino laboratorio di
ceramiche, piange la morte di due ragazzini: "Li hanno
uccisi soltanto perché sedevano vicino al rifugio". Alla vista
di chiunque venga da fuori, invitano ad entrare e pregare nel
giardino, dove molti hanno scavato la fossa per il parente
ucciso, preso una vanga e messo una croce. Tamara ha
seppellito il fratello, ma non è morto col piombo dei
miliziani, aveva il cancro e non ha potuto più uscire per
andare a prendere le medicine. Andreij ha sistemato la bara
in giardino ancora vuota e sta aspettando che qualcuno lo
aiuti a mettere il cadavere della zia dentro, che giace ancora
sul divano. Parlando con chi ha vissuto tutto questo, nei
racconti c'è una parola che torna sempre, pronunciata con
voce sottile: "neliudi", dicono, "disumano".
Per il presidente del Parlamento ucraino "è stato
l'Olocausto del nuovo millennio, una tragedia per l'Ucraina
ma anche per l'Europa e il mondo". Volodymyr Zelensky
invece, che oggi è venuto qui per vedere con i suoi occhi i
tanti corpi ancora per strada, sui marciapiedi, nei giardini,
sotto la ferrovia, si è rivolto alle madri dei soldati russi:
"Anche se avete cresciuto dei saccheggiatori, come possono
essere diventati anche dei macellai? Hanno trattato gli
ucraini peggio degli animali..." I militari di Kiev, che ora
rimuovono i tank bruciati dalle bombe della resistenza (in
una strada ce ne sono più di una decina distrutti), adesso non
mostrano pietà. Di fronte a due cadaveri russi, bruciati e
scarnificati dalle bombe, un soldato non smette di ridere e
dice: "Guardali in mezzo alle gambe, giuro che noi non gli
abbiamo tagliato nulla, i russi hanno proprio il cazzo
invisibile". Intanto vicino alla vecchia ferrovia si sentono
ancora degli spari in lontananza, segno che non è ancora
finita e lì vicino tutto questo forse il "neliudi" si sta
ripetendo. Quando a uccidere sono uomini, che scelgono
contro chi premere il grilletto del kalashnikov tra le mani, e
non le bombe, tutto assume un significato diverso, che
spinge una donna a ripetere: "Non sono soldati!". Nel suo
dolore esprime il senso di ciò che è successo qui nel
villaggio. E forse ha ragione. Qui non è stata guerra, ma non
si sa cos'è.
C'è stato un salto di livello che non trova parole né
spiegazioni: a Bucha il male è diventato indicibile. (ANSA).

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