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Esercizi di giudizio applicativo

1. Una vita molto breve che tuttavia lascia una traccia


Mario, un funzionario del Ministero degli Esteri, muore in seguito ad un incidente
aereo lasciando la moglie (Clara) al sesto mese di gravidanza. Qualche giorno dopo
Clara partorisce un bambino, che, secondo quanto attestato dall’equipe di medici che
ha eseguito il parto, è rimasto in vita solo qualche minuto.
Tenuto presente che Mario, deceduto senza testamento, era figlio unico e che è
ancora in vita il padre Alberto, come va ripartito il patrimonio di Mario tra i suoi
successori?
Come si sarebbe ripartito se, in seguito alla morte del marito, Clara avesse avuto un
aborto? Se cioè il figlio di Clara non fosse mai venuto in vita?
Riff normativi:
art. 581 c.c.; art. 582 c.c.; art. 568 c.c.
Rif. teorico
Trimarchi §28
2. Responsabilità genitoriale
Fabio, un ragazzo di 15 anni è una promessa del tennis nazionale. I genitori, che
vivono in una piccola cittadina della provincia di Potenza (Latronico) già da due anni
lo accompagnano tre volte a settimana a Potenza per gli allenamenti, non essendo
disponibile a Latronico un istruttore in grado di curare la sua crescita tecnico-
agonistica. Tuttavia in seguito all’aggravarsi degli impegni scolastici del ragazzo i
genitori, su suggerimento dell’istruttore, decidono il trasferimento del ragazzo a
Potenza presso un centro FIT, iscrivendolo, per il prosieguo degli studi, ad un liceo di
Potenza.
Durante il periodo di soggiorno a Potenza il giovane contrae il covid 19 e, non
avendo usato le precauzioni del caso, provoca un focolaio d’infezione nel liceo che
frequenta e nel centro dove svolge i suoi allenamenti.
I genitori dei ragazzi colpiti dal virus lamentano il fatto che i genitori di Fabio non
abbiano esercitato utilmente il loro potere di sorveglianza sul figlio minorenne al fine
di impedirgli di tenere la condotta negligente che ha determinato il danno alla salute
dei compagni di scuola e di pratica sportiva. I genitori di Fabio giustificano il loro
mancato intervento sostenendo di non essere stati informati dello stato di salute del
figlio.
Ma i genitori dei ragazzi contagiati da Fabio non vogliono sentire ragioni e
promuovono un giudizio nei confronti dei genitori di Fabio per ottenere una sentenza
di condanna al risarcimento del danno subito dai loro figli.
E’ fondata l’azione giudiziaria promossa nei confronti dei genitori di Fabio? La
risposta va adeguatamente motivata.
Rif. normativo:
art. 2048 c.c.
Rif. teorico
Trimarchi §32
Esercizio 3
Maria Carolina Rossi, erede di un importante studioso della storia di Napoli in epoca
borbonica, contatta un gruppo di giovani soci dell’associazione “Storia del
Risorgimento” - costituita per incentivare lo studio del Risorgimento mediante
l’istituzione di borse di studio, la promozione di conferenze, la pubblicazione di studi
storiografici, ecc.- per proporre la vendita all’associazione di un volume molto raro,
appartenuto al padre, sul brigantaggio nel Meridione d’Italia negli anni
immediatamente successivi alla proclamazione dell’unità nazionale. Le persone
contattate da Maria Carolina, pur nutrendo gravi dubbi sul fatto che il volume
provenga realmente dal patrimonio del padre - anche in considerazione del fatto che
nell’ambiente della giovane donna è molto diffusa una cattiva fama sul suo stile di
vita ed in particolare sulle sue frequentazioni – non fanno parola agli amministratori
dell’associazione di questa cattiva fama della venditrice, ed invece caldeggiano
l’operazione di acquisizione del bene, proposto ad un prezzo molto conveniente,
richiedendo, ai sensi dell’art. 20 c.c., l’immediata convocazione di un’assemblea
generale dell’associazione per deliberare l’acquisto del volume. L’assemblea quindi,
in seconda convocazione, con la sola presenza dei soci che ne hanno richiesto la
convocazione, delibera l’acquisto del libro, e alla delibera viene immediatamente
dato seguito con la stipula del contratto. Viene poi accertato che il volume era stato
sottratto alla Biblioteca Nazionale di Napoli che ne pretende la restituzione.
Può l’associazione “Storia del Risorgimento” resistere alla pretesa della Biblioteca
nazionale sostenendo che gli amministratori dell’associazione, che hanno proceduto
alla stipula del contratto di acquisto del bene, ne ignoravano la reale provenienza, e
che quindi, ai sensi dell’art. 1153 c.c., deve ritenersi che l’associazione abbia
acquisito definitivamente la proprietà del volume?
Riff. Normativi:
art. 1153 c.c. art.; art. 1391 co.2 c.c.
Rif. teorico
Manuale §42
Esercizio 4

Sintetica esposizione delle nozioni essenziali occorrenti per la soluzione del quesito

- Il contratto è nullo se lo scopo dell’accordo è contrario alla legge, all’ordine


pubblico o al buon costume (art. 1343, 1418 co.2 c.c.)
,
- “Nell’interpretare il contratto si deve indagare quale sia stata la comune intenzione
delle parti e non limitarsi al senso letterale delle parole” (art. 1362 c.c.)

4. Un uso alternativo del diritto?


Un gruppo di studenti fuori-sede che hanno trovato alloggio in zone molto distanti dal
centro cittadino e dall’Università e che quindi sostengono una spesa non trascurabile
per l’uso dei mezzi di trasporto, costatano, dopo qualche anno di permanenza nella
città in cui ha sede l’università, che la spesa per l’acquisto dei titoli di viaggio – per la
sua entità e per la rarità dei controlli sul possesso del titolo stesso (biglietto o
abbonamento) non è economicamente utile: il costo costituito dal rischio della
sanzione (tenuto conto dell’entità della sanzione stessa e della frequenza dei controlli)
è, salvo evenienze eccezionali, inferiore alla spesa per l’acquisto dei titoli di viaggio.
Per mettere a profitto della collettività degli studenti fuori-sede, fin dal primo anno di
iscrizione all’università, questa loro esperienza, decidono di costituire
un’associazione - a cui qualsiasi studente fuori-sede può iscriversi versando una
quota d’iscrizione annuale molto più bassa del costo dell’abbonamento ai mezzi di
trasporto cittadini - che ha come scopo di fornire al socio, che sia stato trovato sul
mezzo di trasporto senza biglietto, il denaro occorrente per pagare la sanzione
pecuniaria. Ritenendo che lo scopo perseguito abbia il carattere dell’utilità sociale,
per il fatto di favorire il diritto allo studio di studenti con scarse risorse finanziarie (si
consideri che nello statuto dell’associazione si prevede che l’iscrizione è riservata a
coloro che siano in grado di documentare l’appartenenza ad una famiglia di reddito
medio-basso), i ragazzi, tutti naturalmente maggiorenni, si recano dal notaio per le
pratiche necessarie per la costituzione dell’associazione.
Inopinatamente, tuttavia, il notaio si rifiuta di assolvere l’incarico che gli è richiesto
affermando che l’associazione che intendono costituire non avrebbe alcuna validità
giudica, e men che mai otterrebbe il riconoscimento per assumere la veste di persona
giuridica. A nulla valgono le proteste degli studenti che insistono sul valore
economico-sociale della loro iniziativa, rilevando che l’associazione, attraverso
l’esercizio del diritto di associarsi liberamente tutelato dalla Costituzione (art.18),
favorirebbe l’attuazione da parte dei soci del diritto allo studio, anch’esso tutelato
dalla Costituzione ( art. 34 [art. 3 co.2] )
Gli studenti tuttavia non si scoraggiano, e restando convinti del valore sociale della
loro iniziativa, redigono alla buona un atto costitutivo ed uno statuto
dell’associazione – che viene denominata “Associazione per il diritto allo studio” –
dando quindi inizio alla sua attività. La quale procede con notevole successo per più
di un anno, finché accade che il rimborso della sanzione pecuniaria, per il viaggio
senza biglietto, venga richiesto più volte nel giro di poco tempo da uno stesso socio.
Approfondendo allora l’esame dell’ennesima richiesta di rimborso si scopre che essa
riguarda un viaggio effettuato in un giorno festivo.
Benché l’art. 5 dello statuto dell’associazione preveda che “il rimborso della sanzione
pecuniaria irrogata al socio sprovvisto di titolo di viaggio si effettua dietro semplice
produzione della relativa documentazione”, il presidente dell’“Associazione per il
diritto allo studio” sostiene che il rimborso non possa essere riconosciuto per
spostamenti che non siano giustificati dall’esigenza di recarsi all’Università (per
seguire corsi di lezioni, per frequentare la biblioteca universitaria, ecc.): quindi non
può essere riconosciuto per un viaggio effettuato in un giorno festivo; in caso
contrario verrebbe tutelata un’attività estranea allo scopo, di supporto allo studio, per
il quale è stata costituita l’“Associazione per il diritto allo studio”.
Il socio richiedente tuttavia sostiene che, stando all’interpretazione letterale dello
statuto, non è legittimo distinguere tra viaggi effettuati per ragioni di studio e viaggi
effettuati per motivi diversi. Si rivolge allora ad un avvocato per la difesa in giudizio
delle sue ragioni.
L’avvocato tuttavia gli sconsiglia di adire l’Autorità Giudiziaria escludendo qualsiasi
possibilità di ottenere una sentenza di condanna dell’”Associazione per il diritto allo
studio” al rimborso della sanzione pecuniaria versata dal socio. Inoltre, secondo
l’avvocato, non sarebbe nemmeno conveniente una domanda di accertamento della
nullità dell’atto di costituzione dell’” Associazione per il diritto allo studio” per
ottenere la restituzione delle somme versate dal socio per la partecipazione
all’associazione.
Si risponda ai seguenti quesiti:
- E’ valido l’atto costitutivo di un’associazione che non abbia la forma dell’atto
pubblico?
- E’ corretta l’interpretazione dell’art. 5 dello statuto dell’”Associazione per il diritto
allo studio” effettuata dal suo presidente?
- Per quale ragione l’avvocato, pur condividendo evidentemente l’opinione del notaio
circa la nullità dell’associazione costituita dagli studenti, ciononostante sconsiglia di
adire l’Autorità Giudiziaria anche per chiedere una sentenza di accertamento della
nullità con conseguente rimborso delle somme versate come quote di iscrizione
all’associazione?
Riff. normativi: art. 14 c.c.; art. 16 c.c.; art. 1362 c.c.; art. 1343 c.c., art. 1418 co. 1 e
2, art. 2035c.c.

Rif. teorico
Manuale §§ 40, 43, 44, 46,122,157, 158, 185; art. 1 d.PR 10 f;

5.
Un gruppo di consiglieri della Corte di Cassazione in pensione hanno deciso di
costituire un’associazione denominata “Cultura e diritto” per la promozione della
cultura giuridica ottenendone il riconoscimento e quindi la qualifica di persona
giuridica. L’associazione - attraverso borse di studio, finanziamenti di pubblicazioni,
organizzazione di convegni, ecc. - incentiva studi idonei a diffondere la cultura
giuridica al di là dell’ambito tradizionale della dottrina accademica e delle pratiche
professionali, e quindi in grado di attrarre l’interesse di larghi strati della popolazione
soprattutto giovanile. “Cultura e diritto” dispone di una importante biblioteca di testi
giuridici, oggetto di donazione da parte del presidente dell’associazione Luca D.,
aperta al pubblico degli studiosi. Tuttavia, in seguito alla scomparsa di volumi di
notevole valore, i soci di “Cultura e diritto” sono costretti a decidere di limitare
notevolmente l’uso della biblioteca anche agli stessi soci, disponendo che rimanga
aperta soltanto il lunedì dalle ore 9 alle 13. La decisione, presa a maggioranza, con il
voto contrario di molti autorevoli soci, è stata fortemente contrastata soprattutto per
aver esteso il divieto di accesso alla biblioteca, al di fuori dell’orario stabilito, anche
ai soci di “Cultura e diritto”.
Qualche tempo dopo si scopre che qualcuno accede alla biblioteca fuori dell’orario
stabilito pur essendo la biblioteca protetta da una porta d’ingresso blindata e non
essendovi segni evidenti di forzatura della serratura. Gravi sospetti si consolidano,
per una serie di altre circostanze, proprio sul presidente dell’associazione Luca D.,
donante dell’immobile in cui è collocata la biblioteca, il quale, viene invitato, in
forme più o meno indirette, ma senza alcun esito positivo, all’osservanza della
delibera dell’associazione.
Allora i soci, esaminata la questione e pur consapevoli di non avere la certezza che
Luca D. sia l’autore degli accessi vietati alla biblioteca, decidono di fare un esposto ai
carabinieri in cui si fa presente che qualcuno accede alla biblioteca al di fuori degli
orari in cui è consentita la frequenza ai soci ed al pubblico e che a questi accessi può
essere collegata la sottrazione, già denunciata, di alcuni importanti volumi. I
denunzianti aggiungono di ritenere probabile che l’autore degli accesi vietati, se non
anche dei furti, sia lo stesso presidente dell’associazione Luca D.
Quest’ultimo, venuto a conoscenza dell’esposto, e ritenutolo gravemente lesivo del
suo onore di ex magistrato e di appartenente ad una famiglia di antica aristocrazia
napoletana (risalente alla dinastia angioina), dà incarico ad un avvocato di agire nei
confronti dell’associazione “Cultura e diritto” per la revocazione della donazione
stipulata dall’attore a favore dell’associazione per l’ingiuria grave” subita dai soci
della suddetta associazione.
I soci convenuti in giudizio oppongono che, pur ammettendo che le dichiarazioni
rilasciate nell’esposto siano da configurarsi come “ingiuria grave” ai sensi del
combinato disposto degli articoli 801 e 463 c.c., deve in ogni caso escludersi la
revocazione della donazione perché l’ingiuria grave non proviene dal donatario,
secondo quanto previsto nell’art. 801 c.c., ma dai soci dell’associazione i quali sono
terzi rispetto al rapporto tra Luca D. (donante) e “Cultura e diritto” (donataria).
E’ fondata la tesi dei soci di “Cultura e diritto”?
In generale, in che senso un’associazione dotata di personalità giuridica è un soggetto
distinto dai suoi soci?

Riff. Normativi
Artt. 801 c.c.; 463 c.c
Rif. teorico
Manuale §42
Osservazioni
Quando nel linguaggio del codice civile si trova l’espressione “persona giuridica”,
come quando nel linguaggio della teoria si trova, accanto a questa, l’espressione
“soggetto giuridico diverso dalla persona fisica”, con queste parole non s’intende fare
riferimento ad entità realmente esistenti in natura diverse dalla persona fisica (e
concettualmente accomunate ad essa dal fatto di essere anch’esse capaci della
titolarità di diritti e di svolgere attività rilevanti per il diritto), ma soltanto esprimere,
in forma abbreviata, la possibilità che la normativa offre alle persone fisiche di
svolgere attività in forma associativa (come associazioni) o in altre forme
(fondazioni, comitati), con effetti su un patrimonio più o meno autonomo. Insomma
nella realtà agiscono solo persone fisiche: quando si parla di soggetti diversi dalle
persone fisiche s’intende solo fare riferimento ai casi in cui la normativa consente alle
persone fisiche di compiere attività le cui conseguenze si producono in patrimoni più
o meno autonomi; al di fuori di questi casi, come nel caso del nostro esercizio, parlare
di persone o soggetti diversi dalle persone fisiche non ha senso, vuol dire immaginare
qualcosa di inesistente.

6. Rischi di un mancato intervento pubblico in caso di crisi economico-finanziaria


conseguente ad una pandemia: soggettività giuridica e autonomia patrimoniale
imperfetta
Un noto commerciante di articoli sportivi, un avvocato ed un commercialista
decidono di aprire una sottoscrizione per la raccolta di fondi da impiegare per
trasformare un campo di calcetto adiacente ad una struttura ospedaliera in un locale
idoneo ad accogliere 25 posti letto di terapia intensiva per pazienti affetti da covid 19.
La raccolta di fondi non procede con la rapidità auspicata anche per la crisi
economica sopravvenuta alla pandemia. Raggiunta la somma necessaria per la
realizzazione del progetto e dato inizia alla sua attuazione, sopravviene una grave
crisi di liquidità del commerciante che costringe i suoi fornitori - creditori di somme
di denaro relative ad ordini effettuati prima dello scoppio della pandemia -, anch’essi
a loro volta pressati dai loro creditori, ad adire la vie legali per la soddisfazione dei
loro crediti.
Dire:
- Come vada qualificato (associazione riconosciuta, associazione non riconosciuta,
fondazione o comitato) il soggetto costituito per la realizzazione del progetto di
costruzione della struttura ospedaliera;
- se i creditori del commerciante possono soddisfare i loro crediti anche sul fondo
raccolto per la costruzione della struttura ospedaliera;
- se, in caso di insufficienza della somma raccolta per il pagamento dei debiti assunti
per la realizzazione della struttura ospedaliera, i creditori possono soddisfarsi sul
patrimonio personale dei componenti del soggetto costituito e su quello dei
sottoscrittori.

Riff. Normativi
Artt. 39 c.c.; 41 c.c.
Rif. teorico
Manuale §56
Caso n. 7

7. Danno causato in stato di necessità prodotto dal fatto del terzo (responsabile)?
A è alla guida della sua autovettura, quando una bambina (B), sottraendosi al
controllo della madre (C), gli si para innanzi attraversando all’improvviso la strada.
A, per evitare l’investimento della bambina, non ha altra scelta che deviare l’auto
verso il marciapiede, arrestando la sua corsa contro la vetrina di un negozio ed
arrecando così al proprietario (D) del negozio ingenti danni.
Premesso che A ha tenuto il suo comportamento dannoso in evidente stato di
necessità, prodotto da un fatto di cui è responsabile un terzo, dire, seguendo le
indicazioni fornite dal manuale (Manuale §83), come debba essere ripartito il costo
del danno prodotto.
Essenziali rif. normativi: artt. 2043, 2045, 2048 c.c.
Rif. teorico
Manuale §83

8. Responsabilità per danno cagionato da cosa in custodia.


Lo scoppio della caldaia dell’impianto di riscaldamento dell’appartamento di Ernesto
R. provoca danni all’appartamento sovrastante di Biagio G. e a parti comuni
dell’edificio. Per ottenere il risarcimento dei danni B e il condominio dovranno
provare che A non ha diligentemente curato la manutenzione della caldaia?
Se Ernesto B. fornisce la prova contraria, cioè di avere osservato le prescrizioni
relative alla manutenzione della caldaia, è, per ciò solo, esonerato da qualsiasi
responsabilità in relazione ai danni prodotti a Biagio G. e al condominio? (Art. 2051
c.c.) (Manuale §93)

Responsabilità per danno cagionato da cosa in custodia (bis): qualora “la cosa […
abbia] svolto un ruolo puramente inerte e passivo nel processo causale”. (Manuale
§93)
Si consideri ora quest’altro caso.
Liliana F. cammina assorta nella lettura del giornale, giunta in prossimità dell’edificio
in cui abita, scivola, per un avvallamento della superficie del marciapiede in cui si è
raccolta dell’acqua piovana, procurandosi la frattura di un braccio.
Può ottenere il risarcimento del danno dall’Amministrazione Pubblica, proprietaria
della strada?
Il criterio di imputazione della responsabilità è identico a quello rilevato a proposito
della questione precedente? (Manuale §93 b)

Rif. norm. (Art. 2051 c.c.)


Rif. teor. (Manuale §93)
Rif. giur. Cass. 2660/13
9.
Esaminata la motivazione di Cass. 2660/13, dire:
- a quali condizioni la S.C. ritiene che la cosa in custodia sia idonea a causare il
danno qualora essa non abbia un’intrinseca pericolosità ma rivesta nel processo
causativo del danno un ruolo passivo ed inerte;
- in che modo nel caso in esame si è fatta applicazione della regola astrattamente
enunciata;
- per quale ragione si è ritenuto che nel caso in esame non potesse ravvisarsi un
concorso di colpa ai sensi dell’art. 1127 c.c.

10. Concorso di responsabili


Si esamini il caso, descritto nel Manuale (§102), del conducente di un autoveicolo (di
media cilindrata) che investe un’autocisterna che trasporta un carico di benzina
incorrendo nella responsabilità prevista nell’art. 2054 co.4 c.c. Lo scontro tra i due
autoveicoli provoca un incendio da cui derivano danni ingenti in tutta la zona
circostante.
Seguendo la traccia del manuale si dica come vada ripartito il risarcimento del danno
prodotto dall’incendio, sia nel rapporto tra i responsabili della circolazione dei veicoli
e i soggetti danneggiati dall’incendio, sia nel rapporto interno tra i responsabili della
circolazione dei veicoli.
Si consideri poi il diverso profilo, non trattato nel Manuale, del risarcimento del
danno subito dagli autoveicoli.

Manuale § 102
Art.2,055 c.c., 2054 co.4 c.c.;

11.
Un ponte, per il quale era stata denunciata la necessità di urgenti ed importanti opere
di manutenzione – poi effettuate, ma con interventi apparentemente inadeguati
almeno rispetto alla gravità del rischio paventato dai denuncianti - crolla
improvvisamente determinando un danno fortunatamente sproporzionato alla gravità
dell’evento perché, in virtù delle disposizioni di divieto di circolazione emanate per il
contenimento della pandemia da covid 19, era attraversato al momento del crollo solo
da un furgone con a bordo due persone. Il danno a terzi si sostanzia quindi nel danno
al furgone e alle persone che si trovavano all’interno di esso.
Dire come vada risolto il problema della responsabilità per risarcimento del danno:
a) nel caso in cui si accerti la responsabilità dell’ente, a cui è affidata la gestione del
ponte (custode), per un difetto di manutenzione del bene;
b) nel caso in cui rimanga sconosciuta la causa del crollo.
Dire poi se possa ravvisarsi una corresponsabilità del conducente per la produzione
del danno al furgone per avere, con il suo comportamento colpevole, per violazione
delle disposizioni sulla circolazione dei veicoli, contribuito a determinare le
condizioni per il verificarsi del danno al veicolo e alle persone che si trovavano a
bordo di esso.
Art 2043c.c., 2051 c.c., 1227 c.c.?

12.
Un motociclista è investito ad un incrocio con diritto di precedenza da un autoveicolo
che non rispetta il segnale stradale di “stop”.
La circostanza che il motociclista guidava senza casco incide sul giudizio di
responsabilità, oppure su quello di determinazione del danno?
Su chi incombe l’onere della prova di tale circostanza?

Art 1227 c.c.

Esercizio 13.
Percorrendo un’autostrada, un ‘automobilista, per evitare due cani che si erano
improvvisamente parati davanti, è costretto ad un’improvvisa sterzata con inevitabile
impatto contro il guard-rail. Dato che l’autostrada era praticamente inaccessibile dai
terreni circostanti, è presumibile (art. 2729 c.c.) che i cani fossero stati abbandonati in
una piazzola dell’autostrada e che poi avessero occupato la carreggiata.
L’automobilista è responsabile del danno causato al guard-rail?
Può esigere il risarcimento del danno alla sua autovettura dal gestore del tratto
autostradale ex art. 2051 c.c.?
In caso analogo uno sciame di api entra in un’autovettura provocando la perdita di
controllo dell’auto da parte della conducente e la conseguente distruzione della
vetrina di un negozio di oggetti di antiquariato. E’ presumibile che le api provengano
da un’apicoltura situata in una zona prossima a quella in cui è avvenuto l’incidente.
La conducente dell’autovettura è responsabile del danno prodotto al negoziante di
articoli di antiquariato?
Date le circostanze sopra riferite, chi, ed a che titolo, potrebbe essere tenuto a
risarcire l’intero danno prodotto in seguito all’incidente?
Quali circostanze (e con quali mezzi di prova) andrebbero accertate per ottenere la
condanna di quest’ultimo? Quale circostanza egli dovrebbe provare per essere
esonerato dalla responsabilità?

Rif. teor. Manuale §§453, 450, 90.


Rif. norm.(art. 2729 c.c.; art. 2054 c.c.; 2051 c.c; 2052 c.c.

14.
Carlo C. è un vedovo che vive da solo con la sola compagnia di un cane, un
bellissimo pastore maremmano, al quale, soprattutto dopo la morte della moglie, si
sente legato da un affetto profondo. Nel periodo della pandemia da covid-19 il
rapporto con il cane gli arreca anche il vantaggio di poter uscire di casa più spesso
per vincere in qualche maniera la malinconia della vita solitaria in casa. Tuttavia,
proprio nel corso di una passeggiata, il cane, che era sceso dal marciapiede e seguiva
il padrone a circa un metro dal marciapiede, viene investito da un ciclomotore che,
profittando dell’assenza di traffico derivante dalle misure restrittive della
circolazione, procedeva in senso vietato e a tutta velocità. Purtroppo la povera bestia,
benché prontamente soccorsa dal conducente del ciclomotore e sottoposta alle cure di
un veterinario, non è sopravvissuta all’incidente.
Acclarato che l’incidente deve ascriversi alla responsabilità almeno concorrente del
conducente del ciclomotore, dire come andrà determinato quantitativamente il
risarcimento del danno subito dal proprietario del cane ed in particolare se esso
comprenda anche il danno non patrimoniale.

Rif. teor. Manuale §106.


Rif. norm. art. 2059 c.c.
15.
Sentenza n. 14846 del 27 giugno 2007 della Corte di Cassazione, 3° Sez. Civile
“Si osserva che, pur ammettendo questa Corte (V. Cass. SS unite 14 marzo 2006 n.
6572 e Cass. 15 giugno 2005 n. 15022) la tutela di situazioni soggettive
costituzionalmente protette o legislativamente protette come figure tipiche di danno
non patrimoniale, rientranti sotto l'ambito dello articolo 2059 del codice civile,
costituzionalmente orientato, la perdita del cavallo in questione, come animale da
affezione, non sembra riconducibile sotto una fattispecie di un danno esistenziale
consequenziale alla lesione di un interesse della persona umana alla conservazione di
una sfera di integrità affettiva costituzionalmente protetta.
[…] Inoltre la specifica deduzione del danno esistenziale impedisce di considerare la
perdita, sotto un profilo diverso del danno patrimoniale (già risarcito) o del danno
morale soggettivo e transeunte”.

- Ordinanza n.26770, Cass. Sez.6^ 23/10/2018

“ al riguardo, varrà evidenziare come, ai sensi dell’art. 360-bis n. 1 c.p.c., il ricorso è


inammissibile quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in
modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non ore elementi
per confermare o mutare l’orientamento della stessa; che, in particolare, in tema di
giudizio di legittimità, anche un solo precedente, se univoco, chiaro e condivisibile,
integra l’orientamento della giurisprudenza della Suprema Corte di cui all’art. 360-
bis, n. 1, c.p.c., con conseguente dichiarazione di inammissibilità del relativo ricorso
per cassazione che non ne contenga valide critiche (Sez. 6 3, Ordinanza n. 4366 del
22/02/2018, Rv. 648036 02);
che, nel caso di specie, il giudice a quo ha negato la risarcibilità del danno non
patrimoniale derivante dal ferimento dell’animale di affezione uniformandosi
all’orientamento già fatto proprio dalla giurisprudenza di questa Corte, ai sensi del
quale non è riconducibile ad alcuna categoria di danno non patrimoniale risarcibile la
perdita, a seguito di un fatto illecito, di un animale di affezione, in quanto essa non è
qualificabile come danno esistenziale consequenziale alla lesione di un interesse della
persona umana alla conservazione di una sfera di integrità affettiva
costituzionalmente tutelata, […] (Sez. 3, Sentenza n. 14846 del 27/06/2007, Rv.
597917 01);
che, rispetto a tale arresto della giurisprudenza di legittimità, l’odierno ricorrente ha
sostanzialmente omesso di confrontarsi in termini diretti, limitandosi ad esprimere
unicamente il proprio dissenso attraverso il richiamo di precedenti giurisprudenziali
di merito non adeguatamente argomentati, o di fonti normative da ritenersi non
decisive o pertinenti; che, peraltro, l’eventuale (e invocata) rimeditazione del tema
del danno patrimoniale da lesione dell’animale di affezione non risulta
adeguatamente prospettata, in questa sede, in relazione alla (meno grave) ipotesi del
suo ferimento (rispetto all’occorrenza dell’uccisione), vieppiù con specifico riguardo
all’indicato pregiudizio delle ragioni non patrimoniali della persona danneggiata,
apprezzabili sul piano dei valori e degli interessi di rilievo costituzionale
concretamente compromessi;
che, pertanto, sulla base di tali premesse, dev’essere dichiarata l’inammissibilità del
ricorso;

Letti i testi sopra riportati tratti da Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846 e Cass.
23/10/2018 n.26770, rispondere ai seguenti quesiti:
- se Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846 ha escluso del tutto la risarcibilità del danno
non patrimoniale da uccisione dell’animale di affezione, oppure si è pronunciata solo
in riferimento ad un profilo di esso, lasciando aperta la questione della risarcibilità di
altro profilo del medesimo danno;
- se il precedente di Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846, benché letteralmente riferito
in generale agli “animali da affezione”, possa essere interpretato restrittivamente
come precedente riferibile solo al caso dell’uccisione del cavallo, e non estensibile
alla perdita del cane, considerato il peculiare rapporto dell’uomo con quest’ultimo
animale; se in ogni caso ritenete che proprio quest’ultima considerazione potrebbe
indurre la Corte di Cassazione a rivedere il loro orientamento.

Rif. teor. Manuale §106.


Rif. norm. art. 2059 c.c.
16.
Pasquale è un quarantacinquenne commerciante di prodotti ortofrutticoli, celibe, che
s’impegna con molto profitto nella sua attività lavorativa e con altrettanta energia, al
termine dell’attività lavorativa, si dedica alle relazioni sociali - preferendo una
molteplicità di relazioni interpersonali, anche di breve durata, ad uno stabile e
duraturo rapporto affettivo – e all’esercizio della pratica sportiva.
Pasquale nota da qualche tempo una riduzione del suo “sex appeal” nella cerchia
degli amici e, ritenendo che la circostanza sia da attribuire ad una alopecia, che ha
assunto dimensioni tali da non poter essere più dissimulata con un accorto taglio dei
capelli, prende la decisione di sottoporsi ad un intervento chirurgico che dovrebbe
eliminare il problema. L’intervento tuttavia, per una grave negligenza del chirurgo,
ha un esito negativo, determinando una grave e irreparabile patologia in alcune ossa
del cranio, che, oltre a provocare un’evidente danno estetico, impone a Pasquale di
astenersi dall’esercizio di attività sportive che possano causare anche leggeri traumi
alla testa.
Il chirurgo, che riconosce di aver commesso un errore nell’esecuzione della sua
prestazione, si dichiara disposto a risarcire al paziente il danno emergente, costituito
dal rimborso delle spese sostenute per l’intervento (con contestuale rinuncia alla
retribuzione dell’attività professionale svolta), ed il lucro cessante, costituito dal
mancato reddito derivante dalla sospensione dell’attività lavorativa nel periodo di
degenza ospedaliera ed in quello di convalescenza a casa.
Afferma che nessun altro risarcimento è tenuto a pagare in quanto il danno estetico,
ed in generale il danno all’integrità fisica, subito da Pasquale, in considerazione
dell’attività lavorativa da lui svolta – che non esige particolari qualità fisiche, sia da
un punto di vista estetico, che da un punto di vista funzionale (che invece sarebbe
rilevante, per esempio, in relazione all’esercizio professionale di pratiche sportive) -,
non comporta altre conseguenze suscettibili di valutazione patrimoniale e quindi
risarcibili.
A nulla valgono le vivaci contestazioni di Pasquale che lamenta un grave
sconvolgimento della sua vita determinato dall’esito fallimentare dell’intervento
chirurgico.
Ha fondamento la tesi del chirurgo?
Qualora si apra una controversia giudiziaria, ed in quella sede il chirurgo neghi anche
la sua responsabilità nella produzione del danno – rilevando tra l’altro che, trattandosi
di prestazione professionale di rilevante difficoltà, si applica al caso la disciplina
dell’art. 2236 c.c. -, come andrà impostata la difesa di Pasquale e, in particolare, quali
fatti egli dovrà provare, e con quali mezzi di prova, per far valere le sue ragioni?

Rif. teor. Manuale §§ 240 bis, 242, 247, 455, 106.


Rif. norm. ?

17.
Ernesto C. conveniva in giudizio, la Banca Popolare di Lodi e, ai sensi dell’art. 15 del
decreto legislativo 30.6.2003 n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati
personali), ne chiedeva la condanna al risarcimento dei danni conseguenti a un
illecito trattamento dei propri dati personali. L’attore lamentava che era stato
consentito il 29.3.2015 un bonifico online (dell’ammontare di 5.650 euro) dal proprio
conto da parte di un soggetto non autorizzato. Il Tribunale di Lodi accoglieva la
domanda ritenendo che la convenuta non avesse fornito la prova di avere adottato
tutte le misure idonee, allo stato attuale della tecnica, a evitare il danno. Ciò anche in
considerazione del fatto che due mesi dopo la Banca aveva provveduto a sostituire il
sistema di protezione dei dati dei clienti con un altro presumibilmente più aggiornato.
Tuttavia in seguito all’appello della Banca Popolare di Lodi, la sentenza di primo
grado veniva riformata in base alla seguente considerazione: che “ a prescindere dalla
adeguatezza del sistema di protezione dei dati personali adottato dalla Banca, Ernesto
C. avrebbe dovuto fornire la prova che l’illecito non fosse stato perpetrato per la
trascuratezza di quest’ultimo nella custodia dei dati di accesso al conto corrente
(nome utente, password e codice identificativo), o che addirittura non fosse stato
vittima di un phishing”
Ernesto C. chiedeva quindi all’avvocato, che lo aveva difeso in entrambi i gradi del
giudizio, di ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello.
L’avvocato tuttavia, ritenendo sostanzialmente inappuntabile il ragionamento della
Corte di Appello, gli sconsigliava vivamente di intraprendere ulteriori azioni
giudiziarie. Ernesto C. seguiva il consiglio dell’avvocato e quindi, decorsi i termini
per il ricorso in Cassazione, la sentenza della Corte di Appello passava in giudicato
restando così definitivamente a carico di Ernesto C. il danno prodotto dall’illecito
bonifico oltre alle spese per i due gradi di giudizio.
Qualche tempo dopo un amico (magistrato in pensione) di Ernesto C., al quale egli
racconta la dolorosa vicenda, rimane talmente sconcertato dalla decisione presa
dall’avvocato da arrivare al punto di consigliare al povero Ernesto C. di promuovere
una nuova azione giudiziaria, stavolta contro il suo avvocato per risarcimento del
danno.
Ritenete che il consiglio dell’amico di Ernesto C. sia giuridicamente fondato? E per
quali ragioni? Qualora Ernesto C. seguisse il consiglio dell’amico a che titolo
dovrebbe formulare la sua domanda di risarcimento del danno? Quale onere
probatorio sarebbe a suo caico?

Rif. teor. Manuale §§ 74, 240 bis

18.
Il sarto Aurelio C. ha commissionato la fornitura di una certa quantità di stoffa alla
ditta “Fratelli Cosenza snc” per la confezione di un abito nuziale. In seguito alla
emergenza covid-19 il luogo dove ha sede l’azienda fornitrice della stoffa viene
dichiarato “zona rossa” con conseguente impossibilità di effettuare la fornitura fino al
momento in cui il divieto verrà rimosso.
L’azienda fornitrice è responsabile del danno prodotto dal ritardo nell’adempimento
della sua obbligazione verso il sarto? Quest’ultimo è responsabile verso il suo cliente
del danno derivante dal conseguente ritardo nella effettuazione della sua
obbligazione?
Alle medesime soluzioni si perviene anche nel caso in cui l’impossibilità della
prestazione intervenga dopo la costituzione in mora dell’azienda fornitrice della
stoffa?
Cosa avviene se il divieto si protragga oltre ogni ragionevole previsione ed il sarto,
per il protrarsi dell’impedimento, non abbia più interesse a ricevere la prestazione?

Rif. teor. Manuale §§ 263-265, 268


19. Covid-19. I beneficiari del dl 23/2020 (misure temporanee per il sostegno alla
liquidità delle imprese)

Stefano C. è un imprenditore che, in seguito all’emergenza determinata dalla


pandemia covid-19 – ed in parte anche a pregressi segnali di crisi -, ha urgente
necessità di liquidità, e quindi decide di chiedere un finanziamento alla sua banca
sulla base del decreto- legge n. 23 dell’8 aprile 2020. Una volta accertato che
l’imprenditore, stando alla documentazione prodotta, sarebbe in regola con i requisiti
per accedere al finanziamento, la banca, prima di disporre l’accredito della somma
finanziata sul conto corrente del cliente, gli propone di destinare una parte della
suddetta somma all’estinzione di un debito preesistente verso la banca stessa. Stefano
C. si mostra restio ad accettare la proposta, facendo presente che intende destinare
l’intera liquidità oggetto del finanziamento agli esborsi necessari per gli stipendi dei
dipendenti, e in generale per accelerare la ripresa dell’attività produttiva. Ma poi, al
termine di un colloquio con il direttore della banca - dal quale trae la convinzione che
un atteggiamento troppo rigido avrebbe potuto determinare ritorsioni da parte della
banca - piuttosto che rinunciare al finanziamento propostogli e rivolgersi ad un’altra
banca, decide di aderire alla proposta di un accordo con cui la banca estingue una
parte della preesistente situazione debitoria del cliente in corrispettivo di una
corrispondente riduzione della somma effettivamente accreditata al cliente rispetto a
quella oggetto del finanziamento.
Come può qualificarsi un siffatto accordo considerandolo parzialmente estintivo di
reciproche posizioni creditorie?
Considerato che, ai sensi dell’art. 1, lett. n, dl 23/2020 “Il finanziamento coperto dalla
garanzia deve essere destinato a sostenere costi del personale, investimenti o capitale
circolante […]” può ritenersi valida una siffatta pattuizione?

Osservazioni
Probabilmente l’accordo andrebbe qualificato - piuttosto che una compensazione
volontaria, come suggerisce la formulazione stessa del quesito – come una rinuncia al
credito mediante corrispettivo. Ma, evidentemente, la forzatura del caso nei termini di
una reciproca estinzione di crediti alleggerisce la difficoltà del quesito portandolo alla
portata di studenti del primo anno.

20.
Antonini. deve 5.000 euro a Bianchi. Qualche tempo dopo, giocando a poker con
Bianchi, Antonini vince altrettanto e dichiara che “ora sono pari”.
Si consideri ora l’ipotesi cheAntonini. abbia un credito di 5.000 euro verso Bianchi. e
dopo qualche tempo, giocando a poker con Giuseppe D. perda altrettanto e dichiari
che “ora sono pari”.
Che valore giuridico hanno le dichiarazioni di Adolfo C. nell’uno e nell’altro caso?
Possono essere intese come dichiarazioni (eccezioni) di compensazione legale?
Oppure vanno intese come proposte di compensazione volontaria?
Motivate la risposta indicando: a) quali siano gli effetti della dichiarazione di
Antonini secondo la soluzione adottata;
b) se nei due casi la dichiarazione possa essere qualificata diversamente.

Rif. teor. Manuale §§ 282 378 297

21 Regole contrattuali ed emergenza sanitaria


L’ospedale Don Milani di Brescia ordina 1000 mascherine FFP2 alla spa M&M
precisando nell’ordine scritto che la merce deve essere consegnata, a pena di
risoluzione del contratto, entro il 15 aprile 2020. Trascorsi dieci giorni dalla scadenza
del termine senza aver conseguito la prestazione pattuita - durante i quali tuttavia il
committente non é riuscito a procurarsi da altro fornitore alle stesse condizioni le
suddette mascherine in ragione del forte rialzo del prezzo di mercato della merce
prodotto dall’emergenza sanitaria in corso (covid-19) – l’ospedale decide di
rivolgersi di nuovo alla M&M e, facendo presente che il contratto è ancora in corso in
assenza di una sua dichiarazione di avvalersi della clausola risolutiva (art. 1456 co.2
c.c.), costituisce in mora il debitore con la minaccia di convenirlo in giudizio per la
condanna all’adempimento e al risarcimento del danno per il ritardo “se la consegna
non avverrà nel termine perentorio di 5 giorni dalla presente richiesta”.
E’ fondata la pretesa dell’ospedale “Don Milani”?
In caso di risposta negativa, indicatene le ragioni e dite se all’ospedale spettano altri
strumenti di tutela contro l’inadempimento della spa M&M.
Qualora lo Stato riterrà opportuno fissare con apposita normativa il prezzo delle
mascherine per evitare speculazioni in una situazione di emergenza sanitaria, la
vendita di mascherine effettuata ciononostante ad un prezzo superiore a quello legale
sarebbe valida?
In caso negativo, quali conseguenze deriverebbero dalla sua invalidità?

Rif. teor. Manuale §§ 258, 259, 257,193

22. Danno da vacanza rovinata (soluzione orale)


Carlo e Anna, due anziani coniugi romani con problemi di deambulazione, acquistano
un “pacchetto turistico” comprendente viaggio e soggiorno a Rimini in albergo
cinque stelle con adiacente spiaggia ad uso esclusivo dei clienti dell’albergo. Giunti
in albergo viene loro comunicato che la spiaggia di pertinenza dell’albergo non ha
posti disponibili, ma che la direzione mette a loro disposizione dei buoni per accedere
ad uno stabilimento balneare posto a soli 500 metri dall’albergo; in alternativa offre il
rimborso della spesa necessaria per accedere da uno stabilimento balneare di pari
livello. Carlo e Anna accettano questa seconda soluzione riservandosi tuttavia il
diritto al risarcimento del danno subito.
Accade poi che Luigi e Giovanni, due giovani studenti di Economia, acquirenti del
medesimo pacchetto turistico, abbiano l’identico problema e che anche loro accettino
il rimborso proposto dalla direzione dell’albergo riservandosi il diritto al risarcimento
del danno.
Dite come vada formulato il giudizio sui due casi in esame. In particolare se la
normativa applicabile comporti nei due casi decisioni diverse circa la spettanza del
diritto al risarcimento del danno.

Rif. teor. Lezione 5.5


Rif. norm. art. 47 decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79
23. Banca IFIS: Factoring pro solvendo e pro soluto: quale scegliere?

Ecco di seguito un messaggio pubblicitario con cui Banca IFIS propaganda i suoi
servizi di factoring (pro solvendo e pro soluto) fornendo indicazioni sulle
caratteristiche dei due tipi di prodotti.
“Come è facile immaginare, il criterio principale che guida la scelta tra i due tipi di
factoring è la capacità di adempiere ai propri obblighi del soggetto verso cui
un’impresa vanta dei crediti, ma non è l’unico fattore di cui bisogna tenere conto: nel
momento della scelta sarà importante anche valutare l’entità del credito e il livello di
urgenza di liquidità del soggetto cedente.
Nel caso in cui l’azienda cedente abbia bisogno di svincolarsi dalla riscossione del
credito e incassare liquidità in modo sicuro, quindi, potrà scegliere di affidarsi al
factoring pro soluto.
Nel caso in cui la necessità principale sia quella di disporre del capitale in modo
veloce, invece, la soluzione migliore è il factoring pro solvendo, più vantaggioso in
termini di costi e di tempi.
Con questo strumento finanziario, infatti, l’azienda rinuncia a parte del credito a
fronte di un incasso veloce, mentre il factoring pro soluto richiede fasi di valutazione
più lunghe poiché il factor dovrà avere il tempo di verificare ed analizzare il profilo e
la solidità dell’azienda debitrice, per valutare la fattibilità dell’anticipo dei crediti.
In qualunque caso è comunque importante scegliere di affidarsi ad un partner
finanziario affidabile e veloce, in grado di assistere l’impresa creditrice non solo nella
scelta dello strumento più adatto alle proprie necessità, ma anche nella gestione
quotidiana degli investimenti, proprio come Banca IFIS Impresa”.
Stefano B. è un imprenditore che opera nel settore della distribuzione di mobili per
arredamento di uffici. La sua clientela preferisce molto spesso rateizzare l’acquisto, e
quindi a Stefano si presenta costantemente l’esigenza di velocizzare la produzione di
liquidità occorrente per ricostituire le scorte di magazzino. Solo in rari casi la
clientela – che si trova in una zona economicamente molto evoluta - ha manifestato
gravi problemi di solvibilità, tuttavia l’attuale grave emergenza socio-economica
prodotta da covid-19 potrebbe generare anche problemi di questo tipo.
Letto il messaggio pubblicitario di Banca IFIS Impresa, dite:
a) se nell’attuale situazione di depressione economica determinata dall’emergenza
sanitaria del covid-19 sia possibile dare a Stefano un consiglio sicuro, e, in ogni caso,
in che termini vada impostato il calcolo costi-benefici per la scelta del prodotto più
adatto alle sue esigenze;
b) se esistono strumenti alternativi che soddisfano la medesima esigenza.
Rif. teor. Manuale §§306, 222

24. Gli abbonati pagano anche se la partita si svolge “a porte chiuse”?

Si legga la sentenza pronunciata dal Tribunale di Roma (54150/2018) nella


controversia tra l’Associazione Movimento Consumatori e la S.S. Lazio spa, ed in
particolare la clausola C delle condizioni generali di contratto riguardanti
l’abbonamento alle partite di campionato (2018-19) della S.S. Lazio spa, secondo la
quale:
“In caso di squalifica dello stadio Olimpico di Roma, nonché di obbligo di disputare
partite a porte chiuse[…] il titolare non ha diritto al rimborso del costo
dell’abbonamento neanche pro quota, salvo che la chiusura non derivi da
responsabilità diretta per dolo o colpa grave della S.S. Lazio accertata con sentenza
dell’autorità giudiziaria passata in giudicato. Le spese di trasferta, nel caso di
squalifica dello stadio Olimpico di Roma saranno in ogni caso a carico del titolare
dell’abbonamento”.
Si risponda quindi alle seguenti domande:
a) in base a quale norma si è ritenuto che l’Associazione Movimento Consumatori
avesse la legittimazione attiva a promuovere una domanda di accertamento giudiziale
della vessatorietà di una clausola del contratto di abbonamento alle partite di
campionato della S.S. Lazio, con le conseguenze che ne derivano;
b) come va qualificata l’azione promossa dalla Associazione Movimento
Consumatori;
c) in base a quale disposizione legislativa il Tribunale di Roma, nella sentenza
54150/2018, ha ritenuto vessatoria la suddetta clausola contrattuale;
d) quali diritti dei titolari dell’abbonamento sono stati limitati o esclusi dalla suddetta
clausola;
In definitiva come può tradursi entro lo schema del sillogismo giudiziario il
ragionamento svolto dal Tribunale di Roma per giungere alla conclusione circa la
vessatorietà della clausola in esame e quali conseguenze ne sono derivate.

Rif. teor. Manuale §§3, 222

25. Un farmaco miracoloso contro il covid-19: “generico Kaletra”

Letto il provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del 17


marzo 2020,
- descrivete sinteticamente il fatto che ha dato luogo al procedimento avviato nei
confronti del professionista Gino C. con particolare riferimento gli addebiti mossi al
professionista per violazione degli art. 20, 21, 23, 25, 49, 52 cod. cons.;
- dite che tipo di provvedimento sia stato disposto dall’Autorità Garante (art. 27 co.3
cod. cons.);
- se i contratti on line di acquisto del prodotto possano essere valutati sotto il profilo
della loro validità (19 co.2 cod. cons.) ed in caso affermativo che tipo di invalidità
potrebbe configurarsi;
- se, in caso di prodotto acquistato in farmacia sulla sola base della prescrizione di un
medico il contratto di acquisto potrebbe egualmente ritenersi invalido. Si consideri in
particolare il caso del medico che raccomanda vivamente il prodotto indicando anche
la farmacia presso la quale sarebbe stato reperibile (art. 1439 co. 2)

26. Prova logica: limiti di operatività di una presunzione semplice nell’accertamento


di atti tolleranza
Letta la sentenza 11277/2015 dite:
- a quale mezzo di prova fa riferimento la S.C. quando afferma che, nell’accertare se
un’attività possessoria sia stata svolta sulla base di una tolleranza da parte del titolare
del diritto “la lunga durata dell’attività medesima può integrare un elemento
presuntivo, nel senso dell’esclusione di detta situazione di tolleranza, qualora si verta
in tema di rapporti, non di parentela, ma di mera amicizia o di buon vicinato, tenuto
conto che nei secondi, di per sé labili e mutevoli, è più difficile il mantenimento di
quella tolleranza per un lungo arco di tempo”;
- a quale risultato, sul piano dell’accertamento delle circostanze di fatto, conduce il
suddetto mezzo di prova;

Rif teor. Manuale § 416

27. Divieto di farsi giustizia da sé e tutela del possesso (soluzione orale)

Secondo il Manuale il divieto di farsi giustizia da sé riguarda non solo gli atti violenti
che cagionino danni a persone o cose, ma si estende a qualsiasi atto che, al fine di
realizzare una propria pretesa, leda comunque un diritto dell’obbligato, oppure lo
privi in tutto o in parte del potere di fatto finora esercitato su una cosa (Manuale §16).
Condividete l’affermazione che il divieto abbia questa estensione, oppure ritenete che
abbia una portata più ristretta: che esso cessi di avere effetto quando la privazione del
potere di fatto riguardi un potere privo di tutela possessoria (per esempio perché
fondato sulla tolleranza del titolare del diritto ex art. 1144 c.c.)?

Rif teor. Manuale § 16, 416

28. Computo del termine per l’usucapione: corretta applicazione dell’art.1146 co.2
c.c. (accessione del possesso)

Biagio, proprietario del fondo y, utilizza il suo fondo sconfinando nel fondo x di
proprietà di Alfredo, ed esercitando quindi su una parte del fondo x (x1) un possesso
con i requisiti per l’usucapione. Tuttavia, prima del decorso del termine ventennale
per l’acquisto della proprietà della porzione del fondo x (x1), esattamente dopo
diciannove anni e 10 mesi dall’inizio dell’attività possessoria, Biagio vende il suo
fondo a Carlo, il quale prosegue l’utilizzazione del fondo nei medesimi termini del
precedente proprietario, cioè occupando una parte del fondo di Alfredo (x1). Ma
dopo sei mesi Alfredo ingiunge a Carlo di limitare la sua attività entro i limiti del
fondo y acquistato da Biagio. Carlo replica di avere acquistato per usucapione anche
la porzione del fondo x posseduta dal suo dante causa, unendo il periodo di possesso
di quest’ultimo (diciannove anni e 10 mesi) a quello esercitato personalmente (sei
mesi), e di essere quindi ora proprietario, oltre che del fondo y, anche del fondo x1.
Letta la sentenza Cass. 2295/17 dite se è corretta l’applicazione dell’art. 1146 co.2
c.c. prospettata da Carlo.
X
Y
X1

Rif teor. Manuale § 424

29. Fiducia testamentaria

Un personaggio del romanzo di André Gide, I sotterranei del Vaticano, il conte Juste
Agénor de Baraglioul, fa al figlio Lafcadio Wluiki, nato da una relazione adulterina,
la seguente promessa: “ per mezzo di mio figlio Juluis farò in modo che voi possiate
avere quella parte di eredità che a vostra madre avevo promesso ri riservarvi. Vale a
dire che, sull’altra mia figlia contessa Guy de Saint-Prix, avvantaggerò mio figlio
Julius della parte che mi autorizza la legge, e precisamente della somma che per suo
tramite vorrei lasciarvi…Julius può opporsi a tutto questo; ha la legge dalla sua parte
conto sulla sua onestà perché non faccia niente”
Valutando questa promessa alla luce dell’attuale codice civile italiano, dite:
a) la promessa del conte de Baraglioul al figlio Lafcadio Wluiki è giuridicamente
impegnativa?
b) Come va denominata la disposizione testamentaria con cui il conte intende
realizzare la sua promessa? (art. 627 c.c.)
c) Come va calcolata la quota di eredità che, secondo le intenzioni del conte,
dovrebbe andare a beneficio di Lafcadio Wluiki ?
d) Potrebbe Julius trattenere per sé la suddetta quota ereditaria? Oppure chiederne la restituzione nel
caso in cui Lafcadio Wluiki non tenesse fede agli impegni presi con il padre, o anche per qualsiasi
altro motivo?

Rif teor. Manuale §§ 600, 603, 612

30. Rappresentazione (soluzione orale)

Mario P., vedovo, ha due figli, Antonio, che ha, a sua volta, due figli, e Paride, celibe
senza figli. Mario vuole che, alla sua morte, il suo patrimonio vada per intero a
Paride, che è affetto da gravi disturbi nervosi e non può quindi svolgere un’attività
lavorativa.
Mario conseguirebbe il suo intento nominando Paride suo erede universale?
Oppure sarebbe necessaria una rinuncia di Antonio all’eredità paterna? Sarebbe
anche sufficiente?

Rif teor. Manuale §§ 612, 619

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