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Sintetica esposizione delle nozioni essenziali occorrenti per la soluzione del quesito
Rif. teorico
Manuale §§ 40, 43, 44, 46,122,157, 158, 185; art. 1 d.PR 10 f;
5.
Un gruppo di consiglieri della Corte di Cassazione in pensione hanno deciso di
costituire un’associazione denominata “Cultura e diritto” per la promozione della
cultura giuridica ottenendone il riconoscimento e quindi la qualifica di persona
giuridica. L’associazione - attraverso borse di studio, finanziamenti di pubblicazioni,
organizzazione di convegni, ecc. - incentiva studi idonei a diffondere la cultura
giuridica al di là dell’ambito tradizionale della dottrina accademica e delle pratiche
professionali, e quindi in grado di attrarre l’interesse di larghi strati della popolazione
soprattutto giovanile. “Cultura e diritto” dispone di una importante biblioteca di testi
giuridici, oggetto di donazione da parte del presidente dell’associazione Luca D.,
aperta al pubblico degli studiosi. Tuttavia, in seguito alla scomparsa di volumi di
notevole valore, i soci di “Cultura e diritto” sono costretti a decidere di limitare
notevolmente l’uso della biblioteca anche agli stessi soci, disponendo che rimanga
aperta soltanto il lunedì dalle ore 9 alle 13. La decisione, presa a maggioranza, con il
voto contrario di molti autorevoli soci, è stata fortemente contrastata soprattutto per
aver esteso il divieto di accesso alla biblioteca, al di fuori dell’orario stabilito, anche
ai soci di “Cultura e diritto”.
Qualche tempo dopo si scopre che qualcuno accede alla biblioteca fuori dell’orario
stabilito pur essendo la biblioteca protetta da una porta d’ingresso blindata e non
essendovi segni evidenti di forzatura della serratura. Gravi sospetti si consolidano,
per una serie di altre circostanze, proprio sul presidente dell’associazione Luca D.,
donante dell’immobile in cui è collocata la biblioteca, il quale, viene invitato, in
forme più o meno indirette, ma senza alcun esito positivo, all’osservanza della
delibera dell’associazione.
Allora i soci, esaminata la questione e pur consapevoli di non avere la certezza che
Luca D. sia l’autore degli accessi vietati alla biblioteca, decidono di fare un esposto ai
carabinieri in cui si fa presente che qualcuno accede alla biblioteca al di fuori degli
orari in cui è consentita la frequenza ai soci ed al pubblico e che a questi accessi può
essere collegata la sottrazione, già denunciata, di alcuni importanti volumi. I
denunzianti aggiungono di ritenere probabile che l’autore degli accesi vietati, se non
anche dei furti, sia lo stesso presidente dell’associazione Luca D.
Quest’ultimo, venuto a conoscenza dell’esposto, e ritenutolo gravemente lesivo del
suo onore di ex magistrato e di appartenente ad una famiglia di antica aristocrazia
napoletana (risalente alla dinastia angioina), dà incarico ad un avvocato di agire nei
confronti dell’associazione “Cultura e diritto” per la revocazione della donazione
stipulata dall’attore a favore dell’associazione per l’ingiuria grave” subita dai soci
della suddetta associazione.
I soci convenuti in giudizio oppongono che, pur ammettendo che le dichiarazioni
rilasciate nell’esposto siano da configurarsi come “ingiuria grave” ai sensi del
combinato disposto degli articoli 801 e 463 c.c., deve in ogni caso escludersi la
revocazione della donazione perché l’ingiuria grave non proviene dal donatario,
secondo quanto previsto nell’art. 801 c.c., ma dai soci dell’associazione i quali sono
terzi rispetto al rapporto tra Luca D. (donante) e “Cultura e diritto” (donataria).
E’ fondata la tesi dei soci di “Cultura e diritto”?
In generale, in che senso un’associazione dotata di personalità giuridica è un soggetto
distinto dai suoi soci?
Riff. Normativi
Artt. 801 c.c.; 463 c.c
Rif. teorico
Manuale §42
Osservazioni
Quando nel linguaggio del codice civile si trova l’espressione “persona giuridica”,
come quando nel linguaggio della teoria si trova, accanto a questa, l’espressione
“soggetto giuridico diverso dalla persona fisica”, con queste parole non s’intende fare
riferimento ad entità realmente esistenti in natura diverse dalla persona fisica (e
concettualmente accomunate ad essa dal fatto di essere anch’esse capaci della
titolarità di diritti e di svolgere attività rilevanti per il diritto), ma soltanto esprimere,
in forma abbreviata, la possibilità che la normativa offre alle persone fisiche di
svolgere attività in forma associativa (come associazioni) o in altre forme
(fondazioni, comitati), con effetti su un patrimonio più o meno autonomo. Insomma
nella realtà agiscono solo persone fisiche: quando si parla di soggetti diversi dalle
persone fisiche s’intende solo fare riferimento ai casi in cui la normativa consente alle
persone fisiche di compiere attività le cui conseguenze si producono in patrimoni più
o meno autonomi; al di fuori di questi casi, come nel caso del nostro esercizio, parlare
di persone o soggetti diversi dalle persone fisiche non ha senso, vuol dire immaginare
qualcosa di inesistente.
Riff. Normativi
Artt. 39 c.c.; 41 c.c.
Rif. teorico
Manuale §56
Caso n. 7
7. Danno causato in stato di necessità prodotto dal fatto del terzo (responsabile)?
A è alla guida della sua autovettura, quando una bambina (B), sottraendosi al
controllo della madre (C), gli si para innanzi attraversando all’improvviso la strada.
A, per evitare l’investimento della bambina, non ha altra scelta che deviare l’auto
verso il marciapiede, arrestando la sua corsa contro la vetrina di un negozio ed
arrecando così al proprietario (D) del negozio ingenti danni.
Premesso che A ha tenuto il suo comportamento dannoso in evidente stato di
necessità, prodotto da un fatto di cui è responsabile un terzo, dire, seguendo le
indicazioni fornite dal manuale (Manuale §83), come debba essere ripartito il costo
del danno prodotto.
Essenziali rif. normativi: artt. 2043, 2045, 2048 c.c.
Rif. teorico
Manuale §83
Responsabilità per danno cagionato da cosa in custodia (bis): qualora “la cosa […
abbia] svolto un ruolo puramente inerte e passivo nel processo causale”. (Manuale
§93)
Si consideri ora quest’altro caso.
Liliana F. cammina assorta nella lettura del giornale, giunta in prossimità dell’edificio
in cui abita, scivola, per un avvallamento della superficie del marciapiede in cui si è
raccolta dell’acqua piovana, procurandosi la frattura di un braccio.
Può ottenere il risarcimento del danno dall’Amministrazione Pubblica, proprietaria
della strada?
Il criterio di imputazione della responsabilità è identico a quello rilevato a proposito
della questione precedente? (Manuale §93 b)
Manuale § 102
Art.2,055 c.c., 2054 co.4 c.c.;
11.
Un ponte, per il quale era stata denunciata la necessità di urgenti ed importanti opere
di manutenzione – poi effettuate, ma con interventi apparentemente inadeguati
almeno rispetto alla gravità del rischio paventato dai denuncianti - crolla
improvvisamente determinando un danno fortunatamente sproporzionato alla gravità
dell’evento perché, in virtù delle disposizioni di divieto di circolazione emanate per il
contenimento della pandemia da covid 19, era attraversato al momento del crollo solo
da un furgone con a bordo due persone. Il danno a terzi si sostanzia quindi nel danno
al furgone e alle persone che si trovavano all’interno di esso.
Dire come vada risolto il problema della responsabilità per risarcimento del danno:
a) nel caso in cui si accerti la responsabilità dell’ente, a cui è affidata la gestione del
ponte (custode), per un difetto di manutenzione del bene;
b) nel caso in cui rimanga sconosciuta la causa del crollo.
Dire poi se possa ravvisarsi una corresponsabilità del conducente per la produzione
del danno al furgone per avere, con il suo comportamento colpevole, per violazione
delle disposizioni sulla circolazione dei veicoli, contribuito a determinare le
condizioni per il verificarsi del danno al veicolo e alle persone che si trovavano a
bordo di esso.
Art 2043c.c., 2051 c.c., 1227 c.c.?
12.
Un motociclista è investito ad un incrocio con diritto di precedenza da un autoveicolo
che non rispetta il segnale stradale di “stop”.
La circostanza che il motociclista guidava senza casco incide sul giudizio di
responsabilità, oppure su quello di determinazione del danno?
Su chi incombe l’onere della prova di tale circostanza?
Esercizio 13.
Percorrendo un’autostrada, un ‘automobilista, per evitare due cani che si erano
improvvisamente parati davanti, è costretto ad un’improvvisa sterzata con inevitabile
impatto contro il guard-rail. Dato che l’autostrada era praticamente inaccessibile dai
terreni circostanti, è presumibile (art. 2729 c.c.) che i cani fossero stati abbandonati in
una piazzola dell’autostrada e che poi avessero occupato la carreggiata.
L’automobilista è responsabile del danno causato al guard-rail?
Può esigere il risarcimento del danno alla sua autovettura dal gestore del tratto
autostradale ex art. 2051 c.c.?
In caso analogo uno sciame di api entra in un’autovettura provocando la perdita di
controllo dell’auto da parte della conducente e la conseguente distruzione della
vetrina di un negozio di oggetti di antiquariato. E’ presumibile che le api provengano
da un’apicoltura situata in una zona prossima a quella in cui è avvenuto l’incidente.
La conducente dell’autovettura è responsabile del danno prodotto al negoziante di
articoli di antiquariato?
Date le circostanze sopra riferite, chi, ed a che titolo, potrebbe essere tenuto a
risarcire l’intero danno prodotto in seguito all’incidente?
Quali circostanze (e con quali mezzi di prova) andrebbero accertate per ottenere la
condanna di quest’ultimo? Quale circostanza egli dovrebbe provare per essere
esonerato dalla responsabilità?
14.
Carlo C. è un vedovo che vive da solo con la sola compagnia di un cane, un
bellissimo pastore maremmano, al quale, soprattutto dopo la morte della moglie, si
sente legato da un affetto profondo. Nel periodo della pandemia da covid-19 il
rapporto con il cane gli arreca anche il vantaggio di poter uscire di casa più spesso
per vincere in qualche maniera la malinconia della vita solitaria in casa. Tuttavia,
proprio nel corso di una passeggiata, il cane, che era sceso dal marciapiede e seguiva
il padrone a circa un metro dal marciapiede, viene investito da un ciclomotore che,
profittando dell’assenza di traffico derivante dalle misure restrittive della
circolazione, procedeva in senso vietato e a tutta velocità. Purtroppo la povera bestia,
benché prontamente soccorsa dal conducente del ciclomotore e sottoposta alle cure di
un veterinario, non è sopravvissuta all’incidente.
Acclarato che l’incidente deve ascriversi alla responsabilità almeno concorrente del
conducente del ciclomotore, dire come andrà determinato quantitativamente il
risarcimento del danno subito dal proprietario del cane ed in particolare se esso
comprenda anche il danno non patrimoniale.
Letti i testi sopra riportati tratti da Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846 e Cass.
23/10/2018 n.26770, rispondere ai seguenti quesiti:
- se Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846 ha escluso del tutto la risarcibilità del danno
non patrimoniale da uccisione dell’animale di affezione, oppure si è pronunciata solo
in riferimento ad un profilo di esso, lasciando aperta la questione della risarcibilità di
altro profilo del medesimo danno;
- se il precedente di Cass. del 27 giugno 2007 n. 14846, benché letteralmente riferito
in generale agli “animali da affezione”, possa essere interpretato restrittivamente
come precedente riferibile solo al caso dell’uccisione del cavallo, e non estensibile
alla perdita del cane, considerato il peculiare rapporto dell’uomo con quest’ultimo
animale; se in ogni caso ritenete che proprio quest’ultima considerazione potrebbe
indurre la Corte di Cassazione a rivedere il loro orientamento.
17.
Ernesto C. conveniva in giudizio, la Banca Popolare di Lodi e, ai sensi dell’art. 15 del
decreto legislativo 30.6.2003 n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati
personali), ne chiedeva la condanna al risarcimento dei danni conseguenti a un
illecito trattamento dei propri dati personali. L’attore lamentava che era stato
consentito il 29.3.2015 un bonifico online (dell’ammontare di 5.650 euro) dal proprio
conto da parte di un soggetto non autorizzato. Il Tribunale di Lodi accoglieva la
domanda ritenendo che la convenuta non avesse fornito la prova di avere adottato
tutte le misure idonee, allo stato attuale della tecnica, a evitare il danno. Ciò anche in
considerazione del fatto che due mesi dopo la Banca aveva provveduto a sostituire il
sistema di protezione dei dati dei clienti con un altro presumibilmente più aggiornato.
Tuttavia in seguito all’appello della Banca Popolare di Lodi, la sentenza di primo
grado veniva riformata in base alla seguente considerazione: che “ a prescindere dalla
adeguatezza del sistema di protezione dei dati personali adottato dalla Banca, Ernesto
C. avrebbe dovuto fornire la prova che l’illecito non fosse stato perpetrato per la
trascuratezza di quest’ultimo nella custodia dei dati di accesso al conto corrente
(nome utente, password e codice identificativo), o che addirittura non fosse stato
vittima di un phishing”
Ernesto C. chiedeva quindi all’avvocato, che lo aveva difeso in entrambi i gradi del
giudizio, di ricorrere in Cassazione contro la sentenza della Corte di Appello.
L’avvocato tuttavia, ritenendo sostanzialmente inappuntabile il ragionamento della
Corte di Appello, gli sconsigliava vivamente di intraprendere ulteriori azioni
giudiziarie. Ernesto C. seguiva il consiglio dell’avvocato e quindi, decorsi i termini
per il ricorso in Cassazione, la sentenza della Corte di Appello passava in giudicato
restando così definitivamente a carico di Ernesto C. il danno prodotto dall’illecito
bonifico oltre alle spese per i due gradi di giudizio.
Qualche tempo dopo un amico (magistrato in pensione) di Ernesto C., al quale egli
racconta la dolorosa vicenda, rimane talmente sconcertato dalla decisione presa
dall’avvocato da arrivare al punto di consigliare al povero Ernesto C. di promuovere
una nuova azione giudiziaria, stavolta contro il suo avvocato per risarcimento del
danno.
Ritenete che il consiglio dell’amico di Ernesto C. sia giuridicamente fondato? E per
quali ragioni? Qualora Ernesto C. seguisse il consiglio dell’amico a che titolo
dovrebbe formulare la sua domanda di risarcimento del danno? Quale onere
probatorio sarebbe a suo caico?
18.
Il sarto Aurelio C. ha commissionato la fornitura di una certa quantità di stoffa alla
ditta “Fratelli Cosenza snc” per la confezione di un abito nuziale. In seguito alla
emergenza covid-19 il luogo dove ha sede l’azienda fornitrice della stoffa viene
dichiarato “zona rossa” con conseguente impossibilità di effettuare la fornitura fino al
momento in cui il divieto verrà rimosso.
L’azienda fornitrice è responsabile del danno prodotto dal ritardo nell’adempimento
della sua obbligazione verso il sarto? Quest’ultimo è responsabile verso il suo cliente
del danno derivante dal conseguente ritardo nella effettuazione della sua
obbligazione?
Alle medesime soluzioni si perviene anche nel caso in cui l’impossibilità della
prestazione intervenga dopo la costituzione in mora dell’azienda fornitrice della
stoffa?
Cosa avviene se il divieto si protragga oltre ogni ragionevole previsione ed il sarto,
per il protrarsi dell’impedimento, non abbia più interesse a ricevere la prestazione?
Osservazioni
Probabilmente l’accordo andrebbe qualificato - piuttosto che una compensazione
volontaria, come suggerisce la formulazione stessa del quesito – come una rinuncia al
credito mediante corrispettivo. Ma, evidentemente, la forzatura del caso nei termini di
una reciproca estinzione di crediti alleggerisce la difficoltà del quesito portandolo alla
portata di studenti del primo anno.
20.
Antonini. deve 5.000 euro a Bianchi. Qualche tempo dopo, giocando a poker con
Bianchi, Antonini vince altrettanto e dichiara che “ora sono pari”.
Si consideri ora l’ipotesi cheAntonini. abbia un credito di 5.000 euro verso Bianchi. e
dopo qualche tempo, giocando a poker con Giuseppe D. perda altrettanto e dichiari
che “ora sono pari”.
Che valore giuridico hanno le dichiarazioni di Adolfo C. nell’uno e nell’altro caso?
Possono essere intese come dichiarazioni (eccezioni) di compensazione legale?
Oppure vanno intese come proposte di compensazione volontaria?
Motivate la risposta indicando: a) quali siano gli effetti della dichiarazione di
Antonini secondo la soluzione adottata;
b) se nei due casi la dichiarazione possa essere qualificata diversamente.
Ecco di seguito un messaggio pubblicitario con cui Banca IFIS propaganda i suoi
servizi di factoring (pro solvendo e pro soluto) fornendo indicazioni sulle
caratteristiche dei due tipi di prodotti.
“Come è facile immaginare, il criterio principale che guida la scelta tra i due tipi di
factoring è la capacità di adempiere ai propri obblighi del soggetto verso cui
un’impresa vanta dei crediti, ma non è l’unico fattore di cui bisogna tenere conto: nel
momento della scelta sarà importante anche valutare l’entità del credito e il livello di
urgenza di liquidità del soggetto cedente.
Nel caso in cui l’azienda cedente abbia bisogno di svincolarsi dalla riscossione del
credito e incassare liquidità in modo sicuro, quindi, potrà scegliere di affidarsi al
factoring pro soluto.
Nel caso in cui la necessità principale sia quella di disporre del capitale in modo
veloce, invece, la soluzione migliore è il factoring pro solvendo, più vantaggioso in
termini di costi e di tempi.
Con questo strumento finanziario, infatti, l’azienda rinuncia a parte del credito a
fronte di un incasso veloce, mentre il factoring pro soluto richiede fasi di valutazione
più lunghe poiché il factor dovrà avere il tempo di verificare ed analizzare il profilo e
la solidità dell’azienda debitrice, per valutare la fattibilità dell’anticipo dei crediti.
In qualunque caso è comunque importante scegliere di affidarsi ad un partner
finanziario affidabile e veloce, in grado di assistere l’impresa creditrice non solo nella
scelta dello strumento più adatto alle proprie necessità, ma anche nella gestione
quotidiana degli investimenti, proprio come Banca IFIS Impresa”.
Stefano B. è un imprenditore che opera nel settore della distribuzione di mobili per
arredamento di uffici. La sua clientela preferisce molto spesso rateizzare l’acquisto, e
quindi a Stefano si presenta costantemente l’esigenza di velocizzare la produzione di
liquidità occorrente per ricostituire le scorte di magazzino. Solo in rari casi la
clientela – che si trova in una zona economicamente molto evoluta - ha manifestato
gravi problemi di solvibilità, tuttavia l’attuale grave emergenza socio-economica
prodotta da covid-19 potrebbe generare anche problemi di questo tipo.
Letto il messaggio pubblicitario di Banca IFIS Impresa, dite:
a) se nell’attuale situazione di depressione economica determinata dall’emergenza
sanitaria del covid-19 sia possibile dare a Stefano un consiglio sicuro, e, in ogni caso,
in che termini vada impostato il calcolo costi-benefici per la scelta del prodotto più
adatto alle sue esigenze;
b) se esistono strumenti alternativi che soddisfano la medesima esigenza.
Rif. teor. Manuale §§306, 222
Secondo il Manuale il divieto di farsi giustizia da sé riguarda non solo gli atti violenti
che cagionino danni a persone o cose, ma si estende a qualsiasi atto che, al fine di
realizzare una propria pretesa, leda comunque un diritto dell’obbligato, oppure lo
privi in tutto o in parte del potere di fatto finora esercitato su una cosa (Manuale §16).
Condividete l’affermazione che il divieto abbia questa estensione, oppure ritenete che
abbia una portata più ristretta: che esso cessi di avere effetto quando la privazione del
potere di fatto riguardi un potere privo di tutela possessoria (per esempio perché
fondato sulla tolleranza del titolare del diritto ex art. 1144 c.c.)?
28. Computo del termine per l’usucapione: corretta applicazione dell’art.1146 co.2
c.c. (accessione del possesso)
Biagio, proprietario del fondo y, utilizza il suo fondo sconfinando nel fondo x di
proprietà di Alfredo, ed esercitando quindi su una parte del fondo x (x1) un possesso
con i requisiti per l’usucapione. Tuttavia, prima del decorso del termine ventennale
per l’acquisto della proprietà della porzione del fondo x (x1), esattamente dopo
diciannove anni e 10 mesi dall’inizio dell’attività possessoria, Biagio vende il suo
fondo a Carlo, il quale prosegue l’utilizzazione del fondo nei medesimi termini del
precedente proprietario, cioè occupando una parte del fondo di Alfredo (x1). Ma
dopo sei mesi Alfredo ingiunge a Carlo di limitare la sua attività entro i limiti del
fondo y acquistato da Biagio. Carlo replica di avere acquistato per usucapione anche
la porzione del fondo x posseduta dal suo dante causa, unendo il periodo di possesso
di quest’ultimo (diciannove anni e 10 mesi) a quello esercitato personalmente (sei
mesi), e di essere quindi ora proprietario, oltre che del fondo y, anche del fondo x1.
Letta la sentenza Cass. 2295/17 dite se è corretta l’applicazione dell’art. 1146 co.2
c.c. prospettata da Carlo.
X
Y
X1
Un personaggio del romanzo di André Gide, I sotterranei del Vaticano, il conte Juste
Agénor de Baraglioul, fa al figlio Lafcadio Wluiki, nato da una relazione adulterina,
la seguente promessa: “ per mezzo di mio figlio Juluis farò in modo che voi possiate
avere quella parte di eredità che a vostra madre avevo promesso ri riservarvi. Vale a
dire che, sull’altra mia figlia contessa Guy de Saint-Prix, avvantaggerò mio figlio
Julius della parte che mi autorizza la legge, e precisamente della somma che per suo
tramite vorrei lasciarvi…Julius può opporsi a tutto questo; ha la legge dalla sua parte
conto sulla sua onestà perché non faccia niente”
Valutando questa promessa alla luce dell’attuale codice civile italiano, dite:
a) la promessa del conte de Baraglioul al figlio Lafcadio Wluiki è giuridicamente
impegnativa?
b) Come va denominata la disposizione testamentaria con cui il conte intende
realizzare la sua promessa? (art. 627 c.c.)
c) Come va calcolata la quota di eredità che, secondo le intenzioni del conte,
dovrebbe andare a beneficio di Lafcadio Wluiki ?
d) Potrebbe Julius trattenere per sé la suddetta quota ereditaria? Oppure chiederne la restituzione nel
caso in cui Lafcadio Wluiki non tenesse fede agli impegni presi con il padre, o anche per qualsiasi
altro motivo?
Mario P., vedovo, ha due figli, Antonio, che ha, a sua volta, due figli, e Paride, celibe
senza figli. Mario vuole che, alla sua morte, il suo patrimonio vada per intero a
Paride, che è affetto da gravi disturbi nervosi e non può quindi svolgere un’attività
lavorativa.
Mario conseguirebbe il suo intento nominando Paride suo erede universale?
Oppure sarebbe necessaria una rinuncia di Antonio all’eredità paterna? Sarebbe
anche sufficiente?