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La Chanson de Roland (la Canzone di Rolando) è la più famosa fra le Chansons de geste
(Canzoni di gesta) fiorite nella Francia medievale tra l’ XI e il XII secolo. Le «canzoni di
gesta», poemi epici quasi tutti pervenutici anonimi, originariamente erano delle
composizioni orali «cantate», ossia recitate con un accompagnamento musicale da
giullari, trovatori, poeti girovaghi, presso le corti feudali e nelle piazze in mezzo al
popolo. La specificazione «di gesta» ne indica il contenuto, di carattere celebrativo delle
imprese di un personaggio o di una stirpe nelle lotte feudali e nelle guerre nazionali,
soprattutto contro l’Islam. Più propriamente la Chanson de Roland appartiene al
cosiddetto «ciclo carolingio», cioè a un gruppo di canzoni di gesta nelle quali si
celebrano le imprese del grande imperatore Carlo Magno e dei suoi valorosi paladini.
●La vicenda
L’imperatore Carlo Magno è riuscito in sette anni di guerra contro gli Arabi a
sottomettere tutta la Spagna, a eccezione di Saragozza, dove regna Marsilio.
Quest’ultimo decide di inviare a Carlo degli ambasciatori con proposte di pace. Carlo
Magno convoca un consiglio e, alla fine, nonostante il parere contrario di Rolando e di
altri paladini, prevale la decisione di avviare le trattative. A questo punto sorge il
problema di chi mandare a trattare con Marsilio, re infido e pericoloso. Su proposta di
Rolando viene inviato Gano, suo patrigno e cognato di Carlo, nonché sostenitore della
pace. Gano parte, non potendosi sottrarre al dovere dell’obbedienza all’imperatore, ma
in cuor suo medita di vendicarsi di Rolando. Giunto presso il re Marsilio, infatti,
complotta un agguato in cui Rolando e i suoi uomini debbano rimanere uccisi: il diritto
alla vendetta, riconosciuto nel mondo feudale, si concretizza così in tradimento verso
l’imperatore e la cristianità. Quando, secondo gli accordi, l’esercito franco si ritira,
Rolando, dietro suggerimento di Gano, viene designato alla retroguardia; e mentre il
grosso delle truppe è impegnato nel passaggio dei Pirenei, i Saraceni con forze
preponderanti assalgono a Roncisvalle la piccola schiera comandata dal valoroso
paladino. Questi, respingendo i saggi consigli del compagno d’armi Olivieri, si rifiuta di
chiamare soccorso prima di aver combattuto. Solo quando, dopo una strenua resistenza,
tutti i suoi sono caduti ed egli stesso sta per morire, con un ultimo sovrumano sforzo dà
fiato all’olifante, il suo potente corno di guerra. Carlo Magno, già angosciato da terribili
presagi, lo sente e torna indietro con l’esercito: trova il campo di battaglia coperto di
cadaveri, insegue i Saraceni e ne fa strage. Egli vince poi un nuovo, immenso esercito
saraceno che l’emiro Baligante ha condotto dall’Africa in soccorso di Marsilio; uccide in
duello lo stesso Baligante e conquista Saragozza. La guerra è fi1nita: Marsilio muore e
Carlo rientra ad Aquisgrana. Qui Alda, fidanzata di Rolando, alla notizia che l’amato è
morto, muore a sua volta di dolore, mentre il traditore Gano viene processato,
condannato e giustiziato. La Chanson si chiude con l’annuncio di altre imprese che
attendono Carlo in difesa della cristianità.
La Chanson de Roland si ispira a un episodio storico realmente accaduto. Nel 778 d.C.,
mentre l’esercito di Carlo Magno riattraversava i Pirenei dopo una spedizione contro gli
Arabi, la retroguardia, nella quale si trovavano alcuni alti personaggi di corte, venne
assalita e distrutta dai Baschi, una popolazione montanara della Spagna settentrionale. È
probabile che nell’imboscata di Roncisvalle abbia perso la vita anche il conte Rolando,
dal momento che in una biografia di Carlo Magno, scritta dallo storico Eginardo, viene
incluso fra i caduti un certo «Hruodlandus» (da cui deriva il francese Roland), prefetto di
Bretagna. La Chanson de Roland, pertanto, ha una base storica, ma la vicenda in essa
narrata appare rielaborata e trasfigurata dalla fantasia del poeta così da assumere un tono
leggendario. Numerosi, infatti, sono i punti in cui il poema si discosta dalla realtà
storica. Ad esempio: a Carlo Magno vengono attribuiti addirittura duecento anni di età,
mentre ne aveva solo trentasei; si parla di una campagna militare in Spagna di sette anni,
mentre in realtà l’impresa ne durò quattro; si dice che l’esercito di Carlo Magno viene
distrutto dai Saraceni, mentre in realtà fu sterminato dai Baschi; infine il tradimento di
Gano risulta del tutto inventato.