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Scambio di importi
Il contratto finanziario
Un contratto finanziario è un accordo tra due o più parti che regola lo scambio di importi, dove ciascun importo è
caratterizzato dalla valuta di denominazione e dalla data di esigibilità. Gli importi possono essere: definiti esplicitamente,
cioè noti nel contratto; o implicitamente, tramite una regola di calcolo, che può dipendere da grandezze che diventeranno
note in istanti futuri rispetto alla data di stipula, ovviamente prima della data di esigibilità. La rappresentazione degli
importi in corrispondenza con le date di esigibilità e le scadenze è il modo formale per descrivere l’operazione finanziaria
generata dal contratto. Oltre agli importi, il contratto stabilisce numerose altre caratteristiche dello scambio, in particolare:
il tempo, come approssimare grandezze da calcolare e quanto sono protette le parti da reciproche inadempienze.
Tempo, prezzo, prezzo del tempo
Il tempo ha un ruolo essenziale nella definizione dello scambio e ne caratterizza la ragione economica. In particolare, le
parti, cioè gli agenti economici, scambiano tra loro somme di denaro in risposta a esigenze di consumo, in particolare,
proprio per differire o anticipare tale consumo, essi, costituiscono la dotazione di denaro necessaria, attraverso
l’indebitamento o l’investimento. La parte che ha ceduto denaro è detta creditore, mentre la parte indebitata è detta
debitore. Dunque lo spostamento nel tempo degli importi è un’operazione che avrà un prezzo, e determinerà, nel caso di
conclusione normale dell’operazione, un costo per chi s’indebita e un profitto per chi investe. Il prezzo assume, dunque, la
forma di un interesse e il significato basilare di prezzo del tempo e dipenderà dalle preferenze individuali e dall’opinione
prevalente nel mercato.
Convenzione per misurare il tempo
Un segno della rilevanza del tempo come determinante del prezzo si ha anche nella struttura formale del contratto, ove
sono definite le convenzioni con cui si misurano gli intervalli tra le date contrattuali. Le convenzioni riguardano gli intervalli
temporali tra le scadenze del contratto e l’intervallo unitario, solitamente l’anno. L’ampiezza degli intervalli temporali può
essere misurata in giorni effettivi di calendario, cioè EFF(effettivi) o ACT(attuali); oppure considerando l’anno composto da
365 giorni chiamata convenzione 365; o ancora con l’anno convenzionalmente composto da 360 giorni, definita
convenzione commerciale. Le convenzioni contrattuali in uso sono rappresentate in forma di frazione dove il numeratore
fornisce la convenzione di calcolo dei giorni tra scadenze, e il denominatore il numero di giorni dell’intervallo unitario.
Contratti differiti e diritti
Le operazioni di investimento e di indebitamento possono avere forma differita, cioè pattuire oggi le condizioni per
contrarre un debito o effettuare un investimento tra un anno. Tali operazioni dette a termine definiscono un diritto e un
obbligo per i contraenti. Tra i contratti differiti sono di particolare rilievo i contratti finanziari che regolano diritti a termine,
cioè i contratti d’opzione. Vendere un diritto equivale ad assumere un obbligo, dunque vendendo e acquistando opzioni si
possono costruire portafogli complessi di diritti e obblighi incrociati. I contratti d’opzione sono scritti su un bene
sottostante e conferiscono alla parte contraente il diritto all’acquisto, se l’opzione è call, o alla vendita, se l’opzione è put,
del bene sottostante, in una data futura alle condizioni prefissate alla stipula. La controparte che ha venduto l’opzione
incassa il premio ed è obbligata reciprocamente alla vendita o all’acquisto del bene sottostante a quelle stesse condizioni.
a un tasso d’interesse. Nei piani a tasso variabile le quote interesse relative ai periodi futuri non sono note al tempo zero. Si
configura, quindi, una tipologie di operazioni finanziarie incerte con importi aleatori. In questo caso l’incertezza non è però
generata dalla possibilità di insolvenza, ma dalla struttura stessa del contratto, che fa dipendere una caratteristica
essenziale del piano di ammortamento, l’interesse, dall’andamento aleatorio di un indice del mercato.
Piani a quota capitale costante
Nel piano a quota capitale costante si pone 𝐶𝑘 = 𝐶, con C = S/m. Il debito residuo decresce con andamento lineare, cioè
𝑚−𝑘
secondo una proprietà aritmetica con primo termine S e ragione –C, si ha cioè: 𝐷𝑘 = 𝑆 − 𝑘𝐶 = 𝑆 , k=0,1,…,m. Il
𝑚
secondo termine della relazione si ottiene sostituendo il valore di C. Di conseguenza le quote interesse sono date da:
𝑚−𝑘+1
𝐼𝑘= 𝑖𝑘 𝐷𝑘−1 = 𝑖𝑘 𝑆 , k=1,2,…,m. Usualmente si assume lo schema degli interessi posticipati, ovvero la quota 𝐼𝑘 è
𝑚
corrisposta alla fine del periodo di competenza, cioè alla data k, e di conseguenza, sommata alla quota di capitale 𝐶𝑘 ,
𝑆 𝑆(𝑚−𝑘+1) 1+𝑖 (𝑚−𝑘+1)
quindi le rate del piano sono: 𝑅𝑘 = 𝐶 + 𝐼𝑘 = + 𝑖𝑘 ∗ =𝑆∗ 𝑘 , con k=1,2,…,m. Se i tassi periodali sono
𝑚 𝑚 𝑚
costanti, le rate decrescono linearmente.
Piani a rata costante
Nei piani a rata costante, dato il valore S del debito iniziale, fissata la durata m del piano, fissati i tassi periodali 𝑖𝑘 , si
𝑅
determina la rata costante R, ponendo 𝑅 ≡ 𝑅𝑘 . Quindi dalla condizione di equità: 𝑆 = ∑𝑚 𝑘=1 𝑘 , si ricava : 𝑅 =
∏ℎ=1(1+𝑖ℎ )
𝑆
. La sequenza dei debiti residui in funzione della rata R è data da: 𝐷𝑘 = (1 + 𝑖𝑘 )𝐷𝑘−1 − 𝑅, con k=1,2,…,m,
∑𝑚 𝑘
𝑘=1 ∏ℎ=1(1+𝑖ℎ )
−1
in quanto: 𝐷𝑘 = 𝐷𝑘−1 𝐶𝑘 = 𝐷𝑘−1 − (𝑅 − 𝐼𝑘 ) = 𝐷𝑘−1 + 𝑖𝑘 𝐷𝑘−1 − 𝑅. Tale relazione rappresenta la regola di sviluppo di un
paino di ammortamento posticipato, dove il debito residuo 𝐷𝑘 alla fine del periodo è dato dal debito residuo all’inizio del
periodo maggiorato degli interessi di competenza meno la rata R pagata alla fine del periodo. L’individuazione della
successione del debito residuo consente di individuare la successione delle quote interesse 𝐼𝑘 = 𝑖𝑘 𝐷𝑘−1 , e quella delle
quote capitale 𝐶𝑘 = 𝑅 − 𝐼𝑘 .
Piani con rimborso in un'unica soluzione
Si tratta di operazioni in cui l’ammortamento del debito S contratto in zero non avviene progressivamente, ma in un’unica
soluzione alla scadenza m (ammortamento di tipo bullet). Il piano si costruisce ponendo: 𝐶𝑘 = 0 per k=1,2,…,m-1; 𝐶𝑚 = 𝑆.
Il debito residuo 𝐷𝑘 resta costantemente uguale a S per k <m e si annulla in m. Ne consegue per le quote interesse: 𝐼𝑘 =
𝑖𝑘 𝑆, k=1,2,…,m. Questi piani sono tipicamente di tipo posticipato, per questo le rate hanno la forma: 𝑅𝑘 = 𝑖𝑘 𝑆 per
k=1,2,…,m-; 𝑅𝑚 = (1 + 𝑖𝑘 )𝑆. Nei piani a tasso fisso il caso più diffuso è quello con tasso periodale costante i; le quote
interesse, e le prime m-1 rate, sono quindi costanti a un livello I=iS. Si ha cioè: 𝑅𝑘 = 𝐼𝑘 = 𝐼, k=1,2,…,m-1 e il flusso x può
essere rappresentato come: 𝑥 = {𝐼, 𝐼, … , 𝐼, 𝐼 + 𝑆}.
Le leggi finanziarie
Operazioni finanziarie composte
Si faccia riferimento al contratto elementare con due date, in cui il prestito in t=0 di una somma S è restituito integralmente
dopo un anno insieme a una maggiorazione I per interessi e si supponga che questo contratto preveda, in alternativa, che il
debito S possa essere rimborsato dopo due anni, con il pagamento aggiuntivo dell’importo I+I’. In particolare, si supponga
che la parte debitrice abbia la facoltà di decidere, alla fine del primo anno, se prolungare l’operazione di provvista di un
altro anno, differendo il pagamento della somma S+I al tempo t=2 anni e pagando l’interesse aggiuntivo I’. Dunque,
l’operazione di provvista può assumere la forma {S,-(S+I)}/{0,1} oppure {S,-(S+I+I’)}/{0,2}. L’operazione prolungata di
provvista può essere considerata come il risultato della composizione delle due operazioni {S,-(S+I)}/{0,1} e {S+I,-
(S+I+I’)}/{1,2}. Il contratto caratterizza quindi un’operazione di scambio strutturata, composta da due operazioni
elementari. La prima è l’operazione con decorrenza immediata definita a pronti, che garantisce lo scambio di S in t=0 con
S+I in t=1. La seconda, invece, è un’operazione differita detta a termine, in base alla quale si pattuisce in t=0 di poter
scambiare (S+I)€ in t=1 con (S+I+I’)€ in t=2. L’interesse dell’operazione differita è I’ e il tasso d’interesse a termine è definito
come i’= I’/(S+I). La legge di equivalenza intertemporale implicita nel contratto coinvolge tre differenti istanti di tempo ed è
descritta da una funzione valore W(t) definita per t=0,1,2.
La legge degli interessi semplici
Si consideri un contratto ottenuto componendo m operazioni elementari: un’operazione a pronti e m-1 operazioni a
termine, tutte caratterizzate dallo stesso interesse I. In particolare, si supponga che il debito S, contratto in t=0, possa
essere rimborsato dopo un anno oppure dopo m anni, su decisione della parte debitrice, con un pagamento di interesse
calcolato aggiungendo per ogni anno una maggiorazione costante I=iS, cioè uguale a una percentuale i prefissata del debito
iniziale. La legge di equivalenza intertemporale stabilita in t=0 da contratto è quindi descritta da una funzione valore W(k)
definita per k=0,1,…,m dalle relazioni:
W(0)=S,
W(1)=S+iS=S(1+i),
W(2)=S+2iS=S(1+2i),
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…
W(k)=S+kiS=S(1+ki),
…,
W(m)=S+miS=S(1+mi).
Gli m+1 termini W risultano in progressione aritmetica, in quanto la differenza tra due termini successivi è costante, di
ragione I=iS, essendo: W(k)=W(k-1)+iS, con k=1,2,…,m, ed il primo termine W(0)=S. Dopo k anni, l’ammontare del passivo,
cioè il valore dell’investimento è dato da: W(k)=S(1+ki), con k=1,2,…,m. La legge di equivalenza intertemporale descritta è
conta come legge degli interessi semplici. La maggiorazione per interesse I relativa al differimento dell’operazione per il k-
esimo anno non contribuisce a formare gli interessi per gli anni successivi, che sono calcolati in proporzione al valore
𝐼
iniziale di W. Il tasso interesse ik, relativo alla k-esima operazione elementare è dato da ik=I/W(k-1), cioè 𝑖𝑘 =
𝑆+(𝑘−1)𝐼
,k=1,2,…,m. Per k>1 si tratta di tassi a termine, mentre i1 è il tasso dell’operazione a pronti.
La legge degli interessi composti
Si consideri un contratto scadenzato su m periodi elementari, ma si supponga che le m operazioni componenti siano tutte
caratterizzate dallo stesso tasso d’interesse i. È il caso in cui il debito S può essere rimborsato, a discrezione del debitore,
dopo uno o m anni, con un interesse calcolato aggiungendo per ciascun anno una maggiorazione uguale a una percentuale
costante del debito accumulato all’inizio dell’anno precedente. La funzione valore che descrive la legge di equivalenza
intertemporale in t=0, è definita, per k=0,1,…,m, dalle relazioni:
W(0)=S,
W(1)=S+iS=S(1+i),
W(2)= S(1+i)+iS(1+i)=S(1+i)2,
…,
W(k)= S(1+i)k-1+iS(1+i) k-1=S(1+i)k,
…,
W(m)= S(1+i)m-1+iS(1+i)m-1=S(1+i)m.
Gli m+1 termini W sono quindi in progressione geometrica, in quanto il rapporto fra i termini successivi è costante, con
primo termine W(0)=S e ragione q=1+i, essendo: W(k)/W(k-1)=1+i, con k=1,2,…,m. Dopo k anni, l’ammontare del passivo e
dato da: W(k)=S(1+i)k, con k=1,2,…,m. La legge di equivalenza intertemporale stabilita da questo contratto finanziario va
sotto il nome di legge degli interessi composti. La maggiorazione per interesse I(k)=iW(k-1) relativa al differimento
dell’operazione per il k-esimo anno è sommata al valore W(k-1) all’inizio dell’anno e contribuisce alla formazione
dell’interesse qualora l’operazione è prolungata per l’anno successivo.
La legge esponenziale
È importante definire un contratto finanziario che prevede il rimborso della somma S, anziché in istanti di tempo discreti, in
qualsiasi istante t>0. Si tratta di estendere la funzione valore, della legge degli interessi composti, su tutto l’asse reale
positivo, ponendo: W(t)=S(1+i)t. Tale legge è nota come capitalizzazione continua a tasso costante ed è detta,
semplicemente, legge esponenziale. Naturalmente un contratto finanziario basato sul regime degli interessi semplici può
essere definito nel tempo continuo, estendendo la validità della sua definizione ad un qualsiasi istante t≥0. Si ha quindi:
W(t)=S(1+it), che caratterizza la c.d. legge lineare.
W(t+τ)-W(t)/ W(t), da cui scomponendo avremo: j(t, t+τ)= W(t+τ)/ W(t)- W(t)/ W(t), cioè: W(t+τ)/ W(t)-1, nonché: : j(t, t+τ)=
1
m(t, t+τ)-1, che è uguale a 𝑣(𝑡,𝑡+𝜏) − 1, in quanto reciproco del fattore di capitalizzazione. Se si divide l’interesse per il
valore di fine periodo si ottiene il tasso di sconto o tasso d’interesse anticipato, relativo al periodo da t a t+τ e valgono le
relazioni: d(t, t+τ)= ∆W(t)/ W(t+τ), dove sostituendo nella relazione quella dell’interesse nel periodo da t a t+τ avremo che:
𝑑(𝑡, 𝑡 + 𝜏) = 1 − 𝑣(𝑡, 𝑡 + 𝜏). Il tasso d’interesse e il tasso di sconto rappresentano incrementi percentuali e quindi sono
grandezze adimensionali e sono sempre positive. Se si considera il rapporto tra un tasso e la lunghezza del periodo di
riferimento, si ottiene un’intensità, che è una grandezza positiva e ha per dimensione il reciproco di un tempo, esempio
∆𝑊(𝑡) 𝑗(𝑡,𝑡+𝜏)
anni -1. L’intensità di interesse relativa al periodo da t a t+τ sarà definita come: 𝛾(𝑡, 𝑡 + 𝜏) = 𝜏∗ 𝑊(𝑡) = .
𝜏
∆𝑊(𝑡)
Analogamente, l’intensità di sconto sullo stesso periodo sarà data da: 𝜏∗ 𝑊(𝑡+𝜏).
Intensità istantanea
Le definizioni precedenti possono essere estese a intervalli di tempo infinitesimi sotto opportune ipotesi di regolarità sulla
funzione valore. Si supponga che W(t) sia dotata di derivata prima W’(t). Allora, per la proprietà di continuità, quando la
lunghezza τ del periodo di riferimento tende a 0 gli incrementi e di conseguenza i tassi, tendono ad annullarsi. Per
∆W(t) ∆W(t) W’t
l’intensità invece si ha: lim = lim = . l’intensità di interesse e di sconto tendono cioè ad un unico
τ→0 τ ∗W(t) τ→0 τ∗ W(t+τ) W(t)
𝑑
valore limite che, se W(t) è strettamente positiva, è rappresentato dalla funzione: 𝛿(𝑡) = 𝑑𝑡 𝑙𝑜𝑔𝑊(𝑡), nota come intensità
di interesse o forza d’interesse. Naturalmente, l’intensità istantanea δ(t)=W’(t)/W(t) è definita solo per valori non nulli di
W(t) ed è una funzione a valori positivi. Essa rappresenta la sensibilità alle variazioni temporali della funzione valore,
espressa in termini di variazione percentuale per unità di tempo e in questo senso è nota come semielasticità di W rispetto
al tempo.
Il rating
Alle imprese, istituzioni, stati ed enti locali, per il loro ruolo di emittenti, è assegnato un giudizio di affidabilità detto rating. I
giudizi sono dati utilizzando i rating simbols. In particolare, il rating può riguardare giudizi sul lungo termine o sull’attività a
breve termine. Per il lungo termine, la scala di S&P’s, in senso decrescente è data da: AAA,AA,A,BBB,BB,B,CCC, CC,C,D, alle
classi può essere aggiunto + o – per precisare la sottoclasse. Per i rating a breve termine sono definite altre classificazioni
della rischiosità. Il rating condiziona il costo del debito, in quanto mutui e obbligazioni più rischiosi avranno, a parità di altre
condizioni, tassi d’interesse contrattuali più alti. In osservazione al nuovo schema di regolamentazione definito dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, il rating è lo strumento che anche le banche devono utilizzare per qualificare i
debitori.
I prezzi
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Capitolo 3: i rischi
Le operazioni finanziarie sono per loro natura definite in condizioni di incertezza. Il compito della finanza è la valutazione di
cash flow distribuiti nel tempo e che sono di solito aleatori. Col termine rischio si intende la possibilità che si verifichi
qualcosa che abbia effetto sugli obiettivi. Il rischio è quindi misurato in termini di conseguenze e di probabilità e può
comportare effetti positivi o negativi. Molti contratti finanziari sono stati inventati per mitigare situazioni di rischio. Stiglitz
ha scritto che la capacità delle economie di mercato di gestire i problemi posti dal rischio è un indicatore del loro successo.
Rischio d’interesse
Per un’obbligazione in rischio di tasso d’interesse si esplicita nell’aleatorietà del prezzo del titolo ed è indotto dalle
variazioni dei tassi di interessi caratteristici del mercato. In generale, più un’obbligazione a tasso nominale fisso ha lunga
durata più potenzialmente è variabile il suo prezzo e dunque, più alto è il rischio di tasso. I titoli con cedola indicizzata al
tasso d’interesse dal punto di vista della certezza dell’importo cedolare sono più rischiosi di un titolo a tasso fisso, ma le
cedole indicizzate al tasso d’interesse del mercato hanno effetto stabilizzante sul prezzo del mercato del titolo indicizzato.
Anche per il rischio di tasso vale la logica dell’obiettivo, cioè se abbiamo un BOT è l’obiettivo è di detenerlo fino alla
scadenza non vi sarà rischio, ma il rischio si presenta se si vuole vendere sul mercato secondario il BOT, proprio per
l’aleatorietà del prezzo.
𝑝(1)
di € acquistabili in t=1, espressa da: 𝑋 = 𝑝(1)𝑋 ∗ = 𝑆 ∗ 𝑝(0) (1 + 𝑖 ∗ ), dipende dal valore p(1) del cambio in t=1 che non è
noto.
Si presenta frequentemente la necessità di confrontare tra loro operazioni di scambio relative a intervalli di tempo diversi.
L’approccio correntemente seguito è quello di considerare ciascuna delle due operazioni di scambio come risultante da una
particolare legge esponenziale e di confrontare i parametri caratteristici delle due leggi, definiti su intervallo di tempo di
lunghezza uguale. L’osservazione teorica su cui è basata questa consuetudine è che, comunque scelti due importi 𝑥1 e 𝑥2
positivi, con 𝑥1 < 𝑥2 , disponibili, rispettivamente, all’inizio e alla fine di un arbitrario intervallo temporale di lunghezza τ
positiva, è sempre possibile individuare in modo unico un numero reale positivo δ tale che 𝑥1 = 𝑥2 𝑒 𝛿𝜏 . Si ha infatti: 𝛿 =
1 𝑥
𝜏
log 𝑥2, che rappresenta la forza di interesse della legge esponenziale e affinché tale forza possa essere confrontata con
1
quella relativa ad una seconda operazione finanziaria è necessario che le due operazioni siano misurate secondo la stessa
scala temporale. Dal punto di vista pratico si fa riferimento alla funzione 𝑊(𝑡) = 𝑒 𝛿𝑡 e si altera la scala moltiplicando
l’unità di tempo per il fattore, positivo, q, la nuova misura temporale sarà data da t’= t/q e la funzione valore, espressa dalla
nuova scala, sarà espressa come 𝑊′(𝑡′) = 𝑒 𝛿′𝑡′. Affinché 𝛿′ sia la forza di interesse equivalente a δ, si richiede che la
funzione espressa nelle due scale sia la stessa, cioè W’(t’)=W(t). Deve quindi essere δ’t’= δt, cioè δ’t/q = δt, per cui la
relazione di equivalenza è espressa da: δ’= δq. In modo analogo, esprimendo il valore attraverso i tassi d’interesse, deve
essere soddisfatta l’uguaglianza: (1 + 𝑖’)𝑡’ = (1 + 𝑖)𝑡 , cioè (1 + 𝑖’)𝑡/𝑞 = (1 + 𝑖)𝑡 , per cui si ha: 𝑖′ = (1 + 𝑖)𝑞 − 1 . queste
due formule costituiscono, rispettivamente, la formula per il calcolo delle intensità e dei tassi equivalenti in regime di
interessi composti. In base alla legge lineare, invece, il cambiamento delle basi dei tempi si ottiene osservando che se si
passa dalla scala t alla scala t’= t/q, si passa dalla funzione valore W(t)= 1+it alla W’(t’)= 1+i’t’. Affinché sia garantita
l’equivalenza finanziaria deve essere i’t’= ‘t, vale cioè la relazione: i’= iq, che costituisce la formula dei tassi equivalenti in
regime di interessi semplici.
naturale definire il valore in t dell’operazione x come il valore attuale di x capitalizzato da zero a t, cioè: 𝑊(𝑡; 𝑥) =
𝑊(0; 𝑥)𝑒 𝛿𝑡 . Si ha quindi: 𝑊(𝑡; 𝑥) = ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 𝑒
𝛿(𝑡−𝑡𝑘 )
= ∑𝑚
𝑘=1 𝑥𝑘 (1 + 𝑖)
𝑡−𝑡𝑘
, sempre il primo espresso in termini di delta e
l’altro in termini di i. Se è: W(t;x)=0 l’operazione finanziaria x si dice equa, al tempo t, conformemente alla legge
esponenziale adottata. L’equità caratterizza un’operazione di scambio in equilibrio, nella quale il valore delle somme
incassate è uguale al valore delle somme pagate e affinché l’operazione x sia equa è necessario che almeno uno degli
importi componenti 𝑥𝑘 abbia segno diverso dagli altri. L’operazione finanziaria deve essere in qualsiasi istante equa.
1−𝑣 𝑚
termine Rv. Si ha quindi: 𝑊(0; 𝑟) = 𝑅𝑣 1−𝑣
, questo derivante da: ∑𝑚 𝑘 2 3 𝑚
𝑘=1 𝑣 = 𝑣 + 𝑣 + 𝑣 + ⋯ + 𝑣 mettendo in
1−𝑣 𝑚
evidenza avremo: 𝑣 = (1 + 𝑣 + 𝑣 2 + 𝑣 + ⋯ + 𝑣 𝑚−1 ), questo può essere scritto in forma compatta come: 𝑣 =
3
1−𝑣
. Si
1−(1+𝑖)−𝑚 1−𝑣 𝑚
usa spesso il simbolo 𝑎𝑚 ¬𝑖 = 𝑖
= 𝑣 1−𝑣 , che si legge a figurato m al tasso i, per indicare il valore attuale di una
1−𝑣 𝑚
rendita immediata posticipata di durata m con rate unitarie. Con questa convenzione la relazione 𝑊(0; 𝑟) = 𝑅𝑣 si
1−𝑣
1−𝑣 𝑚
scrive: 𝑊(0; 𝑟) = 𝑅𝑎𝑚 ¬𝑖. Se si esprime il valore attuale della rendita unitaria nella forma 𝑎𝑚 ¬𝑖 = si ottiene la
𝑖
𝑚
relazione: 𝑖𝑎𝑚 ¬𝑖 + 𝑣 = 1 in base alla quale la somma del valore attuale di una rendita con m rate di importo i e del
valore attuale di un € pagabile dopo m anni ha valore unitario.
1
𝑃 1/𝑚 1 𝐶 𝑚
acquisto P coincide con il valore attuale 𝐶𝑣 𝑚 di C € disponibili in t=m. Si ha: 𝑣 ∗ = (𝐶 ) , e quindi: 𝑖 ∗ = 𝑣 𝑚 − 1 = (𝑃) −
1. Naturalmente 𝑖 ∗ coincide con il tasso d’interesse, su base annua, dell’operazione di scambio di P € in t=0 con C € in t=m,
1
∗ 1 𝐶 𝑚
dato che la relazione: 𝑖 = −1= − 1 si può scrivere come: 𝑖 ∗ = (1 + 𝑗 ∗ )1/𝑚 − 1, essendo 𝑗 ∗ = (𝐶 − 𝑃)/𝑃 il
( )
𝑣𝑚 𝑃
tasso di interesse relativo all’intervallo [0,m]. Dal punto di vista geometrico, l’esistenza e l’unicità della soluzione 𝑣 ∗ è
garantita dal fatto che la funzione 𝑓(𝑣) = 𝐶𝑣 𝑚 passa per l’origine, è monotona crescente e continua. Il suo grafico
intersecherà, quindi, necessariamente in un solo punto, di ascissa 𝑣 ∗ , la retta y=P.
0 𝑣∗
𝑃 1/𝑚
Affinché sia 𝑣 ∗ = ( ) < 1 occorre e basta che sia P/C < 1. Affinché l’operazione di investimento abbia un tasso di
𝐶
rendimento positivo, è necessario che il prezzo di acquisto P del titolo sia minore del suo valore di rimborso C. Nelle ipotesi,
in cui: 𝑥0 = −𝑃, 𝑃 > 0; 𝑥𝑘 ≥ 0, k=1,2,…,m-1; 𝑥𝑚 > 0, converrà riscrivere l’equazione ∑𝑚 𝑘
𝑘=0 𝑥𝑘 𝑣 = 0 nella forma:
𝑚 𝑘 𝑚 𝑘
∑𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣 = 𝑃. Studiando la funzione polinomiale: 𝑓(𝑣) = ∑𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣 , per valori non negativi di v, si ricava subito che è:
𝑓(0) = 0, 𝑓(1) = ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 , lim 𝑓(𝑣) = +∞. Inoltre, per la non negatività delle 𝑥𝑘 , la funzione f(v) ha derivate prima e
𝑣→∞
seconda positive, essendo: 𝑓 ′ (𝑣) = ∑𝑚 𝑘=1 𝑘𝑥𝑘 𝑣
𝑘−1
e 𝑓 ′′ (𝑣) = ∑𝑚
𝑘=1 𝑘(𝑘 − 1)𝑥𝑘 𝑣
𝑘−2
. Quindi f(v) è una funzione continua,
strettamente crescente e convessa. L’esistenza e l’unicità del tasso interno di rendimento, soluzione della f(v)=P è resa
evidente dal fatto che, per la continuità e la monotonia, il grafico di f(v) interseca necessariamente in un solo punto, di
ascissa 𝑣 ∗ , la retta y=P. Affinché sia 𝑣 ∗ < 1 occorre e basta che in v=1 la funzione f(v) abbia già superato il livello P, cioè
che sia f(v) > P. Si ricava, quindi, che affinché l’operazione d’investimento abbia un tasso di rendimento positivo è
necessario e sufficiente che sia: ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 > 𝑃, cioè che la somma degli incassi futuri sia maggiore del prezzo d’acquisto.
ESEMPIO(6.2): si consideri un’operazione di acquisto alla pari, subito dopo uno stacco di cedola, di un titolo a cedola fissa
con scadenza m, valore di rimborso C e cedole annuali tutte uguali ad I. Si ha cioè: 𝑥0 = −𝐶; 𝑥1 = 𝑥2 = ⋯ = 𝑥𝑚−1 = 𝐼;
𝑥𝑚 = 𝐶 + 𝐼. Naturalmente la condizione: ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 > 𝑃, risulta soddisfatta essendo: 𝑚𝐼 + 𝐶 > 𝐶. Dunque l’equazione
1−𝑣 𝑚
∑𝑚 𝑘 𝑚 𝑘 𝑚
𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣 = 𝑃 assumerà la forma: 𝐼 ∑𝑘=1 𝑣 + 𝐶𝑣 = 𝐶, cioè: 𝐼𝑣 = 𝐶(1 − 𝑣 𝑚 ), da cui si ricava la soluzione: 𝑣 ∗ =
1−𝑣
𝐶 𝐼
𝐶+𝐼
.Il tasso interno di rendimento è dato quindi da: 𝑖 ∗ = 𝐶 e coincide con il tasso cedolare del titolo. L’interpretazione del
risultato è immediata. Infatti, acquistare alla pari il titolo è come investire C per riavere C+I dopo un anno e ripetere
l’operazione per m anni consecutivi. L’importo I è l’interesse che si stacca ogni anno dal capitale investito C. Da un punto di
vista diverso, si può anche dire che un coupon bond valutato al tasso cedolare I/C quota alla pari. Tuttavia, la risoluzione del
TIR richiede in genere l’utilizzo di metodi numerici.
Il TAEG
Il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è il costo totale del credito a carico del consumatore espresso in percentuale annua
del credito concesso. Esso è una grandezza di riferimento per regolare il credito al consumo e per le disposizioni in materia
di usura. Dal punto di vista formale, il TAEG è definito e calcolato come un tasso interno di rendimento. Si indichi con 𝑡0′ la
data di inizio dell’operazione; con 𝑥 ′ = {𝑥0′ , 𝑥1′ , … , 𝑥𝑛′ } gli importi erogati in prestito alle date 𝑡 ′ = {𝑡0′ , 𝑡1′ , … , 𝑡𝑛′ } e con 𝑥 ′′ =
{𝑥1′′ , 𝑥2′′ , … , 𝑥𝑝′′ } le rate di rimborso del prestito alle date 𝑡 ′′ = {𝑡1′′ , 𝑡2′′ , … , 𝑡𝑝′′ }. Si assume che 𝑡 ′′ > 𝑡0′ e i flussi hanno segno
contabile opposto, cioè: 𝑥 ′ è positivo e 𝑥 ′′ è negativo per la parte che prende in prestito; 𝑥 ′ è negativo e 𝑥 ′′ è positivo per
la parte che eroga il prestito. Dal punto di vista normativo, i flussi di importi devono essere definiti considerando tutti i
cash-flow generati dall’operazione. Quindi, 𝑥 ′ rappresenta gli importi presi in prestito al netto di tutte le eventuali spese. Il
′ ′ ′′ ′
TAEG è definito come il tasso d’interesse 𝑖 ∗ soluzione dell’equazione: ∑𝑛𝑘=0 𝑥𝑘′ (1 + 𝑖)−(𝑡𝑘 −𝑡0 ) = ∑𝑃𝑘=1 𝑥𝑘′′ (1 + 𝑖)−(𝑡𝑘 −𝑡0 ),
riguardo alla misurazione del tempo si utilizzano le convenzioni ACT/ACT o 360/360. Se si considera l’operazione finanziaria
𝑥/𝑡 somma di 𝑥 ′ /𝑡 ′ e di 𝑥 ′′ /𝑡 ′′ la relazione precedente diventa: ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 (1 + 𝑖)
−(𝑡𝑘 −𝑡0 )
= 0, dove 𝑡 = 𝑡 ′ ∪ 𝑡 ′′ è lo
′
scadenzario unione con 𝑡0 = 𝑡0 . Il TAEG è cioè il tasso interno di rendimento dell’operazione finanziaria x/t. I calcoli
debbono essere effettuati con una precisione di almeno otto cifre decimali e il TAEG va indicato con due cifre decimali. Per
l’arrotondamento si applica la regola secondo cui se la terza cifra decimale è maggiore o uguale a 5, la seconda cifra
decimale è aumentata di un’unità.
Un mercato per una fissata classe di beni sarà inteso come un luogo, fisico o virtuale, nel quale, in ogni istante t, è fissato e
reso pubblico il prezzo d’acquisto e di vendita di una quantità unitaria di ciascuno dei beni trattati. Il riferimento a prezzi
unitari implica che il prezzo di una arbitraria quantità è ottenuta moltiplicando il prezzo unitario per la quantità.
Mercato perfetto
Si consideri un mercato finanziario idealizzato in cui siano trattati solo titoli obbligazionari default-free. Questo mercato
perfetto è solitamente qualificato in base a un insieme di ipotesi che individuano caratteristiche di non frizionalità e di
competitività. Non frizionalità, questa caratteristica riassume le seguente ipotesi: non ci sono costi di transizione, in
particolare il prezzo di acquisto e di vendita coincidono; non ci sono gravami fiscali; i titoli sono infinitamente divisibili, cioè
è possibile trattare qualsiasi quantità anche frazionaria di ciascun titolo; e sono consentite le vendite allo scoperto, cioè
vendere titoli che non si possiedono. In ambito obbligazionario ciò equivale a ipotizzare che è sempre consentito assumere
posizioni di debitore. Invece, con l’ipotesi di mercato competitivo di solito si intende che gli agenti sono: massimizzatori di
profitto, nel senso che nella scelta tra due quantità monetarie preferiscono sempre, a parità di altre condizioni, il possesso
della quantità maggiore; price taker, non hanno cioè la possibilità di influenzare, individualmente, con la loro attività di
transizione, il prezzo dei titoli. In questo contesto si assumerà che un mercato perfetto sia anche esente da rischio di
credito. Infine, assenza di rischio di insolvenza, cioè tutti gli agenti risulteranno sempre solvibili. Quindi tutti gli importi
pattuiti saranno sicuramente interamente versati alle scadenze stabilite.
La proprietà di assenza di arbitraggio
Se si considera un mercato finanziario idealizzato, in cui siano trattati titoli obbligazionari default-free, la proprietà di
assenza di arbitraggio può essere rappresentata in una forma particolarmente semplice. Si consideri un’operazione
finanziaria 𝑥0 /𝑡0, di importi: 𝑥0 = {𝑥0 , 𝑥1 , … , 𝑥𝑚 }, non tutti nulli, esigibili sullo scadenziario: 𝑡0 = {𝑡, 𝑡1 , … , 𝑡𝑚 }, essendo t
l’istante corrente con 𝑡 ≤ 𝑡1 < ⋯ < 𝑡𝑚 , si dirà che 𝑥0 /𝑡0 è un arbitraggio non rischioso, se il flusso 𝑥0 non contiene
pagamenti di segno opposto. Si tratta di una transazione che garantisce a una delle due parti contraenti un flusso di
pagamenti certamente non negativi, con almeno un pagamento strettamente positivo. L’importo: 𝑐 = −𝑥0, può essere
interpretato come il costo di acquisizione, in t, del flusso residuo: 𝑥 = {𝑥1 , 𝑥2 , … , 𝑥𝑚 }, su 𝑡 = {𝑡1 , … , 𝑡𝑚 }. Da questo punto
di vista si distinguono usualmente due forme di arbitraggio. Una prima forma si ha con l’acquisto di un flusso di pagamenti
futuri non negativi a un costo negativo: c < 0; 𝑥𝑘 ≥ 0, k=1,2,…, m. Si tratta di una transazione che, anche nel caso in cui tutti
i pagamenti futuri 𝑥𝑘 risultino nulli, produce comunque un profitto positivo –c alla data corrente t. Si può definire questa
operazione finanziaria come un arbitraggio immediato. La seconda forma di arbitraggio è costituita dall’acquisto, a un costo
nullo o negativo, di un flusso di pagamenti futuri tutti non negativi, con almeno un pagamento strettamente positivo. Cioè
𝑐 ≤ 0; 𝑥𝑘 ≥ 0, k=1,2,…,m, ∃𝑗: 𝑥𝑗 > 0. Anche nel caso in cui sia c=0, e non si abbia un profitto immediato, questo tipo di
operazione produce comunque un payoff positivo futuro, almeno sulla scadenza 𝑡𝑗 . In questo caso si parla di arbitraggio a
scadenza. Si assume che nel mercato sia esclusa la possibilità di effettuare arbitraggi. Con tale richiesta è preclusa la
possibilità di realizzare profitti senza alcuna assunzione di rischio.
La legge del prezzo unico
Una conseguenza immediata del principio di arbitraggio nei mercati perfetti è la legge del prezzo unico, per la quale due
titoli, o più generalmente, due contratti che producono lo stesso payoff in ogni situazione possibile, debbono avere lo
stesso prezzo. Oltre al contratto che paga il flusso: 𝑥 = {𝑥1 , 𝑥2 … , 𝑥𝑚 }, sullo scadenziario 𝑡 = {𝑡1 , … , 𝑡𝑚 }, acquistabile al
prezzo c in t, si consideri un secondo contratto che, sullo stesso scadenziario, paga il flusso: 𝑥 ′ = {𝑥1′ , 𝑥2′ , … , 𝑥𝑚 ′ }
acquistabile in t al prezzo 𝑐 ′ . Se risulta: 𝑥𝑘 = 𝑥𝑘′ , k=1,2,…,m cioè se i due contratti producono lo stesso payoff a tutte le
scadenze, deve anche aversi 𝑐 = 𝑐 ′ . Questa proprietà è una conseguenza necessaria del principio di esclusione di arbitraggi
e delle proprietà di mercato adottate. Infatti, qualora i due contratti avessero prezzo diverso, si potrebbe ricavare un
profitto certo in t senza impegni futuri vendendo allo scoperto il contratto sovraprezzato e coprendo il relativo payoff
tramite l’acquisto del contratto sottoprezzato. Si può dimostrare che supponendo per assurdo che sia 𝑐 ′ > 𝑐, si tratta di
adottare la seguente strategia di compravendita: - Azione (A): vendita allo scoperto in t del contratto con payoff 𝑥 ′ ; -
Azione (B): acquisto in t del contratto con payoff x. Gli effetti di questa strategia sono illustrati da questa tabella di payoff:
t 𝑡1 𝑡2 … 𝑡𝑚
′ ′ ′ ′
(A): 𝑐 −𝑥1 −𝑥2 … −𝑥𝑚
(B): −𝑐 𝑥1 𝑥2 … 𝑥𝑚
𝑐′ − 𝑐 0 0 … 0
L’ultima riga della tabella, ottenuta sommando gli importi esigibili alle stesse date, evidenzia che la strategia produce un
profitto certo positivo, 𝑐 ′ − 𝑐 in t a fronte di un flusso di poste nulle sullo scadenzario t. Questa operazione rappresenta un
arbitraggio di tipo immediato. Se fosse 𝑐 ′ < 𝑐, si otterrebbe ancora un arbitraggio con profitto 𝑐 ′ − 𝑐 > 0 mettendo in atto
la compravendita di segno opposto, consistente nella vendita del contratto 𝑥 ′ e nel contemporaneo acquisto del contratto
x( tabella di payoff identica con segni opposti). Nella sua formulazione usuale, la legge del prezzo unico richiede che i due
beni siano succedanei e che siano scambiati allo stesso prezzo.
Sia t l’istante corrente e si consideri un titolo obbligazionario che garantisce il pagamento di un € all’istante 𝑠 ≥ 𝑡. Si tratta
di uno (ZCB) zero coupon bond con valore facciale unitario. Si indicherà con: 𝑣(𝑡, 𝑠), con 𝑡 ≤ 𝑠, il prezzo in t dello ZCB
unitario con scadenza in s. In particolare per il principio di arbitraggio dovrà aversi: 𝑣(𝑡, 𝑠) > 0, con 𝑡 ≤ 𝑠 cioè 𝑣(𝑠, 𝑠) = 1.
Per significatività finanziaria bisogna introdurre come postulato la relazione: 𝑣(𝑡, 𝑠) < 1, con 𝑡 < 𝑠. Questa proprietà è
definita come postulato di impazienza. Con l’aggiunta del postulato, il sistema delle ipotesi di mercato permette di
formulare il teorema di decrescenza rispetto alla scadenza. Per evitare arbitraggi non rischiosi deve sussistere la
disuguaglianza: 𝑣(𝑡, 𝑠 ′ ) > 𝑣(𝑡, 𝑠 ′′ ), con 𝑡 ≤ 𝑠 ′ < 𝑠 ′′ . Supponendo per assurdo che la relazione appena scritta non sia valida
e che quindi fissato t, sia: 𝑣(𝑡, 𝑠 ′ ) ≤ 𝑣(𝑡, 𝑠 ′′ ), sarà possibile mettere in atto un arbitraggio non rischioso adottando la
seguente strategia di compravendita: - Azione (A): acquisto in t dello ZCB unitario con scadenza 𝑠 ′ ; - Azione (B): vendita allo
scoperto in t dello ZCB unitario con scadenza 𝑠 ′′ ; - Azione (C): acquisto in 𝑠 ′ dello ZCB unitario con scadenza 𝑠 ′′ . Gli effetti di
questa strategia sono illustrati da questa tabella di payoff:
t 𝑠′ 𝑠 ′′
′
(A): −𝑣(𝑡, 𝑠 ) 1 0
(B): 𝑣(𝑡, 𝑠 ′′ ) 0 -1
(C): 0 −𝑣(𝑠 ′ , 𝑠 ′′ ) 1
′′ ) ′
𝑣(𝑡, 𝑠 − 𝑣(𝑡, 𝑠 ) 1 − 𝑣(𝑠 ′ , 𝑠 ′′ ) 0
L’ultima riga della tabella, ottenuta sommando gli importi esigibili alle stesse date, mostra come la composizione delle tre
transizioni conduce alla costruzione di un flusso di pagamenti non nullo e privo di poste negative, cioè a un arbitraggio.
Infatti, la posta 1 − 𝑣(𝑠 ′ , 𝑠 ′′ ) esigibile al tempo 𝑠 ′ , sarebbe aleatoria in t, è strettamente positiva per il postulato di
impazienza, mentre la posta 𝑣(𝑡, 𝑠 ′′ ) − 𝑣(𝑡, 𝑠 ′ ), pagabile al tempo t, è non negativa in base alle ipotesi accettata per
assurdo. Si tratta dunque di un arbitraggio di tipo a scadenza.
t 𝑡1 𝑡2 … 𝑡𝑚
(A): −𝑉(𝑡; 𝑥) 𝑥1 𝑥2 … 𝑥𝑚
(𝐵1 ): 𝑥1 𝑣1 −𝑥1 0 … 0
(𝐵2 ): 𝑥2 𝑣2 0 −𝑥2 … 0
… … … … … …
(𝐵𝑚 ): 𝑥𝑚 𝑣𝑚 0 0 … −𝑥𝑚
∑𝑚𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣(𝑡, 𝑡𝑘 ) − 𝑉(𝑡; 𝑥) 0 0 … 0
Anche in questo caso si ricava il profitto al tempo t senza contrarre alcun impegno futuro, dato che l’acquisto del titolo
complessivo garantisce la chiusura di tutte le posizioni scoperte generate dalla vendita dei titoli unitari. Si effettua, quindi,
un arbitraggio di tipo immediato. Un’interpretazione espressiva della relazione: 𝑉(𝑡; 𝑥) = ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣(𝑡, 𝑡𝑘 ) si ottiene
osservando che, date le ipotesi di mercato, il titolo complesso che garantisce il pagamento del flusso x/t è perfettamente
replicabile componendo opportunamente ZCB unitari. Quindi il titolo complesso e il portafoglio di ZCB sono perfetti
sostituti e questa relazione è conseguenza diretta della legge del prezzo unico. Nella logica della replicazione, il titolo
complesso è qualificabile come titolo derivato, mentre gli ZCB unitari possono essere intesi come titoli elementari o di base.
Si usa dire che il titolo complesso è ridondante.
La strategia opposta condurrebbe ugualmente a un arbitraggio se valesse, al contrario, la disuguaglianza: 𝑣(𝑡, 𝑠) <
𝑣(𝑡,𝑠)
𝑣(𝑡, 𝑇) ∗ 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠). Dalla relazione: 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠) = si ricavano le proprietà dei prezzi a termine. Dato che, per la proprietà
𝑣(𝑡,𝑇)
𝑣(𝑡,𝑠)
secondo cui 𝑣(𝑡, 𝑠) > 0, il prezzo a pronti dello ZCB unitario è sempre positivo, la relazione 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠) = ha sempre
𝑣(𝑡,𝑇)
senso e implica la positività del prezzo a termine: 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠) > 0, con 𝑡 ≤ 𝑇 ≤ 𝑠. Della stessa relazione è conseguenza
immediata la condizione a scadenza: 𝑣(𝑡, 𝑠, 𝑠) = 1, con 𝑡 ≤ 𝑠. La proprietà di decrescenza rispetto alla scadenza
dell’orizzonte di scambio: 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠 ′ ) > 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠 ′′ ), con 𝑡 ≤ 𝑇 ≤ 𝑠 ′ < 𝑠 ′′ . La proprietà della monotonia: 𝑣(𝑡, 𝑇 ′ , 𝑠) <
𝑣(𝑡, 𝑇 ′′ , 𝑠), con 𝑡 ≤ 𝑇 ′ < 𝑇 ′′ ≤ 𝑠 che stabilisce la crescenza del prezzo rispetto all’inizio dell’orizzonte di scambio.
Prezzo a termine
Le considerazioni relative al prezzo a pronti di ZCB non unitari si estendono direttamente al caso dei contratti forward. In
questo caso si indicherà con 𝑉(𝑡, 𝑇, 𝑥𝑠 ) il prezzo a termine in t, per consegna in T, di 𝑥𝑠 € esigibili in s. Naturale conseguenza
del principio di arbitraggio è la proprietà di indipendenza dall’importo, cioè𝑉(𝑡, 𝑇, 𝑥𝑠 ) = 𝑥𝑠 ∗ 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠). Risulta immediata
anche la proprietà di linearità del prezzo secondo cui: 𝑉(𝑡, 𝑇, 𝑥𝑠 ) = ∑𝑚 𝑘=1 𝑥𝑘 ∗ 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑡𝑘 ).
Tassi impliciti
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Il tasso annuo d’interesse dell’operazione a termine regolata dal prezzo unitario 𝑣(𝑡, 𝑇, 𝑠) è definito come: 𝑖(𝑡, 𝑇, 𝑠) =
1
1 𝑠−𝑇
[𝑣(𝑡,𝑇,𝑠)] − 1. Se sono trattati sul mercato a pronti gli ZCB con scadenza in T e s, il tasso 𝑖(𝑡, 𝑇, 𝑠) è implicito nei tassi a
pronti 𝑖(𝑡, 𝑇) e 𝑖(𝑡, 𝑠).
scadenza 𝑠 ≥ 𝑡. La corrispondente struttura dei tassi d’interesse su base annua si ricava dalla relazione: 𝑖(𝑡, 𝑠) =
1 1/(𝑠−𝑡)
[𝑣(𝑡,𝑠)] −1
struttura risk-free è sostituita da una opportuna struttura di riferimento, ad esempio nella pratica dei mercati è
frequentemente utilizzata la c.d. struttura zero-coupon swap (ZCS) in €. Naturalmente gli spread creditizi così ottenuti
potranno anche assumere valori negativi.
Lo spread creditizio
Informazioni sugli spread di credito di obbligazioni di tipo coupon bond possono essere ottenute direttamente dalla
quotazione del titolo. Se 𝑄𝑡 è il prezzo quotato di un’obbligazione con flusso x, è possibile ricavare lo spread 𝜎 costente,
rispetto alla struttura di riferimento {𝑖(𝑡, 𝑡𝑘 ), 𝑘 = 1,2, … , 𝑚}, definito implicitamente dalla relazione: 𝑄𝑡 = ∑𝑚
𝑘=1 𝑥𝑘 [1 +
𝑖(𝑡, 𝑡𝑘 ) + 𝜎]−(𝑡𝑘 −𝑡) . Lo spread 𝜎 va calcolato con un metodo numerico per il calcolo delle radici di un’equazione. Lo spread
costante 𝜎 può essere interpretato come la media aritmetica funzionale della struttura dei credit spread. Anche sullo
spread così definito possono avere effetto altre determinanti oltre al rischio di credito come la liquidità del titolo.
calcolata con struttura piatta al livello di 𝑖 ∗ fornisce una soddisfacente approssimazione della duration. L’espressione della
duration con struttura piatta si semplifica ulteriormente se il flusso x/t è costituito da pagamenti periodici, cioè se:
{𝑡𝑘 = 𝑡 + 𝑘, 𝑘 = 1,2, … , 𝑚}. In alcuni casi notevoli è anche possibile ricavare una espressione in forma chiusa per la
duration calcolata in base a un tasso di valutazione i costante.
Il caso di rendite a rate costanti
Sia t=0 l’istante di valutazione. La duration di una rendita unitaria posticipata, su m periodi, valutata al tasso periodale
∑𝑚
𝑘=1 𝑘(1+𝑖)
−𝑘 1+𝑖 𝑚
costante i è data da: 𝐷(0; 𝑟) = 𝑚
∑𝑘=1(1+𝑖) −𝑘 = 𝑖
− (1+𝑖)𝑚−1, dove il numeratore, cioè la quantità: ∑𝑚
𝑘=1 𝑘(1 + 𝑖)
−𝑘
che si
1+𝑖
indicherà col simbolo 𝑑𝑚 ¬𝑖 , è a volte indicato come dollar duration della rendita unitaria r. Dalla relazione 𝐷(0; 𝑟) = 𝑖
−
𝑚
si deduce che la duration della rendita r è una funzione decrescente del tasso di valutazione ed è funzione
(1+𝑖)𝑚 −1
crescente del numero di rate, cioè della maturity del flusso r. Tuttavia essa non cresce illimitatamente al crescere della
𝑚
durata. Dato che è: lim 𝑚 = 0, si ricava che il grafico della flat yield duration in funzione di m presenta un asintoto
𝑚→∞ (1+𝑖) −1
orizzontale al livello (1 + 𝑖)/𝑖. Tale valore può essere interpretato come la duration di una rendita perpetua posticipata.
Più precisamente, se si aumenta la vita a scadenza del titolo, la duration ha un andamento strettamente crescente quando
il tasso di valutazione non supera il tasso cedolare, cioè se 𝐼/𝐶 ≥ 𝑖. Invece per valori più bassi della cedola, cioè per 𝐼/𝐶 <
𝑖, la duration del titolo arriva a superare il livello asintotico, crescendo fino a un valore massimo, raggiunto il quale comincia
a decrescere, avvicinandosi dall’alto al valore (1 + 𝑖)/𝑖. Risulta, dunque che a parità di vita a scadenza la duration è tanto
minore quanto maggiore è il tasso nominale. Questa proprietà si interpreta dicendo che fra due titoli caratterizzati da
diversi tassi nominali il titolo con cedole più alte può essere considerato a più breve termine.
Duration di contratti indicizzati
Anche se la definizione di duration nel senso di Macaulay non può essere applicata a flussi di pagamenti che prevedono
poste aleatorie, nel caso dei contratti indicizzati sono state stabilite delle relazioni di equivalenza tra essi e dei flussi di
pagamento noti. Tali relazioni possono essere utilizzare per definire la durata media finanziaria. Nel caso di un titolo a tasso
variabile perfettamente indicizzato x, per via dell’equivalenza finanziaria con un titolo a cedola nulla che scade alla data di
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pagamento della prima cedola, la duration, calcolata ad una data t che segue la data di emissione 𝑡0 e che precede la data di
pagamento della prima cedola 𝑡1 è: 𝐷(𝑡; 𝑥) = 𝑡1 − 𝑡, ovvero la vita a scadenza della prima cedola. Questo risultato, che
non dipende dalla durata effettiva del titolo, non deve stupire, questo perché alla data 𝑡1 il contratto quoterà alla pari e
quindi il rischio di mercato del contratto è limitato al periodo che precede 𝑡1 . In modo analogo si vede che, durante la vita
del contratto la duration non supererà mai l’ampiezza del periodo cedolare in corso.
Momenti di secondo ordine
Alcune importanti proprietà della duration sono state ricavate in modo intuitivo rappresentando l’insieme dei valori attuali
delle poste 𝑥𝑘 , rapportate al valore attuale dell’intero flusso x, come distribuzione dei pesi 𝑝𝑘 sull’asse delle scadenze. Se si
misurano i tempi a partire dall’istante t, la duration rappresenta l’ascissa del baricentro, fornisce cioè il momento del primo
ordine della distribuzione {𝑝𝑘 }. Risulta quindi spontaneo ricavare altri indici temporali del flusso x/t estendendo la
definizione al caso di momenti di ordine superiore al primo. In particolare è espressivo, il momento di secondo ordine della
∑𝑚 2
𝑘=1(𝑡𝑘 −𝑡) 𝑥𝑘 𝑣(𝑡,𝑡𝑘 )
duration, definito dalla relazione: 𝐷 (2) (𝑡; 𝑥) = 𝑚
∑𝑘=1 𝑥𝑘 𝑣(𝑡,𝑡𝑘 )
, o con notazione più compatta, dalla: 𝐷 (2) (𝑡; 𝑥) =
∑𝑚 2
𝑘=1(𝑡𝑘 − 𝑡) 𝑝𝑘 . La duration di secondo ordine esprime la media pesata dei quadrati degli scarti temporali 𝑡𝑘 − 𝑡 e
fornisce quindi una misura di dispersione temporale del flusso x rispetto a t. Dato che 𝑥𝑘 ≥ 0, la duration di secondo ordine
non può assumere valori negativi: 0 ≤ (𝑡1 − 𝑡)2 ≤ 𝐷 (2) (𝑡; 𝑥) ≤ (𝑡𝑚 − 𝑡)2 , e coincide con il quadrato della vita a scadenza
di una delle poste di x/t solo nel caso di massa concentrata. La duration di secondo ordine ha dimensioni del tipo tempo2,
dato che esprime una media di tempi al quadrato. Per riportare la misura di dispersione alla scala naturale dei tempi è
sufficiente calcolarne la radice quadrata. Si definisce quindi l’indice temporale: √𝐷 (2) (𝑡; 𝑥), noto come dispersione
temporale del flusso x/t che ha per dimensioni un tempo.
Esempio di applicazione delle duration di primo e di secondo ordine
Supponiamo che per un orizzonte di investimento T si voglia ottenere un importo 𝑘𝜏. L’importo 𝑘𝜏 = 0 ha un suo valore di
mercato 𝑘0 = 𝑉(0, 𝑘𝜏). Quindi se in 0 acquisto uno ZCB al prezzo 𝑘0 con scadenza in T ho la certezza di ricevere 𝑘𝜏 a T. il
problema è che potrei non trovare sul mercato al tempo 0 uno ZCB che scade in T. devo allora soddisfare l’esigenza
acquistando un coupon bond, che paga poste nel durante,: 𝑥/𝑡 = {𝑥1 , 𝑥2 , 𝑥3 , … }/{𝑡1 , 𝑡2 , 𝑡3 , … }. All’istante 𝑡1 devo
riscuotere 𝑥1 e investirlo fino a T, e lo stesso vale per le altre poste. Ma i tassi d’interesse a pronti futuri non sono noti in 0 e
inoltre non è detto che trovo sul mercato, nei vati istanti di tempo, quello che mi serve per andare avanti. Quindi non posso
effettuare una strategia certa. In più, tale strategia ha una rischiosità, derivante dai tassi d’interesse, che l’acquisto di uno
ZCB non ha. La duration serve per misurare il rischio, nel senso che devo selezionare in 0 un titolo d’investimento che abbia
duration T. Quindi, comprerò un CB che abbia duration esattamente T, inoltre per ridurre il rischio del CB devo sceglierne
uno che ha dispersione minima.
Quindi la variazione relativa è strettamente collegata alla duration del flusso x/t calcolata in base a una struttura piatta ed è
nota come modified duration. Nei casi in cui la semielasticità è definita come il reciproco della derivata logaritmica del
prezzo rispetto a 𝛿 si ha la perfetta coincidenza, a meno del segno, col concetto di flat yield curve duration.
Elasticità
L’elasticità si può ottenere moltiplicando la semielasticità per il valore della variabile indipendente. Espressivamente,
l’elasticità del prezzo rispetto a i rappresenta il limite del rapporto tra la variazione percentuale ∆𝑉/𝑉 di V e la variazione
𝑑𝑉/𝑉 𝑉 ′ (𝑖) 𝑖 ∑𝑚
𝑘=1 𝑡𝑘 𝑥𝑘 (1+𝑖)
−𝑡𝑘 𝑖
percentuale ∆𝑖/𝑖 di i al tendere di ∆𝑖 a zero, cioè: 𝑑𝑖/𝑖
=𝑖 𝑉(𝑖)
= − 1+𝑖 𝑚 −𝑡
∑𝑘=1 𝑥𝑘 (1+𝑖) 𝑘
= − 1+𝑖 𝐷(0; 𝑥). Per l’elasticità
𝑉 ′ (𝛿) ∑𝑚
𝑘=1 𝑡𝑘 𝑥𝑘 𝑒
−𝛿𝑡𝑘
rispetto a 𝛿 si ha: 𝛿 = −𝛿 = −𝛿𝐷(0; 𝑥).
𝑉(𝛿) ∑𝑚
𝑘=1 𝑥𝑘 𝑒
−𝛿𝑡𝑘
Convexity
La convexity del prezzo è una misura di convessità espressa in unità di capitale definita come rapporto fra la derivata
𝑉 ′′ (𝑖) ∑𝑚
𝑘=1 𝑡𝑘 (𝑡𝑘 +1)𝑥𝑘 (1+𝑖)
−𝑡𝑘 −2
seconda della funzione e la funzione stessa. Si ha: = 𝑚
∑𝑘=1 𝑥𝑘 (1+𝑖) −𝑡 , mentre per la convessità rispetto a 𝛿 si
𝑉(𝑖) 𝑘
𝑉 ′′ (𝛿) ∑𝑚 2
𝑘=1 𝑡𝑘 𝑥𝑘 𝑒
−𝛿𝑡𝑘
ha: = = 𝐷 (2) (0; 𝑥). La convessità della funzione prezzo risulta quindi collegata con gli indici di
𝑉(𝛿) ∑𝑚
𝑘=1 𝑥𝑘 𝑒
−𝛿𝑡𝑘
dispersione. In particolare, la convexity, espressa come funzione dell’intensità 𝛿, coincide con la duration di secondo ordine
del flusso x/t, naturalmente calcolata rispetto a una struttura per scadenza piatta. L’espressione della modified duration
può essere usata per ricavare una regola del pollice spesso usata nella pratica. Considerando incrementi di i non troppo
∆𝑉
grandi e approssimando a 1 il fattore 1/(1 + 𝑖), la semielasticità si può scrivere: 𝐷(0; 𝑥) ≈ − . Assumendo questa
𝑉∆𝑖
variazione accettabile per una variazione del tasso uguale a un punto percentuale, cioè per ∆𝑖 = 0.01, si ottiene: (0; 𝑥) ≈
∆𝑉
−100 𝑉 . Si può quindi affermare, in via approssimata, che se il titolo garantisce il flusso x ha duration D, a seguito di un
incremento di un punto percentuale del tasso di valutazione subirà una perdita di valore di circa D punti percentuali. Se si
preferisce, la duration di un titolo esprime approssimativamente la perdita percentuale di prezzo subita per un aumento
dell’1% del tasso d’interesse. Gli indici di variabilità che sono stati introdotti aggiungono espressività alla rappresentazione
geometrica delle funzioni di prezzo. Si considerino ad esempio due flussi x e y ambedue con poste non negative e valutati in
base a una struttura piatta. Se, nel piano (𝛿, 𝑉) le curve di prezzo dei due flussi sono tangenti tra loro per un certo valore 𝛿 ∗
dell’intensità d’interesse, allora x e y avranno, nel punto di ascissa 𝛿 ∗ , stesso prezzo e stessa duration ed elasticità. In
generale, i flussi avranno invece diversa convexity, saranno cioè caratterizzati da un diverso indice di dispersione. Fissato il
prezzo 𝑉 ∗ = 100, il tasso 𝑖 ∗ = 𝑒 0.1 − 1 = 10.517% rappresenta il corrispondente tasso interno di rendimento. Il flusso c è
quello della convexity più alta, mentre il flusso a ha la convexity minima.
Capitolo 11: La misurazione della struttura per scadenza dei tassi di interesse
E V è il vettore colonna unitario: 𝑽 = {1,1, … ,1}. Si verifica facilmente che la matrice quadrata X ha rango massimo, cioè
𝑟(𝑿) = 𝑛. Dato che è necessariamente 𝑟(𝑿|𝑽) = 𝑛, il problema 𝑿𝒗 = 𝑽 ammette una soluzione unica. Il caso generale si
può sempre recuperare moltiplicando scalarmente X e V per il vettore 𝐶 = {𝐶1 , 𝐶2 , … , 𝐶𝑛 }. Tale cambiamento di scala è
irrilevante ai fini del calcolo di v. la soluzione del problema lineare è cioè indipendente dal livello dei valori facciali 𝐶𝑗 .
Il bootstrap
La forma triangolare della matrice X consente di utilizzare un metodo forward substitution per risolvere il sistema.
1
Dalla prima equazione della matrice X si ricava: 𝑣(𝑡, 𝑡 + 1) = 1+𝑝̅ , per cui 𝑖(𝑡, 𝑡 + 1) = 𝑝̅1 , cioè il tasso a pronti a un anno
1
coincide col tasso di parità a un anno. La k-esima equazione ha la forma: 𝑝̅𝑘 = 𝑣(𝑡, 𝑡 + 𝑗) + 𝑣(𝑡, 𝑡 + 𝑘)(1 + 𝑝̅𝑘 ) = 1, per
cui il k-esimo fattore di sconto, si ricava a partire dai precedenti k-1 fattori di sconto, già calcolati: 𝑣(𝑡, 𝑡 + 𝑘) =
1−𝑝̅𝑘 ∑𝑘−1
𝑗=1 𝑣(𝑡,𝑡+𝑗)
1+𝑝̅𝑘
. L’espressione diretta del tasso a k anni a partire dai precedenti k-1 tassi a pronti è: 𝑖(𝑡, 𝑡 + 𝑘) =
1/𝑘
1+𝑝̅𝑘
[ ] − 1, nota come equazione del bootstrap che consente di ricavare sequenzialmente i tassi a
1−𝑝̅𝑘 ∑𝑘−1
𝑗=1 [1+𝑖(𝑡,𝑡+𝑗)]
−𝑗
pronti sulle scadenze da 1 a n anni a partire dalla conoscenza dei primi n tassi di parità.
I tassi swap come tassi di parità
La stima della struttura per scadenza basato sui par yield è legata al fatto che nei mercati finanziari sono largamente diffuse
le operazioni dette di interest rate swap che forniscono indicazioni dirette sui tassi di parità. Un’operazione di interest rate
swap a k anni è un’operazione di scambio in cui un flusso cedolare a tasso variabile su k anni, riferito a un fissato valore
facciale, la gamba variabile del contratto swap, è scambiato a prezzo nullo con un corrispondente flusso cedolare a tasso
fisso, con stesso scadenzario e stesso valore facciale, la gamba fissa del contratto. Il tasso swap a k anni è il tasso cedolare
della gamba fissa che è utilizzato nello scambio, e che è pertanto considerato equivalente al flusso di cedole variabili. In
condizioni di mercato ideale il principio di arbitraggio richiede che la gamba variabile quoti alla pari in ogni scadenza
cedolare. Per questo il tasso swap a k anni fissato al tempo t dovrà coincidere col tasso di parità a k anni 𝑝̅𝑘 . Quindi
l’osservazione dei tassi swap di diverse scadenze equivale all’osservazione dei tassi di parità correnti. Sul mercato sono
effettivamente quotati i tassi swap di contratti indicizzati al tasso EURIBOR per scadenze annuali da 1 a 10 anni e per le
scadenze: 12, 15, 20, 25, e 30 anni. Per ricavare la struttura per scadenza dei tassi a pronti, la c.d. struttura zero-coupon, su
tutte le scadenze annuali fino a 30 anni, è necessario completare la serie nelle scadenze annuali mancanti. In molti casi ciò
è fatto effettuando semplicemente un’interpolazione lineare. La struttura dei tassi a pronti ricavata dai tassi swap quotati
con il bootstrap, è completa sulle scadenze inferiori all’anno con le quotazioni dei tassi del mercato monetario. La struttura
per scadenza dei tassi d’interesse a pronti ricavata dai tassi swap è detta anche struttura zero-coupon swap (ZCS). Dal
punto di vista di chi quota sono date, per ciascuna scadenza, le quotazioni: denaro (bid), quando chi quota paga fisso;
lettera (ask), quando chi quota riceve fisso; mid: media aritmetica della quotazione denaro, più bassa, e della quotazione
lettera, più alta. Per questo si parla di strutture ZCS denaro, lettera, mid.
delle probabilità, che fornisce il linguaggio appropriato per le scelte coerenti in condizioni di incertezza e gli strumenti per
un’adeguata misurazione della rischiosità; richiede di incorporare nella valutazione finanziaria gli effetti dell’avversione al
rischio. In effetti la determinazione del valore 𝑉(𝑡; 𝑋𝑘 ) dello ZCB stocastico è il problema centrale della valutazione
finanziaria. Tuttavia è rilevante il fatto che se si fa riferimento a una particolare classe di poste aleatorie 𝑋𝑘 , caratterizzate
da un tipo di incertezza che dipende solamente dall’imprevedibilità dei tassi di interesse ed è specificata da una particolare
dipendenza funzionale dai futuri valori dei tassi di mercato, il principio di esclusione di arbitraggi consente di effettuare
ancora una valutazione coerente basata sui fattori 𝑣(𝑡, 𝑡𝑘 ), senza ricorrere esplicitamente al calcolo delle probabilità e
all’uso di modelli stocastici di pricing. La forma di questa dipendenza funzionale individua comunque una regola di
indicizzazione abbastanza generale da rappresentare importanti categorie di contratti di investimento/indebitamento a
tasso variabile.
Coupon bond a tasso variabile
Un coupon bond a tasso variabile è un titolo caratterizzato da un piano di ammortamento periodico con rimborso di
capitale unico. Per un titolo che abbia scadenzario di riferimento composto da m periodi di lunghezza 𝜏 e valore facciale S,
si hanno m-1 rate 𝑋𝑘 (k=1,2,…,m) di preammortamento, cioè corrispondenti alla sola quota interessi 𝐼𝑘 , e una rata finale di
ammortamento 𝑋𝑚 = 𝐼𝑚 + 𝑆, che paga interessi 𝐼𝑚 relativi all’ultimo periodo ed estingue il debito iniziale S. la
particolarità è che la quota interesse 𝐼𝑘 , cioè il k-esimo coupon del titolo, non è prefissata, ma è determinata all’inizio del
periodo di competenza. Si farà riferimento a un titolo emesso alla data t di valutazione, assumendo come unità di tempo il
periodo 𝜏 del titolo. Tipicamente, l’ammontare 𝐼𝑘 della cedola (k=1,2,…,m) è definito da: 𝐼𝑘 = 𝑆𝑖(𝑡 + 𝑘 − 1, 𝑡 + 𝑘) =
1
𝑆 [𝑣(𝑡+𝑘−1,𝑡+𝑘) − 1] è calcolato quindi sulla base del tasso di interesse periodale fissato sul mercato all’inizio del k-esimo
periodo di competenza. Il piano finanziario considerato è di tipo indicizzato e in questo caso il meccanismo di indicizzazione
è detto perfetto. All’emissione, il valore 𝑉𝑡 di questo titolo sarà: 𝑉𝑡 = ∑𝑚
𝑘=1 𝑉(𝑡; 𝐼𝑘 ) + 𝑉(𝑡; 𝑆). Se è nota la struttura per
scadenza corrente dei tassi d’interesse, il valore del capitale S sarà dato da: 𝑉(𝑡; 𝑆) = 𝑆𝑣(𝑡, 𝑡 + 𝑚), e il valore della prima
1
cedola, che è nota in t, sarà dato da: 𝑉(𝑡; 𝐼1 ) = 𝑆𝑖(𝑡, 𝑡 + 1)𝑣(𝑡, 𝑡 + 1) = 𝑆 [ − 1] 𝑣(𝑡, 𝑡 + 1) = 𝑆[1 − 𝑣(𝑡, 𝑡 + 1)].
𝑣(𝑡,𝑡+1)
Tuttavia, i restanti m-1 termini 𝑉(𝑡; 𝐼𝑘 ) = 𝑆𝑉[𝑡; 𝑖(𝑘 − 1, 𝑘)], cioè i valori delle cedole successive alla prima, non possono
essere direttamente ottenuti sulla base della struttura dei tassi corrente, dato che le poste da attualizzare sono aleatorie.
Il titolo di reinvestimento
Si faccia riferimento a due generiche date T e s future rispetto alla data t di valutazione, ponendo 𝑡 ≤ 𝑇 ≤ 𝑠. Si definisce
1
titolo di reinvestimento unitario da T a s uno ZCB che rimborsa in s l’importo: 𝑋𝑇,𝑠 = 𝑣(𝑇,𝑠). Il payoff 𝑋𝑇,𝑠 è aleatorio in t
essendo determinato in T dall’osservazione sul mercato del prezzo 𝑣(𝑇, 𝑠). In questo senso il titolo di reinvestimento è uno
ZCB stocastico. La denominazione del contratto allude al fatto che si garantisce in s l’ammontare prodotto
dall’investimento sul mercato di un € alla data futura T.
La valutazione del titolo di reinvestimento
Se si vogliono evitate opportunità di arbitraggio non rischio, il prezzo 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) del titolo di reinvestimento deve essere
coerente in t coi prezzi a pronti in vigore. TEOREMA DEL TITOLO DI REINVESTIMENTO. Per evitare arbitraggi non rischiosi
deve sussistere l’uguaglianza: 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) = 𝑣(𝑡, 𝑇). Si ragioni per assurdo, assumendo per esempio che sia 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) >
𝑣(𝑡, 𝑇). In questo caso si consideri la strategia seguente: - Azione (A): vendita allo scoperto in t del titolo di reinvestimento;
- Azione (B): acquisto in t di uno ZCB unitario con scadenza in T; - Azione (C): acquisto in T di una quantità 1/𝑣(𝑇, 𝑠) di ZCB
unitari con scadenza in s. l’arbitraggio privo di rischio, di tipo immediato, consentito dal mispricing 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) > 𝑣(𝑡, 𝑇) è
illustrato con la seguente tabella di payoff:
t T s
(A): 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) 0 −1/𝑣(𝑇, 𝑠)
(B): −𝑣(𝑡, 𝑇) 1 0
(C): 0 -1 1/𝑣(𝑇, 𝑠)
𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) − 𝑣(𝑡, 𝑇) 0 0
Si osservi che, nonostante il numero di ZCB da acquistare in T non sia noto in t, il costo dell’investimento è certamente
unitario, ed è prodotto con certezza dall’azione d’investimento (B).
Se valesse la disuguaglianza 𝑉(𝑡; 𝑋𝑇,𝑠 ) < 𝑣(𝑡, 𝑇) si otterrebbe un arbitraggio di tipo immediato applicando la strategia
opposta.
La logica del portafoglio replicante
Il teorema del titolo di reinvestimento non implica solamente una equivalenza di valore. La dimostrazione evidenzia che il
payoff 𝑋𝑇,𝑠 = 1/𝑣(𝑇, 𝑠) prodotto dal titolo di reinvestimento è perfettamente replicato da un portafoglio dinamico
consistente in una posizione short assunta in t sullo ZCB unitario con maturity s. Questa strategia d’investimento è
autofinanziante, che può cioè essere condotta a scadenza senza ulteriori finanziamenti del portafoglio costituito
inizialmente. Tuttavia, il senso più profondo dell’argomentazione dimostrativa del teorema risiede nel fatto che, in un
mercato dotato delle usuali ipotesi di perfezione, il possesso in t del titolo di reinvestimento unitario con payoff 𝑋𝑇,𝑠 è
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equivalente in tutti i sensi al possesso in t dello ZCB unitario con scadenza in T. Si avrà anche una equivalenza di rischiosità,
nel senso che la variazione relativa di prezzo subita dal titolo di reinvestimento a seguito di variazioni della situazione di
mercato dovrà essere identica alla corrispondente variazione relativa di prezzo subita dallo ZCB unitario con scadenza in T.
l’equivalenza tra il payoff stocastico 𝑋𝑇,𝑠 esigibile in s e il payoff deterministico unitario esigibile in T può essere cosi
illustrata:
L’altezza delle barre in grigio rappresenta il valore dell’ammontare deterministico, mentre la barra chiara spezzata
rappresenta la componente aleatoria del payoff. Poiché la variabile aleatoria 𝑣(𝑇, 𝑠) < 1, il payoff aleatorio sarà: 𝑋𝑇,𝑠 =
1/𝑣(𝑇, 𝑠) e sarà comunque maggiore di 1. Quindi, può essere rappresentato come la somma di una componente certa
unitaria e di una componente aleatoria non negativa.