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Sui Tir siciliani che minacciano il fermo

Ragusa, 2 ottobre 2007

Ci risiamo, cari fratelli Siciliani!! Ancora una volta una delicata decisione viene presa sulle nostre teste,
a nostre spese e senza darci la benché minima possibilità di esprimere la nostra opinione. Ebbene,
noi l'opinione la diamo ugualmente; sappiamo che spiacerà a qualcuno, ma la nostra coscienza ci
obbliga ad andare avanti nella continua lotta contro l'arroganza di Roma e l'inefficienza di Palermo. E
fateci dire, prima di iniziare, una cosa: "Beato Bossi!! Tu almeno hai solo "Roma ladrona". Noi
abbiamo anche Palermo incapace".

I fatti sono noti: per lavori (gli ennesimi, gl'infiniti...) sulla cosiddetta autostrada SA-RC sarà chiusa una
galleria che manderà gambe all'aria il traffico da e per l'Italia. porre le distanze con il Continente non ci
fa piangere, anzi!!, ma ci darà mille e mille rogne perché tutti i trasporti subiranno uno stravolgimento
che neanche nell'India colonizzata dai pirati britannici di qualche secolo fa. Le categorie dei
trasportatori, giustamente, sono già in pre-agitazione e si spera che quanto prima anche tutte le
popolazioni di Sicilia e Calabra insorgano contro questo malcostume: quello di fare le cose malissimo
e di abbandonarle al proprio destino salvo aprire cantieri clientelari che nulla risolvono e tutto
devastano.

La nostra opinione, che è anche una proposta, è dunque questa: fermo restando che siamo
totalmente dalla parte dei trasportatori - i quali stanno cercando di difendere anche gli interessi del
Sud - si verifichi con assoluta serietà l'impatto di una tale decisione unilaterale e, se proprio non si può
fare nulla in alternativa, si obblighino i parlamentari eletti in Sicilia e Calabria a raggiungere Roma con
la propria auto, senza scorte e sirene ululanti e volanti, onde potere verificare quanti sacrifici comporti
l'essere meridionali e non privilegiati come lorsignori.

Forse a costoro, e ai loro colleghi (in termini di privilegi) di Palermo sfugge una cosa basilare: si viene
eletti per servire il popolo. Se questo è il loro modo di intendere il servizio, ci facciano la cortesia di
andare a lavorare, o a cercarsi un lavoro se non ce l'hanno, e lascino gli scranni a chi veramente ha a
cuore le sorti di un pezzo d'Europa che non si riconosce più in questa Italia che crea barriere su
barriere emarginandoci sempre di più.

Se non ci vogliono lo dicano chiaramente. Noi non abbiamo paura a fare da soli. Anzi, senza il cappio
romano messo al collo dei peones politici, di Roma e di Palermo, la Sicilia saprebbe risorgere
davvero. Altro che capibanda alla Garibaldi e stragisti alla Bixio...

Giovanni Cappello

L'Altra Sicilia (Ragusa)

www.laltrasicilia.org

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