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La loro notte

Lo specchio del bagno rifletteva l’immagine di una fanciulla da


lunghi capelli neri e occhi lucenti come pietre preziose.
Lei lasciò scorrere l’acqua fredda e vi immerse le mani sottili. Si
accarezzò il volto dolcemente, percorrendo i docili tratti del suo
viso e guardandosi con disprezzo. Nonostante si fosse portata al
volto l’asciugamano di seta, gocce ingombranti cadevano sul suo
volto, ricordandole tutto quello che aveva perduto.
Hai perso, hai perso tutto.
Uscì dal suo bagno personale avvolta dal suo accappatoio rosa, e
rimase sulla soglia.
Isabelle Lightwood vi si appoggiò di lato, e nonostante le lacrime,
i suoi occhi presero una sfumatura di leggera serenità.
Simon dormiva fra le lenzuola del suo letto, e lei non voleva
svegliarlo.
Ricordò il tocco timido del ragazzo su di lei, e la sua
determinazione nel volerlo a tutti i costi. Ricordò la dolcezza di
lui, e il sapore salato delle sue labbra su quelle di lei. Ricordò la
felicità di aver smesso di pensare, di aver smesso di soffrire anche
solo per poco.
Ma forse non avrebbe dovuto. Forse aveva fatto lo sbaglio più
grande di tutta la sua vita.
Poteva aver sbagliato, poteva aver preteso troppo da Simon,
eppure in quel momento la ragazza, che si era lasciata immergere
da un sorriso timido e spontaneo, pensava a lui.
Soltanto a lui.
 Ai suoi bei occhi castani che la guardavano e alla sua incertezza
nel provare a lasciarsi andare con lei.
E il sorriso non svanì, ma la rese di una bellezza che nessuno
avrebbe mai trovato se non in un sorriso.
Stai sorridendo…
Poi un sospiro.
Ma in fondo, chi era Simon Lewis per Isabelle?
Era stato un ragazzo semplice e un po’ imbranato, che aveva
attirato al sua attenzione.
Era stato uno qualunque.
Era stato un bel giocattolino con cui divertirsi un po’. Ma Isabelle
era diventata troppo grande, per giocare.
Poi il destino lo aveva cambiato, e lo aveva cambiato nel sangue.
Simon era diventato un figlio della notte.
Isabelle credeva di doverlo odiare solo per questo, perché aveva
passato i suoi ultimi secondi da mondano a fare qualcosa contro
tutte le persone a cui poteva volere bene.
Poi un’ondata di dolore aveva travolto la bella dea dai capelli di
seta: un onda di agonia aveva deciso di spezzarla, frantumarla,
annullarla. E lei, dicendo addio a tutta la sua forza, aveva deciso di
farsi trasportare, di farsi spezzare, di farsi uccidere.
Qualcuno, però, aveva bussato alla sua porta e la sua pena si era
placata.
Grazie a lui.
Izzy si portò una mano alla tempia ancora fresca della sorgente di
Idris, e quel pensiero non l’abbandonò come l’acqua che con le
dita riuscì a far andare via.
Il ragazzo rimase intatto nella sua mente.
Simon aveva un grande cuore, anche se non batteva più.
Davvero non batteva più? Ad Isabelle non sembrava più neanche
lontanamente possibile.
 Simon non sarebbe mai cambiato, non avrebbe mai detto addio
alla sua bontà, alla sua simpatica leggerezza, non avrebbe mai
detto addio al suo amore per le cause perse in partenza, anche se il
suo cuore era freddo e contratto nel petto.
Freddo, contratto… erano parole di morte… ed Isabelle non
riusciva più a pensarlo, con quelle parole.
La ragazza continuò a sorridere fino a quando la sua gola non
ricominciò ad emanare singhiozzi. Fino a quando non ricominciò a
piangere.
<<  Senza impegno  >> gli aveva detto, prima di adagiare le sue
labbra su quelle di lui, prima di scoprire che anche un vampiro
poteva essere caldo, prima di ritrovarsi felice insieme a quel
ragazzo impacciato.
Nell’istante in cui lo aveva visto sul suo letto, Isabelle si era
sentita legata a lui da una catena invisibile, qualcosa di troppo
grande per spezzarsi al suo risveglio.
Si era sentita… innamorata.
Ma non poteva assumere un simile comportamento. Gliel’aveva
promesso.
Che ti prende, Izzy? Sono gli altri che si innamorano di te, e non
tu di loro!
Una voce nella sua testa si intestardiva nel dire quelle parole.
Isabelle non si innamorava. Isabelle non prendeva l’amore sul
serio. Isabelle non era ancora pronta. Eppure il suo cuore non
faceva altro che affermare il contrario. Non faceva altro che
aumentare il battito per ogni respiro che Simon lasciava
fuoriuscire. Non faceva altro che saltellare nel suo petto, ogni
volta che le risaliva alla mente il ricordo dei suoi baci.
Se era riuscita a divincolarsi per pochi attimi dal doloroso ricordo
del sentimento di colpa nei confronti del fratellino, era solo grazie
a lui.
Grazie a lui…
Un’altra lacrima scintillò sul suo volto perlaceo.
Fra le montagne di vestiti scaraventati sul pavimento, la sua
scrivania era visibile come una piccola roccia che emerge dalle
acque di un fiume. Vi si sedette silenziosamente, trovò una penna
decorata da brillantini argentati, e un foglio.
Cercò di trattenere le lacrime e adagiò la penna sulla carta
profumata.

Caro Simon,
So che forse non avrei dovuto lasciare che succedesse.
Avevi paura che mi pentissi, che qualcosa fra di noi potesse
cambiare, avevi paura di poter rimanere incatenato in
questa notte per sempre.
Puoi andare ora, se vuoi. Volevo solo dirti grazie per
essermi stato vicino.  So che non volevi trarre dei vantaggi
dal mio dolore; mi hai soltanto aiutato a dimenticare
qualcosa che in realtà non riuscirò mai a dimenticare.
Ma le illusioni ci aiutano a vivere meglio, quando la realtà
è triste, cupa, crudele, come mi si è presentata la sera in
cui ci è stato portato via il piccolo Max.
Come mi si presenta adesso.
Non so cosa provo per te, Simon. So che il tuo cuore non
batte più, so che non morirai mai, so che non invecchierai
mai. So che per me il tempo passerà e che tu ti
dimenticherai di me.
In fondo, è così che deve andare…
E’ così che deve essere.
Ma stanotte ho sentito un calore che nessuno mi aveva mai
dato. Ho sentito di essere viva.
Ti ringrazio per avermi fatto capire che, in tutta questa
sofferenza, ci può essere ancora qualcosa che mi faccia
provare la sensazione di esserci ancora.
Max sarebbe triste adesso, se mi vedesse così.
So che nel tuo cuore potrebbe esserci qualcun altro.
Potrebbe essere troppo tardi per me, adesso.
Dimentica di aver letto questa lettera, fa finta che non sia
successo nulla.
La notte cela i segreti che si nascondono nel profondo di
noi stessi; la luce non li raggiunge, se non permettiamo ad
essa di arrivare.
Sarà un nostro segreto. Tu hai tanto tempo per dimenticare
anche di averlo, io passerò la mia vita a trovare un modo
per dimenticarlo. Ma c’è una cosa di cui sono sicura.
Ti ricorderò, Simon. Sempre. E tu sai meglio di me, meglio
di chiunque altro, che cosa significhi questa parola.
E’ bello aggrapparsi ai ricordi, quando si è troppo deboli
per aggrapparsi alla vita.
Grazie per avermi pensato.
Grazie anche solo per esserci stato.
                                                                      
  Un abbraccio. Izzy. Xoxoxoxoxoxo
 

Quando Simon era rimasto rinchiuso nella prigione del Conclave e


aveva letto tutta quella moltitudine di “x” e “o” sul biglietto di
Isabelle, aveva sorriso, perché credeva che nessuno avrebbe mai
pensato a lui in un modo così affettuoso e così degno di una
persona umana. Quella volta, non furono le tante “x” e “o” della
lettera a renderlo felice.
 Addirittura sospettò che il suo cuore potesse emettere un battito,
anche piccolo, leggero, inudibile, ma temette che sarebbe stato
possibile.
Il tuo cuore può battere ancora, Simon?
Lui non sentiva niente in quel sorriso imbarazzato e allo stesso
tempo ricco di felicità. Ma in lontananza, gli sembrò di percepire
qualcosa, qualcosa che somigliasse alle pulsazioni, ai rumori, ai
battiti, del suo cuore.
E un brivido lo percosse.
Sì, può battere ancora. Il mio cuore, lo sento vivo, qui dentro…
L’inchiostro nero era macchiato da piccole gocce d’acqua. Le sue
lacrime, pensò lui. Allora decise di fare un cosa che non avrebbe
mai fatto.
Decise di rimanere imprigionato lì insieme a lei. Lì in quella notte.
Lì nella loro notte.
Quando Isabelle uscì dal bagno per l’ennesima volta, con una
camicia da notte bianca, rimase sorpresa nel vedere che nel giro di
qualche minuto Simon si fosse svegliato. Ed anche se non doveva
esserle concesso, si permise di sentire la speranza invaderle in
cuore.
Lei non si era mai accorta di quanto Simon potesse sembrare
bello.
Lui non si era mai accorto di quanto Isabelle potesse sembrare
piccola, nonostante le sue forme sinuose e il viso da fata.
Corse verso di lei, con solo i suoi soliti jeans bucherellati e la
canotta che aveva indossato prima di notare la lettera, pensando a
qualcosa da dirle durante il percorso. Ma non si era ancora reso
conto di quanto potesse essere veloce.
Virile e deciso come un uomo e silenzioso e fluente come un
pantera che si prepara a catturare la sua preda.
Lui la presa fra le braccia.
Isabelle si sorprese ed ebbe la lieve sensazione di immergersi in
un mondo incantato. Gli occhi di Simon la guardavano, e non
guardavano la ragazza bellissima senza mai una ciocca fuori posto
o il trucco disfatto.
Simon guardava lei, dentro di lei.
Isabelle sorrise, lasciandosi tranquillizzare dai quegli occhi dello
stesso colore del caffè italiano, che sua madre versava nella
tazzina quando era con lei all’istituto.
Improvvisamente quello sguardo divenne un perfetto mare in cui
perdersi, affogare, lasciarsi galleggiare. E la ragazza dimenticò
senza un motivo valido per le sue aspettative, di respirare.
Hai perso il fiato, Izzy…
Così Simon rimase senza parole, senza qualcosa da dirle per
sembrare intelligente e sicuro di sé…
E fece qualcosa per cui una volta sarebbe arrossito terribilmente,
per cui una volta sarebbe corso dai suoi amici, per raccontarlo e
sentirsi dire che ormai era diventato un ragazzo vero.
Simon Lewis posò le sue labbra su quelle di Isabelle e si lasciò
avvolgere dalle sue braccia che, come i rami di un albero in fiore,
crebbero verso la sua chioma scura, aggrappandosi a lui.
Lui la cinse per i fianchi e respirò il suo profumo di rose.
Isabelle si sentì rinascere e desiderò che quel momento durasse
un’eternità, proprio come la vita destinata a Simon.
Il sapore delle sue labbra era vivo, caldo, intenso.
E’ bello aggrapparsi ai ricordi, quando si è troppo deboli per
aggrapparsi alla vita.
E nessuno le avrebbe mai strappato via quel suo gracile e
preziosissimo tesoro.
Nessuno.
Questa notte è nostra…
Subito dopo un tonfo colpì le acute orecchie del ragazzo, e Simon
si convinse che fosse stato il suo cuore.
Questa volta per davvero.
Forse l’unico modo per diventare umano era… vivere. Amare.
Ricordare.
Sarebbe stato un bel guaio per entrambi, ma preferirono non
pensarci. In quel momento c’erano solo loro due, insieme. Nella
loro notte.
E prima che Luke bussasse alla porta della stanza della cacciatrice
e vi entrasse quietamente, loro si erano già addormentati sul letto
di lei, con le mani intrecciate e l’espressione serena.
<<  Non devi preoccuparti.  Ogni volta che lo vorrai, io ci sarò>>
le sussurrò all’orecchio Simon, cercando di nascondere il tremolio
nella sua voce con il fiato freddo.
Isabelle rabbrividì. E non per il freddo sul collo che le aveva
solleticato la pelle.
Sospirò, lasciandosi dipingere sul bel viso bianco come la luna un
sorriso quieto.
Prese le mani di Simon e le intrecciò alle sue. Sembrò il gesto più
naturale del mondo, come se quelle mani fossero state create
proprio per intrecciarsi, proprio per stare insieme e completarsi.
Lei le baciò dolcemente, come se in quel modo Simon avesse
potuto percepire tutta la sua gratitudine.
Poi le fece adagiare sul suo grembo e si addormentò, incontrando
nei suoi sogni quel ragazzo che con la sua voglia di vivere, le
aveva regalato la vita che aveva creduto di aver perso per sempre.
Isabelle fu avvelenata dal dolce veleno della sua dannazione e
Simon si sentì leggero come una piuma che vola nel cielo terso.
Isabelle e Simon non esistevano più. Il cuore della ragazza batteva
per lui, il sorriso di  Simon brillava per lei, i baci di entrambi si
fondevano in nuvole di fiato caldo.
La notte ad Alicante non era mai stata così bella.
Isabelle non ne era mai stata così sicura e le stelle del cielo
sorrisero con la loro luce, con le ombre, gli alberi, le foglie.
Dannata per sempre in questa notte, i tuoi ricordi incontreranno
la fiamma dell’esistenza nel giorno del sole, e tu vivrai
ricordando la vita che hai vissuto nelle ore buie di questa
oscurità.
Per sempre, Isabelle. E’ il prezzo per questi bagliori nella tua
mezzanotte.
E se le cose cambieranno, dovrai soffrire in silenzio. Vivi questo
sogno con ardore, perchè non saprai mai quando ti sarà di nuovo
concesso.
Un amore impossibile uccide più delle spade con cui distruggi i
demoni del tuo mondo di guerra.
La voce del suo animo d’angelo graffiava i suoi timpani con il
cuore. Le rammentò la sua realtà, quella che avrebbe dovuto
affrontare presto.
Lo ricorderò…
Un’altra lacrima brillò sul viso candido.
Sei dannata... dannata con lui.
Per sempre, in questa notte.
E forse, anche quando la luce del sole le avrebbe fatto aprire gli
occhi con prepotenza.
La notte cela i segreti che si nascondono nel profondo di noi
stessi; la luce non li raggiunge, se non permettiamo ad essa di
arrivare.
Ma quando i segreti si confondono ai desideri le cose cambiano.
E quando i desideri raggiungono il cuore come l'arco di una
freccia d'argento le cose si rivelano. E quando inconsapevolmente
ci si lascia andare ai sentimenti dell'anima, si è finiti,
intrappolati, bloccati in una arco di tempo che sembra non avere
mai fine e che invece tocca i rintocchi dei secondi lentamente e
bagna le ferite del cuore con tanti pizzichi di sale, uno alla volta,
per farle bruciare.
Ma andava bene lo stesso, Isabelle avrebbe finto, avrebbe sorriso,
avrebbe scherzato come aveva sempre fatto.

Quando Simon lasciò la stanza, cercando di controllare quel suo


sorriso diventato così affascinante, aveva un cuore umano che
batteva.
Lo sentiva nelle orecchie, nelle vene che gli attraversavano le
braccia, le tempie, lo sentiva pulsare nel sangue, bramoso di vita.
Un cuore caldo, euforico, felice. E non era il suo.
Se ne avesse avuto il coraggio, se fosse stata così superba e
coraggiosa, Isabelle sarebbe corsa da lui e gliel'avrebbe
strappato, gliel'avrebbe portato via e avrebbe rinnegato tutto,
anche se stessa. Ma lei non lo fece.
Non lo fece perchè anche lei aveva un altro cuore oltre al suo, era
fermo, intatto, di marmo. Se le lancette dell'orologio scoccavano
gli attimi dei suoi respiri, quel cuore rimaneva immutabile e
statico, senza mai mostrare alcun sintomo di mutamento.
Ma le aveva dato amore, più amore di qualunque altro cuore
vero, che funzionasse e battesse al ritmo dei suoi pensieri. E
l'avrebbe conservato.
Maledetta, dannata, diversa. Ecco che cosa sarebbe sempre stata
Isabelle, fingendo il meglio, la felicità, la tranquillità.
Continuò a sognare, a vedere, a sorridere, a piangere... a sentire i
fremiti della gioia nel suo petto.
Fino all'alba. Fino a quando Alicante non si sarebbe svegliata.

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