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24/02/22, 14:49 Spiegazioni semplici a un mondo complicato – Paolo Fabbri

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CURRICULUM
Spiegazioni semplici a un
CONVEGNI E SEMINARI mondo complicato
CORSI E LEZIONI Sezione: Interviste
/ Anno: 1998

LIBRI

SAGGI
Intervista con Anders Toftgaard, Kulturo – Tidsskrift for moderne kultur, Copenhagen, inverno
1998.

ARTICOLI
Titolo originale: “Simple forklaringer pa en indviklet verden”.
INTERVISTE

RECENSIONI E COMMENTI È possibile unire Peirce e Saussure? È la stessa cosa la semiotica e lo strutturalismo? La semiotica

TRADUZIONI
deriva dalla critica ideologica del marxismo o al contrario dalla razionalità dell’illuminismo?
Perché l’uso che fa la critica letteraria dell’apparato concettuale è sempre deludente? Paolo
VIDEO
Fabbri, uno dei più acuti semiotici dell’Italia, risponde a queste e altre domande in questa
CONTATTI
intervista.

MAPPA DEL SITO Paolo Fabbri, nato nel 1939 a Rimini, insegna la semiotica delle arti visive all’università di

IN MEMORIA
Bologna. Ho seguito il suo insegnamento durante il semestre primaverile del 1998 e l’ho
intervistato alla fine del corso. A differenza di quanto si potrebbe pensare, questa intervista non
convegni e seminari
sarà incentrata tanto sulla semiotica delle arti visive, quanto su una discussione più ampia
istituzioni
riguardante la semiotica generale e letteraria.

pubblicazioni
Oltre alla sua fama di linguista e semiotico, che ha studiato la comunicazione di massa, la
2 giugno 2020, una rassegna
sociologia, la filosofia del linguaggio e la semiotica e che ha contribuito a fondare il Centro di
stampa
Semiotica e Linguistica dell’Università di Urbino, Paolo Fabbri è stato Primo consigliere
dell’Ambasciata Italiana a Parigi; e nel periodo ’92-’96 è stato Direttore dell’Istituto Italiano di
Cultura a Parigi.

Non soltanto nel lavoro, ma anche teoricamente, Fabbri ha vissuto a Parigi poiché il suo
fondamento teorico nasce dalla semiotica generativa della cosiddetta “Scuola di Parigi”. La
semiotica generativa si basa su una tradizione linguistica, che incomincia con Saussure e
Hjelmslev fino al rappresentante più famoso della Scuola di Parigi, Algirdas-Julien Greimas.
Questa semiotica dell’Europa continentale sta in un rapporto di opposizione fondamentale alla
semiotica filosofica anglosassone che è stata fondata dell’americano Peirce.

Tutte e due le tradizioni sono rappresentate a Bologna, se si sceglie di vedere Umberto Eco come
rappresentante della tradizione peirciana – benché egli possa esser visto anche come una figura
che sta nel mezzo. Fabbri da parte sua ha lamentato che la Scuola di Parigi non è più disposta a
coinvolgere i pensieri di Peirce.

Non è possibile in questo luogo delineare la semiotica generativa, ma per quanto riguarda l’analisi
testuale, il suo postulato di base è che la significazione di un testo può essere articolata in diversi
livelli che vanno dal più astratto al più concreto muovendosi lungo il cosiddetto percorso
generativo. Nella semiosi le strutture immanenti si trasformano in una manifestazione testuale. È
bene ricordare che il modello greimasiano non compie questa descrizione geneticamente, ma
generativamente. Vale a dire che non descrive una genesi temporale in relazione a fattori esterni,
ma descrive diversi livelli di articolazione nella significazione che rendono possibile la
costruzione di un modello teorico della semiosi.

Nelle note ho spiegato alcuni dei concetti di cui Fabbri si serve. Inoltre rimando alla risposta che

https://www.paolofabbri.it/interviste/spiegazioni_mondo/ 1/10
24/02/22, 14:49 Spiegazioni semplici a un mondo complicato – Paolo Fabbri

dà Fabbri alla questione del “criptico” in questa intervista, e, eventualmente, alla consultazione
del dizionario scritto da Greimas & Courtés, Sémiotique. Dictionnaire raisonné de la Théorie du
langage, Hachette, Paris, 1979.

Può dare una definizione della semiotica che non dà paura?

Io aderisco alla definizione di Greimas che dice che la semiotica è “lo studio dei sistemi e dei
processi di significazione”. Adesso però diventa interessante un’altra domanda: è possibile
simultaneamente uno studio dei sistemi e dei processi? Vedrai che la storia della semiotica è
sempre oscillatoria. Ci sono periodi in cui si studiano i codici, i sistemi di significazione, le
tassonomie, le organizzazioni gerarchiche, i segni, le strutture sememiche con i classemi, ecc. Poi
ci sono periodi in cui si studia moltissimo la narratività, l’aspettualità, la semiotica tensiva1. Allora
sarebbe interessante vedere come una teoria può essere economica, nel senso: quanto bisogna
studiare il sistema e quanto bisogna studiare i processi. Questo è proprio interessante per me. Per
dare un esempio: la semiotica di Lotman che era una semiotica del codice, delle gerarchie di
significato, sta diventando processuale per via della scuola lotmaniana. Quindi io direi che la
semiotica è questa: sistema e processo, con molte difficoltà di mantenere un buon equilibrio tra i
due elementi.

Però ci sono almeno due tradizioni molto diverse nella semiotica?

Secondo me è importante che ci sia un tentativo di traduzione fra alcuni livelli del lavoro di Peirce
e alcuni livelli del lavoro di Hjelmslev o di Greimas. Bologna è una città dove ci sono due scuole:
c’è una scuola che è quella di Eco che s’ispira a Peirce, e un’altra – a cui appartengo io stesso –
che s’ispira molto di più alla tradizione post-strutturalista, post-hjelmsleviana e greimasiana.
Semmai bisogna sapere dove si possono trovare punti di traduzione.

Ci sono almeno due incompatibilità, ed è molto bene stabilire delle incompatibilità, perché per
tradurre bisogna pensare che c’è l’intraducibile. Però bisogna pensare in maniera più positiva:
come dice Lotman l’intraducibile è una risorsa per future traduzioni, quindi non bisogna dire che
l’incompatibilità è definitiva, è una incompatibilità a traduzione futura.

La prima è che il concetto del segno di Peirce è pre-saussuriano e quindi non riconosce
l’articolazione interna del segno tra significante e significato. Questa è una separazione radicale
perché tutta la forza del modello hjelmsleviano è di avere complessificato la relazione
significante/significato (con forme dell’Espressione, forme del contenuto, ecc.). Ma questa
complessificazione hjelmsleviana con la possibilità per ogni espressione di diventare contenuto e
di ogni contenuto di diventare espressione ha rispetto all’altro modello la forza di mantenere
l’ipotesi di Saussure che i segni sono articolati al loro interno, mentre per Peirce ogni segno rinvia
a un segno. Quindi la teoria hjelmsleviana non è una teoria dei segni, è una teoria dei sistemi e dei
processi di significazione. La teoria peirciana – e perciò quella di Eco – è una teoria dei segni e
dei rinvii dei segni. Cioè sono due teorie completamente diverse.

L’altra differenza è che la teoria hjelmsleviana è una teoria che – allargata da Greimas – porta a
uno studio delle concatenazioni narrative, mentre la teoria di Peirce è una teoria che generalmente
punta sull’argomentazione logica. Per Peirce si passa da un segno ad un altro per via inferenziale2
e l’inferenza è dappertutto! La percezione è inferenziale, il riconoscimento di forme è inferenziale,
le attività cognitive sono inferenziali, il romanzo poliziesco è inferenziale, la scienza è
inferenziale. In pratica è una specie di passe-partout, una nozione passe-partout.

Dall’altra parte, Greimas e noi altri mettiamo in evidenza piuttosto i passaggi narrativi, dove i
segni si trasformano nel significato. Per noi i segni si trasformano sul piano del contenuto, mentre
invece la logica è tautologica in qualche modo. Non è tautologica completamente nel senso che
per Peirce e per Eco, ci sono procedure di scoperte, quindi si trovano cose nuove, ma si trovano
solo procedure di inferenza logica, che producono scoperte. Per noi no, per noi si tratta di
trasformazioni narrative che producono trasformazioni di contenuti quindi qui siamo di fronte a
https://www.paolofabbri.it/interviste/spiegazioni_mondo/ 2/10
24/02/22, 14:49 Spiegazioni semplici a un mondo complicato – Paolo Fabbri

una differenza molto grande3.

Dov’è che c’è una coincidenza interessante oggi? Nella nozione d’immagine, nella riflessione
sull’immagine, perché Peirce ha pensato molto sulla nozione di diagramma4. Ha sempre pensato
che l’anello che garantisce il passaggio tra un termine e un altro nell’enunciato inferenziale, è
l’anello diagrammatico, cioè in qualche modo il diagramma è una specie di struttura logico-visiva
soggiacente ai passaggi inferenziali. Questo è molto interessante perché coincide con la
definizione dei semiologi5 che pensano che soggiacente all’immagine, ma anche soggiacente al
linguaggio, ci sono delle strutture più astratte di tipo configurazionale. Questo mi sembra comune.

Il secondo punto che mi sembra interessante di convergenza è il concetto di indice di Peirce. Nella
prima versione hjelmsleviana e anche greimasiana, venivano messi in evidenza gli aspetti di
struttura predicativa dei contenuti cioè gli enunciati. Attualmente, in seguito a Benveniste 6 e a
tutte le altre ricerche, oggi si mettono in evidenza i problemi dell’enunciazione, soprattutto i
problemi dell’enunciazione enunciata. Ora io credo che Peirce avesse già intuito, ma non
articolato col concetto di indice, quest’idea che mi sembra finalmente articolata con la
problematica dell’enunciazione. Questo mi sembra un buon punto di convergenza.

Quindi la semiosi illimitata e l’abduzione possono anche trovare un posto all’interno della
semiotica greimasiana?

In un certo senso. Cominciamo con l’idea di semiosi illimitata. Il concetto di semiosi illimitata è
un concetto dizionariale. Ogni elemento rinvia ad un altro elemento che rinvia ad un altro
elemento. È l’esperienza di un dizionario. Il primo modello di Eco, il modello Quillian7 con cui
tentava di specificare la nozione molto vaga di semiosi illimitata, era un modello lessicale.
Evidentemente la nostra ipotesi non è quella. Va bene dire che i segni si rinviano l’uno coll’altro –
basta sapere come. Guarda che in realtà le cose funzionano diversamente. Pensa alla biologia: le
specie si moltiplicano a rizoma (cfr. Deleuze), si moltiplicano e si moltiplicano, la morte arriva e
taglia alcune parti. Cioè la storia non è il luogo della manifestazione della semiosi illimitata, è il
contrario: la storia è il luogo dove vengono tagliate le possibilità della semiosi illimitata.

Anche noi pensiamo che l’evoluzione concettuale sia di tipo rizomatico. Però sappiamo che esiste
una storia, cioè la morte. Avevano chiesto ad un altro grande studioso danese, Bohr, se le teorie
riuscivano a convincere quelli che non aderivano ad una teoria. E Bohr aveva risposto: “No! È che
quelli che sostengono le altre teorie muoiono!”. Indubbiamente la storia seleziona delle
possibilità.

L’Opera Aperta di Eco descriveva il modello di semiosi illimitata. Come ho sottolineato anche in
un volume di omaggio a Eco8, la nozione di semiosi illimitata era l’incontro felice tra Peirce e
l’Eco di Opera Aperta. Cioè dopo aver fatto la teoria di Opera Aperta, Eco ha incontrato Peirce e
ha esclamato “c’est moi!”. Ma dopo Opera Aperta Eco si è molto preoccupato del contrario, cioè
di come sia possibile tagliare questa semiosi illimitata? Quindi Eco oggi si preoccupa semmai
delle limitazioni della semiosi illimitata: il suo tentativo è di stabilire se esistano criteri di
razionalità, criteri storici. Da questo punto di vista siamo d’accordo con lui. Ha avuto molto paura
che il decostruzionista fosse l’allievo naturale di Opera Aperta.

Adesso ha menzionato la scuola di Lotman e le due scuole di Bologna. Al seminario tenuto da


Francois Rastier9 a Bologna (il 10/11/97), questi ha chiamato la semiotica una “disciplina
criptica”, che si pratica in modo settario. Così ci sarebbe una setta a Bologna, un’altra a Parigi,
una terza a Aarhus, ecc.

Io uso sempre l’esempio di Freud: quando non riesci a rompere una noce è meglio usare due noci,
no? Questo è un principio di proliferazione terminologica: quando non riesci a spiegare un
concetto usi un altro concetto. Questo provoca il fenomeno di interdefinizione concettuale che
effettivamente esclude quelli che usano la terminologia in maniera non interdefinita. Però! Anche
se ha ragione Rastier sull’aspetto esoterico, io ho l’impressione che il contrario è piu pericoloso,
https://www.paolofabbri.it/interviste/spiegazioni_mondo/ 3/10

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