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Ci sono evidentemente delle mode. Nel caso della semiotica, le arti visive costituiscono un campo
fortunato. Però l’applicazione letteraria è stata particolarmente deludente secondo me. Perché?
Perché i testi erano troppo complessi – il gioco dell’enunciazione testuale è così complicato ed i
modelli di teoria dell’enunciazione in semiotica sono ancora molto deboli. Anche la teoria del
discorso – che è essenziale – non è ancora ben descritta. Quindi molto spesso l’analisi semiotica
applicata alla letteratura non ha dato la soddisfazione che si sperava, mentre è stata molto efficace
a descrivere testi come i testi mitici ed i testi folklorici. Io penso però che Geninasca14 sia
un’eccellente guida per questo tipo di ricerca.
La semiotica per le scienze umane ha giocato un ruolo decisivo, e penso che non abbiano ancora
utilizzato a fondo questo tipo d’ipotesi – vale per la sociologia e per la psicologia cognitiva.
Lei si è occupato molto delle passioni nella Semiotica. Quale ruolo occupano le passioni in una
teoria semiotica?
Visto che abbiamo parlato prima di Barthes, Barthes ha scritto anche un altro libro fondamentale
che si chiama il piacere del testo. E in questo libro Barthes aveva posto chiaramente un’idea di
una definizione non puramente cognitiva della dimensione testuale. E sia per il piacere di chi
prende il testo, sia il piacere che è iscritto nel testo. Ma se pensi anche a tutta la tradizione
fenomenologica fino a Deleuze, ha sempre pensato che accanto al percetto e al concetto c’era
l’affetto. Non a caso Deleuze pensa che Hjelmslev – che chiama l’altro principe nero di
Danimarca confrontandolo con Amleto – sia uno spinozista. Secondo Deleuze il segno per
Spinoza era affetto. La risposta di Greimas è stata quella di dire che Barthes aveva ragione. Ma
allora come descrivere la dimensione affettiva iscritta nel testo? Una possibilità è di dichiararla
ineffabile, che è una tendenza romantica. Allora ci sarebbe l’analisi testuale e più ci sarebbe il
sublime. Greimas aveva avuto un’idea interessante che era quella di dire: “Non opponiamo
ragione e passione, ma mettiamo in relazione azione e passione, come attivo e passivo”. E
siccome la semiotica aveva sviluppato una complessa teoria delle azioni, programmi narrativi,
l’idea era di parlare delle passioni non come sistema gerarchico di passioni, ma analizzarle come
processi di azione, di trasformazione e di percezione. La semiotica non è più quella di prima dopo
che ha studiato la dimensione passionale ed è stata obbligata a tener conto del valore,
dell’aspettualità, e del ritmo. Credo che sia importantissimo e che abbia aperto la strada a quello
che gli amici di Limoges chiamano la semiotica tensiva15 che però – secondo me – è ancora uno
slogan.
Ci sarebbe un’altra lacuna della semiotica generativa (oltre alle passioni) che deve tenere conto e
sviluppare?
significato ma poi, mano a mano che i livelli di generazione si fanno più vicini alla manifestazione
linguistica, più complessa è la situazione. In questo senso non ti devi meravigliare perché il
mondo è complicato, non le nostre spiegazioni del mondo. Il linguaggio naturale non è
ingenuamente dato e semplice e le spiegazioni complicate. No! Il mondo naturale ed il linguaggio
sono complicatissimi e sono là, già. E non possiamo revocarli o ricostruirli. Però possiamo tentare
di rispecificarli e i meccanismi di rispecificazione sono di una grandissima complessità. Però è
anche molto eccitante. La forza della semiotica è una della linguistica: tutti siamo buoni giudici.
Nelle scienze contemporanee non lo siamo: chi di noi è buon giudice sul funzionamento della
malattia della mucca pazza? Nel caso della semiotica e della linguistica, delle cattive spiegazioni
sono subito giudicate del parlante o del lettore. Il mondo è complicato, bisogna dare spiegazioni
semplici.
Note
https://www.paolofabbri.it/interviste/spiegazioni_mondo/ 8/10
24/02/22, 14:49 Spiegazioni semplici a un mondo complicato – Paolo Fabbri
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24/02/22, 14:49 Spiegazioni semplici a un mondo complicato – Paolo Fabbri
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