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Matteo Maria Boiardo 

● Feudatario di Reggio Emilia, fu legato agli Estensi di Ferrara, la cui signoria si estendeva fino a
Modena e Reggio
● Ricevette una formazione umanistica che lo portò a scrivere poesie pastorali ed encomiastiche in
latino, ma soprattutto a tradurre storici greci e latini, Plauto ed Apuleio
● Per molti anni Boiardo si dedica alla stesura della sua opera principale, l’Inamoramento de Orlando,
senza smettere di ricoprire incarichi per conto del ducato estense
● Nel 1494, mentre è impegnato nella stesura del terzo libro del suo poema, segue con angoscia la
discesa in Italia di Carlo VIII, le cui truppe mercenarie si abbandonarono a violenti saccheggi e
devastazioni. Alla fine dello stesso anno il poeta muore a Reggio, lasciando incompiuto il suo poema

Opere minori
● Boiardo ha modo di esercitare la propria formazione umanistica scrivendo opere in latino, ma
soprattutto dedicandosi alla traduzione in volgare di testi storici greci e romani
● Sebbene rechi un titolo in latino, Amororum libri tres, è la sua prima opera originale in volgare, una
raccolta di liriche d’amore, che sia afferma come il più importante canzoniere del 400 per la raffinata
fusione tra il modello petrarchesco ed elementi della poesia latina, provenzale e stilnovista

L’ORLANDO INNAMORATO 
● Titolo originario del poema di Boiardo è Inamoramento de Orlando: la forma Orlando innamorato si
impone in seguito al successo dell’Orlando Furioso. Il poema di Ludovico Ariosto si propone come
come continuazione dell’opera di Boiardo.
● È costituito da tre libri: i primi due, di ventinove e trentuno canti, mentre il terzo si interrompe al nono
canto, per la situazione drammatica dell’Italia devastata dai mercenari di Carlo VIII e per la successiva
morte dell’autore

Il pubblico​: il pubblico ideale a cui Boiardo si rivolge è la corte di Ferrara, in cui antichi valori della cortesia,
dell’amore, della lealtà, del coraggio possono trovare una nuova accoglienza, sia pure in forme diverse. Si
realizza una sorta di rispecchiamento tra i personaggi del romanzo e il pubblico cortigiano, che può ritrovare
gli stessi ideali nella cornice della corte estense

Il motivo encomiastico:​ in precedenti opere la genealogia della famiglia d’Este veniva fatta discendere dalla
casa di Maganza, nobile a antica, ma compromessa in molte narrazioni dalla grave colpa di tradimento.
Boiardo rinnova tutto questo e fa risalire gli Estensi dal personaggio di Ruggiero, a sua volta discendente di
Ettore

Modelli:​ vicende e personaggi cavallereschi, carolingi e bretoni, sono uniti ad elementi tratti dalla mitologia
classica, dalla lirica amorosa, dalla poesia pastorale, dai romanzi allegorici e soprattutto dalla tradizione
novellistica

Viene portata a compimento la fusione tra ciclo carolingio (da cui derivano i personaggi, a partire da
Carlo Magno e da Orlando) e ciclo bretone (che prevale per l’importanza data all’amore, che prevale
sulla difesa della fede cristiana, e per il ruolo degli elementi magici ed esotici)
● Il personaggio di Angelica, amata ed inseguita da tutti i cavalieri, sia cristiani sia pagani, oggetto di un
desiderio impossibile
● I personaggi, soprattutto Orlando, si segnalano anche per la loro cultura e per la loro capacità di porsi
interrogativi filosofici sulla vita (novità umanistica)
● L’entrelacement e l’inserimento di novelle nella narrazione, forse seguendo l’esempio di Apuleio
● La lingua è il volgare padano, con forme locali, ma anche latineggianti e toscane; dopo il successo
immediato, l’opera cominciò ad essere criticata proprio perché non scritta nel fiorentino del Trecento,
tanto che ben due scrittori cinquecenteschi la riscrissero nella lingua di Petrarca
● Il poema è strutturato in ottave di versi endecasillabi a rima ABABABCC

Proemio- Angelica alla corte di Carlo Magno


Mentre alla corte di Parigi è in corso un sontuoso ricevimento cui prendono parte guerrieri cristiani e saraceni,
durante la tregua indetta nella "Pasqua rosata" e in attesa di iniziare il torneo cavalleresco, ecco che a
sorpresa fa la sua comparsa la bellissima Angelica, la figlia del re del Catai accompagnata dal fratello Argalìa
e da quattro giganti. La fanciulla fa innamorare di sé tutti gli uomini presenti nella sala e in seguito rivolgerà un
falso discorso a re Carlo, promettendosi in sposa a chiunque riuscirà a disarcionare in uno scontro suo
fratello, che in realtà è protetto da armi incantate. Il solo a intuire le sue macchinazioni è il mago cristiano
Malagise, che tuttavia non potrà far molto per sventare i suoi piani criminosi.

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