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Comte è allievo del filosofo Saint-Simon ed è inoltre il padre della sociologia. Comte,
partendo dal concetto di società da modelli di tipo biologico, considera la sociologia
come la biologia, ovvero come una scienza che non può analizzare aspetti isolati ma
deve riferire a questi un’unità organica che presenta dimensioni STATICHE e
DINAMICHE. La biologia studia l’ambiente e l’uomo in quanto parte della natura, la
sociologia invece studia la cultura e la storia, poiché il metodo storico permette di
studiare l’uomo che è il prodotto dell’evoluzione e dell’eredità culturale.
Per quanto riguarda l’aspetto dinamico della società, questo viene studiato da Comte
in base a due leggi fondamentali.
La prima legge è LA LEGGE DEI 3 STADI, che spiega l’evoluzione della società, degli
individui e delle conoscenze basandosi sulla storia; quindi riduce le varie epoche
intellettuali percorse dalla civiltà in 3 stadi:
1. Stadio teologico ( della credenza): prevale la figura dei sacerdoti
2. Stadio metafisico ( delle dimostrazioni empiriche): prevale la figura dei filosofi
3. Stadio positivo (quello delle certezze e della formulazione intermini di leggi,
valide sempre): prevale la figura degli scienziati e degli industriali.
Durkheim riteneva che la società fosse un’entità “sui-generis”. Inoltre, diceva che la
società è l’unica entità che forma, sin dalla nascita degli individui, dal punto di vista
valoriale e secondo modelli di comportamento tipici del suo tempo e della sua cultura.
Secondo Durkheim le istituzioni sociali hanno una continuità ed un arco di vita
superiore a quello dei singoli attori sociali; quindi la società non è il risultato di azioni
individuali ma si costituisce come sistema, in quanto realtà con caratteri propri.
Durkheim riteneva che “la causa determinante” di un fatto sociale deve essere
cercata nei fatti sociali precedenti e non nella coscienza degli individui, poiché
un’azione produce un effetto prima sulla società e poi per riflesso all’individuo. La
funzione sociale deve essere cercata nel rapporto che esso ha con qualche finalità
sociale.
La dimensione propria del sistema sociale, si manifesta per Durkheim, nel CARATTERE
COERCITIVO; la società impone all’individuo le proprie leggi, imposizione non violenta
ma come bisogno espresso dalla società che gli individui devono accettare se vogliono
continuare a vivere in quella determinata società.
La teoria durkaniana influenzerà quella FUNZIONALISTA, che tende sempre a
presentare il problema sociale in termini del mantenimento dell’ordine e
dell’integrazione dell’individuo (attraverso assimilazione di valori e norme morali e
giuridiche) nel sistema sociale stesso.
Durkheim considera gli individui, se lasciati a sé stessi, tendenzialmente egoisti e
quindi è la società che imponendo norme e valori, porta l’uomo ad una convivenza
pacifica.
ANOMIA
L’accento che Durkheim pone sulle norme e i valori lo spinge a rendersi conto della
presenza del disordine e dell’anomia che caratterizzano la società del suo tempo. Con
il termine ANOMIA (a-nomos in greco) si intendono quelle situazioni, nelle quali, a
causa di rapidi cambiamenti (sociali, politici, economici) i valori e i modelli di
comportamento (validi nella situazione d’origine) non sono più adeguati nella nuova
situazione, determinando nell’individuo sociale disorientamento.
SOLIDARIETA’
Durkheim, nell’opera “la divisione del lavoro sociale” definisce 2 tipi di solidarietà:
- Solidarietà meccanica: si forma su un unione basata sulla somiglianza delle
persone che si otteneva prima dell’industrializzazione. Si otteneva in maniera
automatica perché gli individui sono simili tra loro e condividono norme e valori
comuni.
- Solidarietà organica: nasce con la società industriale, quindi con la divisione del
lavoro dove diventano più importanti i vincoli funzionali tra gli individui che
lavorando per un’impresa comune hanno bisogno l’uno dell’attività dell’altro.
IL SUICIDIO 1897
Ideologia
Nella teoria di Marx l’ideologia assume una connotazione negativa perché ritiene che
dietro a ogni forma ideologica si celi l’interesse delle classi dominanti che, attraverso
l’ideologia, legittimano il proprio potere. Per Marx il sapere scientifico a cui lui vuole
legare la sua teoria deve essere oggettuvi e neutrale per portare alla formulazione di
teorie generali secondo un approccio positivista.
Alienazione
Marx dice che la società capitalista ha sostituito il valore d’uso con il valore di scambio.
VALORE DI SCAMBIO: valore che la merce assume in base al suo valore d’uso nel
momento in cui deve essere scambiata con un’altra merce.
Weber avrà posizioni teoriche diverse dal suo contemporaneo Durkheim (positivista).
Weber si colloca nelle teorie dell’INDIVIDUALISMO METODOLOGICO, cioè che alla
base di ogni fenomeno sociale c’è l’azione individuale, l’azione sociale e la relazione
sociale. Quindi la società è il risultato dell’agire congiunto degli individui.
Questo strumento è L’IDEAL-TIPO; non esistono allo stato puro nella realtà ma
permettono di cogliere certe costanti del comportamento e interpretarlo in base a
categorie più generalii.
Rispetto all’agire sociale Weber distingue 4 ideal-tipi fondamentali dell’agire:
- Razionale rispetto allo scopo: uso di energie per raggiungere un determinato
scopo/valore
- Razionale rispetto al valore: comportamenti e azioni e abitudini indirizzate da
un dovere
- Affettivo: l’agire è determinato da affetti, emozioni, stati attuali del sentire
- Tradizionale: l’agire è determinato prevalentemente da abitudini acquisite
Weber distinguerà 3 tipi di potere, sulla base delle diverse forme di legittimazione
(potere diverso da potenza; il potere è legittimo non necessita violenza e la potenza
è qualsiasi possibilità di far valere la propria volontà).
Religione
Weber ha dato un importante contributo alla religione dicendo che essa ha risposto
a tutti i maggiori interrogativi fondamentali della vita umana.
Nell’opera “l’etica protestante”, Weber vuole capire perché in determinate parti del
mondo ci sono più ricchezze e banchieri. (determinato dalla parte protestante).
In questo saggio Simmel analizza come il numero degli individui possa incidere sulla
forma di associazione, ovvero sulle “strutture sociali”: gruppi, comunità,
organizzazioni. Le relazioni sociali che Simmel analizza sono quelle di: dominazione,
cooperazione e conflitto.
Inoltre, in questo saggio, individua 4 “tipi sociali”, facendo dei focus sullo straniero,
sul povero e su fenomeni sociali come la moda e l’innamoramento.
Per Simmel lo straniero (migrante) incarna il confine, l’ambiguità della società,
membro del gruppo caratterizzato dalla non appartenenza che pone al gruppo sociale
il problema della sua collocazione, in bilico tra esclusione e inclusione.
Il povero è considerato appartenente al gruppo, ma al pari dell’estraneo, è al di fuori
del gruppo, in quanto non inserito organicamente nella vita del gruppo.
In merito alla moda, afferma che la moda esprime tensione tra uniformità e
differenziazione, cioè il desiderio contraddittorio tra il bisogno di distinguersi dal resto
della società e il bisogno di farne parte.
In questo saggio c’è una critica rivolta al postulato marxista, secondo il quale a
determinare il prezzo di mercato di una merce è il tempo di lavoro impiegato per
produrre tale merce. Secondo Simmel, invece, il fattore determinante è LO SCAMBIO
ECONOMICO fondato sul denaro, che Simmel considera una forma di INTERAZIONE
SOCIALE. Questo saggio è un grido d’allarme che vuole lanciare per scongiurare una
società mercificata, dove il denaro diventa da mezzo per raggiungere un fine, il fine
stesso, perdendo cosi la sua funzione sociale.
Simmel è propenso ad accogliere il passaggio da una società tradizionale ad una
società moderna, con l’idea che in questo processo di trasformazione, il denaro non
perda la sua funzione sociale.
Rapporto individuo/società
Simmel vive agli inizi del 900, quando le città diventano metropoli e aumentano i
commerci. Le società moderne, secondo lui, sono caratterizzate da una fitta rete di
relazioni. La nascita delle metropoli hanno accentuato la tensione del rapporto tra
individuo e società, cioè il conflitto tra il bisogno di autorealizzazione dell’individuo e
il suo essere sociale. Da ciò ne scaturisce una posizione ambivalente ben espressa
nella definizione di “individuo blasè”.
L’individuo blasè è il soggetto che vive un dissidio interiore emotivo provocato dal
passaggio dal tradizionale al moderno e assume un atteggiamento scettico e
distaccato rispetto alle nuove pratiche sociale, ma allo stesso tempo ne è attratto.
La sociologia di Pareto è induttiva, cioè che una legge è vera fino a prova contraria;
questo è innovativo.
Sulla base di questo, Pareto definisce L’AZIONE LOGICA: perfetta corrispondenza tra
caratteri soggettivi ed oggettivi.
Pareto parla anche di AZIONI NON LOGICHE: dove non c’è una corrispondenza tra fine
soggettivo e fine oggettivo.
Queste possono essere divise in 4 generi diversi:
- Azioni meccaniche: quelle al quale non si da né un fine oggettivo, né soggetivo.
Sono le azioni che si compiono per abitudine;
- Azioni compiute: quelle che hanno un fine soggettivo ma non oggettivo. Azioni
per le quali vengono adotti motivi logici in realtà inesistenti (es.magia)
- Azioni istintive: hanno un fine soggettivo ed oggettivo ma non corrispondono.
(ES. faccio una rivoluzione per ottenere un regime democratico e ne ottengo
uno totalitario)
Talvolta un’azione non logica può essere usata per un fine logico, concreto.
L’elemento che trasforma un’azione non logica in un’azione logica è il LINGUAGGIO,
definito da Pareto “LA VERNICE LOGICA” delle azioni non logiche.
- RESIDUI: azioni non logiche che sono diventati modi di fare consolidati nella
cultura e quindi naturalmente accettati. I residui, insieme agli istinti, interessi e
sentimenti costituiscono la base su cui poggiano le derivazioni.
- DERIVAZIONI: manifestazioni culturali che conferiscono una “vernice logica”
alle azioni non logiche, cioè delle razionalizzazioni illusorie.
Pareto considera la cultura una derivazione; critica le ideologie e le considera uno
strumento che produce derivazioni.
Questa differenza tra residui e derivazioni sono importanti per Pareto perché nel
sistema sociale sono i residui a giocare un ruolo cruciale e non le derivazioni, che
seppure manifestazioni più esplicite vanno considerate come indizi di altri fattori che
agiscono direttamente sull’equilibrio sociale.
Teoria dell’elitismo
Nell’opera “la struttura dell’azione sociale” Parsons trae dalla teoria di Max Weber il
concetto di AGIRE SOCIALE, intendendolo come dotato di senso che tiene conto
dell’agire altrui. L’agire è considerato in base all’intenzionalità del soggetto, al suo
scopo.
La società è un sistema sociale che determina le singole azioni degli individui. Lo fa
attraverso la codifica delle norme e l’assimilazione dei valori da parte degli individui.
Quindi supera il concetto di TUTTO ORGANICO di Durkheim e parla di TUTTO
INTEGRATO, dove le istituzioni collaborano per raggiungere un’unica finalità, ossia
finalità sociali, senza conflitti.
Nel primo postulato, la società viene vista da Parsons come un “TUTTO” dove le
attività e ogni forma culturale standardizzata devono avere un significato funzionale
sia per la società che per l’individuo stesso. Questo è contraddetto per 2 motivi:
1. Non tutte le società hanno lo stesso livello di integrazione
2. Non sempre le funzioni hanno una valenza positiva, possono essere anche
negative o contraddittorie (es. religione)
Nel secondo postulato, quello del funzionalismo universale, ogni forma culturale
standardizzata ha una valenza positiva. Questo è contraddetto perché ci sono alcune
forme culturali obsolete, che non hanno più ragione di essere nella situazione attuale
e quindi non svolgono più alcuna funzione.
Sempre nello stesso saggio, Merton propone un modello che sia fondamentalmente
incentrato su 2 tipi di funzioni;
- Funzioni latenti: indicano le motivazioni soggettive coscienti di un determinato
comportamento (perché ci si è comportati in un determinato modo)
- Funzioni manifeste: indicano le conseguenze oggettive di un determinato
comportamento.
Per Merton oggetto dell’analisi sociologica è il poblema sociale, cioè gli aspetti critici
che riguardano l’organizzazione della società che individua nei meccanismi del:
- Ordine
- Stabilizzazione
- Consenso
Questi meccanismi possono determinare alcuni fenomeni di squilibrio. Merton ne
prende in considerazione 4:
- Il conflitto
- La disorganizzazione
- L’anomia
- La devianza
Queste difficoltà di adattamento sono state espresse da Merton nella sua “teoria della
tensione”. C’è una tensione tra struttura sociale e struttura culturale che è la
conseguenza dell’ambivalenza della società, che incoraggia i suoi membri al
raggiungimento di uno scopo, ma di fatto non li mette in condizione di disporre dei
mezzi utili a raggiungere lo scopo. Questa tensione può provocare atteggiamenti di
CONFORMITA’, INNOVAZIONE, RITUALISMO, RINUNCIA E RIBELLIONE.
La devianza (prospettiva funzionalista)
Serendipity
La teoria critica
La teoria critica è stata elaborata da due autori della scuola di Francoforte: Adorno e
Horkheimer. La modernità della scuola sta nel fatto che nasce attorno ad un istituto
di ricerca e divinterà una rivista. La teoria critica si sviluppa a partire dagli anni 20,
grazie agli studiosi della scuola di Francoforte e sarà chiusa nel 1933 dal regime
nazista. Le origini comuni della teoria critica possono essere ritrovate in Marx e la
critica storicistica all’idealismo, in Nietzsche e l’esperienza nichilista, in Freud e il
concetto di libido.
Il contesto storico nel quale sorge la teoria critica è molto disastrato (rivoluzione
sovietica di Stalin e regime totalitario).
Gli autori dell’istituto di Francoforte pensano che la sociologia debba assumere la sua
responsabilità critica nei confronti delle forme del dominio politico ed economico,
costituendosi come elemento attivo della trasformazione sociale.
Dialettica dell’illuminismo
Opera chiave di Adorno e Horkheimer del 1947, considerata il manifesto della scuola
di Francoforte. La critica che muovono in quest’opera non è rivolta all’illuminismo,
ma alle sue forme involutive legate al principio della ragione per la ragione, alla logica
strumentale che produce false verità e pone l’individuo in una condizione di
soggezione alle leggi del mercato e della produzione della società di massa.
L’illuminismo che ha liberato l’uomo dalle credenze e dalle superstizioni e che
prometteva una società libera, egualitaria e senza pregiudizi si è tradito adottando
una razionalità strumentale per celare la propria intrinseca irrazionalità.
L’illuminismo, in sostanza, ha liberato l’uomo dalle credenze e superstizioni per poi
imporre nuove forme di soggezione di dominio basate sul modello capitalista, di
massimizzazione dei profitti e lo sfruttamento del lavoro, nonché la mercificazione
dell’uomo.
La ragione stessa è diventata LEGGE DI DOMINIO. Gli esponenti della scuola di
Francoforte credono fortemente nello studio della storia, inteso non solo come
memoria e testimonianza ma come ANTIDOTO alla logica strumentale e come
STRUMENTO per riportare a una condizione di equilibrio tra uomo e natura.
La dialettica negativa
Saggio di teoria critica scritto da Adorno nel 1966. Secondo Adorno, è necessario
ricorrere alla dialettica negativa per spezzare l’infernale “circolo vizioso” della
violenza e della forza distruttrice della ragione per la ragione, che si traduce in una
logica di dominio e sopraffazione. La dialettica negativa è dunque, quel meccanismo
che permette di reagire, di opporsi al processo di reificazione (disumanizzazione dei
rapporti sociali) e alla società di massa. Scopo della “dialettica negativa” è in sintesi
quello di opporre RESISTENZA al modello di società di massa e promuovere una
rivoluzione che possa portare ad un nuovo “umanesimo”, che pone fine al processo
di reificazione e alle logiche strumentali e distorsive del capitalismo, consentendo cosi
all’uomo di recuperare la sua dimensione spirituale e rispristinare una condizione di
equilibrio tra uomo e natura.
Modello fordista= modello di produzione basato sullo sfruttamento.
Società di massa= società industriale caratterizzata da un modello prduttivo che
conforma i comportamenti.
Opera importante che spinge verso posizioni estreme i motivi di critica della società
tecnologica avanzata. L’uomo ad una dimensione è alienato, ragione e relatà
appaiono coincidenti e il sistema fa apparire razionale ciò che è irrazionale. Un’altra
idea interessante è quella della “paralisi del pensiero” e della possibilità di
combatterla attraverso lo studio della storia, come antidoto al “potere per il potere”.
Tramite il concetto di pluralismo politico, culturale ecc., il sistema illude il soggetto di
essere libero, in realtà le decisioni sono nelle mani di pochi; il concetto di tolleranza
viene usato dal sistema affinché il cittadino non metta in discussione le basi del
sistema. Quindi, ti sembra di avere la libertà, ma in realtà sei un “uomo ad una
dimensione”.
Karl Mannheim e la sociologia della conoscenza (1893-1947)
Al centro del pensiero del sociologo ungherese c’è il pensiero conservatore che dà il
titolo ad un suo saggio. Mannheim affronta il problema della storicità e della socialità
dei fenomeni intellettuali. Non è un marxista, anzi criticherà alcune sue scelte, ma
comunque riprenderà alcuni come quello di “coscienza di classe”.
Nel saggio “il pensiero conservatore” scrive che “la caratteristica del pensiero
moderno è il tentativo di realizzare la completa razionalizzazione del mondo”. La
razionalizzazione si trova nelle scienze esatte e si esprime in termini quantitativi e
qualitativi. Questa realizzazione ed astrattezza sono atteggiamenti tipici della società
capitalista basata sulla produzione di massa. Mannheim dice che con l’espansione del
modello capitalista, gli individui sono trattati sempre più come grandezza astratta e
calcolabile.
Queste premesse sono contenute nel saggio “mind, self and society”. Questo saggio
è considerato l’opera fondamentale per l’interaizonismo simbolico, poiché Mead
sostiene che la mente e il sé sono il risultato di un processo sociale.
In questo saggio Mead attribuisce alla mente lo spirito, al sé attribuisce l’auto-
coscienza ed infine alla società attribuisce l’altro generalizzato.
Secondo Mead, il meccanismo che permette lo sviluppo della mente e del sé risiede
nel linguaggio e nella comunicazione, anche gestuale.
Secondo Mead “il mondo dei significati” emerge oggettivamente nel contesto sociale
in cui si vive, ma prima di diventare comportamento deve avvenire un colloquio
interiore del soggetto con sé stesso, quindi si può capire un significato ed utilizzarlo
solo se mi metto nella prospettiva dell’altro, ho avuto un colloquio interiore, ho
compreso questo significato ed infine l’ho espresso attraverso il linguaggio o i gesti.
Mead dice che mente e sé non sono innati, ma vengono sviluppati nel tentativo di
adattarsi a ciò che ci sta intorno fin dalla nascita. L’espressione più elementare della
comunicazione è il gesto, presente anche tra gli animali. Il gesto si sviluppa già nei
primi anni di vita sia per prova ed errori, sia per trading familiare (educazione). Il gesto
può essere il risultato sia di un atteggiamento esterno (osservazione), sia di un
atteggiamento interno (reazione ad un istinto).
Il gesto interiorizzato è un simbolo significativo in quanto ha lo stesso significato per
tutti gli individui di una data società o gruppo sociale, diventando così un segno
convenzionale. È all’interno di questo senso comune partecipato che si sviluppano
anche il pensiero cosciente e il rapporto dell’individuo con il suo sé.
Senza rapporto sociale, senza linguaggio, non vi sarebbe alcun pensiero.
IL SE’ è il risultato dell’oggettivazione che l’individuo opera nei suoi stessi confronti.
Lo sviluppo del sé individuale avviene in particolare evidenziando la funzione del gioco
per la formazione del sé. Mead, infatti, parla nei primi anni di vita di GIOCO
SPONTANEO (play), ossia il bambino assume ruoli diversi imitando quelli degli adulti.
Verso i 7 anni di vita parla di GIOCO ORGANIZZATO (game), ossia il bambino impara a
giocare anche in gruppo secondo regole convenzionali diventando così capace di
assumere ruoli diversi all’interno di un unico insieme organizzato di azioni e reazioni.
Blumer (1900-1987)
Il MONDO DELLA VITA per Shutz è il mondo in cui viviamo dalla nascita, fatto di
esperienze che si ripetono QUOTIDIANAMENTE in maniera TACITA e PERVASIVA
sull’individuo. Essendo delle esperienze quotidiane l’individuo non si pone delle
domande, poiché vanno accettate, date per scontato, sono delle ovvietà.
Shutz parla quindi di atteggiamento naturale dell’uomo, condizione per cui non ci si
pone dubbi su come appare la realtà. L’atteggiamento naturale parte dall’individuo
che presuppone che il significato che darebbe ad un’esperienza sia lo stesso che
darebbe un altro individuo. È come se ci fosse un ambito interpretativo comune,
dovuto al fatto che si tratta di pratiche quotidiane.
Il mondo della vita per Shutz, è un mondo di CULTURA perché dall’inizio è una
struttura di significato dove ogni individuo per agire deve interpretare i significati e
quindi scendere a patti con il mondo della vita.
La cultura conferisce un ORDINE INTERPRETATIVO, cioè il mondo della vita non viene
percepito allo stesso modo da tutti, ma ci sono degli ambiti, caratterizzati da:
1. Un particolare stile cognitivo
2. Forme particolari di relazione sociale
3. Forma specifica di percezione del proprio sé
4. Specifiche prospettive temporali
L’insieme di questi sta a significare che il mondo della vita è un insieme di esperienze
all’interno di uno specifico accento di realtà, definito da Shutz “provincia finita di
significato”. Finita perché un significato viene interpretato allo stesso modo siki se
rientra all’interno di quella provincia finita di significato.
Erving Goffman, drammaturgia (1922-1982)
Nell’opera “la vita quotidiana come rappresentazione” propone una metafora tra la
vita quotidiana e la rappresentazione teatrale. Goffman sostiene che quando un
individuo è in presenza di altri, ha le sue buone ragioni per comportarsi in un
determinato modo e quindi controlla le impressioni che vuole dare in quella data
situazione. Quindi non esiste solo un’azione STRUTTURALE ma anche un’azione
CONDIZIONATA rispetto a come si vuole apparire in quella determinata situazione.
Goffman sostiene che la vita è rappresentazione, ovvero ogni individuo indossa una
MASCHERA per potersi proporre agli altri come più preferisce. Sostiene, quindi, che
l’essere “veri” non esiste, e ognuno condiziona il proprio comportamento come vuole.
Il concetto di condizione di controllo è molto importante nel pensiero di Goffman; egli
dice che il nostro AGIRE è condizionato da come si vuole apparire agli altri. L’azione
diventa una vera e propria rappresentazione, chi agisce usa intenzionalmente o
involontariamente un EQUIPAGGIAMENTO ESPRESSIVO STANDARDIZZATO che
Goffman definisce FACCIATA.
Le istituzioni totali
Nella “vita quotidiana” si fanno degli incontri; uno di questi riguarda le “istituzioni
totali”. Queste sono luoghi di lavoro e di residenza dove gruppi di individui, tagliati
fuori dalla società per un tempo considerevole, si ritrovano a condividere spazi e
parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato.
i tratti distintivi delle istituzioni totali sono:
1. L’allontanamento o l’esclusione degli individui che fanno parte della società
2. Organizzazione formale e formalmente amministrata
3. Controllo dall’alto verso i membri/soggetti
Asylum
Goffman scrisse il trattato “Asylum” nel 1961. È uno studio condotto sulla istiuzione
totale del manicomio, una ricerca di tipo qualitativo condotta su un unico paziente di
un ospedale psichiatrico. In questo trattato egli denuncia il trattamento dei ricoverati
nei manicomi. La chiusura dei manicomi, che avvenne con la legge di Bersaglia del
1978, fu una decisione basata anche sugli studi condotti da Goffman.
Etnometodologia
L’etnometodologia comporta che i sociologi sono coloro che devono misurare ogni
azione e ogni comportamento sociale, fornendo la cosiddetta “INTERPRETAZIONE
PRATICA DEL MONDO”. Viene definita SOCIOLOGIA DEL SENSO COMUNE perché
studia le consuetudini e le abitudini degli individui con cui scoprono i significati che
servono a quei gruppi per rappresentare la realtà, per percepirla e creare fenomeni
più o meno diffusi che riguardano la socializzazione, gli atteggiamenti.
Si tratta quindi di un’INTERPRETAZIONE PRATICA DELLA REALTA’ con l’obiettivo di
pervenire ad una spiegazione o comprensione die comportamenti dei soggetti
osservati. Partendo dalle informazioni raccolte sul campo.
Elton Mayo, professore australiano, cominciò a fare delle prime ricerche in uno
stabilimento di elletricità della Western Electric. Il sociologo si interessò a quello che
era il “turnover”, cioè capire come facendo ruotare gli operai si potessero ottenere
dei risultati produttivi migliori.
Notò quindi che in questa fabbrica c’era un altissima percentuale di turnover, quindi
provò a capire il disagio e cominciò inizialmente concedendo:
1. 10 minuti di pausa la mattina e 2 pause da 10 minuti il pomeriggio (le pause
potevano essere scelte individualmente)
2. Successivamente i dipendenti chiesero di mettere la pausa per merito, dopo 5
giorni la situazione tornò come quella precedente, la meritocrazia, quindi, non
produceva effetti positivi.
3. Furono reintrodotte le pause, concesse anche ai capo-reparti, che potevano
essere scelte autonomamente oltre alla prduzione, aumentò anche un forte
senso di gruppo e responsabilità.
Questi, secondo Habermas, sono tutti fattori che hanno ostacolato lo sviluppo di un
pensiero critico e di un dibattito libero.
Quindi in questo saggio sostiene che, nelle società moderne, questo confine tra sfera
pubblica e privata si è assottigliato con il tempo perché la sfera politica si è sottomessa
ai diktat di natura economica. per cui la sfera politica ha perso la sua natura
democratica perché si è legata alla sfera economica.
L’auspicio di Habermas è che la sfera pubblica torni nelle mani di individui capaci di
esercitare questa funzione critica, dove ci sia una forma di comunicazione libera, non
autoritaria, basata sull’intesa e non strumentale della comunicazione come avviene
invece nella società moderna, dove i mass-media hanno creato delle distorsioni
comunicative e sono andate a manipolare l’opinione pubblica, ossia il pensiero
diffuso dei cittadini. Ci deve essere una continua ricerca di “logos” (comunicazione),
non come agire strumentale, ma che permette l’intesa delle parti.
Applica il METODO DELLE SCIENZE RICOSTRUTTIVE nello studio di diverse società per
ricostruire le condizioni necessarie per la nascita delle forme culturali, tratti
caratteristici della società.
La vera differenza tra approccio analitico e approccio ermeneutico sta nel modo di
intendere il linguaggio:
Il saggio del 1981 “teoria dell’agire comunicativo” si configura come uno studio sul
consenso realizzato attraverso la partecipazione.
Per Habermas, LA CONOSCENZA NON E’ MAI ASSOLUTA, perché per quanto uno
scienziato possa dare spiegazioni obiettive ed oggettive, esse non possono essere
considerate LEGGI ma INTERPRETAZIONI. Secondo l’approccio ermeneutico I FATTI
sono sempre il risultato della relazione tra il fatto studiato e l’interpretazione
elaborata dall’osservatore, un’interpretazione che parte da un quadro di
riferimento orientato sulla base di significati preocostituiti e scopi perseguiti.
Nel saggio “sistemi sociali” del 1984 Luhmann afferma che, anche se sembra
paradossale, quanto più è complessa l’organizzazione interna di un sistema, tanto più
esso sarà in grado di fronteggiare i cambiamenti e le sollecitazioni provenienti
dall’ambiente; sia quelle destabilizzanti e distruttive, sia quelle positive e costruttive.
Tenendo conto di queste 3 dimensioni, ogni sistema deve mettere in atto STRATEGIE
per ridurre la complessità, attraverso un approccio MULTIDISCIPLINARE che consente
di superare il problema della “lettura” della complessità (comprensione).
Per operare una riduzione della complessità occorre distinguere 3 concetti
fondamentali:
- MONDO: si intende la complessità della realtà, che offre infinite possibilità
- AMBIENTE: si intende la delimitazione di queste infinite possibilità che
caratterizzano una situazione concreta
- SISTEMA: si intende l’effettiva selezione effettuata tra le infinite possibilità
offerte dall’ambiente, con esclusione di tutte le altre.
Dal punto di vista metodologico, Luhmann propone un’indagine di tipo dinamico per
via dell’interazione costante tra sistema e ambiente, cioè tra le infinite possibilità
offerte dall’ambiente e la selezione di quelle che risultano concretamente praticabili.
Lo strumento pratico che individua per operare la riduzione della complessità è la
COMUNICAZIONE che funziona da “attrattore-vettore” dei sistemi diversi da quello
sociale.
La comunicazione, non intesa come mero scambio di informazioni, ma come
COMUNIONE DI CONOSCENZE PRELIMINARI che consentono la costruzione e
veicolazione dei messaggi. Senza comunicazione, dice Luhmann, NON ESISTE
NESSUNA FORMA DI SISTEMA SOCIALE.
L’osservazione partecipante
Questa tecnica presuppone che l’osservatore non solo sia presente, ma faccia parte
del contesto di osservazione, integrandosi in esso per comprendere dall’interno i
PROCESSI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’.
GROUNDED THEORY
È una metodologia che, come dice lo stesso termine in inglese “grounded”, parte da
terra, ovvero dalla raccolta e interpretazione dei dati empirici per pervenire
all’elaborazione di una teoria, piuttosto che verificare ipotesi sulla base di teorie già
formulate.
Questo metodo di indagine elaborato negli anni 60 da due sociologi americani prende
origine dall’INTERAZIONISMO SIMBOLICO.
La domanda che si pone il ricercatore che sceglie questo metodo di indagine è: “in
che modo gli individui percepiscono la realtà sociale?” E sulla base di tali percezioni
“spiegare” i loro comportamenti.
si distingue dall’approccio delle scienze esatte perché non assume la realtà sociale
come qualcosa di gi dato, ma costruisce “categorie” a partire dallo studio del
campione di riferimento, il cd “think native”.