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MACROMOLECOLE

Alla base della biologia ci sono piccole molecole organiche, che contengono Carbonio e sono dei
polimeri (unità ripetute di molecole più piccole che insieme, formano la macromolecola).
Esistono 4 grandi famiglie di molecole organiche:

 GLUCIDI CAIRBOIDRATI;
 ACIDI GRASSI LIPIDI;
 AMMINOACIDI PROTEINE;
 NUCLEOTIDI ACIDI NUCLEICI.
Sono formate da sub-unità di diversa natura:

 PROTEOGLICANI: carboidrati e proteine;


 GLICOPROTEINE: proteine e carboidrati;
 GLICOLIPIDI: carboidrati e lipidi;
 NUCLEOPROTEINE: nucleotidi e proteine.

CARBOIDRATI
 L’Unità di base è un monosaccaride, ossia uno zucchero;
 Il più importante è il GLUCOSIO (C6H12O6) in quanto innesca la produzione di ATP (energia
chimica della cellula) con il processo di glicolisi;
 In base alla posizione del gruppo idrossilico si dividono in aldeidi e chetoni: nei primi OH si
trova agli estremi della catena, nei secondi in mezzo ad essa.
 All’interno della costruzione della cellula ci sono:
1. Ribosio (5 atomi di C- pentosio 1); Desossiribosi; Glucosio; Fruttosio; Lattosio.
Possono essere a catena aperta oppure chiusa ad anello.
Le molecole di glucosio possono essere presenti sotto forma di isomeri, ossia due molecole uguali
in cui varia la posizione del gruppo OH; se il gruppo idrossilico si trova in alto, beta-glucosio, se si
trova in basso, alfa glucosio.
DISACCARIDI

L’unione di 2 monosaccaridi attraverso un processo che rilascia H2O, ossia attraverso la


condensazione, porta alla formazione di disaccaridi. Il legame si forma tra il C in posizione 1 e il C in
posizione 4.
I principali sono il saccarosio (glucosio alfa e fruttosio beta), il lattosio (glucosio e galattosio) e il
maltosio (2 glucosio)
FUNZIONI DEI DISACCARIDI

 Costituiscono il materiale di riserva per il metabolismo cellulare: per i vegetali, l’alfa amido,
nei tessuti animali, l’alfa glicogeno (sintetizzato a livello del fegato);
 Costituiscono 1-2% della massa cellulare;
 La beta cellulosa (?) ;
FUNZIONE DEGLI ZUCCHERI NELLA CELLULA

 È la principale fonte di energia in quanto formato da tante unità di glucosio, che possono
essere idrolizzate a molecole più semplici come la CO2, H2O e ATP nei mitocondri;
 Formano la matrice extracellulare (ECM), importante nella costruzione dei tessuti e si legano
a proteine (glicoproteine) o ai lipidi (glicolipidi).
FUNZIONE DEGLI ZUCCHERI NELL’ECM

 Zuccheri e H2O formano strutture “scivolose”, ex. Muco;


 Protezione negli ambienti difficili (intestino- è presente il glicocalice, una struttura
contenente H2O che serve a proteggere la cellula);
 Agiscono come recettori sulla membrana plasmatica;
 I carboidrati sono presenti anche come monosaccaridi modificati, parete batterica e chitina
(esoscheletro dei funghi).

LIPIDI
Permettono la formazione delle membrane biologiche. Si dividono in diverse categorie:

 ACIDI GRASSI NEUTRI: hanno la funzione di riserva energetica, sono idrolizzati tramite la via
metabolica che prende il nome di beta ossidazione degli acidi grassi che produce ATP;
 FOSFOLIPIDI: sono i costituenti delle membrane biologiche, come la membrana plasmatica
o l’involucro nucleare;
 STEROIDI: basati sul colesterolo;
 VITAMINE: solubili nei grassi, e prostaglandina, beta-carotene, precursore della vitamina A
(rodopsina).
STRUTTURA ACIDO GRASSO

 Gruppo carbossilico, che può reagire perché l’O c’è una parziale carica negativa con un
gruppo OH o NH2 su una seconda molecola. (può formare esteri o amidi)
 Ha una lunga catena idrocarbonica CH2, insolubile in H2O, idrofobica;
 La lunghezza della catena varia a seconda dei vari tipi di acidi grassi, dal numero e dalla
posizione del doppio legame C\\C.
ACIDI GRASSI SATURI e INSATURI
I legami sono di due tipi:

 Semplici: acidi grassi saturi;


 Doppi: acidi grassi insaturi; in corrispondenza del legame, la catena si curva e ciò
permette di avere lo spazio per posizionare il colesterolo (lipide che permette la rigidità
della membrana).
FUNZIONI ACIDI GRASSI

 Risorsa di cibo;
 Producono due volte più energia rispetto alla demolizione del glucosio;
 Nel citoplasma sono presenti come gocce di trigliceridi (molecole base per costruire i
fosfolipidi, è formato da tre catene di acidi grassi uniti ad una molecola di glicerolo)
COMPOSIZIONE FOSFOLIPIDI
Sono formati da una molecola di glicerolo, più due code idrofobiche di ACIDI GRASSI e un gruppo
fosfato (legato al glicerolo). Quest’ultima porzione permette al fosfolipide di legarsi ad un gruppo
idrofilico, come l’etanolammina, colina, serina. Esistono diversi tipi di fosfolipidi, in quanto la
composizione della membrana varia a seconda della funzione che essa svolge.

STEROIDI- ormoni steroidei

 Struttura chimica ad anello;


 Il colesterolo è uno steroideo ed è il costituente della membrana cellulare e del testosterone;
 VITAMINA D E CORTISOLO.
LIPOPROTEINE: lipidi+ proteine

 Trasportano i lipidi dall’intestino al fegato e dal fegato ai tessuti;


 hanno un singolo strato di fosfolipidi con all’interno una molecola di glicerolo;
 sono idrosolubili, perché espongono all’esterno le teste idrofile.
 Si distinguono in:
o LDL: lipoproteine a bassa densità (colesterolo cattivo) rilasciata dal fegato;
o MDL: lipoproteine ad alta densità (colesterolo buono) condotto al fegato.

PROTEINE
Costituiscono il 50% del materiale organico dell’organismo e sono catene di amminoacidi, ossia una molecola
in cui l’atomo di C forma 4 legami: uno con un gruppo amminico alfa, uno con il gruppo carbossilico, uno con
un atomo di H e uno con un gruppo R (diverso per ogni amminoacido).

Esistono 20 amminoacidi di cui 2 acidi, 3 basici, 6 polari non carichi e 10 non polari.

Il legame grazie al quale una proteina si forma è quello peptidico tra due amminoacidi, in particolare tra un
gruppo COOH di un amminoacido e il gruppo amminico del successivo.

Sono coinvolte nella maggior parte delle funzioni della cellula.

PROTEINE INSOLUBILI in ambiente acquoso, svolgono la funzione di:

 Sostegno: proteine fibrose e strutturali come il collagene, la cheratina, l’elastina la fibrina, l’actina e
la tubulina;
 Regolano i processi di trasporto e dunque entrata ed uscita di sostanze dalla cellula: proteine integrali
di membrana, come carrier e pompe ioniche.

PROTEINE SOLUBILI in ambiente acquoso, svolgono la funzione di:

 CATALISI- enzimi;
 TRASPORTO- albumina, emogloblina;
 ORMONI- regolano le funzioni vitali, insulina e glucagone;
 DIFESA- proteggono, anticorpi;
 MOVIMENTO- proteine contrattili, actina e miosina;
 DEPOSITO- per garantire i depositi nella cellula, ferritina e caseina.

STRUTTURE

Struttura primaria: rappresenta la sequenza dei 20 amminoacidi legati con un legame peptidico.

Struttura secondaria: ripiegamenti regolari e ripetute delle catene di amminoacidi. Si possono ripiegare in
due diversi modi: alfa elica e beta foglietto.

STRUTTURA TERZIARIA: forma complessa della proteina in cui sono presenti regioni ad alfa elica e regioni a
beta foglietti. La struttura si organizza grazie a legami idrogeno, ponti solfuro e legami ionici.

STRUTTURA QUATERNARIA: rappresenta le interazioni tra due sub unità di due proteine ed è influenzata da
temperatura, forza ionica e PH dell’ambiente. Ex. Emoglobina formata da 4 catene differenti, ognuna con
conformazione terziaria, organizzate intorno al gruppo eme.

Le proteine raggiungono la loro forma grazie ai chaperoni, ossia molecole che controllano il corretto
ripiegamento (folding) e modificazioni delle proteine. Se le proteine non superano il controllo, la proteina
dev’essere distrutta.

Tutte le molecole di qualsiasi specie proteica adottano una sola delle possibili conformazioni (stato “nativo”),
la forma tridimensionale più stabile per quella determinata proteina, permettendo ad essa di svolgere la sua
funzione.

MODIFICHE POST-TRADUZIONALI

 ACETILAZIONE: aggiunta di un gruppo acetilico di N-terminazione


 FOSFORILAZIONE: aggiunta di un gruppo fosfato a serina, treonina, tirosina
 LIPIDAZIONE: aggiunta di un lipide;
 GLICOSIDAZIONE: aggiunta di uno zucchero a –N oppure a –O della catena laterale;
 PONTI SOLFURO: unione covalente di 2 residui di cisteina con la formazione di ponti;
 UBIQUITINAZIONE: aggiunta ubiquitina all’N della catena laterale di lisina-degradazione.

GLI ACIDI NUCLEICI


 Permettono l’espressione genica;
 Sono contenuti all’interno del nucleo e nei mitocondri (si pensa che derivino da batteri che
hanno al loro interno molecole di DNA circolare). Non sono mai presenti nel citoplasma
perché ci sono le nucleasi, ossia enzimi che degradano acidi nucleici;
Nel DNA si formano le molecole di RNA (diversi tipi) attraverso la trascrizione nel nucleo, essi
poi fuoriesco per prendere parte alla sintesi proteica ad eccezione dell’rRNA che serve alla
sintesi ribosomiale che avviene all’interno del nucleo.
L’mRNA fuoriesce nel citoplasma, ma è subito agganciato alle proteine per poi entrare nel
processo di sintesi proteica. Esso una volta fuoriuscito diviene lo stampo per formare un
polipetide da cui si passa da un codice a triplette di basi ad un codice di amminoacidi.
L’unità di base è il nucleotide, formato da uno zucchero (ribosio o dessosiribosio) legato ad una base
azotata (struttura ad anello, singolo o doppia con azoto) e un gruppo fosfato.
Possono essere purine (A-G doppio anello) e pirimidine ( T-C-U singolo anello).
FUNZIONE NUCLEOTIDI
 Energia: ATP (molecola nucleotide con 3 gruppi fosfato- adenina trifosfato) e può rilasciare
energia per formare ADP e
 Segnale: si parla dell’AMP ciclico (molecola che contiene adenina)
 REAZIONE ENZIMATICHE: può combinarsi con altri gruppi chimici per formare coenzimi
(COENZIMA A)
 INFORMAZIONE nel materiale genetico
RNA- Acido ribonucleico

 Scheletro basato su ribosio


 Basi caratteristiche: A-U-G-C
 Si trova nel nucleolo, nel citoplasma, nei ribosomi nei mitocondri;
 Forma anse, dette forcine, a struttura secondaria, la quale si può ripiegare nello spazio
formando i PSEUDNODI (struttura terziaria dell’RNA).
DNA- acido desossiribonucleico

 Scheletro basato su desossiribosio;


 Basi caratteristiche: A-T-C-G;
 Nel nucleo e nei mitocondri;
 È a doppia elica, ha struttura a scala a pioli: gli esterni sono le unità ripetute di zucchero e
gruppo fosfato, i pioli, rappresentano le basi azotate che sporgono e fanno unlegame
idrogeno, due tra adenina e timina, tre tra citosina e guanina.
 La doppia elica può separarsi durante la replicazione grazie a degli enzimi oppure va incontro
a denaturazione che provoca la rottura dei legami tra le basi azotate che vanno a formare
DNA a singolo filamento. Ciò deriva dal calore o altre condizioni.
MEMBRANE BIOLOGICHE
La membrana plasmatica delimita ogni cellula mantenendo costante l’ambiente intracellulare ed
extracellulare. Nelle cellule eucariotiche inoltre il sistema di membrane delimita compartimenti
intracellulari con composizioni diverse, grazie alla quale ogni organello svolge le proprie funzioni.

I confini cellulari prendono il nome di membrana plasmatica, quelli degli organelli membrana
biologica generale. La membrana del nucleo ha una conformazione differente (doppio strato di
membrana) e prende il nome di involucro nucleare.
Le membrane dell’organello sono diverse in base alla funzione che svolge l’organelli. È delimitato
da essa il RE, i lisosomi, il nucleo e i perossisomi.

Durante il processo di apotosi, si vengono a formare gli autofagosimi, vescicole delimitate da


membrana a doppio strato (4 strati, come il nucleo).

COSTIUZIONE
Essa è costituita:

 Fosfolipidi, costituiti sulla molecola di glicerolo con 2 code di acidi grassi (2 code)
 Carboidrati nel caso delle cellule eucariotiche sul foglietto esterno e nei lisosomi rivolti verso
l’esterno, con funzione protettiva;
 Sfingolipidi, costituiti su una molecola di sfingosina con una catena di acidi grassi (1 coda)
 Colesterolo: ha una testa polare che espone un gruppo –OH, che si interfaccia con H2O, al
contrario del resto della struttura che è la porzione non polare della catena. Si posiziona tra
fosfolipidi e determina la fluidità o meno della membrana;
I fosfolipidi sono disposti in modo da avere le teste idrofile (2nm) verso l’ambiante extracellulare o
citoplasmatico, nel caso degli organelli e le code idrofobe (3,5 nm) verso l’interno.

La disposizione del doppio strato è stata dimostrata nel 1925 da Gorter e Grendel. Gli scienziati
misurarono in un primo momento l’area ricoperta da fosfolipidi estratta dalla membrana cellulare
degli eritrociti. Successivamente la posero in ambiente acquoso e notarono che era diversa rispetto
alla misura presa precedentemente. Giustificarono ciò con la disposizione che i fosfolipidi
assumevano: immersi in acqua infatti espongono di essa le teste idrofile, e con le code le micelle,
strutture circolari di fosfolipidi con le teste in H2O e le code all’interno.
CARATTERISTICHE DELLA MEMBRANA

 FLUIDITA’: dipende dalle caratteristiche delle code, dalla lunghezza, dal grado di saturazione
e dal contenuto di colesterolo. Ha la capacità di adattarsi agli ambienti in cui si trova ed è
importante perché le cellule devono muoversi;
 SPESSORE: dipende dalla lunghezza delle catene degli acidi grassi e varia da 3,5 fino a 4,4
nm;
 CURVATURA: dipende dalla dimensione e dalla carica dei componenti della testa dei
fosfolipidi. LPC: da una forma triangolare, PC, una forma rettangolare, PE il contrario rispetto
a LPC.

 ASIMMETRIA: tipologia e quantità è diversa nei 2 strati di membrana grazie agli enzimi che
sostano i fosfolipidi. Un enzima molto importante è la fosfatidi serina presente solo
all’interno della cellula, all’esterno nel caso in cui ci sia l’apoptosi, la quale è utile in
laboratorio per capire lo stato della cellula. Gli enzimi che spostano i fosfolipidi sono la
flippasi (dall’esterno all’interno), lo floppasi (dall’interno all’esterno) e scrambasi
(spostamenti laterali).
PROTEINE DI MEMBRANE
Occupano il 50% della massa della membrana ma in generale la quantità dipende dalla funzione
della cellula in questione. Eseguono attività:
o STRUTTURALI: garantiscono la struttura della cellula/ organello;
o FUNZIONALI: permette il funzionamento della cellula/ organello.
PROTEINE FUNZIONALI

 POMPE e CANALI: trasporto di sostanze;


 RECETTORI e TRASDUTTORI DEL SEGNALE: i primi rispondono agli stimoli (esterno), capta il
segnale, i secondi si trovano nel versante citoplasmatico che traduce il segnale. Essi sono
associati;
 ENZIMI garantiscono i diversi processi.
POSIZIONE DELLE PROTEINE

 PROTEINE INTRINSECHE o INTEGRALI sono associate alle membrane e hanno zone capaci di
adattarsi. Sono anfipatiche e attraversano la membrana o almeno in parte;
 PROTEINE ESTRINCHE non hanno una porzione idrofobica e si associano alle teste dei
fosfolipidi, non sono incluse nel doppio strato lipidico ma sulla superficie esterno/interna,
interagiscono con le proteine intrinseche con legami covalenti;
 PROTEINE “INTRINSECHE” PARTICOLARI legate ai lipidi di uno dei 2 foglietti mediante legami
covalenti diretti o mediati da zuccheri.
FUNZIONE DI PROTEINA DELLA PROTEINA

 ANCORAGGIO: integrine, ancorano la cellula matrice extracellulare;


 GIUNZIONE INTER-CELLULARI: proteine di adesione, legano la membrana di cellule adiacenti
e interagiscono sul versante extracellulare;
 TRASPORTO PASSIVO: canali e trasportatori che garantiscono il passaggio selettivo di ioni e
molecole secondo gradiente di concentrazione;
 ATTIVITA’ ENZIMATICA: catalizzano reazioni che avvengono all’interno o sulla superficie della
cellula;
 TRASDUZIONE DEL SEGNALE: recettori che legano molecole segnale (ormoni), trasmettono
l’informazione all’interno della cellula e attiva le vie metaboliche per rispondere alla
segnalazione;
 RICONOSCIMENTO CELLULARE (risposta immune): antigeni, permettono il riconoscimento di
cellule estranee all’organismo innescando la risposta immunitaria contro l’antigene
CORBOIDRATI E MEMBRANE
MAI ESPOSTI SUL LATO DEL CITOPLASMA
Sono legati a:

 Proteine: glicoproteine (proteine con attaccati oligosaccaridi) + proteoglicani (proteine con


più di 10 catene polipeptidiche)
 Lipidi: glicolipidi (lipidi attaccati ad oligosaccaridi)
Nella membrana plasmatica i carboidrati danno vita al glicocalice, uno strato di zuccheri presente
sul foglietto esterno della membrana.
FUNZIONI PRINCIPALI

 Protezione;
 Controllo dell’adesione cellulare- ruolo positivo;
 Movimento, durante lo sviluppo embrionale;
 Media la risposta immune ed infiammazione;
 Fertilizzazione (per mediare la risposta con spermatozoi)

COM’E’ STATA DEFINITA LA STRUTTURA DELLA MEMBRANA BIOLOGICA


MODELLO DI SANDROICH, 1935: Darwin e Danielle parlarono della presenza dei lipidi e proteine
proponendo un modello rimasto valido fino agli anni 50’ in cui c’è il doppio strato lipidico compreso
tra due strati proteici poggiate sulle teste dei fosfolipidi.
Negli anni 50’ il microscopio ottico rivela lo spessore della membrana non di più 10 nm. Questa
scoperta era compatibile con il modello a sandiwich solo se le proteine hanno forma piatta;

Negli anni 60’ ci fu la purificazione e paradosso delle proteine, facendo ciò infatti si dimostrò che
esse non erano tutte omogenee ma ognuna aveva una forma differente. Per giustificare dunque lo
spessore della membrana si arrivò alla conclusione che la componente proteica è immersa nella
componente lipidica.
Il modello prese il nome di modello a mosaico fluido ed è un mare di fosfolipidi e proteine che
seguono il loro movimento.
Un doppio strato fosfolipidico in cui sono immerse delle proteine che possono cambiare posizione,
si muovono i fosfolipidi grazie agli enzimi e di conseguenza le proteine perché legata al fosfolipide.
Ciò venne dimostrato da Frey ed Ededen nel 1970.
Essi presero come riferimento una proteina di membrana di cellula umana marcate con fluorocromo
che le coloravano in verde e una di topo, marcate in rosso. Quando le due cellule venivano fuse si
vedeva una porzione verde ed una rossa. Vennero poi lasciate in incubazione a 27 gradi e si osservò
che si erano mischiate tra loro. Questo venne giustificato che i fosfolipidi all’aumento di
temperatura, si spostino e di conseguenza trascinano le proteine.

Ulteriori tecniche di membrana per capire come sono immerse è il freeze fracture (tecnica con
microscopio elettronico): si congela la cellula, si applica una forza meccanica, e il ghiaccio si rompe
là dove c’è minore tensione presente alle code dei fosfolipidi e osservando al microscopio
elettronico si può vedere la struttura.
TRASPORTO DI MEMBRANA
 è necessario per il corretto funzionamento della cellula;
 le membrane biologiche sono selettivamente permeabili (o semi-permeabili) in quanto
possono essere attraversate da alcune molecole o non;
 la membrana plasmatica è formata da una porzione IDROFILA e una IDROFOBA: le molecole
che l’attraversano devono essere capaci di passare da uno stato all’altro e viceversa;
 le molecole più piccole passano più facilmente in quanto più solubili nei lipidi e queste
molecole sono benzene, acqua, gas e benzene;
le molecole grandi e polari non attraversano la regione idrofobica della membrana
(saccarosio e glucosio).

PERMEABILITA’ DELLA MEMBRANA


 ioni e grandi molecole NON passano la membrana;
 H2O diffonde con acquaporine;
 Le piccole molecole non polari (-O2,-CO2, -N2) attraversano rapidamente la membrana;
 Molecole neutre polari diffondono rapidamente se sono piccole;
 Se si è in ambiente acquoso si parla di OSMOSI
OSMOSI
Lo spostamento delle molecole in H2O è regolato dalla concentrazione: le molecole si spostano da
una zona più concentrata ad una zona meno concentrata, affinché si possa raggiungere l’equilibrio.
Sulla membrana che divide i due ambienti si crea la pressione OSMOTICA. L’intero fenomeno è stato
dimostrato prendendo dei globuli rossi ed immergendoli in H2O. Notarono 3 diversi comportamenti
in base alle concentrazioni delle due soluzioni:

A B DIREZIONE MOVIMENTO
MAGGIORE: ipertonica MINORE: ipotonica AB
MINORE: ipotonica MAGGIORE: ipertonica BA
UGUALE CON: isotonica UGUALE CON: isotonica Non si muove
Nelle membrane biologiche è importante lo spostamento dei soluti da zone a concentrazione
maggiore a zone a con. Minore. Tutte le sostanze per entrare o uscire dalla cellula devono passare
dalla membrana biologica.
PROTEINE DI TRASPORTO

Le sostanze che non possono passare la membrana secondo OSMOSI, lo fanno con le proteine di
membrana:

 POMPE: è un processo che richiede energia sotto forma di ATP in quanto è un passaggio
contro gradiente di concentrazione; il coenzima viene idrolizzata e cambiando forma rilascia
energia permettendo il passaggio della molecola;
 PROTEINE CARRIER o TRASPORTATORI: trasportano molecole e ioni di piccole o media
grandezza. Subiscono un cambiamento conformazionale, cambiando la forma dello ione;
 PROTEINE CANALE: formano un poro idrofilico attraversato da sostanze specifiche: ioni e
acqua (molecole piccole, acqua porine che permettono il trasporto rapido di H 2O). Possono
essere aperte o chiuse dai ligandi a secondo della necessità della cellula e dalla molecola che
deve passare.
Sono sensibili alle variazioni del potenziale di membrana (che permette apertura e chiusura
dei canali, detti anche voltaggio dipendente) alla pressione o stiramenti, e a tutti gli altri tipi
di stimoli meccanici.
TIPI DI TRASPORTO

TRASPORTO ATTIVO
 Richiede consumo di ATP (viene idrolizzata) perché sposta contro gradiente di
concentrazione (da zona meno concentrata ad una più concentrata);
 Permette alla cellula di avere alcune sostanze a concentrazione più rispetto ad altre;
 È svolta da proteine di membrana specializzate, le pompe;
 È un trasporto selettivo in quanto solo pochi ioni si spostano con questo processo;
 È saturabile, ossia la saturazione degli ioni blocca il passaggio di essi.
POMPE IONICHE

Sono delle proteine trans-membrana che fanno passare gli ioni da un compartimento ad un altro.
Lavorano cambiando la loro conformazione in relazione all’idrolisi di ATP, il cui processo fornisce
energia cinetica che permette alla proteina di cambiare forma.

Regola anche la pressione osmotica della cellula ed un gradiente per attivare il trasporto attivo di
altre sostanze. Sono fenomeni di co-trasporto (il motore che garantisce il passaggio di una
sostanza).
Pompa sodio potassio
È un tipo di trasporto attivo in cui vengono spostati ioni Na e K e su cui si basa il metabolismo
cellulare ed altri fenomeni (fecondazione). Il funzionamento di essa crea un cambiamento di
potenziale di membrana ( la carica sulla superficie di membrana).

È presente in tutte le cellule e sfrutta una molecola di ATP in quanto fa muovere 3 ioni Na + verso
l’esterno nonostante sia più concentrato (trasporto contro gradiente- 2 K+ entra).
La pompa regola la carica della cellula creando uno sbilanciamento, e quindi la membrana all’interno
è carica negativamente per via del potassio. Ciò crea il potenziale di membrana.

TRASPORTO PASSIVO

Non richiede dispendio di energia perché le molecole seguono il gradiente di concentrazione,


spostandosi quindi dalla zona più concentrata a quella meno concentrata.
DIFFUSIONE SEMPLICE
La molecola passa per diffusione di membrana;
PROTEINE CANALI E CARRIER
Diffusione facilitata
Nelle carrier ci sono dei siti a cui si aggiungono determinati ioni per spostare dall’interno
all’esterno, usando il cambio conformazionale, che non necessita ATP.

 Le molecole trasportate non sono liposolubili, quindi, non riuscendo a passare da sole
attraverso la membrana, passano grazie alle proteine canali o carrier;
 è favorita dal gradiente di concentrazione;
 è selettiva e saturabile;
 trasporta glucosio, acidi grassi, amminoacidi e nucleotidi solo nel caso in cui ci sia un
gradiente di concentrazione favorevole.
Trasporto carrier: glucosio, permeasi dei globuli rossi
La proteina carrier ha un sito in cui si lega esclusivamente il glucosio. Viene fosforilato per poi
essere trasportato all’interno della membrana.
Il glucosio una volta passato (da una zona a concentrazione alta, ad una bassa) viene fosforilato e
non può più riattraversare la membrana, non contribuendo quindi al gradiente: il glucosio così
entra rapidamente nella membrana (anche perché esso è fondamentale per la respirazione
cellulare) CHIARA
TRASPORTO SECONDARIO

 Si basa sulla presenza delle proteine carrier;


 Sfrutta il potenziale elettrochimico creato dalla pompa;
 Può essere di tre tipi:
i) ANTIPORTO: Si muovono due ioni/ soluti uno secondo gradiente, l’altro contro
gradiente utilizzando la pompa e vanno in direzioni diverse;
ii) SIMPORTO: 2 ioni/soluti che si muovono nella stessa direzione, creando un primo flusso
di soluto secondo gradiente per muoverne un altro nella stessa direzione contro
gradiente;
iii) UNIPORTO: una sola sostanza si muove sfruttando la differenza di concentrazione
CANALI IONICI
Il passaggio di alcuni ioni (ex potassio) crea la differenza di potenziale e ciò provoca due effetti:

 depolarizzaizone: variazione del potenziale verso valori meno negativi;


 iperpolarizzazione: variazione del potenziale verso valori più negativi.
Provoca anche l’apertura di alcuni di canali:

 canali voltaggio dipendenti: si aprono quando cambia il potenziale di membrana;


 canali ligando dipendenti: si aprono quando si lega una determinata molecola.
TRASPORTO VESCICOLARE
La molecola da trasportare è racchiusa in vescicole che vengono spostate verso il sito di
destinazione.
Può essere:

 Endocitosi trasporto attivo all’interno;


 Esocitosi trasporto all’esterno.
MECCANISMO DI FORMAZIONE E SMISTAMENTO DI VESCICOLE
Le vescicole sono prodotte mediante un meccanismo di gemmazione, che permette alla
membrana di introflettersi o estroflettersi fino alla formazione e al loro distacco. In generale le
vescicole che viaggiano tra il RE e l’apparato di Golgi prendono il nome di vescicole di trasporto.
Nella formazione delle vescicole si osserva un iniziale formazione di una fossetta caratterizzata da
un ispessimento “spinoso”, dovuto ad un complesso proteico. Da qui prendono il nome di fossette
rivestite.
Il rivestimento di queste proteine è costituito da tre famiglie di proteine ed ognuna caratterizza un
trasferimento differente:

 COP I, si dirigono dal RER al Golgi;


 COP II, dal Golgi al RER o dal Trans-Golgi al Cis- GOLGI;
 CLATRINA, dal Trans-Golgi ad altri distretti.
CLATRINA

Ha tre bracci disposti a 120° (trisceglio),


forma esameri o pentameri e legano
recettori tramite adattine.
Ha catene leggere e catene pesanti sulle cui
estremità sono presenti unità globulari.

Affinchè il rivestimento di clatrina venga assemblato è necessario che si realizzi il legame tra
recettore e ligando (molecola che deve essere trasportata). Questo legame induce un cambiamento
conformazionale del recettore, che per opera di proteine adattatrici, dette adattine, può interagire
con la clatrina.

Al termine del processo di formazione della vescicola, questa deve staccarsi dalla membrana da cui
si è generata. Interviene dunque un’altra proteina a GTPasica, la dinamina, che aiutata da altre
proteine, si pone a spirale alla base della vescicola, ne determina un restringimento e poi un collo
che si riduce fino al distacco della vescicola.
Esistono 3 tipi di adattina:

 Ap2: lega i recettori specifici a livello della membrana plasmatica


 Ap1: lega recettori specifici a livello del Trans- Golgi Network (TGN);
 Ap3: lega recettori specifici a livello di TGN solo in cellule specializzate (piastrine, melanociti,
linfociti T e NK).
SMISTAMENTO DELLE VESCICOLE

Le vescicole viaggiano grazie al loro legame con i microtubuli attraverso le proteine motrici Dineina
e chinesina.
La direzione del movimento è garantita da:

 Proteine Rab garantiscono l’aggancio sul compartimento bersaglio;


 Proteine Snare mediano i processi di fusione delle vescicole con la membrana bersaglio.
COME FUNZIONANO LE RAB E LE SNARE

Le Rab hanno attività GTPasica e sono legate ad una molecola di GTP che viene utilizzata al momento
del bisogno di energia per svolgere correttamente le proprie funzioni.

Le proteine Rab mediano l’aggancio delle vescicole con il compartimento bersaglio, mediante il
legame a proteine presenti sulla membrana bersaglio, dette proteine laccio.

Le Rab poi reclutano (oltre alle proteine laccio) la Dineina o la chinosina permettendo alle vescicole
di agganciarsi e camminare sui microtubuli.
Le Snare hanno il compito di fondere le membrane e sono di due tipi:

 V-snare: proprio della vescicola;


 T-snare: presente sul sito target.
Essi si riconoscono in maniera specifica e si legano tra di loro andando a formare un fascio a quattro
filamenti ad alfa elica. Questo complesso SNARE determina una forza che permette l’avvicinamento
della vescicola alla membrana bersaglio e la successiva fusione delle membrane.
ESOCITOSI
Esistono due principali comportamenti delle vescicole di secrezione:

 Secrezione costitutiva: avviene sempre, senza la necessità di uno stimolo e un esempio di


questo processo è il trasporto dei componenti della matrice extra-cellulare;
 Secrezione regolata: avviene in relazione ad uno stimolo, dunque è regolata. Un tipico
esempio sono le vescicole sinaptiche che contengono i neurotrasmettitori, gli ormoni o gli
enzimi digestivi rilasciati quando si introduce cibo.
ENDOCITOSI
In base alla grandezza, è di diverso tipo:

 Pinocitosi: fluido con sostanza dal diametro minore di 150 nm


 Fagocitosi: maggiore di 250 nm;
 Endocitosi mediata da recettore: internalizzazione specifica per determinati soluti.
ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORI
L'internalizzazione del ligando avviene a livello di piccole aree della membrana plasmatica chiamate
fossette rivestite per la presenza, sul versante citoplasmatico, di materiale elettrondenso, costituito
dalla proteina clatrina e da proteine che ne favoriscono l'interazione con la membrana, dette
adattine. Il processo di invaginazione di questa porzione di membrana plasmatica porta al distacco
di vescicole rivestite di clatrina, che entrano nel citoplasma, perdendo il rivestimento di clatrina che
viene riciclato e cominciano il loro movimento verso l’interno della cellula, verso gli endosomi
precoci o periferici.
DESTINO DEL COMPLESSO LIGANDO-RECETTORI
Nella zona degli endosomi precoci sono inserite proteine specializzate, tra cui le pompe protoniche,
la cui attività determina l'acidificazione del lume degli endosomi precoci, che divengono endosomi
tardivi. Il pH acido favorisce la dissociazione tra ligando e recettore. I recettori liberati del loro carico
si concentrano in un'area della membrana dell'endosoma precoce, che gemma per tornare alla
membrana plasmatica. Questo processo, detto riciclo del recettore, permette di utilizzare i recettori
per numerosi cicli di internalizzazione e, nello stesso tempo, ripristinare parti della membrana
plasmatica. I ligandi rimasti nell'endosoma acidificato, o endosoma tardivo, si fondono con un
lisosoma, dove sono degradati, liberando metaboliti utili alla cellula che sono rilasciati nel citosol
mediante trasportatori canali.
Uno degli esempi di endocitosi mediata da recettore è il trasporto del colesterolo: esso è sintetizzato
dagli epatociti e trasportato nel sangue (perché idrofobo) all’interno di particelle lipoproteiche a
bassa densità o LDL, secrete dal fegato. Ogni LDL è delimitato da un singolo strato di fosfolipidi e
colesterolo non esterificato e ognuno di essi contiene circa 1500 molecole di colesterolo esterificato
da acidi grassi a catena lunga. La forma della vescicola prende il nome di APO-b, ed è a forma sferica.
Una volta che LDL si lega al proprio recettore specifico, il complesso è inglobato mediante fagocitosi.
FAGOCITOSI
La cellula “mangia”, le particelle di materiale hanno un diametro minore 250 nm. È un processo
molto selettivo infatti è proprio solo cellule ossia i macrofagi, i pantogeni e cellule morte.
Si formano delle pieghe, i pseudopodi, grazie all’intervento del citoscheletro; la formazione di
filamenti di actina solleverà queste pieghe che si incontreranno in alto portando nella cellula il
materiale che si fonde: degradazione.
SCOPO: degradare materiale ingerito e produrre antigeni per la risposta immunitaria.
PINOCITOSI

La cellula “beve” e importo non selettiva di fluidi che vengono rilasciati nel citosol. Attua il riciclaggio
della membrana. Può essere di due tipi:
 MICROPINOCITOSI: fino a 6,5 nm, semplice distacco;
 MACROPINOCITOSI: fino a 200 nm, dalla membrana si solleva un “braccino” che circonda la
sostanza e stacca l’esterno.
ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORI INDIPENDENTE DA CLATINA

È presente la proteina caveolina che forma invaginazioni della membrana dette CAVECOLE che si
formano a partire da zattere lipidiche (lipids rafts).
Sono abbondanti nei muscoli e negli adipociti.
TRANSCITOSI NELLE CELLULE ENDOTELIALI
Porta la sostanza da un compartimento luminale o apicale ad un compartimento basale.
CITOSCHELETRO
MICROFLAMENTI: 25 nm e MICROTUBULI: Unità globulari: composti da proteine globulari che si organizzano
a formare filamenti
FILAMENTI INTERMEDI: 8-10 nn
Unità fibrose: composto da strutture filamentose

MICROFILAMENTI
FUNZIONI
 Supporto cellulare, definiscono la forma della cellula;
 Sono fondamentali per il movimento cellulare;
 Produce la forza contrattile che è alla base della contrazione muscolare quanto interagisce
con la miosina, facente parte delle map motrici.
ORGANIZZAZIONE E COMPOSIZIONE
 Sono sempre associati alla membrana plasmatica grazie a delle proteine ponte, che le
aggancia alla parte citosolica di essa. Sono accorpati piuttosto che isolati;
 La proteina globulare che lo compongono è l'actina, che ha legato ad un'estremità una
molecola di ATP, utilizzata per la sintesi dell'actina, processo che prende il nome di
Polimerizzazione (depolarizzazione, processo inverso);
 Questo processo inizia dall'unione di due monomeri, formando un dimero, anch'esso poi si
unisce ad un altro dimero, e così via, fino a quando non si uniscono a una molecola di actina
globulare;
 I microfilamenti si caratterizzano dall'avere un'estremità positiva, da cui il filamento
aumenta di lunghezza, l'estremità negativa, da cui il filamento si accorcia: questo significa
che è un organello (dinamico in quanto si adatta alla forma della cellula);
 Differenti tipi di proteine interagiscono con l'actina, in base alla necessità;
Ex: la membrana degli eritrociti, in cui i filamenti di actina sono ancorati alla membrana
plasmatica attraverso le proteine ponte, la spectrina.
MOVIMENTO CELLULARE
 I microfilamenti si spinge in avanti formando Lamellipodi e Filopodi.
 I primi sono più grandi dei secondi, (forma della mano, palmo lamellipodi, dita filopodi).
 Per muoversi i filopodi (movimento in avanti) si agganciano, tirando e i lamellipodi (aderisce
al substrato e spinta) si allargano.
 Per garantire la forma di queste due componenti e il movimento, l'actina si organizza, nei
filopodi, in modo che i filamenti siano tutti paralleli tra di loro, nei lamellipodi, formano una
sorta di rete.
 I lamellipodi aderiscono al substrato grazie ai contatti focali, (proteine adesive) protrusioni
cellulari che sono capaci di aderire al substrato e di tirare tutta la cellula in avanti.
 Affinché un filopodio vada avanti, si deve allungare e dunque effettuando la
polimerizzazione.

PROCESSO DI MOVIMENTO CELLULARE


 Il movimento cellulare avviene se la cellula riceve uno stimolo, un segnale chimico portato
avanti dai ligandi.
 Il ligando lega il suo recettore specifico presente sulla superficie cellulare, creando una sorta
di input affinchè nel citoplasma avvengano una serie di processi che hanno come prodotto il
movimento cellulare.
1. Creazione sotto la membrana plasmatica, sulla faccia interna, delle proteine accessorie, un
complesso proteico dei microfilamenti, un esempio è ARP23 che crea un complesso di
ancoraggio;
2. Da qui si agganciano e si accorciano i microfilamenti e avviene il movimento cellulare.
È un processo a dispendio di energia in quanto i filosofi allungano e si accorciano con i processi
rispettivamente di polimerizzazione e depolarizzazione. L’energia viene ricavata dal processo di
ATPasica che utilizza la molecola di ATP legata all’actina globulare.
CITODIERESI
I microfilamenti sono coinvolti anche nella citodieresi: la divisione delle due cellule figlie avviene
grazie al posizionamento in modo parallelo dei microfilamenti (a registro) con l'ausilio delle proteine
accessorie che li tengono in posizione. Si contraggono creando una strozzatura completando la
divisione.
MICROVILLI
I microfilamenti creano la struttura interna e mantengono la forza dei microvilli, e sono disposti
parallelamente gli uni agli altri e tenuti insieme da molecole ponte.
I microvilli sono una specializzazione della membrana plasmatica, per aumentare la superficie
esposta.
Si trovano nell'intestino (aumentano la superficie di assorbimento), nel rene (filtrazione del sangue).
Possono essere circa 3000 per cellula; non si muovono (al contrario delle ciglia, la cui forma è
mantenuta dai microtubuli, esse hanno la funzione di spostare materia; sono presenti nella trachea
nel muco.
MICROTUBULI
Funzioni
 Danno sostegno alla cellula;
Cooperano con i microfilamenti per garantire la forma cellulare;
 Traffico organelli e vescicole all'interno della cellula. (i mitocondri si spostano dove c'è più
bisogno di ATP: il movimento delle vescicole in entrata, endocitosi, e in uscita, esocitosi è
garantita da essi in quanto si agganciano ad essi come se fossero delle rotaie; i
neurotrasmettitori sintetizzati raggiungono la periferia "camminando" sui microtubuli
arrivando a livello distale, facendo la sinapsi e dunque propagando l'impulso nervoso);
 Sono disposti dal centro alla periferia della cellula;
 Formano il fuso mitotico durante il ciclo cellulare permettendo la separazione dei
cromosomi;
 Sono i componenti delle ciglia e dei flagelli (dotati di movimento).
COMPOSIZIONE
 Hanno la forma di un tubo cavo, ha circa 25 nm di diametro interno e sono formati dalla alfa
tubulina e dalla beta tubulina.
 Sono strutture molto dinamiche possono infatti accorciarsi e allungarsi, utilizzando come
molecola energetica la GTP, presente nell'unione di alfa e beta tubulina e sulla beta tubulina.
Quando avvengono i processi di polimerizzazione e di depolarizzazione, si utilizza la GTP
legata alla beta tubulina perché l'altra non può essere raggiunta dagli enzimi.
Ciò avviene alle due sub-unità: quella positiva, da cui si allungano, quella negativa, dove al
contrario dei microfilamenti, oltre ad accorciarsi, in alcune situazioni possono allungarsi
aggiungendo tubulina globulare, ma è più lenta rispetto alla sub-unità positiva.
FORMAZIONE
L'alfa tubulina lega la beta tubulina del dimero precedente e così via.
1. Alfa e beta tubulina si vanno ad organizzare per formare un oligomero, grazie all'idrolisi del
GTP presente sulla beta tubulina;
2. Gli oligomeri si organizzano per formare un protofilamento;
3. Il protofilamento si organizza con altri per formare un foglietto di 13 protofilamenti; essi si
sistemano sfalzati perché nel momento in cui si forma parte da una struttura a spirale;
4. Il foglietto si chiude formando il microtubulo a struttura ad elica.
I microtubuli si organizzano a partire da un punto specifico, ossia i centrioli, il centro di
organizzazione dei microtubuli (MTOC-è attaccato alla porzione negativa)
Affinché inizi il processo è necessario il materiale intorno ai centrioli, il materiale pericentriolare,
dove sono presenti la gamma tubulina(serve da stampo nella nucleazione) e la pericentrina.
Essi forniscono l'impulso per l'assemblaggio del microtubulo, alla pericentrina, si (agganciano) i
monomeri di gamma tubulina, dalla forma a spirale, e da lì cominciano ad aggiungere l'alfa e la beta
tubulina, e di conseguenza tutto il microtubulo avrà la forma a spirale
La pericentrina poi si sgancia.
I centrioli sono strutture sempre a coppia uno perpendicolare all'altro. Sono costituiti da triplette di
microtubuli disposti a cerchio e intorno c'è il materiale pericentriolare. Il primo microtubulo, quello
più vicino al centro, è formato da 13 protofilamenti, il secondo e il terzo, incompleti, sono formati
da 10 protofilamenti. Per completarsi si addossano gli uni agli altri.

FUSO MITOTICO
Viene formato dai microtubuli: durante la divisione cellulare, i centrioli, sempre vicini al nucleo,
assemblano i microtubuli. Man mano che la divisione cellulare andrà avanti, abbiamo la duplicazione
dei centrioli e il distanziamento di essi, il nucleo si andrà a disorganizzarsi e avremo poi i mitocondri
posizionati al centro.
Esistono delle sostanze che vanno ad inibire la formazione dei microtubuli (colchicina e taxolo), che
vengono usati anche come chemioterapici, in quanto bloccano la divisione cellulare e dunque
inibendo la duplicazione di cellule cancerogene.
PROTEINE ASSOCIATE AI MICROTUBULI
 Sono ad alto peso molecolare.
 Si possono dividere in due categorie:
 MAP motrici, movimento organelli e vescicole utilizzando i microtubuli
 CHINESINA, dal centro (estremità positiva) verso la periferia (estremità negativa);
 DINEINA, dalla periferia al centro;
 TUTTA LA FAMIGLIA DELLE MIOSINE, coinvolte nella formazione del sarcomero
all'interno del tessuto muscolare.
Sono composte da una testa globulare, formata da catene pesanti dove è legata l'ATP, e una coda
filamentosa, formata da catene pesanti e catene leggere, legano gli organelli o le vescicole da
trasportare.
La testa si aggancia al microtubulo, invece la coda aggancia le vescicole, e il movimento richiede un
consumo di ATP

Le due teste della chinesina camminano avanzando normalmente, idem DINEINA,


MIOSINA
Le Miosine, si muovono sui filamenti di actina e durante la contrazione muscolare i microfilamenti
di actina scorrono sui filamenti di miosina, abbiamo quindi 'accorciamento del sarcomero e
dunque la contrazione muscolare.
Si conoscono 1 tipi di miosina, in particolare, la Miosina Il è quella presente all'interno del
sarcomero. Essa ha una testa globulari, e una coda. (uguale alla dineina e la chinesina)
Sono molto importanti per quanto riguarda il trasporto assonico, movimento che va dal centro alla
periferia e al contrario.
 MAP non motrici, interagiscono con i microtubuli per organizzarli all'interno del citoplasma;
 Si dividono in tre sottogruppi:
 TIPO1: ci sono le proteine che mediano tra microtubuli e le altre componenti del
 citoscheletro o alcune proteine di membrana;
 TIPO2: stabilizza i microtubuli; proteina Tau, che si trova a livello degli assoni, in
assenza di
 essa, malattie degenerative, come il parkinson, perché non stabilizzando i
microtubuli, non
 ci sarà il trasporto delle vescicole e dunque l'assenza dell'impulso nervoso ;
 TIPO3: interagiscono con i microtubuli per andare a stabilizzare le estremità di essi,
in
 relazione alla vita e la funzione della cellula. Ex. Catastrofina o katanina.

CIGLIA E FLAGELLI
L'organizzazione dei microtubuli nel caso di ciglia e flagelli prende il nome di assonema e sono
disposti
secondo l'ordine 9+2, ossia 9 coppie di microtubuli lateralmente e due al centro. Le coppie laterali,
hanno un microtubulo completo, quello rivolto verso l'interno, e uno incompleto, e rimedia
addossandosi al primo.
Ci sono anche delle proteine accessorie che mantengono in posizione i microtubuli:
 Una proteina forma una guina intorno ai microtubuli centrali, legati tra di loro da un'altra
proteina
 accessoria;
 Sulle 9 coppie, c'è la dineina e la nexina, che servono a tenerli in posizione.
Le ciglia, sono formate da molti assonemi e sono corte e molte, i flagelli, singoli e lunghi.
Slide immagine ciglia e flagelli
CIGLIA
 Si trovano sulla superficie di alcuni epiteli, dove è indispensabile spostare del materiale, e
dunque nella trachea e nelle tube di Falloppio, dove spostano la cellula uovo subito dopo la
fecondazione per farla arrivare nell'utero (app. genitale femminile).
 La lunghezza varia dai 7 ai 10 micron.
 Richiedono anche queste Atp per il movimento.
 Muovono sostanze sulla superficie.
 Le ciglia hanno un primo movimento, e poi un colpo di frusta, dunque hanno un fase attiva,
e una fase di ritorno. Ciò avviene grazie all'adattamento delle coppie esterne permesso dalle
proteine accessorie, in particolare la dineina.
FLAGELLI
Permette il movimento di una cellula, sono molto lunghi, circa 3-4 volte più delle ciglia.
Sono presenti su spermatozoi, sui protozoi e alcuni batteri. Per il movimento utilizzano l'ATP.
FILAMENTI INTERMEDI
Non sono formati da proteine globulari, bensì da proteine di tipo fibroso. Sono resistenti e flessibili,
hanno uno spessore di circa 10 nm, e sono sotto forma di protofilamenti, dunque si formano a
partire da
protofilamenti, essi poi si organizzano tra di loro a formare il filamento intermedio.
La dimensione è variabile, a seconda della funzione da svolgere.
Sono presenti solonegli organismi pluricellulari.
FORMAZIONE
1. Si inizia da una proteina fibrosa x (ce ne sono diversi tipi in relazione alla funzione),
caratterizzata
da una regione centrale ad alfa elica, un'estremità amminoterminale, e una
carbossiterminale. Essa prende contatto con una proteina fibrosa dellO stesso tipo e si
avvolge a formare un dimero
ad elica super avvolta, in cui l'estremità amminoterminale si lega all'estremità amminica
dell'altro
monomero l'altra uguale;
2. Tanti dimeri si organizzano in modo parallela tra di loro, in modo inverso, ossia da entrambi
i lati avremo i gruppi carbossilici e amminici dei dimeri (non da un lato solo amminici o
carbossilici),
formando un tetramero, dimeri avvolti, sfalzati e antiparallela (dove c'è l'estremità amminica
di un dimero, ci sarà quella carbossilica dell’altro;
3. Due tetrameri cominciano ad impacchettarsi tra di loro, a posizionarsi lateralmente tra di
loro in modo sfalzati sempre car/amminico ecc;
4. Questa struttura diventa sempre più grande, fino ad avere 8 protofilamenti, che si avvolgono
a formare una corda.

FUNZIONI
Garantiscono di rispondere e resistere agli sforzi di tipo meccanico, dunque più abbondanti nei
tessuti sottoposti a stress meccanico (ex. Epitelio, nell'immagine sono i fili blu).
Nell'epitelio immaginiamo di tirare a destra e sinistra, filamenti si allungano e l'epitelio non si rompe.
Dunque la cellula può cambiare forma se sottoposta a stress.
PROTEINE ACCESSORIE
Servono per mettere in contatto i microfilamenti con i microtubuli o i microfilamenti, in quanto essi
non possono farlo in modo autonomo.
Nell'immagine i microtubuli (rossi) i microfilamenti e in azzurro i filamenti intermedi; cose gialle
proteine ponte.
DIVERSI TIPI DI FILAMENTI INTERMEDI
in base alle proteine che lo compongono
1. CLASSE
Cheratine acide
Presente unicamente nelle cellule epiteliali;
2. CLASSE
Cheratine basiche o neutre;
3. CLASSE
Vimentina (presente unicamente nel tessuto connettivo, muscolo e cellule di sostegno del
sistema nervoso), desmina (presente unicamente in cellule muscolari) e la proteina fibrillare
acida della cellula della glia, GFA (presente unicamente nelle cellule della glia);
4. CLASSE
Proteine dei neurofilamenti, dunque presente solo nel tessuto nervoso:
5. CLASSE
Lamine nucleari, A B C- struttura che da sostegno all'involucro nucleare, posizionata nella
faccia interna del nucleo, presente unicamente nella regione nucleare, è ubivitaria, ossia si
trova in tutte le cellule perché tutte le cellule hanno un nucleo, a parte gli eritrociti
6. CLASSE
Nestina, presente unicamente nei precursori neuronali.
LA CELLULA
Gli organelli sono strutture membranose, in origine porzioni di citoplasma circondate poi da
membrana, in modo da compartimentizzare i diversi processi della cellula (alcuni non lo sono, ossia
i ribosomi e gli elementi del citoscheletro).

CITOPLASMA
È tutta la porzione compresa tra l’involucro nucleare e la membrana plasmatica, e dunque tutta
l’aria contenente gli organelli cellulari.

CITOSOL
Sostanza semifluida, fortemente idratata, che si trova nel citoplasma e contiene proteine, RNA,
carboidrati, acidi grassi e altri composti organici, Sali minerali e acqua ma non comprende gli
organelli cellulari, dunque lo spazio tra di essi.

Nel citosol avvengono tutte le reazioni metaboliche, come la sintesi degli zuccheri, degli
amminoacidi e degli acidi grassi, la glicolisi e la degradazione delle proteine.

È presente il citoscheletro e le inclusioni prive di membrana, ossia inclusi di sostanze di riserva, e


sono le gocce lipidiche, depositi di glicogeno granuli e pigmenti.
ORGANELLI PRESENTI

RER (in diretto contatto con il nucleo) E REL, si differenziano per la presenza di ribosomi sulla
superficie del primo e ciò definisce anche la differente funzione tra di essi (il RER interviene nel
processo di sintesi delle proteine- esso avviene sempre sui ribosomi, se essi sono adesi al RER entra
in esso per delle modifiche chimiche e poi per essere smistata nei vari organelli per raggiungere il
sito di destinazione; ci sono anche dei ribosomi liberi nel citoplasma, ma essi sintetizzeranno
proteine che non hanno bisogno di modifiche e che avranno come bersaglio il citosol, nucleo oppure
nei mitocondri
NUCLEO
 È l’organello più grande ed è alla base della vita della cellula dato che contiene il DNA e
dunque le informazioni necessarie al corretto funzionamento di essa.
 è il discriminante tra cellula procariotica ed eucariotica;
 è circondato da una doppia membrana, che prende il nome di involucro nucleare. Esso ha
dei pori, strutture a natura proteica, che regolano il trasporto tra citosol e nucleo.
Al suo interno troviamo:

 la cromatina, DNA che comincia ad organizzarsi. Essa si distingue in eurocromatina ed


eterocromatina.
 il nucleolo, dove avviene la sintesi dei ribosomi e la trascrizione dell’RNA;
 tutto il resto prende il nome di matrice nucleare oppure nucleoplasma.
È una cellula interfasica perché il DNA è sotto forma di CROMATINA.
INVOLUCRO NUCLEARE

La doppia membrana è continuo con il RER, da cui si forma, ed è mantenuta da filamenti intermedi,
in particolare le lamine nucleari, che sono la classe di filamenti intermedi di classe 5. Servono anche
ad agganciare la cromatina presente all’interno del nucleoplasma

Al suo interno è presente una zona detta lamina fibrosa, composta da lamine e connessa alle fibre
della matrice nucleare

PORI NUCLEARI

Sulla superficie dell’involucro nucleare sono presenti dei pori, composti da 30-50 proteine diverse
della famiglia delle nucleoporine (subunità ad anello, bracci, proteine di ancoraggio, fibre e cesto di
fibre, trasportatore) che servono a filtrare il passaggio di materiale all’interno del nucleo dal citosol
e tutta la struttura prende il nome di complesso poro nucleare, CMP.

Sono presenti su entrambe le facce della membrana:


 su quella esterna sono presenti molti pori, a forma di fiorellino. Questa zona che sporge verso il
citoplasma è detto trasportatore, in generale, una struttura ad 8 proteine. Ad ognuna di esse è
agganciato un filamento proteico;
 nella parte centrale la struttura è agganciata all’involucro grazie a delle proteine di ancoraggio ed è
presente un altro trasportatore. Sono presenti inoltre ulteriori proteine filamentose, ricche
principalmente di fenilanalina e glicina.
 sulla faccia interna abbiamo una struttura a cesta da basket, in modo che ci sia un controllo serrato.
È formato da proteine filamentose, tenute insieme da una serie di proteine dalla forma ad anello.
Hanno un diametro compreso tra i 10 e i 40 nm e consentono il trasporto bidirezionale.
Quando le molecole sono più grandi di 40 nm, viene utilizzata una molecola energetica di GTP-
processo a GTP dipendente.
MOVIMENTO ALL’INTERNO DEL NUCLEO

Avviene grazie a delle proteine di trasporto, importine dal citoplasma verso il nucleo, esportine nel
caso contrario. È un processo a dispendio di energia, in questo caso GTP, in particolare quello legato
alla RAN-GTP. L’energia si produce quando essa viene idrolizzata a GDP.

PASSAGGIO di proteine DAL CITOSOL AL NUCLEOPLASMA- passano proteine di prima classe perché
affinché avvengano i processi di replicazione del DNA e alla trascrizione dell’RNA sono necessari
degli enzimi, ossia proteine, e proteine di seconda classe, le proteine istoniche e non istoniche che
servono a formare la cromatina e poi le strutture più complesse fino ai cromosomi.
Affinché una proteina vada nel nucleo e non nei mitocondri esiste una zona nella proteina detta
sequenza segnale (NLS). Le differenti sequenze di amminoacidi vengono definite dai geni, quando il
DNA viene trascritto a mRNA e determina dunque il “destino” di ogni proteina.
In questo caso entra in gioco l’importina costituita da due porzioni, alfa e beta.

1. L’importina alfa, riconosce i siti di legame di una proteina, legandosi ad essa, la beta
riconosce l’importina alfa e i filamenti proteici, grazie a dei siti sulla beta che li riconoscono.
2. Facendo ciò, determina un cambiamento conformazionale dei filamenti che trasportano
quindi la proteina nel nucleoplasma.
3. A questo punto la RAN-GTP, si lega alla proteina beta, che rilascia la proteina.

TRASPORTO INVERSO- dal nucleoplasma al citosol


Avviene solo in caso di mRNA, tRNA e alcuni RNA ribosomiali aggregatati a proteine formando
subunità. Essi fuoriescono attraverso le esportine.
Quando l’importina alfa e beta devono ritornare nel citosol:

 Beta è legata alla RAN-GTP e quest’ultima essendo molto concentrata


nel nucleo, passa per gradiente di concentrazione nel citosol, dove poi si
staccano grazie all’idrolizzazione per azione della RAN-GAP, formando il
RAN-GDP. Esso poi, essendo più concentrato nel citosol, torna nel nucleo
secondo gradiente di concentrazione;
 Alfa è legata all’esportine, che permettono di passare dal poro nucleare.
NUCLEOPLASMA

È il materiale interno all’involucro nucleare ad esclusione di cromatina e nucleolo e al suo interno


sono presenti:

 proteine istoniche e non istoniche, derivanti dal citosol


 RNA, perché la sintesi di esso avvine all’interno del nucleo
 Cromatina (condensata o no)
 Vari metaboliti (ex. Basi azotate, quelle che formando i nucleotidi che assemblano il DNA)
 Fibre che formano la matrice nucleare e serve a dare posizioni alle diverse parti di esso (una
sorta di “scheletro nucleare”).

Il nucleoplasma è organizzato in zone distinte, dove


avvengono diversi processi distinti:

 Nucleolo, dove vengono assemblati i ribosomi;


 Spicing RNA—processi di maturazione di RNA;
 Zona in cui vengono creati i piccoli RNA;
 Zona in cui avviene la trascrizione da parte della
polimera A.

NUCLEOLO

 Viene trascritto l’RNA ribosomiale e le proteine (ci sono già dentro) e dunque assemblati i
ribosomi;
 La dimensione varia a seconda della cellula e dunque in base alla funzione; per esempio una
cellula con un nucleolo molto grande oppure più di uno, si ha un’attività di sintesi delle
proteine molto accentuata in quanto per fare ciò, sono necessari i ribosomi e i ribosomi
vengono assemblati nel nucleolo.
Ex: le cellule secretorie e gli anti corpi hanno un’attiva sintesi proteica, e dunque un nucleolo
esteso.
immagine di microscopia fluorescenza, la parte di verde più chiaro
Si possono notare più zone:

 Parte fibrillare, ossia sostanze sotto forma di filamento, e dunque DNA e RNA, dove avviene
la trascrizione. Si differenzia anche in una zona fibrillare densa;
 Parte granulare, zona più esterna, e avviene l’assemblaggio dei ribosomi.
DIFFERENZE NEI NUCLEI DI DIVERSI TIPI CELLULARI
A seconda del numero di nuclei avremo cellule con funzioni differenti:

 Cellule senza nuclei: globuli rossi perché il loro nucleo è perso durante il processo di
differenziamento che lo forma (eritropoiesi); le cellule, in generale, non sono capaci di
dividersi ed hanno pochi organelli;
 Cellule multinucleate: cellule del muscolo scheletrico;
Contengono in generale centinaia di nuclei nella cellula matura (la fibra) e per questo
prendono il nome di sincizi di centinaia di cellule. Non possono dividersi e per ripararsi
intervengono i mioblasti.
OSTEOCLASTI: servono per il riassorbimento del tessuto osseo, sono presenti dai 5 ai 50
nuclei perché sono cellule che devono produrre un alto numero di proteine e dunque hanno
bisogno di un metabolismo proteico molto attivo;
EPATOCITI: possono essere binucleati e la divisione di essi è di tipo mitotico. In alcuni casi
possono avere un solo nucleo con un corredo maggiore di 2n e più nucleosomi;
MEGALONOCITI: sono i precursori delle piastrine, possono avere fino a 64 cromosomi e in
questo caso si ha una divisione incompleta del nucleo.
 Nuclei singoli multi-lobati: globuli bianchi;
 Nuclei caratteristici:
LINFOCITI: globuli bianchi più piccoli, con un nucleo rotondo e più denso e poco citoplasma;
MONOCITI: sono i precursori dei macrofagi ed hanno un nucleo a ferro di cavallo o a fagiolo;
AMIPOCITI: fanno parte del tessuto bianco e hanno nucleo e citoplasma spostati al lato della
cellula.
RIBOSOMI
Unione di proteine e RNA, hanno una porzione più grande e una porzione più piccola. Sono chiusi
solo durante la sintesi proteica e nel citosol e vengono sintetizzati come una subunità, una grande
e una piccola, nella zona del nucleolo ed escono come distinte da esso. Si assembla poi nel citosol
chiudendosi su un filamento di mRNA solo nel momento in cui c’è sintesi di proteine.

18S, 28 S ECC subunità dei ribosomi


CROMATINA
La cromatina è l’associazione di DNA e proteine (istoniche e non istoniche)
Il DNA si organizza, se è più impacchettato, si dice è condensato, al contrario decondensato.
EUCROMATINA (E):

 Decondensato, dunque DNA libero;


 È quello che viene trascritto in RNA;
 Si trova addossata all’involucro nucleare ed è agganciata a filamenti intermedi;
 Al microscopio, diverse sfumature di grigio;
 Si trova nei neuroni, in quanto hanno bisogno di proteine per i neurotrasmettitori e il fegato,
organo escretore.
ETEROCROMATINA (H):

 Molto condensato;
 Al microscopio, sotto forma di ammassi scuri;
 Non vengono trascritti; nel caso in cui contenga geni che vengono mai condensati, prende il
nome di eterocromatina costitutiva, se invece possono essere trascritti in condizioni diverse,
eterocromatina facoltativa, in quanto può essere trascritta come no.
 È presente nelle cellule in cui la sintesi proteica non è molto attiva, in quanto sintetizzano
solo quelle necessarie alla vita della cellula, in quanto non hanno bisosgno di portarle
all’esterno; ex. Linfociti, spermatozoi, plasma cellule.

spermatozoo, completamente nero in quanto è tutta cromatina condensata

E: eucromatina
H: eterocromatina
M: mitocondri
ER: reticolo endoplasmatico ruvido;
DNA nel nucleo: cromosomi
I cromosomi li troviamo solamente durante la mitosi.

STRUTTURA A COLLANA DI PERLE-fibra di 10 nm


La struttura base, ossia il doppio filamento di DNA, prende contatto con le proteine istoniche, di 4
tipi, il tipo due, ha due sottotipi). Il filamento fa un giro intorno all’ottamero di proteine istoniche e
sono 2 H2A, 2 H2B, 2 H3 e 2 H4, per un totale di circa 150 paio di basi arrotolate intorno. Questa
struttura prende il nome di nucleosoma.

Quest’ultima si organizza ulteriormente in maniera più complessa, per l’intervento della proteina
istonica H1, che si mette tra due “perle” avvicinandole e dunque chiudendo e compattando la
collana di perle. Questa nuova organizzazione è una fibra di 30 nm.

I nucleosomi possono organizzarsi:

 A zig-zag;
 A solenoide.

A questo punto la fibra da 30 nm prende contatto con delle proteine non istoniche, che forma un
sopporto che organizza le fibre di cromatina ad anse, accorciandolo fino a diventare un
cromosoma.
CROMOSOMA METAFASICO

I cromosomi possono essere osservati durante la mitosi, momento in cui la cromatina è condensata,
e per questo vengono detti cromosomi mitotici.
Essi sono formati da 2 cromatidi fratelli uniti a livello del centromero, un restringimento che può
essere più o meno centrale. In base alla posizione di esso avremo bracci più o meno lunghi.
Da questa porzione si innervano le fibre del fuso mitotico (microtubuli).
Possono essere presenti delle costrizioni secondarie sul cromatide che non permettono l’unione dei
2 cromatidi fratelli.
Il DNA è contenuto nel nucleo ed attaccato ad esso possiamo avere due tipi di proteine:

 Istoni: formano il nucleosoma e partecipano alla compattazione della cromatina;


 Non-istoni: formano una base su cui una struttura forma i loop per compattarli. Le
strutture in questione sono proteine con azione enzimatica, responsabili della sintesi
dell’RNA, della replicazione del DNA e della sua riparazione, le proteine che organizzano la
cromatina e quelle che regolano l’espressione genica (sequenze trascritte).

DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA MOLECOLARE


A partire dal DNA, si ottiene una proteina, che permette poi il funzionamento del tessuto, organo,
apparato ecc.
Per geni s’intendono porzioni di DNA e sono essenziali per trasmettere l’informazione genica: essi
vengono trascritti affinchè si passi dal doppio filamento di DNA a quello singolo di mRNA che
traporta l‘informazione. L’mRNA dunque fuoriesce dal nucleo per andare del citosol dove viene
tradotto in proteina in base alla necessità della cellula.
Il DNA viene sintetizzato tramite il processo di replicazione.
È un tipo di replicazione semiconservativa, ossia dal filamento originaria si ottengono due molecole
di DNA, ognuna sintetizzata sulla base del filamento originario e avranno un filamento uguale a
quello originario e uno di nuova sintesi.
Il processo avviene in zone specifiche, dette repliconi o bolle di replicazione.
REPLICAZIONE DEL DNA
Avviene nel nucleo, porta alla sintesi di molecola di DNA. I due filamenti di DNA sono antiparalleli,
uno ha all’estremità superiore 5’, l’altro 3’.

La direzione del processo è 5’ 3’ e quindi verrà prima sintetizzata l’estremità 5’ e poi la 3’. Il
filamento che ha l’estremità 3’, denominato filamento lento (perché la replicazione è più lenta
rispetto all’altro) sarà duplicato a pezzi: FRAMMENTI DI OKAZAKI, l’altro sarà duplicato in maniera
continua.
Le proteine coinvolte sono:
 POLIMERASI, catalizzano l’aggiunta di nucleotidi sulla base della complementarietà delle
basi azotate (purine-pirimidine);
 DNA LIGASI: lega i filamenti di nuova sintesi;
 PRIMER RNA: la DNA polimerasi non è in grado di leggere il filamento stampo inziale, e
dunque interviene questa proteina che dà l’input per cominciare la replicazione. Esso è in
grado di aggiungere la DNA PRIMASI che la DNA polimerasi è in grado di leggere;
 ELICASI: apre la doppia elica del DNA, rompendo i legami H tra le basi;
 TOPOISOMERASI: permette di svolgere l’elica in modo che non si creino agglomerazioni di
DNA;
 SSBP: si attacca al filamento non appaiato per proteggerlo dalla degradazione e per evitare
che si riformi la doppia elica.
Inizio
1. La doppia elica viene aperta grazie all’elicasi;
2. Interviene la primasi che aggiunge in direzione 5’-3’ l’RNA PRIMER;
3. Le proteine SSBP legano il filamento e lo stabilizzano. La topoisomerasi intanto evita che il
filamento si attorcigli;
4. Il processo continua con l’intervento della proteina DNA polimeraisi, che aggiunge nucleotidi
al filamento che si sta formando;
i nucleotidi aggiunti sono in forma TRIFOSFATO: 3 gruppi P e una volta formato il legame C
5. RNA PRIMER è rimosso e all’estremità rimane un vuoto: interviene dunque l’enzima
telomerasi, che riempie questo spazio, detto telomero (le estremità). Al suo interno la
proteina presenta una sequenza uguale all’RNA primer e ciò consente alla DNA polimerasi di
eseguire il suo lavoro: l’enzima si appaia all’estremità, e una volta che la DNA polimerasi
arriva, trovando l’RNA PRIMER, riuscirà a riempire lo spazio vuoto.
Non è un processo perfetto, possono infatti:

 Essere aggiunti nucleotidi errati con la conseguente alterazione dei geni


 Alterazioni nella struttura.
Esiste dunque un sistema di riparazione del DNA: esso è esplicato dall’enzima NUCLEASI, il quale
taglia il pezzo errato e lo rimuove. Una volta eliminato il segmento interviene la DNA polimerasi
riparativa che riempie il vuoto e la replicazione continua.
L’intero processo di replicazione e controllo del DNA avviene durante la fase S del ciclo cellulare, e
nel caso in cui il danno non possa essere riparato, si bloccherà il ciclo della cellula in questione.
TRASCRIZIONE
Avviene nel Nucleo, e si intende produzione di RNA. Gli RNA implicati nella costruzione della
proteina sono:

 RNA messaggero (mRNA- 10%), copia l’informazione dal DNA;


 RNA di trasferimento (tRNA- 10-20%), riesce a leggere l’RNA messaggero e ad ogni codone
farà corrispondere un amminoacido;
 RNA ribosomiale (rRNA-70-80%), coinvolto nella formazione dei ribosomi; esso passa nel
citoplasma grazie alle ribo-proteine. Il complesso RNA ribo-proteine viene assemblato
all’interno dei nucleodi.
Tutti e tre vengono sintetizzati grazie alla trascrizione all’interno del nucleo e da lì passano al
citoplasma attraverso il trasporto regolato dai pori nucleari.
TRASCRIZIONE del DNA in RNA
1. Si tratta della lettura del DNA in RNA. Questa lettura può avvenire più volte, affinché si abbia
più RNA e dunque più proteine La direzione di trascrizione è 5’-3’, il che significa che si creerà
prima il filamento che va da 5’ a 3’ e poi il l’altro.
Il fatto che un solo filamento di una regione codificante di DNA venga trascritto non significa
che lo stesso filamento funga da stampo per tutta la lunghezza della molecola di DNA. Un
determinato filamento può fungere da filamento trascritto (stampo) per alcuni geni e da
filamento non trascritto (non stampo) per altri.
Nell’mRNA batterico, la trascrizione parte dell’inizio della catena e termina alla fine di essa,
traducendo diversi tipi di geni, negli eucarioti invece, abbiamo siti d’inizio multipli. Ciò
avviene grazie alla presenza del promotore davanti ad ogni gene e la sequenza di
terminazione al contrario dei batteri.
2. CROMATINA DECONDENSATA
Per far avvenire il processo, il DNA deve trovarsi nella forma decondensata, dunque
eucromatina, perché devono avere accesso una serie di enzimi. La cromatina da condensata,
passa a decondensata grazie ad una serie di enzimi che effettuano processi di metilazione,
fosforilazione ed acetilazione degli istoni. Una volta fatto ciò, sarà la polimerasi in grado di
legarsi ad uno dei due filamenti di DNA, il filamento stampo.
3. POLIMERASI
Questi enzimi sono le RNA polimerasi ed essi aggiungono i nucleotidi. Le polimerasi sono di
tre tipi:
 POL1 (nucleolo)- sintetizza RNA ribosomiale;
 POL1: sintetizza RNA messaggeri e i micro RNA;
 POL3: sintetizza gli RNA transfert e solo uno degli RNA (sub-unità 5S) che servono per
l’assemblaggio dei ribosomi.
Non esiste una polimerasi nel citosol, ma nei mitocondri si, in quanto contiene del DNA.
4. FATTORI DI TRASCRIZIONE
È regolata da fattori positivi e negativi, detti fattori di trascrizione, che legano le sequenze
regolative dei geni (promotori, sequenza d’inizio ed enhancer, aumenta la frequenza
trascrizione di un pezzo di gene). Sono proteine sintetizzate nel citosol e portati all’interno
del nucleo attraverso i pori nucleari.
La regione promotore ha vicino un sito dove si va ad agganciare i fattori di trascrizione,
interagiscono anche con la sequenza enhancer, formando un complesso in grado di
innescare la trascrizione.
PROMOTORE: regione sul filamento del DNA che serve per indicare alla RNA-polimerasi dove
deve legare e dunque il sito d’inizio della trascrizione. Questa sequenza non viene trascritta
e funge unicamente da segnale. Ciò significa che ogni gene ha a monte della sequenza, “una
sequenza” promotore e a valle una sequenza di terminazione (viene trascritta perché c’è la
sequenza che contiene adenina ed uracile che segna il punto in cui verrà aggiunta l’adenina
grazie all’enzima POLIPOLIMERASI, con l’idrolisi di ATP. ), dove la polimerasi si staccherà.
Al contrario del DNA polimerasi, l’RNA-polimerasi non necessita di una sequenza di innesco
(primer).

5. RNA non è funzionale fin dal primo momento in cui viene creato, ma si trovano in una forma
di precursore e successivamente d’essere modificata (processata) prima di uscire dal nucleo.
Queste modificazioni possono essere di tipo chimico, conformazionale, splicing (taglio).
Vengono processati tutti gli RNA, per esempio l’tRNA cambia conformazione funzionale poi
per la funzione da svolgere.
Sull’mRNA vengono effettuate più modifiche:
 viene processato prima all’estremità 5’ poi all’estremità 3’ per conferirgli una
protezione nei confronti delle esonucleasi, che lo degradano e per il trasporto
attraverso i pori nucleari.
 Splicing, taglio e cucito, in quanto sul filamento ci sono delle regioni che vengono
tradotte, gli esoni, e delle regioni che non vengono tradotte, gli introni. Vengono
eliminati gli introni affinché ci sia un filamento codificante.
PROCESSAMENTO ESTREMITA’
Serve a:

 Fornire protezione nei confronti delle esonucleasi;


 Facilitare il passaggio attraverso i pori nucleari, con l’aiuto delle esportine che, grazie alla
modificazione, riconosceranno il filamento;
 Per indicare ai ribosomi dove legarsi.

Nel momento stesso della trascrizione, viene modificata l’estremità 5’, aggiungendo
un cappuccio di metil-guanosina. Sull’estremità 3’ si viene invece a formare una coda
di poliA, ossia nucleotidi contenenti solo adenina, attraverso
l’idrolisi di ATP.
SPLICING

Non tutta la molecola di RNA messaggero corrispondono ad un


amminoacido, ci sono infatti sequenza che non verranno modificate.
Prima che la molecola esca dal nucleo dunque, queste sequenze
dovranno essere eliminate, e ciò avviene grazie al processo di splicing.
Comprende l’intervento di proteine che servono a creare un complesso
detto splicesoma; esso agisce come se fosse un cappio, in quanto
eliminando una sequenza, quelle adiacenti ad essa devono essere
avvicinate.
SPLICING ALTERNATIVO

Un gene contiene 12 esoni intervallati da introni. Lo splicing può assortire le diverse sequenze
codificanti, quindi per esempio l’mRNA del muscolo liscio contiene l’esone 1-2-4, ma non l’esone 3,
perché si possono avere diversi mRNA maturi, partendo dalla stessa sequenza e questo è lo splicing
alternativo. Ciò serve affinché, partendo dallo stesso gene, si abbiano proteine diverse perché
durante il processo di maturazione all’interno del nucleo rimonta le diverse sequenze codificanti per
avere tutte le proteine di cui ha bisogno e dunque avere diverse sequenze di mRNA.
SPLICING RNA ribosomiale

Questo processo di taglia e cuci avviene anche per RNA ribosomiale. In questo caso il fine di ciò
serve per formare le diverse molecole di RNA ribosomiale che poi saranno assemblate con le
proteine per formare i ribosomi. Da una molecola precursore, ci sono le diverse porzioni di RNA
ribosomiale che poi saranno complessate con le proteine per formare i ribosomi e avremo varie sub-
unità con forme diverse, 18S, 5,8S e 28S.
Per S s’intende l’unità di misura della centrifugazione ed è il modo per indicare la sub-unità
ribosomiale quando essa è sottoposta a ultra-centrifugazione ad una certa velocità: i ribosomi infatti
sedimentano a seconda della velocità (18S; 5,8S; 25S).
Queste sub-unità vanno incontro a splicing, e dunque gli introni vengono degradati dalle esonucleasi
all’interno del nucleo.
TRASCRIZIONE E PROCESSAMENTO DEGLI RNA TRASFERT

Per passare dal tRNA primario al tRNA maturo avvengono una serie di processi.
Il tRNA matura è in grado di caricare sull’estremità 3’, dove c’è un gruppo OH, un amminoacido.

La prima modifica è di tipo conformazionale, dunque da filamento passiamo ad un filamento


appaiato a forma di trifoglio grazie alla formazione di legami ad idrogeno tra basi complementari e
dunque avremo zone a doppio filamento e zone a singolo filamento.

Poi ci sarà una modificazione chimica, che prevede l’aggiunta di gruppi chimici oppure le diverse
basi azotate diventeranno basi insolite, e quindi ci sarà al posto dell’uracile il diidrouracile (D), la
pseduouridina (specie di pigreco) oppure la ribotimina (T).
Arriviamo dunque al tRNA maturo, con una forma a trifoglio e successivamente si ripiegherà nello
spazio per acquisire una forma ad L. viene effettuata quest’ulteriore modifica perché si deve
adattare ad un particolare sito sul ribosoma.
IN SINTESI
mRNA, darà la proteina;
tRNA, essenziale per trasportare gli amminoacidi e formare la catena polipeptidica;
rRNA che uscirà dal nucleo complessato con le proteine, dunque sotto forma di sub-unità
ribosomiale.
Le due sub-unità del ribosoma si possono vedere soltanto durante la sintesi proteica.
RIBOSOMI SINTESI PROTEINE o traduzione
Gli organelli deputati alla sintesi proteica sono i ribosomi.

RIBOSOMI
I ribosomi si assemblano nel nucleolo ma funzionano nel citoplasma
Hanno una sub-unità maggiore e una minore, sono un assemblaggio di proteine e RNA ribosomiale
e si forma nel nucleo a livello del nucleolo. Fuoriescono come due sub-unità distinte attraverso i pori
nucleari.
Al di fuori del nucleo possono essere ribosomi:

 LIBERI: sintetizzano proteine che rimangono nella cellula, in particolare le proteine


citoplasmatiche, quelle necessarie alla formazione del citoscheletro, quelle che funzionano
all’interno del nucleo (polimerasi, esonucleasi, fattori di trascrizione ecc) e quelle dei
mitocondri.
 ASSOCIATI con RER: sintetizzate tutte le proteine che devono essere secrete all’esterno della
cellula, dunque ormoni, neurotrasmettitori, anticorpi ecc ed anche tutte le proteine
ancorate alle membrane (proteine integrali di membrana che servono per i trasporti).

La traduzione dei due tipi è identica, cambia solo il “destino” dei ribosomi.
Struttura

La sub-unità minore ha un sito di legame per mRNA e sarà la modificazione che esso ha subito a
segnare il punto in cui si deve legare.
La sub unità maggiore ha tre siti di legame e sono il sito E, P ed A che saranno occupati dall’RNA
trasfert, il quale ha legato l’amminoacido (presente nel citosol).
L’Rrna e le proteine si legano ai diversi domini per formare i ribosomi.

SINTESI PROTEICA

Serve l’mRNA maturo, tanti tRNA quanti amminoacidi ho, in quanto gli RNA
transfert legano un solo amminoacido in modo specifico e i ribosomi.
Per passare dai ribosomi alle proteine c’è bisogno del codice genetico. Esso si
dice degenerato in quanto più codoni riconoscono più transfert e dunque più
amminoacidi.

Nella regione a loop degli tRNA abbiamo una regione detta anti-codone, ed è composta da una
sequenza di tre nucleotidi che appaiano con i tre nucleotidi corrispondenti.

Il processo inizia grazie al codone d’inizio una sequenza di tre nucleotidi, AUG, che corrispondono
alla metionina. In seguito il ribosoma scorre sull’RNA messaggero fino a quando non incontra i
codoni di Stop, UAA, UAG E UGA (nel sito A).
CARATTERISTICHE DEL mRNA
Abbiamo un cappuccio al 5’, ossia un residuo di 7-metilguanosina legato tramite un
legame 5’-5’-trifosfato al primo nucleotide del mRNA. È importante perché è il punto
attraverso cui il ribosoma riconosce il punto a cui legarsi e dunque l’mRNA, legandosi ad
esso. Rappresenta anche una protezione nei confronti delle esonucleasi presenti nel citosol.
CARTTERISTICHE tRNA

All’estremità 3’, si lega l’amminoacido, la regione dell’anti-codone e questa struttura si conforma


nello spazio per acquisire una forma tridimensionale affinché si adatti ai siti presenti nella sub-unità
maggiore dei ribosomi.

Il tRNA carico dell’amminoacido grazie all’enzima amminoacil-tRNA sinteasi. L’amminoacido avrà


sempre libero il gruppo amminico affinchè si possa formare il legame peptidico e dunque una
sequenza di amminoacidi.
Il tRNA, carico dell’amminoacido da aggiungere, si lega al sito A del ribosoma; P invece indica il sito
in cui è presente la catena polipeptidica che si sta formando.
Il legame peptidico si forma tra il gruppo amminico dell’amminoacido e il C legato al transfert.

L’amminoacil-tRNA sintetasi catalizza la sintesi dell’amminoacil-tRNA.


Dopo aver caricato l’amminoacido sull’enzima, si lega al transfert e dunque all’estremità 3’ di esso
e dopo aver creato questo legame, l’enzima si stacca e ricomincia il processo.
I vari step sono:

 Inizio della sintesi;


 Allungamento della catena;
 Terminazione.
Richiede energia ed essa è sotto forma di GTP.
La traduzione PAGINA 158 IMMAGINI

1. La sub-unità minore del ribosoma prende contatto con l’mRNA attraverso un sito di
riconoscimento grazie al cappuccio presente sull’estremità 5’.
2. La sub-unità scorre fino a quando sul sito P della sub-unità maggiore, avremo il codone
d’inizio. A questo punto la sub-unità minore si ferma e viene aggiunto un tRNA carico di
metionina. Il legame necessita di GTP, ricavata dall’idrolisi;
3. A questo punto si assembla la sub-unità maggiore e il primo amminoacido (metionina) si
legherà al sito P e il transfert si lega al sito A attraverso il riconoscimento codone anti-codone
(bisogno di energia-GTP). Comincia dunque la traduzione;
4. Il ribosoma comincia a spostarsi da triplette a tripletta, facendo corrispondere ad ognuna un
amminoacido e quindi allungando la catena. Non è l’amminoacido che si aggiunge alla
catena, ma è il peptide che si sta formando che viene ad essere legato al nuovo amminoacido
da montare.
5. Abbiamo dunque nel sito A il tRNA con l’amminoacido, nel sito P il transfert con la catena
polipeptidica. Quando il transfert è scarico, passa al sito E (exit), esce dal complesso, verrà
ricaricato e contemporaneamente il transfert che era in A si sposta in P con l’amminoacido
aggiunto alla catena.
6. Termina quando nel sito A avremo uno dei codoni di STOP, in quanto non ci sarà un transfert
che riconoscerà quella sequenza. Si lega invece un fattore di rilascio, e non essendo carico di
un amminoacido, la catena si staccherà e il tutto va incontro a disassemblaggio.
POLIRIBOSOMI o POLISOMI

Quando l’mRNA si lega al primo ribosoma, facendo partire la sintesi proteica, il ribosoma scorre,
lasciando una porzione libera, alla quale si legherà un ulteriore ribosoma e così via, andando a
formare dunque un filamento di mRNA messaggero con legati più ribosomi. Questo complesso
prende il nome di poliribosomi o polisomi. Questo complesso può crearsi anche sui ribosomi
attaccati al RER.
Vedi immagine su

MODIFICHE POST-TRADUZIONALI
Una volta sintetizzata la proteina va incontro a delle modifiche che avvengono nel citosol o nel RER.
Sono essenziali per garantire il funzionamento della cellula. (per la posizione, c’è la sequenza
segnale).

 FOSFORILAZIONE: aggiunta di un gruppo fosfato;


 GLICOSILAZIONE: aggiunta di uno zucchero a –N oppure a –O della catena laterale, inizia nel
RER e si conclude nel Golgi;
 PONTI SOLFURO: unione covalente di 2 residui di cisteina con la formazione di ponti.
Un esempio è l’insulina: essa viene sintetizzata sotto forma di proteina non funzionale, la
prepoinsulina. Affinchè lo diventi devono formarsi ponti disolfuro. Inoltre solo alcuni parti della
proteina funzionano, altre no, quelle vengono eliminate.
La proteina presenta anche delle strutture per il ripiegamento di esse e le chaperon (msp)
molecolari. Vengono modificate e poi sottoposte a un processo di controllo ad opera delle proteine
Msp.
Se dopo il controllo la proteina ha una conformazione esatto viene portata allo stato di
funzionamento, altrimenti CHIARA
Proteine msp: (il numero indica il peso molecolare)

 70: Le prime ad intervenire, hanno il ruolo di mantenere il filamento nella forma linare per
evitare che la proteina assuma una conformazione errata;
 60: chaperonine
Una volta terminato il controllo, dal filamento libero, grazie all’ATP, la proteina msp 70 si stacca ed
il filamento di proteina si ripiega correttamente. Interviene poi la proteina msp 60 che controlla il
ripiegamento. Se è errato viene degradata.
DEGRADAZIONE DELLE MOLECOLE
Proteolisi lisosomiale
Degrada proteine di membrana, proteine fagocitate o endocitate e quelle incluse negli autofagosmi.
Via ubiquitina-proteosoma

L’ubiquitina marca la proteina da degradare legandosi alla proteina in modo che la proteina possa
entrare nel complesso proteico del proteosoma. Una volta che la proteina da degradare entra,
l’ubiquitina si stacca per essere riciclata e la proteina viene scissa in frammenti più piccoli che
verranno poi degradati dalle proteasi, enzimi ad azione litica. Da qui otterremo i vari amminoacidi
costituenti la molecati che verranno poi riciclati per far ripartire la sintesi di un’altra proteina.
SMISTAMENT DELLE PROTEINE NEL DIVERSO COMPARTIMENTO CELLULARE
Per spostare una proteina nel sito bersaglio, esiste:

 Una via contraduzione in cui la proteina, durante la traduzione viene spostata nel lume del
RER, da cui andrà al golgi e infine mandata ai lisosomi oppure alla membrana plasmatica;
 una via post-traduzionale (avviene nei ribosomi liberi nel citosol): la proteina viene
sintetizzata e poi controllata per poi rimanere nel citosol oppure nei diversi organelli.
COME RAGGIUNGE LA SUA DESTINAZIONE FINALE?

La proteina viene indirizzata dal peptide segnale, una sequenza presente al di sopra di essa che verrà
poi eliminata una volta arrivata a destinazione.
VIA CO-TRADUZIONALE
Traduzione e traslocazione avvengono contemporaneamente.

Le proteine che possiedono un segnale di smistamento sono trasportate all’organello bersaglio in


vari modi differenti:

 trasporto attraverso i pori nucleari se la proteina entra nel nucleo;


 trasporto trans-membrana (per mezzo di traslocatori proteici);
 trasporto attraverso vescicole (trasporto vescicolare).
RETICOLO ENDOPLASMATICO
 Ha una struttura a labirinto di tubuli ramificati e cisterne appiattite;
 Presente in 2 forme: reticolo endoplasmatico rugoso (in continuità con il nucleo) e il
reticolo endoplasmatico liscio (in continuità con il reticolo rugoso);
 Occupa più di metà delle CHIARA

MORFOLOGIA DEL RER

Presenta cisterne appiattite ed impilate, ancorati alla loro superficie ci sono i ribosomi, è in
continuità con il nucleo.
FUNZIONI DEL RER

 Maturazione delle proteine integrali di tutte le membrane;


 Maturazione di proteine solubili nel lume di organelli e proteine destinate alla secrezione;
 Inizia la glicosilazione della proteina;
 Forma i ponti solfuro per la conformazione nello spazio della proteina;
 Riconosce ed elimina i polipetdi ripiegati in modo non corretto;
 Assembla le proteine multimeriche;
 Traduzione di mRNA in proteine;
 Le proteine subiscono modifiche post-traduzionali;
 Le proteine vengono racchiuse in vescicole.
CELLULE IN CUI E’ MOLTO ABBONDANTE RER

 Neuroni: sintesi di neurotrasmettitori, presentano strutture basofile nel citoplasma


evidenziate dalla colorazione di nisll; sono definite zolle di nissl o sostanza tigroide;
 Cellule principali dello stomaco: producono PEPSINOGENO, il precursore della pepsina
(enzima proteolitico che serve alla digestione);
 Cellule acinose pancreatiche: producono enzimi digestivi portati fuori dalla cellula
attraverso una vescicola;
 Cellule caliciformi mucipare: molto RER per la sintesi di proteine che vengono portate fuori
dalla cellula;
 Plasmacellule: producono i precursori dei linfociti B e anticorpi circolanti che funzionano
all’esterno della cellula. Le modifcano tramite la via co-traduzionale del RER;
 Fibroblasti: cellule del t. connettivo, hanno un abbondante RER perché producono e
secernono collagene;
 Osteoblasti: producono la matrice che calcifica.
RETICOLO ENDOPLASTICO LISCIO

 Forma a corallo;
 Privo di ribosomi;
 In continuità fisica con il RER.
 Differenze con il RER: forma cisterne il RER e tubuli il REL, ribosomi attaccati nel RER, non
nel REL.
FUNZIONI REL

• Detossificazione cellulare;
per questo aumenta negli epatociti dopo la somministrazione dei farmaci;
 Converte i farmaci liposolubili in prodotti di scarto idro-solubili che vengono poi eliminate
dai reni;
 È ricco di idrolasi, ossidasi e metilasi (per eliminare un farmaco in circolo attraverso i reni
dev’essere trasformato in idro-solubile);
 Avviene la sintesi di fosfolipidi per tutte le membrane cellulari;
 Produzione di steroidi che utilizzano il colesterolo come molecola di partenza per la
formazione di ormoni di natura steroidea (estrognei, testosterone, cortisolo e
progesterone).
CELLULE CON ABBONDANTE REL

 Intestino tenue: i lipidi presente nel cibo migrano lateralmente allo spazio extra-cellulare. I
trigliceridi vengono sintetizzati, assorbiti e integrati nel REL dove saranno usati come base
per la costruzione dei fosfolipidi;
 Ghiandole surrenali: cellule secernono cortisolo e steroidi secreti per diffusioni.
PROCESSI CHE AVVENGONO NEL REL

 Metabolismo del glicogeno- viene scisso in una molecola di glicogeno;


il glicogeno viene metabolizzato nel fegato, è la riserva in quanto può essere scissa in
molecole più piccole. È presente anche nel citoplasma, non circondato da membrana;
 Processi di deposizione;
 Regola l’omeostasi dello ione Ca2+, in quanto il REL ne è depositario. Viene distribuito
all’interno dellE cellule. È molto importante nelle cellule muscolari (presenza abbondante di
REL) in quanto gli serve per la contrazione muscolare.
SMISTAMENTO DELLE PROTEINE NEI DIVERSI COMPARTIMENTI CELLULARI
RER
Via co-tradizionale secretoria: proteine che viaggiano in vescicole che vengono staccate prima dal
RER per poi andare verso il reticolo del Golgi. Da qui viene staccata un’altra proteina che viene poi
smistata alla destinazione finale.
Il processo che porta alla formazione della proteina nel RER è costituito da due fasi:
1. La sintesi inizia su un ribosoma libero poiché l’mRNA è libero sul citoplasma e agganciato ad
un ribosoma;
2. Il ribosoma a cui è agganciato si lega alla membrana del RER, sul sito recettore (specifico se
il ribosoma è aiutato dalla proteina SRP, che riconosce il peptide segnale e si lega ad un
recettore specifico presente sul RER), posta vicino ad una proteina che serve per
traslocazione della proteina nel lume di un determinato organello.
3. Intervengono poi i chaperoni (proteine msp 70) che lega il polipetide che si sta formando e
sparirà una volta che la proteina si ripiega correttamente.
Sintesi delle proteine integrali
Ex. Una proteina liposolubile nel lume di un organello.
Nel citosol è presente una proteina SRP che lega il polipeptide segnale e quest’ultima si lega al
recettore. (la proteina SRP è sintetizzata sui ribosomi liberi). Il ribosoma si va a posizionare sulla
membrana del RER. La proteina SRP si sgancia e il ribosoma si va a posizionare sul traslocatore.

Avviene la prima modifica post-traduzionale che consiste nella formazione di ponti disolfuro tra i
residui di cisteina.
SINTESI DELLE PROTEINE INTEGRALI DI MEMBRANA SUI RIBOSOMI LEGATI ALLE MEMBRANE DEL
RER
Esistono due tipi di proteine di membrana:

 Proteine di membrana I: presenta all’esterno un gruppo carbossilico COO-, e quest’ultimo è


posizionato sul CITOSOL;
 Proteine di membrana II: presenta all’estremità NH3+ e quest’ultimo è verso il citosol;
 Proteine singolo passo: attraversano la membrana una volta;
 Proteine multipasso: attraversano la membrana più volte; per fare ciò la sequenza della
proteina deve contenere più porzioni idrofobe.
Le proteine di membrana si ancorano su di essa dopo essere state sintetizzate attraverso il legame
con la molecola GPI (glicosilfosfatidilnositolo).

La proteina viene tagliata dalla pepsdasi in modo da avere l’estremità carbossilica montata sul
gruppo amminico esposto su GPI.
SINTESI DI PROTEINE MULTIPASSO
La proteina multipasso presenta 2 sequenze:

 Di arresto del trasferimento, più vicina al gruppo carbossilico;


 Di inizio del trasferimento, più vicina al gruppo amminico.
La proteina passa iniziale nel lume del RER, dove viene configurata grazie alle proteine MSP 70,
presenti nel lume. Appena arriva qui, (arresto del trasferimento) la porzione si lega alle pareti del
traslocatore in 2 punti. Il traslocatore allora si apre lateralmente e trasloca la proteina nella
membrana del reticolo, dove passa quindi 2 volte.
EVENTI CHE AVVENGONO COONTEPORANEMENTE O DOPO LA SINTESI PROTEICA

 Si ha il corretto ripiegamento tridimensionale delle proteine;


 L’assemblaggio in proteine multimeriche al RER;
 Modifiche post-traduzionali, come i ponti di solfuro o la glicosilazione.
La glicosilazione inizia del RER e si conclude nel Golgi. La glicosilazione N linked consiste nel
legame tra un gruppo amminico di un amminoacido (ASPARGINA) con una catena
saccaridica, formando il complesso digosaccaridico. Avviene nel RER
La glicosilazione O linked crea lo stesso legame di sopra solo attraverso un gruppo OH di un
residuo di TREONINA o SERINA. Si legano poi gli zuccheri uno ad uno ed avviene nel Golgi.
N-GLICOSILAZIONE
Aggiunta di carboidrati

avviene sul gruppo amminico di una aspargina oppure su un gruppo carbossilico di una tronina o
serina.
Serve:

 Il NAG;
 Il mannosio;
 Il glucosio;
 L’aspargina;
 Il dolicolo, presente sulla membrana del RER ed è la molecola su cui si monta
l’oligosaccaride;
 Glicolisi- transfert: enzima che prende l’oligosaccaride e lo porta sull’amminoacido;
 Chaperoni: controllano la conformazione di proteine e danno l’ok per la rimozione del
mannosio e del glucosio.
La N-glicosilazione viene montata prime su un lipide, il dolicolo, presente sulla membrana del RER.
L’oligosaccaride contiene i residui di 2 N-acetilglucosoammina, 9 di mannosio e 3 di glucosio. Esso
deve staccarsi dal dolicolo per attaccarsi sull’asparagina: la proteina TRANSFERASI sposta gli
zuccheri, lo taglia e lo monta mantenendo l’ordine.
CONTROLLO DI QUALITA’ DELLE PROTEINE

La proteina passa dall’apparrato del golgi trasportata da una vescicola, la proteina in questione può
essere solo non solubile e una volta arrivata al Golgi rilascia il suo contenuto all’interno dove viene
poi modificato. A questo punto può ritornare nel reticolo oppure nell’organello di destinazione
(lisosomi).
APPARATO DI GOLGI
 È un sistema di cisterne appiattite e parallele tra loro;
 lo spostamento tra i RE e Golgi è una continuità funzionale, ma non strutturale, mediata da vescicole
e funzionano uno dopo l’altro.

ASPETTO DEL GOLGI

 Dischi piatti (cisterne), con una polarità, impilate in modo che abbiano una faccia di proteina rivolta
al RER (la faccia cis- d’entrata) e una faccia d’uscita, faccia trans;
 tra le facce, esiste un compartimento mediale.
 Entrano ed escono attraverso un sistema di microvescicole (in entrata) macrovescicola (in uscita).

REGIONI DEL GOLGI


Regione cis

 Faccia d’ingresso rivolta verso il RER;


 Riceve le vescicole di trasferimento dal RER;
 Elaborazione della N-glicosilazione e l’inizio dell’O-glicosilazione della proteina;
 Fosforilazione degli oligosaccaridi sulle proteine (residui del mannosio) destinato ai lisosomi;

Golgi mediale

Continua la modificazione delle catene saccaridiche delle glicoproteine.

Trans golgi network

 Modificazioni finali degli zuccheri;


 Le proteine vengono impacchettate e mandate altrove: servono o per la riserva o per il
mantenimento del Golgi;
 È la principale zona di smistamento delle proteine.

TRASPORTO VESCICOLARE

Le proteine indirizzano lo spostamento vescicolare.

VEDI PARTE VESCICOLE COP I DUE E CLATRINA

GLICOSILAZIONE NEL RE E NEL GOLGI

 Vengono eliminati i residui di mannosio;


 Vengono trasferiti o montati altri zuccheri;
 Glicosilazione nel Golgi, avviene una O- glicosilazione: l’aggancio dei residui di zucchero avviene uno
ad uno su un gruppo OH sulla treonina o sulla serina;
 Si completa la N-glicosilazione, in quanto le proteine subiscono un rimaneggiamento nel Golgi.
3 TIPI DI N-GLICOSILAZIONE

Nell’apparato del Golgi

 Complessa, riguarda proteine secrete dalla cellula o glicosilate della membrana plasmatica;
 Alto contenuto di Mannosio, proteine destinate al lisosoma;
 Ibride.

OLIGOSACCARIDE COMPLESSA

Residuo di Aspargina (Asn) che contiene vari zuccheri.

N-glicosilazione finali vengono prodotte attraverso una serie di passaggi che avvengono nelle 3 diverse zone
del Golgi. Nel RER vengono eliminati i 3 residui di zuccheri, arriva la proteina e:

 Cis: se è destinato ai lisosomi, e vengono aggiunti 6 gruppi fosfato;


 Mediano: se è destinato ad altri organelli, vengono aggiunti zuccheri
 Trans: se la proteina dev’essere secreta oppure deve andare sulla membrana plasmatica; in
quest’ultimo caso si aggiunge un acido sialico.
SMISTAMENTO DELLE GLICOPROTEINE

Nel caso in cui le vescicole uscenti dal Golgi contengano un alto livello di mannosio, sono indirizzate verso
l’endosoma che si acidifica e grazie alla presenza di enzimi diventerà un lisosoma.

Destino delle proteine che lasciano il Golgi:

• Membrana Plasmatica;
• Granuli di secrezione;
 Lisosomi.

ORIENTAMENTO DI GLICOPROTEINE DI MEMBRANE

La porzione saccaridica è sempre rivolta verso l’esterno della cellula.

IL MANNOSIO FOSFORILATO DETERMINA LO SMISTAMENTO DELLE PROTEINE AL LISOSOMA

Nel golgi esiste un recettore per il mannosio e un altro per la proteina che lo aggancia e lo trasporta
verso i lisosomi.

APPARATO DI GOLGI NELLE CELLULE

Molto abbondante nelle:

• Nelle cellule secretorie perché devono produrre proteine. Ex. plasma cellule, che sintetizzano e
secernono anticorpi;
• Nelle cellule calciformi dell’intestino che formano il muco composto da glicoproteine;
• Negli spermatozoi affinchè si formino gli acrosomi.
PEROSSISOMI
Contribuiscono alla detossificazione cellulare;

sono elementi sferici, organelli a singola membrana (struttura simile ai lisosomi);

sono abbondanti nel fegato e nel rene (per l’azione detossificante);

originano dalle vescicole del RER;

consumano O2 per reazioni di ossidazione producendo perossido di idrogeno H2O2;

Degradano grazie alla catalasi H2O2 in reazioni di detossificazione;

FUNZIONI

Ossidano macromolecole generando perossido d’idrogeno che viene attaccato e scisso attraverso la catalasi
in H2O2 e O2- (o2 viene usato per ossidare un altro sub-strato organico);

Detossificano diverse molecole nocive ingerite come alcool etilico o metilico, fenoli e nitriti, o prodotte dalla
cellula, ossia le specie reattive con l’O2;

Sono importante per la sintesi del plasmalogeno (fosfolipide della mielina che si forma intorno agli assoni) e
contengono enzimi per la sintesi degli acidi biliari;

Ossidano macromolecole gli acidi grassi e partecipano alla reazione di beta ossidazione di essi.

BETA OSSIDAZIONE DI ACIDI GRASSI

Genera energia (la maggior parte tramite glicolisi) e avviene anche nei mitocondri.
MITOCONDRI
È la sede della produzione di ATP, che è l’ultima tappa della glicolisi (avviene nel citosol), del ciclo di
Krebs, che avviene nella matrice mitocondriale e infine della fosforilazione ossidativa che avviene
sulle creste mitocondriali.

Avviene inoltre la replicazione del DNA, la trascrizione da DNA a RNA, la sintesi proteica e sono tutti
processi necessari per il corretto funzionamento dei mitocondri.

Il DNA mitocondriale viene ereditato dalla madre perché nel momento della fecondazione i
mitocondri apparterranno tutti alla madre perché lo spermatozoo fa entrare nella cellula uovo
esclusivamente il nucleo
STRUTTURA
Le sue dimensioni vanno dai 0,5-1,0 micron di larghezza fino a 10 micron di lunghezza.
I mitocondri sono delimitati da una doppia membrana: la membrana mitocondriale esterna, che si
presenta liscia e la membrana mitocondriale interna che presenta numerosi ripiegamenti dette
creste mitocondriali, che ne aumentano la superficie. Esse sono lamellari e disposte in modo
parallelo le une alle altre e qui sono localizzate le proteine di membrane, ossia i complessi enzimatici
che formano poi la catena di trasporto degli elettroni.
Le due membrane delimitano due differenti regioni:

 Lo spazio intermembrana, cioè quello interposto tra membrana interna ed esterna;


 La matrice, lo spazio circoscritto dalla membrana interna. Qui troviamo le molecole
necessarie al ciclo di KREBS e quindi enzimi liberi che catalizzano la reazione, DNA circolare,
RNA e ribosomi. Sono inoltre presenti dei granuli di matrice che sono riserve di Calcio.
La membrana interna è formata da proteine e lipidi in un rapporto di 3:1. L’elevato contenuto di
proteine è dovuto alla fosforilazione ossidativa e alla produzione di ATP. Sulle creste mitocondriali
presenta gli enzimi necessari per la respirazione cellulare e dunque i complessi enzimatici e in
particolare il complesso ATPSINTETASI.
La membrana esterna è formata da lipidi e proteine in un rapporto 1:1, ed è relativamente ricca di
colesterolo. Regola l’entrata e l’uscita di molecole attraverso dei canali proteici, detti porine, la cui
apertura e chiusura può essere regolata.
NON SO CHE TITOLO DARE- cosa succede dentro non so
Delle proteine necessarie per lo svolgimento dei processi che avvengono nel mitocondrio, solo il 1%
è sintetizzata da essi, la restante parte viene sintetizzata dai ribosomi liberi e portata all’interno
grazie a delle sequenze segnale, detta PEPTIDE SEGNALE. Inoltre per le proteine generate sui
ribosomi liberi nel citoplasma si parla di traslocazione post-traduzione.

Le proteine entrano nel mitocondrio grazie alla presenza di da due proteine, i traslocatori, TOM
(MEMBRANA MITOCONDRIALE ESTERNA) e TIM (MEMBRANA MITOCONDRIALE INTERNA)
Il traslocatore TIM, può essere di tre tipi: TIM22, TIM23, OXA, e variano a seconda della struttura
della proteina da traslocare.
Date che i mitocondri hanno compartimenti differenti che delimitano due differenti spazi, quello
intermembrana e lo quello della matrice, le proteine possono funzionare in diversi luoghi e dunque
avremo differenti processi per essere traslocata nelle diverse zone.
MATRICE- proteine necessarie per KREBS

Per esempio le proteine che catalizzano le reazioni per il ciclo di Krebs, sintesi proteica ecc, tutte
quelle che servono nella matrice, vengono:

1. Sintetizzate dai ribosomi liberi nel citosol, viene protetta dalla degradazione e corretta dalle
chaperon citosoliche, aggregandosi ad esse;
2. Riconosciute da un recettore presente su TOM che si allinea grazie a questo riconoscimento
della sequenza segnale con il traslocatore TIM 23, e creando dunque un canale dove passa
poi la proteina;
3. Una volta che passa tutta nella matrice, le chaperon si staccano e le peptidasi eliminano la
sequenza segnale e la degradano. Le proteine chaperon mitocondriali andranno a
controllare e dare il corretto ripiegamento finale alle proteine
SULLA MM INTERNA- proteine necessarie per la catena di trasporto degli elettroni
PROTEINA ANCORA ALLA MEMBRANA
Affinchè la proteina entri e si ancori alla membrana interna, c’è bisogno di una regione idrofoba, in
quanto dev’essere in grado di attaccarsi ai fosfolipidi della membrana.
Viene sintetizzata, controllata e protetta dai chaperon e poi grazie ad un segnale (NH2) presente
sull’estremità riconosce il recettore specifico annesso al traslocatore TOM, le proteine dunque passa
e nel momento in cui passa il segmento idrofobo, la proteina si aggancia al traslocatore TIM viene
portata lateralmente. La sequenza segnale viene rimossa dalle peptidasi.
PROTEINA LEGATA ALLO SPAZIO INTER-MEMBRANA
In un altro caso, la porzione idrofoba viene eliminata. L’inizio del processo è identico, dunque
avremo un segnale quando arriva alla matrice mitocondriale, il segnale per lo spazio inter-
membrana, dove, al contrario dell’altra, lavorerà la proteina in questione. Anche in questo caso
entrano in funzione le proteine chaperon mitocondriali e TOM, che grazie ad un recettore per la
sequenza segnale, aggancia la proteina, si allinea con TIM23, passa tutta la proteina nella matrice,
la sequenza segnale viene rimossa dalle peptidasi e la porzione di proteina che dev’essere esposta
nello spazio intermembrana, viene a contatto con il traslocatore OXA. La proteina continua ad
essere agganciata ai fosfolipidi ma ha anche una porzione nello spazio intermembrana. Anche la
sequenza per la collocazione di questa proteina viene ad essere rimossa.
PARTE ESPOSTA VERSO LA MATRICE
Ci sono delle proteine che hanno la sequenza segnale interna alla sequenza polipeptidica. In questo
caso passano attraverso TOM e si fermano quando passa la sequenza segnale e rimane agganciata.
Intervengono le proteine chaperon e una volta passate nello spazio intermembrana la sequenza
segnale passa attraverso il traslocatore TIM22 e poi viene traslocata lateralmente. La proteina passa
completamente da una parte all’altra della membrana mitocondriale interna e avrà una parte che
sporge verso la matrice mitocondriale e l’altra nello spazio intermembrana.
MEMBRANA ESTERNA

La membrana esterna mitocondriale regola il movimento dei mitocondri, i quali si muovono verso
le zone della cellula più bisognose di ATP, grazie ai microtubuli che utilizzano la dineina e chinesina
Il mitocondrio è un organello estremamente dinamico: in base alla richiesta della cellula possono
spostarsi, aumentare di numero dividendosi e aumentare la superficie delle creste in quanto sono i
complessi enzimatici che sintetizzano ATP. Si fonde o divide indipendentemente dal ciclo cellulare,
solo per le necessità della cellula.

FISSIONE- FUSIONE
Per dividere un mitocondrio, si deve formare una “depressione” (strozzatura) in mezzo ad esso.
Dopo aver fatto ciò la membrana interna si fonde con quella esterna.
Per la fusione sono presenti le MITOFUSINE (hanno anche una parte filamentosa) sulla membrana
mitocondriale esterna e le OPA1 su quella interna; le mitofusine si agganciano e avvicinano i
mitocondri tra di loro, facendo fondere le membrane e poi successivamente OPA1 andrà a
ripristinare le creste.
Per la divisione (FISSIONE), si utilizzano le DRP1/mammiferi (della famiglia delle DINANINA) e Dnm1/
nelle DROSOPHILA (proteine citosoliche) e le proteine integrali di membrana, la FIS1.
Le DRP1 (solubili nel citosol) si organizzano al centro del mitocondrio, per creare la strozzatura,
stringe e separa il mitocondrio. Si agganciano grazie alla presenza delle proteine associata alla
membrana, FIS1. Una volta diviso, si stacca e viene riciclata all’interno del citosol.

TUTTO IN RELAZIONE ALLO STATO DELLA CELLULA


DINAMICITA’ DELLA CRESTE

Anche le creste sono dinamiche, in quanto su di esse sono localizzati i complessi ATPASITICI, dunque
quando la cellula ha bisogno di ATP, aumentano e si allungano, e in questo caso parliamo di
mitocondri CONDENSATI, quando la cellula non ha bisogno di ATP, diminuiscono e si accorciano, e
in questo caso si dicono mitocondri ORTODOSSI
Sono presenti in particolar modo:

 Il muscolo ne tiene tante perché consuma molta energia quando si contrae e si rilassa; qui i
mitocondri sono posizionati intorno al sarcomero;
 Nei globuli rossi ad esempio per il differenziamento quando rimuovono il nucleo, in quanto
non hanno bisogno di sintetizzare proteine, e i mitocondri perché non hanno bisogno di
sintetizzare proteine;
 Sono abbonanti negli spermatozoi, in quanto hanno bisogno di muoversi;


 Epotociti- intenso lavoro metabolico in quanto avviene la Detossificazione dei farmaci;

 Nel terminale sinaptico dei neuroni per far funzionare le sinapsi per la trasmissione dello
stimolo;
 Nelle cellule cigliate, perché le ciglia si muovono.
Esistono mitocondri che presentano delle creste tubulari, e sono presenti nelle cellule che
sintetizzano e secernono steroidi.
Altre funzioni del mitocondrio
I mitocondri intervengono:

 Nel metabolismo dei lipidi, attraverso la beta-ossidazione degli acidi grassi;


 Nella sintesi di alcuni ormoni steroidei;
 Sintesi di alcuni fosfolipidi che servono all’interno del mitocondrio stesso, come la
cardiolipina, che si trova esclusivamente nei mitocondri;
 Metabolismo degli amminoacidi;
 Fosforilazione dei nucleoidi;
 Omeostasi del calcio (granuli di matrice) connettendosi con il REL;

 Regolano la morte cellulare programmata per apoptosi;


 Produzione di quando c’è il disaccoppiamento tra gradiente protonico e sintesi di ATP;
questo tipi di mitocondri sono molto abbondanti nel tessuto adiposo bruno, tipico degli
animali in letargo, i quali non hanno bisogno di ATP, ma di calore, che viene trasmesso
attraverso i capillari sanguigni circostanti.
METABOLISMO ENERGETICO DEI MITOCONDRI
Genera ATP tramite la degradazione di molecole complesse, zuccheri e in questo caso parliamo
di glicolisi, e lipidi, beta ossidazione di acidi grassi (comincia nel citosol in condizioni di
anaerobiosi e poi termina nei mitocondri)
Si parte dalla glicolisi, ossia la degradazione del glucosio, con una resa totale di 36 molecole di
ATP, se partiamo di beta ossidazione molecole di 128 ATP.
coenzimi ossido riduttivi NADH E FADH2

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