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Quando ero piccolo volevo fare il pittore, ma vi rinunciai perché i grandi non
capivano i miei disegni.
Gli adulti, non capiscono niente da soli e i bambini si stancano quando
devono spiegare ogni volta le stesse cose.
Così scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aerei.
Un giorno il mio aereo si ruppe nel deserto del Sahara.
Dovevo ripararlo e in fretta perché avevo scorte d’acqua per una settimana
appena.
Tramonti
Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos cae de las manos,
una bola de cristal y color ámbar,
se ha escapado por capricho de este mundo,
se desliza sin remedio hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes de colores
araña el horizonte como puede, y grita,
con un silencio roto. Una canción
acuna las estrellas, le da su nombre a cada una,
está rebautizando el universo para volver,
quizás mañana, disfrazada de unicornio o de medusa.
Ha viajado sin cesar toda la noche y muere,
a nuestros pies descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad, cuanto talento,
tragó el atardecer para su viaje
que se vuelve a repetir inevitable
porque fue la voluntad de los Dioses, su equipaje.
Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos
cae de las manos,
una bola de cristal y
color ámbar,
se ha escapado por
capricho de este
mundo,
se desliza sin remedio
hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes
de colores
araña el horizonte
como puede, y grita,
con un silencio roto.
Una canción
acuna las estrellas, le
da su nombre a cada
una,
está rebautizando el
universo para volver,
quizás mañana,
disfrazada de
unicornio o de
medusa.
Ha viajado sin cesar
toda la noche y muere,
a nuestros pies
descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad,
cuanto talento,
tragó el atardecer para
su viaje
que se vuelve a repetir
inevitable
porque fue la voluntad
de los Dioses, su
equipaje
Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos
cae de las manos,
una bola de cristal y
color ámbar,
se ha escapado por
capricho de este
mundo,
se desliza sin remedio
hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes
de colores
araña el horizonte
como puede, y grita,
con un silencio roto.
Una canción
acuna las estrellas, le
da su nombre a cada
una,
está rebautizando el
universo para volver,
quizás mañana,
disfrazada de
unicornio o de
medusa.
Ha viajado sin cesar
toda la noche y muere,
a nuestros pies
descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad,
cuanto talento,
tragó el atardecer para
su viaje
que se vuelve a repetir
inevitable
porque fue la voluntad
de los Dioses, su
equi Tramonto
Capita, a volte, che il mondo ci cade dalle mani, una sfera di cristallo color
ambra è sfuggita per un capriccio di questo mondo, scivola disperatamente
verso un altro cielo, ci saluta tra nuvole colorate, graffia l'orizzonte come
meglio può., E urla, con un silenzio rotto. Una canzone culla le stelle, offre a
ciascuna il suo nome, sta ribattezzando l'universo per tornare, forse domani,
travestito da unicorno o da medusa. Ha viaggiato incessantemente tutta la
notte e muore, ai nostri piedi nudi, senza rimedio Quanta volontà, quanto
talento, ha inghiottito il tramonto per il suo viaggio che si è inevitabilmente
ripetuto perché era la volontà degli Dei, il suo bagaglio.
Il quinto giorno ero alle prese con un bullone che non riuscivo a svitare e non
ero proprio di ottimo umore, quando il piccolo principe mi domandò:
“ Se la pecora mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?”
“Volià, una pecora mangia tutto quello che trova.”
“ Anche i fiori con le spine?”
“ Certo, anche i fiori con le spine !“
“ Allora a cosa servono le spine?”
“A niente, sono solo cattiveria da parte dei fiori.”
“…e tu credi che i fiori..tu credi…”
“ma no non credo niente ho risposto solo una cosa qualsiasi …mi occupo di
cose serie io!”
“Di cose serie? Parli come i grandi! Tu confondi tutto, tu mescoli tutto.
Io conosco un pianeta su cui c’è un signore che non ha mai respirato un fiore,
non ha mai guardato una stella non ha mai voluto bene a nessuno non fa
altro che conti, tutto il giorno ripete come te: “ io sono un uomo serio!” …ma
non è un uomo…è un fungo! Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine, da
migliaia di anni le pecore mangiano i fiori e non è una cosa seria cercare di
capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che
non servono a niente? Non è importante la guerra fra pecore e fiori?
...non è più serio o più importante dei conti di un grosso signore…?
I fiori sono deboli! Io ne conosco uno che cresce solo sul mio pianeta.
E se la pecora che mi hai disegnato se lo mangia?”
Il piccolo principe scoppio a piangere lo presi in braccio e lo cullai finché
non smise di piangere. Il paese delle lacrime è così misterioso…
Il fiore che tu ami non è in pericolo, disegnerò una museruola per la tua
pecora.”
Il piccolo principe mi raccontò che il suo fiore era bellissimo, sceglieva con
cura i suoi colori, si vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali uno a uno,
non voleva uscire sgualcito come un papavero qualsiasi, non era molto
modesto, questo no…aveva solo due spine per difendersi e aveva paura delle
tigri per via dei loro artigli!…anche se non c’erano tigri su quel pianeta… che
poi le tigri non mangiano l’erba…
Io non sono un erba…
Non ho paura delle tigri ma sono terrorizzato dalle correnti d’aria: …mi
metterai sotto una campana di vetro. Qui da te è molto freddo… non è una
sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io…!”
Ma si era interrotto… era venuto sotto forma di seme non poteva conoscere
nulla degli altri mondi e così si senti umiliato per essersi lasciato sorprendere
a dire una bugia…così ingenua poi aveva preso a tossire per fare sentire in
torto il piccolo principe
Era un fiore davvero complicato. Così il piccolo principe, nonostante il suo
amore e la sua buona volontà, aveva cominciato a dubitare di lui, aveva
preso sul serio delle parole senza importanza che l’avevano fatto sentire
infelice; avrebbe dovuto non ascoltarlo, non bisogna mai ascoltare i fiori
basta guardarli e respirarli ma non sapeva ancora rallegrarsi di tanta bellezza
che profumava e illuminava il suo pianeta, era ancora troppo giovane per
saperlo amare. Fatto sta che il Piccolo principe decise di andarsene.
Però prima di andarsene lo innaffiò ancora una volta e quando lo innaffiò per
l’ultima volta si preparò a metterlo sotto una campana di vetro per via delle
correnti d’aria…aveva una gran voglia di piangere
“…lascia quella campana di vetro non la voglio più …l’aria fresca della notte
mi farà bene , sono un fiore…devo anche imparare a sopportare qualche
bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle …non
indugiare hai deciso di partire e allora vattene …”
Perché non voleva vederlo piangere, era un fiore così orgoglioso.
Così il piccolo Principe partì, credo che approfitto di una migrazione di uccelli
selvatici per lasciare il pianeta.
Che fai?
Bevo !
Perché bevi?
Per dimenticare che ho vergogna.
Vergogna di cosa?
Vergogna di bere...
Il quinto pianeta Era il più piccolo di tutti, era abitato da un lampionaio che
accendeva e spegneva il suo lampione una volta al minuto.
Quando accendeva il suo lampione era come se facesse nascere una stella in
più o un fiore, quando lo spegneva si addormentava il fiore o la stella, era
una bellissima occupazione veramente utile perché era bella.
Accendo, spengo, accendo, spengo, mi volto, mi rivolto, mi fermo, mi ripiglio,
ma subito devo ricominciare , non c’è tempo non c’è tempo neanche per
cantare una verace canzone o recitar una poesia d’amore.
Il sesto pianeta era abitato da un vecchio signore che scriveva libri enormi.
Dopo di che il piccolo principe arrivo sulla terra che non è un paese qualsiasi
si contano 111 re, 7000 geografi 100.000 uomini d’affari 7 milioni di
ubriaconi 300 milioni di vanitosi 462.000 lampione per accedere i lampioni.
Cammino a lungo attraverso la sabbia le rocce e le nevi e raggiunse infine un
giardino fiorito di rose.
“Buongiorno” “Buongiorno”
Il piccolo principe le guardò stupito assomigliavano tutte al suo fiore e si
senti improvvisamente molto triste. La sua rosa gli aveva raccontato di
essere l’unica nell’intero universo, ed ecco che in un solo giardino ce n’erano
cinquemila tutte uguali.
Fu allora che apparve la volpe.
“Buon giorno!”
“Buon giorno, Vieni a giocare con me, Sono così triste…“
“ Non posso, Non sono addomesticata.”
“…la mia vita è monotona, io do la caccia alle galline e gli uomini danno la
caccia a me tutte le galline si assomigliano, anche tutti gli uomini si
assomigliano e io mi annoio, ma se mi addomestichi, la mia vita sarà come
illuminata dal sole.
Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri gli altri passi
che mi fanno nascondere sottoterra, il tuo mi farà uscire dalla tana, come
una musica. E poi, guarda i campi di grano. Mi ricorderanno il colore dorato
dei tuoi capelli. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato, il
grano che è dorato mi farà pensare a te e amerò il rumore del vento nel
grano. Per favore, addomesticami.“
“Che devo fare?“
“Dovrai essere molto paziente, all’inizio ti siederai un po’ lontano da me io ,
ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai niente, le parole creano
malintesi. Ma ogni giorno potrai sederti un po’ più vicino…“
Il piccolo principe torno il giorno successivo.
“Sarebbe meglio se venissi sempre alla stessa ora… Se per esempio vieni alle
quattro del pomeriggio, a partire dalle tre comincerò a essere felice. Se vieni
non si sa quando non saprò mai a che ora preparare il cuore.”
“Non essere triste, ogni volta che guarderai il cielo di notte ti sembrerà che
tutte le stelle stiano ridendo, perché saprai che io sono su una di quelle e
sarai sempre mio amico.“
Poi vidi un lampo giallo vicino alla sua caviglia, il piccolo principe rimase
immobile per un istante.
Non gridò, cadde, come cade un albero, ma senza fare rumore, per via della
sabbia.
So che è tornato sul suo pianeta perché, all’alba, il suo corpo era sparito.
Dopo la partenza del piccolo principe mi accorsi di non aver disegnato un
laccetto per chiudere la museruola della pecora, così a volte mi chiedo se la
pecora abbia mangiato la rosa. Poi mi dico che non è possibile, perché di
sicuro il piccolo principe si prende cura del suo fiore e sorveglia la pecora.
Allora sono felice e tutte le stelle ridono dolcemente.
Fine