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Il piccolo principe mascherato

Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno


trovare la propria .
Guarda… il mio pianeta… è proprio sopra di noi... Ma come è lontano!
Gli uomini coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano
quello che cercano...
E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in
un po' d'acqua...
Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.

Quando ero piccolo volevo fare il pittore, ma vi rinunciai perché i grandi non
capivano i miei disegni.
Gli adulti, non capiscono niente da soli e i bambini si stancano quando
devono spiegare ogni volta le stesse cose.
Così scelsi un’altra professione e imparai a pilotare gli aerei.
Un giorno il mio aereo si ruppe nel deserto del Sahara.
Dovevo ripararlo e in fretta perché avevo scorte d’acqua per una settimana
appena.

La prima sera mi addormentai sulla sabbia a 1000 miglia da qualsiasi


abitazione umana. Ero più isolato io di un marinaio abbandonato in mezzo
all’oceano, su una zattera, dopo un naufragio. Potete immaginare il mio
stupore all’ essere svegliato all’alba da una vocina.

“Per favore , disegnami una pecora…”


“…cosa?”
Balzai in piedi come se fossi stato colpito da un fulmine e vidi un bambino
dall’aspetto straordinario. Niente di lui mi dava l’impressione di un bambino
che si era perduto nel deserto.
Chi sei?
Quando un mistero è così misteriosamente sovraccarico di mistero non si
osa disobbedire a questo misterioso mistero…per quanto assurda mi
sembrava la situazione lontano mille miglia da ogni abitazione umana e in
pericolo di morte, tirai fuori dalla mia giacca un pezzo di carta e una matita….
Quando…mi soggiunse un pensiero…ma Io non so disegnare... vi ho
rinunciato perché i grandi non capivano i miei disegni… Mi spiace io non so
disegnare!

“Non importa, disegnami una pecora.”


Feci qualche tentativo, ma il bambino non era mai soddisfatto.
Allora scarabocchiai una cassa di legno.
“Ecco, la tua pecora sta all’interno “
Con mia grande sorpresa il bambino si illuminò.
“È proprio come la volevo!”
Fu così che conobbi Il piccolo principe.

Quando vide il mio aereo si incuriosì.


Gli spiegai che serviva per volare e che si era rotto.
“Anche tu vieni dal cielo? Di quale pianeta sei?”
“Perché, tu arrivi da un altro pianeta?”
“E’un pianeta piccolissimo, non più grande di una casa. E’ vero che le pecore
mangiano gli arbusti?”
“Si, è vero…”
Bene! …e mangiano anche i baobab?
“ Hem…carote… cavolfiori…zucchine.. anche barbabietole voilà ma Baobab…
baobab …ma i baobab non sono degli arbusti ma degli alberi, grandi come
chiese … e no….baobab no”
“Accidenti. Il terreno del mio pianeta è infestato da semi di Baobab e ho
paura che germogliando le loro radici possano farlo scoppiare!
“Sai mi piacciono tanto i tramonti andiamo a vedere un tramonto”
“Ma bisogna aspettare”
“Aspettare che…?”
“Che Il sole tramonti.”
“Sul mio pianeta basta spostare la sedia di qualche passo e guardi il
crepuscolo tutte le volte che vuoi, un giorno ho visto il sole tramontare 43
volte…sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti.”
“Che Il sole tramonti.”
“Sul mio pianeta basta spostare la sedia di qualche passo e guardi il
crepuscolo tutte le volte che vuoi, un giorno ho visto il sole tramontare 43
volte…sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti.”

Tramonti
Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos cae de las manos,
una bola de cristal y color ámbar,
se ha escapado por capricho de este mundo,
se desliza sin remedio hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes de colores
araña el horizonte como puede, y grita,
con un silencio roto. Una canción
acuna las estrellas, le da su nombre a cada una,
está rebautizando el universo para volver,
quizás mañana, disfrazada de unicornio o de medusa.
Ha viajado sin cesar toda la noche y muere,
a nuestros pies descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad, cuanto talento,
tragó el atardecer para su viaje
que se vuelve a repetir inevitable
porque fue la voluntad de los Dioses, su equipaje.

Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos
cae de las manos,
una bola de cristal y
color ámbar,
se ha escapado por
capricho de este
mundo,
se desliza sin remedio
hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes
de colores
araña el horizonte
como puede, y grita,
con un silencio roto.
Una canción
acuna las estrellas, le
da su nombre a cada
una,
está rebautizando el
universo para volver,
quizás mañana,
disfrazada de
unicornio o de
medusa.
Ha viajado sin cesar
toda la noche y muere,
a nuestros pies
descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad,
cuanto talento,
tragó el atardecer para
su viaje
que se vuelve a repetir
inevitable
porque fue la voluntad
de los Dioses, su
equipaje
Atardecer
Sucede, algunas veces,
que el mundo se nos
cae de las manos,
una bola de cristal y
color ámbar,
se ha escapado por
capricho de este
mundo,
se desliza sin remedio
hacia otro cielo,
nos saluda entre nubes
de colores
araña el horizonte
como puede, y grita,
con un silencio roto.
Una canción
acuna las estrellas, le
da su nombre a cada
una,
está rebautizando el
universo para volver,
quizás mañana,
disfrazada de
unicornio o de
medusa.
Ha viajado sin cesar
toda la noche y muere,
a nuestros pies
descalzos, sin remedio.
Cuanta voluntad,
cuanto talento,
tragó el atardecer para
su viaje
que se vuelve a repetir
inevitable
porque fue la voluntad
de los Dioses, su
equi Tramonto

Capita, a volte, che il mondo ci cade dalle mani, una sfera di cristallo color
ambra è sfuggita per un capriccio di questo mondo, scivola disperatamente
verso un altro cielo, ci saluta tra nuvole colorate, graffia l'orizzonte come
meglio può., E urla, con un silenzio rotto. Una canzone culla le stelle, offre a
ciascuna il suo nome, sta ribattezzando l'universo per tornare, forse domani,
travestito da unicorno o da medusa. Ha viaggiato incessantemente tutta la
notte e muore, ai nostri piedi nudi, senza rimedio Quanta volontà, quanto
talento, ha inghiottito il tramonto per il suo viaggio che si è inevitabilmente
ripetuto perché era la volontà degli Dei, il suo bagaglio.

Dove finisce il cielo quando si chiudono gli occhi


quando il respiro si fa sera
e si cercano le stelle
tra le illusioni del passato.
Che sarà di quegli attimi
dove la rugiada si è posata silenziosa.
Solcata dalla carezza del mattino
rimane muta avvolta nello stesso stupore di sempre
muta nello stesso stupore di mai.

Il quinto giorno ero alle prese con un bullone che non riuscivo a svitare e non
ero proprio di ottimo umore, quando il piccolo principe mi domandò:
“ Se la pecora mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?”
“Volià, una pecora mangia tutto quello che trova.”
“ Anche i fiori con le spine?”
“ Certo, anche i fiori con le spine !“
“ Allora a cosa servono le spine?”
“A niente, sono solo cattiveria da parte dei fiori.”
“…e tu credi che i fiori..tu credi…”
“ma no non credo niente ho risposto solo una cosa qualsiasi …mi occupo di
cose serie io!”
“Di cose serie? Parli come i grandi! Tu confondi tutto, tu mescoli tutto.
Io conosco un pianeta su cui c’è un signore che non ha mai respirato un fiore,
non ha mai guardato una stella non ha mai voluto bene a nessuno non fa
altro che conti, tutto il giorno ripete come te: “ io sono un uomo serio!” …ma
non è un uomo…è un fungo! Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine, da
migliaia di anni le pecore mangiano i fiori e non è una cosa seria cercare di
capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che
non servono a niente? Non è importante la guerra fra pecore e fiori?
...non è più serio o più importante dei conti di un grosso signore…?
I fiori sono deboli! Io ne conosco uno che cresce solo sul mio pianeta.
E se la pecora che mi hai disegnato se lo mangia?”
Il piccolo principe scoppio a piangere lo presi in braccio e lo cullai finché
non smise di piangere. Il paese delle lacrime è così misterioso…
Il fiore che tu ami non è in pericolo, disegnerò una museruola per la tua
pecora.”

Il piccolo principe mi raccontò che il suo fiore era bellissimo, sceglieva con
cura i suoi colori, si vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali uno a uno,
non voleva uscire sgualcito come un papavero qualsiasi, non era molto
modesto, questo no…aveva solo due spine per difendersi e aveva paura delle
tigri per via dei loro artigli!…anche se non c’erano tigri su quel pianeta… che
poi le tigri non mangiano l’erba…
Io non sono un erba…
Non ho paura delle tigri ma sono terrorizzato dalle correnti d’aria: …mi
metterai sotto una campana di vetro. Qui da te è molto freddo… non è una
sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io…!”
Ma si era interrotto… era venuto sotto forma di seme non poteva conoscere
nulla degli altri mondi e così si senti umiliato per essersi lasciato sorprendere
a dire una bugia…così ingenua poi aveva preso a tossire per fare sentire in
torto il piccolo principe
Era un fiore davvero complicato. Così il piccolo principe, nonostante il suo
amore e la sua buona volontà, aveva cominciato a dubitare di lui, aveva
preso sul serio delle parole senza importanza che l’avevano fatto sentire
infelice; avrebbe dovuto non ascoltarlo, non bisogna mai ascoltare i fiori
basta guardarli e respirarli ma non sapeva ancora rallegrarsi di tanta bellezza
che profumava e illuminava il suo pianeta, era ancora troppo giovane per
saperlo amare. Fatto sta che il Piccolo principe decise di andarsene.
Però prima di andarsene lo innaffiò ancora una volta e quando lo innaffiò per
l’ultima volta si preparò a metterlo sotto una campana di vetro per via delle
correnti d’aria…aveva una gran voglia di piangere
“…lascia quella campana di vetro non la voglio più …l’aria fresca della notte
mi farà bene , sono un fiore…devo anche imparare a sopportare qualche
bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle …non
indugiare hai deciso di partire e allora vattene …”
Perché non voleva vederlo piangere, era un fiore così orgoglioso.
Così il piccolo Principe partì, credo che approfitto di una migrazione di uccelli
selvatici per lasciare il pianeta.

Volò via come volano festosi gli aquiloni nel cielo


Come volano i baci quando scivolano tra le dita accompagnati da una carezza
Come volano le nuvole quando il vento gioca insieme a loro
Viaggiò molto nella regione gli asteroidi e sul primo pianeta incontrò un re.

Chissà, Chissà, Chissà


se m'ami oppure no
Chi lo può dire?
Chissà se un giorno anch'io potrò
L'amor capire?
Ma quando tu mi vuoi sfiorar
Con le tue mani
Avvinta come l'edere
Mi sento come un re
Ah, ecco un suddito! Avvicinati, sono fiero di essere finalmente re per
qualcuno.
Se puoi sederti? Ti ordino di sederti! Io sono il re… tutti mi obbediscono.
Anche le stelle? Certamente anche le stelle
Ti ordino di interrogarmi ! Vorresti tanto vedere un tramonto…?... ordinare
al sole di tramontare?
E sia, avrai tuo tramonto Lo esigerò ma nella mia sapienza di governo,
aspetterò che le condizioni siano favorevoli e cioè ….e cioè hem hem…Sarà
questa sera verso verso…verso le sette e 40 e vedrai come sarò obbedito a
puntino…
Ma il piccolo principe si annoiava così tanto che decise di partire.

Il secondo pianeta era abitato da un vanitoso ,un certo Gastone, artista


cinematografico, fotogenico al cento per cento, numero di centro del
«variété», «danseur», «diseur», frequentatore dei «bal-tabarins» dei
«cabarets», conquistatore di donne a getto continuo, uomo incredibilmente
stanco di tutto, uomo che emana fascino a profusione.
Tante mi ripeton: "Sei elegante" Bello! non ho niente nel cervello. Raro, io mi
faccio pagar caro si sa che per i vanitosi tutti gli altri uomini solo sono solo
degli ammiratori , niente ascoltano i vanitosi se non le lodi gli elogi i
complimenti le lusinghe le adulazioni
Ecco la visita di un ammiratore!
“Buongiorno, hai un cappello molto buffo.”
“È per salutare chi mi acclama, purtroppo da queste parti non passa mai
nessuno. Quindi batti le mani.
Mi Ammiri davvero tanto.
Cosa significa ammirare?
Significa riconoscere che suono l’uomo più bello, più elegante, più ricco più
intelligente di tutto il pianeta.
Ma…su questo pianeta ci sei solo tu…
Per favore ammirami!
Ti ammiro ma tu che te ne fai…

“ I grandi sono proprio strani” disse il piccolo principe e riparti.


Il pianeta successivo era abitato da un ubriacone.
Tra bottiglie di mille colori ballava un tango a tratti balengo
Consumando i tacchi facendo inaspettati vortici del tutto involontari
rischiando capitomboli profondi , più profondi dei fondi delle bottiglie che
beveva ingordamente, che fai che faccio bevo , bevo tutto quanto c’è da bere
e quando ho finito riprendo il mio ballo balengo. Bevo per dimenticare
dimenticare dimenticare che ho vergogna di ballare,
vergogna di che ? vergogna di ballare ma quando sono ubriaco ballo senza
pensare …

Che fai?
Bevo !
Perché bevi?
Per dimenticare che ho vergogna.
Vergogna di cosa?
Vergogna di bere...

E i bicchieri erano vuoti


e la bottiglia spaccata
E il grande letto era aperto
e la porta serrata
E tutte le stelle di vetro
della felicità e della bellezza
splendevano nella polvere
della stanza in disordine
E io ero ubriaco morto
e tutto una vampa di gioia
e tu ubriaca viva
tra le mie braccia.
Il piccolo principe se ne andò via perplesso.

Il quarto pianeta era abitato da un uomo d’affari.


Tre più due fa cinque, cinque più sette dodici dodici , più tre quindici,
quindici più sette ventidue, ventidue più sei ventotto…sono un uomo serio
io non mi diverto con delle frottole, sono un uomo serio io…
Cosa fai?“
“Conto“
“Cosa conti?
“Milioni di quelle piccole cose che si vedono qualche volta nel cielo …non
sono le mosche , no…milioni di piccole cose che brillano…no, non sono
api …no…sono quelle piccole cose che fanno fantasticare i poltroni ma
non quelli come me , perché sono un uomo serio io non ho il tempo di
fantasticare… “Sono Le stelle!!! Ne possiedo un milione
seicentoventiduemila settecentotrentuno …per la precisione… sono un uomo
serio io”
“A cosa ti serve possedere le stelle?”
“Mi serve a essere ricco.”
“E a cosa ti serve essere ricco?”
“A comprare altre stelle. Le conto e le riconto. E poi posso depositarle in
banca.“
“Io possiedo un fiore e lo annaffiò ogni giorno è una cosa utile. Tu invece,
non sei utile alle stelle.“

Il quinto pianeta Era il più piccolo di tutti, era abitato da un lampionaio che
accendeva e spegneva il suo lampione una volta al minuto.
Quando accendeva il suo lampione era come se facesse nascere una stella in
più o un fiore, quando lo spegneva si addormentava il fiore o la stella, era
una bellissima occupazione veramente utile perché era bella.
Accendo, spengo, accendo, spengo, mi volto, mi rivolto, mi fermo, mi ripiglio,
ma subito devo ricominciare , non c’è tempo non c’è tempo neanche per
cantare una verace canzone o recitar una poesia d’amore.

“È un lavoro frenetico faticoso, una volta spegnevo il mattino e accendevo la


sera. Così avevo il resto del giorno per riposarmi e la notte per dormire. Ma
poi di anno in anno, il pianeta si è messo a ruotare sempre più in fretta e non
ho più un attimo di riposo.”
Penso che quel lampionaio non era ridicolo come gli abitanti degli altri
pianeti forse perché non si occupava solo di se stesso.

Il sesto pianeta era abitato da un vecchio signore che scriveva libri enormi.

La polvere cade e ricopre il tempo lasciando sospese antiche storie che


dondolano addormentate mentre si aggrappano ad un (sollievo) Sospiro e ad
una malinconica attesa.
Solitaria un’assenza, ondeggiando tra gli odori dell’inchiostro e i soffici respiri
di vuoti fogli, pazientemente, attende l’imprevedibile arrivo di un'illusione
senza tempo ( che non ha stupore né memoria. (Di antica memoria colma di
stupore)
Di cosa ti occupi?“
“Sono un geografo !”
“Che cos’è un geografo?“
“È un sapiente che sa dove si trovano le città, le montagne, i mari. Però non
sono un esploratore. Tu invece si. Descrivimi il tuo pianeta
“Oh da me è tutto piccolo, ho due vulcani attivi e un vulcano spento. Ho
anche un fiore.“
“Noi non prendiamo nota dei fiori.“
“Perché? Sono la cosa più bella!“
“Perché sono effimeri.“
“Che cosa significa effimero?“
“Significa che rischia di scomparire in breve tempo.“
“Il mio fiore è effimero, e io lo ho lasciato là tutto solo!”

Dopo di che il piccolo principe arrivo sulla terra che non è un paese qualsiasi
si contano 111 re, 7000 geografi 100.000 uomini d’affari 7 milioni di
ubriaconi 300 milioni di vanitosi 462.000 lampione per accedere i lampioni.
Cammino a lungo attraverso la sabbia le rocce e le nevi e raggiunse infine un
giardino fiorito di rose.

“Buongiorno” “Buongiorno”
Il piccolo principe le guardò stupito assomigliavano tutte al suo fiore e si
senti improvvisamente molto triste. La sua rosa gli aveva raccontato di
essere l’unica nell’intero universo, ed ecco che in un solo giardino ce n’erano
cinquemila tutte uguali.
Fu allora che apparve la volpe.
“Buon giorno!”
“Buon giorno, Vieni a giocare con me, Sono così triste…“
“ Non posso, Non sono addomesticata.”

“Cosa significa addomesticare?”


“E’ una cosa da molto dimenticata, significa creare dei legami. Tu per me sei
un bambino uguale a centomila altri bambini, e io per te sono una volpe
uguale a centomila altre volpi. Ma se mi addomestichi, avremo bisogno l’uno
dell’altra: tu per me sarai unico al mondo, e io per te sarò unica al mondo.”
“Comincio a capire. C’è un fiore sul mio pianeta… Credo mi abbia
addomesticato…”

“…la mia vita è monotona, io do la caccia alle galline e gli uomini danno la
caccia a me tutte le galline si assomigliano, anche tutti gli uomini si
assomigliano e io mi annoio, ma se mi addomestichi, la mia vita sarà come
illuminata dal sole.
Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri gli altri passi
che mi fanno nascondere sottoterra, il tuo mi farà uscire dalla tana, come
una musica. E poi, guarda i campi di grano. Mi ricorderanno il colore dorato
dei tuoi capelli. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato, il
grano che è dorato mi farà pensare a te e amerò il rumore del vento nel
grano. Per favore, addomesticami.“
“Che devo fare?“
“Dovrai essere molto paziente, all’inizio ti siederai un po’ lontano da me io ,
ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai niente, le parole creano
malintesi. Ma ogni giorno potrai sederti un po’ più vicino…“
Il piccolo principe torno il giorno successivo.
“Sarebbe meglio se venissi sempre alla stessa ora… Se per esempio vieni alle
quattro del pomeriggio, a partire dalle tre comincerò a essere felice. Se vieni
non si sa quando non saprò mai a che ora preparare il cuore.”

Così il piccolo principe addomesticò la volpe e quando si avvicinò il


momento della partenza la volpe disse: “ Piangerò!”
“È colpa tua” io non volevo farti del male ma tu hai voluto che ti
addomesticassi.”
“Certo”
“Ma piangerai!”
“Certo!”

“Allora non ci guadagni niente...”


“…ci guadagno il colore del Grano… Ti dirò un segreto, non si vede bene che
con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. È il tempo che hai speso con la
tua rosa a renderla così importante. Gli uomini hanno dimenticato questa
verità ma tu non dimenticarla. Diventi per sempre responsabile di ciò che hai
addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.”

Infine il piccolo principe raggiunse il deserto del Sahara dove ci


incontrammo. Quando ormai ero riuscito a riparare il motore del mio aereo,
trovai il piccolo principe che parlava con un serpente giallo, di quelli che ti
uccidono in trenta secondi.

“Se ti tocco posso restituirti alla terra da cui provieni.“


“Non mi farai soffrire troppo a lungo vero?“

Mi precipitai Verso di lui e il serpente si dileguò.

“Cos’è questa storia?”


“Devo tornare sul mio pianeta. Sai, sono responsabile del mio fiore e lui è
così debole e ingenuo. Per proteggersi dal mondo a solo due spine da
niente.”

Capì che non l’avrei più rivisto.

“Non essere triste, ogni volta che guarderai il cielo di notte ti sembrerà che
tutte le stelle stiano ridendo, perché saprai che io sono su una di quelle e
sarai sempre mio amico.“
Poi vidi un lampo giallo vicino alla sua caviglia, il piccolo principe rimase
immobile per un istante.
Non gridò, cadde, come cade un albero, ma senza fare rumore, per via della
sabbia.
So che è tornato sul suo pianeta perché, all’alba, il suo corpo era sparito.
Dopo la partenza del piccolo principe mi accorsi di non aver disegnato un
laccetto per chiudere la museruola della pecora, così a volte mi chiedo se la
pecora abbia mangiato la rosa. Poi mi dico che non è possibile, perché di
sicuro il piccolo principe si prende cura del suo fiore e sorveglia la pecora.
Allora sono felice e tutte le stelle ridono dolcemente.

Fine

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