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29/9/2020 British-Israelites: gli ossessi

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Benedetto XV: il problema ebraico e sionista


DON C. NITOGLIA
TREDICESIMA PARTE

La prima Enciclica di Papa Benedetto XV (1°


novembre 1914)
DON C. NITOGLIA
DODICESIMA PARTA

Il Conclave del 1914


DON C. NITOGLIA
UNDICESIMA PARTE

Monsignor Della Chiesa: La prima “Carta


Pastorale alla diocesi di Bologna” (10 febbraio
1908)
DON C. NITOGLIA
DECIMA PARTE

Benedetto XV, Monsignor Benigni e il


programma del “Sodalitium Pianum”
DON C. NITOGLIA

British-Israelites: gli ossessi NONA PARTE

Monsignor Giacomo Della Chiesa:


10 Novembre 2013 Dall’episcopato al cardinalato sino ai primi
anni del sommo pontificato
Il 2 giugno 1780 l’odio anti-cattolico esplose a DON C. NITOGLIA
Stampa OTTAVA PARTE
Londra in violenze di massa, ferocissime, con E-mail
centinaia di vittime. L’evento è passato nella storia Text size Giacomo della Chiesa tra cattolicesimo
“moderato” e “integrale”
inglese come «Gordon Riots» dal nome del suo DON C. NITOGLIA
SETTIMA PARTE
istigatore e fanatico mestatore, Lord George Gordon (1751-1793). Il
pretesto fu il varo di una legge, Catholic Relief Act, che attenuava le più Guido Aureli: il manoscritto su “monsignor
Benigni e Pio X”
brutali discriminazioni ed esclusioni a danno dei sudditi cattolici DON C. NITOGLIA

imposte dal Popery Act del 1698, che prevedevano – vale la pena di SESTA PARTE

ricordarlo – il divieto di acquistare terreni, la privazione del diritto di Guido Aureli e Monsignor Benigni
ereditare, e il «perpetual imprisonment» , l’ergastolo, per chi «laico o DON C. NITOGLIA
QUINTA PARTE
clerico papista», osasse aprire una scuola. La norma offriva inoltre, a
chiunque catturasse «un vescovo, prete o gesuita papista» e lo accusasse Pio X e Benedetto XV: continuità o rottura?
DON C. NITOGLIA
di «dire Messa in questo Regno», un ragguardevole premio, o taglia, di QUARTA PARTE
100 sterline. Restarono in ogni caso in vigore le privazioni dei diritti
politici; i cattolici ebbero la piena parità giuridica solo nel 1846.

Né il relativo addolcimento era ispirato da La Dittatura Terapeutica


alcuna benevolenza verso i cattolici, tanto meno L’unica ed estrema forma di difesa da questo
imminente, sottovalutato, tragico pericolo
da alcun senso di giustizia, bensì dalla necessità particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza

di arruolare i cattolici nell’esercito, «diritto» da Contra factum non datur argomentum


cui prima erano esclusi come infidi. In quel George Orwell con geniale e profetico intuito, previde
l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà,

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l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando
momento le forze armate imperiali erano, si scrisse “nel tempo...
direbbe oggi, over-extended: erano in conflitto
contemporaneamente con Francia, Spagna e
nelle colonie americane, dove avevano appena
subito la cocente disfatta di Saratoga (1778); i
nuovi Stati Uniti avevano fatto alleanza con la
Francia; c’era ragione di temere un’invasione
francese dell’Irlanda, ad incitare la sollevazione
della popolazione locale. Lord George Gordon

Lord George Gordon si gettò freneticamente ad impedire che la legge di


Relief fosse accettata nelle altre parti del Regno Unito. Ci riuscì in
Scozia; poi raccolse decine di migliaia di firme che reclamavano
l’abolizione della nuova legge, e le portò alla Camera (House of
Commons) alla testa di una folla vociferante che esibiva coccarde blu e
cartelli con la scritta «No Popery». I parlamentari esitarono ad
accogliere subito la mozione; i dimostranti, infuriati, si sparsero per
Londra in una improvvisata caccia al cattolico.

Chiese cattoliche, nella capitale inglese, non ne esistevano, essendo


state vietate da un secolo; esistevano però luoghi di culti all’interno
delle ambasciate dei Paesi cattolico-romani. La folla irruppe
nell’ambasciata del Regno di Sardegna, poi in quella del regno di
Baviera, e ne devastò le cappelle; da lì, passò a cercare cappelle private
nelle residenze di benestanti notoriamente cattolici, che saccheggiò ed
incendio. Ad Holborn fu espugnata la grande distilleria di mister
Langdale (un cattolico): le botti di alcoolici, almeno quelle che non
finirono nelle gole protestanti, furono date alle fiamme; l’incendio
minacciò di propagarsi a tutta Londra, allora in gran parte edificata in
legno (era ancora ricordato con terrore l’apocalittico incendio che nel
settembre 1666 aveva distrutto quasi interamente la capitale).

Il governo, fosse o no colto di sorpresa, lasciò fare per diversi giorni.


Cominciò a reagire quando la rivolta anti-papista assunse tinte di classe
e sociale: i manifestanti assaltarono le prigioni e liberarono i detenuti,
distrussero le abitazioni degli esattori fiscali a Blackfriar’s,
organizzarono posti di blocco ai capi dei ponti del Tamigi, estorcendo
denaro come pedaggio ai passanti; furono prese d’assalto anche
magioni di Lord, protestanti o no che fossero, comunque impopolari: da
quella di Lord Sanwich, primo lord dell’Ammiragliato, a quella di
Edmund Burke, il politico e filosofo della storia (che qualche anno dopo
ci avrebbe lasciato le sue profonde critiche alla Rivoluzione Francese);
lo stesso Lord North, il primo ministro, sfuggì a malapena al linciaggio
ordinando al cocchiere di lanciare al galoppo i cavalli; nell’occasione
perse il cappello, che fu fatto a pezzi distribuii poi alla folla come trofei.

Quando – per la seconda volta – i manifestanti provarono ad attaccare la


Banca d’Inghilterra, la misura era colma. Fu organizzata una milizia di
abitanti in difesa della proprietà, e furono messe in campo le truppe; gli
uni e le altre soffocarono la rivolta a fucilate. Quasi trecento i morti fra i
dimostranti, senza contare i feriti. Migliaia gli arresti: 62 i condannati a

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morte, di cui 25 furono impiccati davvero, fra cui quattro donne e un


ragazzo.

Anche Lord Gordon fu arrestato e incriminato per alto tradimento; ma


ovviamente, il suo destino fu più lieto. Difeso da un avvocato di grido,
il futuro Lord Erskine, fu pienamente assolto: il suo difensore riuscì a
convincere la Corte che non aveva avuto intenzione di provocare le
violenze. Altri personaggi importanti non furono nemmeno incriminati.
Lo stesso William Blake, il poeta e pittore gnosticheggiante, fu visto a
capo di un’orda di spaccatutto, anche se lui poi negò.

Ma che tipo umano era lord Gordon, l’acceso


protestante anti-cattolico? I contemporanei lo
descrivono come «un eccentrico, sfrenato nel
fanatismo e nelle passioni»; tanto da meritare
un verso latino da un avversario colto: «Nulla
displicuit meretrix praeter Babylonicam» ,
ossia: gli piacquero tutte le puttane, tranne
quella di Babilonia («prostituta di Babilonia»
era per i protestanti la Chiesa di Roma). Meno Lord George Gordon

noto – ma segnalato dall’Enciclopedia Giudaica giudaizzante

– è il suo serio tentativo di conversione all’ebraismo dal 1786 e la sua


vita da «proselita» giudaico, per cinque anni a Birmingham, dove abitò
preso una famiglia ebraica vestendo in tutto come un giudeo, con barba,
con boccoli, filatteri e cappello nero, mangiando rigorosamente kosher.
Anche se alla fine non fu accettato dai rabbini.

In questo, Gordon non fu un eccentrico solitario; al contrario, fu solo un


esponente del singolare filo-giudaismo che dominò le classi alte inglesi,
in aperto contrasto con quel che avveniva nel resto d’Europa. Uno stato
d’animo, un état d’esprit collettivo e travolgente: la nobiltà anglicana,
in piena euforia imperialista, si identificava con il Popolo Eletto,
convinto di condividerne la storia sacra, e investito dell’alto destino
messianico di prendere il potere temporale sul mondo e favorire il
ritorno degli ebrei in Terra Santa.

Già nel 1618 il dotto James Whitehall, docente ad Oxford, che aveva
accompagnato come relatore sir Walter Raleigh nella sfortunata
spedizione anti-ispanica dell’Orinoco, al ritorno cominciò a predicare
apertamente l’ebraismo (presso il Christ Church College di Oxford
dove insegnava). Nello stesso periodo un ministro anglicano di nome
John Traske fondò un folto gruppo di giudaizzanti: predicava che le
norme legalistiche contenute nel Levitico erano vincolanti anche per i
non-ebrei, e osservava lo Shabbat e la Pasqua ebraica, ed ebbe molti
discepoli.

Il dittatore rivoluzionario Oliver Cromwell, appena decapitato il re


Carlo I e instaurata la repubblica nel 1649, si adoperò intensamente per
riammettere gli ebrei in Inghilterra. Probabilmente era stato anche lui
convinto da un libro che ebbe notevole circolazione, «Apology for the
Honourable Nation of the Jews», il cui autore Edward Nicholas

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sosteneva che l’espulsione degli ebrei metteva a rischio il popolo


inglese di «perdere il favore e la protezione di Dio». Un infaticabile
promotore del ritorno degli ebrei in Inghilterra fu il rabbino Menasseh
ben Israele di Amsterdam (1570-1644): fu invitato a Londra dal filosofo
Robert Boyle, suo influente amico e convinto filo-giudeo. Quando
arrivò a Londra a capo di una delegazione rabbinica, Menasseh e i suoi
furono alloggiati con tutti gli onori spettanti ad ambasciatori, sullo
Strand, come ospiti personali di Cromwell, il Capo Reggente.

Nemmeno il dittatore Cromwell riuscì alla fin fine a far riammettere gli
ebrei (le potenti gilde dei commercianti inglesi temevano la
concorrenza). Ma bastò perché nelle sinagoghe europee il
rivoluzionario fosse definito «non tanto un uomo di carne e sangue, ma
un composto divino disceso dall’alto»: il messia, o almeno un messia.
Una delegazione di ebrei di Praga viaggiò fino ad Huntington, dov’era
nato il dittatore, per appurare, consultando gli archivi parrocchiali, se
Cromwell non avesse origine ebraica; in tal caso, erano pronti a
dichiararlo discendente di David. Intanto fecero circolare un opuscolo
dal titolo «Cromwell, Lion of the Tribe of Judah».

Fu una vera passione collettiva, uno stato d’animo infocato ,


continuamente alimentato da pubblicazioni, opuscoli e libretti a
larghissima diffusione sulle «genealogie» ebraiche degli inglesi, e sul
mito delle Tribù Perdute di Israele: che provocò anche manifestazioni
visionarie «profetiche» con evidente, o sospettabile, risvolto
psichiatrico. Nel 1650 Thomas Tany, un argentiere londinese, scoprì di
appartenere alla tribù di Ruben e annunciò che presto sarebbe stato
ricostruito il Tempio a Gerusalemme, con lui come Sommo Sacerdote.
Nel 1714 il filosofo John Toland, noto come promotore di un panteismo
materialista (fu avversato da Leibniz), invitò i vescovi anglicani ad
ammettere gli ebrei nel loro senso, dato che era risaputo «che una parte
considerevole degli abitanti britannici sono indubbiamente (...)
discendenti di ebrei»: fra cui, diceva, «ragguardevoli Prelati, per non
parlare dei Lord o dei Comuni».

Poco dopo usciva un saggio dal titolo «Jubilate Agno» il cui autore si
definiva «lo scrittore delle novelle del Signore, l’evangelista scriba»: in
tale veste egli rivelava che «gli INGLESI sono seme di Abramo e
risalgono a lui attraverso Joab, Davide e Neftali (mentre) i GALLESI
sono figli di Mefiboset e Ziba, con un misto di Davide fra i Jones».
L’entusiastica accoglienza del pubblico a queste rivelazioni non fu
affatto diminuita dal fatto che l’autore, Christopher Smart, scriveva da
un ospizio per malati di mente.

Gran seguito ebbero alcune donne, come Joanna Southcott (1750-1814),


figlia di un formaggiaio, che si autoproclamò «la donna vestita di sole»
dell’Apocalisse 12,1, e pronta va dare alla luce il Messia. I suoi seguaci
si tassarono per dare all’imminente Messia una culla degna di lui,
spendendo 200 sterline per quest’opera di oreficeria, ed altre centinaia
di sterline per «i cucchiai per la pappa». Mary Johanna Boon, moglie di
un calzolaio analfabeta, ordinò ai suoi (numerosi) seguaci di

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considerare festivo il Sabato e fondò una nutrita setta nota come «i


Johannas», che si facevano circoncidere pubblicamente. Un successore
della visionaria, John Wroe, divise i seguaci in dodici tribù; ed inondò
le librerie di sue rivelazioni a stampa, da «Vision of an Angel» (1852) da
«A Guide to the People surnamed Israelites».

Spiccavano in questa particolare letteratura gli studi scientifici volti a


comprovare la somiglianza caratteriale fra britannici ed ebrei, fra cui
«quell’irritante spirito di indipendenza» e la comune lotta contro «la
prostituta di Roma e i Gesuiti». Letteratura che è durata anche nei secoli
seguenti: nel 1869 ebbe successo un libro, di tal R. Govett, sulle tracce
di ebraico presuntivamente rintracciabili nella lingua inglese, «English
derived from Hebrew, with glances in Greek an Latin». Io stesso ho
avuto fra le mani in America un libretto, pubblicato da «British
Israelites» locali in occasione della operazione Desert Storm, in cui si
sosteneva che l’invasione dell’Iraq era il compimento delle profezie
apocalittiche e del compito messianico degli inglesi. Il tutto, sostenuto
da etimologie come: la parola «Saxon» indica che il popolo sassone
discende dagli ebrei, infatti sarebbe una contrazione di «Isaac Sons»; il
nome della bandiera inglese, «Union Jack», significa «Unione di
Giacobbe», e così via (1).

Del resto, è avvenuto di peggio nel tardo ‘700 un tale Grey (oltretutto
irlandese) uccise il proprio figlio: al solo scopo, come spiegò ai giudici,
di poter perorare pubblicamente, al suo processo, la causa della
riunificazione degli ebrei in Terra Santa, di cui era un entusiasta.

Un Richard Brothers (1757-1824), ufficiale della Marina militare,


scoprì al ritorno da una missione in mare che sua moglie aveva generato
figli con un altro uomo, con il quale conviveva: Brothers ne concluse
che il mestiere delle armi era contrario all’insegnamento di Cristo,
divenne vegetariano e si diede all’infaticabile stesura delle sue altre
rivelazioni. Nel vasto volume Revealed Knowledge of Prophecies and
Times, annunciava al mondo che lui, Brothers, discendeva direttamente
da Davide per via di Giacomo, il fratello di Gesù; e che il Secondo
Avvento del Messia sarebbe avvenuto il 19 novembre 1795: data nella
quale lui stesso sarebbe stato riconosciuto Principe degli Ebrei, ed
avrebbe riportato in Palestina le Tribù Perdute, oggi risiedenti, come
«ebrei invisibili», in Inghilterra.

«Il governo della nazione ebraica, sotto il Signore Dio, sarà affidato a
me», scrisse. Per questo fu incriminato davanti al Consiglio Privato
della Corona e messo in manicomio. E tuttavia, il successo del suo
volume profetico fu immenso (ancor oggi iol suo nome è segnalato nel
Dictionary of National Biography); personaggi importanti furono suoi
discepoli, dal deputato Nathaniel Brasset Halhet, che fu anche un
esploratore in Oriente, fino a William Sharp, celebre incisore ed amico
di William Blake. Costui incise il ritratto di Brothers e volle scriverci
sotto: «L’Uomo che Dio ha designato».

Ma lo stesso William Blake, la cui strana pittura ed arcani poemi hanno

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suscitato tanto interesse nei contemporanei – che vi vedono un


precursore dello spirito dei Preraffaelliti, nonché del Surrealismo e del
New Age – era completamente imbevuto di queste convinzioni. E le
espresse nel suo scritto Jerusalem, che intendeva profetico, in modi che
riportiamo qui sotto:

«Gerusalemme, l’Emanazione del Gigante Albione! Fu britannico il


primo suolo della Religione Patriarcale? (...) E vero che Gerusalemme
era, ed è, l’Emanazione del Gigante Albione. E’ vero e non può essere
confutato. Noi siamo uniti, o abitanti della terra, in un’unica Religione:
la Religione di Gesù, il Vangelo più antico, eterno e per sempre. I
malvagi si trasformeranno in malvagità, i giusti in giustizia. Amen!
Huzza! Selah! (…) Tutte le nazioni iniziano e finiscono nell’antica
costa rocciosa druida di Albione. I tuoi antenati discendevano da
Abramo, Heber, Sem, e Noè che erano druidi, come i templi druidici
(che sono i pilastri patriarcali e boschetti di quercia) su tutta la Terra a
testimonianza di questo giorno. (...) L’Uomo anticamente conteneva nei
suoi potenti confini tutte le cose in Cielo e sulla Terra: hai ricevuto ciò
dai Druidi. Ma adesso i Cieli stellati sono colmi dei potenti figli di
Albione», eccetera.

Ognuno giudichi se si tratta di una mente


sconnessa o di un grande visionario. Blake
sosteneva di aver visioni – o allucinazioni – fin
dagli otto anni, quando disse di aver visto un
albero pieno di angeli che “cospargevano ogni
ramo di lustrini simili a stelle”. Un’altra volta,
sua moglie gli ricordò che lui un giorno aveva
visto il volto di Dio “proprio fuori dalla
finestra”: la visione, rammentò la donna al William Blake

marito, “Ti fece gridare all’improvviso”. Del resto, erano gli anni in cui
in Francia cresceva, non meno travolgente ed ossessivo, l’état d’ésprit
collettivo che sboccò nella Rivoluzione. Come ha scritto Sedlmayr,
«siamo nei decenni in cui molti artisti vengono posseduti da forze
demoniache. Lo scultore X. Messerschmidt, spinto da un impulso
interiore, atteggia sempre i suoi volti a una smorfia; nell’arte, spesso
gelida, di J.H. Fuessli, sono innegabili gli elementi derivanti da una
autentica allucinazione; in quell’epoca J. Flaxman ha la visione del
volto del diavolo ch’egli, non so perché, chiama ‘lo spirito della pulce’
(ghost of the flea). È come se nell’uomo si sia aperta una porta verso il
mondo degli inferi, e questo mondo minacciasse con la follia coloro che
hanno visto troppo di quanto esiste in esso». (2)

Ho controllato: non fu Flaxman, peraltro grande amico di Blake, ad


avere la visione dello «spirito della pulce», ma William Blake stesso.
Secondo il biografo vittoriano dell’artista Alexander Gilchrist, egli vide
lo spettro, «una orribile lugubre figura squamosa, picchiettata,
assolutamente spaventosa». Blake raccontò di questa apparizione e la
dipinse più volte come un rettile umano, sia in rapidi schizzi appena
dopo l’allucinazione,

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sia nel ricercato dipinto (in foglia d’oro su mogano) del 1819
conservato al Tate Museum, dove la creatura appare nell’atto di leccare
una ciotola di sangue umano con la lingua da rettile,

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E a cui appunto diede il titolo «Ghost of the Flea». Blake ebbe la


visione nel 1790, mentre a Parigi saliva il Terrore. Negli stessi tempi a
Madrid, Goya cadde colpito da una grave malattia la cui natura ci resta
ignota, dopo la quale si diede freneticamente a produrre i propri incubi:
i Disegni, i Sogni, dove l’uomo appare in balia di forze stregonesche, o
semi-addormentato sotto una nuvola di pipistrelli e gufi. È il celebre
«Sogno della Ragione genera Mostri»: un giudizio che restava,
dopotutto, cattolico. Blake diede un’accoglienza più festosa (e
disarmata) alle visioni che vennero a visitare i poeti, questi manometri
della febbre della civiltà, in quegli anni; le salutò come l’annuncio della
nuova era, in cui l’uomo avrebbe superato i limiti posti dai cinque sensi.

«Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe


all’uomo come in effetti è, infinito», scrisse. Ossia «Voi sarete come
dèi». In inglese, la frase ( If the doors of perception were cleansed...»), è
stata significativamente adottata nel mondo anglosassone .

Aldous Huxley, nel 1954, intitolò «The Doors of Perception» il libro


sulle sue esperienze di allargamento della coscienza tramite la
mescalina. Jim Morrison, nello stesso état d’esprit, ha nominato The
Doors il suo complesso.

1) Maurizio Blondet, «Tutti i Complotti», capitolo «British Israelites»,

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pag.83
2) Hans Sedlmayr, Perdita del Centro, Rusconi 1970, pagina 151.

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