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Progetto Editoriale
3S Comunicazione - Corso Buenos Aires 92 - 20214 MILANO
Tel. 02.87071950 - info@3scomunicazione.com
Progetto Grafico
Art Director: Daniela Toccaceli
toccacelidesign@gmail.com
Testi a cura di
Claudio Bacilieri con la collaborazione di Gloria Lorenzini
contenuti
ANGHIARI CASTELFRANCO DI SOPRA
14 21 Il paesaggio delle fate
Il dipinto perduto
BARBERINO VAL D’ELSA CASTELNUOVO BERARDENGA
15 Tra le rovine dell’antica Semifonte 22 Il borgo farfalla da visitare in bicicletta
BARGA CASTELNUOVO VAL DI CECINA
16 Il nido di Giovanni Pascoli 23 Il Borgo a forma di pigna
BUONCONVENTO CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
17 I colori del cotto e delle crete 24 Dolce selvatichezza
CASALE MARITTIMO CASTIGLION FIORENTINO
18 La quiete vicino al Tirreno 25 Panorami dalla torre
CASCIANA TERME LARI CERTALDO
19 Tra enogastronomia e benessere 26
Il “castel” del Boccaccio
CASOLE D’ELSA CETONA
20 Il piccolo tesoro della Val d’Elsa 27 Serena bellezza
da amare
28
CHIUSI
Il labirinto di Porsenna
47
PITIGLIANO
Sopra uno sperone di tufo
COLLODI POMARANCE
29 48 La passione del teatro
Il borgo di Pinocchio
COREGLIA ANTELMINELLI POPPI
30 49 Nel fiabesco Casentino
Figurine d’altri tempi
CUTIGLIANO PORTO ERCOLE
31 All’ombra dei castegni 50 L’approdo di Caravaggio
FOSDINOVO RADDA IN CHIANTI
32 51 Il Chianti, un paesaggio unico
Trame di Lunigiana
GIGLIO CASTELLO RADICOFANI
33 52 Una stazione sulla via Francigena
Nel flusso dell’acqua infinita
LORO CIUFFENNA RAGGIOLO
34 Tra i profumi del gaggiolo 53 Magnificamente inattuale
LUCIGNANO SAN CASCIANO DEI BAGNI
35 Battaglie di fiori 54 Le terme dei Granduchi
MASSA MARITTIMA SANTA FLORA
36 La città delle miniere 55 L’acqua in piazza
MONTALCINO SAN GIMIGNANO
37 L’uva fa belle le gambe delle ragazze 56 Un viaggio nel Medioevo
MONTECARLO SARTEANO
38 Un castello tra ulivi e vigneti 57 Tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia
MONTEFOLLONICO SCARPERIA
39 Lavatori di panni e Vin Santo 58 Dove brillano le lame
MONTEMERANO SORANO
40 Un angolo incantato di maremma 59 Tra burroni e costoni di tufo
MONTEPULCIANO SOVANA
41 I Poliziani dal vino nobile 60 Anima etrusca
MONTERIGGIONI SUVERETO
42 Il fortilizio sulla strada romea 61 Vigne spruzzate di salsedine
MONTESCUDAIO TREQUANDA
43 Sentinella sul Tirreno 62 Un castello tra Siena e Chiusi
MURLO VINCI
44 Gente etrusca 63 Il Borgo di Leonardo
PECCIOLI VOLTERRA
45 Il respiro dell’arte 64 La citta dell’alabastro
PIENZA
46 La città rinascimentale
TOSCANA
IL PIACERE DI ANDAR
PER BORGHI
S
i parla tanto di turismo soste- riscoprire se stesso a confronto con
nibile, di valorizzazione dei l’Altrove. Nell’immaginario collettivo,
territori come spinta alla ri- la Toscana è l’Altrove che turisti pro-
presa economica. Il turismo venienti, ad esempio, dalla Ruhr, dalle
funziona se abbinato alla cul- Midlands o dall’Ohio possono, con un
tura, perché i turisti più ac- minimo di sforzo, accostare a un’idea
corti oggi chiedono soprattutto di poter di bellezza che non hanno quasi mai
vivere, là dove si recano, un’esperien- sotto gli occhi, prima di toccarla con
za diversa da quella che normalmen- mano. Ma l’Altrove è spesso sconosciu-
te conducono nella quotidianità. Chi to anche agli stessi italiani: almeno a
viaggia vuole stupirsi, sorprendersi, quelli che sono stati ovunque all’estero
La pietra arenaria e il
castagno sono gli elementi
di questo borgo dalla grazia
signorile. Antica e ricercata
interiore, coscienza di una salvezza
stazione di villeggiatura possibile tra questi boschi. Villeggia-
va qui, prima ancora che all’Abetone,
Cutigliano si trova nell’alto Appennino
anche Giacomo Puccini, ospite di Villa
pistoiese, ai piedi dell’Abetone, nel Magrini. Si veniva a Cutigliano per le
comprensorio sciistico della Doganaccia. “comode passeggiate fra le ombrose
Sorge nel verde dei boschi, all’ombra dei selve de’ castagni”, scriveva nel 1887
castagni e dei faggi e tra limpide sorgive il marchese Carega per i suoi lettori
colti che furono anche i primi escur-
Piazzette e stradine lastricate conser- sionisti. Qui capitò anche un pittore,
vano il ricordo del governo dei Capi- una sera del 1570: costretto a fermar-
tani di Montagna, impresso a forza di si in paese a causa di un’abbondante
stemmi sul palazzo che li ospitava. nevicata che l’aveva colto durante il
Ai margini della macchia visse qui viaggio verso casa, si sdebitò per l’o-
nell’Ottocento una poetessa pastora, spitalità ricevuta dipingendo il qua-
Beatrice Bugelli, che voleva essere la dro appeso dietro l’altar maggiore
voce della natura. Lungo le mulattiere, nella chiesa di San Bartolomeo. I per-
dove brillano i frutti del sottobosco, si sonaggi che animano la tela sono uo-
spargeva la sua poesia. Quel che ri- mini e donne di Cutigliano realmente
mane oggi, è un paesaggio che si fa esistiti, presi a modello dall’artista, il
flusso ordinato di pensieri, catalogo veronese Bastiano Vini.
Lucignano, come
un cappello sulla cima di un
colle, possiede forma di tale
armonia e bellezza, da poter
esser preso a modello come
nella sua unitarietà e armonia, il bor-
perfetto borgo medievale go nei secoli non ha potuto impedire
quel gioco umano delle parti che fa
Guardando il paese dall’alto, l’occhio non può che sì che inevitabilmente le città si divi-
restare colpito dalle coperture chiazzate dei tetti dano tra “quartieri ricchi” e “quartie-
delle case, che disegnano cerchi lunghi e stretti, ri poveri”. Eppur oggi, non importa a
come la corazza di un carapace, costruendo una quale classe sociale si appartenga e
quale strada si percorra, in primavera
pianta ellittica ad anelli concentrici
a Lucignano migliaia di fiori riempio-
no il cielo e volano sulle nostre teste,
Addentrandosi nel centro storico, l’at- lanciati dagli abitanti dei rioni che
mosfera vivace che i negozi di prodot- sfilano per le vie del centro su carri
ti tipici conferiscono al luogo avvolge allegorici. Accompagnati da gruppi
e contagia il visitatore, che, mentre musicali e gioiosa vivacità, danno vita
giunge alla piazza centrale, si perde a una vera e propria “battaglia di fio-
tra i palazzetti rinascimentali della ri”: è la tradizionale festa di primavera
Strada dei Cavalieri. Ma Lucignano o Maggiolata, che gli abitanti del luo-
è anche vie strette e case in matto- go, ma anche i turisti, attendono con
ne di modesta fattura, perché, pur impazienza per tutto l’anno.
Il borgo su un’assolata
collina fra il bacino
dell’Arbia e la Maremma, si
trova al limite fra l’influenza situato nel centro storico all’interno
del Palazzo Vescovile. Non solo una
culturale e artistica del raccolta di reperti, ma un viaggio sto-
Senese e l’origine etrusca rico-culturale all’interno della residen-
za principesca di Poggio Civitate. Vi
si possono osservare statue di figure
A Murlo, gli influssi dell’ arte e della civiltà maschili, animali, sfingi, una gorgone,
medievale, ma anche tracce delle guerre, dei fregi che raffigurano vari momenti
tumulti, le storie di popolamenti antichi, le della primitiva vita familiare. Il bor-
tombe e i culti del popolo dei lucumoni go è minuscolo, interamente raccolto
dentro il perimetro vagamente trian-
golare delle mura del secolo XII, sul-
Si dice anzi che per il suo isolamento, le quali si è giustapposta una corti-
Murlo e i suoi abitanti abbiano eredita- na di edifici. Trovandosi fra i boschi
to e mantenuto una diretta discenden- e le valli dei dintorni, il consiglio è di
za dagli Etruschi, dimostrata anche percorrere l’affascinante sentiero che
scientificamente attraverso analisi corre sul tracciato della vecchia fer-
genetiche effettuate sugli attuali abi- rovia per “La Befa”, con diversi punti
tanti. Testimonianze delle origini etru- di sosta e la possibilità di avvicinare
sche del comune si possono ammirare i luoghi delle miniere di lignite con il
presso il locale Museo Antiquarium, villaggio operaio.
Il borgo, patrimonio
dell’Unesco, è noto al mondo
per le sue torri come la
“Manhattan del Medioevo”
A San Gimignano in un giorno lo zafferano in tutta Europa. Nel XIV
qualsiasi, magari all’imbrunire, tra le secolo seguì, però, un rapido declino,
strade di pietra che si perdono nel buio che portò nel 1351 alla sottomissio-
lasciando alle torri l’ultimo respiro di luce, ne della città a Firenze. I secoli XIV
e XV furono comunque fondamentali
non è difficile sentirsi suggestionati dal suo
dal punto di vista artistico, grazie alla
aspetto intatto due-trecentesco presenza in città di numerosi maestri,
senesi o fiorentini, chiamati soprattut-
Si entra quasi stranieri, risalendo la via to dagli ordini religiosi ad abbellire i
che ha dato sostanza alla città. Dalla propri possedimenti: San Gimignano si
porta, su per la contrada San Matteo riempie, così, delle opere di Barna da
fino al cuore, con le due piazze: la re- Siena, Bartolo di Fredi, Taddeo di Bar-
ligiosa con il Duomo e la civile, detta tolo, Benozzo Gozzoli. È singolare come
della Cisterna, con le case da nobile. La proprio il declino e la marginalità che
strada Francigena, asse dei pellegrini la città ha subito fino al XIX secolo si-
diretti a Roma, attraversava l’abita- ano state le condizioni che hanno per-
to da nord a sud. Anche per questo, il messo la straordinaria cristallizzazione
XIII secolo fu il momento di maggior del suo aspetto medievale: motivo per il
fortuna economica della città e del quale oggi San Gimignano è annovera-
suo contado, grazie al commercio del- ta tra i patrimoni dell’umanità Unesco.
Dalla ottocentesca
farmacia, cenacolo culturale
del paese, al piccolo
settecentesco Teatro degli
Arrischianti, Sarteano ci si aspetterebbe solo pace, silenzio e
forse noia. E invece no: Sarteano ri-
mostra subito il suo valore bolle di attività, ha una vivace scena
teatrale e musicale (l’Accademia degli
Vale il viaggio sin qui la splendida Arrischianti, fondata nel 1731, è stata
Annunciazione di Domenico Beccafumi rifondata trent’anni fa), attira gli arti-
nella chiesa di San Martino: realizzata nel sti e custodisce i suoi artigiani. Visitati
1546, due anni dopo il celebre pittore si i palazzi delle famiglie più antiche e
lamentava in una lettera che non gli era importanti, e il castello attorno al qua-
stata ancora pagata le sorse il borgo, si esce dal centro sto-
rico per arrampicarsi lungo il monte
Il borgo ha la fortuna di trovarsi in un Cetona, le cui pendici sono costellate
territorio bellissimo, che mette insieme da piccoli insediamenti, ruderi, fonti,
l’incontaminata Val d’Orcia, scrigno sorgenti. I toponimi ci ricordano i le-
di biodiversità, e i paesaggi magnifi- gami con la storia, con le antiche fa-
ci della Val di Chiana. Consapevoli di miglie, con l’acqua. Il fascino di questi
vivere in un luogo benedetto, nel cuo- percorsi non è dato solo dalla bellezza
re antico dell’Italia centrale, i 5mila della natura, ma anche dal loro legame
abitanti sono riusciti a costituire una antico con l’uomo: prima gli Etruschi,
trentina di associazioni, tutte cultural- e poi i pellegrini e i viandanti diretti
mente vive e indaffarate anche là dove lungo la Via Francigena.
«Città di vento e di
macigno», scrive di Volterra
Gabriele d’Annunzio; città
«dura, ferrigna, aperta al
sole e ai venti come una prescindibile una visita al suo museo
etrusco Guarnacci, tra i più ricchi d’I-
tragedia antica», la descrive talia. Il sottosuolo della città è ricco di
il critico Cesare Brandi salgemma e gesso. Il gesso è presente
in forme diverse e una di queste è l’a-
labastro, vera risorsa della città e dei
Si vede da lontano Volterra, lassù in alto, suoi artigiani. Entrando nella casa-tor-
in una parte della Toscana con pochi alberi re Minucci, oggi eco-museo dell’alaba-
e valli aperte come un libro stro, ne scopriamo ogni segreto. Rac-
colto dentro le mura, infine, il centro
Si erge sulla rupe, Volterra: con un sol storico: le belle piazze e le strade in
colpo d’occhio si ammirano le grandio- pendenza, le case-torri, uniscono la
se erosioni delle Balze, segno dram- suggestione medievale a quella remota
maticamente tangibile dell’inarresta- degli antichi fondatori, attirando da se-
bile erosione della roccia che sorregge coli scrittori, poeti e registi che, ispira-
la città. Dominava già le alture della ti dall’eccezionalità del borgo, lontano
Valdera e della val di Cecina, l’antica dagli stereotipi toscani, lo inseriscono
Velathri, capoluogo di una delle dodici nelle loro opere. La fortezza, simbolo e
lucumonie del territorio etrusco, e già strumento del potere fiorentino, svetta
nel V secolo a.C. era cinta da mura. Im- sul punto più elevato della città.