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HUMAN CENTRIC

CAPITOLO 1
Il bravo marketer scava più in profondità, interrogandosi continuamente sul perché di certi
comportamenti. In altre parole per essere dei bravi marketer non basta conoscere cosa compra il
consumatore, ma bisogna comprenderne il perché.

Quanto più si proverà ad andare in profondità per cercare di capire la persona che c’è dietro colui
che fino ad oggi abbiamo chiamato “consumatore”, tanto più si avranno degli insight che
potranno essere utili a ideare strategie di marketing in grado di creare un legame emozionalmente
coinvolgente tra le persone e i marchi.

Due tipologie di oceani: quelli rossi, contraddistinti da mercati ferocemente combattuti, e quelli
blu, intatti e completamente privi di concorrenti.
La differenza principale è che le aziende che creano un oceano blu non usano i concorrenti come
benchmark: i concorrenti non devono essere un punto di riferimento.
Invece di concentrarsi sulla concorrenza e sul come superarla, dovremmo imparare a neutralizzarla
offrendo ai nostri clienti o potenziali acquirenti un significativo aumento di valore.
Le persone comprano per motivi emozionali e poi tendono a giustificare le loro decisioni
d’acquisto razionalmente.
La scienza dello human centric marketing si occupa proprio di questo: capire in profondità il
consumatore e il “perché” di alcuni comportamenti e, conseguentemente, creare strategie di
branding che siano in grado di instaurare un legame emozionale, forte e duraturo con il marchio.

CAPITOLO 2
Le regole del marketing sono cambiate.
1. Non importa solo in quanti siano a conoscere il brand (qualità piuttosto che quantità), ci sono
brand che sono Top of Mind: quelli che ci vengono immediatamente in mente quando si pensa
a un settore specifico, ma che comunque hanno difficoltà ad avere successo. Quello che conta
realmente non è che i consumatori conoscano il nostro brand, ma che con esso riescano a
instaurare un legame emozionalmente coinvolgente.
2. Non preoccupatevi troppo dei concorrenti. Focalizzarsi troppo su quello che fanno i nostri
competitor può essere una distrazione dal capire cosa sia veramente importante per il
consumatore. Dobbiamo concentrarci invece sul capire quali siano le necessità associate al
prodotto/servizio che offriamo e quali i valori emozionali connessi alla personalità e allo stile di
vita dei potenziali clienti
3. Iniziate dagli obiettivi e non dal budget. Non si può pensare di attuare una strategia di
marketing partendo dal budget, ma bisogna partire dagli obiettivi che si intendono
raggiungere. Pianificare una strategia di marketing non è molto diverso dal pianificare un road
trip. Prima di tutto bisogna decidere la destinazione finale, poi si stabilisce quali strade
percorrere e quante fermate fare e, infine, si pianifica quante volte e dove fare rifornimento. Il
budget può aiutarci nel delineare le azioni di implementazione della nostra strategia di
marketing ma non a definirla.

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4. Coinvolgi i consumatori con una comunicazione integrata. Bisognerebbe creare una
comunicazione a 360 gradi volta a coinvolgere il consumatore lungo tutto il suo processo
d’acquisto

Il processo d’acquisto dei clienti sta diventando più “sociale” rispetto a prima: i clienti prestano
maggiore attenzione alla propria cerchia sociale, sia online che offline.
Marketing = strategia per creare una relazione profonda e duratura con i consumatori e il loro
ambiente.
Implica l’uso di un linguaggio più universale, in grado di trasferire il messaggio desiderato
attraverso immagini, suoni, colori.

Diventare leader di un certo settore è difficile, ma rimanerlo è probabilmente ancora più difficile.

CAPITOLO 3
Un insight è la vera rivelazione che coglie gli aspetti più significativi riguardanti le scelte del
consumatore.
Solo se si cerca di focalizzare le caratteristiche peculiari umane e psicologiche dei consumatori,
sarà possibile trovare degli insights che ci permetteranno di sviluppare un brand che riesca a
sintonizzarci in modo significativo con loro.

I big data permettono di creare diversi profili di consumatori, partendo da 4 fattori fondamentali.
1. Il loro lifestyle
2. Le tipologie di prodotti e marche preferite. Identità e consumo sono strettamente correlati:
quello che compriamo, consumiamo o indossiamo ci definisce.
3. I luoghi dove comprano
4. Come utilizzano i media

segmentazione human centric


Primo step: dividere la popolazione in tre lifestage:
— earliers: giovani adulti +18 finche non hanno figli
— parents: coloro che hanno figli, finché l’ultimo non ha compiuto 18 anni o smette di abitare li
— empty nesters: da quando l’ultimo figlio lascia casa fino ai settant’anni

Secondo step: raggruppare, per ogni lifestage, coloro che hanno risposto in maniera simile. Il
risultato sono 22 tipologie che vengono considerate “tipologie di persone diverse”
Una persona può essere orientata più al divertimento (enjoyment)
piuttosto che al controllo (control); può essere interessata al potere
individuale (power) piuttosto che al senso di appartenenza
(belonging); più spinta dalla voglia di vivere (vitality) invece che al
bisogno di sicurezza (security); può dare più importanza alla
convivialità (conviviality) piuttosto che alla ricerca del
riconoscimento sociale (recognition).

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I segmenti che ricadono nella parte alta hanno uno stile di vita moderno e dinamico; al contrario, i
segmenti che si trovano nella parte bassa mostrano uno stile di vita moderato e tradizionale.
Quanto più rientrano nel lato sinistro della mappa, tanto più saranno focalizzati su loro stessi;
quanto più ricadranno sul lato destro, tanto più le relazioni con gli altri saranno la loro priorità.

earliers
Livello istruzione sopra la media.
Curiosi e appassionati di prodotti come libri,
documentari, musei.
INTELLECTUAL ALTERNATIVES Preferiscono passare notti tranquille al bar con
veri amici piuttosto che andare nei club.
Seguono la politica

Livello istruzione sopra la media.


Vivono ogni momento con estrema passione,
sono informatissime sui posti più trendy e cool.
È importante essere in forma e sentirsi bene
BUTTERFLIES con loro stesse .
Sono curiose, amano viaggiare ed essere
informate, sono sempre connesse sulle
piattaforme social

Provengono da realtà familiari benestanti.


STATUS ACHIEVERS Frequentano locali esclusivi e amano comprare
beni di lusso per distinguersi dai coetanei

Livello di istruzione nella media.


HIPSTER Amano distinguersi dalla massa.
Preferiscono uno stile vintage

Livello istruzione nella media.


Hanno i piedi per terra, sono pragmatici e
AUTHENTICS realistici.
Per loro è importante rimanere fedeli a se stessi
ed essere veri.

parents
Istruzione sopra la media.
Rappresentano coloro che non vogliono
rinunciare a niente di ciò che la vita ha da offrire:
BALANCERS carriera, famiglia, hobby, amici … cercando di
tenere tutto in costante equilibrio.
La loro giornata è sempre molto intensa e
vissuta al massimo.
Ogni volta che che tornano a casa da lavoro o
partono per un viaggio tornano a casa con dei
regali perchè si sentono in colpa.

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Livello istruzione sopra la media.
Persone orientate alla carriera ed estremamente
di successo.
FULFILLERS Al contrario dei balancers non si sentono in
colpa perché lavorano troppo.

Istruzione nella media.


Hanno come priorità i figli, al lavoro sono
CONSCIOUS GUIDES impeccabili ma il tempo extra lo dedicano alla
famiglia.
Cercano di stare al passo con i tempi

empty nesters
Istruzione sopra la media.
Sono pronti a dedicarsi a tutto quello che nono
DOLCE VITA hanno potuto fare in passato, si possono
godere a pieno la vita.
La loro tendenza è quella di viziare i nipoti.

Vogliono mantenere la propria indipendenza e


INDEPENDENTS non doversi appoggiare sui propri cari

Sono old style. Solitamente sono proprietari di


KINGS OF THEIR CASTLE attività commerciali che hanno difficoltà ad
abbandonare per lasciarle ai loro figli.

Sono i clienti immaginari ma allo stesso tempo molto realistici. Queste personas aiuteranno a
vestire i panni del pubblico. Permettono di definire e capire il target e aiutano non solo a
individuarne le esigenze, ma anche ad anticiparle.

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Le personas sono dei veri e propri identikit di clienti potenziali, che evidenziano i bisogni, i
comportamenti, gli interessi e le aspirazioni.
Analisi personas: self image (chi sono e quali sono le caratteristiche che li descrivono meglio);
consumption (cosa consumano e comprano); lifestyle & passion (quali tipologie di posti
frequentano e le loro priorità) e tension points (cosa li preoccupa).

Uno degli errori più comuni è quello di creare una comunicazione che possa essere adatta a tutti,
senza focalizzarsi su un target preciso.
L’obiettivo del targeting è quello di scegliere tra i diversi segmenti trovati precedentemente e
individuare su quale incentrare la comunicazione.

L’obiettivo di una strategia di targeting, nella metodologia human-centric è di trovare il target più
aspirazionale per un determinato brand, in modo da creare una comunicazione ad hoc che sia
emozionalmente coinvolgente, non solo per il target ma anche per quelli che aspirano ad essere
come loro.

L’aspirational portrait è il segmento che si decide di ritrarre nella comunicazione perché è il più
aspirazionale in quella categoria di prodotto.

Ma come fare dunque a capire tra i vari segmenti chi è il leader e chi sono i follower?
Tre sono gli step fondamentali:
1. Analizzare gli obiettivi di business e capire quale segmento riesca ad aiutare a raggiungerli
2. Trovare il segmento più aspirazionale
a. il segmento dovrà avere esperienza del settore in cui opera il brand
b. il segmento dovrà avere la capacità di influenzare altre persone
c. il segmento dovrà utilizzare i media in maniera attiva nel condividere informazioni
3. Analizzare quali altri segmenti lo seguirebbero

Una volta individuati gli aspirational portrait dobbiamo andare in profondità e capire i loro valori e
i loro punti di tensione per creare una strategia di posizionamento del marchio.

CAPITOLO 4
Dopo aver parlato di segmentazione e di targeting, il prossimo step è quello di creare una
strategia di posizionamento del brand.
La parola “posizionamento” fa riferimento alla “mente dei consumatori”.
Questo significa fare in modo che il brand venga immediatamente associato ad alcune funzioni,
caratteristiche ed emozioni ben precise.

Tre ingredienti per creare una strategia di successo:


1. Avere il coraggio di sacrificare (focalizzandosi solo su un punto)
2. Essere persistenti
3. Avere chiaro in mente il proprio target

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La motivational hierarchy descrive i tre livelli che portano ogni consumatore a prendere le sue
decisioni d’acquisto e visivamente ha la forma di una piramide.
• Primo livello: cost of entry benefits - non analizzerò tutte le venti opzioni ma avrò dei parametri

in mente che mi aiuteranno a fare uno screening


• Secondo livello: differentiation benefits - 2/3 diversi prodotti che inizierò ad analizzare

• Terzo livello: crucial emotional experience - il momento di scegliere, e la mia scelta sarà

puramente dettata dalle emozioni che il brand sarà in grado di trasmettermi

La piramide oltre ad essere divisa su tre livelli, è anche strutturata su tre pilastri che rappresentano
le fondamenta sulla quale viene retta la cruciale emoziona experience.
I tre pilastri rappresentano i tre benefici principali del brand sui quali verranno incentrate le diverse
campagne di marketing.

1. Fanno si che la comunicazione si possa sempre rinnovare ma mantenendo costante la cruciale


emoziona experience.
2. Rendono il brand difendibile dai competitor e non facile da copiare

I punti di tensione sono le paure inconsapevoli dell’aspirahional portrait che, in maniera diretta o
indiretta, il brand può contribuire a fronteggiare.

Dobbiamo pensare all’importanza di non vendere più un prodotto, ma un’esperienza emozionale


per il nostro cliente. Facendo così:
- è permesso fare degli errori
- i clienti diventeranno ambasciatori del brand (l’amore per un brand non è possessivi, anzi è
contagioso. Si cerca di coinvolgere gli altri per farli diventare parte della tribù
- puoi smetterla di preoccuparti dei concorrenti

CAPITOLO 5
Una pubblicità di successo è quella che riesce a stimolare l’intenzione d’acquisto e
conseguentemente, aumenta le vendite.
Capire il target è il primo step, e la motivational hierarchy è uno strumento molto esaustivo che
descrive in pieno gli elementi del brand.

Il secondo esercizio è interessante per generare idee creative e si chiama “What the brand is &
What the brand it is not”.
Ogni valore che noi decidiamo di comunicare ha infatti quasi sempre una sua shadow, ovvero un
suo lato negativo.
Gli archetipi enfatizzano una particolare caratteristica di una persona e possono aiutarci a
descrivere la personalità del brand e di conseguenza il tone of voice da utilizzare nelle campagne
pubblicitarie.

Dobbiamo porci quattro domande fondamentali:


1. Il messaggio è rilevante per il target? molto spesso infatti si ricorre a fare dei consumer test
2. Il messaggio è in linea con i valori del brand ed è in grado di mantenere le sue promesse?
3. Il messaggio è difendibile dalla concorrenza? (la risposta deve essere si)
4. Ci fa un pò paura?
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Se la risposta a tutte le domande è si significa che l’idea creativa ha potenzialità per avere
successo e quindi può passare alla terza fase.

Ogni volta che si ha il dubbio se una determinata pubblicità possa essere rilevante o meno per il
target, la cosa più intelligente da fare è chiederglielo!
Ci sono tante tipologie di test, e in fase di pre-produzione è possibile fare dei test sia quantitativi
che qualitativi a diversi livelli.

Il primo livello è quello di testare l’idea creativa, in questo caso viene chiesto al target un
feedback.
In un secondo momento invece si può testare allo stesso modo lo storyboard.
In fase di post-produzione, invece, sono numerosi gli esempi di tracking study.

Tuttavia la metodologia human centric aiuta davvero a focalizzare i propri sforzi creativi
focalizzandosi su tre aspetti fondamentali:
1. Capire i punti di tensione più importanti del target collegati ai suoi bisogni e creare un
messaggio rivolto a risolvere questi punti di tensione nella maniera più efficiente
2. Bilanciare i benefici funzionali e quelli emozionali
Un brand non potrà mai avere una connotazione emozionale se allo stesso tempo non
comunicherà delle funzionalità chiave del prodotto e del brand
3. Non bisogna mai dimenticarsi che l’obiettivo è aumentare le vendite

Le emozioni costituiscono un aspetto fondamentale della vita dell’uomo.


L’essere umano si nutre continuamente di emozioni, e le emozioni ci fanno anche avvertire che
abitiamo il nostro corpo.
Riuscire a comunicare evocando emozioni negli altri ha tre conseguenze:
• una comunicazione che suscita emozioni aumenta il livello di attenzione sul messaggio veicolato

• la comunicazione che emoziona si ricorda più facilmente

• le emozioni che proviamo guardando una pubblicità possono cambiare la percezione della realtà

Creare una comunicazione emozionale significa riuscire a riservarsi un piccolo spazio


nell’immaginario emotivo dell’individuo facendo leva sui punti di tensione.

Errori più tipici nel mondo dell’advertising:


1. non essere rilevante per il tuo target; conoscerlo e capirlo è essenziale
2. non mantenere le proprie promesse; spesso le aspettative e la realtà non coincidono
3. dimenticarsi di come la pubblicità interagisce con l’ambiente che la circonda
4. sviluppare un messaggio poco chiaro; il messaggio deve essere chiaro, preciso e conciso, non
deve mai lasciare spazio ai fraintendimenti
5. trattare i consumatori come se fossero stupidi
6. dimenticarsi delle differenze culturali

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CAPITOLO 6
La digital transformation ha avuto quindi un impatto molto importante nel mondo dell’advertising,
favorendo l’interazione tra le persone e rendendo il WOM (word of mouth) ancora più efficace.
Le caratteristiche di una comunicazione unconventional possono essere riassunte con:
- efficienza, raggiungere un gran numero di persone ma con spese contenute di budget
- condivisibilità, incentivando le persone a condividere
- emozionalmente impattante
- immediatezza

GUERRILLA MARKETING = usare tattiche non convenzionali rispetto a quelle pratiche normalmente
all’epoca per fare marketing, anche con piccoli budget a disposizione. Utilizza metodi di
comunicazione low-cost volti ad avere il massimo impatto utilizzando a suo vantaggio l’ambiente
che ci circonda.
• low-cost

• aumenta l’equity (il valore) del brand

• sorprende

• drastica e coraggiosa

• integrata con gli altri social media

• one shot

• deve emozionare

L’obiettivo di tale strategia (TRIBAL MARKETING) è creare una comunità attorno al marchio: una
community che condivide la stessa passione, valori, opinioni, stile di vita, bisogni e idoli che sono
tutti interconnessi con il marchio.

Il REAL TIME MARKETING è un metodo di comunicazione che si basa sul tempismo. Le aziende
riconoscono e sfruttano gli eventi in tempo reale per creare comunicazioni memorabili.

CAPITOLO 7
La prima forma di comunicazione è proprio lo store, infatti il first moment of truth è il momento in
cui il consumatore deciderà se acquistare o meno il prodotto.
Nello shopping emergono le aspettative ludico/edonistiche che caratterizzano il processo
d’acquisto. Non è più l’appropriarsi di un prodotto a mantenere la relazione di consumo, ma
l’accedere a un’esperienza.

Una teoria interessante è quella del suddividere l’esperienza in cinque differenti tipologie che
vengono chiamate SEM (strategic experiential module)
Le cinque tipologie sono: sense, feel, think, act e relate.
Sense è il primo modulo e costruisce esperienze sensoriali utilizzando il gusto, l’olfatto, il tatto,
l’udito e la vista. Il suo obiettivo è quello di ottenere un impatto sensoriale sui clienti.

Feel, ha invece l’obiettivo di creare esperienze affettive collegate alla marca, saper suscitare
emozioni, sentimenti e stati d’animo.

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Think, ha l’obiettivo di creare stimoli ed esperienze per la mente.

Act si basa sul coinvolgimento fisico, sul creare un’interazione con i clienti.

Relate infine ingloba al suo interno tutti i moduli precedenti, e in questo modulo l’esperienza è in
grado di mettere l’individui in relazione con il sé ideale, con gli altri individui e con le altre culture.

LA STORE EXPERIENCE NEL MONDO DELLA RISTORAZIONE:

Handicraft (gourmet) esperienza alimentare di alta qualità.


Il gourmet sembra essere il nuovo modo di essere appealing per quelle tipologie di persone che
sono alla ricerca dei sapori tradizionali di un tempo, ma che li vogliono rivisitare con un occhio e un
palato più moderno e in linea con il loro stile di vita.

Healthy green: utilizzo di prodotti biologici e materiali eco-compatibili.


È diventato un vero e proprio stile di vita dal quale sono derivate ulteriori tendenze dalla cucina
vegetariana a quella vegana o a quella a chilometro zero.
Il feeling quando si va a mangiare in questi luoghi, deve essere quello di assaporare prodotti farm
freshed, che provengano dal’orticello di fianco senza l’utilizzo di additivi e conservanti.

Exotic: necessità delle persone di provare gusti diversi.


A far viaggiare per il mondo non deve essere solo il palato ma tutto ciò che ci circonda mentre si è
seduti al tavolo, dalle decorazioni, allo staff, alla musica fino agli odori.

Instagrammabile: l’obiettivo è quello di creare una customer experience incentrata sulla


condivisione online.
- location
- piatti (esteticità)
- gadget

HO.RE.CA
Costruire un’esperienza significa però anche creare le giuste partnership, scegliere attentamente i
brand e i prodotti che si intendono vendere nel proprio punto vendita.
Fino a qualche tempo fa esistevano solo due tipi di approcci:
- efficient driven: le aziende orientate ai costi provano a produrre un set di materiali dei punti
vendita uguali da destinare ai diversi canali (bar, discoteche, pub…)
- effective driven: alcune aziende differenziano il loro materiale dei punti vendita partendo dalle
occasioni di consumo di ogni canale (luoghi notturni, all’aperto…)

Segmentare il canale Ho.Re.Ca. grazie all’ausilio degli human segments permetterebbe di creare
un’esperienza di consumo più coinvolgente per ogni punto vendita tanto da far percepire al
proprietario che il materiale sia stato creato su misura per la sua attività.

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CAPITOLO 8
Il modo in cui navighiamo su internet e sui social media fornisce molte informazioni su chi siamo
come individui.
I social documentano la nostra vita e rendono pubblici i nostri interessi, i nostri valori e il nostro
stile di vita.
La grandezza del digital marketing consiste in due aspetti chiave: è più economico ed efficiente
rispetto alle altre forme di advertising.

Per creare una strategia di marketing digitale che possa avere successo dobbiamo tenere in
considerazione due aspetti fondamentali:
• il context: scegliere il contesto in cui le aziende vogliono veicolare i messaggi digitali

• il content: il messaggio effettivo che vogliamo trasmettere

Il DIGITAL HARVESTING MODEL è un modello che fornisce agli addetti ai lavori un framework molto
intuitivo per sfruttare i canali digitali in modo efficace, e per stabilire e mantenere una narrazione
del marchio coinvolgente.
Il modello viene suddiviso in quattro momenti fondamentali è molto dinamico e può aiutare
qualsiasi marchio a prescindere dal settore in cui opera.
I quattro momenti seguono il decision process del cliente e sono denominati seguendo il
paragone con i metodi di raccolta nel settore agricolo.

Fase 1: Seed: piantare per creare traffico e consapevolezza nel marchio


Fase 2: Grow: convertire. Far crescere la relazione, in questa fase l’obiettivo è far provare in
qualche modo il prodotto. Ad esempio la pratica dei primi tre mesi gratis come spotify
Fase 3: Cultivate: nutrire. Dobbiamo cercare di coltivare la relazione in modo da farlo diventare un
consumatore abituale e pagante. Fidelizzare un cliente è diventato ancora più importante che
trovarne uno nuovo. La prima fra tutte è l’email marketing.
Fase 4: Germinate: attivare, ossia il cliente deve promuovere il marchio/prodotto per me

Al giorno d’oggi le persone si fidano più del parere di qualcuno che ritengono un esperto del
settore, come un blogger o influencer, piuttosto che di un’azienda che cerca di esaltare il proprio
brand con la pubblicità più classica.

CAPITOLO 9
UMBRELLA BRAND = avere lo stesso DNA significa avere lo stesso posizionamento, offrire la stessa
esperienza emozionale e differire unicamente per delle caratteristiche funzionali.
Questa strategia significa avere un brand (umbrella) e un portafoglio di prodotti (e non di brand).
Significa limitare gli sforzi di marketing, invece di investire in varie campagne per i diversi prodotti,
una società può mettere a fuoco tutta la sua energia e risorse nella promozione di un unico
marchio.
Questo tipo di organizzazione permette di risparmiare energie e risorse. Inoltre, poiché tutti i
prodotti del portafoglio sono interdipendenti gli uni dagli altri, il successo di un prodotto fornisce
una spinta ad altri prodotti.

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FAMILY BRAND = mentre con una strategia umbrella si hanno diverse tipologie di prodotti all’interno
del portafoglio, nel caso di un approccio family esisterà un mother brand che rappresenterà il
capofamiglia, e all’interno del portafoglio saranno presenti diversi sub-brand che avranno una loro
personalità e una loro identità.
Prende il nome di family branding perché così come in una famiglia ogni figlio ha dei tratti
caratteriali e fisici molto simili al proprio papà o alla propria mamma, ma ha una sua personalità e
una sua identità, lo stesso vale per un portafoglio di brand di tipo family.

Tra i pro di una strategia family branding c’è di sicuro l’opportunità di riuscire a differenziare il
proprio portafoglio con diversi sub-brand che possono essere appealing per diverse tipologie di
persone; allo stesso tempo, la connessione tra loro è comunque molto forte e quindi un’azione di
marketing mirata su un singolo sub-brand indirettamente potrà avere un effetto anche sugli altri.

ENDORSER BRAND = quando il ruolo principale di un marchio aziendale è quello di approvare


l’inclusione di altri marchi all’interno del portafoglio.
Il compito del corporate brand in questo scenario è di aiutare ad aggiungere valore e credibilità ai
marchi all’interno del portafoglio, grazie alla sua forza nel settore e alla lunga storia di fiducia e
affidabilità con i consumatori.

Differenziare il proprio rischio puntando su un brand molto diversi tra di loro e allo stesso tempo
creare un corporate brand che punti più al coinvolgimento emozionale che a quello funzionale.

STAND ALONE, che in inglese significa “indipendente” è una strategia che prevede che non ci sia
alcun legame tra i brand del portafoglio.
Quanto più vicino è il DNA del secondo brand, tanto più converrà utilizzare un approccio di tipo
umbrella o family, tanto più sono distanti tanto più converrà utilizzare una strategia di endorsement
o di stand alone.

CAPITOLO 10
Per acquisire notorietà e fiducia, bisogna essere coerenti con quello che si offre e si comunica.
Mentre prima la comunicazione era unilaterale, non vi era interazione: il brand parlava tramite la
sua pubblicità in televisione, sui magazine etc, oggi invece grazie alle pagine Facebook, instagram
e twitter i brand diventano degli interlocutori dando la possibilità al consumatore di poter
esprimersi e di poter interagire con loro.

Ogni azione di marketing dovrebbe essere incentrata a costruire un’esperienza emozionale per il
consumatore.
Nel marketing è importante mettersi nei panni del concorrente e simulare potenziali attacchi al tuo
brand.
Questo ti permetterà di comprendere a fondo i concorrenti e leggere le loro carte per anticipare le
loro mosse e di conseguenza portare a casa il piatto.

È importante utilizzare parole semplici per parlare di argomenti più complessi.


Il bravo marketer è dunque quello che sa non complicare le cose ma le semplifica.

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Rinnovarsi non vuol dire cambiare, ma evolvere insieme alla società senza però tradire la propria
identità.
È per questo che ogni iniziativa di marketing deve far parte di un piano ben preciso a lungo
termine. Ogni campagna di marketing deve essere connessa a un’altra, come se ci fosse un fil
rouge volto a raccontare un’esperienza unica del brand.

L’obiettivo di una strategia di branding è quello di risolvere i punti di tensione e le paure con un
giusto messaggio al momento giusto.

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