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COMMENTO voi ch’ascoltate in ime sparse il suono

Con"voi ch'ascoltate" il poeta si riferisce ai lettori che come lui, soffrono le pene dell’amore e spera
di trovare in loro perdono e comprensione.A causa di questo sentimento, che egli stesso definisce
"primo errore giovanile" nel terzo verso non ha soltanto commesso un errore morale, allontanandosi
da Dio, ma anche un errore letterario, visto che ha fatto produrre dei componimenti slegati fra loro
(Rime sparse) che esprimono sentimenti avversi, frutto di differenti stati d’animo. Nella giovinezza il
poeta era ben diverso dall’uomo che è oggi infatti nel sonetto si può ben notare il contrasto tra l’”io
passato” e l’”io presente” del poeta stesso.Il primo è descritto come un uomo ingenuo, coinvolto in
un amore giovanile, il secondo invece è presentato come un uomo maturo che cerca perdono per i
suoi sbagli di gioventù. Parlando di questo errore giovanile il poeta si riferisce proprio a quel suo
amore per Laura, amore che lui riteneva impuro e che dovese essere represso, lui nonostante ciò
sentiva di non aver il coraggio; ed è proprio per
questo che soffriva molto. Nella seconda quartina del sonetto il poeta esprime la sua
speranza ovvero che qualche lettore leggendo la sua poesia lo possa capire poichè ha provato la sua
stessa pena amorosa. Nella prima terzina il poeta dice di essere stato deriso da tutte le persone che
lo conoscevano per la sua sofferenza amorosa, e che si vergognava di questo avendo capito che il suo
è stato un grave errore.
Lui dice che “il suo vaneggiar” e cioè lo scrivere in maniera così apparentemente insensata,
trova causa nel sapere che ciò che piace ai mortali è solo una cosa di breve durata
“che quanto piace al mondo è breve sogno”. Quindi in questo caso l'amore non è visto più come è
fonte di beatitudine, ma un errore che non porterà allegria, ma solo tristezza, infatti l'amore che
prova per Laura è una contraddizione perchè per lui è sia amica che nemica, poichè sa bene che
questo amore è peccato perché distoglie il suo pensiero da Dio per cui quando morirà ne soffrirà, ma
la sua morte verrà accolta quasi come una liberazione.

COMMENTO era il giorno ch’al sol si scoloraro


In questo sonetto, composto dopo la morte di Laura causata dalla peste del 1348, il poeta ci descrive il
suo primo incontro con la ragazza, avvenuto il venerdì Santo del 1327, mentre si stava recando in una
chiesa di Avignone. C’è qui il contrasto tra il dolore dell’intero mondo cristiano per la morte di Cristo, e
l’improvvisa apparizione di Laura che anticipa l’innamoramento per la donna.
Un contrasto che riflette inesorabilmente quello interiore del poeta, perché combattuto tra uno stato
d’animo di passione per la morte del suo Salvatore e un forte sentimento d’amore che improvvisamente
lo colpisce lasciandolo inerme.
Tutto nel giorno del pianto per la morte del Redentore poteva accadere, eccetto che innamorarsi di una
donna, ma lo sguardo di Laura e la sua bellezza devastano il cuore di Petrarca, che non riesce in alcun
modo a difendersi. 
Ecco ora un interessante confronto tra due delle donne più famose della nostra letteratura: Laura e
Beatrice. 
Beatrice non è mai veramente descritta nei suoi tratti fisici da Dante, tant’è che scriverà di lei:
come cosa grave inanimata; è invece famosa soprattutto per la sua bellezza Laura, dai lineamenti vivi e
dai colori solari. 
Allo stesso modo Beatrice, così come la donna-angelo, non mostra segni d’invecchiamento perché fissa
in una dimensione atemporale, mentre Laura è sottoposta al fluire del tempo: e 'l vago lume oltra
misura ardea/ di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi. 

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