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Storia del Design


prof.ssa Patti

Il Rapporto tra Uomini e Oggetti


1. Dall’antichità all’ Art Decò: variabilità artigianale
2. 1851-1960: la meccanica e l’epoca d’oro dell’oggetto
3. XII secolo: la rivoluzione degli oggetti

La storia del design, se considerato come progettazione adatta alla riproduzione industriale, inizia ufficialmente con il
secondo dei punti elencati, ovvero nel 1851 con l’Esposizione Universale. Si può tuttavia ritrovare una sorta di “pre-
design” nell’antichità, con la nascita vera e propria degli oggetti, poi migliorati fino ad arrivare alla produzione di
oggetti industriali.
Dal 1851 gli oggetti di, così detto, design hanno iniziato a riempire le case delle persone comuni.
Il design oggi deve adattarsi ai gusti di un periodo, invece il design che ha fatto la storia di questa disciplina andava
oltre ciò.

Un’esempio si può ritrovare nella sedia “Panton Chair” di Verner Panton, essa è pesante, formata da un’unica sacca

ripiena di sabbia.
Her, la rivisitazione di Fabio Novembre marca il lato comunicativo della sedia, ironico, rendendo però essa una sedia
più “difficile”. Egli ha messo un’idea su una forma già perfetta, quella della Panton.

“Il futuro è essenzialmente una questione di design, ossia della forma delle cose belle. Ai designer, creatori di bellezza,
sarà riconosciuto un ruolo fondamentale nella società futura”
V. Flusser

Con questa citazione Flusser dà una sua definizione di design, in cui la bellezza appare fondamentale, bellezza intesa
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“Il futuro è essenzialmente una questione di design, ossia della forma delle cose belle. Ai designer, creatori di bellezza,
sarà riconosciuto un ruolo fondamentale nella società futura”
V. Flusser

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Con questa citazione Flusser dà una sua definizione di design, in cui la bellezza appare fondamentale, bellezza intesa
come emozione, non ragionamento, non oggettività, ma neanche piacere.
Un’altra definizione di design ci viene data dal ICSID (International Council of Societies of Industrial Design) nel
1960:

“Il design è un’attività creativa il cui fine è determinare le qualità formali degli oggetti prodotti industrialmente”
Maldonado

La definizione è assolutamente giusta per quel tempo, in cui avveniva il passaggio tra artigianato e industria e questo
passaggio era appunto operato dai designer. Come accade ad esempio con le sedie, inizialmente prettamente
artigianali, con Thonet e la sedia nr. 14, rende le sedie smontabili ed impilabili, e, dunque, facilmente esportabili in
tutto il mondo.

Nel 2009 la definizione ICSID di design è invece:

“Il design è un’attività creativa il cui scopo è quello di stabilire le qualità formali degli oggetti, dei processi, dei servizi
e il loro sistema in tutto il ciclo di vita. Per tanto il design è il fattore centrale dell’umanizzazione delle tecnologie
innovative e il fattore cruciale di scambio”

Con attività creativa questa definizione sottolinea il ruolo del designer come progettista, piuttosto che come
inventore, infatti la parola design significa progetto, ovvero qualcosa che viene da un’idea creativa a seguito di un
input reale, per questo motivo “disegno industriale” non è l’esatta traduzione di industrial design. L’epoca d’oro e di
nascita del design è infatti l’800 con la riprogettazione di molti oggetti.

De Fusco ne da una definizione schematica fondata su 5 punti fondamentali:

CONSUMO PROGETTO VENDITA PRODUZIONE GUSTO x


FUNZIONE

Sebbene egli tralasci il gusto, o estetica, intesa come disciplina della conoscenza sensibile, dà alla funzione la
definizione di partecipazione estetica tra soggetti ed oggetti che porta ad una conoscenza.

“Regola d’oro: non tenere in casa propria nulla che non si ritenga utile o si consideri bello”

W. Morris, The Beauty Of Life 1880

Principi del Design


1. Logica delle Macchine: le macchine devono essere utilizzate tendendo al massimo delle loro potenzialità.

2. Indole dei Materiali: insieme delle caratteristiche e delle inclinazioni che concorrono a formare il carattere
individuale di un materiale, non perciò le sue caratteristiche fisiche, chimiche o meccanico-tecnologiche, bensì il
colore e la sensazione che dà un certo materiale. (Es.: il legno dà un senso di calore, il vetro di pulizia ed igiene).

3. Consuetudini Formali: esprimersi secondo le consuetudini e le convenzioni formali del proprio tempo, con
propensione alla modernità.

4. Dimensione Etica e Sociale: esprimersi rispettando i codici etici e le responsabilità sociali della propria epoca.
(Es.: lo smaltimento dell’oggetto in rispetto dell’ambiente).

Il quinto principio è, infine, la bellezza.

Un’oggetto di design si valuta anche sulla durata nel tempo, ovvero su quanto viene ricordato. Esso non è necessario
che sia prodotto industrialmente, ciò che conta è la progettazione, come ad esempio quella del Crystal Palace, il

primo vero e proprio oggetto di design, la serra progettata per l’Esposizione Universale a Londra nel 1851, che poteva
3. Consuetudini Formali: esprimersi secondo le consuetudini e le convenzioni formali del proprio tempo, con

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propensione alla modernità.

4. Dimensione Etica e Sociale: esprimersi rispettando i codici etici e le responsabilità sociali della propria epoca.
(Es.: lo smaltimento dell’oggetto in rispetto dell’ambiente).

Il quinto principio è, infine, la bellezza.

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Un’oggetto di design si valuta anche sulla durata nel tempo, ovvero su quanto viene ricordato. Esso non è necessario

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che sia prodotto industrialmente, ciò che conta è la progettazione, come ad esempio quella del Crystal Palace, il

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primo vero e proprio oggetto di design, la serra progettata per l’Esposizione Universale a Londra nel 1851, che poteva
essere montata e smontata e dunque spostata, essa contiene un pensiero progettuale tipico di un designer. Un altro
esempio è ciò che fece Salvatore Ferragamo, artigiano, non designer vero e proprio, introducendo le suole di sughero
per le scarpe, non essendovi all’epoca del fascismo nessun materiale adatto, essendo vietate le importazioni col
fascismo in Italia, oppure introducendo i numeri delle scarpe da donna, la pianta larga e la pianta stretta, aprendo così
le strade alla produzione industriale. Un’esempio di oggetto di “pre-design” è l’anfora romana, essa era fatta in modo
da poter essere impilata con altre anfore.

Crystal Palace, 1851


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La Serie
a. Omogenea (es.: La Ford T, la prima vettura prodotta industrialmente in un’unico stabile, in breve tempo ad
opera di Henry Ford.) E’ una serie composta da prodotti tutti identici
b. Variata viene detta una serie che contiene nella propria linea piccole variazioni sul tema, esse possono essere di
colore, materiale, trama,ecc…
c. Fuoriserie è la produzione del prodotto zero, spesso fatto a mano.
d. Piccola Serie se è formata da un numero ristretto di prodotti.

Periodo Radical
anni ’70

E’ un periodo in cui il design si pone radicalmente contro la tradizione. I colori principali diventano l’arancione, il
marrone ed il verde scuro.
Un’esempio è la poltrona Sacco di Zanotta (Gatti, Paolini, Teodoro 1968)

Essa si distacca dall’idea tradizionale di poltrona, che deve sostenere o contenere, è sì in grado di contenere, ma non
ne da l’idea. Ha molte funzionalità, può essere usata come poltrona, come cuscino, come pouf o anche solo come
oggetto d’arredo. E’ da considerarsi come oggetto di design poiché ancora oggi mantiene le sue funzionalità e la sua
modernità, infatti posta in un qualsiasi ambiente di una casa attuale risulta inusuale, eccentrica, a causa del suo colore
e della sua forma, che risulterebbero più adeguati ad altri ambienti, quali una tenda in un deserto.

“Il designer non deve porsi il problema dell’invenzione di un nuovo meccanismo”


A. Roselli

Esistono anche designer inventori, come ad esempio Iacchetti e Ragni, inventori del Moscardino (2001), posata sia
cucchiaio che forchetta usa e getta, utile per aperitivi, apricene,ecc… che deve il suo nome al mollusco di cui ricorda la
“Il designer non deve porsi il problema dell’invenzione di un nuovo meccanismo”

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A. Roselli

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Esistono anche designer inventori, come ad esempio Iacchetti e Ragni, inventori del Moscardino (2001), posata sia
cucchiaio che forchetta usa e getta, utile per aperitivi, apricene,ecc… che deve il suo nome al mollusco di cui ricorda la
forma.

L’importante è però che il designer crei oggetti che mantengano una funzione che risponde ad un bisogno, che non
sia solamente la contemplazione del bello. La bellezza di un oggetto dev’essere quindi in funzione al suo scopo, non
deve distaccarsi dalla funzione, ne andarci contro. Nel design moderno ci sono però alcune eccezioni, infatti in alcuni
casi la funzione passa in secondo piano e la parte comunicativa risulta più importante, come ad esempio nello
spremiagrumi Juicy Salif di Philippe Starck (1990), scomodo ed inutilizzabile per la sua funzione (il succo cola
ovunque perché non c’è un contenitore ed i semi non vengono separati), ma di una bellezza particolare e con un
grande lato comunicativo.

Le Origini del Design

Come già detto si può considerare la data di nascita del design come quella dell’anno della Great Exhibition a Londra
nel 1851.
Le Esposizioni Universali, di cui ricordiamo anche quella a Parigi, nel 1889, a cent’anni dalla rivoluzione industriale,
sono delle sorte di fiere in cui i paesi comunicano le proprie caratteristiche produttive, senza una vera e propria
compravendita di prodotti.!
Per questo motivo nel 1851, a Londra, Henry Cole volle realizzare in grande l’Esposizione Universale, per dimostrare
la grandezza dell’Inghilterra e progettò dunque una struttura insieme alla Royal Society, ma non riuscendo a portare a
termine il progetto indusse un concorso. Fu Joseph Paxton, che si occupava della costruzione di serre, a vincere il
concorso, progettando un’architettura smontabile, che necessitava di una costruzione modulare, il Crystal Palace,
cambiando addirittura il progetto per far si che una volta inglobasse un olmo presente nella piazza prescelta per la
fiera. Pur essendo costruito per essere smontato a fine Expo, il Crystal Palace fu smontano solo anni dopo, per poi
essere spostato nella periferia di Londra sempre con scopo espositivo ed infine distrutto negli anni ’30 poiché scelto
dai tedeschi come punto di riferimento per i bombardamenti, azione che porto W. Churchill a sostenere che era finita
un’epoca, ovvero l’epifania del design. In ogni caso, con l’Expo del 1851 ci si rese conto che le merci andavo
riprogettate e non più decorate o abbellite senza pensare alla loro funzione, a differenza di ciò che succedeva dalla
prima Esposizione Universale nella quale il design ornamentale seguiva la ridondanza di tre stili: neogotico,

neorinascimentale e Rococò. Infatti durante la prima Expo vi fu la produzione di mobili che seguivano lo stile tipico di
tutte le case, ignorando la funzione vera e propria, metodo di lavoro che valeva per tutto, anche per, ad esempio le
carrozze, decorate in stile, ignorandone la funzione e rendendole poco sicure e stabili.

William Morris, creatore dell’Arts & Craft, con questo movimento si oppose non all’industria stessa, ma alla
depersonalizzazione a cui essa poteva portare, infatti secondo egli bisogna porsi a progettisti dell’industria per evitare
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neorinascimentale e Rococò. Infatti durante la prima Expo vi fu la produzione di mobili che seguivano lo stile tipico di
tutte le case, ignorando la funzione vera e propria, metodo di lavoro che valeva per tutto, anche per, ad esempio le
carrozze, decorate in stile, ignorandone la funzione e rendendole poco sicure e stabili.

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William Morris, creatore dell’Arts & Craft, con questo movimento si oppose non all’industria stessa, ma alla
depersonalizzazione a cui essa poteva portare, infatti secondo egli bisogna porsi a progettisti dell’industria per evitare
ciò. Anch’egli prese parte alla Great Exhibition, ancora con uno stile neogotico.
L’importanza della Great Exhibition è da ricercarsi nei macchinari, come le prese idrauliche, le pompe a vapore e le
macchine tessili a vapore, considerate dalla regina “novità senza interesse”, poiché essa, non essendo esperta di
produzione, non poteva comprendere che innovazioni avrebbero portato in quel campo.
Alla Great Exhibition presero parte:

Michael Thonet
(1789 - 1871)

Sebbene postuma all’Expo, egli viene ricordato per la sedia nr. 14, la prima sedia smontabile e per tanto trasportabile,
tale che una scatola di un metro cubo riusciva a contenere 36 sedie smontate. Non essendo più artigianale è la prima
sedia di design, prodotta industrialmente, grazie alla piegatura del legno a vapore, nuovo metodo di lavorare il legno.
Essendo costruita a pezzi, esistevano pezzi di ricambio, che potevano essere sostituiti, compresa la comoda ed
elegante seduta in paglia elastica. Il prezzo nella media, i colori base ed eleganti in cui veniva venduta (ciliegio e nero)
la resero capace di vendere 50 milioni di pezzi tra il 1859 e il 1930.

Samuel Colt
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Samuel Colt
(1814 - 1862)
Samuel Colt partecipò alla prima Expo presentato la pistola Colt M1911, la prima rivoltella che non aveva bisogno di
ricaricare, ma aveva sei colpi che giravano da soli nel caricatore.

Cyrus McCormick
(1809 - 1984)

Cyrus McCormick partecipò alla Great Exhibition presentando al sua mietitrice automatica, grazie alla quale era
necessaria la forza di due uomini, oltre a quella dei cavalli per mietere all’incirca 70 metri di campo al minuto. Grazie
alla sua innovazione McCormick rivoluzionò il sistema agrario degli U.S.

La nuova bellezza era dunque negli oggetti riprospettati anche nell’aspetto estetico, come le macchine, ovvero gli
oggetti che prolungano le possibilità del nostro corpo, le macchine semplici (arredo, vestiario, utensili,…) e le
macchine complesse.
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Dall’Antica Grecia ad Oggi


Nell’antica Grecia, “arte” veniva collegato ad “artigianato”, ovvero technai (tecnè) = produzioni secondo regole ben
precise. Non era l’oggetto che produceva un’artigiano a farne il mestiere, bensì il materiale che esso conosceva, ad
esempio l’esperto del marmo poteva fare sculture, monete o case, anche se allora costruire qualcosa il cui solo scopo
era quello contemplativo era considerata un’arte superiore a quella di chi costruiva qualcosa di funzionale.
I greci iniziarono ad avere un rapporto speciale con le macchine, quasi divinizzandole, ciò continuò anche con
l’animismo latino, per cui i mobili venivano fatti a forma di animali.

Nel Medioevo iniziano ad essere scritti i primi testi sulla progettazione, come “Spiritalia” di E. Alessandrino, un
progettista di quell’epoca, che aveva ad esempio progettato un metodo per sfruttare il calore al fine di aprire le porte
di una chiesa. La progettazione veniva, all’epoca, considerata come un’attività giocosa.

Nel Quattrocento Leonardo Da Vinci può essere considerato il primo vero grande designer, nei suoi taccuini infatti
troviamo schizzi di invenzioni e disegni di veri e propri progetti di design.

Nel Cinquecento si iniziarono a progettare i primi macchinari per il teatro e per i festeggiamenti,come ad esempio
quelli utilizzati affinché Piazza Navona e Palazzo Pitti venissero allagati per inscenare delle battaglie navali.

Nel Settecento Diderot e D’alembert scrivono l’Enciclopedie in cui, tra le altre, davano anche una definizione di bello,
arte e mestiere.

Nel Diciannovesimo secolo si apre l’epoca delle Grandi Invenzioni:

La Tour Eiffel
architettura completamente in ferro, fino ad allora usato in architettura solo come intelaiatura, coperta di cemento e
legno.

Il Telegrafo

La Macchina Fotografica (1839)


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La Macchina Fotografica (1839)

Il Telefono (1854)

La Lampadina (1876) ed il Fonografo di Edison

La Radio

La nuova bellezza moderna era dunque data dal ferro, dalla ghisa e dal vetro (la Tour Eiffel, il Crystal Palace,…).
Nel 1800 con la casa Vittoriana, che non era più solo un luogo dove dormire, iniziò la progettazione e l’arredamento
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La nuova bellezza moderna era dunque data dal ferro, dalla ghisa e dal vetro (la Tour Eiffel, il Crystal Palace,…).
Nel 1800 con la casa Vittoriana, che non era più solo un luogo dove dormire, iniziò la progettazione e l’arredamento
degli spazi, ogni cosa doveva avere il suo spazio e la sua funzione, a causa della nascita della borghesia, che modifica il
modo di vestire, l’interesse per l’infanzia, per cui nascono progetti anche per loro, ed anche il modo di vivere
l’abitazione, portando alla progettazione della cucina e dei vari spazi.
Vengono inventati nuovi tipi di divano:

Il divano Confident

Progettato per un uomo ed una donna non sposati, infatti esso pone le sedute in modo che essi non siano vicini, ne di
fronte, ma possano parlare.

Il divano Bonet

Progettato per essere posto al centro delle sale per eventi.

Arts and Crafts


Gothic Revival

All’interno del Crystal Palace era molto presente lo stile Neogotico, uno dei meglio riusciti, grazie proprio alla grande
importanza che ebbe l’Arts and Crafts.
Principale esponente dell’Arts and Crafts, fu William Morris, egli vedeva l’arte negli oggetti, cercava infatti la
bellezza, non la gioia nel lavoro, per egli perdendo l’artigianato si perdeva la bellezza degli oggetti, infatti l’artigianato
segue i propri gusti, mentre il design li travalica.

L’Arts and Crafts era un’associazione che riuniva artigiani, architetti,ecc… Nasce in una bottega col fine di realizzare
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L’Arts and Crafts era un’associazione che riuniva artigiani, architetti,ecc… Nasce in una bottega col fine di realizzare
tutto ciò che arredava la casa e la rendeva più agevole.
La sua clientela tipo era l’alta borghesia, poiché gli oggetti erano lontani dal bisogno e dai costi popolari ed
utilizzavano materiali particolari (foglia d’oro, pelle di squalo,…).
W. Morris, come altri, costruisce la propria casa, la Red House, arredata e costruita al fine di rappresentare il proprio
stile.

Art Nouveau
(1880 - 1910)
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Art Nouveau
(1880 - 1910)

L’Art Nouveau unì artigianato ed industria, il filo conduttore fu il liberty, stile fiorito, che si arrotola su se stesso, che
ricorda un colpo di frusta. E’ dunque un nuovo rapporto con la natura, per distaccarsi da qualcosa di freddo e
meccanico.
Ad esempio, la balaustra di casa Salvoy di Victor Horta, differisce dalle balaustre decorate, infatti qui viene preso un
modulo che diventa parte dell’oggetto. Essa non è una balaustra decorata con edera, ma una balaustra a forma di
edera, formata da essa.

Le influenze dell’Art Nouveau sono le avanguardie artistiche: Impressionismo (esprimere emozioni, non temi),
Pointillisme, Simbolismo, Van Gogh (circolarità), Giapponismo, Teorie Ondulatorie del suono e della luce e la Teoria
Evoluzionistica.
La modernità è dunque il trionfo del “paleotecnico”, ovvero dei primi modi per affrontare la tecnologia, come la Tour
Eiffel o le Gallerie des Machines, un polo espositivo enorme, che poggiava su dei minuscoli portanti.

L’Art Nouveau fu uno stile internazionale, che si espresse nelle varie expo:

Liberty in Inghilterra
Dal nome di Arthur L. Liberty, che vendeva nel suo negozio gli oggetti di W. Morris e oggetti giapponesi, il cui stile
semplificato veniva da egli riproposto in altri oggetti.
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L’Art Nouveau fu uno stile internazionale, che si espresse nelle varie expo:

Liberty in Inghilterra
Dal nome di Arthur L. Liberty, che vendeva nel suo negozio gli oggetti di W. Morris e oggetti giapponesi, il cui stile
semplificato veniva da egli riproposto in altri oggetti.

Charles Rennie Mackintosh in Scozia


(1868 - 1928)
Egli supera il naturalismo dell’Art Nouveau, sebbene è riconducibile in parte a questo stile. Progetta oggetti su
commissione, il suo stile è riconoscibile.

Importante la sedia Hill House, con lo schienale esageratamente alto è fatta apposta per stare di fianco ad un armadio,
nella casa Hill House da lui progettata, posta attorno a un tavolo risulterebbe fuori luogo.

Anche la sedia Willow porta lo stile inconfondibile di Mackintosh, sebbene più vicina al gusto tipico dell’Art
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Anche la sedia Willow porta lo stile inconfondibile di Mackintosh, sebbene più vicina al gusto tipico dell’Art
Nouveau.

Art Nouveau in Francia


In Francia l’Art Nouveau conosce due scuole: quella di Nancy, che tiene molto alla parte artigianale, e quella di
Parigi.

Massimo esponente della scuola di Nancy è Emilie Gàlle (1846 -1904), proprietario di una ditta che lavorava il vetro.
Egli colora il vetro dei vasi tramite varie colature, sono oggetti nuovi, ma che rimangono comunque collegati alla
tradizione. Produce anche mobili in cui la decorazione diventa elemento strutturale.

Nieuwe Kunst in Belgio


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Nieuwe Kunst in Belgio

Il massimo esponente della trasposizione belga dell’Art Nouveau fu Victor Horta, la cui casa Solvay a Bruxelles, oggi
patrimonio UNESCO, contiene uno spazino gestito in modo unico per tutto, idea innovativa per l’epoca.
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Anton Gaudi in Spagna


(1852 - 1926)

Nelle sue opere, gli archi della Sagrada Familia ricordano alberi ed anche i mobili, i tappeti e i pavimenti progettati da
egli per le sue case ricordano elementi naturali, fatto tipicamente Art Nouveau.
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Stile Floreale in Italia

In Italia percepito il concetto di non decorare più i mobili, ma di fare della decorazione la parte strutturale, ne
cambiano lo stile. Maggiore esponente fu Carlo Bugatti, nello scrittoio da lui progettato la parte funzionale è solo
parte della struttura ornamentale, mentre la sedia Bugatti ricorda tante cose diverse, ma non ne replica nessuna.
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Architettura Organica in America


(1936)

Non è esattamente liberty, neanche il periodo è lo stesso, ma ne riprende alcune tematiche. Massimo esponente è
Frank Lloyd Wright, nella cui Casa Sulla Cascata, troviamo un rapporto nuovo con la natura, con cui essa è
organica, come anche gli oggetti in essa contenuti, tema molto liberty.

Jugendstil in Germania
Massimo esponente del movimento in Germania è Henry Van De Velde (1863 - 1957), belga di nascita, ma vissuto in
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Jugendstil in Germania
Massimo esponente del movimento in Germania è Henry Van De Velde (1863 - 1957), belga di nascita, ma vissuto in
Germania.

La Scrivania da lui progettata è molto simile alle altre in stile, infatti anche qui l’Art Nouveau era pervasa ovunque.

Il Candelabro in argento (1900) è come se fosse ghiacciato.

La Poltrona per Sanatorio progettata da egli è molto semplificata, egli elimina il collegamento tra morbido ed
organico, ha un costo adatto ad un sanatorio ed è igienica.
Secessione in Austria
In Austria abbiamo numerosi esponenti del movimento, primo fra tutti, Otto Wagner (1841 - 1918), che si occupa di
arredo pubblico, come la metropolitana di Vienna o del logo Die Zeit.
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La Poltrona per Sanatorio progettata da egli è molto semplificata, egli elimina il collegamento tra morbido ed
organico, ha un costo adatto ad un sanatorio ed è igienica.
Secessione in Austria
In Austria abbiamo numerosi esponenti del movimento, primo fra tutti, Otto Wagner (1841 - 1918), che si occupa di
arredo pubblico, come la metropolitana di Vienna o del logo Die Zeit.

metropolitana di Vienna

entrata ufficio Die Zeit

Importantissimo Joseph Hoffmann (1870 - 1956), il quale sentiva “l’esigenza di sviluppare un’intima relazione tra
pubblico, designer ed artigianato”.
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entrata ufficio Die Zeit

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Importantissimo Joseph Hoffmann (1870 - 1956), il quale sentiva “l’esigenza di sviluppare un’intima relazione tra
pubblico, designer ed artigianato”.

Egli passa da decorazioni in stile liberty e materiali preziosi, a oggetti simmetrici, leggeri e di alta qualità. Chiaro
esempio è la sedia Hoffmann, progettata per un sanatorio, priva di cuscino che l’avrebbe resa meno igienica, egli
copre le viti con decorazioni a sfera.

Interessanti anche le posate da lui progettate, ergonomicamente sbagliate, ma egli inizia a creare uno standard,
qualcosa che vada bene a tutti e sia funzionale, progettato sulla funzione
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Un altro esponente è Koloman Moser (1868 - 1918), egli progetta non per un luogo specifico ma per tutti i luoghi.

Un esempio è la poltrona Armchair del 1903, una forma basica a cubo e cuscino decorato.

Egli fece parte della Wiener Werkstätte , opera d’arte totale, casa di produzione viennese in cui vi lavorano tutti i più
grandi dell’epoca, anche Hoffmann.

La Cucina Moderna
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La Cucina Moderna

L’idea di cucina, intesa in senso moderno, nasce negli anni ’20, prima del 1905 infatti esistevano i focolari domestici,
un fuoco acceso costantemente, utilizzato per vari scopi: scaldarsi,cucinare, illuminare,,,
Soprattutto nelle case popolari vi erano cucine intese come luoghi separati dal resto, unite al bagno, la classe borghese
rivoluziona le case ispirandosi a quelle dei nobili.
Nel 1923 Danghi teorizza il ridimensionamento degli spazi.
Tra il 1900 e il 1930 in America, vi è la “riorganizzazione dei compiti”, un diffuso femminismo convince le donne a
poter lavorare in cucina senza la necessità di delle domestiche: Catherine Becker teorizza la riorganizzazione della
cucina, Christine Frederick, moglie di un ingegnere, traduce i testi della Becker e ne scrive di nuovi, nei quali
analizza i compiti delle casalinghe e riorganizza gli spazi utili ad essere, riposizionandoli per un migliore utilizzo.

“La cucina dev’essere bianca, immacolata e lavabile”


Idea di igiene (1931)

Erna Meyer progetta la cucina razionale, detta Cucina di Francoforte, luminosa, dov’è presente il vetro, collegata al
resto della casa, così che le donne potessero controllare i figli, non è più uno spazio chiuso.

La Cucina di Francoforte (anni ’30) è lunga e stretta, concentrata nello spazio. Essa influenzerà tutta la Germania. I
colori tipici erano il bianco, il nero (per l’idea di igiene ed eleganza) e il celeste (per distaccarsi dalla severità degli altri
due colori), è dotata di porta scorrevole, di un ripostiglio per le scarpe e un bidone dell’immondizia. La Cucina di
Francoforte prevedeva un rubinetto orientabile con lavandino in legno e vasca in zinco ed isolante tra i due, vi era una
piattaia e un piano d’appoggio sotto la finestra, sotto il quale si trovava una dispensa per le provviste, dotata di un
metodo di aerazione, poiché non vi era ancora il frigorifero.
Anche Rietveld progetta cucine e case interamente in stile, con oggetti nuovi, come la stufa, cucine razionali e
funzionali, con più oggetti nel minor spazio
Un altro modello di cucina è la Cucina in stile Aga, smaltata, in ghisa, composta di vari livelli.
In Inghilterra negli anni ’30 vi è invece l’Assembled Kitchen, cucina all’americana, colorata, personalizzabile, ma
meno funzionale,ma più piacevole, infatti non vi era il concetto di risparmiare tempo e spazio per dedicarsi ai figli,
questa cucina arriverà anche in Germania negli anni ’50.
Francoforte prevedeva un rubinetto orientabile con lavandino in legno e vasca in zinco ed isolante tra i due, vi era una
piattaia e un piano d’appoggio sotto la finestra, sotto il quale si trovava una dispensa per le provviste, dotata di un

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metodo di aerazione, poiché non vi era ancora il frigorifero.

funzionali, con più oggetti nel minor spazio !


Anche Rietveld progetta cucine e case interamente in stile, con oggetti nuovi, come la stufa, cucine razionali e

Un altro modello di cucina è la Cucina in stile Aga, smaltata, in ghisa, composta di vari livelli.
In Inghilterra negli anni ’30 vi è invece l’Assembled Kitchen, cucina all’americana, colorata, personalizzabile, ma
meno funzionale,ma più piacevole, infatti non vi era il concetto di risparmiare tempo e spazio per dedicarsi ai figli,
questa cucina arriverà anche in Germania negli anni ’50.

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America, anni ‘30: lo Styling

In America negli anni ’30 vi è il fenomeno dello Styling, ovvero del dare una nuova veste ad un’oggetto.

Stremalining

Lo Stremalining è la ricerca nel design di un aspetto aerodinamico, molto apprezzato dagli americani.
Due esempi di ciò sono: l’automobile Imperial Airflow (1934) della Chrysler, dalle linee aerodinamiche, e l’Airstream
Clipper (1936) di Wallace Merle Byam , una vera e propria casa mobile da lui progettata, connotata dall’idea di
leggerezza, ma capace di contenere e sicura, che egli insegna per posta come costruire.

Imperial Airflow (1934)


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Imperial Airflow (1934)

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Airstream Clipper (1936)

Raymond Loewy
(1893 - 1936)

Scappato dalla Francia, in America, è un vetrinista ed aderisce poi allo Styling, ad esempio ridisegna il Treno s1 1600,
non cambiandone nulla, ma migliorandone l’aspetto estetico.

“Tra due oggetti di prezzo, utilizzo e qualità uguali, quello che avrà un aspetto migliore venderà di più”
R. Loewy
non cambiandone nulla, ma migliorandone l’aspetto estetico.

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“Tra due oggetti di prezzo, utilizzo e qualità uguali, quello che avrà un aspetto migliore venderà di più”
R. Loewy

Ridisegna inoltre la bottiglia della Coca Cola ed il suo logo, creando oggetti attorno ad esso per migliorarne il
marketing.

Progetta e disegna inoltre il logo, un levriero argento, del autobus Greyhound.

Rende le Lucky Strike le sigarette tipiche del maschio americano (es. James Dean),prima della Marlboro, da sigarette
da donna che erano (pacchetto lungo), ne crea il logo e il pacchetto morbido da venti.
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Rende le Lucky Strike le sigarette tipiche del maschio americano (es. James Dean),prima della Marlboro, da sigarette
da donna che erano (pacchetto lungo), ne crea il logo e il pacchetto morbido da venti.

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Henry Dreyfuss
(1904 - 1972)

Egli ridisegna il treno Super Hudson dandogli però una forma esagerata, che ricorda un proiettile lungo ed appuntito.

Mentre il telefono Telephone Desk Model 500 da lui disegnato è semplice, nero, comodo ed elegante
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Bauhaus
da Bauan = costruire e Haus = casa

Dopo la prima guerra mondiale, nel 1919 nasce in Germania questa scuola, che unisce un istituto superiore di Belle
Arti e una scuola di arte applicata, con la finalità di riprogettare e costruire l’interno della casa, arredarla, in modo che
la parte più tecnica fosse applicata senza dimenticare però dimenticare la parte comunicativa ed estetica.

Fondazione
Weimar, 1919-1923
direttore Walter Gropius (1883 -1969)

☐ Architettura come sintesi di tutte le arti (poggia su una cultura


totalizzante);
☐ Artigianato come “fonte della prima figurazione creativa”, bellezza
insufflata nella forma;
☐ Nuove tecnologie utili, usate in modo nuovo;
☐ Superare la divisone tra progettazione e produzione: artigianato come
mediazione tra arte e industria;
☐ Scuola come progettazione, produzione-vendita (brevetti) e consumo.

La scuola nasce quindi con l’idea che gli studenti sappiano progettare oggetti
nuovi e iniziare a produrli per essere consapevoli dei problemi del mercato ed
entrare nel mondo del lavoro.
☐ Superare la divisone tra progettazione e produzione: artigianato come
mediazione tra arte e industria;

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☐ Scuola come progettazione, produzione-vendita (brevetti) e consumo.

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La scuola nasce quindi con l’idea che gli studenti sappiano progettare oggetti
nuovi e iniziare a produrli per essere consapevoli dei problemi del mercato ed
entrare nel mondo del lavoro.

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Programma della scuola

“preparare architetti, pittori e scultori a un buon artigianato o a un’attività creativa autonoma, fondare una comunità
di lavoro di abili artisti-artigiani che lavoreranno in perfetta unità di intendi e comunanza di concezione artistica alla
realizzazione di opere architettoniche in tutta la loro complessità di aspetti (costruzione, finiture, decorazione,
arredamento). L’obbiettivo è quello dell’opera d’arte unitaria, identificata nella grande architettura, in cui non c’è linea
di demarcazione tra l’arte monumentale e l’arte decorativa”
W. Gropius

Consolidamento
Dessau, 1924-1928
direttore W. Gropius

Disintegrazione
Berlino, 1928-1933
direttori H.Meyer e Van Der Rohe

Gli studenti venivano chiamati “viaggiatori”, perché di passaggio verso il mondo del lavoro. Non vi era divisione tra
parte formale e parte decorativa. La scuola si divide in un biennio uguale per tutti e poi un triennio di specializzazione
con laboratori diretti da maestri artigiani che sapevano usare un certo materiale ed artisti (es. Kandinsky). Lo stile può
essere definito Neoplasticismo, sono molti i designer ad uscire da questa scuola.

Gerrit Rietveld
Nonostante egli non appartenesse al Bauhaus, la sua Red & Blue Chair ne è l’emblema, poiché emblema del
Neoplasticismo. Egli usa il colore rosso per lo schienale, il blu per la seduta, il nero per la struttura e il giallo per le
parti finali, così che ogni colore ha il suo utilizzo nella sedia, ciò che conta è lo scopo comunicativo.
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Astrazione Neoplastica

Importanti i colori la sperimentazione, come nella Culla in Legno Dipinto e Corda (1922) di Peter Keller, dalla forma
molto particolare, con una parvenza d’instabilità, e il legno colorato con colori accesi, o la Sedia da Tavolo in Legno
(1922) di Marcel Breuer, del Bauhaus, anch’essa particolare nella forma.

Gropius crede nella bellezza delle forme legata alla funzione. Egli spostò la scuola a Berlino a causa del nazismo, e per
via della mancanza di fondi, dovette vendersi alle aziende, semplificando le forme e riducendo la parte sperimentale.
Un esempio di ciò è il Posacenere di Marianne Brandt, semplice, moderno, intuitivo: si capisce subito che cos’è e
dove appoggiare la sigaretta.

Nonostante ciò rimangono molto interessanti le idee alla base dei progetti, come nella Sedia Wassily di Marcel
Breuer (dedicata a Wassily Kandinsky), in cui l’idea è che la sedia occupi uno spazio “senza occuparlo”, essa infatti è
solo lo “scheletro” di una sedia, più o meno la stessa idea della Red & Blue di Rietveld, sebbene qui ciò viene
realizzato con tubolare metallico e tessuto (che diventerà pelle, cavallino,ecc…).
“Essa non occupa con la sua massa nessuno spazio.”
realizzato con tubolare metallico e tessuto (che diventerà pelle, cavallino,ecc…).
“Essa non occupa con la sua massa nessuno spazio.”

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Altri oggetto importante per il Bauhaus furono le sedie MR20 (1927) ed MR90 (1929, detta anche Sedia Barcellona) di
Ludwig Mies Van Der Rohe. La Sedia MR20 è in tubolare metallico, creata con un nuovo metodo di piegatura del
metallo, mentre la Sedia MR90, o Barcellona, chiamata così perché presentata all’Expo di Barcellona nel 1929, è
formata da una struttura ad X, che ricorda, insieme all’imbottitura, i troni regali, ma resa moderna dai materiali: la
struttura è infatti in metallo e l’imbottitura racchiusa in un cuscino in pelle.

Sedia MR20

Sedia Mr90 (Barcelona)


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Personaggio importante fu Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (1887 - 1965),che si


occupò, nell’arredamento, di trovare oggetti standard che andassero bene per tutti gli appartamenti, oggetti che
contenessero (armadietti), che sostenessero cose (tavoli) e persone (sedie). A quest’ultimo proposito egli progetta la
Chaise Longue LC40 (1927), che richiama la poltrona da ozio romana, con lo schienale reclinato, che egli trasporta
nella già esistente Chaise Longue.

Importante anche la Fauteuil Grand Confort (1927).

DISCONTINUO PER ELEMENTI

Mobili in il volume si scompone in piani e/o elementi lineari il tutto collegato in maniera netta e con la massima
evidenza (es.: Red & Blue Chair).
evidenza (es.: Red & Blue Chair).

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DISCONTINUO PER PARTI

Mobili caratterizzati dalla distinzione di più grandi parti (tra portanti e portato), quali per esempio il supporto del
piano, nel caso dei tavoli, o il supporto dello schienale, nel caso delle sedie (es.: Sedia Barcelona)

CONTINUO PER ELEMENTI

Mobili che presentano, sì parti distinte in portanti e portate, ma esse sono realizzate nel medesimo materiale che
finisce per conferire una omogeneità e continuità delle parti stesse (es.: Alvar Aalto, Poltrona 41, 1931).

CONTINUO PER UNIFORMITA’

Mobili monoblocco nei quali, oltre all’omogeneità del materiale costruttivo, si verifica una scarsa distinzione tra le
parti (es.: Verner Panton, Panton Chair, 1957 e Tulip Chair, 1956)
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Arne Jacobsen
(1902 - 1977)

A. Jacobsen si laurea in architettura. Si chiede che tipo di sedie servano in quell’epoca e dunque riconosce come
fondamentali due tipi di sedie: sedie leggere di poco costo e sedie impilabili di poco costo, comode, per i luoghi
lavorativi. Egli si pone l’idea di creare un modulo, una seduta, che possa essere moltiplicata più volte, moltiplicando la
sua funzione, come ad esempio la Serie 3300, che moltiplicata la seduta una, due o tre volte, diventa un divano a più
posti.

Altra soluzione di sedia da lui ideata è la Sedia mod. 3107 o Ant Chair (1956), impilabile, a tre o quattro gambe, formata
di sole due parti: il telaio metallico e la seduta-schienale in legno compensato curvato e rastremato. Egli dunque mette
insieme in questa sedia il fatto che sia impilabile e l’uso del legnato piegato e sagomato.
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Egli progetta interamente il Radison SAS Royal Hotel (1958), dalla forchetta alla moquette, di cui fa parte il Divano
3300 e la Poltrona Egg ne diventa il filo conduttore.

posate per il Radison SAS Royal Hotel

La Poltrona Egg (1958), riprende la Bergère, poltrona “regale” da salotto, è accogliente come il guscio di un uovo, ma
in morbido tessuto

La Poltrona Swan è una poltroncina realizzata in imbottito, foderato in pelle o tessuto con gamba in alluminio e ferro,
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La Poltrona Swan è una poltroncina realizzata in imbottito, foderato in pelle o tessuto con gamba in alluminio e ferro,
la forma ricorda un cigno, se vista lateralmente, il nero (o bianco) stempera l’importanza di questa poltroncina.
Realizzata anche in forma allungata, a divano, perde in parte la sua particolarità.

Swan Sofa

Importante anche la lampada AJ Standard (1960) è girevole, dunque ha la luce direzionabile, disegnata in più colori.
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Sedia Oxford (1963)

Scuola di Ulm

La Scuola di Ulm viene considerata il proseguimento del Bauhaus. Il primo direttore fu Max Bill (1946 - 1962).

Egli fu un designer a tutto tondo “dalla forchetta alla città”, nel dopoguerra infatti era necessario ricostruire tutto.
Nasce così l’idea di “Design For All”, ovvero design gratuito, oggetti utilizzati senza essere pagati, design urbano,
pubblico,…
Nella scuola perdono importanza i laboratori progettuali e sperimentali e si inseriscono materie teoriche e filosofiche,
come psicologia e sociologia.
Egli idea così il “Sistema di Arredo” (1954) secondo cui la forma dev’essere pura minima e razionale, gli oggetti
multifunzionali.
Un esempio di ciò è l’ Orologio Senza Numeri, una semplificazione estrema dell’orologio.
multifunzionali.
Un esempio di ciò è l’ Orologio Senza Numeri, una semplificazione estrema dell’orologio.

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Max Bill si unisce poi alla Braun, per cui gli studenti della Scuola di Ulm progettavano per l’azienda che
commissionava gli oggetti, al contrario di ciò che accadeva al Bauhaus, in cui gli studenti non avevano commissioni ed
erano dunque più liberi nella loro creatività. Da ciò nascono dunque oggetti spenti, freddi, ma moderni e razionali,
poiché la tecnologia non aveva bisogno di decorazioni, ma doveva essere semplificata al massimo.
Un esempio è la Radio/Giradischi Braun, dalla forma scarna e minimale, semplificata ai suoi massimi, col tipico
colore bianco sporco della Braun. Questo diventerà lo stile tipico tedesco anni ’40 e ’50.

La Braun non si occupava però solo di oggetti tecnologici, ma anche degli oggetti della casa, tutti però con uno stile
simile, era dunque un brand molto omogeneo.

America anni ’40: Eames & Saarinen

Negli anni ’40 in America, Charles e Ray Eames, influenzati dal design scandinavo, che giunse in America in quegli
anni, sviluppano la loro idea di “design for all”, caratterizzato da materiali economici, come la plastica.
Il MOMA di New York diventa quasi un committente ed organizza una mostra sul design organico, a cui i coniugi
Eames partecipano insieme a molti giovani talenti, tra cui Eero Saarinen, con cui collaborano.
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Negli anni ’40 in America, Charles e Ray Eames, influenzati dal design scandinavo, che giunse in America in quegli
anni, sviluppano la loro idea di “design for all”, caratterizzato da materiali economici, come la plastica.
Il MOMA di New York diventa quasi un committente ed organizza una mostra sul design organico, a cui i coniugi
Eames partecipano insieme a molti giovani talenti, tra cui Eero Saarinen, con cui collaborano.

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Saarinen ricrea un rapporto con la natura formato sulle forme morbide, più che sui materiali, privilegiando la plastica,
ed è su questa linea di pensiero che progetta la Tulip Chair, formata di una struttura di vetro-resina all’interno,
coperta da un’imbottitura, dunque non evidente, ma integrata. La sedia è accogliente, da l’idea di un “contenitore”,
come gli oggetti del nord Europa ma senza essere in legno

L’idea dei coniugi Eames era quella di offrire il meglio al maggiore numero di persone al minore prezzo possibile. !
La loro Chaise Longue però nasce per essere dedicata ad un regista, in essa i due coniugi si divertono a mettere
insieme tutte le tematiche del loro lavoro: le forme scomposte, l’imbottiture evidente, le forme morbide…
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Italia anni ’20 e ’30

Giuseppe Terragni
(1904 - 1943)

Giuseppe Terragni disegna la Casa del Fascio con un linguaggio lineare, geometrico e minimale che deriva dal
Bauhaus.

Mario Asnago & Claudio Vender


(1896 - 1978) (1904 - 1986)

Disegnano una Consolle ed una Libreria per Pallucco sulla stessa linea, geometrico, semplice, lineare e con le
diagonali a vista.
Disegnano una Consolle ed una Libreria per Pallucco sulla stessa linea, geometrico, semplice, lineare e con le
diagonali a vista.

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Marcello Nizzoli
(1887 - 1969)

Nizzoli lavora come freelance per la Olivetti e per Necchi. Ad egli interessa lavorare alla “carrozzeria “ degli oggetti,
ovvero la parte che ne nasconde il meccanismo e li rende più sicuri. E’ questo ciò che fa con la macchina da cucire
Mirella per Necchi, non più indirizzata solo alle sarte, ma per tutte le donne, da tenere in casa, venduta ad un prezzo
abbordabile anche per chi non ne necessitava per il lavoro.

Ugualmente per Olivetti egli fa la carrozzeria della macchina calcolatrice Mc-24, rendendola non solo più sicura, ma
anche piacevole.

Franco Albini
(1905 - 1977)

Albini aderisce al razionalismo italiano e disegna la radio Glass Securit (1938), una radio “cubista”, destrutturata, in
cui radio ed amplificatore sono separati e posti in un piano di vetro.
Franco Albini
(1905 - 1977)

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Albini aderisce al razionalismo italiano e disegna la radio Glass Securit (1938), una radio “cubista”, destrutturata, in
cui radio ed amplificatore sono separati e posti in un piano di vetro.

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Renzo Frau insieme alla moglie disegna la Poltrona Frau modello 904 (1930), essa segue la linea europea anni ’20
dell’Art Deco. Dopo la morte del marito, avvenuta poco dopo è la moglie a portare avanti l’azienda.

Alfonso Bialetti modifica il modo di fare il caffè alla napoletana, fino ad allora fatto con caffettiere in cui l’acqua
bolliva, veniva girata la macchinetta e il caffè passava per un filtro, creando una bevanda più allungata, egli con la
Moka Express (1933) rende il caffè più concentrato, grazie alla pressione che spinge l’acqua bollente a passare da sola
per il filtro, nel quale vi sono le polveri del caffè, e creando una bevanda completamente nuova. Egli lavorando già da
prima il metallo crea questo meccanismo, rendendo la macchina per il caffè divisibile in tre parti, di facile
funzionamento, con una forma smerigliata che ammicca al Deco, e porta il caffè espresso nelle case di tutti.

Italia: Secondo Dopoguerra

Grazie al Piano Marshall all’Italia arrivano più fondi, ed essa è più vicina all’America.

“Il prodotto di produzione industriale o standardizzato deve ricordare momenti lunghi come quello di un artista”

Gio Ponti (1933)

“L’artigiano ha un senso solo per chi considera bello un arredo Luigi XVI e chi non considera estranea alla bellezza
l’elica di un elicottero”

Ettore Sottsass (1947)

L’autarchia instaurata dal fascismo ha un ruolo importante in questo periodo poiché aveva attivato la creatività nel
cercare nuove soluzioni e nuovi materiali a causa dei limiti imposti.
“L’artigiano ha un senso solo per chi considera bello un arredo Luigi XVI e chi non considera estranea alla bellezza
l’elica di un elicottero”

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Ettore Sottsass (1947)

L’autarchia instaurata dal fascismo ha un ruolo importante in questo periodo poiché aveva attivato la creatività nel
cercare nuove soluzioni e nuovi materiali a causa dei limiti imposti.

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Settore Automobilistico

Corradino D’Ascanio disegna la Lambretta per l’uomo, motorino da lavoro.

Egli disegna poi la Vespa MP6 (1946) per Piaggio, subito apprezzata per l’ampia
parte centrale a disposizione del guidatore. Ideale per la coppia.

Ermenegildo Preti disegna invece l’ Isetta per Iso (1953), antecedente


della Cinquecento, la prima macchina a basso consumo di carburante.

Pininfarina disegna la Berlinetta Cisitalia 202 (1947)

Dante Giocosa disegna invece la 500 (1957) per la Fiat, una


macchina di poco costo che riesce a soddisfare i bisogni della
famiglia.
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Nuovi Materiali
Gino Colombini per Kartell disegna oggetti soprattutto in plastica, come anche il secchiello per il ghiaccio KS 114 ,
in polietilene, inusuale perché fino ad allora era stato in ferro, oppure lo spremiagrumi Squeezer KS (1958), totalmente
diverso da quello di Stark, poiché molto più funzionale e facilmente comprensibile la sua funzione, anche colore e
forma ricordano un agrume, ed anche lo scolapasta.

Secchiello per il ghiaccio Ks 1114

Spremiagrumi Squeezer Ks

Importante anche il metodo di conservazione del latte ideato da Tetrapak (1943).

Franco Albini disegna la sedia Luisa per Cassina, con parti prodotte
industrialmente, ma assemblata a mano, fatta di legno ed imbottitura.

Importante nel periodo anche la sedia Superleggera di Gio Ponti sempre per Cassina.

Carlo Mollino disegna il tavolo Vertebra (1951), sembra fatto a mano, ma non lo è, idea tipica
del design italiano, che lo caratterizza da sempre. Fatto di legno curvato che ricorda delle ossa
e un piano in vetro.
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Carlo Mollino disegna il tavolo Vertebra (1951), sembra fatto a mano, ma non lo è, idea tipica
del design italiano, che lo caratterizza da sempre. Fatto di legno curvato che ricorda delle ossa
e un piano in vetro.

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I fratelli Alessi disegnano per Alfra una fruttiera in ferro, che sostituisce quella tipica
in vimini.

Apparecchi Elettronici

Marco Zanuso disegna il televisore Algol, portatile poiché dotato di una maniglia, con una tecnologia semplice ed
amichevole, in quanto “ha la forma di un cane che guarda il padrone” a causa dello schermo orientato dal basso verso
l’alto.

Insieme a Richard Sapper disegna il telefono Grillo, primo telefono portatile, pur sempre attaccato al filo, anche se
più lungo, ma più piccolo, senza due parti separate per cornetta e telefono, ma si può aprire con una mano e se squilla
si risponde aprendolo, è dunque ergonomico, è sempre dotato della tecnologia a ghiera, ma interna ad esso. Costruito
in termoplastica e dotato di una suoneria che ricorda, appunto, il verso del grillo.

Anche nel campo dell’arredo il design italiano inizia ad utilizzare plastica e materiali plastici, al contrario della
Germania che utilizza il tubolare metallico.
Ad esempio M. Zanuso utilizza nella sua poltrona Lady (1951), fatta di una struttura in legno su cui sono tese fasce di
nastrocord Pirelli (un sottoprodotto della lavorazione dei pneumatici), che sostiene sedile e schienale. L’imbottitura è
in gommapiuma e il rivestimento in tessuto per abbigliamento.
Ad esempio M. Zanuso utilizza nella sua poltrona Lady (1951), fatta di una struttura in legno su cui sono tese fasce di
nastrocord Pirelli (un sottoprodotto della lavorazione dei pneumatici), che sostiene sedile e schienale. L’imbottitura è
in gommapiuma e il rivestimento in tessuto per abbigliamento.

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De Pasi, D’Urbino e Lomazzi disegnano la poltrona Blow (1967) per Zanotta, in un periodo come quello del ’68, di
grande rivoluzione e voglia di cambiamento, la produzione era di rinnovamento nei confronti di una borghesia molto
chiusa e tradizionalista, che seguiva la linea del Bauhaus, legata alla funzione. Nasce così il Radical, a cui questo
oggetto è pienamente riconducibile, essendo una poltrona la cui struttura è costituita da aria racchiusa in un
contenitore di PVC trasparente, con giuntura a manifattura elettronica ad alta frequenza, è dunque rivoluzionaria e
provocativa se messa in un salotto, poiché “si gonfia e la porti dove vuoi”. L’idea di questa poltrona infatti nasce
proprio dall’idea di andare contro alla funziona tipica di poltrona, di sedersi, ma di poterla portare in giro con se,
addirittura, in tasca, poiché gonfiabile. I suoi usi sono infiniti: è una poltrona vera e propria, sebbene scomoda per
stare seduti composti, è una poltrona da mare o per bambini, una poltrona portatile, di grande provocazione, al limite,
sfiora quasi nel kitsch.

Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro disegnano, sempre per Zanotta, un’altra poltrona emblema del
Radical, la poltrona Sacco (1968) essa infatti nasce dall’idea dei tre designer: “abbiamo cominciato a riflettere su un
materiale che come la neve, in cui uno ci si butta, faccia lo stampo sulla neve fresca”, creando una poltrona interamente
costruita in polistirolo,rivestita poi dai più vari tessuti e materiali, si distacca dall’idea di poltrona e sedia, sostiene, ma
non come una vera poltrona, piuttosto “come la neve” questa seduta si abbandona alla forma di chi la occupa.
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Gaetano Pesce disegna per la C & B (ora B&B) la poltrona Up 5 (1969), abbinata al pouf Up 6, venduta in un sacchetto
sottovuoto, la poltrona a contatto con l’aria prende forma, piccolo spettacolo accuratamente progettato. La forma che
prende ricorda il corpo femminile, senza cadere nella banalità e nell’erotismo, nonostante il colore rosso, è come
“sedersi al collo di una madre”, maestosa per dimensioni, colore e forma.

Sempre la C & B, in quello stesso periodo Mario Bellini, poliedrico designer, che oltre al lavoro alla Nizzoli come
progettista di di macchine da scrivere, si occupa anche di arredo, disegna il divano Le Bambole (1972), nel quale
scompaiono completamente i supporti rigidi, la struttura è l’imbottitura stessa, grazie ad uno studio attento dei vari
gradi di elasticità dei materiali che la compongono, si sostiene da sola, denotando un’uso sapiente dei macchinari, uso
che, assieme alla campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani, permettere a Bellini di vincere il XXVI Compasso
d’Oro (1979).

Marco Zanuso e Richard Sapper progettano Kartell le sedie per bambino modello 4999/5 (1964), esistevano già
poltrone da adulti in misure da bambino, ma non progettate appositamente per essi. Costruite in poliuretano a bassa
densità, una materia plastica, e rese impilabili, i bambini potevano staccarle l’una dall’altra e creare costruzioni di
fantasia. Prive di spigoli, facilmente lavabili, erano progettate per gli asili e i luoghi pubblici.
Marco Zanuso e Richard Sapper progettano Kartell le sedie per bambino modello 4999/5 (1964), esistevano già

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poltrone da adulti in misure da bambino, ma non progettate appositamente per essi. Costruite in poliuretano a bassa
densità, una materia plastica, e rese impilabili, i bambini potevano staccarle l’una dall’altra e creare costruzioni di
fantasia. Prive di spigoli, facilmente lavabili, erano progettate per gli asili e i luoghi pubblici.

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Vico Magistretti disegna per Artemide la sedia Selene e il tavolo Demetrio 45 (entrambi 1966), essa è la prima sedia in
plastica stampata in un pezzo unico ad essere prodotta in Italia. La sezione ad S delle gambe la rende stabile e
facilmente impilabile, la seduta riesce a sostenere qualsiasi peso. Per lo stesso motivo, i tavolini Demetrio erano
impilabili e potevano diventare tavolini da caffè,tavoli da bar e addirittura librerie.

Luce Artificiale

Chiesa progetta la lampada Luminator (1933), per Fontana Arte, una piantana da terra, alleggerita nella linea con un
unico profilo continuo, mantiene il forte classicismo della maestosità italiana, essa illumina l’alto grazie alla parte
conica che nasconde la lampadina. Riprogettata dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni, la Luminator (1955),
questa volta per Artform, è la massima sintesi dei componenti: un elegante elemento tubolare con tre supporti che
richiamano il treppiede dei cinema e dei set fotografici, la lampadina è in primo piano.

Sempre i fratelli Castiglioni disegnano per Flos, la lampada Arco (1962), una lampada da terra che ricade
sull’ambiente come una sospensione, dunque ibrida tra piantana e lampadario, composta da un riflettore orientabile
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Sempre i fratelli Castiglioni disegnano per Flos, la lampada Arco (1962), una lampada da terra che ricade
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sull’ambiente come una sospensione, dunque ibrida tra piantana e lampadario, composta da un riflettore orientabile

in metallo cromato, un arco di lunghezza regolabile e una base di marmo di Carrara, dotato di un foro per il trasporto
alla base, talmente maestosa che, anche spenta, armonizza l’arredamento.

Vico Magistretti progetta invece, per Artemide, la lampada Eclisse (1965), una lampada da tavolo fatta a forma di
mezza sfera, contenente un’altra mezza sfera che ruota su se stessa, il tutto sorretto da un’ultima mezza sfera. Sebbene
da accesa risulti difficile girare la parte interna (problema risolto nelle ultime rivisitazioni, perdendo però parte della
forza comunicativa), essa è polifunzionale: da chiusa, essendo un’eclisse può essere utilizzata come lampada da notte
per bambini, mentre aperta è utile anche per lo studio.

“Avevo incontrato i due soci dell’Artemide che mi avevano chiesto di disegnare una lampada da comodino (…)
scendendo in metropolitana mi sono venute in mente le lampade di Victor Hugo ne I Miserabili, la lampada cieca di
Jean Valjean, e sul retro del biglietto ho fatto uno schizzo.”
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Gianfranco Frattini e Livio Castiglioni progettano la lampada Boalum (1969) per Artemide, non una vera e propria
lampada, poiché non crea una luce tale da illuminare grandi spazi, ma piuttosto un’oggetto d’arredo, da posizionare
lungo il corridoio, su un divano, aggrovigliata in un angolo,ecc…

Achille Castiglioni e Pio Manzù disegnano, per Flos, la lampada Parentesi (1971), una lampada estremamente
semplificata, essa altro non è che un cavo d’acciaio ancorato al soffitto e tenuto in tensione da un peso a terra. La
lampada è appesa al filo, fissata ad un portalampada agganciato alla parentesi (tubo a doppia curva, rivestito in gomma
morbida), che sfrutta l’attrito con il cavo di sostegno per rimanere fermo.
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Richard Sapper progetta per Artemide la lampada Tizio (1972), realizzata in metallo a resina sintetica, monta una
lampadina alogena a bassa tensione, è completamente priva di filo dato che la corrente passa attraverso le esili braccia
metalliche, il contrappeso alla base, che contiene il trasformatore, permette alla lampada di essere girata. Non ebbe un
gran successo all’epoca a causa della struttura troppo geometrica.

Il MoMA nel 1972 organizza la prima mostra di design, Italy: the new domestic landscape, incentrata principalmente
sul design italiano, sancendo il concetto di made in Italy.

Copertina del catalogo della mostra

Tre approcci al Design

a. Conformista: design come perfezionamento di forme e funzioni già stabilite.


b. Riformista: design come operazione retorica di re-design di oggetti convenzionali con referenze socio-culturali
ed estetiche nuove.
c. Di contestazione: design come rifiuto totale e capace di assegnare alle cose funzioni flessibili e molteplici modi
d’uso. Le sue influenze sono: la Pop Art americana, la cultura di massa e civiltà dei consumi, le energie creative
primarie, l’anarchia progettuale e l’innovazione continua.

Emilio Ambatz
Copertina del catalogo della mostra

Tre approcci al Design

a. Conformista: design come perfezionamento di forme e funzioni già stabilite.


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b. Riformista: design come operazione retorica di re-design di oggetti convenzionali con referenze socio-culturali
ed estetiche nuove.
c. Di contestazione: design come rifiuto totale e capace di assegnare alle cose funzioni flessibili e molteplici modi

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d’uso. Le sue influenze sono: la Pop Art americana, la cultura di massa e civiltà dei consumi, le energie creative

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primarie, l’anarchia progettuale e l’innovazione continua.
su 54 & Emilio Ambatz

Archizoom Associati

Firenze, 1968 (poi Milano).

Ne facevano parte Andrea Branzi, Gilberto Cornetti, Paolo Doganello, Massimo Morozzi. Caratterizzati da un design
linguisticamente ridondante e dotato di una forte carica espressiva, al limite di un raffinato kitsch, con funzioni
variabili.
Progettano il divano Superonda (1967) per Poltronova, la cui base è un taglio di poliuretano espanso rivestito di
ecopelle plastificata. Sono innumerevoli le sue finzioni: aperto diventa un divano a varie seduto, chiuso contro il muro
può essere un tavolino, può essere usato come separè, come un pouf, oppure di lato ci si può sdraiare sopra.

Disegnano poi la poltrona Mies (1969), sempre per Poltronova, è un tributo, e allo stesso tempo una critica, una
parodia, a Ludwig Mies Van Der Rohe ed alla sua politica forms follows function, estremizza le idee del Bauhaus,
infatti ha una forma estremamente geometrica nella struttura in acciaio, priva di decorazioni. Monta una seduta
sospesa in lattice, di comfort simile a quello di una sedia sdraio. Può essere ridotta a “due triangoli e un telo”, come
tutto il design italiano non è un oggetto di massa, volendo essi cambiare il modo di arredare, questa poltrona è pensata
come oggetto unico, prodotta però industrialmente.
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Superstudio

Firenze, 1966.

Ne fanno parte Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia e altri. Caratterizzati da un design come “neo
monumentalismo visionario” svolto attraverso utopie ironiche e concettuali, come la serie Quaderna (1971) per
Zanotta, più che un mobile è un concetto, la serie definisce porzioni teoricamente infinite , una griglia a quadretti
senza inizio né fine.

Gruppo Strum

Torino, 1963.

Formato da Giorgio Cerretti, Pietro Derossi, Carlo Gianmarco, Riccardo Rosso und Maurizio Vogliazzo.
Producevano oggetti di arredo/design prevalentemente in poliuretano espanso che rifiutavano il formalismo e la
funzionalità, per posizionarsi come presenze giocose, ma soprattutto trasgressione nella casa.
Come ad esempio la collezione I Multipli (1967) per Gufram, di cui fa parte ad esempio la seduta Pratone, in
poliuretano espanso a freddo, sotto il peso del corpo i petali si abbassano come in un vero prato, l’idea infatti è quella
di sedersi su un prato, poi portata a tutt’altro in maniera giocosa e provocativa, un po’ kitsch. Di questa collezione fa
parte anche l’appendiabiti Cactus, sempre in poliuretano espanso, gioca sull’idea divertente di appoggiare una giacca
su un cactus, una grande forza comunicativa.
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Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi disegnano la poltrona Joe (1971) per Poltronova, un divano a
forma di guanto nato dall’idea di buttarsi sul divano come si butta una pallina in un guantone.

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