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Fabrizio Giuffrè

IL SANTUARIO DI CRUILLAS
PICCOLA POMPEI
NELLA CITTÀ DI PALERMO
Luoghi e memorie religiose di un territorio
Il Santuario di Cruillas piccola Pompei nella città di Palermo
luoghi e memorie religiose di un territorio
ISBN: 978-88-906841-4-2

Progetto grafico ed impaginazione


Angelo Sicilia

© 2017 Ducezio Edizioni srl


Via Cavour 70 Palermo
www.ducezioedizioni.it
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I diritti sono riservati in tutto il mondo.

Giuffrè, Fabrizio <1995->

Il Santuario di Cruillas, piccola Pompei nella città di Palermo : luoghi e me-


morie religiose di un territorio / Fabrizio Giuffrè. - Palermo : Ducezio, 2017.
ISBN 978-88-906841-4-2
1. Parrocchia Santuario Maria SS del Rosario di Pompei <Palermo>.
263.042458231 CDD-23 SBN Pal0302955

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”


INDICE

8 PRESENTAZIONI

14 LA NASCITA DELLA BORGATA

19 LA SACRALITÀ NELLA CAMPAGNA DEI PETRAZZI


21 La devozione alla Vergine
24 Gli alberi della Madonna ed il pellegrinaggio a Santa Croce
25 Le missioni di campagna
27 La congregazione di Maria Ss. Immacolata
28 La necessità di una nuova chiesa

30 BARTOLO LONGO L’ARALDO DELLA VERGINE DEL ROSARIO DI POMPEI

35 LA DIFFUSIONE DEL CULTO DELLA MADONNA DI POMPEI IN SICILIA


36 I casi di Catania e Messina
37 Il caso di Palermo

40 IL SANTUARIO DI CRUILLAS, PICCOLA POMPEI NELLA CITTÀ DI PALERMO


43 I gloriosi anni dei pellegrinaggi
44 Il Vade mecum pei devoti di M. SS. del Rosario di Pompei che si recano in pellegrinaggio
al Santuario di Cruillas
45 Cruillas, un Santuario per devozione popolare

47 L’OPERA SANTA DI DON FRANCESCO GENOVA, PRIMO RETTORE DEL SANTUARIO DI


CRUILLAS
49 L’istituzione del fonte battesimale
49 La fondazione della confraternita di Maria Ss. del Rosario di Pompei

51 LA CONTRADDITTORIA RETTORIA DI DON FILIPPO CRISPINO


52 Il terribile incendio del 1932

54 LA RETTORIA DI DON IGNAZIO SUCATO E LA RINASCITA DEL BORGO


55 La costituzione dell’Azione Cattolica
56 La proposta di decorazione del prospetto della chiesa

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57 DON ANTONINO RUFFO E L’ELEVAZIONE A PARROCCHIA
57 La fine di un primato storico: la variazione del titolo da Maria SS. di Pompei a
Maria SS. del Rosario
58 L’istituzione della confraternita della dottrina cristiana
58 La missione dei padri Redentoristi del 1947
59 Le Visite Pastorali del 23 Luglio 1950 e del 6 Novembre 1955

60 DON ANTONIO DI PASQUALE


61 La Pia unione dei braccianti agricoli
61 La Visita Pastorale del 20 Marzo 1960
63 I lavori di rifinizione della chiesa e la costruzione del salone parrocchiale

65 DON GIUSEPPE GAMBINO, QUARANTA ANNI A CRUILLAS


65 L’apostolato della preghiera
65 Il Concilio ecumenico Vaticano II e la riconfigurazione del presbiterio
67 Il 50° anniversario della parrocchia e l’indizione dell’anno mariano
67 Un roseto profumato
68 La rivitalizzazione della confraternita del Rosario
68 La riscoperta del Vade Mecum pei devoti di M. SS. del Rosario di Pompei e la ristampa
69 Il centenario della fondazione del santuario (1896-1996)
69 Il giubileo del 2000

70 DON ANTONINO ROCCA


70 L’istituzione della cappella del Ss. Sacramento
70 La chiusura del Santuario, il trasferimento nell’aula liturgica e il restauro della copertura

71 DON MASSIMILIANO SCALICI


71 Il progetto ecclesiale Cruillas-Pompei e la riapertura al culto del Santuario
71 Una retata d’amore
72 Il rifacimento del presbiterio, il restauro dell’abside e la dedicazione dell’altare

73 DON VINCENZO CATALANO

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73 IL SANTUARIO DI CRUILLAS IERI ED OGGI: 120 ANNI DI TRASFORMAZIONI
76 La facciata ed il campanile
80 La navata
81 L’altare maggiore
82 Il presbiterio
84 La cappella del Sacro Cuore
85 La cappella del SS. Crocifisso
85 La cappella della Vergine di Pompei
86 Il fonte battesimale
87 L’affresco sulla volta
88 Le vetrate
89 La cantoria
89 I lampadari
90 La sacrestia e la casa canonica

91 I FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SS. DI POMPEI TRA DEVOZIONE E TRADIZIONE


96 Un prodigioso simulacro

98 LE ALTRE CHIESE DEL TERRITORIO


98 La chiesa dell’Immacolata Concezione “sotto l’arco”
100 La chiesa di Maria SS. Addolorata a Bracco
102 La chiesa del SS. Crocifisso in contrada Mango
105 La chiesa di Maria SS. delle Grazie in contrada Trabucco
106 La chiesa di San Francesco di Paola a villa Arena
108 La chiesa dell’Addolorata a cozzo Santa Croce
111 La chiesa di Maria Ss. Addolorata a villa Castrofilippo
111 La chiesa di Santa Luisa Marillac al Sanatorio Cervello
113 La chiesa del Sacro Cuore in contrada Conceria Malaspina

117 IL BARONE ANTONINO PETYX, UN SERVO DI DIO A CRUILLAS

121 TAVOLE A COLORI

130 BIBLIOGRAFIA

134 RINGRAZIAMENTI

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PRESENTAZIONI

Mi congratulo con voi, particolarmente con l’autore Fabrizio Giuffrè, con il parroco don Vincenzo Cata-
lano e con tutta la comunità della Parrocchia Maria SS. del Rosario di Pompei, per questa lodevole ini-
ziativa atta a riscoprire la genesi, nel territorio di Cruillas, di una devozione fortemente radicata nel cuore
del popolo palermitano come quella alla Vergine Maria, Madre e Discepola del Signore, e in particolar
modo nel suo legame col Santuario campano di Pompei. Mi auguro che queste pagine possano aiutare
coloro che le leggeranno a guardare alle proprie radici per un rinnovato slancio evangelizzatore che porti la
comunità di Cruillas e tutte le comunità della nostra amata Chiesa di Palermo a essere centri propulsori
di una pastorale che, sull’esempio di Maria, attenta ascoltatrice della Parola del Figlio e missionaria di
letizia presso la parente Elisabetta, cammini con le donne e gli uomini del nostro tempo «per creare una
civiltà della giustizia e della misericordia, una terra della relazione e della speranza. Inoltriamoci insieme
su questa via dietro Gesù».

Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo

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E’ un vero piacere che in qualità di parroco presento questo lavoro nella ricorrenza del 80° anniversario
dell’erezione canonica del santuario di M. Ss del Rosario di Pompei in parrocchia. Per una comunità
parrocchiale fare memoria di un evento storico, è un’esperienza coinvolgente ed entusiasmante. La storia resta
sempre maestra di vita, così come lo è stata la storia di questo luogo santo, voluto certamente dai nostri padri,
ma per volere di Dio e della Beata Vergine Maria del Rosario. Sono pienamente d’accordo con il signor
sindaco dottor Orlando, che afferma nella sua presentazione: «un santuario a servizio di una borgata in
campagna, alla periferia della città, elevato a parrocchia in un quartiere divenuto parte importante di una
grande città». Mi sia consentito di aggiungere: parrocchia a servizio, insieme alle altre due esistenti ( Mater
Dei e Santa Rosa), del quartiere e del popolo di Dio che in esso vive ed opera, con tutte le luci e le ombre di
ogni realtà umana. Ottanta anni di storia scritta certamente dalle generazioni che si sono avvicendate ma, in
maniera particolare, dal buon Dio e dalla Vergine del Rosario. Per noi credenti è il Signore che conduce il suo
popolo, con il dono più grande che è la persona del Suo Figlio Gesù, i sacramenti, la Sua Parola e le varie
vocazioni che edificano e servono la comunità. Per concludere questa mia presentazione, vorrei citare il salmo
90, che ci fa comprendere l’opera di Dio a favore del genere umano, fragile nella sua esistenza ma eterno in
Dio: «Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione, prima che nascessero i monti e la
terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, o Dio. Tu fai ritornare l’uomo in polvere
quando dici: ritornate, figli dell’uomo. Mille anni ai tuoi occhi sono come il giorno di ieri che è passato, come
un turno di veglia nella notte. Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera, consumiamo i nostri anni con
un soffio. Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ed il loro agitarsi è fatica e
delusione, possano presto a noi volare via». Per Dio mille anni sono un nulla e le generazioni passano
secondo la sua parola appena citata, ottanta anni pre Dio sono secondi, ma in questi secondi Lui ha scritto la
storia di questa parrocchia e ancora continua a scriverla tramite noi, quindi auguro a tutti noi che ne facciamo
parte di impegnarci a lasciare questa comunità migliore di come l’abbiamo trovata. Ringrazio di cuore tutti
coloro che in questi anni hanno lavorato per il bene della parrocchia, i parroci che si sono avvicendati, il laicato
che ha lavorato e continua a collaborare per il bene delle anime e la maggior gloria di Dio. Ringrazio ancora il
carissimo Fabrizio Giuffrè per questo lavoro e per l’amore che ha per Cruillas e per questo santuario
parrocchia. Auguro a tutti di poter crescere nell’amore che Cristo ha lasciato come una condizione per essere
buoni cristiani corresponsabili per la crescita di tutta la comunità parrocchiale. Carissimi auguri per i primi
ottant’anni della nostra comunità.

Don Vincenzo Catalano

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Un Santuario a servizio di una borgata in campagna, alla periferia della Città, elevato a parrocchia in
un quartiere divenuto parte importante di una grande Città. Questo luogo di culto religioso e di devozione
popolare per la Vergine del Rosario è stato ed è oggi intensamente vissuto come piccola Pompei affidato
alle cure dei Rettori prima e da 80 anni alle cure dei parroci.
Una moltitudine di umanità resa comunità anche grazie all’Azione Cattolica e alla confraternita di Ma-
ria SS. Del Rosario di Pompei.
I volti dei Rettori e dei Parroci si susseguono in una straordinaria armonia di fede che trova segni di rico-
noscimento in opere di misericordia e in preghiere, nelle campane e nel fonte battesimale, negli affreschi
della volta e nelle decorazioni della cantoria, così come nel collegamento alle altre chiese e cappelle di tante
borgate agricole e nel quartiere cittadino. La storia della nostra città è segnata dall’intrecciarsi di vita reli-
giosa e di vita civile, di preghiere e di opere. E Cruillas condivide la storia di Palermo e si prepara al fu-
turo coltivando il desiderio di nuovo riconoscimento del ruolo di Santuario, che interpella un nuovo assetto
viario ed urbanistico.
E nel nome della Vergine del Rosario di Pompei continua la storia intima e pubblica di Cruillas,
dell’intera Città.

Leoluca Orlando

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E’ storicamente riconosciuto che furono i domenicani i grandi promotori del Rosario nel corso dei secoli. Una
preghiera, si racconta, che vide il suo iniziale abbozzo nel primo secolo dopo l’anno Mille, sorta come
suggerimento dato ai monaci illetterati, da parte dei loro confratelli, di sostituire la recita dei 150 Salmi con
altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse lentamente il cosiddetto Rosario dell’Ave Maria.
Ma la tradizione vuole che sia stato il certosino Enrico di Kalcar nel secolo XIV a proporre la suddivisione
in 15 decine, intercalando tra l’una e l’altra il Pater. Più tardi, nel XVII secolo, l’inserimento del Gloria
avrebbe dato alla preghiera la sua forma attuale. I domenicani per favorire la diffusione della nuova preghiera
crearono diverse associazioni appositamente dedicate ad essa, tra cui la Confraternita del Rosario, fondata nel
1470, quella del Rosario Perpetuo nel 1630 e, nel 1826, la Confraternita del Rosario Vivente.
I credenti hanno da sempre assegnato grande efficacia al Rosario, in grado anche di determinare il corso della
storia. Tanto che nel 1571 fu attribuita alla sua recita la vittoria, a Lepanto, delle armi cristiane contro
quelle
turche. San Pio V, nella bolla “Salvatoris Domini”, scritta a pochi mesi dalla battaglia, stabilì che il giorno
7 ottobre fosse dedicato a S. Maria della Vittoria. Due anni dopo, Papa Gregorio XIII la trasformerà nella
festa del S. Rosario. Nel corso dei secoli molti interventi del magistero hanno riproposto l’importanza della
sua recita, mutandone però gli obiettivi, tanto da trasformarla in una preghiera privilegiata per la causa della
pace. Diversi Pontefici, nel corso dei secoli, hanno raccomandato il Rosario all’attenzione e alla pratica del
popolo cristiano. San Pio V, di formazione domenicana, fu il primo “Papa del Rosario”. Leone XIII, con le
sue 12 Encicliche dedicate, ne fu il secondo. Dal 1478 ad oggi sono circa 200 i documenti pontifici sul tema.
I credenti ricordano che in più apparizioni la Madonna stessa ha indicato il Rosario come la preghiera
quanto mai necessaria per il bene dell’umanità. A Lourdes, la “Signora” recava al braccio una lunga corona
del Rosario, mentre a Fatima e a Medjugorje, la Vergine ha esortato i credenti alla sua recita quotidiana.
Tra gli incontri più significativi tra la Madonna del Rosario e altre esperienze umane, da segnalare quella di
Bartolo Longo, un giovane avvocato giunto a Napoli che divenne ateo convinto, tanto da avvicinarsi a pratiche
spiritiche se non sataniche. Fu grazie alla scoperta del Rosario che il Longo inizia un percorso di conversione
che lo porterà ad entrare nel Terz’Ordine di S. Domenico. Da lì a pochi anni, grazie al suo impegno, nascerà
il Santuario di Pompei costruito con offerte provenienti da ogni parte del mondo. Il luogo divenne in poco
tempo meta di milioni di pellegrini che ogni anno si accostano alla prodigiosa immagine della Madonna del
Rosario. In fondo la storia di Pompei è la storia di un convertito che dedicò completamente la sua vita alla
religione e alla carità, e partendo dalla preghiera ha realizzato, in quella valle poco nota, non solo la
prestigiosa chiesa, consacrata nel 1891, ma una serie di opere sociali assolutamente originali per quel periodo
storico, e che interpretavano, in maniera innovativa, lo spirito dell’enciclica Rereum Novarum di Leone XIII.

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La pratica del Rosario si diffuse quindi in tutta la cristianità, per opera ancora una volta di un seguace di S.
Domenico, anche se laico, insieme alle testimonianze di fede di coloro che neavevano ricevuto grazie.
In questo clima si colloca l’edificazione, nella borgata di Cruillas, nell’agro palermitano, del Santuario
dedicato alla Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, nato con lo scopo principale di diffondere il culto in
Sicilia, in quanto si riteneva necessario “un luogo ove i fedeli, non potendo, per la distanza e per il mare che
dal continente ci separa, portarsi nella valle di Pompei potessero recarsi in pellegrinaggio per esprimere i propri
voti”. La bellissima storia è raccontata da Fabrizio Giuffrè in questo libro il cui titolo stesso ne determina in
maniera inequivocabile i contorni: “Il Santuario di Cruillas, piccola Pompei nella città di Palermo”.
L'autore, con la severità del ricercatore e la grande passione dello studioso, ripercorre la nascita del santuario e
la sua evoluzione, ma prima cerca di rintracciare i riferimenti legati alla devozione dell’Immacolata
Concezione nell’antica contrada.
E sottolinea come, nella nostra cultura contadina, la sacralità attraversava ogni momento della quotidianità e
grande importanza aveva il culto dei santi e della Vergine oltre all’organizzazione delle feste patronali, a cui
il popolo partecipava coralmente. L'amico Fabrizio ricorda come la più genuina espressione del culto alla
Madonna era senza dubbio legata agli alberi ad essa “dedicati”: “era in uso tra i contadini stabilire un certo
numero di alberi di agrumi e devolvere il denaro ricavato dalla vendita del frutto alla Chiesa, in onore della
Vergine”. Segni ampiamente presenti nella contrada fin dal Medioevo. E forse nessun luogo – conclude
l’autore - come Cruillas, dove già il culto mariano era sedimentato da secoli, poteva essere più adatto per un
“progetto così grandioso”. Segue la ricostruzione dei vari momenti della edificazione del Santuario, le
donazioni, per la fabbrica delle nuova chiesa, di istituti religiosi, singoli cittadini e ricche famiglie, che
provenivano da ogni parte del capoluogo e dell’isola, testimonianza del vivo interesse dell’intera comunità
cristiana verso il nuovo culto.
Poi rievoca i momenti gloriosi del quartiere quando il Santuario era meta di pellegrinaggi, fino a quelli più
grigi che porteranno alla sua totale emarginazione. Fabrizio cerca di individuare le cause della perdita di
interesse nei confronti dell'edificio sacro, i motivi per cui la pratica religiosa iniziò gradualmente ad affievolirsi,
sino a spezzare la “dolce catena”, come la definisce, che legava Palermo a Pompei.
E ancora l’autore affronta il problema del riconoscimento alla chiesa di Cruillas del titolo di Santuario. Non
esiste nessun decreto vescovile, nonostante le “minuziose ricerche” svolte presso l’archivio diocesano di Palermo.
Nonostante i timbri e i documenti prodotti dai diversi rettori che attestino lo status di Santuario, la chiesa di
Cruillas lo è per semplice devozione popolare, come la grande maggioranza dei luoghi sacri in Sicilia.
Infine l’approdo ai nostri giorni, con la triste conclusione che i borghigiani hanno voltato le spalle alle proprie

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tradizioni, dimenticando di essere depositari di un culto riconosciuto in tutta la Sicilia.
Fabrizio Giuffrè ha raccolto con entusiasmo l’esigenza della piccola comunità parrocchiale di ritrovarsi
intorno all’esperienza più significativa della storia della borgata, fiducioso che la riscoperta del culto e del
Santuario possano diventare occasione di rilancio per un quartiere difficile, segnato oggi da molte difficoltà e
contraddizioni. L’autore evidenzia con il suo lavoro due fondamentali presupposti che devono costituire i
pilastri fondamentali per una sua rinascita: la salvaguardia della memoria storica e il recupero dell’identità.
Condizioni essenziali per chi vuole immaginare un futuro diverso.
Ogni riscatto inizia da un racconto, e il libro di Fabrizio cerca di recuperare il senso e il significato di quella
speranza.

Alfonso Lo Cascio

Scoprire una città nella città. Questo è il motivo più semplice ma allo stesso modo più vero per definire questo
scritto di Fabrizio Giuffrè. Con grande dovizia di particolari storici, artistici e culturali, l'autore traccia un
disegno ben definito di una delle borgate palermitane più interessanti. Ci si incunea tra le scalinate e le stanze
di tante ville settecentesche, si annusa l'odore degli ulivi negli antichi bagli e si tocca con mano la profonda
religiosità dell'antico quartiere nelle chiese nascoste che vivono una realtà sorprendente grazie agli stessi
abitanti della zona. Il Santuario di Cruillas, da questo punto di vista, è uno scrigno da aprire e ammirare.
La chiesa principale della borgata è, come si usava nel medioevo e nel rinascimento, il centro dove ruota tutta
la vita del popolo, che con il suo sacrificio, unito alla devozione, ha fatto di questo edificio religioso un punto
d'incontro utilizzato per tanti scopi, da quello prettamente di fede, a quello culturale. L'affetto della
confraternita che regge il santuario ci fa capire quanta ricerca e ricostruzione ci siano in questo libro, un amore
per i particolari e per le vecchie tradizioni, un compendio inimitabile di interessanti nozioni che potrebbero
stupire. Merito quindi all'autore e alla borgata stessa, di aver portato alla conoscenza pubblica la storia di
questo angolo della città così minuziosamente descritto in questo volume.

Fabio Ceraulo

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LA NASCITA DELLA BORGATA

Sino all’avvento dei Borboni (1734-1735) ed almeno 1 Ajroldi C. (a cura di),


per qualche decennio dopo, la città di Palermo era an- Le borgate di Palermo,
S. Sciascia editore,
cora concentrata entro il proprio circuito di mura:
Caltanissetta 1984, pp.
all’esterno esisteva già una fitta rete di bagli, ville e 2 La scala di Carini è
masserie, per lo più isolate, a capo di estesi fondi agri- quel tratto collinare che
coli1. L’apertura della croce di strade dell’Addizione collega Borgo Nuovo a
Regalmici (1779) andò a definire la nuova direttrice di Bellolampo e al bivio
sviluppo della città extra moenia ed unitamente, il gene- Torretta-Montelepre.
rale incremento demografico e le graduali trasforma- Anticamente tale per-
corso veniva utilizzato
zioni nel campo dell’agricoltura che interessarono dai viandanti e dai bor-
l’intera isola, posero le basi per la nascita delle cosid- donari per raggiungere
dette borgate. Il fenomeno della villeggiatura che già l’area carinese. Henri
dalla seconda metà del XVII secolo aveva investito la Bresc nella sua opera
contrada dei Colli, favorita dalla frammentazione della Les jardins de Palerme cita
questo luogo e le vicine
piana in tante piccole proprietà, ebbe un importanza contrade di S.Helia de
fondamentale nella sua duplice valenza: se da un lato la Aquilea e Catusii (en-
piccola e media nobiltà ambiva a possedere una casa trambe nei pressi di
fuori porta per semplice svago e diletto, dall’altro Borgo Nuovo) come
l’interesse cadeva sullo sfruttamento dei vasti poderi importanti centri per la
produzione viticola
da cui si poteva ricavare profitto sviluppando anche (XV secolo). Si veda in
nuove tecniche agricole. Nei terreni furono così im- merito: Lo Cascio P.,
piantati estesi vigneti, oliveti e frutteti e nel frattempo Scale neviere e trazzere,
si ricavarono pozzi per attingere l’acqua che scorreva ISSPE, Palermo 2012,
nel sottosuolo. Quest’imponente opera di trasforma- pp. 39-40.
zione fondiaria coinvolse, sulla base dei capitali messi
in gioco dalla nobiltà e dalla borghesia, una moltitudi-
ne di contadini e di popolazione servile richiamata a
lavorare rispettivamente nei poderi e nelle ville. A nord
della città anche la contrada dei Petrazzi, alle falde del
monte Cuccio, venne investita da questo fenomeno.
La località, nei pressi dell’antica scala di Carini2, pren-
deva nome dalle numerose cave da cui si estraeva la
pietra grigia di Billiemi, largamente impiegata nei can-
tieri di palazzi e ville siciliane tra il XVII ed il XVIII
secolo. La Pianta geometrica della città di Palermo coi suoi

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sobborghi molo e campagna realizzata dall’ingegnere Paolo
Corso nel 1723 mostra una ordinata suddivisione delle
terre in appezzamenti, solcati da viali e sentieri e pun-
teggiati da casini, case, molini ed osterie; ben visibile è an-
che il loco di Carlotto, identificabile con il baglio Saler-
no. Più interessante appare in tal senso la pianta La cit-
tà di PALERMO Capo e, Regia della Sicilia opera di Giu-
seppe Vasi da Corleone (1754), in cui si individuano gli
insediamenti più importanti della contrada tra cui le
casene del principe di Roccapalumba e di don Gio-
vanni di Francisci, corrispondenti con le attuali ville
Mango ed Atenasio.

Particolare della Pianta


Topografica dello esterno
di Palermo di Calogero
Ligotti Livolsi (1881).

All’inizio del XIX secolo Palermo aveva una estensio-


ne ben diversa dall’attuale: si faceva una distinzione tra
il “territorio” ed il cosiddetto “agro” che cominciava a
settentrione della spiaggia di Sferracavallo, si estendeva
per le terre di Billiemi, Grifotta e Molara sino alla Gra-

15
zia, dalla quale per S. Ciro, Ciaculli e Villabate scende- 3 La Duca R., Palermo ieri
va sino all’Acqua dei Corsari. Nel 1818 l’espansione e oggi, il territorio e i quartie-
della città ed il maggiore popolamento dei villaggi cir- ri, Sigma edizioni, Paler-
costanti portarono l’amministrazione comunale a divi- mo 1994, p.8.
dere il territorio in 6 quartieri (4 urbani e 2 suburbani)
4 Il territorio risultava già
ed in 8 “comuni riuniti”3.
frazionato in tante pro-
Nel 1860 la borgata di Cruillas non esisteva ancora prietà di estensioni più
seppur i bagli e le casene che facevano capo alle varie ridotte. Nel 1836, ad e-
contrade fossero già nuclei generatori di embrionali sempio, gli eredi di Nico-
realtà sociali: Ferreri contava 50 anime, Billiemi appe- lò Salerno e Palmerino
concedevano in enfiteusi
na 20 ed i Petrazzi 40; poco più popolata era l’Inserra
parte della loro estesa te-
con 79 abitanti. nuta alle famiglie Blandi,
Circa un ventennio dopo, secondo quanto riportato Di Maggio e Spuches,
nel Dizionario delle strade di Palermo di C.Piola edito nel dando origine alle omo-
1875, il villaggio di Cruillas, inserito all’interno del di- nime proprietà.
stretto di Resuttana e San Lorenzo, contava già 626
anime4. Il primo nucleo della borgata è pertanto da far
risalire al decennio 1860-70, per allineamento delle ca-
se lungo la via Cruillas, dinnanzi l’antico baglio dei
Gravina, dove confluiscono due importanti percorsi
viari: il vicolo Parisi che giunge alla contrada ed alla se-
centesca villa Mango e la via Salerno che conduce
all’omonimo insediamento. La pubblica strada, in po-
sizione baricentrica, si dilata leggermente lì dove sorse
nel 1896 il Santuario della Vergine di Pompei che, spa-
zialmente, funge da “cerniera” tra il nucleo più antico
del villaggio ed il resto della via. Tra fine ‘800 ed il
primo trentennio del ‘900, la nuova chiesa dovette
fungere da ulteriore nucleo generatore e nel giro di
qualche decennio il borgo continuò ad accrescersi, ol-
tre che nella zona delle odierne vie Vanvitelli e Tra-
bucco, sino alla via Conceria dove, già attorno al 1870,
era stata stabilita l’omonima attività industriale dalla
famiglia Barrocchiere.

16
Particolare della pianta La città di PALERMO Capo e, Regia della Sicilia opera di Giuseppe
Vasi da Corleone (1754).

5 La via Nuova, voluta La Pianta Topografica dello esterno di Palermo di Calogero


dal principe di Pantelle- Ligotti Livolsi mostra con chiarezza, seppur in manie-
ria attorno al 1730, ra schematica, l’organizzazione del territorio
proveniva dalla Rocca e nell’ultimo ventennio dell’800. In quel periodo la via
passava da Boccadifal-
co, Passo di Rigano,
Cruillas si collegava da un lato alla via Malaspina e
Uditore e Cruillas per dall’altro alla via Inserra che si inerpicava sul monte
poi giungere a San Lo- Billiemi. All’incrocio fra le vie Cruillas ed Inserra si
renzo. Una parte di es- imboccava la via Petrazzi da cui si dipartivano le vie
sa è oggi identificabile Parrino, Felice, Salerno ed infine Abbadia che condu-
con la via Trabucco. Si
veda: Naselli Flores G.,
ceva al villaggio di Uditore. In direzione San Lorenzo,
Villa Pantelleria nella attraverso la via Nuova5 si poteva raggiungere la via
Piana dei Colli: struttura- Atanasio da cui si sviluppavano le vie Mango, Bonfor-
zione dell’agro palermitano nello (o Briuccia) e Bozzanga che raggiungeva la Con-
nel XVIII secolo, Ila ceria; in direzione opposta, era la via Maccionello da
Palma, Palermo 1971,
pp. 15-17.
cui si staccavano le vie Collegio Romano ed Isca che
risalivano sul Billiemi.

17
Nel 1889, a seguito della divisione del territorio in 8 6La Duca R., op.cit., pp.
sezioni urbane e 9 sezioni suburbane, Cruillas divenne 17-19.
parte integrante della sezione 12, corrispondente con
Resuttana ed Uditore. Dopo il 1901 le sezioni subur-
bane da 8 divennero 13 e Cruillas occupò il posto della
frazione suburbana numero 16 con una superficie di
1677,50 ha6.

Ultime case rurali rimaste lungo la via Cruillas.

18
LA SACRALITÀ NELLA CAMPAGNA DEI PETRAZZI

Territorio aspro e scarsamente coltivabile seppur abita-


1 Lo Piccolo F., In rure
sacra, Accademia Na- to sin da epoche preistoriche, i Petrazzi avevano regi-
zionale di scienze lette- strato, agli inizi del XII secolo, un primo insediamento
re e arti, Palermo 1995, sul monticello poi denominato di Sant’Elia dove era
p. 154. sorto, isolato dal resto della pianura, un piccolo eremo
di frati romiti carmelitani, forse provenienti dalla Pale-
stina, ed una chiesa dedicata al santo profeta Elia1.
Questa prima manifestazione di sacralità, la più antica
di cui si abbia memoria, si sarebbe comunque esaurita
in se stessa e bisognerà aspettare almeno altri tre secoli
per individuare nuovi fermenti religiosi.

La montagnola di Sant’Elia
dove sorgeva l’omonimo
eremo (XII secolo).

Cella romitorio dell’eremo


di Sant’Elia (da La Duca R.,
La città perduta).

19
La sacralità nell’agro palermitano, così come nella con- 2 Sommariva G., Bagli e
trada in esame, va difatti letta in relazione al graduale ville di Palermo e dintorni
popolamento, a partire dal secolo XVI, dei fondi agri- conca d’oro e piana dei Col-
coli della Piana dei Colli grazie alla realizzazione di li, Palermo, pp. 147-
opportuni sistemi di difesa che, rendendo la campagna 149.
più sicura e meno esposta a pericoli esterni, permisero 3Lo Piccolo F., op. cit., p.
ad esponenti della piccola e media nobiltà di investirvi 46.
i propri capitali per ricavare profitto dallo sfruttamen-
to dei terreni, sin ad allora proprietà dell’Arcidiocesi
palermitana. In questo contesto nascono piccoli bagli
ed ampie masserie, più o meno fortificate, a capo dei
fondi agricoli e centri propulsori di nuove comunità
contadine, impegnate al servizio del padrone nel lavo-
ro dei campi. Il baglio, data la distanza dal centro cit-
tadino e la difficoltà degli spostamenti per
l’impraticabilità delle strade, doveva identificarsi come
una cellula indipendente, munita di tutto ciò che era
necessario alla vita quotidiana: il pozzo, il forno, il
trappeto, il macello sino alla cappella dove la popola-
zione potesse adempiere ai precetti religiosi ed assiste-
re almeno ad una messa festiva. La portata di questo
fenomeno di ripopolamento dell’agro palermitano si
sarebbe accentuata a partire dalla seconda metà del
XVII secolo per trovare un picco nel XVIII secolo
grazie al diffondersi del rinnovato interesse per la vil-
leggiatura2. Un fenomeno di così largo respiro si dimo-
strò essere una preziosa occasione per la Chiesa che
poteva così ricavare profitto dalle innumerevoli con-
cessioni di jus patronato sulle cappelle, il cui numero
continuava ad accrescersi all’aumentare dei nuovi inse-
diamenti villerecci, ed esercitare nello stesso tempo un
controllo capillare in tutta la campagna3. La fitta rete di
chiese e piccoli oratori extra moenia garantiva inoltre
l’amministrazione dei sacramenti anche per le popola-
zioni che, causa distanza dalle parrocchie, viveva in un
totale stato di abbandono spirituale.

20
La devozione alla Vergine
La devozione del popolo palermitano alla Vergine e la
diffusione del culto nelle campagne attorno alla città
ha origini antiche. Il clima di rinnovata libertà registra-
to con la conquista normanna aveva riportato alla luce
molte di quelle immagini mariane che i cristiani, duran-
te i secoli di dominazione islamica, avevano dovuto
occultare onde sottrarle all’iconoclastia degli infedeli e
ciò si tradusse in un effettivo risveglio del culto. I pri-
mi riferimenti storici legati alla devozione
dell’Immacolata Concezione risalgono al primo ven-
tennio del ‘300 ma il culto avrebbe trovato maggiore
espressione nel ‘600, secolo in cui venne riconosciuta
quale patrona e protettrice di Sicilia. Già in periodo
controriformista ed in particolare a partire dal 1541,
anno in cui era stata costituita la prima compagnia del
Rosario, si era diffuso il culto della Madonna del Rosa-
rio che si era intensificato dopo la battaglia di Lepanto
contro i Turchi (1571) ove le truppe cristiane erano
uscite vittoriose grazie alla recita del Santo Rosario ed
all’intercessione della Madonna.

Giacomo Serpotta, Battaglia di Lepanto, 1690 ca., scultura in stucco, Palermo, Oratorio
di Santa Cita.
21
Alla Vergine, in particolare sotto il titolo 4 Lo Piccolo F., op.cit.,
dell’Immacolata, ci si affidava anche in caso di pesti- p. 42.
lenze, calamità naturali e carestie e ben presto tra XVII
e XVIII secolo si assistette ad una vera e propria e-
splosione del culto, soprattutto ad opera delle numero-
se confraternite nate grazie all’impegno degli ordini re-
ligiosi. Numerosi erano poi i titoli con cui la madre di
Dio veniva riconosciuta ed altrettanto numerosi erano
gli altari e le cappelle che gradualmente si andavano
realizzando: soltanto extra moenia, nel ‘700, esistevano
circa 130 chiese dedicate alla Madonna di cui 39
all’Immacolata Concezione, 25 alla Madonna delle
Grazie, 17 alla Madonna del Rosario e 12
all’Addolorata4. Un fervore religioso manifestato, oltre
che nella festa solenne dell’8 Dicembre, anche nel cor-
so dell’anno attraverso il cosiddetto voto di difesa
dell’Immacolata “sino allo spargimento del sangue”,
segno della profonda fedeltà di coloro che, pur di por-
tare avanti il dogma, erano pronti a morire in nome di
Maria. Nelle campagne dei Petrazzi, la più antica mani-
festazione del culto alla Madonna parrebbe risalire al
1573, anno in cui è attestata l’esistenza di una cappella
dedicata alla Madonna della Pietà. Questa chiesa, di cui
ha lasciato scritto il canonico Antonino Mongitore nel
manoscritto Le chiese fuori la città nella campagna, era nel
‘700 annessa alla casina di don Giovanni di Francisci
ma era stata, con ogni probabilità, abolita alla fine del-
lo stesso secolo dal nuovo proprietario, il dottore in
leggi Giovanbattista Atenasio. Nell’ultimo ventennio
del ‘500, all’interno di un baglio agricolo sorgeva
un’altra cappella, costruita per volere di don Giuseppe
Insirillo, canonico della cattedrale di Palermo e dedica-
ta alla Ss. Vergine. Questa seconda chiesa, di cui oggi
si conserva soltanto il portaletto di accesso, è ricono-
scibile nella corte del cinquecentesco baglio Salerno.

22
Baglio Salerno; a destra il portale della cappella della Ss. Vergine (1580 ca.).

Al XVII secolo appartenevano altre due cappelle ma-


riane: di una di queste, esistente all’interno della tenuta
dei padri Fatebenefratelli (baglio Gravina Cruyllas) e
risalente al 1667, rimangono solo attestazioni docu-
mentarie essendo poiché distrutta per la realizzazione
di una chiesa più grande ad opera degli stessi frati
(1718); l’altra chiesa, di cui rimangono pochi ruderi,
sorgeva invece nel loco dei padri del Terz’Ordine,
all’ingresso dell’attuale baglio del Monaco all’Inserra.
Nella seconda metà del XVIII secolo la campagna dei
Petrazzi contava più di venti chiese annesse a bagli e
ville e di queste ben otto erano dedicate alla Madonna.
All’Addolorata erano state intitolate la cappella distrut-
ta di villa Castrofilippo (post 1750) e quella ancora esi-
stente delle case S. Croce all’Inserra (1776). Nella stes-
sa contrada sorgevano la cappella della Madonna degli
Angeli annessa alle case Naselli (distrutta) e l’altra ag-
gregata alla villa Ferreri, oggi adibita a stalla. A queste
si aggiungevano la chiesa di Maria Vergine egiziaca alle

23
case Felice e della Madonna del Rosario a villa Tasso-
relli-De Gregorio (1748). All’Immacolata Concezione
erano invece dedicate tre cappelle, rispettivamente u-
bicate nel baglio dei Fatebenefratelli (1718), nelle case
Parrino (1727) e nella villa Centorbi (1760). Di queste
ultime chiese soltanto una è pervenuta a noi ed è rico-
noscibile nella piazzetta Cruillas, antica corte del baglio
del convento di San Giovanni di Dio dei Fatebenefra-
telli, poi del duca Gravina Cruyllas al cui nome sarebbe
rimasto legato il borgo. Questa chiesa, eletta nel 1860
succursale della parrocchia di Resuttana dal cui “di-
stretto” Cruillas dipendeva, rimase l’unico luogo di
culto della borgata sino alla costruzione del nuovo
Santuario dedicato alla Madonna del Rosario di Pom-
pei (1892-1896). Tuttavia, sino alla seconda metà del
‘900, molte delle chiese private aggregate ai bagli ed
alle ville rimasero attive per gli abitanti delle varie con-
trade del territorio.

Gli alberi della Madonna ed il pellegrinaggio a Santa Croce


Il numero di cappelle dedicate alla Madonna che a par-
tire dalla fine del XVI secolo cominciarono a punteg-
giare le campagne dei Petrazzi, è un dato indicativo
della profonda religiosità mariana che sin dalle origini
dovette caratterizzare la contrada nel più ampio scena-
rio dell’agro palermitano. Il culto all’Immacolata dove-
va essere quello maggiormente sentito essendosi la
borgata sviluppata attorno al baglio Gravina Cruyllas
ed alla cappella dell’Immacolata Concezione detta an-
che di “sotto l’arco”. Ma la più genuina espressione del
culto alla Madonna era senza dubbio legata agli alberi
ad essa “dedicati”: era difatti in uso tra i contadini della
zona stabilire un certo numero di alberi di agrumi e
devolvere il denaro ricavato dalla vendita del frutto alla
Chiesa, in onore della Vergine. La spiccata devozione
del popolo alla Vergine è altresì testimoniata dall’antica

24
usanza di recarsi in pellegrinaggio il 15 di Settembre a
5 Giuffrè F., Cruillas
storia e memorie di una cozzo Santa Croce, in contrada Inserra, presso la chie-
antica borgata, ISSPE, setta di Maria Ss. Addolorata. Seppur sconosciamo dal
Palermo 2012, pp. 50- punto di vista temporale l’origine di questa tradizione,
51. si apprende comunque, attraverso le fonti orali, come i
fedeli la mattina presto si riunissero presso il piano di
Mortillaro da cui intraprendevano la cosiddetta acchia-
nata per l’Inserra, sino all’antica mulattiera di Santa
Croce che conduceva direttamente alla chiesetta5. Do-
po la messa era in uso concludere la giornata con il ti-
pico pranzo in campagna.

Chiesa di Maria Ss. Addolo-


rata in contrada Inserra
(XVIII secolo).

Le missioni di campagna
In periodo preunitario i principali promotori delle mis-
sioni popolari volte a richiamare i fedeli alla morale
cattolica e alla ubbidienza alla Chiesa erano stati gli or-
dini religiosi come i Gesuiti, i Cappuccini ed i Reden-
toristi. La loro soppressione nel 1866 aveva quindi la-
sciato un grande vuoto, tradottosi talvolta
nell’abbandono spirituale dei fedeli, a cui soltanto il
clero diocesano poteva porre rimedio. Già
all’indomani dell’Unità d’Italia, i Pii Padri Operai di
San Vincenzo de’ Paoli della Madonna del Lume, di
cui facevano parte anche padre Nunzio Russo (1841-

25
1906) e padre Giacomo Cusmano (1834-1888) aveva- 6 Don Nunzio Russo: teo-
no intensificato la propria attività missionaria nelle logo ed evangelizzatore, atti
campagne attorno alla città6. Lo stesso don Russo, nel della giornata di studio,
1870, appuntava: «Le prime fatiche per comunicare lo spirito Palermo 21 Novembre
di apostolato dell’Infanzia furono a Cruillas dove fui mandato 2006, San Paolo, Cini-
sello Balsamo 2007, pp.
da mons. Naselli insieme al can. Lo Verro allora beneficiale,
83-87.
entrambi come appartenenti alla Congregazione dei Pii operai di
Maria SS. del Lume. Ciò fu nel Maggio di quello stesso anno
7 Stabile F.M., Nunzio
Russo, S. Sciascia edito-
in cui coincise la morte di mons. Naselli. Mi ricordo che la noti- re, Caltanissetta 1997,
zia di sua morte ci pervenne in corso della missione che durò 15 p. 64.
giorni»7. L’intera contrada di Cruillas difatti, che conta-
va poco più di 600 anime, dopo la soppressione
dell’ordine dei Redentoristi (1860) della vicina chiesa
di Uditore dove i borghigiani solevano recarsi, si tro-
vava in una condizione di totale abbandono spirituale:
la missione, posta sotto la protezione dell’Immacolata,
oltre ad una sistematica opera di evangelizzazione e
predicazione, garantendo la celebrazione di almeno
una messa festiva, prevedeva anche di ripulire ed arre-
dare le chiesette ormai chiuse da anni. L’invio dei mis-
sionari a Cruillas avvenne grazie all’impegno
dell’agrimensore locale Peppino Giammona, padre di
una tale Peppina ricordata per essere stata la prima pe-
nitente di don Russo e a cui egli stesso avrebbe confi-
dato l’intenzione di voler fondare un’opera per
l’evangelizzazione della Sicilia. In quello stesso mese di
Maggio, così come voluto da mons. Naselli, la missio-
ne si sarebbe dovuta espandere sino a Bellolampo, sul
monte Billiemi. Don Russo venne inviato a Cruillas e
trovò ospitalità presso la casa del signor Giammona a
cui poi, in una lettera mandata a missione ultimata, a-
vrebbe raccomandato di «tenere desta la devozione a Maria
nella congregazione che aveva fondato a Cruillas». Già allora,
Russo, onde consolidare i frutti della missione, istituì
la peregrinatio di una statuetta lignea della Madonna mi-
racolosa, da lui stesso commissionata. Manifestando la
sua profonda capacità nel comprendere ed asseconda-
re il sentimento religioso del popolo, sempre coeren-

26
temente alla fede religiosa, promise di far benedire
8Falzone M.T., Giacomo
Cusmano, S. Sciascia
l’immagine dal Vescovo, promuovendone ogni setti-
editore, Caltanissetta mana il giro da casa in casa: «la presenza di Maria ecciterà
1992, pp.136-137. il fervore delle famiglie, ne aumenterà la pietà, farà cessare il pec-
cato. E sì, caro don Peppino, perché come mai si avrà allora il
coraggio di dire p.e male parole alla presenza di Maria? Con
questo mezzo son sicuro che si eviteranno tanti peccati e beato
me se in tutta la vita avrò evitato un solo peccato veniale». Lo
stesso anno Giacomo Cusmano, la cui associazione il
Boccone del Povero era già da un anno affiliata
all’Opera di San Vincenzo de’ Paoli, fu inviato
all’Inserra: «P. Giacomo veniva qua a dire la Messa e la spie-
ga del Vangelo, ci confessava, ci insegnava i doveri di buoni cri-
stiani e nelle prediche dei santi esercizi ci faceva piangere. Noi gli
preparavamo il letto, ma egli invece di coricarsi, passava le notti
inginocchiato davanti il crocifisso. Nel mangiare era modestissi-
mo: gli davano la carne, ma egli limitavasi agli altri cibi. […].
Ai tempi di lui la nostra chiesa era meglio di una parrocchia» 8.
Nel 1878, l’arcivescovo Michelangelo Celesia affidò la
direzione dell’Associazione di San Francesco di Sales
(1864), nata per «conservare e ravvivare la fede nei paesi catto-
lici», allo stesso padre Nunzio Russo che si fece dun-
que promotore di nuove missioni popolari nelle cam-
pagne attorno alla città. Anche Cruillas, a distanza di
diversi anni da quella prima missione del 1870, registrò
per ben due volte, tra il 1878 ed il 1879, il lieto arrivo
dei missionari.

La congregazione di Maria Ss. Immacolata


Nel 1882 nella cappella di sotto l’arco nacque la con-
gregazione maschile di Maria SS. Immacolata che già
due anni dopo contava ben 60 iscritti. Ne facevano
parte, così come sta scritto nel ruolo dei confrati, an-
che i signori Francesco Paolo Prestigiacomo, Giusep-
pe Giammona e Carmelo di Maggio che, qualche anno
dopo avrebbero cooperato con don Genova per la co-

27
struzione del nuovo Santuario. In particolare il signor 9Giuffrè F., op. cit., p.
Francesco Paolo Prestigiacomo, da come si evince da 42.
un piccolo dipinto ex voto su ardesia custodito nella 10 Giuffrè F., Matera
cappella, avrebbe ricevuto nel 1888 una grazia G., Confraternita di Ma-
dall’Immacolata, essendo rimasto indenne a seguito di ria Ss. del Rosario nel
un disgraziata avvenuta in contrada Portella della Pa- Santuario di Cruillas
(1900), 25° di rivitaliz-
glia durante una battuta di caccia9. Dopo quattro anni zazione (1991-2016), sto-
di stasi, nel 1908 con i suoi 130 iscritti, la congregazio- ria tradizioni e riti, Pa-
ne riprese la propria attività con gran vantaggio spiri- lermo 2017, p. 17.
tuale di tutta la borgata, per poi confluire nella nuova
confraternita del Rosario fondata nel 190010.

La necessità di una nuova chiesa


Negli ultimi decenni dell’800, accresciutasi la popola- 11 ASDP, Governo
zione del borgo, emerse la necessità di costruire una Lualdi (1904 – 1927),
nuova chiesa, in quanto l’antica cappella di Maria SS. vol. 1519.
Immacolata “sotto l’arco” era ormai divenuta insuffi-
ciente per la celebrazione delle funzioni religiose. Così,
già attorno al 1890, il rettore della futura chiesa don
Francesco Genova, incaricato dall’Arcidiocesi palermi-
tana, avrebbe iniziato a raccogliere le oblazioni dei fe-
deli per poi intraprendere due anni dopo i lavori di co-
struzione11. La lista degli introiti di «denaro raccolto per la
fabbrica della nuova Chiesa di Maria SS. di Pompei in Cruil-
las» mostrano chiaramente come le offerte dei fedeli si
fossero accresciute nel corso degli anni sia numerica-
mente sia qualitativamente grazie al contributo, a fian-
co dei borghigiani, di ricche famiglie palermitane inte-
ressate a portare avanti il culto di Maria SS. di Pompei
che in quegli anni aveva registrato amplissima diffu-
sione anche nell’alta società cittadina. Tuttavia in alcu-
ni atti datati 1892, conservati presso l’Archivio Comu-
nale di Palermo, emerge un particolare che non può
non destare curiosità: la fabbrica da erigere, così come
specificato dallo stesso Don Genova, viene indicata
come chiesa di Maria SS. Immacolata e non di Maria

28
12 ASCP, Fondo LL. SS. di Pompei12. A cosa può essere dovuta questa di-
PP (1898), serie 3, fa- screpanza? Ebbene, il culto dell’Immacolata era già
scicolo 5, posizione consolidato nella contrada e verosimilmente si pensò
256. di darvi continuità dedicandovi la nuova chiesa, in
memoria di quella più antica. La raccolta delle oblazio-
ne almeno per i primi anni non aveva registrato grandi
conquiste e fu forse la necessità di realizzare
quell’ambizioso progetto che spinse ad optare per il
titolo di Maria SS. di Pompei, riscuotendo di conse-
guenza l’interesse di tutta la società cittadina del tem-
po, cavalcando quindi la fama di cui il nuovo culto in
quel momento godeva. La costruzione della nuova
chiesa assunse così una duplice valenza, affinché a
«Cruillas venuta su popolosa più vasto si avesse il sacro loco
all’esercizio di religione e di culto» e affinché la Sicilia potes-
se avere il privilegio di ospitare un nuovo Santuario di
Maria SS. di Pompei, dove i fedeli potessero recarsi in
pellegrinaggio, senza spostarsi oltre mare sino alle valle
di Pompei, «ad aumento di vera civiltà». E forse nessun
luogo come Cruillas, dove già il culto mariano era se-
dimentato da secoli, poteva essere più adatto per un
progetto così grandioso.

29
BARTOLO LONGO, L’ARALDO DELLA VERGINE
DEL ROSARIO DI POMPEI

Il beato Bartolo Longo nacque a Latiano, in provincia 1 Per questa e le altre


di Brindisi, da una agiata famiglia, il 10 Febbraio 18411. notizie sulla vita e
Negli anni scolastici, il giovane aveva ricevuto una so- l’opera del beato Barto-
lida formazione cristiana che lo aveva portato a prati- lo Longo si vedano:
care una forte devozione mariana. Tuttavia, terminati Cuomo B., Bartolo Lon-
go: al servizio di Dio e
gli studi scolastici, la sua vita avrebbe preso una svolta
dell’uomo, Pontificio
completamente differente: giunto a Lecce e poi a Na- Santuario di Pompei,
poli per studiare giurisprudenza, in un periodo in cui Pompei 1994; Longo
negli ambienti accademici imperava un forte anticleri- B., Storia del Santuario di
calismo, Longo, sulla scia delle idee espresse dal filoso- Pompei basilica pontificia
del Ss. Rosario, Scuola
fo francese Ernest Renan nell’opera Le Vie de Jèsus, si
tipografica pontificia
schierò contro i principi della chiesa cattolica a cui era per i figli dei carcerati,
stato educato. In preda ad una profonda crisi, Longo Pompei 1923; Marino
entrò nelle fila di un movimento di tipo spiritista che P.M., Don Bartolo Longo,
lo portò a familiarizzare con il satanismo. Tuttavia, la Pia Società San Paolo,
sua strada da lì a breve si sarebbe incrociata con quella
di un santo sacerdote, padre Alberto Radente, esperto
direttore spirituale. A partire dal primo colloquio con
padre Radente, nel Maggio del 1865, Longo iniziò a
lasciarsi alle spalle le pratiche spiritistiche, per poi ac-
cedere nel Terz’Ordine di San Domenico. La sua vita
era cambiata. Nel frattempo egli proseguì la propria
formazione cristiana nell’ambito dei Cenacoli di pre-
ghiera guidati da Caterina Volpicelli, fondatrice delle
“Ancelle del Sacro Cuore”. Nella Casa Centrale che la
Volpicelli aveva inaugurato a Napoli, nel 1872, Longo
conobbe la contessa Marianna Farnararo de Fusco,
donna di grande fede e carità. Rimasta vedova a soli
ventisette anni del conte Albenzio de Fusco di Lettere,
la giovane donna decise di nominarlo amministratore
dei propri beni e precettore dei suoi cinque figli. Da
questa forte amicizia, scaturita poi, nel 1885,

30
nell’unione matrimoniale, prese vita l’ambizioso pro-
getto del beato Bartolo Longo.
La contessa nell’autunno dello stesso anno lo inviò nei
suoi possedimenti ai piedi del Vesuvio, nella valle di
Pompei.

Il beato Bartolo Longo


(1841-1926).

L’impatto fu decisamente desolante: il paesaggio che


egli osservava era malsano e paludoso, i contadini ed i
loro figli non avevano alcun tipo di istruzione, né sco-
lastica né tantomeno religiosa. La stessa chiesa della
contrada, detta parrocchia di Valle, era cadente ed in sta-
to di semi abbandono. Così mentre vagava senza meta
per i campi di contrada Arpaia, gli tornarono in mente
le parole che spesso gli ripeteva padre Radente: «Se cer-
chi salvezza propaga il Rosario. E’ promessa di Maria»; con
l’audacia della disperazione sollevò le braccia e le mani
al cielo e volgendosi alla Vergine gridò: «Se è vero che Tu

31
hai promesso a San Domenico che chi propaga il Rosario si sal- 2 Calendario della Basilica
va, io mi salverò perché non uscirò da questa terra di Pompei Pontificia del Santissimo
senza avere qui propagato il tuo Rosario!»2. Rosario in valle di Pompei
pel 1925, Scuola tipo-
Il primo espediente che pensò di adottare fu quello di grafica pontificia per i
organizzare una grande tombola e distribuire per pre- figli dei carcerati, Pom-
mi corone, medaglie ed immagini della Vergine del pei 1925, p.131.
Rosario; a ciò seguì l’idea di fondare una Confraternita
di spirito del Rosario. A tale scopo, su consiglio del
vescovo di Nola, decise prima di organizzare nel 1875
una Missione popolare, raccomandando ai sacerdoti di
insegnare al popolo come recitare il S. Rosario. Nel
frattempo, con l’intento di vivificare il culto, l’avvocato
decise di acquistare un quadro della Madonna da far
giungere nella valle di Pompei; per puro caso incontrò
padre Radente per strada che gli suggerì di recarsi al
Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiede-
re a nome suo, a suor Maria Concetta De Litala un
vecchio quadro che egli stesso le aveva affidato anni
prima. Non appena mostratogli il quadro Longo rima-
se sbigottito e fu tentato di declinare l’offerta: la tela
era logora e malridotta ed inoltre l’immagine era rap-
presentata in maniera antistorica, con la Vergine che
porgeva la corona del rosario a Santa Rosa. Giunta sul
posto anche la contessa de Fusco, i coniugi decisero di
accettare il dipinto seppur restii per via delle grandi
dimensioni, cosa che rendeva difficile il trasporto nella
vettura della ferrovia. Riflettendoci su, all’avvocato
venne in mente che proprio quel giorno il carrettiere di
Pompei che dalla valle trasportava letame per la vendi-
ta a Napoli, doveva ivi tornare lo stesso giorno. Così la
sera 13 Novembre 1875, il dipinto giunse nella valle di
Pompei; si decise comunque di esporlo per timore di
interdizione non prima di un restauro anche solo par-
ziale.

32
Vergine di Pompei, olio su
tela, 120 x 100 cm, Pom-
pei, basilica Pontificia.

Eretta canonicamente la confraternita del Rosario,


Bartolo Longo su consiglio del vescovo capì che era
giunto il momento di intraprendere la costruzione di
un santuario, innalzato in onore della Vergine Santa:
alle offerte dell’umile popolo di Pompei si unirono,
grazie anche alle conoscenze della Contessa de Fusco,
le sovvenzioni di molti nobili signori napoletani. L’8
Maggio del 1876 fu posta la prima pietra e nel giro di
venticinque anni, nel 1901, l’opera si poté dire compiu-
ta. Sull’altare maggiore fu poi posto il dipinto della
Vergine e del bambino Gesù che porgono le corone

33
del Rosario rispettivamente a San Domenico da Gu-
zman ed a Santa Caterina da Siena, rifatto dal pittore
Federico Maldarelli; l’immagine fu quindi coronata da
ricco diadema d’oro impreziosito da ben settecento
pietre preziose. La costruzione del Santuario portò allo
sviluppo di una nuova città nota col nome di Valle di
Pompei ben presto arricchitasi di nuove opere di bene-
ficenza tra cui L’Orfanotrofio femminile, l’Ospizio
Educativo per i figli dei carcerati, l’oratorio festivo, le
scuole Esterne femminili e così via. Tra gli scritti del
beato Bartolo Longo, oltre agli articoli sul periodico Il
Rosario e la nuova Pompei (1884), citiamo I quindici sabati
del SS. Rosario e quindi la straordinaria supplica alla SS.
Vergine del Rosario di Pompei, letta per la prima volta
il 14 Ottobre del 1883. Bartolo Longo, beatificato nel
1980 da papa Giovanni Paolo II, passò a miglior vita il
5 Ottobre 1926, proprio nel mese della Madonna che
gli aveva cambiato la vita.

34
LA DIFFUSIONE DEL CULTO DELLA MADONNA DI
POMPEI IN SICILIA

Nella cultura contadina siciliana, la sacralità attraversa-


va ogni momento della quotidianità e pertanto notevo-
le importanza, all’interno delle comunità, assumevano
il culto dei santi e della Vergine Maria, oltre
all’organizzazione delle feste patronali a cui il popolo
era particolarmente legato. Alla fine dell’800 il culto
alla Madonna aveva già un ruolo predominante che
trovava le proprie forme di espressione nella venera-
zione di quadri e statue e nella pratica dei pellegrinaggi
verso i santuari mariani. Non a caso il nuovo culto a-
vrebbe qui trovato terreno fertile per il proprio svilup-
po, favorito anche dai domenicani e dalla presenza di
tante chiese e confraternite dedicate alla Madonna del
Rosario. Alle pratiche di pietà già diffuse in Sicilia se
ne aggiunsero quindi di nuove, tra cui la recita della
supplica alla Vergine di Pompei e dei quindici sabati
del Santo Rosario. Del resto, l’incremento della pietà
popolare si rivelò essere per la Chiesa uno strumento
utile per rafforzare la fede del popolo e arginare la cul-
tura laicistica sempre più imperante, motivo per cui
emersero le figure di numerosi vescovi impegnati nella
diffusione del nuovo culto. Il sentimento anticlericale
ed antipapale manifestatosi negli ultimi decenni del se-
colo, non riuscì a scalfire la profonda religiosità del
popolo; difatti, così come affermava la Sicilia Cattolica
il 15 Agosto 1883, il culto a Maria era enormemente
cresciuto, grazie anche alle apparizioni ed ai miracoli di
Lourdes.

35
Messina, Chiesa di Maria
Ss. di Pompei (1951).

I casi di Catania e Messina


Le prime due città siciliane che mostrarono i frutti di 1 Per questa e le altre
questo importante fenomeno erano state Catania e notizie si veda: Volpe
Messina. A Catania nel 1883 gli abitanti della borgata F. (a cura di), Bartolo
Nesima avevano fatto costruire una piccola chiesa de- Longo e il suo tempo, atti
del Convegno storico
dicata alla Madonna di Pompei; il vescovo Giuseppe
promosso dalla delega-
Benedetto Dusmet introdusse nel frattempo la cele- zione pontificia per il
brazione di Ottobre in onore di Maria Ss. del Rosario, Santuario di Pompei,
estendendo anche la pratica della supplica, cosa che Pompei 24-28 maggio
portò alla diffusione del culto in tante altre chiese della 1982, Roma 1983, pp.
91-98.
città1. A Messina nel 1888 il frate cappuccino Giovan-
battista da Francavilla aveva acquistato una collina,
detta dell’Oliveto, sul torrente Boccetta e lì aveva fatto
costruire una cappella dedicata alla Vergine di Pompei;
lo stesso luogo prese nome di Madonna di Pompei ed
i frati vennero detti “cappuccini di Pompei”, segno
della forte influenza esercitata dal nuovo culto. Ma
punto di riferimento era la chiesa del convento dei
cappuccini dove si venerava una statua della Vergine di

36
Pompei, la stessa rimasta indenne alla distruzione di
Messina per il terremoto del 1908 ed il cui ritrovamen-
to sotto le macerie fu considerato un evento miracolo-
so. Nel 1912 difatti il culto registrava l’apice con la co-
struzione di una nuova chiesa dove si svolgevano due
feste solenni nel corso dell’anno, rispettivamente l’8
Maggio e la prima domenica di Ottobre. Sempre a
Messina si diffuse il periodico “Madonna di Pompei”
ricco di articoli e testimonianze di fede di coloro che
avevano ricevuto grazie per intercessione della Vergine
di Pompei. Nel 1951 venne aperta al culto l’attuale
chiesa, in quanto la vecchia venne distrutta dai bom-
bardamenti della seconda guerra mondiale.

Il caso di Palermo
Dopo Messina, Palermo fu sicuramente il centro più
importante nella diffusione del nuovo culto.
L’arcivescovo Celesia, sulla scia delle proposte di papa
Leone XIII per risvegliare la devozione del Santo Ro-
sario, introdusse a Palermo la pratica dei “viaggi” nel
mese di Ottobre, promuovendo la recita del rosario
dal vespro del giorno 7 alla mezzanotte del giorno 14;
in quell’anno 1883 la meta prescelta per i circa 30.000
fedeli provenienti anche dai villaggi vicini, era stata la
chiesa di San Domenico. Il ruolo dei domenicani è al-
tresì testimoniato dallo stesso bollettino del Santuario
di Pompei ed in particolare nella corrispondenza Il cole-
ra a Palermo nel 1885 e la Vergine di Pompei dove gli stessi
ammisero di aver procurato giovamento ai malati, da-
vanti l’inefficacia dei farmaci, attraverso la devozione
alla Madonna. Nel frattempo cominciarono a costituir-
si, accanto a quelle già esistenti, numerose congrega-
zioni mariane similari a quelle di Pompei. Nel 1886
nella chiesa di San Giovanni dei Minoriti ai Tornieri
era nata una deputazione di Maria Ss. del Rosario di
Pompei, formata da preti e dai laici, impegnata gior-

37
nalmente nella recita del rosario che veniva fatta in 2 Flores d’Arcais F. (a
forma pubblica la quarta domenica del mese; gli as- cura di), La chiesa di Si-
sociati che godevano di tutti i vantaggi spirituali e le cilia dal Vaticano I al
indulgenze accordate alla congregazione di Pompei, Vaticano II, S. Sciascia
promuovevano anche conferenze a carattere religioso editore, Palermo 1994,
p. 360.
e culturale. La rapida diffusione del culto è attestata
anche da un commento dello stesso Bartolo Longo
che, in risposta ad una notificazione del cardinale Ce-
lesia, affermava come Palermo vivesse un «entusiastico
amore per la Vergine benedetta della Valle di Pompei».
Nel 1887 Celesia approvò l’iniziativa di celebrare una
messa quotidiana perpetua nella chiesa del monastero
dell’Assunta per i devoti della Vergine di Pompei che
nel mese di ottobre offrivano 1,50 lire; ad opera di
suor Maria Cecilia della Croce vi era stato difatti con-
sacrato un nuovo altare su cui era stato posto un di-
pinto della Madonna di Pompei. Con la costituzione di
nuove congregazione, centri di irradiazione del culto
divennero anche le chiese di San Vincenzo Ferreri, SS.
Trinità a piazza della Vittoria, San Nicolò
all’Albergheria e Santa Lucia al Borgo e San Giovanni
all’Origlione. Proprio in quest’ultima chiesa nacque nel
1891 una confraternita di Maria Ss. di Pompei2. Ma la
vera grandezza del nuovo culto fu il suo diffondersi
presso tutti i ceti sociali e ciò si può facilmente riscon-
trare negli scritti di Bartolo Longo che, nel 1887, pub-
blicava accanto ai numerosi prodigi riferiti da nobil-
donne palermitane la lettera di un carcerato converti-
tosi e che ogni giorno recitava il rosario con i compa-
gni di cella. A cogliere a pieno lo spirito di Pompei,
così come lo aveva desiderato il beato Bartolo Longo,
quale sintesi fra culto mariano ed impegno sociale, fu
tuttavia il servo di Dio Giovanni Messina, sacerdote
palermitano nominato cappellano della chiesa di Maria
SS. del Rosario alla Marina. Padre Messina alcuni anni
prima aveva intrapreso la propria missione attraverso il
recupero dei fanciulli abbandonati del quartiere Kalsa
ed in seguito, tra il 1905 ed il 1908, in Calabria ed a

38
3 Il padre il Servo di Dio
Messina, si era prodigato nell’assistenza ai feriti terre-
p. Giovanni Messina, Ca- motati che accoglieva nella propria casa3. Fu devotis-
sa Lavoro e Preghiera, simo alla Vergine e promosse fortemente la diffusione
Palermo 1999. del culto al Santo Rosario, tanto da tenere nel suo isti-
tuto un quadro di Maria Ss. di Pompei, dipinto a Pa-
lermo nel 1902.

Girolamo Bagnasco, Ma-


donna del Rosario, 1820
ca., scultura in legno, Pa-
lermo, Chiesa di San Do-
menico.

39
IL SANTUARIO DI CRUILLAS, PICCOLA POMPEI
NELLA CITTÀ DI PALERMO

In Sicilia, la più importante manifestazione del culto 1 Volpe F. (a cura di),


alla Vergine del Rosario di Pompei fu senza alcun Bartolo Longo e il suo tempo,
dubbio la costruzione del Santuario di Cruillas. atti del Convegno storico
Nell’ultimo decennio del XIX secolo, si era costituito promosso dalla delega-
un comitato di laici e sacerdoti, autorizzato zione pontificia per il
Santuario di Pompei,
dall’arcivescovo Celesia, con l’intento di raccogliere Pompei 24-28 maggio
fondi per la costruzione di un santuario a nord della 1982, Roma 1983, p. 397.
città di Palermo, nella campagna dei Petrazzi. Lo sco-
po principale del Santuario era la diffusione del culto
alla Vergine di Pompei in Sicilia, in quanto si riteneva
necessario un luogo «ove i fedeli, non potendo per la distan-
za e per il mare che dal continente ci separa portarsi nella valle
di Pompei» potessero recarsi in pellegrinaggio per e-
sprimere i propri voti1.

Palermo, Santuario di Maria Ss. di Pompei a Cruillas (1892-1896).

40
2 ASDP, Atti diversi Del comitato esecutore facevano parte il primo rettore
(1896-1931), ff. 127- sacerdote Francesco Genova, il sacerdote Salvatore
140. Mauro come vicedirettore, il barone Antonino Avello-
ne Ventura nella carica di presidente e l’ingegnere Giu-
3 Volpe F. (a cura di),
op.cit., p. 397. seppe Giammona in qualità di vicepresidente; ad essi
erano affiancati il cavaliere Lucio Lanza di Scalea, il si-
gnor Sebastiano Ingraiti ed i signori Francesco Bonan-
no, Giacchino Bonanno e Carmelo di Maggio che ri-
coprivano rispettivamente le cariche di contabile, se-
gretario e cassiere. Il Deputato Ecclesiastico nominato
dall’Ordinario con lo scopo di sorvegliare
l’amministrazione del Santuario era stato il can. Luigi
Fignon. Il cassiere, la cui nomina spettava al comitato
stesso, avevo il compito di rendicontare gli introiti del
Santuario, da sottoporre annualmente al visto
dell’Ordinario, alla presenza del Deputato Ecclesiasti-
co. In caso di costituzione di rendite a favore del San-
tuario, titoli e certificati dovevano confluire nella Cassa
Diocesana2. Tra gli altri cooperatori, così come sta
scritto nella lapide commemorativa posta all’ingresso
della chiesa, emergono il cavaliere Domenico Camin-
neci Cardillo, il signor Salvatore Modica, il signor
Francesco Paolo Prestigiacomo e quindi il capo mae-
stro esecutore Luciano Milone. La costruzione del
Santuario fu portata avanti per quattro anni e mezzo,
dal 29 Maggio 1892 al 25 Ottobre 1896, giorno della
prima solenne ufficiatura. Il 12 Marzo 1900, il maestro
generale dei domenicani padre Früwirth elevò il Santu-
ario a Primaria aggregazione di Maria SS. del Rosario
per la Sicilia, «col godimento di tutti i privilegi e le indulgenze
concessi al Santuario di Maria Ss. nella valle di Pompei»3. Co-
spicue e numerose furono le donazioni fatte per la
fabbrica delle nuova chiesa: nella lista degli introiti,
compiano i nomi di istituti religiosi, singoli cittadini e
ricche famiglie palermitane che tra il 1890 ed il 1898
con i loro contributi permisero di intraprendere e
completare la costruzione dell’edificio. A ciò si aggiun-
gevano le centurie, le oblazioni straordinarie, come

41
quella del cardinale Celesia in persona e quindi le varie 4 ASDP, Governo
beneficiate, lotterie ed elemosine fatte nelle borgate at- Lualdi (1904-1927),
torno alla città4. La cassa del costruendo Santuario si vol. 1519.
andò gradualmente rimpinguando con le offerte pro- 5 ASDP, Ibidem.
venienti da ogni parte del capoluogo e dell’isola, testi-
monianza del vivo interesse dell’intera comunità cri- .
stiana siciliana verso il nuovo culto che adesso poteva
trovare una opportuna sede di riferimento. Tra le tante
oblazioni di gente comune emergono anche quelle di
esponenti illustri, come lo storico gesuita Gioacchino
di Marzo e dell’archeologo Antonino Salinas. Ruolo
primario ebbe comunque l’umile popolo di Cruillas
che, a fianco di Don Genova, impiegò tutte le proprie
forze, per portare l’ambizioso progetto a conclusione.
Tuttavia i lavori di costruzione proseguirono con fatica
anche dopo l’inaugurazione per la carenza di risorse,
cosa che portò don Genova a fare un «appello alle Dame
e alle cospicue famiglie della città per contribuire con un azione
di lire 25 per completare la fabbrica nonché la copertura della
nuova chiesa»; gli introiti venivano poi pubblicati nel
quotidiano la “Sicilia Cattolica”5.

Lapide commemorativa
apposta all’ingresso del
Santuario (1896).

42
I gloriosi anni dei pellegrinaggi
Così come si evince dalle letture domenicali dell’Anno
XX, tra il 21 ed il 29 Ottobre del 1900, in occasione
delle feste giubilari, i pellegrinaggi organizzati dal ret-
tore Francesco Genova e dal Rev.mo Monsignor Gae-
tano Catalanotto, con la partecipazione
dell’arcivescovo, del clero, delle confraternite, delle as-
sociazioni mariane e delle congregazioni di spirito por-
tarono nelle campagne di Cruillas più di 25.000 fedeli:
«acciò, mercè i vostri viaggi e l’efficacia delle vostre preghiere pro-
vochiate, al sorgere del secolo vigesimo, il trionfo della Religione,
la vittoria della Chiesa, la pace e la santificazione alla Patria
Nostra». In quei giorni il cronista annotava: «commoventi
e solenni le funzioni celebrate in quel Santuario, fervide le preci
ed i cantici dei pellegrini, copiose le lagrime di coloro che furono
chiamati ai piedi del Trono misericordioso della Madre di Dio
[…]; sterminato fu il numero delle confessioni e delle comunioni,
le quali ultime raggiunsero in un solo giorno quello di 3000». E
ancora: «sentitamente cattolici e devoti a Maria, frementi di
santa gioia, esultarono tutti allo stupendo spettacolo di fede av-
venuto in quei nove giorni nel Santuario di Cruillas; e gli angeli
del Paradiso si saranno compiaciuti nel contemplare gli uomini
della terra unirsi ai piedi di Maria col fervor della prece, cogli
slanci di amore, cogli osanna alla Benefattrice del genere umano.
Evviva Palermo che ha saputo attestare col fatto che essa è dav-
vero la città dell’Immacolata». Nei giorni seguenti, senza
interruzione, proseguirono i pellegrinaggi e numerose
furono, così come sta scritto, le grazie ricevute come
tanti furono i fedeli che deposero all’altare di Maria gli
oggetti più preziosi, sperando nella propria guarigione
o in quella dei propri cari; così scriveva il cronista: «lo-
devole oltre ogni credere fu ancora l’iniziativa del piissimo cav.
Ruggiero Oneto di San Lorenzo nell’organizzare speciale pelle-
grinaggio affine di ottenere grazia dalla miracolosa Vergine in
favore di una sua sorella […] affetta di cateratta in un occhio,
offrendo a tal uopo un Cuore di argento e fiori di cera. Né la
Vergine fu sorda alle preghiere, poiché miracolosamente gli ac-

43
cordava la grazia invocata […]. Commovente fu l’offerta di una 6 Letture Domenicali,
distinta giovinetta, consistente in un paio di orecchini di brillan- Anno XX, n. 47, Pa-
ti, che nel sacro luogo toglieva dalle orecchie e piangendo depone- lermo, 25 Novembre
va sull’altare di Maria sperando la propria guarigione»6. I pel- 1900, pp.740-741.
legrini si riunivano a piazza Malaspina e da lì, attraver- 7 ASDP, Governo
so la via Santuario di Cruillas, un tempo tracciata in Lualdi (1904-1927),
vol. 1519.
aperta campagna, giungevano in chiesa intonando pre-
ghiere e canti alla Vergine; in molti faticosamente, no- .
nostante l’impraticabilità della strada, procedevano a
piedi scalzi per ottenere le grazie tanto sospirate. Il
pellegrinaggio a Cruillas così come a Pompei, veniva
considerato un dovere, un bisogno per visitare la Ma-
donna e per riconciliarsi con Dio attraverso la confes-
sione e la comunione. Lo stesso don Genova, nel
1911, in una lettera indirizzata all’arcivescovo confes-
sava come la devozione e la pietà dei fedeli che tutto
l’anno e specialmente nel mese di ottobre accorrevano
a Cruillas, avesse gradualmente accresciuto il decoro e
la magnificenza del Santuario7. Periodo di gloria che
tuttavia nel giro di qualche decennio giungeva già al
termine.

Il Vade mecum pei devoti di M. SS. del Rosario di Pompei che


si recano in pellegrinaggio al Santuario di Cruillas
Nel 1914 presso la Tipografia Pontificia venne stam- 8 Giuffrè F., Matera G.,
pato il Vade mecum pei devoti di Maria Ss. di Pompei Confraternita di Maria Ss.
che si recano in pellegrinaggio al Santuario di Cruillas, del Rosario nel Santuario
modellato sull’omonimo pubblicato nella valle di di Cruillas (1900), 25° di
Pompei, qualche decennio prima, per volere del beato rivitalizzazione (1991-
2016), storia tradizione e
Bartolo Longo8. Il libretto illustra il metodo per recita-
riti, Palermo 2017, p.
re il rosario così come nella basilica pompeiana e con- 15.
tiene, oltre la celebre supplica alla Vergine, il canto dei
pellegrini siciliani alla Madonna di Pompei, segno del .
profondo fervore religioso di un intero popolo stretto
ai piedi del Santuario di Cruillas ormai divenuto punto
di riferimento per l’intera Sicilia.

44
Vademecum pei devoti di
M. Ss. del Rosario di Pom-
pei che si recano in pelle-
grinaggio al Santuario di
Cruillas, Tipografia pontifi-
cia, Palermo 1914.

Cruillas, un Santuario per devozione popolare


Le minuziose ricerche svolte presso l’archivio Dioce-
sano di Palermo non hanno restituito alcun decreto
vescovile relativo all’elevazione della chiesa di Maria
SS. di Pompei a Santuario, nonostante tutti i timbri e le
attestazioni prodotte dai rettori ne attestino l’esistenza.
Cruillas assunse questa specifica connotazione grazie
alla devozione del popolo palermitano, così come av-
venne per tanti altri santuari siciliani e tra cui si cita, a
titolo semplicemente esemplificativo, quello celeber-
rimo della Madonna della Milicia, luogo di forte devo-
zione popolare sin dal XVII secolo, ma riconosciuto
con decreto vescovile soltanto nel 2004. Reputo che il
graduale affievolimento devozionale del popolo pa-
lermitano verso il Santuario di Cruillas sia da legare a
molteplici questioni di differente natura. Il mutamento
del titolo da Maria SS. di Pompei a Maria SS. del Rosa-
rio avvenuto nel 1937 a seguito dell’elevazione a par-

45
rocchia ha certamente spezzato lo storico legame che
univa il Santuario di Cruillas a quello di Pompei ma di
certo non può essere responsabile del totale spegni-
mento del culto. Il Santuario di Cruillas non costituisce
più alcun punto di riferimento spirituale né per la città
né tantomeno per la Sicilia, rimanendo totalmente
sconosciuto al popolo palermitano ed alle autorità ec-
clesiastiche. Oggi, in una città che ferventemente si
avvia alla riscoperta del proprio humus storico, sempre
maggiore interesse è rivolto alle periferie che, nono-
stante i danni arrecati dal tempo e dall’uomo, racchiu-
dono preziose pagine di storia ancora non del tutto in-
dagate. Numerose sono in tal senso le proposte indi-
rizzate all’Amministrazione comunale, atte ad ottenere
un rafforzamento delle infrastrutture viarie, in modo
da poter permettere una maggiore accessibilità alla
borgata, primo passo importante verso la futura riqua-
lificazione. Il Santuario ne costituisce il diamante pre-
zioso ed una volta dichiarato tale con decreto vescovi-
le, potrebbe divenire nuovamente punto di riferimento
per l’intera città, riscatto sociale per un quartiere diffi-
cile e sempre più in ombra.

Timbro del Santuario di Maria Ss. di Pompei in Sicilia (primi


‘900).

46
L’OPERA SANTA DI DON FRANCESCO GENOVA,
PRIMO RETTORE DEL SANTUARIO DI CRUILLAS

1 ASDP, Governo Lualdi


Francesco Genova, fondatore e primo rettore del San-
(1904-1927), vol. 1519. tuario di Cruillas, era nato a Palermo nel 1865 ed aveva
condotto i propri studi presso il Demanio Arcivescovi-
.
le di Palermo. Ordinato nel 1890, era stato dapprima
rettore della Chiesa di Maria SS. del Riposo ai Lolli, in
seguito vicario nella parrocchia di Sferracavallo e
quindi parroco della borgata Resuttana, dal cui “di-
stretto” Cruillas e le sue chiese dipendevano. Fu pro-
prio padre Genova ad intraprendere nell’anno 1890 la
colletta per la costruzione del Santuario, raccolta che
con instancabile impegno portò avanti sino al 1898 per
ulteriori opere di abbellimento e rifinitura della chiesa.
Come egli stesso avrebbe confessato all’Arcivescovo
in una delle sue lettere, fra il 1897 ed il 1898 aveva im-
piegato per il costruendo santuario il proprio salario di
Cappellano Sacramentale della Parrocchia
dell’Albergaria e per ulteriori migliorie aveva destinato
l’assegno di una casa di sua proprietà sita a Piazzetta
dei Tedeschi, cedendone la somma per una serie di
anni al Capo Mastro, costruttore della chiesa1. Padre
Genova, come Bartolo Longo a Pompei, era stato il
fautore di un opera eccezionale destinata a cambiare il
destino di un intero popolo, raccolto ai piedi del Tem-
pio di Maria. Popolo che conservò sempre il suo ri-
cordo, mosso da un sentimento di profonda gratitudi-
ne. Dopo ben venticinque anni di attività volte a dif-
fondere il culto di Maria SS. di Pompei, don Francesco
Genova lasciò la borgata per poi passare a miglior vita
nel 1929. Solenni e pieni di lacrime furono i funerali.

47
Don Francesco Genova (1865-1929), fondatore e primo rettore del Santuario di
Cruillas.

48
L’istituzione del fonte battesimale

2 ASDP, Atti diversi


A metà ‘800 il territorio di Cruillas con le sue chiese
(1896-1931), ff. 127- ricadeva all’interno del “distretto” di Resuttana, moti-
140. vo per cui, già nel 1860, la cappella dell’Immacolata
“sotto l’arco” era stata eletta succursale della parroc-
.
chia di Gesù, Maria e Giuseppe che seppur distasse
soltanto due chilometri dalla borgata, risultava diffi-
cilmente raggiungibile per l’impraticabilità delle strade.
Nell’anno 1904, il Santuario ne era quindi stato dichia-
rato filiale e vi era stato istituito il primo fonte batte-
simale. Mensilmente il cappellano del Santuario dove-
va tuttavia consegnare i registri dei battezzati al parro-
co di Resuttana che avrebbe dovuto costudirli presso
l’archivio parrocchiale2.

La fondazione della confraternita di Maria Ss. del Rosario di


Pompei

3 Vademecum pei devoti di Il 12 Marzo del 1900 venne fondata la confraternita di


M. Ss. del Rosario di Maria Ss. del Rosario di Pompei, approvata e ricono-
Pompei che si recano in sciuta dal generale dell’ordine dei domenicani, il mae-
pellegrinaggio al Santuario stro Fr. Andrea Früwirth. Essa aveva lo scopo, così
di Cruillas Palermo, Ti-
come sta scritto a chiusura del Vademecum pei devoti che
pografia pontificia, Pa-
lermo 1914, p. 38. si recano in pellegrinaggio al Santuario di Cruillas di «vedere
continuato il culto alla SS. Vergine di Pompei nell’unico Tem-
4 Giuffrè F., Matera G., pio erettole in Sicilia»3. La vecchia congregazione maschi-
Confraternita di Maria Ss. le dell’Immacolata, fondata nel 1882 ed ancora attiva
del Rosario nel Santuario nel 1908, col tempo confluì nella nuova confraternita
di Cruillas (1900), 25° di
rivitalizzazione (1991- che già nel 1909 contava 145 ascritti uomini e 138 a-
2016), storia tradizione e scritte donne. Nessuna attestazione ci è pervenuta ri-
riti, Palermo 2017, p. guardo l’originaria uniforme indossata dai confrati: tut-
20. tavia è logico supporre che l’antico abitino, così come
. quello attuale, adottasse i colori mariani blu e rosso. Il
medaglione era invece realizzato in argento con la cor-
nice e l’effige della Vergine a sbalzo 4.

49
Antico medaglione in argento della confraternita di Maria Ss. di Pompei (per gentile
concessione del signor G. Siino).

50
LA CONTRADDITTORIA RETTORIA DI DON FILIPPO
CRISPINO
Don Filippo Crispino nacque a Montemaggiore Belsi-
1 Per questa e tutte le
altre notizie: ASDP, Go- to il 9 Febbraio 1858 da Luigi e Giallombardo France-
verno Lavitrano (1928 – sca. Dopo essere stato cappellano del Santuario di
1944), vol. 1550. Santa Rosalia e della chiesa di Pomara divenne
. nell’anno 1922 cappellano del Santuario di Cruillas e vi
rimase per ben undici anni, sino al 1934. Figura con-
troversa quella del Don Crispino che, da quanto emer-
ge dalle numerose lettere recapitate dai borghigiani
all’Arcivescovo di Palermo, non doveva godere di una
buona reputazione all’interno del borgo. Le infamanti
accuse vedevano il sacerdote ritratto come un bruto,
privo di scrupoli: «egli non corre al capezzale del moribondo
se non si mette nelle mani dell’agognato denaro, non suona le
campane al decesso […], non s’avvicina al fonte battesimale se
non ha ricevuto prima il danaro, nessun conforto, nessun aiuto,
mai un buon consiglio, anzi al posto di dare il buon esempio
mentre è nella casa di Dio, bestemmia, pronunzia parole ingiu-
riose, sconnesse, che destano grande meraviglia a chi è costretto
ad avvicinarlo. In una parola […], è indegno di indossare
l’abito sacro del sacerdote»1. In una tra le tante requisitorie,
il borghigiano Michelino Spuches teneva ad informare
l’Arcivescovo come il don Crispino se la intendesse
persino con persone di Mafia che soleva nascondere in
sacrestia. E non solo: gli abitanti di Cruillas accusava-
no il prete di non aver apprestato alcun soccorso
nell’incendio divampato in chiesa nella sera del 16 Ot-
tobre 1932. Da quanto riferito dai presenti, padre Cri-
spino «più fresco delle rose di Maggio», alla richiesta di aiuto
dei borghigiani impauriti, al dilagare delle fiamme,
seppe soltanto replicare: «lasciate che si bruci tutto il mon-
do». Al di là di queste cruente diffamazioni, a tratti
quasi romanzesche, alla rettoria di Don Crispino sono
da riferirsi alcuni importanti lavori di completamento

51
della chiesa, relativi soprattutto al primo innalzamento
del campanile di cui il Santuario era ancora sprovvisto.
Nell’Aprile del 1933 il sacerdote aveva lasciato la bor-
gata e con «passaggio scambievole» era giunto al Santuario
il fratello don Celestino Crispino che all’epoca era già
stato cappellano del Reclusorio delle Croci e confesso-
re ordinario della 5° casa delle suore del Boccone del
Povero; don Celestino era stato tra l’altro uno dei fon-
datori dell’Istituto Sacro Cuore a Bracco per cui rico-
priva la carica di visitatore straordinario e quindi cap-
pellano del Ricovero Principe di Palagonia. Lo stesso
in una lettera spedita all’Arcivescovo assicurava
l’infondatezza, a detta di tutti i fedeli, delle accuse e
«deposizioni indegne» mosse nei confronti di suo fratello
Filippo.

Il terribile incendio del 1932


La sera del 16 Ottobre del 1932, ultimata la processio-
ne e riposti i simulacri della Vergine e di Santa Rosalia
all’interno della chiesa, il prete della borgata, don Fi-
lippo Crispino, si premurò a chiudere le porte del san-
tuario. Pochi minuti dopo, i venditori di torroni nota-
rono uno strano bagliore all’interno della chiesa e
compresero subito che doveva trattarsi di incendio!
Senza perdere tempo, allarmati, i borghigiani si misero
a bussare alla porta della chiesa per dare avviso al sa-
cerdote e per procedere di urgenza allo spegnimento
delle fiamme. A nulla valsero le urla, i colpi di fucile e
di rivoltella sparati in aria, le campane suonate a stor-
no: niente poté destare l’attenzione del Don Crispino
che, nonostante tutto, continuò a non rispondere. I
borghigiani capirono che bisognava agire da sé; così
appoggiata una lunga scala sulla parete esterna della
chiesa, dal lato del campanile, un elettricista riuscì a
penetrate all’interno del Santuario ed a forzare la porta
d’ingresso per permettere agli altri di entrare. Dopo

52
qualche minuto centinaia di braccia si premurarono
per lanciare acqua sul fuoco distruttore che sempre più
divampava. Inutile fu l’opera degli umili borghigiani
che, vistosi perduti, via telegrafo chiesero l’intervento
dei pompieri che dopo circa tre ore di lavoro riusciro-
no a sedare l’incendio. «Può considerare Eminenza, quale fu
il dolore dei borghigiani dopo aver notato la triste desolazione che
regnava nel Santuario, da tutti gli occhi sgorgavano lagrime di
sangue; le immagini benedette che poco prima avevamo portato in
trionfo per tutta la borgata non esistevano più. Quale amarezza,
quale cordoglio, il disastro che ignominiosamente volle colpire il
nostro Santuario; fu per noi devoti una piana sanguinolenta
[…], il cuore ci si strazia amaramente», così venne riporta-
to dagli abitanti del borgo in una lettera recapitata al
cardinale un mese dopo il disastro. Non sappiamo
quale fu la causa scatenante di quel terribile incendio
come, a distanza di tempo, non risulta chiaro il ruolo
che ebbe il don Crispino all’interno di quella curiosa
vicenda che ancora oggi, dopo quasi un secolo, lascia
adito a numerosi dubbi. Si pensa che la causa scate-
nante di quel tragico avvenimento sia stata una candela
rimasta accesa; tuttavia, a detta dei più anziani che a
quel tempo erano soltanto dei bambini, l’incendio po-
trebbe essere stato doloso, appiccato a causa di alcune
invidie e rivalità nate per l’organizzazione della festa.
Inoltre a quel tempo, dato il lungo tragitto, il simulacro
veniva portato in processione per mezzo di un piccolo
camion opportunatamente addobbato e che andò di-
strutto quella stessa sera insieme alla statua.

53
LA RETTORIA DI DON IGNAZIO SUCATO E LA
RINASCITA DEL BORGO

Don Ignazio Sucato nacque a Misilmeri il 20 Maggio 1 Bottari S.M., Medaglioni


1909 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1933, sacerdotali, Scuola grafica
anno in cui giunse a Cruillas in qualità di cappellano salesiana, Palermo 1993,
sacramentale del Santuario. I suoi particolari meriti p. 245.
nell’esercizio del ministero sacerdotale, soprattutto
dopo essere stato nominato Cappellano capo delle
Carceri di Sicilia, furono riconosciuti sia dall’Autorità
ecclesiastica che gli conferì l’onorificenza di Cappella-
no di Sua Santità e di Canonico della Cappella Palatina,
sia dall’Autorità civile che lo nominò cavaliere1. Uomo
di profonda cultura, laureato in lettere, ebbe al suo at-
tivo una serie di pubblicazioni, per la maggior parte
dedicate a Palermo e alla Sicilia e tra cui si citano la
Storia di Palermo (1966), Palermo in tre giorni (1973), Santa
Rosalia patrona di Palermo (1980). Fu il fondatore
dell’Accademia letteraria Fides (1961) e fu anche il di-
rettore del periodico “La Via”, piccola rassegna mensi-
le di vita e di cultura cattolica, mezzo di espressione di
un gruppo di studiosi da lui guidati che si riunivano
mensilmente in veri e propri cenacoli di sapere. La sua
breve permanenza a Cruillas sino al 1938 lasciò un se-
gno profondo, proiezione del «suo ardente desiderio di il-
luminare le coscienze e attirarle all’amore di Dio, del bello e del
bene». Monsignor Sucato morì improvvisamente l’11
Maggio 1985: quasi presagendo la fine della sua vita
terrena volle celebrare la sua ultima messa alle ore tre
di notte.

54
Don Ignazio Sucato (1909-
1985).

La costituzione dell’Azione Cattolica

A monsignor Sucato va anche il merito di aver pro-


mosso la costituzione a Cruillas del gruppo di Azione
Cattolica che trovò la propria prima sede attorno al
1934 in una casa, presa in affitto, dinnanzi la chiesa.
L’attività del gruppo che sin dall’inizio conobbe una
spiccata vitalità, proseguì anche dopo l’elevazione a
parrocchia, ed era suddiviso in quattro sottogruppi
composti da uomini, donne, gioventù maschile e gio-
ventù femminile. L’Azione Cattolica a Cruillas ebbe
poi, per volere di don Giuseppe Gambino, una sua
succursale nella chiesa di Maria Ss. Addolorata a Brac-
co.

55
La proposta di decorazione del prospetto della chiesa
Don Sucato negli anni passati a Cruillas mostrò, così 2 ASCP, Fondo LL. PP
come emerge dalle attestazioni documentarie, uno (1934), serie 4, fascicolo
spiccato interesse per il luogo sacro che si onorava di 5.
custodire. Nel 1934 faceva ad esempio richiesta al co- 3 Foglio ecclesiastico pa-
mune di recingere la piazza antistante il Santuario con lermitano, anno XXXII,
una inferriata, essendo questa divenuta deposito di car- Marzo 1937, n.3.
ri ed automobili2. E ancora nel 1937 richiedeva
l’approvazione, poi non concessa, per la decorazione
del prospetto della chiesa, dimostrazione di come nella
sua attività di pastore emergesse una precisa e singola-
re voglia di arricchire anche il luogo in cui il Signore lo
aveva condotto3.

Don Sucato con i sacerdoti Ruffo, Affronti, Macaluso, Di Pasquale e Gambino.

56
DON ANTONINO RUFFO E L’ELEVAZIONE A
PARROCCHIA

Per vivo desiderio di tutta la borgata, il 7 Novembre


del 1937 con decreto del cardinale Luigi Lavitrano, il
Santuario fu elevato a parrocchia autonoma con il tito-
lo di “Maria SS. del Rosario”, ed affidato al sac. Anto-
nino Ruffo da Montevago (1879-1957) che dal Genna-
io di quello stesso anno era stato nominato Vicario
Curato. Don Ruffo era già stato cappellano nel paese
di origine nelle chiese di San Francesco Saverio, S.
Domenico e nella chiesa del Collegio. Rimase a Cruil-
las sino al 1958, inizialmente affiancato dal vice cap-
pellano Gaetano Scardamaglia e quindi dal giovane
don Antonio di Pasquale.
La fine di un primato storico: la variazione del titolo da Maria
SS. di Pompei a Maria SS. del Rosario
Tutti i timbri e le documentazioni ecclesiastiche pro-
dotte dai rettori del Santuario succedutosi sino al 1937,
nonché gli annuari diocesani e gli Stati del Clero, ripor-
tano la dicitura “Maria SS. di Pompei”, titolo che ri-
mane attestato altresì nelle incisioni riportate sulle
campane della chiesa e nella stessa lapide posta
all’ingresso, collocata nel 1896. A seguito
dell’elevazione in parrocchia nel Novembre del 1937, il
titolo venne inspiegabilmente mutato in “Maria SS. del
Rosario”, cancellando definitivamente quel primato
storico che vedeva Cruillas quale primo Santuario de-
dicato alla Vergine di Pompei in Sicilia, secondo sol-
tanto alla grande basilica campana. Contestualmente
anche la pratica dei pellegrinaggi che per decenni ave-
vano portato nelle campagne dei Petrazzi migliaia di
fedeli, iniziò gradualmente ad affievolirsi sino ad estin-
guersi del tutto, segno inequivocabile di come la catena
che rannodava Palermo con Pompei si fosse definiti-
vamente spezzata.

57
L’istituzione della confraternita della dottrina cristiana
All’interessamento di don Ruffo si deve l’istanza per la
costituzione della confraternita della dottrina cristiana,
sicuro del benefici che questa avrebbe apportato nel
neo territoriale parrocchiale, cooperando per
l’istruzione catechistica di adulti e fanciulli. Il ricono-
scimento ufficiale venne rilasciato dall’Arcidiocesi l’11
Maggio del 1938.
La missione dei padri Redentoristi del 1947
L’attività missionaria che i padri redentoristi della vici-
na borgata di Uditore svolgevano sin dalla fondazione
dell’ordine mostrò i propri frutti anche a Cruillas dove
tra il 27 Aprile e l’11 Maggio del 1947, per interessa-
mento del parroco, si svolse una delle tante missioni
popolari, guidate da padre Giosuè Parlato, padre Vin-
cenzo Iannizzo e padre Salvatore Bartolozzi. Il legame
con la borgata dell’Uditore dove gli stessi padri aveva-
no la propria sede è altresì testimoniato dalla presenza,
lungo la via Cruillas, di una cappelletta privata intitola-
ta a San Gerardo Maiella, padre della congregazione
del Ss. Redentore, davanti a cui si celebrava anche
messa.

Don Ruffo tra i bambini


della scuola elementare
parrocchiale.

58
Le Visite Pastorali del 23 Luglio 1950 e del 6 Novembre
1955

1 ASDP, Visita pastora-


«La Domenica del 23 Luglio, alle ore 9, Sua Eminenza il Sig.
le, vol. 1207. Cardinale Arcivescovo ha fatto il solenne ingresso nella Parroc-
chia della Madonna del Rosario a Cruillas per la Sacra Visita
2 ASDP, Visita pastora-
Pastorale. Il Pastore fu accolto nel punto centrale della lunga
le, vol. 1208.
contrada dal Parroco, dalle Associazioni di Azione Cattolica e
dalla popolazione accorsa numerosa. Si formò subito un ordina-
to corte che, a suono di banda, si diresse devotamente verso la
Chiesa Parrocchiale. Dalle case si lanciavano fiori ed in vici-
nanza della Chiesa i balconi erano pure ornati da drappi»1.
Così in quell’anno 1950 l’arcivescovo Ernesto Ruffini
venne accolto nella borgata dove amministrò le Cresi-
me, rilevando lo stato della Chiesa, dei paramenti sacri
e dei registri parrocchiali. In quell’occasione i borghi-
giani espressero la necessità di avere una sala per le
riunioni e l’Arcivescovo promise un ulteriore visita
con l’ingegnere della Curia, onde comprendere come
adattare i locali preesistenti alle nuove esigenze. Nei
giorni seguenti, il 24 ed il 25 Luglio, andò anche in vi-
sita alla chiesa di Maria SS. Addolorata a Bracco con
l’annesso istituto di Santa Rita e al Centro di Rieduca-
zione dei minorenni; infine si recò nei due oratori se-
mipubblici del barone Petyx (Villarena) e dei signori
Lupo (villa Modica) per poi spostarsi in contrada
Mango nella chiesetta del SS. Crocifisso. Nel 1955 il
cardinale arcivescovo Ernesto Ruffini, dopo la prima
Sacra Visita, tornò nuovamente a Cruillas per
l’amministrazione delle Cresime. Quel giorno promise
il proprio interessamento per il completamento della
facciata e del salone parrocchiale e soprattutto per il
restauro degli interni2.

59
DON ANTONIO DI PASQUALE

Don Antonio di Pasquale nacque a Ciminna l’11 Mar-


zo 1928 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1951.
Dopo due anni trascorsi al Convitto Ecclesiastico,
giunse a Cruillas in qualità di vicario parrocchiale, cari-
ca che ricoprì dall’1 Agosto 1954 al 15 Giugno 1957,
affiancando l’anziano don Ruffo. Nominato parroco
nel Novembre 1957, gli venne conferito il possesso il
19 Gennaio 1958; rimase al Santuario sino al 31 Otto-
bre del 1960, sostituito da don Giuseppe Gambino, già
presente in parrocchia dal 1955. In seguito avrebbe
retto la parrocchia di San Giuseppe Cottolengo (1961-
1971) e quindi, dopo essere stato nominato vicario e-
piscopale per la cui carica fu impegnato dal 1971 al
1974, la parrocchia di San Michele sino al giorno della
sua morte, il 15 Maggio 2006.

Insediamento di don
Antonio Di Pasquale a
Cruillas nel 1958
(per gentile concessione
della famiglia Di Pasquale).

60
La Pia unione dei braccianti agricoli
Al tempo di don Antonio di Pasquale nasceva a Cruil-
las la cosiddetta Pia Unione dei braccianti agricoli, un
gruppo parrocchiale formato prettamente da contadi-
ni, impegnati in incontri di preghiera e di catechesi.
L’esistenza della pia unione, attiva anche in altre bor-
gate della diocesi, delinea l’immagine di una Cruillas
profondamente diversa da oggi, in cui l’agricoltura co-
stituiva ancora la fonte principale dell’economia locale.

Pranzo della Pia Unione


braccianti agricoli (1957).

La Visita Pastorale del 20 Marzo 1960


Nel 1960, Ruffini tornò ancora una volta nella borgata
dove venne solennemente accolto, all’arrivo a piazza
Mortillaro, da tutti i rami dell’Azione Cattolica,
dall’Istituto Santa Rita, dal corpo musicale e dai nume-
rosissimi fedeli. «Il passaggio dell’Eminentissimo Presule ve-
niva salutato da vive espressione di compiacimento e dal lancio di
manifestini che inneggiavano al Buon Pastore e al Padre dei Po-
veri. Al popolo che gremiva la Chiesa Sua Eminenza rivolgeva
il Suo Paterno saluto caratterizzato dal compiacimento per i la-
vori di restauro del prospetto della Chiesa Parrocchiale». Così
l’Arcivescovo esordì al proprio arrivò: «Da quando vi
conobbi vi portai sempre in cuore; qui trovai persone generose

61
[…], mi colpì subito la bella facciata della vostra chiesa, il bel 1ASDP, Visita pastorale,
campanile. Come dimenticare il dono di un signore dell’area per vol. 1209.
la costruzione del salone parrocchiale […]. Questa vostra Chie-
sa dovrà diventare splendida, ne siete meritevoli»1. In
quell’occasione promise nuovamente il proprio impe-
gno per la coloritura della chiesa e per il restauro della
casa canonica. Quel giorno, oltre a far visita agli am-
malati, l’Arcivescovo si recò nella nuova chiesa di
Bracco (San Giuseppe Cottolengo) in via di ultimazio-
ne e quindi presso la sede municipale appena eretta.

Visita pastorale del cardi-


nale Ruffini nel Marzo del
1960.

62
Visita pastorale del cardinale Ruffini nel Marzo del 1960.

I lavori di rifinizione della chiesa e la costruzione del salone par-


rocchiale
Nei primi anni ’50 venne inaugurata una nuova fase di
lavori che interessarono la definizione della facciata
della chiesa ancora priva di decorazione, l’ulteriore in-
nalzamento del campanile e la realizzazione di un sa-
lone per le attività parrocchiali, su di un terreno dona-
to dalle famiglie Alessandretto e Seidita. Riconfigurati
gli spazi della sacrestia e dell’archivio, all’inizio degli
anni ’60 venne restaurata la casa canonica e si ridipinse
la chiesa; in quell’occasione venne anche occultato
l’affresco sulla volta, riportato alla luce soltanto negli
anni ‘90.

63
Completamento dei lavori di decorazione della facciata della chiesa nel 1959 (per
gentile concessione del signor F. Costanzo).

64
DON GIUSEPPE GAMBINO,

QUARANTA ANNI A CRUILLAS

Don Giuseppe Gambino nacque a Ciminna l’11 Otto-


bre 1931 e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1955,
anno in cui giunse a Cruillas. Nel 1961 ricopriva la ca-
rica di vicario economo e dal 27 Febbraio 1962 quella
di parroco. Guidò la comunità di Cruillas per ben qua-
ranta anni e portò avanti la sua missione sacerdotale
sino all’ultimo giorno. Si spense il 25 Dicembre del
2000.

L’apostolato della preghiera


Nel 1968 si costituiva ufficialmente l’apostolato della
preghiera, un associazione pubblica di fedeli esistente
in tutto il mondo, che si prefigge di offrire a tutti i cri-
stiani un mezzo per unirsi all’apostolato del Cuore di
Gesù, attraverso la preghiera.

Il Concilio ecumenico Vaticano II e la riconfigurazione del pre-


sbiterio

1 Riguardo le disposizioni Il Concilio ecumenico Vaticano II indetto nel 1962 da


espresse dal Concilio Va- papa Giovanni XXIII, aveva espresso una serie di in-
ticano II si veda: Istruzio- dicazioni per l’adattamento delle chiese, in relazione
ne della s. congregazione dei alle nuove norme liturgiche, con il duplice scopo di
riti per l’applicazione della consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in
costituzione conciliare sulla
sacra liturgia, Edizioni pa- evidenza i tre “luoghi” eminenti del presbiterio ossia
oline, Roma 1964. l’altare, l’ambone e la sede del presidente 1. Tali indica-
zioni portarono nel 1970 alla riconfigurazione del pre-
sbiterio ed all’introduzione di un nuovo altare, consa-
crato dal cardinale Carpino. In quegli stessi anni oltre
alla sistemazione di alcuni locali annessi alla parrocchia
per cui già nel 1969 don Giuseppe Gambino aveva ri-

65
chiesto un contributo straordinario alla Arcidiocesi2, 2 Ufficio tecnico della
venne ridipinta la chiesa secondo nuove cromie man- Curia Arcivescovile di
tenutosi sino all’ultimo restauro. Palermo, protocollo n.
322/70 del 16/01/1970

Benedizione del cardinale Pappalardo delle due nuove campane della chiesa nel
1979.

66
Il 50° anniversario della parrocchia e l’indizione dell’anno ma-
riano
Nel 1987, in occasione dell’anno mariano indetto da
papa Giovanni Paolo II, per celebrare il 2° millenario
della nascita di Maria SS., in concomitanza con il 50°
anniversario della parrocchia, il Santuario di Cruillas
venne prescelto da S.E il cardinale Salvatore Pappalar-
do quale luogo di privilegiato pellegrinaggio dove lu-
crare, così come sta scritto in una lapide commemora-
tiva apposta in chiesa, «l’indulgenza plenaria per la crescita
individuale e comunitaria nella fede cristiana all’avvinarsi del 3°
millennio della redenzione».

Un roseto profumato
La profonda devozione per la Beata Vergine del Rosa-
rio di Pompei trova forse la sua più concreta espres-
sione nel canto che il padre redentorista Domenico
Mirabile compose, poco prima degli anni ’90, apposi-
tamente per il Santuario di Cruillas. Il canto, in undici
strofe, si definisce come una lode rivolta alla Madon-
na, chiamata Madre, Regina e Sovrana, da parte del
proprio popolo raccolto ai piedi dello storico Santua-
rio innalzato in suo onore. Nelle strofe 1 e 2 l’autore fa
riferimento alla pratica dei “viaggi” per far visita alla
Vergine e richiedere le sospirate grazie: «Al trono tuo di
Grazia Madonna buona e pia, giocondi noi veniamo le lodi tue
a cantar» e ancora «Dai colli giù dai borghi, dalla città, dal
mare, veniamo a te ferventi chiedendo i tuoi favor». Il canto
rimarca in più parti lo storico legame tra Cruillas e
Pompei, evidenziato in particolare nella strofa 3, « Da
Napoli venisti, Regina di Pompei; Palermo illuminasti col tuo
sorriso e amor», nella strofa 4, «Di questa nostra terra, Cruil-
las declamata, Tu sei sovrana amata […]» e quindi nella
strofa 7 «Figlioli di Cruillas del tuo Rosario Santo devoti tutti
siamo e resteremo ognor». L’importanza della recita del ro-

67
sario emerge, oltre che nella strofa 7, anche nella 8 : « 3 Mirabile D., Cantia-
La Tua Corona, o Madre di stelle illuminata reciteremo una- mo-Esultiamo Alleluia!!!,
nimi, con fede e gran fevor». Nelle strofe 9 e 10 si richiede terzo centenario della na-
alla Vergine affidamento e protezione: « Benigna, deh, scita di S. Alfonso M. dei
proteggi le mamme, i padri, i bimbi, i cari, i vecchi e i giovani, i Liguori 1696-1996, La
giusti e i peccator» e proseguendo « Ognora benedici le nostre grafica, Messina 1997,
pp.118-119.
vie e case, giardini, uffici e campi, o Madre di bontà!». Il canto
si conclude con una promessa: «Ovunque andremo, o Ma-
dre, in cor ti porteremo, in mano stringeremo il serto tuo
d’Amor»3.

La rivitalizzazione della confraternita del Rosario


A seguito di una riunione tenutasi il 29 Ottobre 1990, 4 Giuffrè F., Matera
per volere del parroco e del consiglio pastorale, l’1 G., Confraternita di Ma-
Gennaio 1991 con decreto emanato dall’Arcivescovo ria Ss. del Rosario nel
di Palermo il cardinale Salvatore Pappalardo, la confra- Santuario di Cruillas
(1900), 25° di rivitaliz-
ternita del Rosario, dopo anni di stasi, venne rivitaliz- zazione (1991-2016),
zata per riprendere la propria attività4. Il 16 Febbraio storia tradizioni e riti, Pa-
1991 venne nominato da ufficio il Superiore e a partire lermo 2017, pp. 19-23.
dal 1992, venne istituito il seggio direttivo. I confrati
indossano il tradizionale abitino con i colori mariani,
in tessuto rosso intenso rifinito da bordini di passama-
neria in raso blu. Sul davanti, l’uniforme porta al cen-
tro la placca metallica con l’Immagine della Madonna
di Pompei mentre sul retro l’emblema mariano ricama-
to in blu. Lo stendardo è realizzato in tessuto rosso
con iscrizioni in oro ed al centro l’immagine della Be-
ata Vergine di Pompei.

La riscoperta del Vade Mecum pei devoti di M. SS. del Rosa-


rio di Pompei e la ristampa
Alla metà degli anni ’90 tornò alla luce una vecchia co-
pia del Vade mecum pei devoti di M. SS. del Rosario di Pom-
pei che si recano in pellegrinaggio al Santuario di Cruillas, per

68
la prima volta stampato nel 1914. Così, per volere del
parroco, si decise di promuoverne la ristampa, onde
rimarcare quell’antico legame che faceva di Cruillas
l’unico Santuario di Maria SS. di Pompei in Sicilia.

Il centenario della fondazione del santuario (1896-1996)


Nell’Ottobre del 1996 il Santuario compiva i suoi pri-
mi cento anni: nell’occasione, oltre all’organizzazione
di due mostre, una dedicata alla liturgia ed un’altra al
culto mariano, venne esposta un’interessante collezio-
ne di fotografie che ripercorreva la storia della borgata
e della chiesa.

Il giubileo del 2000


Il 24 Dicembre 1999 papa Giovanni Paolo II con
l’apertura della porta santa nella basilica di San Pietro a
Roma diede inizio al Grande Giubileo del 2000, con-
clusosi il 6 Gennaio 2001 con la messa dell’Epifania.
Anche Cruillas conobbe l’organizzazione di una serie
di iniziative che coinvolsero tutta la comunità parroc-
chiale. A ricordo dell’evento, per volere del parroco,
venne collocato sulla parete esterna del campanile un
pannello in maiolica smaltata con l’immagine della
Vergine di Pompei.

69
DON ANTONINO ROCCA

Don Antonino Rocca è nato a Palermo il 13 Febbraio


del 1962 ed ha ricevuto l’ordinazione nel 1993. Ha
svolto la sua missione sacerdotale presso la comunità
vocazionale e la chiesa di San Domenico a Bagheria e
quindi presso la parrocchia di Sant’Anna a Santa Flavia
e la Matrice di Ciminna. Ha guidato la comunità di
Cruillas dopo la breve permanenza di don Giovanni
Oliva e don Jaroslaw Andrzejewski, dal 2002 al 2006
ed è poi entrato nell’ordine domenicano.

L’istituzione della cappella del Ss. Sacramento


A don Rocca si deve primariamente la collocazione di
un nuovo tabernacolo per il Ss. Sacramento, a destra
del presbiterio, nella ex cappella della Madonna di
Pompei; nell’occasione il simulacro della Vergine ven-
ne traslato all’ingresso, nello spazio un tempo destina-
to al fonte battesimale.

La chiusura del Santuario, il trasferimento nell’aula liturgica e


il restauro della copertura
Nel 2005 la chiesa, a causa di alcuni problemi di agibi-
lità venne chiusa al culto e la comunità trasferita pres-
so un’aula liturgica appositamente allestita presso il
plesso Salerno dell’Istituto Comprensivo Cruillas. Se-
guirono tre anni di lavori che riguardarono il rifaci-
mento della copertura e dei locali annessi alla chiesa,
terminati nel 2009.

70
DON MASSIMILIANO SCALICI

Don Massimiliano Scalici è nato a Palermo il 4 Giugno


1971 ed ha ricevuto l’ordinazione nel 1997 a Lauria, in
provincia di Potenza. E’ stato parroco, dal 1997 al
2005, della comunità di Santa Maria delle Grazie a
Nemoli e parallelamente ha proseguito i propri studi,
specializzandosi, tra le altre cose, in Antropologia teo-
logica. Incardinato nell’arcidiocesi di Palermo è dive-
nuto parroco della comunità di Cruillas, carica che ha
ricoperto dal Maggio 2006 al Novembre 2014. At-
tualmente è dottorando presso la facoltà Teologica
dell’Università di Friburgo in Svizzera.

Il progetto ecclesiale Cruillas-Pompei e la riapertura al culto del


Santuario
Il 25 Ottobre del 2009 il santuario venne riaperto al
culto alla presenza di S.E. mons. Paolo Romeo e di S.
E mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato di Pom-
pei. L’evento che registrò la partecipazione di tutta la
comunità, volendo sottolineare l’antica comunione spi-
rituale con il Santuario campano, aprì le porte verso un
ambizioso progetto ecclesiale denominato “Cruillas-
Pompei: ponte di speranza tra due Santuari”, atto a
rimarcare il primato temporale di Cruillas, quale luogo
di privilegiato pellegrinaggio, così come era un tempo.

Una retata d’amore


Nell’Ottobre del 2010, Cruillas è divenuta scenario
della missione popolare “Una retata d’amore”, animata
dalla fraternità francescana di Betania. Lo scopo
dell’iniziativa era educare il territorio e la comunità ad
una dimensione missionaria, per dimostrare come, al

71
di là della cattiva nomea fatta di Mafia e delinquenza,
Cruillas sia un quartiere dove Dio agisce e con la sua
unica “retata” salva e libera.
Il rifacimento del presbiterio, il restauro dell’abside e la dedica-
zione dell’altare
Nell’Ottobre del 2011 ebbero inizio i lavori di rifaci-
mento del presbiterio e di restauro delle pareti
dell’abside, conclusosi nel Maggio del 2012, anche gra-
zie alla partecipazione attiva di alcuni zelanti parroc-
chiani. L’8 Maggio, il cardinale Paolo Romeo, arcive-
scovo di Palermo, dedicò solennemente la chiesa ed il
nuovo altare a Dio Onnipotente, a onore, così come
sta scritto nella lapide apposta all’ingresso, della Regina
del S. Rosario di Pompei.

Cerimonia di dedicazione
della chiesa e del nuovo
altare nel 2012 (foto di M.
Calafiore).

72
DON VINCENZO CATALANO
Don Vincenzo Catalano, attuale parroco del Santuario
dal 30 Novembre 2014, è nato a Ciminna l’11 Aprile
del 1958. Ottenuto il diploma di scuola magistrale, si è
formato al Pontificio Seminario Romano Maggiore e
quindi alla Pontificia Università Lateranense dove ha
conseguito il Baccellierato in Filosofia e Teologia.
Presso l’Istituto San Tommaso d’Aquino di Messina
ha poi ottenuto la specializzazione in catechetica. Or-
dinato a Palermo il 12 Aprile 1991 dal cardinale Salva-
tore Pappalardo, è stato vicario parrocchiale presso la
parrocchia di Maria Ss. Addolorata ad Aspra e quindi
negli anni successivi parroco della parrocchia S. Giu-
seppe a Campofelice di Fitalia, San Giorgio a Vicari e
Cuore Immacolato di Maria a Misilmeri.

IL SANTUARIO DI CRUILLAS IERI ED OGGI: 120 ANNI


DI TRASFORMAZIONI

1 ASDP, Governo Lualdi


Correva l’anno 1891 quando don Genova con atto del
(1904 - 1927), vol. 1519. notaio Francesco Cavaretta acquistava il terreno per la
costruzione della chiesa1. Il 30 Novembre dello stesso
2 ASCP, Fondo LL. PP
anno, i «disegni di facciata e piano di opere così di costruzione
(1898), serie 3, fascicolo
5, posizione 256. che di abbellimenti» erano già stati approvati dalla Com-
missione Edile ed il sacerdote si obbligava a completa-
re i lavori in tre anni2. Secondo progetto, la chiesa si
sarebbe dovuta erigere «rientrante rispetto al muro che fian-
cheggia la pubblica strada», con la soglia leggermente rial-
zata. Così come si evince dalla lapide apposta
all’ingresso del Santuario, l’opera di costruzione ebbe
ufficialmente inizio il 25 Maggio 1892 e fu portata a-
vanti senza arrivare al termine, per quattro anni e mez-
zo, sino al 25 Ottobre 1896, giorno della prima solen-
ne ufficiatura. Del resto, trascorsi i tre anni stabiliti, la
chiesa doveva essere aperta al culto e gli uffici di com-
petenza cominciavano ad esercitare una certa

73
pressione, dato che i lavori non erano ancora stati del 3 ASDP, Governo Lual-
tutto compiuti. Il cantiere del Santuario, anche dopo di (1904 - 1927), vol.
l’apertura, proseguì stentatamente, a causa delle carenti 1519.
risorse economiche; nello stesso anno 1896 si richie- 4 ASDP, Visita pastorale
deva alle più cospicue famiglie palermitane di contri- (1902-1903), vol. 1192.
buire per il completamento della chiesa ed in particola-
5 ASDP, Ibidem.
re della copertura3. Nel 1902, così come si apprende
dalle fonti documentarie, era avvenuta l’inaugurazione 6 ASDP, Visita pastorale
della volta e la scopritura dell’affresco appena esegui- (1955), vol. 1208.
to4; tuttavia nel 1903 monsignor Bova, durante la Sacra 7Notizie fornitomi dalla
Visita, annotava come la chiesa fosse ancora priva di prof.ssa Ivana Mancino.
decorazioni, sicuramente in riferimento alla pareti an- 8 Giuffrè F., Matera G.,
cora spoglie5. Una seconda fase di lavori, seppur le ri- Confraternita di Maria Ss.
cerche archivistiche non hanno restituito alcuna noti- del Rosario nel Santuario di
zia certa, furono verosimilmente eseguiti durante la Cruillas (1900), 25° di rivi-
rettoria di don Filippo Crispino e riguardarono princi- talizzazione (1991-2016),
storia tradizione e riti, Pa-
palmente la costruzione del campanile e forse la deco-
lermo 2017, p. 73.
razione delle pareti. Dopo l’incendio del 1932 certa-
mente si dovettero compiere ulteriori lavori di cui però
non rimane alcuna attestazione. Tra gli anni ’50 e gli
anni ‘60 si proseguì con la decorazione del prospetto,
l’ulteriore innalzamento del campanile, la sistemazione
dei locali annessi alla chiesa e la realizzazione del salo-
ne parrocchiale6, su di un terreno donato dalle famiglie
Alessandretto e Seidita. Agli inizi del 1960 deve risalire
l’opera di ridipintura della chiesa in cui andò occultato
anche l’affresco, già danneggiato nell’incendio del 1932
e rimaneggiato in tempi successivi. Nel 1970 si decise
di riadattare la chiesa secondo le prescrizioni espressa
dal concilio Vaticano II; nello stesso periodo venne
anche ridipinta la chiesa secondo la bicromia, bianco e
grigio. I successivi interventi all’interno della chiesa,
risalenti agli anni ’90, riguardarono la scopertura
dell’affresco, da anni occultato, a cui seguì il restauro 7.
Nel 2005 il Santuario, al tempo di don Antonino Roc-
ca, a causa di alcuni problemi di agibilità venne chiuso
al culto e la comunità trasferita. Il 25 Ottobre 2009 il
Santuario venne solennemente riaperto al culto 8 e

74
successivamente, grazie ad una questua promossa dal
9 Arcidiocesi di Palermo,
Parrocchia Santuario Ma- parroco don Massimiliano Scalici, fu possibile a partire
ria Ss. del Rosario di dall’Ottobre 2011 proseguire con il restauro dell’abside
Pompei, Solenne dedicazio- e con l’adeguamento del presbiterio9.
ne della chiesa e dell’altare,
Palermo 8 Maggio 2012
p. 42-48.

Il santuario con l’originario altare monumentale negli anni


‘50 (per gentile concessione della famiglia Parisi).

75
Il santuario negli anni ’90.

La facciata ed il campanile
Agli inizi del ‘900 il campanile non esisteva ancora; a
chiamare a raccolta la comunità era il suono di una so-
la campana di bronzo inserita in una piccola nicchia.
La torre fu eretta, sotto la direzione del capomastro
Angelo Santamessa, durante la rettoria di don Filippo
Crispino e si presentava più bassa dell’attuale; verosi-
milmente la sua realizzazione portò al ridimensiona-
mento della prima cappella di destra, un tempo desti-

76
10 ASDP, Governo Lavi-
nata al fonte battesimale. Negli anni ’30, per la rottura
trano (1928 – 1944), vol. di una delle tre campane esistenti, ve ne fu collocata
1550. un’altra, data in prestito dalla famiglia Modica e pro-
veniente dalla cappella della Madonna delle Grazie
11 ASDP, Ibidem.
all’interno della casena di loro proprietà sulla via Tra-
bucco. Nel Dicembre del 1942 Antonino Lupo, su-
bentrato nella proprietà della tenuta dei Modica e ria-
perta al culto la chiesetta, richiese la restituzione della
campana «onde annunziar come prima il richiamo alla mes-
sa»10. Nell’Aprile del 1937, per risolvere «l’annosa ed in-
cresciosa vertenza riguardo il credito del Sac. Crispino sulle
campane della chiesa»11, in accordo con il futuro parroco
don Antonino Ruffo, si decise di fondere le campane
esistenti per saldare il debito e, con la somma rimanen-
te, commissionarne altre due nuove alla fonderia pon-
tificia Daciano Colbachini di Padova. La prima cam-
pana, di 300 Kg, è decorata lungo le spalle ed il bordo
da balze e fogliame e porta impressi lateralmente
l’immagine della Madonna di Pompei e lo stemma
pontificio con cui la fonderia si effigiava; sul ventre
sono riportate le seguenti iscrizioni:

SANTUARIO MARIA SS. DI POMPEI


CRUILLAS PALERMO
A SPESE DEI FEDELI
IN SOSTITUZIONE DELLE VECCHIE CAMPANE
FUSE CON LA COOPERAZIONE
DEL SODALIZIO MADONNA DI POMPEI
E DEL CAPP. SAC. FILIPPO CRISPINO
____________________________
AUSPICANDO
UN ERA DI PACE
E DI RINNOVAZIONE SPIRITUALE
ESSENDO RETTORE
IL SAC. ANT. RUFFO DI MONTEVAGO
OTTOBRE 1937

77
La seconda campana, di 100 Kg, porta incisa
l’immagine della Madonna Immacolata e riporta la se-
guente iscrizione:

PAOLO E GIUSEPPE PRESTIGIACOMO FU SALVATORE


QUESTA CAMPANA RIFUSERO
E DONARONO ALLA V. S.S. IMMAGINE
ESSENDO RETT. IL SAC. ANT. RUFFO DI MONTEVAGO
1937

Nei primi anni ’50, furono intrapresi nuovi lavori che 12 ASDP, Visita pastorale
riguardarono la decorazione del prospetto e l’ulteriore (1960), vol. 1209.
innalzamento del campanile affinché anche a distanza
si potesse udire il suono della campane. Nel Novem-
bre del 1955, le opere erano ancora in corso. Il 6 Mar-
zo 1960, durante la successiva Sacra Visita, il cardinale
arcivescovo Ruffini espresse al popolo che gremiva la
chiesa il suo compiacimento per i lavori da poco com-
piuti12. La torre fu rifinita sulle cuspidi con l’attuale ri-
vestimento in rame soltanto in un momento successi-
vo. Nel 1979, al tempo dell’arcivescovo Salvatore Pap-
palardo e di don Giuseppe Gambino, vennero colloca-
te due nuove campane. La prima, porta incisa su di un
lato l’effige della Vergine e dall’altro la seguente iscri-
zione:

PARROCCHIA SANTUARIO MARIA SS. ROSARIO


CRUILLAS
LA COMUNITA’ PARROCCHIALE
ALLA VERGINE DEL ROSARIO
AUSPICANDO UNA ERA DI PACE E DI
RINNOVAMENTO SPIRITUALE
SECONDO CONCILIO VATICANO
OFFRE
SOTTO IL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
ESSENDO PARROCO DON GIUSEPPE GAMBINO DA CIMINNA
A.D 1979 PALERMO

78
L’ultima campana, più piccola, porta incisa quanto segue:

PARROCCHIA SANTUARIO MARIA SS. ROSARIO CRUILLAS


IN ONORE DI SAN GIUSEPPE PATRONO UNIVERSALE DELLA
CHIESA
DONO DEL PARROCO DON GIUSEPPE GAMBINO DA CIMINNA
A.D 1979 PALERMO

L’attuale portone di accesso alla chiesa venne realizzato in


sostituzione di quello più antico negli anni ’90 per volere
dello stesso don Gambino.

Il campanile del santuario.

79
Una delle quattro campa-
ne della chiesa (1937).

La navata
Il Santuario presenta un'unica navata coperta da un al-
ta volta a botte lunettata. Quattordici paraste trabeate
e scanalate, erette su basi attiche scandiscono le pareti
sino all’abside e, secondo una soluzione cara agli archi-
tetti del neoclassicismo, sovrapponendosi alle modana-
ture degli archi, delimitano le sei strette cappelle latera-
li. Interessante appare la decorazione dei capitelli, in
stile corinzio italico. Al di sopra della trabeazione, sei
paraste dai capitelli poco accentuati, seguendo la stessa
concertazione geometrica del partito inferiore, defini-
scono gli scomparti ove si aprono le finestre, allac-
ciandosi alle modanature della volta. Gli archivolti
della cappelle sono decorati da medaglioni in stucco
con fiori stilizzati ed, in corrispondenza del concio di
chiave, da modiglioni. L’abside, a pianta semicircolare,
è definita al centro da due paraste che delimitano lo
spazio per la pala d’altare e fungono da sostegno per il
timpano triangolare; il catino è scandito radialmente da
semplici e leggere fasce. Alla controfacciata è addossa-
ta la cantoria, sostenuta da due possenti colonne, e
protetta da una pregevole balaustra lignea; il soffitto
che la sostiene è decorato a cassettoni. L’originaria co-

80
loritura della chiesa prevedeva tinte particolarmente
tenui: le paraste con la propria trabeazione e le moda-
nature degli archi dovevano ricordare, seppur con to-
nalità diverse fra loro, il colore della pietra tufacea,
contrapposta al rosa delle specchiature ed al celeste
delle cappelle e della volta. Negli anni ’70 la chiesa
venne ridipinta secondo la bicromia bianco-grigia,
abolita nel corso dell’ultimo restauro (2012).

L’altare maggiore

13 ASDP, Governo Lual-


Il monumentale altare maggiore, in marmi policromi,
di (1904-1927), vol. 1519. venne donato dal presidente del Comitato il barone
Antonino Avellone Ventura che nel 1898, così come si
14 ASDP, Ibidem.
evince dalla lista delle oblazioni straordinarie, elargiva
15ASDP, Visita pastorale una ulteriore somma in denaro per le opere di finitu-
(1902-1904), vol. 1192. ra13. Tuttavia nell’inventario compilato da don Genova
16 ASDP, Ibidem. nel 1903 si sottolinea come l’altare fosse ancora privo
di tabernacolo in marmo per cui ve ne era collocato
17 ASDP, Governo Lual-
di (1904-1927), vol. 1519.
uno provvisorio in legno14. Il giorno dell’inaugurazione
vi doveva comunque già campeggiare la tela con
l’immagine della Madonna di Pompei, dono del signor
Sebastiano Ingraiti15. Ignoto rimane il nome
dell’esecutore, probabilmente un valido pittore di
scuola napoletana, che seppe conferire alla figura della
Vergine quello sguardo intriso di profonda umanità e
maternalismo. L’originaria cornice dorata, sostituita nel
corso dell’ultimo restauro, era stata donata dal cavalie-
re Scalia16. Nel Marzo del 1911, per desiderio di tutta la
comunità, don Genova scriveva una lettera
all’Arcivescovo affinché si degnasse «provocare dalla S.
Sede il Rescritto Pontificio» per elevare «a Privilegiato detto
altare dedicato alla Madonna del Rosario di Pompei»17;
l’approvazione arrivò il mese dopo, il 3 Aprile. A se-
guito del Concilio Vaticano II (1962-1965), nel 1970,
al tempo di don Giuseppe Gambino, fu necessario ri-
configurare il presbiterio per l’introduzione della men-

81
sa eucaristica: l’originario altare monumentale fu quin-
di smantellato e riadattato alle nuove esigenze mentre i
marmi residui furono reimpiegati per la realizzazione
dei gradini del nuovo altare, dello zoccolo del marcia-
piede di accesso alla chiesa e di una fontana esterna.
Nel 2012, durante i lavori di riconfigurazione del pre-
sbiterio, lo stesso altare è stato liberato dagli elementi
posticci e trova oggi posto nella cappella del SS. Sa-
cramento. L’attuale cornice del dipinto, realizzata nella
stessa occasione, è opera di bottega fiorentina dovuta
al signor Franco Ristori. Interamente scolpita a mano
e rivestita in foglia d’oro zecchino, la cornice ha una
funzione didascalica, essendo bordata da una corona,
composta da venti grani più grandi e da duecento più
piccoli, per quanti sono i Misteri e le Ave Maria del
santo Rosario. Al di sotto del dipinto è stata anche col-
locata una nuova decorazione in gesso, opera della dit-
ta “Decor” di Angelica Sergio, in cui compaiono di-
versi simboli come i fiori (segno della bellezza e del
profumo della vita nello Spirito), la conchiglia (segno
del pellegrinaggio) e i frutti (segni dei doni di Dio), tra
cui il melograno (segno della Chiesa di cui la Vergine
Maria è immagine).

Il presbiterio
Originariamente l’area del presbiterio, separata dalla 18 Lo Piccolo F., In rure
navata per mezzo di artistiche balaustre, era perime- sacra, Accademia Nazio-
tralmente definita da una piattaforma di pochi gradini nale di scienze lettere e
su cui erano collocate le sedi per i celebranti ed i mini- arti, Palermo 1995, pp.
stranti. Al centro, distaccato dalla parete, era collocato 284-285.
l’altare monumentale mentre su uno dei lati dell’abside
vi era un pulpito ligneo, oggi scomparso. Le pareti agli
inizi del ‘900 erano decorate da quattro tele date in de-
posito dal Museo Nazionale e rappresentanti l’Ultima
Cena, San Giovanni Battista nel deserto, la nascita di
Gesù Cristo e Sant’Anna18. Le indicazioni espresse dal

82
19 Arcidiocesi di Palermo, Concilio Vaticano II portarono nell’anno 1970 allo
Parrocchia Santuario Ma- smantellamento dell’altare maggiore che, ridotto di
ria Ss. del Rosario di grandezza, venne addossato alla parete e riadattato alla
Pompei, op. cit, Palermo 8 nuova funzione. La nuova mensa eucaristica sorretta
Maggio 2012 p. 42-48.
dalle antiche mensole a voluta dell’altare originario
venne collocata su di una apposita piattaforma qua-
drangolare, sovrapposta all’antica pavimentazione a
scacchiera. Nell’Ottobre del 2011 il presbiterio venne
sottoposto ad una ulteriore opera di trasformazione
onde conferirvi oltre che maggiore funzionalità e de-
coro anche un preciso valore simbolico19. Lo spazio
venne ripensato sopraelevato per mezzo di una piatta-
forma mistilinea, rivestita da marmo rosso Francia e da
calcare grigio di Billiemi, con una concavità al centro e
due ali sporgenti che accolgono il nuovo ambone ed il
nuovo fonte battesimale entrambi realizzati, così come
la mensa, in travertino giallo persiano. La stessa mensa
è stata collocata su di una ulteriore piattaforma ellittica
in marmo rosso, a richiamare la forma dell’uovo, sim-
bolo della Pasqua che ivi si perpetua. La mensa pre-
senta sul fronte l’emblema della stella bicolore che in-
dica la natura teandrica della Chiesa ma anche il suo
essere astro luminoso che splende nella notte del
mondo (cfr. Fiò 2,15); il quadrato centrale, simbolo
della città di Gerusalemme, si apre in dodici porte, tre
per ogni punto cardinale e dodici sono le pietre pre-
ziose incastonate sulla lastra ad indicare gli apostoli. Il
nuovo ambone, posto sull’ala destra del presbiterio, a
pianta semicircolare, porta sul fronte il simbolo della
spada ad indicare la parola di Dio «più tagliente di ogni
spada a doppio taglio»; sette sigilli, rappresentano
l’ermeticità delle cose scritte nel libro della Rivelazione
mentre le lettere greche Alfa ed Omega, realizzate in
rosso e blu in relazione alla doppia natura di Cristo,
indicano come egli sia l’inizio e la fine di tutto. La la-
stra che contiene tutti gli elementi, nella sua forma ret-
tangolare, rappresenta il libro dell’unico santo Vangelo
il quale però, così come insegna il Dei Verbum, è qua-

83
driforme poiché quattro sono gli evangelisti, simbo-
leggiati da altrettanti anelli dorati. Il nuovo fonte batte-
simale è stato sistemato sull’ala destra del presbiterio
che geograficamente è rivolto ad oriente rispetto alla
posizione del Santuario. Il manufatto ha forma otta-
gonale, a ricordo dell’ottavo giorno, il primo dopo il
sabato, nel quale i battezzati in Cristo divengono uo-
mini nuovi. Su quattro degli otto lati si ritrovano delle
rappresentazione stilizzate delle immagini bibliche che
prefigurano il mistero del battesimo: il primo riquadro
richiama le acque dello Spirito di cui si parla nella Ge-
nesi e le acque del Giordano ove il Battista battezzò
Gesù; il secondo riquadro rievoca le acque del diluvio
mentre il terzo e il quarto indicano rispettivamente il
passaggio del Mar Rosso nell’Esodo ed il compimento
delle promesse antiche, nel momento in cui Cristo in
croce versò sangue ed acqua dal suo fianco.

La cappella del Sacro Cuore


La seconda cappella a destra era quella dedicata al Sa- 20 ASDP, Governo Lavi-
cro Cuore, la cui devozione doveva aver trovato ampia trano (1928 – 1944), vol.
diffusione nella campagne circostanti, soprattutto a se- 1550.
guito della costruzione di una piccola chiesa ad esso 21 ASDP, Ibidem.
dedicata, lungo la strada che conduceva al Santuario. Il
culto del Sacro Cuore, di cui si ha testimonianza a par-
tire dal XIII secolo, iniziò ad espandersi in Europa
grazie all’opera della mistica Margherita Maria Alaco-
que (1647-1690) che nel 1864 era stata beatificata da
papa Pio IX per poi essere innalzata alla gloria degli
altari nel 1920 durante il pontificato di papa Benedetto
XV. L’altare, in marmi policromi e con tabernacolo
inquadrato da colonnine accoglie, entro una nicchia la
statua di Gesù con il cuore in argento dorato 20, attribu-
ibile a Vincenzo Piscitello. Sull’altare era anche collo-
cata un’urna di noce contenente un Ecce Homo ligneo
a mezzo busto21, il cui culto nel territorio risultava già

84
attestato nella vicina borgata di Uditore. Scomparso
l’originario paliotto così come il mezzobusto, nel corso
dell’ultimo restauro l’altare è stato riconfigurato con
l’eliminazione della mensa e rivestito con nuovi marmi.

La cappella del SS. Crocifisso

22ASDP, Visita pastorale La seconda cappella a sinistra era quella dedicata al SS.
(1902-1904), vol. 1192. Crocifisso. L’altare, anch’esso in marmi policromi,
seppur privo di tabernacolo, era sormontato da un
23 ASDP, Ibidem.
Cristo in cartapesta con crocifisso filettato in oro, già
esistente nel 190322. Durante la Sacra Visita pastorale
del 23 Luglio 1950 fu rilevata la necessita di sostituire
il crocifisso con uno nuovo in legno. Al di sotto della
croce agli inizi del ‘900 era collocato un quadro in ole-
ografia con la rappresentazione dell’Addolorata23 poi
sostituito da un nuovo dipinto di uguale soggetto, da-
tato 1922 e firmato da Carmelina Scimeca Piscitello,
prozia di don Giuseppe Gambino. Andato disperso il
crocifisso, oggi sopra l’altare vi si trova una Sacra Fami-
glia con i santi Elisabetta e Giovannino, pregevole olio su
tela di inizi ‘800 dovuto al pittore e critico d’arte Ago-
stino Gallo, allievo del Patania. Il nuovo crocifisso con
il dipinto dell’Addolorata sono adesso collocati nella
prima cappella di sinistra.

La cappella della Vergine di Pompei

24 Notizie fornitomi dalla Il simulacro della Vergine di Pompei per l’intero anno
signora Maria Armetta. rimaneva custodito all’interno della terza cappella di
destra, sottratto agli occhi della comunità: nei mesi di
ottobre e di maggio, scostata la pesante tenda, la Ma-
donna si svelava ai fedeli e la cappella rimaneva aperta
alle preghiere dei pellegrini che giungevano da ogni
parte della città24. Agli inizi del 2000, per volere di don
Antonino Rocca il simulacro venne traslato all’ingresso

85
dove si trova tutt’ora mentre la cappella venne munita 25 ASDP, Ibidem.
di un nuovo tabernacolo per il Ss. Sacramento25. Di-
strutto nel corso dei lavori di restauro del presbiterio,
la cappella ospita oggi l’altare residuo del più antico
monumentale, già smantellato nel 1970.

L’antico fonte battesimale.

Il fonte battesimale
Con decreto del 15 Febbraio 1904, su proposta del 26 ASDP, Atti diversi
parroco di Resuttana al cui “distretto” Cruillas appar- (1896-1931), ff. 127-140.
teneva, il Santuario venne dichiarato succursale della
parrocchia di Gesù, Maria e Giuseppe e vi venne
quindi eretto il primo fonte battesimale26, forse lo stes-
so ivi custodito sino al 1970. La vasca in pietra grigia
di Billiemi era sorretta da una colonna in graniglia di
cemento a sezione ottagonale, la cui forma ricordava
appunto l’ottavo giorno, il primo dopo il sabato, in cui

86
27 Notizie fornitomi i Vangeli attestano la Resurrezione. A seguito del Con-
dalla signora Francesca cilio ecumenico Vaticano II, il vecchio fonte battesi-
Siino. male venne dismesso e si trova oggi conservato presso
28 Notizie fornitomi casa Seidita27. La chiesa venne quindi provvista di un
dalla signora Anna Di nuovo fonte mobile in metallo, poi donato alla nascen-
Maggio. te comunità della chiesa di Mater Dei ed ivi è ancora
collocato28. Sul lato sinistro del presbiterio venne in-
trodotto quindi un nuovo fonte in marmo bianco, sor-
retto da una colonna eretta su di una base pregevol-
mente scolpita. A seguito dell’ultimo restauro, anche
questo venne dismesso e collocato nel cortiletto anti-
stante la canonica e vi venne introdotto l’attuale, in
marmo travertino giallo persiano.

L’affresco sulla volta


Sulla volta della chiesa, entro una cornice lobata di
stucco, si dispiega l’affresco con la Vergine in trono, il
bambino Gesù ed i due santi Domenico e Caterina
nell’atto di ricevere il rosario. In basso a destra compa-
re una figura femminile che, in termini di interpreta-
zione, pone ancora numerosi interrogativi. Potrebbe
difatti rappresentare Santa Rosalia, patrona di Palermo,
così come ci suggerirebbe la presenza dello scudo in
segno di difesa della città; del resto le fonti documen-
tarie ci informano dell’esistenza di una confraternita di
Santa Rosalia che aveva sede nel Santuario di Cruillas e
che, ad Ottobre, in occasione delle festa in onore della
Vergine, portava in processione una statua della santa.
Tuttavia una più corretta analisi, sembra indicare come
la figura altro non sia che l’allegoria della Sicilia: in ef-
fetti la fanciulla è abbigliata alla romana, rappresentata
con il capo racchiuso in una corona di alloro e nella
mano sinistra tiene una cornucopia, tutti simboli legati
all’antichità classica dell’isola. Così si spiegherebbe la
presenza dello scudo con la sottostante scritta lapida-
ria, forse incompleta, che recita “TRINACRIAE

87
TUERE ET NOS” ossia “PROTEGGI ANCHE 29 Giuffrè F., Cruillas
NOI (QUI) IN SICILIA”, quale invocazione dei fedeli storia e memorie di una
siciliani alla Vergine di Pompei29. Dalle nubi emergono antica borgata, ISSPE
2012, p. 118.
le figure di dieci angeli, il cui numero prefigura i co-
mandamenti dati da Dio a Mosè. In basso a sinistra, si 30 ASDP, Visita pasto-

delinea la svelta sagoma del monte Pellegrino, simbolo rale (1902-1904), vol.
identificativo della città di Palermo. Seppur il nome 1192.
dell’artista esecutore rimanga ignoto, le fonti archivi- 31 Notizie fornitomi
stiche ed in particolare i resoconti di spesa del 1902 dalla prof.ssa Ivana
attestano come, nel mese di Aprile fosse stata chiamata Mancino.
una banda musicale «in occasione della inaugurazione della
volta e scoprimento dell’affresco» appena realizzato30. La pit-
tura rimase gravemente danneggiata nell’incendio del
1932 e fu poi sottoposta, in tempi successivi, a diversi
interventi di rifacimento ad opera degli abitanti della
borgata. Negli anni ‘50, si optò per la definitiva coper-
tura dell’affresco che svanì sotto strati di pittura. Sol-
tanto negli anni ‘90, per volere della confraternita del
Rosario, l’affresco fu riportato alla luce e sottoposto
ad un attento lavoro di restauro ad opera della prof.ssa
Ivana Mancino31.

Le vetrate
Nel Novembre del 1896 il signor Sebastiano Ingraiti, 32 ASDP, Governo Lualdi
così come annotato da don Genova, faceva dono di (1904-1927), vol. 1519.
una somma in denaro per la realizzazione della finestre 33 ASDP, Governo Lavi-
e dell’occhio sulla porta con cristalli colorati32. Quelle trano (1928 – 1944), vol.
stesse vetrate dovettero rimanere indenni sino al 1944, 1550.
anno in cui vennero danneggiate dall’esplosione di una
bomba vicina33. Nelle attuali vetrate policrome, collo-
cate per volere di don Giuseppe Gambino, sono rap-
presentati i misteri gaudiosi del Santo Rosario.

88
La cantoria
34 ASDP, Governo Lual- Nella lista degli introiti dell’anno 1892, si accenna alla
di (1904-1927), vol. 1519. distribuzione di Centurie dalle quali si ricavò una
35ASDP, Visita pastorale somma, ricevuta dalla famiglia Mauro, per la costru-
(1902-1904), vol. 1192. zione della cantoria34. Non risulta chiaro se quella
somma servì effettivamente per la sua realizzazione o
se, dato lo stato di incompletezza del resto della chiesa,
sia stata impiegata per altri interventi più urgenti. La
tribuna, sorretta da due possenti colonne tuscaniche,
protetta da una pregevole balaustra lignea opera di un
abile artigiano del tempo, è divisa in scomparti decora-
ti da motivi a grottesche con angeli musicanti e stru-
menti a fiato, a corda ed a percussione. Nell’Aprile del
1902 vi fu anche collocato un armonium, oggi non più
esistente35.

Particolare della balaustra


lignea della cantoria.

I lampadari
36 ASDP, Ibidem. Il grande lampadario ninfa che illumina ancora oggi la
navata, già esistente nel 1903, venne donato dal sac.
37 Notizie fornitomi dalla
Mauro36. La struttura in rame giallo modellata a motivi
signora Anna Di Maggio.
floreali è impreziosita da una cascata di brindoli di fine
cristallo. Altri due lampadari più piccoli ad otto bracci,
oggi non più esistenti, erano stati acquistati rispettiva-
mente con gli oboli di alcuni fedeli e con una donazio-
ne fatta dal signor Serafino Spuches. I tre grandi lam-
padari dorati che illuminano l’abside vennero realizzati
per volere di don Giuseppe Gambino, su interessa-
mento della di lui madre, la signora Santina Scimeca37.

89
La sacrestia e la casa canonica
Sul fianco sinistro del Santuario venne realizzata anche 38 ASDP, Visita pastorale
la sacrestia ed una casa canonica per il rettore. Il com- (1902-1904), vol. 1192.
pletamento dovette senza dubbio essere posteriore al
1902, dato che nei resoconti di spesa di quell’anno vi si
trova trascritta una cifra mensile per l’affitto delle casa
del Cappellano e del Coadiutore38. L’accesso dalla
chiesa venne definito con un pregevole portone ligneo,
originariamente collocato presso la chiesa della Ma-
donna dei Rimedi di piazza Indipendenza. La sacrestia
era costituita da due soli ambienti comunicanti con la
chiesa ed accessibili rispettivamente dalla navata e dal
presbiterio. Una scala serviva i piani superiori.
L’attuale distribuzione risale alla fine degli anni ’50.

Ignoto artigiano, portone


scolpito, Palermo, Santua-
rio di Cruillas (già nella
chiesa di Maria Ss. dei Ri-
medi).

90
I FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SS.
DI POMPEI, TRA DEVOZIONE E TRADIZIONE

La terza domenica di ottobre per Cruillas è festa: è


quello il giorno in cui i borghigiani portano in solenne
processione la loro santa patrona, la beata Vergine del
Rosario di Pompei. Un tempo, ottobre era l’unico pe-
riodo dell’anno in cui la borgata si vestiva di luce e di
colore; svettanti luminarie arcuate meravigliosamente
sospese sulle principali strade del quartiere, rischiara-
vano il passaggio della Regina Celeste mentre candide
lenzuola bianche venivano esposte ai balconi ed alle
finestre in segno di rispetto. Qualche giorno prima gli
spari di mortaretti davano avviso alla borgata che la
festa era vicina. La chiesa si agghindava dei fiori più
belli, in piazza i venditori di torroni ed i siminzari alle-
stivano i propri banchi, il borgo si animava, l’aria pro-
fumava di giubilo. La sera prima, i confrati guidati dal
Superiore, preparavano la caratteristica vara su cui an-
dava posizionato il simulacro della Vergine che per un
intero anno era rimasto custodito nell’apposita cappel-
la al lato dell’altare, occultato alla vista dei fedeli. La
mattina delle festa, scostate le panche, la vara veniva
posta al centro del tempio, munita delle aste proces-
sionali ed adornata di fiori, dono delle famiglie più ab-
bienti del borgo. Ad uno dei confrati spettava l’onore
di definire il simulacro con gli ornamenti in oro: il ma-
gnifico stellario, i due diademi e le corone del Santo
Rosario che la Vergine ed il bambin Gesù porgono a
San Domenico e Santa Caterina. Finalmente arrivava il
momento dell’uscita: al rullo dei tamburi, la vara, fuo-
riusciva dal Santuario suscitando la meraviglia e la
commozione di tutto il popolo riunito che con forza
plaudiva per onorare la propria Santa Patrona. Lo spa-
ro dei fuochi d’artificio segnava l’inizio della proces-
sione che proseguiva per le principali strade della bor-
gata, seguita dalla banda musicale, accompagnata dalla

91
recita del S. Rosario. La Madonna, dall’alto della vara,
sfiorando i balconi benediceva il suo popolo: i bambi-
ni, issati sul carro, porgevano alla Santa mazzi di fiori
mentre i genitori, prodigiosamente, toccavano il simu-
lacro con un fazzoletto che, quasi imbevuto della san-
tità mariana, sarebbe stato gelosamente custodito in
casa. Al rientro, il popolo di Cruillas offriva alla Regina
di Pompei un sorprendente spettacolo pirotecnico: i
fuochi d’artificio illuminavano il cielo della sera e di-
pingevano di mille colori il borgo; l’ultimo colpo indi-
cava che la festa era finita. I fedeli stanchi per il lungo
tragitto, assistevano emozionati al “rientro”: la Ma-
donna tornava nel proprio Santuario, la casa ad essa
dedicata.

Processione del simulacro


della Vergine di Pompei
per le vie della borgata
negli anni ’60.

L’usanza della festa patronale a Cruillas in onore della 1 ASDP, Governo Lualdi
Beata Vergine dovette nascere in concomitanza con la (1904-1927), vol. 1519.
costruzione del Santuario; don Genova nei resoconti
di spesa dell’anno 1896, nel giorno dell’inaugurazione,
il 25 Ottobre, tenne ad appuntare una somma destina-
ta proprio alla festa1. Nel terribile incendio del 1932
andò distrutto l’originario simulacro della Vergine. Il
29 Luglio del 1933, un anno dopo il tragico avveni-
mento, il superiore della confraternita Giuseppe Ma-

92
tranga faceva umile istanza alla Curia Arcivescovile di
2 ASDP, Governo Lavitrano
(1928 – 1944), vol. 1550. Palermo affinché, «per il vivo desiderio di tutta la borgata»,
gli venisse permesso di commissionare una nuova sta-
tua in cartapesta2. L’ottobre seguente, così come si ap-
prende da una lettera mandata dal rettore del Santuario
don Ignazio Sucato al parroco di Resuttana G. Virzì, il
nuovo simulacro, seguito dai sodalizi maschili, parten-
do dalla Parrocchia di Sant’Ippolito al Capo avrebbe
percorso via Carini sino a piazza San Francesco di Pa-
ola; giunta in via Malaspina, la processione accompa-
gnata anche dai sodalizi femminili, sarebbe giunta a
Cruillas. Nella serata la Vergine avrebbe dovuto per-
correre le principali vie della borgata sino al Sanatorio
Cervello. Le fonti documentarie più antiche sul per-
corso seguito dal corteo processionale risalgono alla
fine degli anni ’30. La vara, così come si apprende an-
che dalle testimonianze orali, uscendo dal Santuario
percorreva le vie Cruillas e Conceria per poi giungere
attraverso la via principe di Palagonia alla borgata
Bracco (all’angolo con l’odierno viale Lazio) e quindi
a piazza Malaspina.

Processione del simulacro


della Vergine di Pompei
per le vie della borgata
negli anni ’60.

93
Da lì, la processione proseguiva per il viale d’onore 3 Chirco A., Di Liberto M.,
della villa del barone Cupane, una storica casena anda- Via Notarbartolo, via marchese
ta distrutta per l’apertura di via Leonardo da Vinci, Ugo e il girato della Madonna
sull’attuale piazza Ottavio Ziino3. Il corteo a questo ieri e oggi, Flaccovio editore,
Palermo 2000, pp. 103-104.
punto, percorrendo la vanidduzza, attraverso la via
Santuario di Cruillas (oggi tagliata da viale Michelange-
lo e di via Regione Siciliana), giungeva al chianu di
Murtiddaru (piazza Lampada della Fraternità) e dalla
via Trabucco arrivava dinnanzi l’ingresso del Sanatorio
Cervello, dove ad attendere il simulacro erano i malati
di tubercolosi che all’interno stavano reclusi. In tempi
successivi, i cancelli del Sanatorio si sarebbero aperti ai
visitatori esterni ed in occasione della festa vi si co-
minciò anche a celebrare messa, usanza mantenuta si-
no a pochi anni fa. La processione, dal Sanatorio, fa-
ceva dunque un percorso a ritroso sino ad arrivare alla
via Petrazzi (attuale via Luigi Vanvitelli) per poi rien-
trare in chiesa attraverso la via Cruillas. Originariamen-
te la vara veniva portata a “a spalla” dai confrati; solo
successivamente, dato il lungo tragitto, si decise di col-
locare il simulacro al di sopra di un piccolo camion
opportunatamente addobbato con drappi e fiori e
condotto lentamente dal signor Alfonso Blandi per le
vie della borgata. Dalle fonti orali apprendiamo come
alla festa religiosa si affiancasse anche una festa civile,
momento comunitario in cui i più piccoli si cimentavo
nei vecchi giochi popolari come il gioco della campa-
na, l’albero della cuccagna e la corsa coi sacchi, tutti
rituali di socializzazione nei quali il povero era uguale
al ricco, tradizioni svanite con l’incalzare dei tempi. In
via Cruillas, dove ancora non transitavano automobili,
si assisteva alla sfilata dei carretti siciliani e degli stra-
scini che, sospinti da asini e da cavalli, dipingevano la
strada di colore. Di sera, davanti la chiesa, nel piano di
Mortillaro e nella via Conceria si allestivano dei palchi
dove si improvvisavano piccoli spettacoli. Alla metà
degli anni ’60, dopo la morte del signor Alfonso Blan-
di, proprietario del camion, venne predisposta una va-

94
ra lignea munita di ruote, poi sostituita nel 2005 con
quella che si usa ancora oggi. Da qualche anno la pro-
cessione, uscita dalla chiesa percorre la via Cruillas si-
no al chianu di Murtiddaru (piazza Lampada di Fraterni-
tà), prosegue per via Trabucco, via Vincenzo Cervello,
via Giovanni Gorgone e via Pietro Perricone. Da lì il
corteo, tornato in via Trabucco, si dirige in via Luigi
Vanvitelli, prosegue per il vallone (via Alfonso Amorel-
li), via Andrea d’Antoni, via Giuseppe Oddo, via Cruil-
las, via Conceria, via Buzzanca, via Atenasio, via Ema-
nuele Olivieri Mandalà e quindi nuovamente via Cruil-
las per rientrare in chiesa. Tuttavia, a distanza di anni
molte cose sono cambiate: il quartiere, a causa delle
sopravvenute difficoltà economiche, non può più ve-
stirsi di luce; insieme alle lucine colorate si è anche af-
fievolita la devozione dei borghigiani che, con
l’incalzare dei tempi, seppur non coscientemente, han-
no voltato le spalle alle proprie tradizioni, dimentican-
do di essere depositari di un culto che, più un secolo
fa, giungendo da Napoli rese onore all’intera Sicilia.

Processione del simulacro


della Vergine di Pompei
per le vie della borgata
negli anni ’60.

95
Un prodigioso simulacro
Le fonti documentarie tacciono sull’anno di esecuzio- 4 Ragusa C., Guida alla car-
ne dell’originario simulacro della Vergine di Pompei; è tapesta leccese: la storia, i prota-
certo che nell’incendio del 1932 la statua andò distrut- gonisti, la tecnica, il restauro,
ta, così come quell’altra di Santa Rosalia, portata in Congedo editore, Lecce
processione lo stesso giorno, di cui si fa menzione in 1993, p.70.
una lettera mandata all’Arcivescovo. La nuova statua
venne commissionata nel 1933 ad uno dei più valenti
maestri cartapestai leccesi, Pasquale Errico. Poche e
frammentarie sono le notizie riguardo l’opera di que-
sto artista che nel 1919 aveva aperto la propria bottega
d’arte a Lecce e nel 1925 aveva tenuto «un magazzino in
Napoli per la vendita di statue ed oggetti in cartapesta». Era
entrato in contatto con altri due illustri esponenti della
stessa maestranza, Luigi Guacci ed Agesilao Flora, ma
non sappiamo quanto essi abbiano potuto influire sulla
sua preparazione4. Errico, per il Santuario di Cruillas,
realizzò un pregevole gruppo statuario con la Vergine
Santa con in braccio il bambino Gesù, con a destra ed
a sinistra, genuflessi, i due santi domenicani, Domeni-
co da Guzman e Caterina da Siena; dalle mani della
madre e del bambino pendono due mistiche corone
del rosario che come catene dolci rannodano le figure
dei santi al cielo, l’intero mondo cristiano a Dio. La
Madonna nonostante volga il capo verso Santa Cateri-
na, così come Gesù a San Domenico, viene rappresen-
tata nel preciso istante in cui sta per alzarsi per conse-
gnare suo figlio all’umanità. L’espressività dei volti as-
sume decisamente un ruolo centrale all’interno
dell’opera: lo sguardo materno della Vergine ed il viso
lieto del bambino si contrappongono alle figure dei
santi, rappresentati in estasi, quasi fossero abbagliati da
quella luce divina che sembra trasparire dagli occhi in
fine cristallo di Germania.

96
Pasquale Errico, Madonna di Pompei, 1933, scultura in cartapesta, Palermo, Santuario
di Cruillas.

97
LE ALTRE CHIESE DEL TERRITORIO
Sino alla seconda metà del ‘900 rimanevano legate alla 1 Tra quelle distrutte: la
chiesa di Cruillas alcune delle antiche cappelle annesse cappella della Madonna
ai bagli ed alle ville, rimaste attive in modo che gli abi- degli Angeli alle case Na-
selli all’Inserra, la cappella
tanti delle varie contrade potessero assistere almeno ad
di Santa Rosalia al baglio
una messa festiva senza dover giungere, data Fatebenefratelli, la cap-
l’impraticabilità delle strade, sino al Santuario. A quelle pella dell’Immacolata alle
qui presentate si aggiungono almeno altre quattordici case Parrino, la cappella
cappelle private, molte delle quali già non più attive a- della Ss. Vergine al baglio
Salerno (di cui si conser-
gli inizi del XX secolo e che dunque non costituiscono
va il solo portale), la cap-
argomento di indagine della presente trattazione 1. pella dell’Annunziata alle
case del Monaco (ruderi),
la cappella di Santa Rosa-
La chiesa dell’Immacolata Concezione “sotto l’arco” lia al baglio Mondello, la
cappella di Santa Maria
La cappella dell’Immacolata, tradizionalmente conside- Egiziaca alle case Felice,
la cappella della Ss. Trini-
rata la prima chiesa della borgata di Cruillas, sorge
tà a villa Atenasio (poi
all’interno di quello che era stato l’antico baglio dei della Madonna delle Gra-
padri Fatebenefratelli2, nella zona poi detta di “sotto zie), la cappella di San Fi-
l’arco”, per via del profondo passo carraio che collega lippo Neri a villa Olivella
la pubblica via con la corte dell’antico palazzo, oggi Rossi, la cappella del ba-
glio Pistoia. Tra quelle
piazzetta urbana. La chiesa era stata costruita nel 1718
ancora esistenti: la cap-
per volere di padre Nunzio Maria Serio, sacerdote pella di San Giuseppe a
dell’ordine dei Fatebenefratelli, benedetta nel Maggio villa Vaginelli, la cappella
dello stesso anno da padre Cesario Sauli e dedicata della Madonna del Rosa-
all’Immacolata Concezione, Santa Rosalia e San Gio- rio a villa De Gregorio, la
cappella di villa Ferreri e
vanni di Dio3. Nel 1755 Fatebenefratelli cedettero la
la cappella dell’Ecce
tenuta a don Cristoforo del Giudice che poi l’avrebbe Homo a villa Anello.
venduta a quel Domenico Antonio Gravina Cruyllas al
cui nome sarebbe rimasta legata la borgata. Nel corso
2 I padri possedevano
non distante dal luogo in
del XX secolo, il baglio diviso in diversi proprietari, questione, un altro baglio
venne frazionato in diverse unità abitative e sottoposto agricolo a cui era annessa
a pesanti opere di trasformazione che ne hanno com- la cappella di Santa Rosa-
promesso l’originario aspetto4. Intatta è rimasta la lia.
chiesa, definita da un semplice vano quadrangolare, 3 Lo Piccolo F., In rure sa-
culminante con un abside retta. All’altare è collocata cra, Accademia Nazionale
l’originaria pala, adorna di rose in stucco e definita in di scienze lettere e arti,
Palermo 1995, p. 135.
4 Giuffrè F., op.cit., p. 39.
98
alto con uno scudo in cui sta scritto “SICUT LILIUM
INTER SPINAS C.C”, ovvero “COME GIGLIO
TRA LE SPINE”. La frase, estratta dal secondo capi-
tolo del Canticum Canticorum, è riferita alla purezza
verginale di Maria, contrapposta alle rose spinose,
simbolo del peccato.

Chiesa di Maria Ss. Imma-


colata “sotto l’arco”
(1718).

Il cartiglio è inoltre sormontato dall’emblema dei Fa-


tebenefratelli, ossia la stella, la croce ed il melograno,
simbolo della città di Granada dove San Giovanni di
Dio, fondatore dell’ordine, operò sino alla morte. Il
dipinto, opera del sacerdote Antonino Falanga, mostra

99
al centro l’Immacolata Concezione ed ai lati Santa Ro-
salia e San Giovanni di Dio, circondati da puttini. Tra
le altre opere appartenenti a questa chiesa si segnalano
un crocifisso ligneo settecentesco, una Madonna Ad-
dolorata in cera della fine dello stesso secolo ed un di-
pinto ex voto su ardesia ove è rappresentata una grazia
dell’Immacolata (1888). L’altare è di periodo neoclassi-
co.

La chiesa di Maria Ss. Addolorata a Bracco


La chiesa di Maria Ss. Addolorata era aggregata ad un 5 Un tempo sull’antica
antico caseggiato5 appartenuto nella prima metà del strada che da Cruillas
‘600 all’abate Francesco Geloso e poi concesso, nel conduceva a Malaspina.
1682, in enfiteusi ad Onofrio Vecchiano ed al figlio 6Lo Piccolo F., op. cit., p.
Francesco. Nel 1801 la tenuta in cui ricadeva il baglio
130.
con la chiesa, forse già esistente al tempo del Geloso,
era stata acquistata da quel Salvatore Bracco al cui 7 ASDP, Governo Lavi-
nome rimase poi legata la contrada. Nel 1860 il fondo trano (1928 – 1944), vol.
1550.
era stato venduto alla famiglia Airoldi che ne rimase
proprietaria sino al 1925, anno in cui Francesco Paolo
Airoldi dei duchi di Cruillas lo vendette ad un tale
Francesco Amoroso6. In quello stesso periodo, per a-
dempiere ai bisogni dei trecento abitanti della borgata
Bracco che distava 4,5 Km dalla parrocchia di Resut-
tana, l’antica cappella venne ampliata, elevata a chiesa
sacramentale ed affidata al cappellano Gioacchino Di
Benedetto. Nel 1941 le Suore Terziare Agostiniane
della casa di Bivona, provenienti dalla disciolta comu-
nità della Rocca, presero in affitto l’edificio adiacente
la chiesa che divenne sede del loro Istituto, intitolato a
Santa Rita; contemporaneamente le suore fecero rica-
vare nella parte del coro un accesso privato per potere
direttamente assistere alla messa7. Negli anni ’50
l’Istituto, dove venivano ospitate anche alcune orfanel-
le, venne ampliato attorno alle fabbriche dell’antico
baglio. Nella chiesa avevano inoltre sede la congrega-

100
zione del Sacro Cuore e quella di Maria Ss. Addolora-
8Lo Piccolo F., op. cit., p.
130. ta, divisa in uomini e donne e che annualmente si im-
pegnava a portare in processione il simulacro della
Notizie fornitomi dal si- Vergine Addolorata, venerato sull’altare maggiore.
9

gnor Giovanni Scaturro.


All’interno della chiesa, esisteva anche un statua della
Madonna Assunta ed un’altra del Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1952 l’Amoroso fece dono della cappella al cardi-
nale Ernesto Ruffini che nel frattempo, data la conti-
nua espansione della contrada di Malaspina, volle
promuovere la fondazione di una chiesa più grande
dedicata a S. Giuseppe Cottolengo 8. La chiesetta di
Bracco, che sorgeva all’angolo tra la via Principe di Pa-
lagonia e l’attuale via G. Galilei, continuò a funzionare
come cappella privata dell’Istituto Santa Rita finché
alla metà degli anni ‘80 venne demolita insieme alle ve-
tuste fabbriche del baglio, per l’ampliamento della cir-
convallazione9.

Chiesa di Maria Ss. Addolorata a Bracco nel 1985 (per gentile concessione del
signor A. Mancuso).

101
Piazzale Kennedy ed in fondo il baglio Bracco, demolito negli anni ‘80 (per gentile
concessione del signor A. D’Accurso).

La chiesa del Ss. Crocifisso in contrada Mango


La cappella del Ss. Crocifisso venne costruita attorno 10 Giuffrè F., op.cit., p. 65.
al 1680 lungo il viale d’accesso della secentesca villa
Corvino dei principi di Roccapalumba, poi passata ai
marchesi Mango di Casalgerardo (1785), alla cui fami-
glia sarebbe rimasto legato il toponimo della via. Nel
XX secolo la tenuta venne acquisita dalla famiglia Cinà
che ne detiene ancora oggi il possesso10.

102
11 La lapide fa riferimento Nella chiesetta si venerava la sacra immagine del Ss.
a donna Casimira Vassallo, Crocifisso, patrono dei Corvino, ed un dipinto della
moglie di Giacomo Be- Madonna del Rosario. Sulla parete destra, a lato
niamino Mango e Vanni, dell’altare, una lapide riporta la seguente iscrizione:
proprietario della villa.

12 ASDP, Governo Lavi- L’EM.MO CARDINALE D. PIETRO


trano (1928 – 1944), vol.
GRAVINA ARCIV.O DI PALERMO
1550.
HA CONCESSO GIORNI 100 D’INDUL.ZA
A CHI DEVOTAMENTE RECITERA’ A QUESTA
SAGRA IMMAGINE DEL SS.
CROCIFISSO GLI ATTI DI FEDE SPERAN.
E CARITA’ E CIO’ AD ISTANZA DELLA
MARSA D. CASIMIRA MANGO NATA
VASSALLO IN PALERMO
LI 18 GIUGNO 182711

Nel 1938 i fedeli della contrada Mango richiesero la


riapertura al culto della cappella e negli anni ’40 vi
giungeva anche la processione del Ss. Sacramento12.
Successivamente la chiesa venne adibita ad uso profa-
no e cadde in abbandono. Già da tempo preda di atti
vandalici e ruberie, la cappella si trova oggi in condi-
zioni di totale rovina: perduti, a causa del crollo della
copertura, sono andati l’altare ligneo e un prezioso
pannello in maiolica settecentesca dove erano replicate
le armi dei Corvino.

Lapide sulla parete sinistra


della chiesa del Ss. Croci-
fisso (1827).

103
Interno della chiesa del Ss.
Crocifisso prima del crollo
della copertura.

Portale della chiesa del Ss.


Crocifisso in contrada
Mango (XVII secolo).

104
La chiesa di Maria SS. delle Grazie in contrada Trabucco

13 Il fondo, già detto di La chiesa di Maria SS. delle Grazie, originariamente


contrada del Ciardo, era dedicata a Sant’Antonio, venne costruita nel 1737 da
prima appartenuto ad O- Nicolò Morso all’interno di un baglio agricolo di sua
nofrio Visconti che nel proprietà in contrada Pozzo Comune13. Nel 1765 la
1479 aveva fondato un le- tenuta passò ai Trabucco e alla fine dell’800 pervenne
gato di 12 onze annuali in
favore della Collegiata del alla famiglia Filiti. Nel 1906 il cavaliere Antonio Filiti
Crocifisso di Monreale. decise di riaprire la chiesetta al culto e di dotarla di una
Nel 1568 la tenuta appar- messa festiva per comodità degli abitanti della zona e
teneva alla famiglia Tudi- di alcune guardie daziarie di una caserma vicina14;
sco e nel 1663 era pervenu- sull’altare maggiore vi si venerava un’immagine della
ta in dote al dottore in leg-
gi Carlo Bonerba. Soltanto Madonna col bambino. La proprietà passò poi ai ba-
nel 1696 una salma di terra roni Modica ma poco dopo, a causa del dissesto finan-
era passata in potere di ziario della famiglia, venne acquistata dal signor Anto-
Martino Morso barone del- nino Lupo da Castelbuono. Lo stesso, nell’anno 1942,
la Favarella e quindi, poco decise di restaurare nuovamente la cappella e di riaprir-
dopo, del successore Nico-
lò. la al culto per vivo desiderio degli abitanti della con-
trada Trabucco15. La villa ospitò per un certo periodo
ASDP, Governo Lualdi un’industria di conserve gestita dalla stessa famiglia
14

(1904-1927), vol. 1519.


Lupo e nella cappella, da cui mosse i primi passi la na-
15 ASDP, Governo Lavi- scente comunità di Mater Dei, vi si continuò a celebra-
trano (1928 – 1944), vol. re messa sino ai primi anni settanta, finché il comples-
1550.
so venne totalmente raso al suolo per la costruzione di
un moderno condominio tra le vie Trabucco e G.
Gorgone. Ancora esistenti e custodite presso l’attuale
parrocchia Mater Dei sono le due statue del Sacro
Cuore di Gesù e di Sant’Antonio da Padova, origina-
riamente collocate sugli altari della cappella. Ancora in
uso nella stessa parrocchia è una campana, datata
1906, commissionata dal cavaliere Filiti in occasione
della riapertura al culto della cappella e poi data in pre-
stito dai baroni Modica al Santuario di Cruillas dove
rimase sino al 1942, per poi tornare alla collocazione
originaria.

105
La chiesa di San Francesco di Paola a villa Arena
La cappella di San Francesco di Paola venne costruita 16 Abate G., Blasucci A., Il
attorno agli anni venti del ‘700 a piano terra della villa
servo dei poveri, edizioni pao-
Arena, per volere del suo fondatore Girolamo Arena e line, Modena 1967.
del figlio Giuseppe. La villa passò quindi alla famiglia
Mortillaro, per via del matrimonio tra Elisabetta Arena
e Carlo Mortillaro Asmundo. Nel 1896 Maria Felice
Mortillaro dei marchesi di Villarena convolò a nozze
col barone Antonino Petyx da Casteltermini, poi di-
chiarato Servo di Dio16. Alla morte della marchesa
Mortillaro la proprietà passò ai figli Luigi, Ottavio,
Rodrigo, Carlo, Marianna, Beatrice, Vittoria e Giovan-
na. Nella villa vi abitava anche la signora Luisa, origi-
naria di Orvieto, moglie del marchese Mortillaro, e la
sorella di latte Marsilia. Nella cappella si continuò a ce-
lebrare messa sino agli anni ’70 ed ivi si svolgevano
anche alcune attività catechistiche.

Ignoto pittore, San France-


sco di Paola, prima metà del
XVIII secolo, olio su tela, col-
locazione incerta (già nella
chiesa di San Francesco di
Paola a villarena).

106
Attorno agli anni ’90 la villa, ormai divisa tra i tanti e-
redi, cadde in abbandono ed oggi si trova in condizio-
ni di rovina. A sinistra dello scalone è l’ingresso alla
cappella che si definisce all’interno come un semplice
vano quadrangolare, culminante in un abside semicir-
colare, decorata, così come la volta, da pregevoli stuc-
chi; sulla chiave di volta due puttini di scuola serpot-
tiana sorreggono uno scudo con la scritta CHARITAS
in relazione al culto di San Francesco di Paola. Scom-
parso è andato il dipinto del titolare così come tutto il
corredo sacro. Ancora intatto è un pannello in maioli-
ca smaltata settecentesco ove sono replicate le armi
delle famiglia Arena e Mortillaro.

Chiesa di San Francesco


di Paola a villarena (XVIII
secolo).

107
Comunioni a villarena
negli anni ’50 (per gentile
concessione della fami-
glia La Manna).

La chiesa dell’Addolorata a cozzo Santa Croce


Nel 1776 la nobildonna Girolama Oneto, vedova di
Giovanbattista IV Celestri marchese di Santa Croce
annetteva alle case di sua proprietà, una piccola cap-

108
17Lo Piccolo F., op. cit., p.
pella dedicata all’Addolorata, per comodità degli abi-
258. tanti del luogo e dei peregrini pastori17. Ma la notevole
distanza dall’abitato aveva determinato l’inadempienza
dei fedeli tant’è che nel 1863 la marchesa inviò una
supplica all’Arcivescovo di Palermo affinché accordas-
se la celebrazione di almeno una messa festiva per i
120 abitanti della contrada.

Chiesa di Maria Ss. Ad-


dolorata a Santa Croce
in contrada Inserra
(XVIII secolo).

Interno della chiesa di Ma-


ria Ss. Addolorata.

18 ASDP, Visita pastorale Tra la fine dell’800 e il primo decennio del secolo suc-
(1880-1881), vol. 1187. cessivo, più volte si annotava come la contrada Inserra
fosse rimasta senza messa18. La cappella, preceduta da
un sagrato semicircolare, riporta sul prospetto le armi

109
inquartate delle famiglie Oneto, Celestri, Monreale e
Valguarnera e sopra il portale il cuore trafitto circon-
dato dalla corona di spine, simbolo dell’Addolorata.
L’interno è costituito da un semplice vano rettangolare
con un unico altare sormontato da una bella tela tardo
settecentesca con l’Immagine di Maria Addolorata, a-
dorna di ex voto; ai piedi è una Dormitio Virginis di fat-
tura popolare. A destra è collocato un piccolo Ecce
Homo ligneo.

Chiesa di Maria Ss. Addo-


lorata negli anni ’50 (per
gentile concessione del
signor T. Di Maggio).

110
La chiesa di Maria Ss. Addolorata a villa Castrofilippo
19 ASDP, Ibidem. La cappella della Madonna Addolorata venne verosi-
milmente costruita contestualmente alla villa Castrofi-
lippo alla metà del ‘700 per volere dei duchi Valguar-
nera. Un secolo dopo la villa venne adibita a sede della
conceria di Vincenzo Barrocchiere ed attorno al 1880
la cappella veniva indicata tra le chiese rimaste prive di
messa festiva19. Citata ancora tra gli oratori pubblici
alla fine degli anni ’30, la cappella che aveva il proprio
ingresso sul lato destro del cortile, si trova oggi inglo-
bata in una abitazione privata ed ha perduto le caratte-
ristiche originarie.

La chiesa di Santa Luisa Marillac al Sanatorio Cervello


20 Di Liberto M., Palermo II farmacista palermitano Vincenzo Cervello
dizionario storico toponoma- (1854-1918) viene ricordato per essere stato uno dei
stico, Ila Palma, Palermo primi medici in Italia a portare avanti la lotta contro
2012, pp.242-243. la tu-bercolosi20. A tale scopo, nel 1903, ottenne dei
21 Sessa E., Ernesto Basile: fondi per costruire un sanatorio a nord della città di
dall’eclettismo classicista al Paler-mo, nella campagna dei Petrazzi, dove si
modernismo, Novecento, respirava un aria particolarmente salubre. Il
Palermo 2002, p.430.
complesso, inaugurato il 28 Novembre 1909, venne
22 ASDP, Governo Lavi- progettato da Ernesto Basile e poi ampliato dallo
trano (1928 – 1944), vol. stesso, in collaborazione col figlio Roberto, nel
1550. 191821. Al Sanatorio vi operavano nell’assistenza ai
23 ASDP, Ibidem. malati le figlie della Carità di San Vin-cenzo de Paoli e
la chiesa del complesso, benedetta il 14 Marzo 1936,
venne proprio dedicata a Santa Luisa Marillac, loro
fondatrice22. Nel giugno dello stesso an-no, il sac.
Domenico La Placa, cappellano del Sanato-rio
richiedeva all’Arcidiocesi l’officiatura della nuova
chiesa e nel 1940 la consacrazione dell’altare23. La cap-
pella, esternamente, mostra un interessante veste
neogotica nelle sagome che inquadrano le finestre,
nella decorazione ad archetti acuti pensili che corre
lungo la parte alta dei prospetti e nel piccolo portico

111
su pilastri all’ingresso, sormontato da una apertura
a trifora. L’interno si definisce come un semplice
vano qua-drangolare con abside retta, affiancata da
due ambienti quadrati sporgenti all’esterno. Sulla
parete destra in una lapide marmorea si legge la
seguente iscrizione:

IN MEMORIA
DI SUOR ANGELINA AYROLDI
DELLE FIGLIE DELLA CARITA’
SUPERIORA AL SANATORIO CERVELLO
DALL’APRILE DEL 1924 AL SETTEMBRE DEL
1937

Chiesa di Santa Luisa


Marillac al sanatorio
Cervello (1936).

112
La chiesa del Sacro Cuore in contrada Conceria Malaspina
24 ASDP, Governo Lavi- Con atto del notaio Giuseppe Giacalone del 13 Aprile
trano (1928 – 1944), vol. 1920, la signora Assunta Abbruzzato ed il marito Sal-
1542. vatore D’Arpa trasferivano al sac. Salvatore Chiara-
25 ASDP, Governo Lavi- monte un lotto di terreno trapezoidale lungo la via che
trano (1928 – 1944), vol. conduceva al Santuario, per costruirvi una nuova chie-
1550. sa dedicata al Sacro Cuore di Gesù24. Il rettore, una
volta compiuta l’opera, si obbligava a celebrare una
messa in suffragio dei donatori. La costruzione, finan-
ziata dai fedeli della contrada, venne comunque porta-
ta avanti per più di un decennio tanto che nel 1932 il
nuovo rettore, sac. Tommaso Salerno, faceva ancora
richiesta degli arredi e nel 1935 scriveva una lettera
all’Arcivescovo affinché provvedesse all’intonacatura
delle pareti. In una lettera datata 23 Giugno 1930, suor
Lucia La Baido Musso, terziaria carmelitana, richiede-
va all’Arcidiocesi il permesso per poter prelevare dalla
chiesetta del monastero di via Filippo Parlatore un
vecchio quadro della Madonna del Carmelo, per poter-
lo collocare nella nuova chiesa del Sacro Cuore ancora
in costruzione25.

Chiesa del Sacro Cuore


in contrada Conceria
Malaspina, demolita ne-
gli anni ‘80 (per gentile
concessione del signor
G. La Pietra).

113
A partire dagli anni ‘40 ne aveva cura suor Lucia Cri- 26 ASDP, Visita pastorale
vello, donna di grande fede, ricordata dai più anziani (1950), vol. 1207.
del luogo per la sua particolare propensione alle opere
di carità verso i deboli e gli afflitti. Sull’altare maggiore
della chiesa, dove accorrevano numerosi gli abitanti
della contrada Conceria Malaspina, campeggiava una
statua del Sacro Cuore di Gesù, opera eseguita a Pa-
lermo dallo scultore Vincenzo Piscitello e datata 1926,
mentre su uno dei due altari laterali era collocato un
dipinto con l’immagine del SS. Crocifisso, donato nel
1924. Negli anni ’50 ancor prima che venisse costruita
la chiesa di San Giuseppe Cottolengo, aleggiava l’idea
di poter annettere ai locali già esistenti una sala riunio-
ni ed un alloggio per il Vicario cooperatore della Par-
rocchia, considerando che la cappella di Bracco dive-
niva sempre più esigua per la celebrazione delle fun-
zioni religiose e la contrada necessitava adesso di una
chiesa più grande26.

Altare maggiore della


chiesa del Sacro Cuore
(per gentile concessione
del signor G. Scaturro).

Dopo un periodo di abbandono, agli inizi degli anni


’70, la chiesa venne riaperta al culto, elevata a parroc-
chia con il titolo di Sant’Alberto Magno ed affidata a
padre Alessandro Manzone. Su uno degli altari laterali,
ormai privi di immagini, venne collocato un altro

114
crocifisso, poi trafugato27. Agli inizi degli anni ‘80 si
27 Notizie fornitomi dal
signor Giovanni Sca- decise di sottoporre la chiesa ad alcune opere di rifa-
turro. cimento ma contemporaneamente ne venne ordinata
la demolizione per la realizzazione della corsia laterale
di viale Regione Siciliana. Al suo posto sorge oggi un
distributore di benzina. Ancora esistente è la bella sta-
tua del Sacro Cuore, custodita presso l’Istituto delle
suore Francescane del Signore, accanto la moderna
parrocchia di Sant’Alberto Magno.

Suor Lucia Crivello (per


gentile concessione del
signor G. Fasone).

115
Interno della chiesa del Sacro Cuore (per gentile concessione della signora T. Basso).

116
IL BARONE ANTONINO PETYX, UN SERVO DI DIO
A CRUILLAS

Antonino Petyx nacque a Casteltermini, in provincia di


Agrigento, il 5 Giugno 1874, da una nobile famiglia
baronale. Compì i suoi primi studi presso i Padri Sale-
siani di Randazzo e proseguì la sua preparazione pres-
so il Collegio S. Rocco ed il Liceo Garibaldi. Iniziò gli
studi universitari presso la Facoltà di Giurisprudenza
ma a causa della morte del padre e per altre gravi cir-
costante decise di ritirarsi per dedicarsi alla sua fami-
glia. Il 30 Dicembre del 1896 sposò la marchesa Maria
Felice Mortillaro, proprietaria della tenuta di Villarena
a Cruillas e qui, nelle campagne dei Petrazzi, trascorse
lunghi periodi della sua vita, a fianco della sua nume-
rosa famiglia, benedetta dalla nascita di ben nove figli:
Luigi, Carlo (vissuto pochi mesi), Marianna, Carlo,
Giovanna, Maria Beatrice, Rodrigo, Maria Vittoria e
Maria Ottavio. La marchesa Mortillaro era stata per
Antonino una vera sorella di spirito, donna di grande
bontà e carità, ardente devota della Madonna, distintasi
in opere assistenziali anche nel terremoto di Messina
del 1908.

Il barone Petyx con la mo-


glie ed i primi quattro figli
(da Abate G., Blasucci A., Il
servo dei poveri)

117
Nel 1899 Antonino entrò nel Terz’Ordine di San 1 Per questa e le altre no-
Francesco presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli tizie si veda Abate G.,
e quindi divenne militante dell’Azione Cattolica. La re- Blasucci A., Il servo dei po-
gola della sua vita fu sempre l’amore verso Dio ed il veri, Edizioni paoline,
prossimo e dunque a fianco della sua famiglia naturale Modena 1967.
ebbe sempre i poveri, gli ammalati ed i sofferenti: non
a caso, attorno al 1904, fondò le conferenze vincen-
ziane, riuscendo a visitare ed ad assistere dopo solo sei
mesi di attività ben 75 famiglie1.

Il barone Antonino Petyx e


la moglie Maria Felice
Mortillaro a villarena, il
giorno del matrimonio
(1896).

118
Le visite del Petyx avevano un impronta personalis-
sima, evidente quando entrava nei tuguri e nelle stam-
berghe degli ultimi, dove conversava, confortava e cer-
cava di avvicinare a Dio, proiezione di profonda umil-
tà e sincero amore per i miseri. Negli ultimi vedeva
Gesù e spesso, circondato dai poverelli dava tutto ciò
che possedeva, riducendosi senza un soldo in tasca.
Tra le altre opere assistenziali da lui fondate, al di là
delle conferenze vincenziane, emergono le cucine eco-
nomiche a Bagheria e quindi il segretariato, la lotteria
ed il guardaroba dei poveri, la biblioteca educativa ed il
patronato per i giovani operai. Si impegnò anche nella
visita agli ospedali e alle carceri e profuse tempo e de-
naro per la stampa cattolica. La sua vita fu caratterizza-
ta da una profonda devozione per la Vergine Maria da
lui venerata sotto i titoli di Immacolata, Nostra Signo-
ra del Carmelo e Regina del Rosario; portava sempre
in tasca una corona del rosario e amava recitarlo in
ginocchio, circondato dai suoi figli. Due delle sue figlie
presero la veste religiosa, Marianna divenne Ancella
del Sacro Cuore e Beatrice entrò nell’ordine carmelita-
no. Il servo dei poveri passò a miglior vita il 18 Otto-
bre del 1935.

La tomba del servo di Dio


Antonino Petyx nella chie-
sa della Gancia a Palermo.

119
La celebrazione dei funerali avvenne il 20 Ottobre in 2 Giuffrè F., Cruillas storia
un salotto drappeggiato di bianco e oro, nella stessa e memorie di una antica bor-
casa del defunto; alla testa della bara troneggiava una gata, ISSPE, Palermo
statua dell’Immacolata mentre ai piedi un inginocchia- 2012, pp.75-85.
toio dove il sant’uomo era solito pregare. Già da subi-
to, i moltissimi che lo conobbero la proclamarono
“Santo” e nel 1966 venne indetta la causa di beatifica-
zione. A distanza di diversi decenni dalla morte del ba-
rone rimangono poco documentati i suoi soggiorni
presso la tenuta di Cruillas luogo in cui egli visse con la
moglie ed i figli ma di cui quasi mai si accenna nelle
sue biografie. A Villarena, luogo avito tanto caro alla
marchesa Mortillaro, i due novelli sposi vennero anche
fotografati il giorno del matrimonio, nel lontano 30
Dicembre del 1896. In quello stesso anno veniva aper-
to al culto il Santuario e la provvidenza divina legava
alla terra di Cruillas la figura di un uomo destinato alla
gloria degli altari. Il suo testamento di bontà venne e-
reditato in particolar modo dalle sue figlie, Marianna,
Beatrice, Giovanna e Vittoria, ricordate dai più anziani
per la loro spiccata apertura verso il prossimo, segno
tangibile degli alti valori trasferiti dai genitori. Oggi la
figura del Petyx a Cruillas rappresenta un ricordo sbia-
dito, destinato a dileguarsi definitivamente con
l’avvicendarsi della nuova generazione. La stessa villa
degli Arena Mortillaro in cui visse il barone, in abban-
dono da diversi decenni, si trova oggi in stato di totale
rovina2.

120
121
1 2

3 1: Ignoto pittore siciliano,


Madonna Immacolata,
seconda metà dell’800,
olio su tela, 85 x 50 cm,
Palermo, Santuario di
Cruillas.

2: Ruolo dei confrati della


congregazione di Maria Ss.
Immacolata (1882).

3: Particolare del dipinto


ex voto su ardesia in cui è
rappresentata una grazia
dell’Immacolata (1888).

122
Eustachio Catalano, Don Antonio Ruffo, 1940 ca., olio su tela, 87,5 x 68,0 cm, Palermo,
Santuario di Cruillas.

Federica Saletta, Don Antonio Di Pasquale, 2017, olio su tavola, 48,5 x 33,0 cm, Palermo,
Santuario di Cruillas.

Don Giuseppe Gambino, 2000 ca., olio su tela, 100 x 70 cm, Palermo, Santuario di Cruil-
las.

Federica Saletta, Don Antonino Rocca, 2017, olio su tavola, 48,5 x 33,0 cm, Palermo, San-
tuario di Cruillas.

Federica Saletta, Don Massimiliano Scalici, 2017, olio su tavola, 48,5 x 33,0 cm, Palermo,
Santuario di Cruillas.

Federica Saletta, Don Vincenzo Catalano, 2017, olio su tavola, 48,5 x 33,0 cm, Palermo,
Santuario di Cruillas.

123
Ignoto pittore di scuola napoletana, Vergine di Pompei, 1896 ca., olio su tela,
280 x 195 cm, Palermo, Santuario di Cruillas.
124
1

2 1: Residuo dell’antico
altare monumentale
del Santuario in
marmi policromi (fine
‘800).

2: Altare del Sacro


Cuore di Gesù colloca-
to nell’omonima cap-
pella del Santuario di
3 4 Cruillas.

3: Carmelina Scimeca
Piscitello, Madonna
Addolorata, 1922, olio
su tela, 100 x 80 cm,
Palermo, Santuario di
Cruillas.

4: Ignoto scultore, Cri-


sto risorto, fine ‘800,
scultura in legno, Pa-
lermo, Santuario di
Cruillas.
125
Ignoto pittore, Madonna di Pompei, 1902, affresco, Palermo, Santuario di Cruillas.

126
Agostino Gallo, Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e Giovannino,
primi decenni dell’800, olio su tela, 215 x 230 cm, Palermo, Santuario
di Cruillas.

1 2 1: Vincenzo Piscitello (qui


attr.), Sacro Cuore di Gesù,
primo trentennio del ‘900,
Palermo, Santuario di
Cruillas.

2: Ignoto scultore, Sant’


Antonio da Padova, Pa-
lermo, parrocchia Mater
Dei (già nella chiesa di Ma-
ria Ss. delle Grazie in con-
trada Trabucco).

127
1

2
1: Antonino Falanga,
Madonna Immacolata
con i santi Rosalia e Gio-
vanni di Dio, 1718, olio
su tela, 220 x 170 cm,
Palermo, cappella
dell’Immacolata Conce-
zione.

2: Vincenzo Piscitello,
Sacro Cuore di Gesù,
1924, Palermo, istituto
delle suore francescane
del Signore (già nella
chiesa del Sacro Cuore in
contrada Conceria Mala-
spina).

128
1

2 1: Ignoto scultore siciliano,


Crocifisso, metà XVIII seco-
lo, scultura in legno,
Palermo, cappella
dell’Immacolata Concezio-
ne.

2: Ignoto artigiano sicilia-


no, Madonna Addolorata,
XIX secolo, cera e canapa,
Palermo, cappella
dell’Immacolata Concezio-
ne.

129
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133
RINGRAZIAMENTI

Il primo ringraziamento lo devo a Don Vincenzo Catalano che fortemente ha cre-


duto in questo progetto. Ringrazio la Ducezio Edizioni nella persona di Giovanni
Purpura, Alfonso Lo Cascio dell’associazione BCsicilia, l’arcivescovo Don Corra-
do Lorefice, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e quindi il consigliere comuna-
le Massimo Giaconia, il presidente di circoscrizione Michele Maraventano ed il
consigliere Roberto Li Muli per il loro encomiabile amore per questo quartiere. Un
ringraziamento, per la disponibilità dimostrata, ai dipendenti dell’archivio comu-
nale e dell’archivio diocesano di Palermo ed al comitato educativo per il territorio
della VI circoscrizione nella persona di Adriana Gennaro. Ringrazio Angelo Si-
cilia per l’impegnativo progetto di grafica ed impaginazione del volume ed inoltre,
per i vari contributi, i parrocchiani e gli amici Maria Armetta, Anna Di Maggio,
Teresa Megna, Giacomo Fasone, Giovanni Scaturro, Rosa Fasone, Mimmo Mes-
sina, Giuseppe Matera, Antonio Mancuso, Giovanni Siino, Maurizio Calafiore,
Alfredo Siino, Patrizia Pillitteri, Francesco Costanzo, Orazio Costanzo, Maria
Stella Cricchio, Antonietta Amico e Fabio Ceraulo. Un altro ringraziamento lo
devo alle famiglie Gambino e Di Pasquale e quindi alle parrocchie Mater Dei e
Sant’Alberto Magno. Un ultimo speciale ringraziamento alla mia famiglia ed agli
amici che, da sempre, mi sostengono.

134
Finito di stampare presso
Studio Stampa srl – Palermo
nel mese di novembre 2017
per conto di Ducezio Edizioni srl

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