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ESIODO:

- Teogonia:

è un poema in esametri di tema religioso, destinato a spiegare e giustificare il potere degli dei sul mondo.
Esiodo prende in considerazione gli dei come una realtà di fatto e ne spiega la genealogia che è il centro
della narrazione.

La Teogonia si apre con un inno alle muse del monte Elicona di cui vengono specificati nomi e numero.
Dopo l’inno segue l’invocazione alle Muse che contiene la dichiarazione della tematica trattata nel poema:
“l’enumerazione della sacra stirpe degli immortali”.

Al vv.112 Esiodo chiede alle Muse di cantare come gli dei si spartirono le “timai” in questo caso intese come
sfere di competenza degli dei. Da questo punto in poi inizia la vera narrazione teogonica, che è per lo più
una lista di nomi di divinità appartenenti al pantheon olimpico ma anche riconducibili ad una fase antica più
preellenica della concezione religiosa. (ricorrono anche figure mostruose)

Gli ultimi versi del poeta contengono una seconda invocazione alle Muse che pare agganciarsi all’inizio del
Catalogo un’altra opera di Esiodo poichè ha il medesimo incipit.

-nella Teogonia Esiodo inserisce informazioni biografiche, nel proemio narra l’episodio del proprio incontro
con le Muse, nel farlo dichiara il proprio nome rompendo l’anonimato dell’aedo omerico. Facendo ciò crea
una vera e propria investitura poetica e si esplicita un’evidente dichiarazione programmatica; le Muse
dichiarano ad Esiodo di saper cantare sia il vero che il falso, ma solo a lui hanno sempre cantato il vero .

-nell’epos la divisione tra vero e falso si applicava ai rapporti tra i personaggi. Esioso invece afferma la
propria indipendenza ideologica dall’epos e distingue il pubblico in chi crede alle Muse anche quando
dicono il falso e chi crede solo alle verità. Questa indipendenza sembra richiamare l’indipendenza
economica del piccolo proprietario terriero, favorita dai nuovi rapporti economico-sociali instaurati dalla
polis nascente.

-(miti Crono e Zeus)

-Scrittura e oralità: secondo dati cronologici è probabile che esiodo abbia pubblicato le sue opere da subito
in forma scritta al contrario di omero che usa la forma orale.

-Lingua, Stile, Metrica:

la lingua di Esiodo è quella dell’epos con qualche eccdzione che rimanda a forme dialettali locali, nel suo
caso quello eolico. Tuttavia ci sono anche presenze di forme doriche che sono estranee a Omero. Lo stile si
affida molto quello dell’epos, con espressioni arcaiche, la metrica invece è quella dell’esametro.

-Il LAVORO:

per Esiodo è una necessità, che da un lato lava la colpa originaria da cui è scaturito per l’uomo l’obbligo del
lavoro e dall’altro garantisce una condizione di vita improntata al benessere, procurato con la fatica. Chi
lavora è caro agli dei, che invece detestano gli oziosi.

L’esaltazione del lavoro è legata al motivo delle api, grandi lavoratrici, in contrapposizione con l’inattivitàdei
fuchi. La VERGOGNA BUONA spinge il povero a lavorare per uscire da una condizione di indigenza, e una
VERGOGNA NON BUONA, è quella di chi si trova in miseria e non fa nulla per uscirne.

-DIKE (GIUSTIZIA):
Secondo Esiodo gli uomini che non seguono la giustizia si ridurranno alla stregua degli animali, che agiscono
guidati dall’istinto del tutto ignari dei regolamenti emanati direttamente da Zeus.

POESIA LIRICA:

(Archiloco era un soldato mercenario che aveva fatto della guerra il suo mestiere: perciò per lui era
fondamentale restare vivo e procurarsi uno scudo).

In un frammento dichiara di aver gettato il suo scudo, ma di aver avuto in cambio salva la vita.

Questo suo gesto si contrappone all’etica tradizionale omerica, infatti per l’epos il guerriero deve morire
per acquistare gloria, invece ai tempi di archiloco il soldato combatte per vivere e non vive per combattere.
Quindi il suo gesto è considerato lecito in base al periodo in cui è vissuto.

-IO LIRICO: l’io lirico diventa un “noi”, in quanto rispecchia i valori del guruppo o dell’inera polis; quando un
poeta lirico dice “io” e narra qualcosa, si tratta non di una situazione singolare dell’autore ma di una
situazione a suo modo tipica e condivisa dalla comunità a cui il poeta si rivolge.

A dire questo “io” non è il poeta ma bensì un personaggio, con il cui pensiero si identifica il poeta. Si tratta
della PERSONA LOQUENS, ovvero il poeta parla attraverso una “maschera”.

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