Sei sulla pagina 1di 2

Jim DeFelice

West Like Lightning - The Brief, Legendary Ride of the Pony Express

Il volume si apre nel 1860, con la partenza di un cavaliere dall’avamposto di Fort


Kearny, nel Territorio ancora conteso agli indiani del Nebraska, punto di snodo di
frontiera che collegava l’est all’Oregon e alla California. Il giovane corriere (si
suppone il ventunenne Richard Cleve) doveva ricevere dalla stazione telegrafica del
forte la fatidica notizia della vittoria di Lincoln alle elezioni presidenziali e farla
arrivare in California. Lavorava per un nuovo servizio postale, il Pony Express,
piccola sussidiaria della grande compagnia di trasporti guidata dal triumvirato di
Alexander Majors, William Russell e William Wadell, che intendevano usare
sfruttare la notizia per farsi pubblicità (dato che i quotidiani avrebbero indicato il
Pony Express come fonte nel riferire la notizia). Il servizio offriva la consegna di
lettere, come di messaggi telegrafici nei numerosi posti non ancora raggiunti dalla
rete del telegrafo, a una velocità per l’epoca sbalorditiva: dieci giorni dal Missouri a
Sacramento.

William Russell, magnate della logistica con aderenze nelle alte sfere, in società con
lo scrupoloso amministratore Waddell si era unito a Majors, figlio della frontiera
esperto nell’affrontare e risolvere problemi pratici della vita di confine, per ottenere
la grande commessa dei trasporti dell’esercito. Il progetto di fondo era molto
ambizioso: il contratto con il governo, oltre a fornire una notevole fonte di reddito,
avrebbe permesso loro di finanziare la costruzione di una vasta rete di trasporti
nell’Ovest con cui mettere fuori gioco i rivali in affari, accaparrandosi il monopolio
di un immenso territorio da cui ci si attendeva un grande boom demografico (anche
se presto sarebbe arrivata la ferrovia, le merci avrebbero dovuto comunque venir
recapitate a domicilio). I tre avevano però trascurato i rischi concreti di conflitti, e la
Guerra dello Utah fu finanziariamente disastrosa perché i mormoni attaccarono e
distrussero i convogli ferroviari con i rifornimenti, creando una voragine nei conti
della società, che lo stato non risarcì se non con vaghe promesse. In un mondo in
rapido sviluppo tecnologico, l’informazione era (già) una merce preziosa, e Russell,
Majors e Wadell pensarono di rifarsi ottenendo il contratto postale con lo stato, e a tal
fine misero in piedi il servizio Pony Express.

Come base operativa fu scelta St. Joseph, nel Missouri, crocevia divenuto importante
grazie al commercio delle pelli e punto d’incontro tra la ferrovia e le terre dei cavalli,
luoghi pericolosi tra indiani, fuorilegge, violenti contrasti con abolizionisti e schiavi
in fuga. Il cavaliere del primo viaggio, avvenuto il 3 aprile 1860, fu Johnny Frye, o
Alex Carlyle, a seconda delle testimonianze (dato che gli archivi della società sono
andati perduti), e l’autore propende per quest’ultimo. Ironia della sorte, questa prima
corsa partì con un ritardo di due ore, ma per colpa della ferrovia.

Il volume spiega dettagliatamente gli aspetti concreti del servizio, dal sistema di
stazioni in cui avveniva il cambio di cavallo, ogni quindicina di chilometri, e di
cavaliere (ogni 150 chilometri, in media) alla mochila, il sacco in cui venivano tenute
le lettere (pagate a peso), ai tipi di cavalli e alle selle, e soprattutto al percorso di oltre
tremila chilometri, che dal Missouri si addentrava in Kansas e Nebraska, toccando il
Colorado e il Wyoming per poi seguire il corso del fiume Sweetwater fino a Salt
Lake City, attraversando quindi Utah e Nevada prima di prendere il battello da
Sacramento o, in mancanza di questo, di proseguire a cavallo fino a Oakland, in
California.

Oltre alle digressioni storiche (sulla conquista del West e i conflitti con gli indiani, la
corsa all’oro, i conflitti religiosi e tra schiavisti e abolizionisti etc.) e geografiche,
l’autore si diffonde sugli aneddoti legati all’epos del Pony Express, il cavaliere della
frontiera, soffermandosi in particolare su alcune figure significative (molte delle quali
già immortalate da Mark Twain). Robert Haslam, famoso per aver cavalcato dopo
esser stato ferito dagli indiani (perdendo tre denti per una freccia), sostituendo i
cavalieri che si rifiutavano di viaggiare nel timore dei pellerossa. William Cody, il
celebre Buffalo Bill, che in un’occasione, dopo aver scoperto che il cavaliere che
avrebbe dovuto sostituirlo era stato ucciso, viaggiò per oltre 500 chilometri in uno dei
tratti più pericolosi del percorso. James Butler Hickok, o Wild Bill, Pony Express con
la sua fama di pistolero infallibile. Jack Keetley, celebre per aver compiuto oltre
cinquecento chilometri a cavallo, ed essere arrivato a destinazione addormentato in
sella. Bronco Charlie Miller, divenuto famoso per aver cominciato a cavalcare come
Pony Express a undici anni, dopo aver visto arrivare un cavallo privo di cavaliere,
probabilmente ucciso dagli indiani, di cui prese immediatamente il posto. La storia,
che Miller continuò a raccontare vita natural durante girando per gli Stati Uniti come
incarnazione del mito del Pony Express, era in realtà inventata di sana pianta.

Nonostante abbia avuto un profondo impatto sull’immaginario americano, il servizio


ebbe in realtà vita breve, dato che Russell, Majors e Waddell non riuscirono a
ottenere il contratto esclusivo con il governo, e nel 1861 cedettero le stazioni al
servizio di diligenza di Holladay, e lo scoppio della guerra civile costrinse i Pony
Express a limitarsi alla tratta tra Salt Lake City e Sacramento, sospendendo anche
questo con l’arrivo del telegrafo.

Potrebbero piacerti anche