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Autore: Jonathan Lethem

Titolo: A Gambler’s Anatomy

Sintesi: Bruno, giocatore d’azzardo di backgammon, perseguitato da un’improvvisa


sfortuna e in debito verso il suo “manager” Falk, scopre di avere un meningioma.
Torna quindi in California per un’operazione di chirurgia sperimentale finanziata
dall’amico/nemico Stolarsky, ma la neoplasia rimossa era la barricata che Bruno
aveva creato per difendersi da un dono telepatico troppo invadente, sebbene
essenziale al suo lavoro. Usato e provocato da Stolarsky per bruciare un suo stabile e
incassare i soldi dell’assicurazione, Bruno torna a fare il giocatore d’azzardo a
Singapore al guinzaglio dell’eminenza grigia, Falk, che pare averlo manipolato come
un pupazzo fin dall’inizio.

Giudizio: Molto buono. Il romanzo mette da parte certi sperimentalismi formali e


linguistici delle ultime opere per concentrarsi sullo sviluppo di un personaggio e di
un’idea centrale con una trama piuttosto lineare, per quanto stravagante, grottesca e
dalla forte valenza simbolica, risultando decisamente più diretto e in apparenza
semplice degli ultimi libri dell’autore, anche grazie a un intreccio più incalzante e a
dialoghi molto brillanti. Dal punto di vista dei contenuti, Lethem continua comunque
a sviluppare i suoi classici temi della dissidenza americana (questa volta nella
variante West-Coast della cerchia anarcoide dell’hamburgheria Kropotkin, con i suoi
velleitari tentativi rivoluzionari, ma in realtà al soldo del capitalista, e prigioniera
delle sue manipolazioni), dell’identità (la doppia nazionalità americana e tedesca del
protagonista, come i suoi due amori fallimentari, Tira e Madchen, carne americana e
spirito europeo) e del suo occultamento (le molteplici maschere fisiche e mentali
dietro cui Bruno tenta di nascondersi per proteggersi), delle origini e temi
autobiografici (la mancanza del padre, l’infanzia nella comune, anche se qui diventa
una setta), l’incubo kitsch del capitalismo americano con i megastore e i fast-food a
tema, il sistema paranoide ereditato da Dick e Pynchon, il gioco con la cultura bassa
(questa volta non i fumetti, ma la saga dell’antieroe Flashman) e la musica (qui
soprattutto Hendrix e Sharrock). Il tutto nella cornice del gioco delle pedine, il
backgammon, sorretto dall’idea centrale del Blocco, la Macchia nella visione, il
meningioma che il protagonista erge come una barricata per difendersi
dall’insostenibile penetrazione telepatica delle menti altrui. Interessanti anche i
personaggi che affiancano il protagonista, dal miliardario Stolarsky (l’ambiguità del
capitale che salva Bruno finanziando l’operazione per poi usarlo come pedina
inconsapevole) al bizzarro rock-doc Behringer (l’anatomia del titolo va intesa in
senso letterale, con ampie parti dedicate alla neurochirurgia e fantasmagorici
interventi intracranici descritti con grande e a tratti agghiacciante realismo), e Plybon,
l’anarchico velleitario in realtà soldo del capitalista.

Trama: Alexander Bruno, avvenente americano prossimo ai cinquanta che campa


come giocatore di backgammon professionista, arriva a Berlino dopo un lungo
soggiorno a Singapore, dove negli ultimi tempi è stato perseguitato dalla sfortuna e
da una macchia nella visione che continua a crescere. Sul traghetto verso Kladow
conosce la bellissima ciclista Madchen, con la quale scocca il colpo di fulmine.
Bruno arriva quindi a casa di un miliardario per giocare una partita privata, con poste
altissime, che deve assolutamente vincere per ripagare il debito al suo “manager” di
Singapore, Edgar Falk. La fortuna sembra avere abbandonato Bruno, e Wolf-Dirk
Köhler (arricchitosi acquistando i terreni sotto e intorno al Muro e rivendendoli dopo
la sua caduta, e poi con il rinnovamento urbano) comincia a prendere il sopravvento,
dopo aver invitato nella stanza una dominatrice nuda in maschera fetish, la ragazza
del traghetto, e improvvisamente Bruno crolla a terra sanguinando dal naso e viene
portato in ospedale. Gli viene scoperto un enorme meningioma, e sebbene l’oncologo
tedesco pensi unicamente a una terapia palliativa data la posizione, l’interprete gli
parla della possibilità di chirurgia sperimentale in California. Bruno contatta quindi
Keith Stolarsky, conoscente dell’adolescenza che ha di recente incontrato in un club
segreto di giocatori d’azzardo a Singapore con la moglie Tira (gli Stolarsky sono una
coppia “aperta” e Bruno ha flirtato con lei e ripulito il marito). Stolarsky accetta di
pagare le ingenti spese mediche e di viaggio di Bruno (rimasto senza un soldo), e il
bizzarro neurochirurgo Noah Behringer, con un’operazione di quindici ore in cui la
faccia di Bruno viene staccata, rimuove la neoplasia. In ospedale, e tornato nei luoghi
della giovinezza, Bruno ricorda la madre single che l’ha cresciuto, prima nell’ashram
di un guru e poi a Berkeley, dove lei, con problemi di droga, vive grazie ai sussidi (e
finirà per diventare praticamente una homeless con problemi di alcol e droga), mentre
Bruno si mantiene lavorando in bar e ristoranti nascondendo la situazione famigliare
ai compagni, e grazie al mentore gay Konrad comincia a giocare prima a poker e poi
a backgammon, sfruttando anche un misterioso dono telepatico che gli permette di
leggere nella mente delle altre persone. È un dono troppo pesante, e così Bruno ha
sviluppato quello che diventerà il meningioma per proteggersene. Dopo che il
chirurgo ha rimosso la neoplasia, si trova quindi preda di questo dono, e chiede in una
sorta di delirio a Behringer di rimetterlo al suo posto, cosa che chiaramente il
chirurgo si rifiuta di fare.

Dimesso dall’ospedale con la faccia profondamente alterata (anche se non perde il


proprio fascino), Bruno se ne va in giro in maschera chirurgica e per cominciare a
ripagare il suo (enorme) debito lavora in un locale con cui Stolarsky (che possiede
gran parte del quartiere, oltre a due templi del kitsch, un megastore e un gigantesco
fast-food a tema Zombie) si fa concorrenza occulta da solo: il Kropotkin è un
hamburgheria in cui lavora l’anarchico Plybon, Bruno ne diventa amico e conosce
una coppia lesbo che lo aiuta a portare Madchen in America. Nel frattempo Bruno,
attratto dalla moglie di Stolarsky, va a letto con la moglie. Quando Madchen arriva,
tra loro si sviluppa un rapporto intenso ma perlopiù platonico, finché Bruno scopre
che è stata attirata da Stolarsky nella sua villa come cortigiana di lusso. Furibondo,
durante le manifestazioni di protesta che commemorano la People’s Park Riot, Bruno,
dopo aver bruciato il Kropotkin in una grottesca partita a backgammon sulla griglia
con Plybon, dà fuoco insieme a un gruppo di facinorosi a un altro edificio di
Stolarsky, solo per scoprire che era proprio questo il ruolo che il miliardario gli aveva
assegnato, in modo da incassare i soldi dell’assicurazione.

Bruno viene quindi rispedito in Germania insieme a Madchen, e nell’epilogo lo


vediamo di nuovo a Singapore, intento a sfruttare il suo dono telepatico per ripulire
giocatori imprudenti, di nuovo al guinzaglio di Edgar Falk, che sembra averlo
manipolato fin dall’inizio.

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