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Elettromagnetismo

Prof. Francesco Ragusa


Università degli Studi di Milano

Lezione n. 5 – 15.10.2020

Campo elettrico espresso come


gradiente del potenziale
Derivate direzionali
Flusso di un campo vettoriale
Legge di Gauss. Angolo solido
Anno Accademico 2020/2021
Il campo elettrico come gradiente
• La relazione fra potenziale e campo elettrico appena trovata consente una
strategia conveniente per il calcolo del campo elettrico
• Data una distribuzione di cariche si calcola il potenziale elettrico
• È una quantità scalare; è un calcolo più semplice
y
• Trovato il potenziale si calcola il campo elettrico
come gradiente del potenziale
• Illustriamo il metodo con un semplice esempio
• Il campo di una carica puntiforme nell'origine r
q 1 x
φ (r ) =
4πε0 r
• Calcoliamo la derivata rispetto a x z r = x 2 + y2 + z 2

∂φ q ∂ 2 −1 q ⎛⎜ 1 ⎞⎟ 2 −3

∂x
=
4 πε0 ∂x
( x +y +z ) =
2 2 2
⎜⎜ − ⎟⎟⎟( x + y + z ) 2x
4πε0 ⎝ 2 ⎠
2 2 2

q −1 −1 q 1 x
=−
4 πε0
(x + y + z ) (x + y + z ) x
2 2 2 2 2 2 2
=−
4 πε0 r 2 r
1 1
r r2
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Il campo elettrico come gradiente
∂φ q 1 x
=−
∂x 4 πε0 r 2 r

• Per la simmetria dell'espressione le derivate rispetto alle altre coordinate


sono
∂φ q 1 y ∂φ q 1 z
=− =−
∂y 4 πε0 r 2 r ∂z 4 πε0 r 2 r
• Riconosciamo le tre componenti del versore r̂
x y z
= rˆx = rˆy = rˆz
r r r
• Richiamiamo la definizione
∂φ ∂φ ∂φ
E = −∇φ E = −ˆex − ˆey − ˆez
∂x ∂y ∂z r̂
• Otteniamo
q 1 q 1 q 1 q 1 ⎡⎢ ˆe rˆ + ˆe rˆ + ˆe rˆ ⎤⎥
E = ˆex rˆx + ˆey rˆy + ˆez rˆz = ⎣ xx y y z z ⎦
4πε0 r 2 4πε0 r 2 4πε0 r 2 4πε0 r 2

q 1
E= ˆr
4 πε0 r 2

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Derivate direzionali
• Approfondiamo alcuni concetti relativi al gradiente di una funzione scalare
• Premessa
• Il potenziale è una funzione di tre variabili φ(r) = φ(x, y, z)
• Non è possibile per noi rappresentare una funzione di tre variabili
• Avremmo bisogno di immaginare uno spazio quadrimensionale
• Tuttavia i concetti possono essere illustrati e visualizzati
per una funzione di due variabili φ(r) = φ(x, y)
• Consideriamo una funzione arbitraria (ma continua) v v = φ(x , y )
delle variabili x e y
• Consideriamo inoltre due punti Q e Q' sulla superficie
corrispondenti ai due punti P e P' sul piano x−y
• Al variare del punto P sul piano x−y il punto Q′
Q descrive una curva sulla superficie v = φ(x, y)
Q
• Il punto P descrive una curva sul piano x−y
che in forma parametrica ha la forma
y
P(s ) = x (s )ˆex + y(s )ˆey
P
• In particolare P(s) può essere una retta x
• Descrive una direzione sul piano x−y P′

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Derivate direzionali
• Vogliamo adesso calcolare la variazione di φ lungo la direzione P−P'
• Supponiamo che la distanza da P a P' sia infinitesima
• Introducendo le coordinate x(s) e y(s) in φ(x,y)
v v = φ(x , y )
∂φ ∂φ
φ(s ) = φ ⎡⎢⎣x (s ), y(s )⎤⎥⎦ d φ(s ) = dx + dy
∂x ∂y
∂φ ∂x ∂φ ∂y ∂φ ∂φ ∂x ∂φ ∂y Q′
d φ(s ) = ds + ds = +
∂x ∂s ∂y ∂s ∂s ∂x ∂s ∂y ∂s
Q
• Ricordiamo che le derivate di x e y rispetto a s
sono i coseni direttori della direzione P−P'
y
∂x ∂y
ˆ s = ˆex
u + ˆey P ds
∂s ∂s
• Inoltre x
∂φ ∂φ P′
∇φ = ˆex + ˆey
∂x ∂y
• Otteniamo in definitiva
∂φ Definizione di
ˆ s ⋅ ∇φ
=u
∂s derivata direzionale

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Derivate direzionali
• Riepilogando, abbiamo trovato l'espressione per la derivata direzionale
di una funzione di più variabili

∂φ ∂φ ∂x ∂φ ∂y v v = φ(x , y )
= +
∂s ∂x ∂s ∂y ∂s

• Inoltre ricordiamo come la derivata in direzione


di u
ˆ s può essere espressa utilizzando il gradiente Q′

∂φ Q
ˆ s ⋅ ∇φ
=u
∂s
y
P ds
x
P′

• Naturalmente il formalismo è immediatamente generalizzabile in tre direzioni


anche se non visualizzabile come invece abbiamo fatto in due dimensioni

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Derivate direzionali
• Una importante osservazione sul risultato trovato
∂φ
ˆ s ⋅ ∇φ
=u
∂s
• Il gradiente ∇φ e il versore u
ˆ s sono due vettori
• In particolare u
ˆs = 1
• Si ha pertanto
∂φ
ˆ s ⋅ ∇φ = u
=u ˆ s ∇φ cos α = ∇φ cos α
∂s
• α è l'angolo compreso fra la direzione del gradiente e la direzione
in cui si calcola la derivata direzionale
• Ovviamente la derivata direzionale è massima quando cos α = 1 (α = 0)
• Quando u ˆ s è nella direzione del gradiente
• Concludiamo che …
Il gradiente punta nella direzione di massima variazione della funzione φ
Il suo modulo dà la derivata della funzione in quella direzione

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Il gradiente
• Per finire consideriamo una superficie equipotenziale

φ(x , y, z ) = c
P û
• Consideriamo un punto P sulla superficie
• Consideriamo il piano tangente alla
superficie nel punto P
• Per una generica direzione û sul piano tangente la variazione del potenziale
è ovviamente nulla
ˆ ⋅ ∇φ = 0
dφu = u

• È nulla perché φ = c è una superficie equipotenziale

• Questa relazione vale per un generico versore sul piano tangente


• Il gradiente è perpendicolare a tutti i vettori del piano
• Il gradiente è perpendicolare al piano
Il gradiente è perpendicolare alle superfici equipotenziali
• Applicazione: utilizzare il gradiente per calcolare la normale a una superficie

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La Legge di Gauss
• Studiamo un'importante proprietà del Campo Elettrico: La Legge di Gauss
• Stabilisce un legame fra il campo e le sue sorgenti
• Può essere formulata in due modi
• In forma integrale
• In forma differenziale
• In forma integrale è probabilmente più semplice, almeno per il momento
• In forma differenziale occorre maggiore familiarità con l'analisi vettoriale
• Conduce a importanti equazioni differenziali che governano il Campo Elettrico
• La Legge di Gauss è una delle 4 equazioni di Maxwell
• Per la sua formulazione in forma integrale abbiamo bisogno preliminarmente
del concetto di "Flusso di un campo"
• Un concetto matematico generale
• Può essere definito per ogni campo
• Per facilitarne la comprensione faremo una piccola deviazione verso la
meccanica dei fluidi
• Discutiamo il flusso di un fluido
• Aiuta la comprensione qualitativa del concetto di "Flusso di un Campo"
• Solo per aiutare la comprensione: da un punto di vista fisico il flusso del
campo elettrico non ha nulla a che vedere con il flusso di fluido

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Flusso di un campo vettoriale
• Supponiamo di osservare il flusso di un fluido
• Ad esempio l'acqua di un fiume z
• Per descrivere il moto del fluido lo suddividiamo
in tanti volumetti dV
• Ogni volumetto è caratterizzato da
• La posizione r del volumetto
• La densità del fluido all'interno del volumetto ρ(r) dV
v
• La densità è di solito una funzione r A y
della posizione r: ρ(r)
• La velocità v del volumetto di fluido x
• La velocità del fluido può variare da
punto a punto
• Il vettore velocità è un campo vettoriale v(r)
• Adesso calcoliamo la quantità di fluido
che attraversa una superficie A arbitraria immersa nel fluido
• Di interesse, ad esempio, per calcolare l'energia trasferita dal
fluido in movimento alle pale di una turbina

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Flusso di un campo vettoriale
• Consideriamo una superficie A nel fluido

v Δt A
• Per adesso assumiamo la velocità del fluido sia perpendicolare alla superficie
• Fra breve abbandoneremo questa limitazione
• Inoltre supponiamo che la velocità non vari sulla superficie A
• Ci chiediamo quanto fluido attraversa la superficie in un intervallo di tempo Δt
• Evidentemente il fluido che attraversa la superficie è quello
contenuto nel parallelepipedo indicato di base A e altezza vΔt
• Il volume del parallelepipedo è ΔV = A v Δt. Pertanto
ΔQ = ρΔV = ρAv Δt
• Definiamo il flusso φ come la quantità di fluido che attraversa la superficie
nell'unità di tempo
ΔQ
φ= = ρAv
Δt
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Flusso di un campo vettoriale
• È conveniente definire il campo vettoriale J = ρ v
• Il vettore J prende il nome di densità di corrente
• Ha le dimensioni di massa per unità di superficie per unità di tempo
• Per definizione, la quantità di fluido che attraversa la superficie nell'unità
di tempo è il flusso del vettore J attraverso la superficie A
φ = J ⋅A
• Ribadiamo che abbiamo assunto la velocità sempre perpendicolare a A
• Analizziamo il caso in cui la velocità non è perpendicolare alla superficie A
• La situazione che abbiamo analizzato …
• Supponiamo adesso che la stessa
superficie A sia inclinata v
• La normale alla superficie forma un
angolo θ con la velocità
A n̂ θ
• Il parallelepipedo di fluido che
attraversa la superficie nel tempo Δt v Δt
è adesso più piccolo
• La sua base ha una superficie A' = A cosθ
A′ θ
• Il flusso è ΔQ

φ= = ρA v = ρAv cos θ
Δt
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Flusso di un campo vettoriale
• La definizione di flusso viene pertanto scritta in modo più generale
introducendo il versore normale alla superficie
φ = J⋅n
ˆA
• Un'altra notazione molto importante unifica la normale alla superficie e
l'area della superficie in un'unica grandezza vettoriale
A = An
ˆ φ = J⋅A
• Questa notazione è più importante e più utile di quello che potrebbe
apparire a prima vista
• Soprattutto per le superfici infinitesime da che si incontrano nella
geometria differenziale nello studio delle superfici
• La trattazione matematica delle superfici è un argomento importante
• Esula dagli obbiettivi primari del nostro corso
• Negli esempi trattati
• La velocità era costante su tutta la superficie e aveva sempre la stessa
direzione
• La superficie era una semplice figura geometrica piana
• Vediamo adesso il caso più generale di flusso attraverso una superficie
arbitraria

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Flusso di un campo vettoriale
• Consideriamo una superficie di forma arbitraria
• La superficie è immersa in un fluido in movimento
z
J(r)
• La velocità del fluido, in generale, varia da punto
a punto sulla superficie
• Il movimento del fluido è descritto dal vettore J
ˆj
n
• Suddividiamo la superficie in piccoli elementi
di superficie Δaj J(rj)
• Gli elementi sono sufficientemente piccoli da potere
essere considerati superfici piane
• Tutte orientate in modo differente rj y
• Ogni elemento di superficie Δaj è caratterizzato
• Ovviamente dalla superficie Δaj x
• Dalla posizione del suo centro rj
• Dalla normale alla superficie nˆj
• Il flusso di J attraverso ogni elemento di superficie è Δφj = J ( rj ) ⋅ n
ˆ j Δa j
• Il flusso attraverso la superficie completa si calcola
sommando i flussi attraverso le singole superfici
N N
φ= ∑ Δφ
j =1
j
= ∑ J ( r ) ⋅ nˆ Δa
j =1
j j j

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Flusso di un campo vettoriale
• Nel caso limite si fa tendere all'infinito il numero N di elementi di superficie
e la somma diventa un integrale
N
φ= ∑ J ( r ) ⋅ nˆ Δa
j =1
j j j φ= ∫ J ( r ) ⋅ nˆda
A

• È bene sottolineare che il versore n ˆ j è una funzione del punto r, e quindi


della variabile di integrazione
• È necessario definire la superficie A
• Nei casi semplici si tratta di semplici superfici (una superficie sferica, una
superficie cilindrica) poste in posizioni semplici (simmetriche) rispetto al
sistema in esame
• In generale è necessario specificare l'equazione della superficie
• L'equazione della superficie permette di determinare il versore n ˆ j in ogni
punto della superficie
• L'integrale introdotto prende il nome di Integrale di Superficie

• Come già detto una forma alternativa è considerare l'elemento di superficie


come un vettore nella direzione della normale e modulo uguale alla superficie

φ= ∫ J ( r ) ⋅ da
A

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La Legge di Gauss
• Possiamo adesso ritornare alla Legge di Gauss
• Legge di Gauss stabilisce un legame fra il campo elettrico e le sue sorgenti
• Notiamo comunque che anche la Legge di Coulomb stabilisce un legame fra la
forza e la carica
• Ricordiamo che il campo elettrico è la forza esercitata per unità di carica
• La Legge di Gauss stabilisce che
Il flusso del campo elettrico attraverso una superficie
chiusa è uguale alla somma algebrica di tutte le cariche
contenute all'interno della superficie divisa per ε0
• Una importante precisazione
• Con una superficie chiusa lo spazio viene diviso
in una parte interna alla superficie e una esterna
• Per convenzione la normale alla superficie è diretta
verso l'esterno
N
• Legge di Gauss in Q
forma matematica ∫v E ( r ) ⋅ da =
ε0
Q = ∑q j
A j =1

• Il simbolo ∫v indica integrale esteso alla superficie chiusa A


A
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La Legge di Gauss
• Se le cariche non sono puntiformi ma sono descritte da opportune densità di
carica allora si sostituisce alla somma un integrale di volume
N
1
Q = ∑qj
j =1
Q = ∫ ρ ( r )dV ∫v E(r) ⋅ da =
ε0 ∫ ρ(r)dV
V A V
• L'integrale di volume è esteso a tutto il volume V contenuto all'interno
della superficie chiusa A sulla quale è stato calcolato il flusso
• Verifichiamo la Legge di Gauss nel semplice caso in cui il campo elettrico sia
generato da una carica puntiforme
z
1 q E( r )
E(r) = ˆr
4πε0 r 2
r
• Calcoliamo il flusso attraverso una superficie r̂
sferica di raggio r e centrata nell'origine y
• Il campo è perpendicolare alla superficie
per ogni direzione di r

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La Legge di Gauss
• Consideriamo un elemento di superficie in
coordinate sferiche
da = r sin θd φ rd θ da = r 2 sin θd φ d θ da = da ˆr
• Il campo elettrico sull'elemento di superficie è
1 q
E(r) = ˆr
4πε0 r 2
• Il contributo elementare al flusso è
1 q 2
d Φ = E ⋅ da = Eda = r sin θd φd θ
4πε0 r 2
2π π 1 q 2 q 2π π
Φ=∫ ∫
0 0 4 πε r 2
0
r sin θd φd θ =
4πε0 ∫ 0
d φ ∫ sin θd θ
0

q π q q q
= 2π ⎡⎣ − cos θ ⎤⎦ 0 = − 2π ⎡⎣ −1 − 1 ⎤⎦ = 4π =
4πε0 4πε0 4πε0 ε0
q
• Hanno giuocato un ruolo fondamentale
Indipendente dal raggio r Φ= • La dipendenza di E da 1/r2
ε0 • La dipendenza di da da r2
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La Legge di Gauss
• Abbiamo visto che il flusso del campo elettrico di una carica
attraverso una superficie chiusa sferica è uguale a
q
Φ=
• Inoltre è indipendente dal raggio della sfera ε0
• In realtà c'è una condizione ancora più forte
• È indipendente dalla forma della superficie chiusa
• Per convincerci di questo conviene fare preliminarmente una digressione
sull'angolo solido
• Iniziamo dall'angolo piano
• Consideriamo un punto P sul piano
• Un angolo piano è la regione del piano l1
delimitata da due … originanti da P
• Due cosa? l2 R1
• Due semirette
• La "misura" dell'angolo piano è data dal rapporto R2
l3
fra lunghezza di un arco e il raggio dell'arco R3
• È un numero adimensionale
• La "misura" dell'angolo è indipendente da R
P
• L'angolo completo misura 2π l1 l2 l3
α= = =
• Rapporto fra la circonferenza e il raggio R1 R2 R3

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L'angolo piano
• Consideriamo adesso un angolo infinitesimo
• dl è un arco di circonferenza infinitesimo
• Invece di dl consideriamo un segmento arbitrario ds dl
compreso fra le semirette
dα =
R
• Dato che dl è infinitesimo
• La lunghezza di dl coincide con la ds
lunghezza della corda θ
π π
• Gli angoli fra i raggi e la corda sono retti dl
2 2
• Il segmento ds è l’ipotenusa di un triangolo rettangolo
• Proiettiamo ds sulla circonferenza R
ds cos θ = dl
• La misura dell'angolo è
dl ds cos θ
dα = = P
R R
• Si può calcolare la misura dell'angolo
• Con la lunghezza dell'arco dl
• Con la lunghezza di un segmento arbitrario ds proiettata sull'arco
• Si dice anche che il segmento ds (o l'arco dl) sottende un angolo α

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L'angolo solido
• L'angolo solido è la generalizzazione nello spazio dei concetti precedenti
relativi all'angolo piano
• Un angolo solido è la regione dello spazio delimitata da una
superficie generata da un fascio di semirette originante da P
• Abbiamo disegnato un cono ma la forma
potrebbe essere arbitraria
• Nel caso piano erano due semirette S
• Per definire una misura dell'angolo solido
consideriamo una sfera di raggio R centrata in P
• La superficie (il "cono") interseca la sfera e vi
definisce una superficie S P
• Nel caso piano avevamo un arco
• La misura dell'angolo solido è il rapporto fra
• La superficie intersecata sulla sfera S
Ω= 2
• Il quadrato del raggio della sfera R
• La "misura" dell'angolo è indipendente da R
• L'angolo completo misura 4π
• Rapporto fra la superficie della sfera e il quadrato del raggio R
• Si dice anche che una superficie sottende un angolo solido

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Angolo solido
• Analizziamo in maggiore dettaglio il caso in cui la superficie di cui vogliamo
calcolare l'angolo solido rispetto al punto P non sia un parte di una sfera
• Stiamo considerando una superficie infinitesima dS1
• Possiamo costruire una superfice, una sorta di cono,
unendo i punti del contorno della superficie dS1
con il punto P n̂ α r̂
• In questo modo individuiamo una superfice dS su
una sfera di raggio r
• La superficie S si trova ad una distanza r da P dS1
r
• L'angolo solido sotteso da dS è
dS dS
dΩ = 2
r
• L'angolo solido sotteso da dS1 è lo stesso
• Ha la stessa misura
• Consideriamo le normali alle superfici
• Se α è l'angolo fra le normali alle due superfici dS1 cos α
dΩ =
si avrà
dS = dS1 cos α = dS1n P r2
ˆ ⋅ ˆr
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La legge di Gauss
• Siamo adesso in grado di comprendere come il E(r ) = qˆr n̂ θ E(r )
flusso attraverso una superficie chiusa non 4πε0r 2
dipenda dalla forma particolare della superficie
• Consideriamo una superficie chiusa arbitraria r dS1
che racchiude una carica puntiforme
• Suddividiamola in tante superfici infinitesime dS1 dS
• Il flusso attraverso ogni superficie è
+q
R
ˆdS1 = E (r )dS1 cos θ
d Φ = E(r ) ⋅ n
• La superficie dS1, che si trova ad un raggio r
sottende lo stesso angolo solido della superficie
dS che si trova sulla sfera di raggio R
dS1 cos θ dS r2 n̂ θ E(r )
2
= 2 dS1 cos θ = 2 dS
r R R
r 2
1 q r 2
q 1 dS1
d Φ = E (r ) 2 dS = dS = dS
R 4πε0 r R
2 2
4πε0 R 2 θ
dS1 cos θ
• Ci siamo pertanto riportati al calcolo
q
Φ=
del flusso sulla sfera di raggio R ε0
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Legge di Gauss
• Fino ad ora abbiamo considerato il flusso di una singola carica puntiforme
• Tutte le leggi e le operazioni matematiche utilizzate sono lineari
• Vale il principio di sovrapposizione
• Un campo generato da un sistema di cariche più complicato può pertanto
essere visto come somma di più campi generati ciascuno da una carica
puntiforme
• Si possono calcolare separatamente i flussi delle singole cariche contenute
all'interno della superficie
qi
Φi =
ε0
• Il flusso totale è uguale alla somma dei singoli flussi

∑q i
Φ= ∑Φ
i =1,N
i
= i =1,N

ε0

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Legge di Gauss
• Cosa succede se la carica è esterna alla superficie?
• Possiamo considerare un problema simile con una superficie
come indicato in figura
• L'unione fra le due superfici è piccolissima

• Abbiamo appena visto che il flusso è


indipendente dalla forma della superficie

q
Φ=
ε0
• Possiamo inoltre suddividere il flusso nei flussi attraverso due superfici
q
Φ = Φ1 + Φ2 =
ε0
• La "strozzatura" può essere resa piccola, trascurabile
• Se chiamiamo Φ1 il flusso attraverso la superficie che contiene la carica
avremo
q q q
Φ1 = + Φ2 = Φ2 = 0
ε0 ε0 ε0
Elettromagnetismo – Prof. Francesco Ragusa 102
Legge di Gauss
• Pertanto l'enunciato della legge di Gauss vale anche quando la
superficie chiusa non contiene cariche
• Se all'interno della superficie non ci sono cariche il flusso totale è nullo
• Significa che il contributo negativo al flusso
è uguale al contributo positivo

• Il contributo al flusso è positivo quando


l'angolo fra E e la normale è inferiore a π/2

• Il contributo al flusso è negativo quando


l'angolo fra E e la normale è superiore a π/2

Elettromagnetismo – Prof. Francesco Ragusa 103

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