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IL MALE PER AGOSTINO

L'ESISTENZA DEL MALE


In un primo momento Agostino sostiene la soluzione offerta dal manicheismo secondo cui alla
base del mondo vi è la lotta tra Bene e Male. Successivamente, in seguito alla conversione al
cristianesimo, abbandona la dottrina manichea, perché mette in discussione l'incorruttibilità di
Dio. Si domanda dunque, "si Deus est, unde malum?".

LA SOLUZIONE AGOSTINIANA
L'essere e il bene coincidono. il male metafisicamente non ha una realtà propria, in quanto è
sempre il male di qualcosa, quindi per male intendiamo la privazione del bene. Il male assoluto
sarebbe non essere assoluto e quindi non esisterebbe. Testo di pagina 162 (confessioni, VII, 12)
Questa teoria della sostanzialità è una scoperta, in quanto sostiene che Dio non crea il male, ma
crea solamente il bene. Infatti, possiamo parlare di teoria metafisica del male e non di male
metafisico.

I MALI
La negazione della realtà metafisica del male non presuppone che nel mondo non esistano dei
mali fisici e morali
Per quanto concerne le imperfezioni della natura, Agostino sostiene che, inquadrate nel contesto
dell’ordine universale delle cose, esse non siano imperfezioni vere e proprie.
Rifacendosi alla filosofia stoica e neoplatonica il filosofo afferma che i mali di natura
-derivano dalla struttura gerarchica dell’universo, che richiede non solo esseri superiori ma anche
esseri inferiori
-fungono da elementi necessari per l’armonia cosmica
I mali fisici che affliggono l’uomo invece, sono la pena per il peccato originale ed assumono quindi
un significato positivo

Il male morale, invece, risiede nel peccato, il quale consiste nella deficienza della volontà, che
rinuncia a Dio e si volge a ciò che è inferiore.
Per Agostino, dunque, il male non esiste, in quanto o è parte di un ordine cosmico che è bene,
oppure è dovuto all'uomo. Partendo dalla tesi manichea, Agostino giunge quindi alla tesi opposta,
la quale nega totalmente la sostanzialità e la realtà del male (ottimismo teologico).

LA POLEMICA CONTRO IL DONATISMO


Il donatismo era un movimento scismatico che prendeva il nome dal vescovo di Numidia Donato, il
quale basava la propria dottrina sul principio dell'assoluta intransigenza della Chiesa nei confronti
dello Stato. Donato riteneva che la comunità ecclesiastica non solo non dovesse sottostare alle
autorità civili, ma non doveva neanche avere contatti con loro.
Contro il donatismo Agostino afferma la validità dei sacramenti, indipendentemente dalla persona
che li amministra. Egli è convinto che attraverso la figura del sacerdote sia Cristo a operare sul
fedele, quindi, non bisogna mettere in discussione l'efficacia del sacramento. Invece, per quanto
riguarda la concezione di Donato della comunità religiosa, osserva che questa non può essere
considerata come una minoranza di persone che si isolano dal resto dell'umanità.

LA POLEMICA CONTRO IL PELAGIANESIMO


Il monaco irlandese Pelagio, contemporaneo di Agostino, crede che la capacità dell'uomo di fare il
bene non siano state indebolite dal peccato di Adamo, poiché questo rappresenta solo un "cattivo
esempio" che tuttavia non rende l'uomo incapace di operare virtuosamente senza il bisogno del
soccorso straordinario della grazia. Risultava dunque inutile l'opera redentrice di Cristo, quella
mediatrice della chiesa e dei sacramenti da essa amministrati.
Agostino sosteneva che tutto il genere umano era una “massa dannata”, poiché attraverso Adamo
aveva peccato tutta l’umanità. Per spiegare la trasmissione del peccato da Adamo a tutta
l’umanità, sostenne il traducianesimo, secondo il quale l’anima viene trasmessa di padre in figlio
attraverso la generazione del corpo. Si diresse a un pessimismo radicale riguardo alla natura
dell’uomo e alla capacità di andare verso l’elevazione spirituale e verso la salvezza, insistette sul
carattere imperscrutabile della scelta divina.
Di fronte a queste conclusioni paradossali, l’unico modo in cui l’uomo può essere salvato è tramite
la Grazia data da Dio. Qui si inserisce il libero arbitrio (capacità di scegliere cosa è meglio per noi).
Il primo libero arbitrio, quello che fu dato ad Adamo, consisteva nel “poter non peccare”; ma una
volta perduto con il peccato originale, l’uomo è costretto a “non poter non peccare”, e può vincere
il peccato solo attraverso l’aiuto della grazia divina. Invece, la libertà di “non poter peccare”, è
quella che Dio concederà ai beati. È un dono divino perché non appartiene alla natura umana. La
libertà minore (di poter non peccare) è stata concessa all’uomo solo affinché raggiungesse la
libertà maggiore (di non poter peccare). Quindi la libertà maggiore esprime ciò che l’uomo può e
deve essere. La liberazione totale dal male è dunque una possibilità interamente fondata su un
dono divino.

DA DOVE VIENE IL MALE


Plotino sosteneva che tutto ciò che esiste è bene in quanto riflesso dell’Uno. La materia è al suo
grado più basso una privazione di essere e quindi assenza di bene, in quanto tutto ciò che Dio ha
creato è bene. In questa privazione per Plotino consisteva il male. Agostino riprende questa
filosofia. Tutto ciò che ha creato Dio è bene, il male è privazione di un bene. Non è qualcosa, è
deficienza di essere. Egli attribuisce un secondo senso all’affermazione “il male non è essere” al
fine di spiegare il male morale (scelta del male da parte dell’uomo): tutte le cose create da Dio
hanno traccia del non essere, dunque presentano un’imperfezione ontologica. Secondo Agostino
l’uomo pecca non quando sceglie qualcosa di cattivo, bensì quando preferisce il bene inferiore al
bene superiore (Dio). Il peccato è perversione della volontà, una deviazione della strada verso Dio.

LIBERTÀ, GRAZIA E PREDESTINAZIONE


La dottrina agostiniana della grazia crea diversi interrogativi che scaturiscono in un vero e proprio
problema. La grazia è determinante per la salvezza dell'uomo?
Sulla base di questo Agostino ci presenta due dottrine:
La prima secondo la quale la grazia è determinante, quindi la salvezza dell'uomo dipende da Dio, o
meglio, dal conferirgli la grazia o meno
La seconda secondo la quale non è determinante, quindi è una condizione necessaria ma non
sufficiente in quanto esige la cooperazione dell'uomo

Ma tutto questo porta ad un altro quesito: a chi è concessa la grazia?


Agostino oscilla ancora una volta tra due opinioni, (quindi non esiste una teoria univoca sulla
salvezza):
1- Dio concede a tutti la grazia per la salvezza, ma lascia a tutti la possibilità di perdersi
2- la grazia è un dono gratuito concesso solo a pochi eletti (questo ci riporta al concetto di
predestinazione)

In base ad alcune affermazioni del filosofo, la chiesa cristiana giunse ad una teoria, quella della
cooperazione tra uomo e Dio, che dice:
"Se la grazia è la condizione che rende fruttuoso il libero arbitrio vuol dire che quest'ultimo è la
condizione secondo cui la grazia è davvero un dono o una necessità"
Ciò vuol dire che libertà e grazia hanno un rapporto interdipendente poiché la grazia rende
fruttuoso il libero arbitrio, e quindi la vita libera, mentre la libertà rende la grazia un dono e non
una costrizione che limita la nostra vita.

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