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326 ROSY MATTATELLI

LA CASA DI SANTI DI TITO IN VIA DELLE RUOTE


DIMENSIONE ABITATIVA, ARTE E VITA QUOTIDIANA DI UN ARTISTA A
FIRENZE TRA XVI E XVII SECOLO

Rosy Matattelli

abstract: Santi di Tito, pittore e architetto di San Sepolcro (1536-1603), realizza la propria casa fiorentina di
via delle Ruote a partire dal 1578, probabilmente attraverso l’accorpamento di due case adiacenti. Nonostante
le modifiche successivamente operate sull’edificio, sulla base del rilievo dello stato attuale, e dell’analisi di diversi
documenti – alcuni noti, altri inediti - si ipotizza in questa sede una ricostruzione grafica degli spazi abitati
dall’artista, dalla quale scaturiscono interessanti considerazioni sul suo modus operandi in arte, sulla sua vita
quotidiana, e sul contesto sociale del suo tempo.

Santi di Tito, painter and architect from San Sepolcro (1536-1603), realised his own Florentine palace in via
delle Ruote from 1578: he probably acquired two adjacent houses and unified them in conformity with his own
design. In spite of the alterations produced on the building during the following centuries, I was able to draw plans
of the artist’s house in their hypothetical original configuration, based on the survey of the present situation, and
on the analysis of many different documents – both published and unpublished. From this work many interesting
considerations arise, about Santi di Tito’s art, his everyday life and social contest.

La casa progettata da un Artista per se stesso borgo Santa Croce, e la casa di Federico Zuccari,
rappresenta una fonte d’informazioni privilegiata già appartenuta ad Andrea del Sarto, con annesso
sulla personalità, sullo stile di vita e sul contesto studio in via del Mandorlo – attuale via Giusti
sociale dell’Autore, che ne è, a un tempo, – sulle quali esiste una bibliografia abbastanza
Committente e Artefice. vasta1.
Confrontando l’eccezionale numero di Artisti La casa di Santi di Tito2, all’attuale n°39 di via
vissuti a Firenze in epoche passate con le attuali delle Ruote, è contrassegnata da una lapide – non
possibilità di riscontro dei luoghi in cui essi datata ma presumibilmente riconducibile agli
hanno abitato e operato, appare chiaro che inizi del Novecento - sulla quale si legge:
soltanto una minima parte di tali edifici risulti
tuttora rintracciabile. Il tentativo di individuare «SANTI DI TITO DI BORGO S. SEPOLCRO,
le abitazioni degli Artisti, infatti, è stato spesso PITTORE E ARCHITETTO DISCEPOLO DEL
ostacolato, fino alle soglie dell’Età moderna, dalla BRONZINO, CONSOLE DELL’ACCADEMIA
mancanza di particolari connotazioni, che ne ha FIORENTINA DEL DISEGNO, IN QUESTA
favorito, in quanto costruzioni di scarso valore CASA DA LUI EDIFICATA NELL’ANNO
architettonico, la successiva trasformazione e 1580, VISSE OPERO’ E MORI’ NEL 1603».
riuso, o l’abbattimento. Nel corso del Cinquecento
la situazione cambia: per l’Artista-cortigiano, Fortunatamente l’edificio si presenta pressoché
infatti, la propria casa diviene spesso un edificio intatto all’esterno e, contrariamente a quanto
di rappresentanza e manifesto della propria Arte. affermato da Renzo Chiarelli nel suo articolo
Esempi celebri sono la casa di Giorgio Vasari in del 1939 su Santi di Tito architetto, l’interno

Peer review: Ferruccio Canali e Virgilio C. Galati.

1 Sulle case di Giorgio Vasari a Firenze e ad Arezzo: E. Nardinocchi, Casa Vasari a Firenze, specchio e sintesi dell’opera di un
artista, in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di C. Acidini e G. Pirazzoli, Firenze 2011; A. Cecchi, La casa
del Vasari a Firenze, in Giorgio Vasari. Principi, letterati e artist nelle carte di Giorgio Vasari, a cura di L. Corti e M.D. Davis,
Firenze 1981, pp.37-43; A. Cecchi, Nuove ricerche sulla casa del Vasari a Firenze, in Giorgio Vasari tra decorazione ambientale
e storiografia artistica, a cura di C. G. Garfagnini, Firenze, 1986, pp.273-283. Sulla casa e lo studio di Federico Zuccari: D.
Heikamp, Vite da romanzo,a glorificare stirpe e professione: gli Zuccari, «Il giornale dell’arte», 1999, 17, pp. 76-177 ; H. Olbri-
ch , Die Casa Zuccari in Florenz: Genese und Erscheinung eines Künstlerhauses der Renaissanc, Tesi di Dottorato, Università
di Bamberg, 2005; Z. Wazbinsky, Lo studio: la Scuola fiorentina di Federico Zuccari, « Mitteilungen des Kunsthistorischen
Institutes in Florenz», 29, 1985, 2/3, pp.275-346; S. Salomone, “Il capriccio regolato”. L’interpretazione della natura nell’archi-
tettura di Federico Zuccari , in Natura e artificio, a cura di M. Fagiolo, Roma 1979.
2 Il presente saggio nasce dall’approfondimento di un Capitolo della mia Tesi di Laurea: R. Matattelli, Santi di Tito architet-
to, Tesi di Laurea, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Firenze, Relatore: prof. A. Belluzzi, 2008-2009.
3 R. Chiarelli, Contributi a Santi di Tito architetto, «Rivista d’arte», 1939, 21, p. 131.
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dell’edificio non può dirsi «oggetto di una che uscisse della scuola dell’eccellentissimo
devastazione sistematica»3: diverse modifiche pittore Iacopo da Pontormo»9. L’ammissione
sono state operate negli anni, in base alle alla Compagnia di San Luca10 nel 1554 sancisce
mutate esigenze dei proprietari, e alle differenti l’ ingresso ufficiale di Santi di Tito nella vita
destinazioni d’uso succedutesi, ma un recente artistica della città, e, dopo aver completato la
sopralluogo ha permesso di ipotizzare una propria formazione a Roma tra il 1558 e il 1564,
ricostruzione grafica dello schema distributivo egli partecipa a tutte le principali occasioni
originario sulla base dello stato attuale, alla luce artistiche fiorentine, soprattutto per quanto
di un dettagliato inventario redatto alla morte riguarda la creazione di apparati effimeri – per
dell’Artista nel 1603, e di una perizia eseguita nel le esequie di Michelangelo nella basilica di San
1955, quando l’ultima proprietaria, Luisa Pettini Lorenzo nel 1564, in seguito alle quali Santi di
Burresi, lascia per legato testamentario l’intero Tito viene nominato “Accademico del Disegno”;
edificio alla Confraternita della Misericordia di per il matrimonio di Francesco I con Giovanna
Firenze, alla quale tuttora appartiene. d’Austria nel 1565, e per il matrimonio Paolo
Giordano Orsini duca di Bracciano con Isabella
1. Santi di Tito: breve profilo biografico de’Medici nel 156811.
Tra le opere pittoriche del periodo, assumono
Santi di Tito di Santi dal Borgo San Sepolcro, particolare rilievo le tavole raffiguranti l’
meglio noto come Santi di Tito (1536-1603), “Adorazione dei pastori” (1565) per la chiesa di
è sufficientemente conosciuto nel campo della Santa Felicita, la “Sacra Conversazione” (1565)
Storia dell’Arte come Pittore, sicuramente per la chiesa di Ognissanti, la “Resurrezione”
meno come Architetto4. Filippo Baldinucci gli (1565) per la basilica di Santa Croce12, l’affresco
attribuisce dieci edifici5, ma solo in quattro di raffigurante la “Cena del Signore in casa di
questi la paternità dell’Artista è storicamente Simone (1567) nel refettorio del convento
accertata: la casa di via delle Ruote, la cappella della Santissima Annunziata, e alcune tavole
di San Michele a Petrognano, villa le Corti a allegoriche per lo Studiolo di Francesco I
San Casciano e il convento di San Michele a (1568-69). Contemporaneamente inizia una
Doccia presso Fiesole; per tutti gli altri edifici, vasta produzione di ritratti, che continuerà
l’attribuzione di Baldinucci è confermata solo per il resto della sua vita, tra i quali quello di
dall’analisi stilistica6. “Niccolò Machiavelli” e quello della nobile
Compie la sua formazione artistica a Firenze 7, fiorentina “Caterina di Cammillo de’Pazzi”,
prima presso Bastiano da Monte Carlo, «pittore di meglio conosciuta come Santa Maria Maddalena
non molto grido»8 , da cui apprende i fondamenti de’Pazzi.13
del Disegno, più tardi presso Agnolo Bronzino L’esordio di Santi di Tito nel campo
(1503-72), «maestro celebre, e’l più valoroso dell’Architettura avviene nel 1568, con la

4 Su Santi di Tito pittore si vedano: G. Arnolds, Santi di Tito pittore di Sansepolcro, Arezzo, 1934; J.J. Spalding, Santi di
Tito, Princeton (USA), 1982; J.J. Spalding, Santi di Tito and the Reform of Florentine Mannerism, «Storia dell’Arte» 1983,
47, pp.41-53; N. Kai, Santi di Tito: bellezza e umanità, «Artista», 2002, pp.128-143.
5 F. Baldinucci, Notizie dei Professori del Disegno da Cimabue in qua (1681-1728), a cura di F. Ranalli, Firenze, 1846.
6 Sono stati condotti alcuni studi monografici sugli edifici di attribuzione certa: E. Levi, A history of the suppressed convent
of San Michele alla Doccia sotto Fiesole, Firenze, 1911, sul convento di San Michele a Doccia; G. Belli, La cappella di San
Michele Arcangelo a Petrognano, Firenze. 1997 e I. Cecconi, Una cappella “per l’anima” a Semifonte, «Artista – Critica d’arte
in Toscana», 2008, pp. 34-55 sulla cappella di San Michele a Petrognano; V. Corsi, La fabbrica di villa Corsini a Le Corti,
Tesi di Laurea, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Firenze, 2002-2003, su villa Le Corti. Si vedano inoltre i
seguenti articoli: P. Moschella, L’oratorio di San Tommaso d’Aquino di Santi di Tito a Firenze, «Bollettino degli Ingegneri»
(Firenze), XIX, 1971, 10, p.5, sull’Oratorio di San Tommaso d’Aquino e M.P. Mannini, Il patrimonio sconosciuto: Santi di
Tito e Alessandro Allori nella villa Spini a Peretola (Firenze), «Arte Cristiana», 1994, 763, pp.271-278 sul Palagio degli Spini.
L’unico studio di carattere generale sull’architettura di Santi di Tito precedente la mia Tesi di Laurea (Mattatelli, Santi di
Tito…, cit.) è Chiarelli, Contributi …, cit., ricerca anch’essa tratta dalla omonima Tesi di Laurea discussa dall’Autore due
anni prima, nel 1937.
7 Sulla formazione dell’Artista cfr. R. Borghini, Il Riposo, in cui della pittura e della scultura si favella, Firenze, 1584, p.619:
«apparò i primi principi del disegno sotto … di Bastiano da Montecarlo pittore, poscia da Bronzino fu introdotto nell’arte
della pittura, e finalmente dal Cavaliere Bandinello ebbe molti avvertimenti nelle cose del disegno».
8 Baldinucci, Notizie…, cit., VII, p.534.
9 Ibidem.
10 La Compagnia di San Luca fu fondata nel 1339 fra le organizzazioni corporative dette “Arti”. Essa raggruppava i Pittori
della città, ed era dedicata al Santo che, secondo la Tradizione, aveva dipinto un miracoloso ritratto della Vergine.
11 Cfr. G. Vasari, Le vite de’più eccellenti pittori, scultori ed architetti scritte da Giorgio Vasari pittore aretino (1568) con nuove
annotazioni e commenti di Gaetano Milanesi, ed. Milanesi, Firenze, 1878-1885, VII, p.619
12 Fra il 1565 e il 1570 l’interno della basilica di Santa Croce viene rinnovato da Giorgio Vasari (su Vasari, cfr. la monografia
di C. Conforti, Vasari architetto,Milano, 1993.
13 Cfr. Baldinucci, Notizie…, cit., VII, pp. 541-542.
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costruzione dell’Oratorio di San Tommaso Cappella dei Principi, nella gara tra Buontalenti e
d’Aquino in via della Pergola, con annesso ospizio don Giovanni de’Medici.
per i pellegrini, per l’omonima Congregazione Il riavvicinamento all’ambiente di Corte si traduce
della quale egli stesso entra a far parte. Da questo in un aumento del prestigio sociale dell’Artista e
momento in poi, l’attività di Pittore e quella in un innalzamento di livello della committenza
di Architetto procederanno parallelamente, che a lui si rivolge: nell’ultimo decennio del
integrandosi spesso a vicenda. Tra il 1568 e il Cinquecento, fino alla sua morte nel 1603, egli
1579-8014, Santi di Tito interviene probabilmente interviene su edifici suburbani appartenenti a
nei lavori di ristrutturazione di palazzo Pasquali, ricche e facoltose famiglie di antica Nobiltà:
in via Rondinelli15. la cappella di San Michele a Petrognano per
Nel 1574 muoiono Cosimo I e Vasari. Francesco i Capponi, villa I Collazzi per i Dini, villa Le
I, successore di Cosimo, crea a Corte un ambiente Corti a San Casciano per i Corsini, il Palagio
artistico raffinatissimo e quasi ‘esoterico’, da degli Spini a Peretola, e il convento francescano
cui Santi di Tito si allontana, riavvicinandosi a di San Michele a Doccia, importante patronato
Federico Zuccari, conosciuto durante il soggiorno dei Davanzati. A questo proposito è opportuno
romano e giunto a Firenze per terminare gli evidenziare l’uso, da parte dell’Artista, di
affreschi vasariani della cupola di Santa Maria ‘maniere’ diverse per diversi tipi di decoro, in base
del Fiore. al prestigio della Committenza e alla destinazione
Fino al 1578 non si hanno notizie di altra attività d’uso dell’edificio.
architettonica, fatta eccezione per alcuni probabili Il numero di edifici attribuiti a Santi di Tito, e
interventi a villa Il Boschetto dei duchi Strozzi il livello di committenza raggiunto, suggeriscono,
a Monteoliveto. Prosegue intanto la sua attività infine, una importanza tutt’altro che marginale ed
all’interno dell’Accademia del Disegno, di cui, nel episodica dell’architettura nella sua produzione
corso degli anni, è più volte eletto Camarlingo e artistica, e un notevole prestigio raggiunto
Console16. nell’ambiente artistico fiorentino dell’epoca.
A partire dal 1578, anno in cui ottiene la Citta-
dinanza fiorentina e realizza, presumibilmente, la 2. Case di Artisti a Firenze
propria casa in via delle Ruote, l’attività di Santi
di Tito nel campo dell’Architettura si intensifi- In età tardomedievale e moderna, a Firenze,
ca, con interventi per Committenti che non ap- come in molte altre città italiane ed europee,
partengono a famiglie di antica tradizione e che gli Artisti fissano residenza e bottega per lo più
desiderano un palazzo urbano di rappresentanza entro poche aree ben delimitate: la maggior parte
a testimonianza del raggiunto status sociale: pala- di essi, infatti, stabilisce la propria residenza
zzo Dardinelli in via Larga, palazzo Pasquali in all’interno di un’area assimilabile ad un poligono
via Rondinelli e, secondo l’attribuzione di Baldi- irregolare, delimitato approssimativamente da
nucci ripresa da Chiarelli, palazzo Zanchini in via San Marco e dalla Badia a Ovest, passando per
Maggio, recentemente invece attribuito da Eman- Santa Maria del Fiore, da Santa Croce a Sud, e da
uele Barletti a Giovanni Antonio Dosio17. Sant’Ambrogio e dalla Santissima Annunziata,
Santi si riavvicina all’ambiente di corte negli sfiorando l’attuale piazza D’Azeglio risalendo
anni del granducato di Ferdinando I: anche in verso Nord18. In particolare, una straordinaria
occasione delle nozze di quest’ultimo, nel 1589, concentrazione di Artisti è riscontrabile nella zona
l’Artista partecipa alla creazione degli apparati della Santissima Annunziata in un arco temporale
effimeri, negli anni successivi, fino al 1601 esegue estremamente dilatato: in via del Cocomero
diversi ritratti di membri della famiglia medicea (l’attuale via Ricasoli) si trovavano, secondo la
per la “Serie Aulica” ed è chiamato a far parte, tradizione, casa e bottega di Cimabue, ereditate
nel 1602, della commissione per il progetto della poi da Giotto; molte case di Artisti erano situate

14 Cfr. F. Borsi, C. Acidini, G. Morolli, L. Zangheri, Il disegno interrotto, Firenze, 1980, p.327. L’intervento di Santi di Tito
a palazzo Pasquali è segnalato dall’Anonimo autore del manoscritto “Variorum architectorum delineationes portarum et fene-
strarum quae in urbe Florentiae reperiuntur”, custodito alla Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV, Reg.Lat 1282).
15Baldinucci, Notizie…, cit., Appendice, p. 22 : per i Pasquali, Santi di Tito «fece molte cose…alla loro casa di piazza de
l’Antinori». Cfr. la Scheda relativa in Atlante del Barocco in Italia, Firenze e il Granducato, a cura di M. Bevilacqua e G.C.
Romby, Roma, 2007 , p. 421
16 Cfr. L. Zangheri, Gli Accademici del Disegno. Elenco alfabetico, Firenze, 2000, p.291.
17 Cfr. E. Barletti, Palazzo Zanchini-Ridolfi, in Giovan Antonio Dosio, a cura di E. Barletti, Firenze, 2011, pp.595-607:
Palazzo Zanchini viene attribuito a Dosio in base a un disegno per il portale (in Firenze, Uffizi, Gabinetto delle Stampe e
dei Disegni) GDSU 3064A, già inserito nel corpus dei disegni di Dosio, al quale si aggiunge una planimetria, GDSU 2664A,
associata da Chiarelli (Contributi…, cit.) a Palazzo Zanchini, la cui didascalia è compatibile con la calligrafia di Dosio.
18 Ivi, p. 13.
19 Vasari, Le vite …, cit., III, p. 589.
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in via dei Servi; nella parte meridionale di Borgo vicini (e concorrenti). Proprio per la mancanza
Pinti «murò e comprò case»19 Pietro Perugino; tra di tratti distintivi significativi, quindi, molte di
le attuali via della Pergola e via della Colonna era queste strutture sono state distrutte o trasformate
situata la casa del Pontormo, definita dal Vasari radicalmente e rese irriconoscibili; nei casi in cui
«piuttosto casamento da uomo fantastico che l’unità abitativa risulti identificabile e leggibile,
ben considerata abitura»20; non lontano da essa invece, si riscontra generalmente la presenza di
sorgeva la casa del Cellini e, tuttora visibili, tra le vani ampi, differenziati e comodamente abitabili,
attuali vie Capponi e Giusti, le case di Andrea del e facciate di una certa nobiltà, ma quasi sempre
Sarto e di Federico Zuccari; nei pressi di palazzo caratterizzate da una sostanziale sobrietà21.
Ginori volle costruirsi un palazzo il Bandinelli;
ancora in Borgo Pinti edificò il suo palazzo il 3. Dai Trattati alla realtà
Giambologna, apponendo sulla facciata il busto
del suo mecenate, il granduca Ferdinando I, Il concetto della casa che l’Artista progetta
accanto allo stemma della propria famiglia, per se stesso cambia nel corso degli anni: nel
ormai nobilitata; secoli dopo, nella seconda Quattrocento, ad esempio, l’attenzione di
metà dell’Ottocento, numerosi Artisti tra cui Leon Battista Alberti è rivolta ad indicazioni
Cabianca e Signorini ebbero lo studio, e talvolta tecniche riguardanti lo studio-bottega, come
l’abitazione, in via della Pergola. consigli sull’esposizione alla luce e all’aria,
Non molti Artisti si stabilirono al di fuori del secondo le raccomandazioni vitruviane: egli cita
perimetro poligonale appena descritto. Tra le l’aneddotica di Plinio, fonte principe per la storia
presenze degne di nota, l’officina dei Della Robbia della Pittura nell’Antichità classica, per esprimere
negli isolati compresi tra le attuali via Guelfa e un invito all’adozione di usi abitativi improntati
via Faenza, verso la cinta muraria, e in via delle all’austerità22 allo stesso modo Francesco di
Ruote il palazzo di Santi di Tito. Giorgio Martini nel suo “Trattato” parla di
La zona d’Oltrarno, invece, incomincia ad essere «case di artefici», probabilmente di Artigiani,
più in voga tra gli Artisti a partire dalla fine del che devono essere semplici e sobrie, poiché
Cinquecento, evidentemente in relazione con facciate imponenti, atrii e giardini convengono
il trasferimento della Corte medicea a palazzo ai palazzi dei nobili. 23 Alla fine del secolo,
Pitti. In via Maggio, all’angolo con l’attuale via Leonardo traccia il progetto di uno studio di un
de’Marsili, è ancora perfettamente riconoscibile Pittore, in uno schizzo conservato all’Institut de
la casa del Buontalenti; quasi di fronte quella di France24: lo studio è piccolo, raccolto, in diretta
Giovan Battista Foggini; in via Romana si trova comunicazione con un vano sottostante «nella
invece il palazzo di Giovanni da Sangiovanni. abitazione … piena di vaghe pitture, e pulita, et
La concentrazione di un così elevato numero di accompagnata spesse volte di musiche, o lettori di
Artisti nelle stesse aree è un segno del persistere, varie e belle opere»25.
fino al Seicento, di usanze corporative per cui Nell’ambiente artistico fiorentino del secondo
coloro che esercitano la stessa Arte o mestiere Quattrocento, imbevuto di cultura neoplatonica,
si riuniscono in luoghi limitrofi, che non di rado la casa ideale dell’Artista appare quindi simile allo
vengono contraddistinti dal nome delle attività studiolo di letterati e umanisti: un luogo di ricerca
lì prevalentemente praticate. Le abitazioni intellettuale, dove la solitudine favorisce l’attività
degli Artisti, con annessi laboratori e botteghe, dello spirito, come negli studioli rappresentati nel
rappresentano un elemento importante per “San Gerolamo” e nel “Sant’Agostino” affrescati
l’identità dell’insediamento; la comunanza rispettivamente da Ghirlandaio e Botticelli nella
professionale e la vicinanza delle abitazioni chiesa di Ognissanti.
determina, inoltre, una certa omologazione nello Nella realtà, benché gli Artisti incomincino a
stile del vivere e dell’abitare: è raro che un’unità difendere i propri diritti e la propria reputazione,
abitativa risalti particolarmente rispetto alle altre, e il valore speciale della maestria artistica inizi ad
poiché ciò susciterebbe le gelosie e le invidie dei essere compreso nell’ambito piuttosto ristretto

20 Vasari, Le vite …, cit., VI, p. 280 : ad essa si accedeva infatti «per una scala di legno, la quale, entrato che egli era, tirava su
con una carrucola, acciò niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa».
21 Cfr. R. P. Ciardi, Case di Artisti in Toscana, Banca Toscana, Cinisello Balsamo (MI) 1998, p. 18-19.
22 Cfr. L. B. Alberti, L’architettura (De re edificatoria), a cura di G. Orlandi e P. Portoghesi, Milano, 1966; Plinio il Vecchio,
Storia delle arti antiche (Naturalis historia XXIV-XXXVI), a cura di S. Ferri, Milano, 2000.
23 Francesco di Giorgio Martini, Trattato di architettura. Il Codice Ashburnham 361 della Biblioteca Medicea Laurenziana
di Firenze, Firenze, 1979.
24 Parigi, Istitut de France, manoscritto Ashburnham II (ms.Ash. II), conosciuto anche come Bibliothèque Nationale (B.N.)
2038, f. 4v; cfr. Leonardo da Vinci, I manoscritti dell’Institut de France. Il manoscritto A, a cura di A. Marinoni, Firenze,
1990, pp.159-238.
25 Leonardo da Vinci, Trattato sulla pittura, a cura di E. Camesasca, Milano, 1995, I, p. 159.
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di Committenti e Amatori d’Arte, fino al XVI 4. Via delle Ruote: la lottizzazione dell’area
secolo la maggioranza della borghesia colta di Cafaggio e il monastero di Santa Caterina
continua a considerare la creazione artistica come d’Alessandria
un settore, nel migliore dei casi solo un po’più
raffinato, della produzione artigianale26. Molti Nell’arco del XIII secolo l’insediamento degli
Artisti dell’epoca, benché dispongano di notevoli Ordini Predicatori a Firenze29 condiziona in
possibilità economiche, non le utilizzano per modo determinante l’assetto della città: essi
permettersi abitudini e comportamenti diversi da infatti organizzano ex novo o ripolarizzano edifici
quelli in uso presso gli Artigiani e i Commercianti religiosi già esistenti, oltre ad acquisire gran parte
di buon livello, confermando una tradizionale dei terreni esterni posti in prossimità delle mura
configurazione biografica riguardo al trattenuto del 1175. Le loro chiese e conventi si dislocano di
o addirittura parsimonioso tenore di vita degli solito marginalmente agli assi territoriali uscenti
Artisti, almeno sino agli inizi del Cinquecento27. dalle porte delle mura e ai bordi delle aree già
Il fiorentino Filarete, nel suo “Trattato di edificate.
architettura” scritto a Milano tra il 1461 e il I terreni di proprietà degli Ordini religiosi sono
1464, concede adeguato spazio alla descrizione la sede delle maggiori espansioni edilizie della
dell’abitazione ideale riservata all’Architetto, seconda metà del XIII secolo: gli Ordini o
primo tra i professionisti delle Arti al quale Enti lottizzano i terreni di loro proprietà per
viene riconosciuto un rango analogo a quello dei poi cedere a “livello” i singoli lotti ai privati, i
cultori delle Discipline liberali in quanto esente quali sono tenuti a costruirvi una casa entro un
dall’esercizio dell’attività manuale, in virtù di certo tempo, riconoscendone un canone annuo
un processo progettuale fondato su conoscenze all’Ente stesso30. Nel caso in cui i «Livellari»
matematiche, geometriche, musicali e letterarie28. non riescano a pagare questa somma, l’Ordine
Solo a partire dalla seconda metà del Cinquecento entra in possesso della casa, che può essere così
alcune delle idee guida presenti nel progetto ideale utilizzata per ulteriore affitto o compravendita,
di Filarete troveranno concreta applicazione nella restando patrimonio dell’Ente lottizzatore o
realtà fiorentina: dal XVI secolo, infatti, le case passando ad altre Compagnie, Confraternite,
degli Artisti, spesso separate dalle botteghe dove Arti od Ospedali. Ordini ed Enti sono proprietari,
un tempo vivevano e lavoravano insieme maestro, alla fine del XVII secolo, della maggior parte
discepoli e garzoni, sono concepite soprattutto del patrimonio immobiliare esistente. Nelle
per assolvere a funzioni di rappresentanza. La lottizzazioni più tarde (dalla metà del XIV
propria abitazione, per molti artisti dell’epoca - secolo in poi), oltre a pianificare i lotti edilizi,
Bandinelli, Giambologna, Zuccari…- assume spesso gli Ordini costruiscono anche le case
quindi un significato autoreferenziale ed è secondo un programma unitario facilmente
volta, come un autoritratto o un’autobiografia, rilevabile nei tessuti esistenti, caratterizzato dalla
a consegnare ai contemporanei e ai posteri standardizzazione di tutte le componenti e dalla
un’immagine ufficiale e celebrativa: la casa ripetizione seriale di tutti gli elementi compositivi.
diventa, insomma, soprattutto per gli Artisti Anche le Corporazioni delle Arti e dei Mestieri
della cerchia granducale, un vero e proprio partecipano a questo sviluppo edilizio della città,
status symbol della nuova condizione di Artista- o con nuove lottizzazioni, o costruendo case per i
cortigiano. propri lavoratori su lottizzazioni già eseguite dagli
Enti ecclesiastici31.

26 Sulle botteghe degli Artisti e l’organizzazione della produzione artistica a Firenze tra Quattrocento e Cinquecento cfr.
M. Wackernagel, Il mondo degli artisti nel Rinascimento fiorentino: committenti, botteghe e mercato dell’arte, Roma, 1994.
27 Ciardi, Case…, cit., p. 19.
28 Ibidem
29 I Domenicani in San Maria Novella (1221); i Francescani in San Croce (1228); gli Agostiniani in Santo Spirito (1256); gli
Umiliati a Ognissanti (1256); i Carmelitani al Carmine (1268); i Serviti alla Santissima Annunziata (1248); i Silvestrini a San
Marco (1299). Rimando al Lettore la ricerca di una bibliografia dettagliata sui singoli ordini religiosi. Per le notizie essenziali
sulle chiese fiorentine si veda G. Richa, Notizie delle chiese fiorentine, Firenze, 1754-1762.
30Il «livello» è un contratto agrario in uso nel Medioevo, che consisteva nella concessione di una terra dietro il pagamento
di un fitto. Il diritto, cosiddetto «dominio utile», col tempo divenne alienabile. Il contratto veniva stipulato tra il proprietario
(spesso un nobile, un monastero, una chiesa) e il «livellario». Il livello rimase in uso fino agli inizi dell’Ottocento. La forma di
contratto vigente più rispondente alle caratteristiche sopra richiamate è l’enfiteusi.
31 Sulle lottizzazioni cfr. G. L. Maffei, La casa fiorentina nella storia della città: dalle origini all’Ottocento, Firenze, 1990.
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L’attuale via delle Ruote è situata nell’area detta il Comune sentono la necessità di bonificare la
di “Cafaggio” o di “Campaccio” 32, posta a Nord zona compresa tra il Monastero e la via S. Gallo,
dell’Arno nel quadrante Settentrionale, fuori aprendo una via diretta che conduca alla chiesa
dalla seconda cerchia delle mura: il “Cafagium” dopo aver eliminato
era, in origine, una proprietà ecclesiastica
adiacente alla via Guelfa, a Nord della via «un sentiero contorto e selvaggio sul quale si
San Gallo, che comprendeva la donazione del commettevano molte enormità, per cui non si
“Campus Regis” effettuata nel secolo IX. I primi poteva andare onestamente dalla via San Gallo
interventi di urbanizzazione e di edificazione al Monastero»33:
nell’area di Cafaggio hanno inizio tra il 1200 e
il 1300: nel 1274, infatti, l’area viene posta sotto nasce così nel 1352 la via delle Ruote che, colle-
la giurisdizione parrocchiale della chiesa di San gando direttamente via S. Gallo con la facciata
Lorenzo e, nel 1284, per includere i borghi ormai della chiesa di Santa Caterina, conclude l’ur-
consolidati fuori dalla seconda cerchia, viene banizzazione dell’area in esame. Via delle Ruote
deliberata la costruzione della terza cerchia di trae molto probabilmente la sua denominazione
mura, eseguita tra il 1299 e il 1333. L’espansione dall’emblema della ruota dentata, che è proprio
a Nord di San Lorenzo, tra via Faenza e via San del monastero. Secondo la fantasiosa “Passio”
Gallo è essenzialmente formata dalle lottizzazioni descritta nella Leggenda Aurea, infatti, la vergine
del Capitolo del Duomo in via Guelfa, Santa Caterina d’Alessandria, Santa largamente venera-
Reparata, San Zanobi e da quelle di San Barnaba ta nel Medio Evo, era uscita indenne dal contatto
e San Lorenzo nelle vie Taddea, Tedesca, borgo la con questo terribile strumento di tortura: la ruota
Noce e via Sant’Antonino. dentata si era infranta a contatto con le carni della
Tra i numerosi monasteri e conventi sorti a giovane, ed ella era morta poi sotto l’azione della
Firenze nei secoli XIII e XIV, viene fondato, spada34; nell’iconografia tradizionale la Santa è
proprio nell’area di Cafaggio lungo l’attuale via perciò sempre rappresentata accanto alla ruota.
Santa Caterina, il monastero di Santa Caterina L’emblema della ruota dentata doveva essere visi-
d’Alessandria, nel luogo dove si trova oggi il bile sui fabbricati d’angolo posti in via San Gallo
palazzo degli Uffici Finanziari. Le monache all’angolo di Santa Caterina, oltre che sulla chiesa.
agostiniane, che già risiedevano nel monastero Nel 1380, dopo il tumulto dei Ciompi35, la corpo-
di Santa Caterina del Vetriciaio, al di fuori razione dei Battilani, per promuovere un migliora-
di Porta al Prato nella zona di San Iacopino, mento delle condizioni di vita dei propri affiliati,
presso il Mugnone, vi si trasferiscono intorno acquista dal Capitolo una parte di terre ancora non
al 1307, probabilmente per motivi di sicurezza. edificate all’estremo limite di via Santa Reparata,
Anche quest’area si rivela però essere una zona all’angolo con via delle Ruote, per costruirvi case,
di malaffare e, dopo una serie di provvedimenti chiesa e sede dell’università, in cui risulta tuttora
volti a preservare il buon nome e la sicurezza leggibile una pianificazione omogenea36. Nonos-
del monastero, a partire dal 1350 le monache e tante questo importante intervento di edificazione

32 Nome in volgare della prima strada aperta nella zona a Nord di via Guelfa, l’attuale via Santa Reparata, parallela al cardo
massimo (via Faentina) che usciva dalla porta San Lorenzo.
33 E. Lombardi OFM, Santa Caterina di Cafaggio, Roma, 1979, p. 22.
34 Jacopo da Varagine, Leggenda Aurea, a cura di C. Lisi, Firenze, 1984-85, CLXXII
35 La rivolta dei Ciompi fu, nel 1378, una lotta interna alla potente Arte della Lana, che vide in contrasto gli Artigiani e i
mestieranti più umili di quell’Arte contro i maggiorenti della stessa, i primi si distaccarono dall’Arte e costituirono, sotto il
patrocinio di Michele di Lando, la Corporazione e “Universitas” dei Battilani, derivata da quella della Lana. Cfr. E. Scre-
panti, La politica dei Ciompi: petizioni, riforme e progetti dei rivoluzionari fiorentini del 1378, «Archivio Storico Italiano», 165,
2007, 611, pp.3-56.
36 Maffei, La casa fiorentina …, cit.., p. 242: « Le case edificate su via Santa Reparata sono dieci e risultano essere costruite
su di un’area di m 5 di fronte per m 20 di profondità ciascuna; all’edificio d’angolo si accede da via delle Ruote, in cui si prose-
gue la lottizzazione con altri otto edifici … L’aggregazione degli edifici è costituita da elementi a schiera con asse di specularità
alternato ogni due; plurifamiliari in quanto composti da un appartamento complanare al piano terra con accesso specifico
e un appartamento su due livelli sovrapposti al primo e al secondo piano. Il prospetto presenta al piano terra una finestra
centrale e due porte laterali, una per l’accesso al piano terra e l’altra, con sopraluce, conduce alla scala per i piani superiori. Al
primo piano, segnato dal marca davanzale,sono presenti due finestre ad arco con mostra in pietra ravvicinate verso il centro;
al secondo piano, segnato da marca davanzale … più povero (…), altre due finestrelle molto contenute in altezza in asse con
quelle del primo piano. Planimetricamente presentano due cellule quadrate, più corte interna e un ulteriore corpo emicellulare
verso l’area libera interna che è connesso con il resto tramite un passaggio coperto a loggia. Come distribuzione funzionale
al piano terra abbiamo “sala” di ingresso con grande camino e lavabo a muro qualificati entrambi architettonicamente nella
prima cellula su strada, “camera” sulla corte e “cucina” e “luogo comodo” nel corpo terminale dell’edificio. Al primo piano, a
cui si arriva per una scala a rampa ortogonale al fronte, si hanno due cellule e la “cucina” connesse con un passaggio coperto
aperto sulla corte; poi, con una scala parallela alla precedente, si arriva al secondo piano dove si hanno ancora due cellule a
palco inclinato secondo le due falde del tetto e loggia con “luogo comodo”».
332 ROSY MATTATELLI

pianificata, nei quasi 150 anni successivi non ver- 5. La casa di Santi di Tito
ranno costruiti altri edifici su via delle Ruote, fino
alla fine del Quattrocento, dopo la soppressione 5.1. Cronologia
del monastero: la situazione è chiaramente verifi-
cabile nella “Veduta della Catena”37 del 1472, sulla All’attuale n. 39 di via delle Ruote, Santi di Tito
quale via delle Ruote è ancora rappresentata quasi «fu … architetto della propria casa sua … ove
completamente priva di edifici, eccetto che all’es- per lungo tempo abitò, e morì»41. Baldinucci non
tremità, all’angolo con via Santa Reparata. fornisce alcuna datazione riguardo all’edificazione
Il monastero di Santa Caterina d’Alessandria della casa, ipotizzata concordemente intorno
viene soppresso nel 1492, dopo un lungo processo al 1580 da Corrado Ricci42, Renzo Chiarelli43
iniziato dieci anni prima e voluto dal Capitolo: le e James Brooks44. Al 31 maggio 1578 - anno
monache abbandonano il monastero dopo quasi in cui Santi di Tito acquisisce la Cittadinanza
due secoli dalla sua fondazione, tutti i loro beni fiorentina45- risale il pagamento dell’ultima decima
passano al Capitolo della Chiesa fiorentina, e il nel quartiere Santo Spirito, gonfalone Drago46: in
Cherubino del Capitolo sostituisce la Ruota del data 13 maggio egli risulta per la prima volta in
monastero sui fronti degli edifici38. possesso di una casa per uso proprio in via Santa
Dopo la cacciata delle monache, nel giro di un Caterina (attuale via delle Ruote) e di un’altra
paio d’anni, i Canonici del Capitolo vendono casa ad essa adiacente, posta all’angolo con via
una ventina di lotti compresi tra l’attuale via Mozza (attuale via S. Zanobi) , da appigionarsi in
XXVII Aprile e via delle Ruote. Gli acquirenti- parte a Vincenzo Buonanni e Antonio Migliorotti
costruttori sono di diverse condizioni sociali, per venti scudi annui ciascuno a partire dal 15
ma prevalentemente artigiani e commercianti. I maggio 157847; il 29 giugno 1578 il Consiglio dei
terreni del monastero posti sui due lati di via delle Duecento approva la sua richiesta «d’esser levato
Ruote sono venduti quasi contemporaneamente da l’estimo del contado et sobborghi, et tirato a
ai lotti restanti di via Mozza e via del Campaccio, gravezza in Fiorenza con tutti li suoi beni»48, e il 25
producendo così un buono sviluppo urbano: nel agosto successivo, un altro pagamento è registrato
1516 «nella via ritta che va a Santa Caterina» nel quartiere di San Giovanni, gonfalone Lion
vi sono «più case nuovamente edificate»39. d’Oro. L’acquisizione delle due case di via
Tra i probabili acquirenti di suoli appartenuti delle Ruote può essere quindi datata al maggio
al monastero di Santa Caterina figura anche 1578 , e i lavori sulla casa d’abitazione ai mesi
Michelangelo: il 10 luglio 1518 i Canonici immediatamente successivi. Allo stato attuale
«diedero facoltà ai Sign. Camarlinghi di vendere degli studi, non si conosce la modalità attraverso
più staia di terra posta da S. Caterina di Firenze … la quale l’Artista entra in possesso delle due case,
a Michelangiolo scultore per fiorini 35 almeno»40. se per compera o per un Legato testamentario.

37 Cfr. G. Fanelli Firenze, Bari, 1980, p. 77: La “Veduta berlinese” o “della catena” (1472), attribuita a Francesco di Lorenzo
Rosselli, è composta da sei fogli di dimensioni 58,5 cm x 131,5 cm. Della versione probabilmente originale, incisa su metallo,
è noto soltanto un frammento di dimensioni 28,9 cm x 44,3 cm con la veduta da porta San Gallo a porta Pinti in cui sono
visibili il monastero di Santa Caterina e via delle Ruote (AACF, Collezione di antichi disegni e stampe, inv. 669) donato all’Ac-
cademia “La Colombaria” nel 1736 dal socio Anton Maria Biscioni, mentre la copia xilografica conservata a Berlino è proba-
bilmente di diversi anni più tarda. È la prima rappresentazione conosciuta di una città intera, risultato non di una proiezione
poetica della fantasia, ma di una costruzione che si vale delle possibilità della prospettiva, come controllo e correzione della
osservazione diretta dal vero, e della topografia per il controllo delle configurazioni planimetriche e volumetriche . Il punto di
osservazione è a Sud-Ovest della città, fra Bellosguardo e Monte Oliveto. Da questo prototipo derivano numerose vedute, di
diverse dimensioni e tecniche, a partire già dalla fine del secolo XV.
38 Cfr. Lombardi, Santa Caterina …, cit., pp. 63-65.
39 Ivi, p. 71, Archivio del Capitolo Fiorentino (A.Cap.F.), Giornali.
40 Ibidem, A.Cap.F., Repertorio di Partiti B 92/85. Sulla bottega di Michelangelo, cfr. A. Rosenauer, Ghirlandaio e Michelan-
gelo: problemi di bottega e metodi di lavoro, in Michelangelo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, (Roma, marzo 1990),
a cura di K. Weil-Garris Brandt, Roma 1994, pp. 115-117; R. Hatfield, The Wealth of Michelangelo, Roma 2002
41 Baldinucci, Notizie…, cit., VII, p. 545
42 C. Ricci , L’architettura del Cinquecento in Italia, Torino, 1923, p. 172 : «Casa che Santi di Tito si costrusse per sua dimora
(1580?)».
43 Chiarelli, Contributi…, cit., p. 130.
44 J. Brooks, Santi di Tito’s studio: the contents of his house and workshop in 1603, «The Burlington Magazine», CXLIV, 1189,
2002, p. 279.
45Firenze, Biblioteca Riccardiana, Codice Riccardiano 2427 (Cfr. Arnolds, Santi di Tito pittore ..., cit. 1934, p. 73. )
46 Firenze, Archivio di Stato (ASF), Decima Granducale, 1908, Arroti 1578, S. Spirito, n. 66, c. 129r.
47 Nell’inventario redatto nel 1603 dopo la morte dell’Artista si fa riferimento a «dua case allato in detta via, che s’appigiona-
no per scudi 20 l’una l’anno incirca»: (Brooks, Santi di Tito’s studio…, cit.); molto probabilmente si tratta del frazionamento
dello stesso immobile.
48 ASF, Decima granducale, 1289, Filza seconda di giustificazione di città del 1578, n.489. (documento inedito).
DIMENSIONE ABITATIVA, ARTE E VITA QUOTIDIANA DI UN ARTISTA A FIRENZE 333

Si può comunque ipotizzare, dal confronto con Nel suo testamento del 22 Marzo 1652 (1653 in
la Ricerca delle case di Firenze del 156149 che egli stile comune), egli dispone che la casa e l’orto
avesse acquisito tre case, dall’accorpamento di siano lasciati in usufrutto alla moglie Margherita
due delle quali crea la propria casa d’abitazione, Lapini, e che alla morte di quest’ultima, tutti i suoi
mentre la terza è appigionata50. In questo periodo beni passino a suo nipote Ruberto di Tito Titi, e
va probabilmente completandosi l’edificazione poi ai suoi figli. In mancanza di discendenza di
lungo via delle Ruote, ancora parziale nel 156151: Ruberto Titi, alla sua morte i beni ereditati da
nella “Veduta” del Bonsignori del 158452 la strada Pandolfo dovranno passare a Caterina, sorella di
appare ormai totalmente edificata su entrambi quest’ultimo, o, se già deceduta, ai suoi figli55.
i lati; la densità edilizia dell’area è però ancora Il 24 aprile 1687 Ruberto vende le tre case a Carlo
molto lontana da quella attuale, poiché via di Giovanni Baci56, non rispettando la volontà
delle Ruote è, alla fine del Cinquecento, in una del testatore, in base alla quale le case di via delle
posizione marginale rispetto al centro, vicina alle Ruote sarebbero dovute passare, alla morte di
mura, e ognuna delle case rappresentate appare Ruberto, all’unica cugina ancora in vita, Giustina
dotata di un orto retrostante. Signoretti (1606-1690), figlia di Caterina Titi e
Nel 1595, infine, Santi di Tito si impegna a Lorenzo Signoretti, e monaca presso il monastero
restaurare una casa «in testa di via Mozza» di Sant’Orsola con il nome di suor Serafina.
ridotta in cattivo stato dai precedenti pigionali, Nel 1694 inizia una lunga causa tra le monache
a lui concessa per undici scudi annui dai Nerli, di Sant’Orsola e Stefano Baci – che il 6 luglio
livellari del Bigallo, e vi stabilisce la propria dello stesso anno eredita le case dal padre – per il
bottega53. possesso degli immobili su via delle Ruote.
Alla sua morte, il 25 luglio 1603, Santi di Tito Nel 1696 Stefano Baci intraprende lavori
lascia la moglie Agnoletta Landucci, cinque per «rincrescimenti … miglioramenti e altri
figli maschi - Tito, Tiberio, Orazio, Girolamo e aggiustamenti»57 sulle tre case: come attestato da
Pandolfo – due femmine – Caterina, sposata a un conto per i lavori, e da una perizia richiesta
Lorenzo Signoretti, e suor Maria Benedetta, dalle monache di Sant’Orsola, sulla «casa grande»
monaca nel monastero di San Piero di Luco viene effettuata una sopraelevazione dal lato della
in Mugello - e nessun Testamento scritto: su strada, creando così una camera al posto del
richiesta di Tito, il figlio maggiore, il 5 novembre pollaio situato nel sottotetto, e viene edificata una
dello stesso anno il notaio ser Camillo di Stefano rimessa nell’area di pertinenza58.
Ciai redige un dettagliato inventario dei beni La controversia tra il monastero di Sant’Orsola
posseduti dall’Artista per facilitare la divisione e Stefano Baci termina finalmente nel 1709: le
delle proprietà in cinque parti. Tale “Inventario”, tre case su via delle Ruote vengono acquisite
pubblicato nel 2002 da James Brooks, è diviso in dalle monache, che accettano Stefano Baci
tre elenchi, comprendenti i beni contenuti nella come livellario. I Baci resteranno livellari del
casa in via delle Ruote, in una villa a Montopoli e monastero per un secolo, continuando ad abitare
nella Bottega. La casa paterna è quindi assegnata nella «casa grande». In seguito alla soppressione
a Orazio e Girolamo, le due casette ad essa del monastero, il 6 dicembre 1806, i fratelli Luigi
adiacenti al figlio minore Pandolfo; Tiberio e e Giuseppe Baci ridiventano effettivamente
Orazio continuano a dipingere nella Bottega proprietari degli immobili su via delle Ruote59,
presa a livello dal Bigallo54. assegnati per spartizione a Giuseppe il 31 marzo
Dopo la morte dei fratelli maggiori, Pandolfo 181260.
è proprietario delle tre case su via delle Ruote. Ereditato dai Pettini-Burresi, l’edificio ospita una

49 ASF, Decima granducale, Quartiere S. Giovanni, Ricerca delle case di Firenze, 1561, n. 3783.
50Cfr. ASF, Decima granducale, Quartiere S. Giovanni, Ricerca delle case di Firenze, 1561, n. 3783, c.18: Potrebbe trattarsi,
in particolare, delle case appartenute a Giovanni di Bernardo Bernini (254), Battista di Girolamo da Frascoli (255) e Piera del
Serraglia (256). Le modalità di acquisizione di tali immobili non sono ancora state chiarite.
51 ASF, Decima Granducale, Quartiere S. Giovanni, Ricerca delle case di Firenze, 1561, n. 3783. Molti edifici posti sulla
proprietà dei Battilani non risultano ancora edificati. (documento inedito).
52 Fanelli, Firenze, cit. , p.77
53 ASF, Compagnia poi Magistrato del Bigallo, 157, Suppliche dal 1587 al 1596, n. 195 (documento inedito).Cfr. ASF, Deci-
ma Granducale, Q.re S. Giovanni, Ricerca delle case di Firenze, 1561, n. 3783 (documento inedito).
54 ASF, Notarile Moderno, Camillo di Stefano Ciai, protocolli 7597 – 7598, anno 1619, lodo n. 113 (documento inedito).
55 Cfr. Copia del testamento di Pandolfo di Santi di Tito Titi in ASF, Congregazioni religiose soppresse dal Governo France-
se, 100, 71, cc. 10 e ss. (documento inedito).
56 Cfr. ASF, Congregazioni religiose soppresse dal Governo Francese, 100, 71, c.19.
57 ASF, Congregazioni religiose soppresse dal Governo Francese, 100, 71, cc. 28r e ss.
58 ASF, Congregazioni religiose soppresse dal Governo Francese, 100, 71 (documento inedito).
59 ASF, Catasto Lorenese, 260, Arroto n.343 (documento inedito).
60 ASF, Catasto Lorenese, 267, Arroto n.91 (documento inedito).
334 ROSY MATTATELLI

tipografia al pianterreno, e appartamenti ai piani edificati dai Battilani negli stessi anni, mentre
superiori. Nel 1955, alla morte di Luisa Pettini- l’ampiezza delle cellule di destra è pari a circa 9
Burresi , la casa passa per legato testamentario m, equivalenti a circa 15 braccia66.
alla Confraternita della Misericordia di Firenze, Nell’ipotesi che qui si avanza, ogni piano è quindi
che ne è tuttora proprietaria. Oggi il piano terreno formato da quattro cellule – cioè una sala, il
ospita un ristorante, con la cantina al piano vano scale e due camere – e presenta una loggia
interrato; al primo e secondo piano è la sede di tergale sull’orto di pertinenza, che al piano terra
una associazione volta al reinserimento sociale e al primo piano è posta tra due stanzini. Questi
di persone in difficoltà; nel sottotetto si trova un ultimi, con funzione di cucina o anticamera,
appartamento privato. evitano, inoltre, che la camera sia direttamente
esposta all’esterno67.
5.2. Ricostruzione della distribuzione interna La scala in pietra a doppia rampa è posizionata
originaria nella prima cellula a sinistra, a lato del vestibolo
d’ingresso e parallelamente rispetto alla facciata,
Nonostante l’interno della casa abbia subito non in modo da costituire un percorso autonomo
poche modifiche, dovute ai cambi di destinazione rispetto agli altri ambienti della casa .
d’uso e alle mutate esigenze degli abitanti, è Dall’ingresso principale su via delle Ruote si
stato possibile, a partire dal rilievo dello stato accede ad un vestibolo voltato a botte, che immette
attuale61, ipotizzare una ricostruzione grafica nella «sala terrena», comunicante con una camera
dello schema distributivo originario, sulla base «su la loggia», dotata di anticamera, e una camera
dell’individuazione di elementi architettonici «su la via», anch’essa dotata di anticamera
superstiti (volte, soffitti lignei, porte, finestre, accessibile dalla strada, che regolarizza la forma
colonne, etc.), e della lettura di documenti di della camera, altrimenti obliqua. Gli ambienti
epoche diverse: una “Valutazione” dello stabile di rappresentanza sembrano quelli del piano
redatta il 28 settembre 195562; il “Conto per i terreno, - probabilmente utilizzati come atelier
lavori” effettuati dai Baci nel 169663 e la relativa almeno fino all’acquisizione della bottega del
“Perizia” richiesta dalle monache64 (documenti Bigallo nel 159568 - anziché del piano nobile:
inediti), e l’”Inventario” del 160365, che permette, sono ancora visibili le volte originali su peducci,
inoltre, di capire come i diversi ambienti venivano il disegno delle porte e delle finestre sulla loggia,
vissuti, ricavandone interessanti informazioni caratterizzato da stipiti prolungati in alto che
sull’attività dell’Artista. reggono il cornicione modanato, e architrave che
La casa è edificata su un lotto di forma sporge lateralmente, le finestre con sedili laterali,
trapezoidale irregolare e obliquo rispetto al fronte e un putto dipinto in una nicchia della «camera
stradale, su un’area di 14 m circa di fronte per 19 su la loggia», unico frammento superstite della
m di profondità massima, con orto retrostante. decorazione pittorica che, contrariamente agli
L’impianto planimetrico generale lascia affreschi nelle case di Vasari e di Zuccari, non è
ipotizzare l’accorpamento di due case a schiera giunta fino a noi69.
bicellulari contigue di ampiezza diversa, entrambe Dall’orto sul retro della casa si accede agli
con stanzino e loggia tergale: l’ampiezza delle due ambienti di servizio: la «volta dove si fa il bucato»,
cellule di sinistra, - 5,30 m, pari a circa 9 braccia la cantina, dove vengono conservate le botti di
– corrisponde, infatti, a quella degli adiacenti lotti vino e la stalla .

61 Il sopralluogo dell’edificio è stato possibile grazie alla disponibilità della Misericordia di Firenze e dell’associazione
C.I.A.O. Il rilievo dello stato attuale, in base al quale è stata ipotizzato uno schema dello stato originario, è stato cortesemente
messo a disposizione dallo Studio Tecnico del Geom. Leonardo Cappuccioni, Bagno a Ripoli (FI).
62 Archivio della Confraternita della Misericordia di Firenze (ACMF), 551/B.
63 ASF, Corporazioni soppresse dal Governo Francese, 100,71, c.28r e ss.
64 ASF, Corporazioni soppresse dal Governo Francese, 100,71, c.107r e ss.
65 Brooks, Santi di Tito’s studio …, cit.
66 Questo suggerisce l’utilizzo di un modulo di tre braccia, pari a circa 1,75 m, in base ai multipli del quale sembra essere de-
finita la lottizzazione di via delle Ruote. Per le modalità di accorpamento di edifici a schiera posti in lotti contigui cfr. Maffei,
La casa …, cit., pp.263-271.
67 Per i caratteri distributivi generali degli edifici a schiera cfr. Maffei, La casa …, cit., pp.193-250.
68 Nella casa di Giorgio Vasari in Borgo Santa Croce, il pianterreno era adibito a bottega. (cfr. Nardinocchi, Casa Vasari a
Firenze …, cit.)
69 Giorgio Vasari ottiene nel 1561 dal Granduca Cosimo I la casa in borgo Santa Croce, ma solo a partire dal 1570 circa si dedica, insieme
ai suoi più fidati collaboratori, alla decorazione degli ambienti, riprendendo e sviluppando temi già presenti negli affreschi della sua
casa di Arezzo, e realizzando una vera e propria sintesi della sua visione dell’arte (cfr. Nardinocchi, Casa Vasari a Firenze … cit.).
Federico Zuccari acquista nel 1577 la casa in via del Mandorlo già appartenuta ad Andrea del Sarto. Gli affreschi all’interno
della casa, certamente realizzati con il sussidio di assistenti e allievi, e probabilmente incompleti, rappresentano scene di vita
familiare e allegorie. (cfr. Heikamp, Vite da romanzo …, cit.; Olbrich, Die Casa Zuccari in Florenz … , cit.; Wazbinsky, Lo
studio …, cit.)
DIMENSIONE ABITATIVA, ARTE E VITA QUOTIDIANA DI UN ARTISTA A FIRENZE 335

Al primo piano si ritrova l’usuale distribuzione conservati sul terrazzo del secondo piano, vicino
degli edifici a schiera, con la zona notte (le camere) ai libri dei conti e ai contratti dell’Artista. Questo
in posizione intermedia tra la zona giorno (sala e suggerisce una netta divisione tra il Disegno,
vano scale) verso la strada, e la zona di servizio inizio del processo creativo, di cui il Maestro si
(anticamera e cucina, tra le quali è posta la loggia) occupava personalmente, e il completamento
verso l’orto. di questo processo attraverso la Pittura, spesso
La maggior parte degli ambienti è coperta con affidata agli allievi, confermando quanto scritto
soffitto ligneo. Particolarmente degne di nota sono dal Baldinucci:
due porte architravate, collegate da una cornice
«ad angolo», che immettono rispettivamente «Dipingeva egli per lo più le teste, e forse le mani,
nella grande sala da pranzo e in una camera, e ed a’giovani faceva dipignere l’acconciature, se
una cucina collegata attraverso una scaletta ad erano femmine, e tutti gli abiti e delle femmine e
un ambiente che insiste sull’immobile adiacente. de’maschi»75.
Al secondo piano la disposizione è simile a quella
del primo, ma mancano gli stanzini ai lati della A conferma di un’altra informazione tramandata
loggia, e il soffitto della sala è stato rialzato nel dal Baldinucci, inoltre, è interessante rimarcare
1696. Le logge del primo e del secondo piano, che tra i numerosi oggetti elencati nell’inventario
sono oggi trasformate in ambienti chiusi, ma della bottega, sono totalmente assenti i modelli
sono ancora visibili le colonne poste su un alto di gesso, solitamente utilizzati dagli Artisti
basamento, Doriche al primo piano e Ooniche nella didattica del Disegno, ma considerati
al secondo, sebbene parzialmente inglobate nella probabilmente superflui da Santi, il quale riteneva
muratura.
Nel sottotetto, prima dei lavori intrapresi da «non esservi mai tempo o luogo in cui non si trovi
Stefano Baci nel 1696, si trovavano il pollaio e materia da disegnare, che tutto era da disegnare,
una stanza per le serve ; la ripida scala in pietra e che non solo gli uomini e le bestie, ma quanto
che conduce al sottotetto sostituisce dal 1696 poteasi veder coll’occhio, ben osservato ed
quella originale70. imitato, contribuiva molto in farsi altri eccellente
Negli ultimi anni di vita dell’Artista nessuno degli in tale facoltà»76.
ambienti della casa era adibito a studio: dal 1595
la Bottega, come quelle dei suoi contemporanei 5.3. La facciata
Ammannati71 e Zuccari, era infatti separata dalla
casa, e situata poco lontano, nella casa presa «a La facciata della casa di Santi di Tito non
livello» dal Bigallo72 . Fino ad allora, comunque, sembra aver subito modifiche nel corso dei secoli
come Vasari, egli potrebbe aver avuto laboratorio e si presta, pertanto, ad una analisi approfondita.
e bottega negli ambienti a pian terreno della In un impaginato perfettamente simmetrico,
casa73. gli elementi architettonici in Pietra Serena
È interessante inoltre constatare che, mentre risaltano sulla superficie muraria semplicemente
nella Bottega si trovavano moltissimi quadri intonacata, secondo la tradizione rinascimentale
finiti e non finiti (soprattutto ritratti e soggetti fiorentina: due ordini di cinque finestre ciascuno
religiosi) di mano di Santi di Tito e degli allievi, al primo e al secondo piano, e, al piano terreno,
i disegni (circa 700, di cui solo 293 conosciuti aperture di tipo diverso disposte su livelli
oggi, catalogati per soggetto: 196 disegni «al differenti. Nel complesso prevalgono gli elementi
naturale», 280 «schizzi di storie», 144 «teste di rettilinei; gli elementi curvilinei (la centinatura
morti», «un libro di quarto di foglio di disegni del portale principale e il frontone curvilineo
d’architettura e storie et figure»74: erano della finestra centrale del primo ordine), sono

70 ASF, Corporazioni religiose soppresse dal Governo Francese, 100, 71, c.28r.
71 Dal 1563 al 1583 Ammannati e sua moglie Laura Battiferri vivono in una casa costruita nel Quattrocento dai Capponi,
tra via Santo Spirito e lungarno Guicciardini, mentre la bottega dello Scultore-architetto è situata nella casa di Chiappino
Vitelli sulla via Romana. Nel 1583 i coniugi Ammannati si trasferiscono in via della Stufa. Contrariamente alle case di Vasari
e Zuccari, le case di Ammannati sembrano non avere carattere autocelebrativo e, soprattutto negli ultimi anni della sua vita,
riflettono uno stile di vita piuttosto austero e improntato ad una ferrea devozione religiosa (cfr. M. Calafati, Le case di Am-
mannati in Ammannati e Vasari per la città dei Medici, a cura di C. Acidini e G. Pirazzoli, 2011, pp.147-150).
72 Federico Zuccari edifica il suo studio nel 1578-79, proprio accanto alla casa di Andrea del Sarto, acquistata nel 1577. Esi-
stevano probabilmente due ateliers, uno di carattere pubblico, l’altro privato. (cfr. Wazbinsky, Lo studio …, cit.).
73 Nel 1561 Giorgio Vasari adatta a laboratorio e bottega gli ambienti al piano terreno della casa ottenuta dal granduca
Cosimo I. (cfr. Nardinocchi, Casa Vasari a Firenze … cit.).
74 ASF, Notarile Moderno, Camillo di Stefano Ciai, Protocollo n.7588, c.78 (Brooks, Santi di Tito’s studio… cit., p.28).
75 Baldinucci, Notizie … cit., VII , p.540.
76 Ivi, p. 551.
336 ROSY MATTATELLI

posti in asse. La facciata della casa in via delle ritmo delle cornici stesse e dell’arco. Gli stipiti
Ruote è confrontabile con il nucleo originario non formano un angolo retto con la linea della
della facciata di palazzo Dardinelli in via Larga facciata, ma sono posti in obliquo in modo
– attuale via Cavour – prima degli ampliamenti da dare l’impressione di una visione in scorcio
ottocenteschi : soprattutto l’insolito sistema di anche osservando la porta da una posizione
aperture ‘sfalsate’ al piano terra accomuna le perfettamente frontale. Renzo Chiarelli considera
due facciate, realizzate presumibilmente negli tale insolito particolare «un capriccio, una
stessi anni, e permette di confermare con buona bizzarria dell’Architetto»80 più che una soluzione
probabilità la tradizionale attribuzione di palazzo derivante da un effettivo bisogno architettonico,
Dardinelli a Santi di Tito, anche in assenza di dalla necessità cioè di accordare con la linea
documenti77. esterna dell’edificio un vestibolo costruito
Delle cinque finestre che si aprono al primo diagonalmente. Tale opinione è condivisa da
piano, quella centrale è sormontata da un Franco Borsi, il quale vi legge «la scioltezza e
frontone curvilineo di disegno estremamente la disinvoltura prospettico-figurativa della sua
lineare, mentre le altre sono tutte semplicemente formazione pittorica»81. Effettivamente, questo
architravate; l’ultima a sinistra dell’osservatore è, insolito gioco prospettico, oltre a denunciare
inoltre, finta per metà, per salvare la simmetria l’angolazione del lotto di terreno, in base al
della facciata, e corrisponde in realtà ad una quale l’androne e gli ambienti interni non
finestra più piccola aperta sul pianerottolo tra il sono ortogonali alla facciata, rappresenta una
primo e il secondo piano. Le finestre del secondo «licenza» dell’Architetto, una nota di raffinata
ordine, di altezza più contenuta rispetto a quelle estrosità sulla misurata sobrietà della facciata.
del primo, sono invece tutte architravate, e Lo stemma, oggi abbastanza deteriorato a
presentano la particolarità degli stipiti prolungati causa dell’esposizione agli agenti atmosferici,
in basso quasi fossero mensole schematizzate, sembra essere quello della famiglia di Santi di
come le finestre laterali della facciata Tito, i Titi di Sansepolcro; non si leggono, però,
dell’Oratorio di San Tommaso d’Aquino (1568); probabilmente a causa dell’erosione, lo scaccato
esse sono inoltre del tutto simili a quelle visibili nella parte superiore e le tre rose sulla banda nella
su un disegno preparatorio per l’”Edificazione del parte inferiore. La presenza di questo elemento,
tempio di Gerusalemme da parte di Salomone”78 ben in evidenza nella intenzionale linearità della
(1570 – 71). facciata, è volta probabilmente a sottolineare
Al piano terra il portale d’ingresso centrale è l’origine patrizia dell’Artista.
affiancato da due grandi finestre architravate,
ciascuna sorretta da due lunghe mensole 6. Alcune considerazioni
rettangolari come quelle del secondo ordine sulla
facciata posteriore di Villa I Collazzi (1593?) e A proposito della casa, Renzo Chiarelli afferma
da due porticine laterali che riprendono lo stesso ancora che, trattandosi di un’abitazione privata,
disegno delle due finestre, ciascuna sormontata l’Artista non intende farvi sfoggio di bravura82;
da una finestrella quadrata circondata da semplici Franco Borsi ne mette in contrapposizione
fasce di pietra bipartite. l’impianto «del tutto conservatore» con il ben più
L’elemento più interessante dell’intera facciata, estroso linguaggio utilizzato dal contemporaneo
che ha incontrato maggiore fortuna critica, è il e amico Federico Zuccari per il suo studio in
portale principale, disegnato con gli stipiti «a via del Mandorlo83, «un parto bizzarro di uno
sbieco, e con buona centinatura»79, con due di quegli ingegni che fiorirono in gran copia nel
lesene che sporgono lateralmente rispetto agli secolo XVI»84, con la sua facciata «di bozze, in
stipiti, sormontato da un frontone triangolare alcune parti rozze, in altre finite, ma con tal arte
retto da un’elegante mensola centrale, e decorato disposte, che oltre a formare una vaga simmetria,
con modanature e scanalature che seguono il pare che in alcuni luoghi rappresentino figure,

77 Per la sua «irregolarità» e le sue «finestre di varia grandezza, parte appoggiate e parte in aria» la facciata di palazzo Dar-
dinelli è assolutamente denigrata da Francesco Milizia (F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, Roma, 1768, II,
pp.65-66), mentre per gli stessi motivi è molto apprezzata da Viollet-le-Duc, che la rappresenta in un disegno nel 1836 (In E.
Viollet-Le-Duc, Le voyage d’Italie, Firenze, 1980)
78 Cfr. il disegno preparatorio: Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe della Galleria degli Uffizi, GDSU 755 F (Disegni di Santi
di Tito, a cura di S. Lecchini Giovannoni e M. Collareta, Firenze,1985)
79 Baldinucci, Notizie … cit. , VII, p. 545.
80 Ibidem.
81 F. Borsi , Firenze del Cinquecento, Roma, 1974, p. 366.
82 Cfr. Chiarelli, Contributi … cit.., p. 131.
83 Ibidem.
84 V. Follini e M. Rastrelli, Firenze antica e moderna, Bologna, 1792, IV, p. 1.
DIMENSIONE ABITATIVA, ARTE E VITA QUOTIDIANA DI UN ARTISTA A FIRENZE 337

animali e altro»85.
È molto interessante notare, invece, come
Santi di Tito, Architetto e Pittore, si dimostri
perfettamente in grado di progettare e realizzare
in toto un’abitazione di rappresentanza: nell’
edificare per uso proprio, egli dimostra una
grande padronanza nella gestione degli aspetti
distributivi dell’edificio, sfruttando ogni angolo
del lotto irregolare e garantendo ad ogni ambiente
funzionalità e comodità, e utilizza deliberatamente
un linguaggio che solo ad uno sguardo 1
superficiale potrebbe apparire convenzionale a
causa dell’estrema linearità, ma che è in realtà
frutto di una personalissima rielaborazione della
tradizione rinascimentale fiorentina. Come i suoi
contemporanei Dosio e Caccini, infatti, Santi
di Tito rinuncia a quegli elementi fitomorfi e
zoomorfi che caratterizzano molte architetture
di Ammannati e Buontalenti, prediligendo una
decorazione completamente astratta e geometrica
che trae probabilmente la sua ispirazione di fondo
da elementi michelangioleschi. Successivamente
egli dimostrerà di saper utilizzare registri
differenti, in base al prestigio del Committente
e al conseguente grado di decoro richiesto: un
esempio significativo è rappresentato dalla sua
ultima opera, l’intervento realizzato sul convento
di San Michele a Doccia per i Davanzati , i cui
elementi architettonici presentano una plasticità
e una ricchezza decorativa che non si riscontra in
nessuno degli edifici precedenti. 2

85 Ibidem.

ATTENZIONE MANCANO DIDA


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