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“DIAGNOSI FUNZIONALE E

PIANO EDUCATIVO
PERSONALIZZATO:
APPROFONDIMENTI”

PROF. SSA GENEROSA MANZO


Università Telematica Pegaso Diagnosi funzionale e piano educativo personalizzato:
approfondimenti

Indice

1 PIANO EDUCATIVO PERSONALIZZATO E LA DIAGNOSI FUNZIONALE EDUCATIVA -------------- 3


2 LE AREE FONDAMENTALI DELLA DIAGNOSI FUNZIONALE ------------------------------------------------ 6
2.1. CONDIZIONI FISICHE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
2.2. FUNZIONI CORPOREE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
2.3. ATTIVITÀ PERSONALI --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9
2.4. PARTECIPAZIONE SOCIALE ------------------------------------------------------------------------------------------------- 10
2.5. FATTORI CONTESTUALI AMBIENTALI ------------------------------------------------------------------------------------- 10
2.6. FATTORI CONTESTUALI PERSONALI --------------------------------------------------------------------------------------- 11
3 LA CONNESSIONE FRA LA DIAGNOSI FUNZIONALE E LE ATTIVITÀ DI INSEGNAMENTO ----- 12
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Piano Educativo Personalizzato e la Diagnosi


Funzionale Educativa

Il Piano Educativo Personalizzato e la sua applicazione concreta non dovrebbero mai


essere svolte unicamente dall’insegnante di sostegno, ma tutti gli insegnanti devono esserne
partecipi, perché l’inclusione degli allievi in difficoltà deve riguardare tutti gli ambiti della vita
scolastica.
Le attività del docente di sostegno dovrebbero essere estese ed integrate in una più globale
funzione di sostegno, attivata dalla comunità scolastica nel suo insieme.
Tale ottica cerca quindi, di superare la vecchia logica di emarginazione della coppia “alunno
disabile- docente di sostegno” e di sperimentare attività didattiche alternative e soluzioni di tipo
organizzativo differenti.
Le attività didattiche, in quest’ottica, devono mettere in primo piano il ruolo attivo degli alunni e lo
sviluppo di reti di rapporti di lavoro, aiuto reciproco,apprendimento cooperativo e devono
sottolineare anche, l’importanza del coinvolgimento delle famiglie.
Per una buona integrazione scolastica è necessario che vi sia l’attivazione di un buon Piano
Educativo personalizzato.
Momento conoscitivo del reale
Diagnosi funzionale funzionamento dell’alunno secondo
educativa che il modello antropologico ICF
Piano educativo comprende funzioni del
personalizzato Profilo Dinamico
Funzionale Momento di definizione di obiettivi
e di scelte progettuali

Attività, materiali, Momento di definizione di


metodi di lavoro tecniche e risorse per
l’insegnamento-apprendimento

Momento di revisione della


Verifica e valutazione Diagnosi, del Profilo dinamico
funzionale e delle attività
materiali
Immagine 1. Le fasi di programmazione e di lavoro del PEP.

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La Diagnosi funzionale educativa è la prima componente del PEP: essa ha come obiettivo
la conoscenza più estesa e la comprensione più approfondita possibile dell’alunno in difficoltà.
Questa conoscenza deve essere “funzionale educativa” ovvero utile a realizzare concretamente
attività educative e didattiche appropriate, efficaci e significative. Essa è la base necessaria per una
buona definizione di un piano educativo personalizzato; quest’ultimo può considerarsi come
progetto di vita per il soggetto con disabilità, in quanto esplora la situazione globale dell’alunno,
cercando di conoscere vari aspetti come: punti di forza e di debolezza, le risorse e i vincoli.
La Diagnosi funzionale deve provenire da un lavoro di equipe e interdisciplinare, che vede dunque
la collaborazione di più soggetti e specialisti, tuttavia, in Italia, risente ancora di un’impostazione
prevalentemente clinico-medica e molto spesso fornisce poco aiuto agli insegnanti1.
Il ruolo della scuola deve essere centrale, gli insegnati hanno ormai la possibilità di usare una vasta
gamma di strumenti di raccolta dati e di conoscenze per la comprensione profonda dell’allievo in
difficoltà, attivando un coordinamento nel gruppo di lavoro che integri i vari contributi che
provengono dal settore sanitario, familiare e sociale. Allo stato attuale il modello che meglio
ingloba questa visione è quello proposto dall’ OMS nella classificazione ICF Classificazione
Internazionale delle Funzionamento della Disabilità e della Salute.
Il modello ICF risponde appieno alle esigenze di avere una modalità conoscitiva della realtà totale
dell’alunno, che aiuti adeguatamente nella progettazione individualizzata.
La Diagnosi funzionale si lega intrinsecamente ai processi di integrazione scolastica, di
apprendimento e socializzazione, essa non si esprime solo in termini tecnico-sanitari e cerca di
attivare collaborazioni a largo raggio, coinvolgendo direttamente gli insegnanti e la famiglia.
Come ogni tipologia di diagnosi, anche quella funzionale, cerca di raggiungere la conoscenza più
estesa possibile delle caratteristiche della persona nella situazione o relazione che esamina.
Oltre questa finalità puramente descrittiva, essa dovrebbe elaborare ipotesi e possibilmente
verificarle.
Quando si parla di Diagnosi funzionale legandola alla definizione del PEP, si ha una specifica
esigenza; un’esigenza pragmatica che è chiaramente espressa dal termine “funzionale”. Il termine
“funzionale” indica che i dati di conoscenza raccolti nella diagnosi, dovrebbero permettere di

1
Leonardi M., Facciamo il punto su…L’integrazione Scolastica, Erickson, Trento 2008.

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operare direttamente nel concreto e nella prassi scolastica quotidiana2. Ciò vuol dire che una
diagnosi è “funzionale” solo se di immediata spendibilità per l’insegnante e se riesce ad essere per
lui una guida nella scelta metodologica e degli obiettivi.
La Diagnosi funzionale differisce dalla diagnosi clinica, quest’ultima ha lo scopo di individuare dal
punto di vista medico-legale l’alunno come persona handicappata (secondo la Legge 104 del 1992).

2
Ianes D., Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato - Progetto di vita (nona edizione) - vol. 3 - Raccolta di
buone prassi di PEI compilati e commentati, Erikson, Trento 2009.

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2 Le aree fondamentali della Diagnosi funzionale

Prima di parlare dettagliatamente delle aree fondamentali della Diagnosi funzionale, si deve
brevemente esporre alcune questioni relative all’ICF-CY versione per bambini ed adolescenti.
ICF-CY deriva dalla Classificazione internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute messa a punto dall’OMS. Essa è realizzato non per classificare ma per documentare le
caratteristiche della salute, del benessere, del funzionamento, e i cambiamenti legati allo sviluppo e
alla crescita del bambino e dell’adolescente fino al compimento del diciottesimo anno di età.
Uno dei principali obiettivi del ICF-CY3 è quello di coinvolgere gli intervistati (laddove l’età lo
permetta) nella definizione dell’entità e natura del funzionamento nel loro contesto ambientale.
Tale classificazione è spesso usata come raccolta di dati quantitativi e qualitativi, utili per la
programmazione di interventi tempestivi e adatti già prima che specifiche condizioni si verifichino.
I dati sono raccolti attraverso una checklist, che permetterà, gradualmente, di costruire, anche da
parte del mondo scolastico, delle banche dati dalle quali attingersi e confrontarsi rispetto alla
diffusione di alcune problematiche.
Grazie all’ ICF-CY la scuola mette a punto un potenziamento notevole del suo ruolo nella
costruzione del profilo funzionale4.
La raccolta rigorosa di dati, monitoraggio continuo, verifica, documentazione dell’efficacia,
screening condotti in maniera corretta, sono compiti ai quali la scuola non può sottrarsi. Su tali
compiti la scuola è chiamata continuamente a formarsi e a formare.
Una corretta diagnosi funzionale, non deriva da un processo veloce e semplice, essa deriva, invece,
da un processo fortemente articolato, che segue una struttura e un modello specifico.
La situazione globale di una persona, del suo stato di salute e funzionamento nel suo contesto di
vita, va descritta mettendo in relazione informazioni su:
 Condizioni fisiche;
 Condizioni corporee,
 Strutture corporee;

3
OMS, ICF-CY/ Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute-versione per
bambini e adolescenti, Erickson, Trento 2007.
4
OMS, ICF/ Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute, Erickson, Trento, 2002.

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 Attività personali;
 Partecipazione sociale;
 Fattori contestuali ambientali;
 Fattori contestuali personali.

Condizioni fisiche

Attività personali Partecipazione sociale


Funzioni corporee (esecuzione di un compito-azione) Coinvolgimento in una
Strutture corporee
situazione di vita
Funzioni mentali; Strutture del sistema 1. Apprendimento e applicazione
Funzioni sensoriali e nervoso; delle conoscenze; 8. Aree di vita principali
dolore; Occhio, orecchio e 2. Compiti e richieste generali; (istruzione, impiego, lavoro);
Funzioni della voce e strutture correlate; 3. Comunicazione; 9. Vita sociale, civile e di comunità
eloquio; Strutture coinvolte nella 4. Mobilità;
Funzioni del sistema voce e nell’eloquio; 5. Cura della propria persona;
cardiovascolare,ematologi Strutture dei sistemi 6. Vita domestica;
co,immunologico, e cardiovascolare, 7. Interazioni e relazioni
dell’apparato immunologico e interpersonali.
respiratorio; dell’apparato
Funzioni dell’apparato respiratorio;
digerente e del sistema Strutture correlate
metabolico ed endocrino; all’apparato digerente ai
Funzioni genitourinarie e sistemi metabolico ed
riproduttive; endocrino;
Funzioni neuro- Strutture correlate ai
muscoloscheletriche e sistemi genitourinario e
correlate al movimento; riproduttivo;
Funzioni della cute e delle Strutture correlate al
strutture correlate. movimento;
Cute e strutture correlate

Fattori contestuali Fattori contestuali


ambientali personali
1. Prodotti e tecnologia Aspetti psicologici,
2. Ambiente naturale e affettivi e
cambiamenti comportamentali:
ambientali effettuati Stili di attribuzione
dall’uomo; Autoefficacia
3. Relazioni e sostegno Autostima
sociale; Emotività
4. Atteggiamenti; Motivazione
5. Servizi, sistemi e Comportamenti
politiche:

Immagine 2. Struttura del modello ICF-CY in base alla quale definire la Diagnosi Funzionale.

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2.1. Condizioni Fisiche
La situazione fisica del’alunno concerne in primo luogo le caratteristiche tipiche della sua
sindrome, in termini biologici, fisiopatologici e delle necessità terapeutiche e riabilitative. In tale
fase della diagnosi sono richieste competenze specialistiche in ambito neurologico,
neuropsichiatrico, pediatrico, ortopedico ecc.
Tale parte può essere suddivisa in due momenti. Il primo è la storia clinica; ovvero gli eventi vissuti
dall’alunno dal punto di vista organico. Il secondo mira raccogliere informazioni clinico-mediche,
in esso si evidenziano le seguenti questioni operative:

 Le precauzioni che il docente deve prendere con l’alunno viste le sue particolari condizioni
fisiche, come attenzione alla dieta o alla postura;
 La necessità di assumere farmaci;
 La necessità e il tipo di interventi riabilitativi di varia natura;
 La programmazione nel tempo di visite e controlli;
 Le persone specifiche di riferimento tecnico nei vari ambiti.

2.2. Funzioni corporee


La funzioni corporee sono le funzioni fisiologiche dei vari sistemi corporei comprese le
funzioni mentali. Nell’ICF-CY sono prese in considerazione:

 Funzioni sensoriali e dolore;


 Funzioni della voce e eloquio;
 Funzioni del sistema cardiovascolare,ematologico,immunologico, e dell’apparato
respiratorio;
 Funzioni dell’apparato digerente e del sistema metabolico ed endocrino;
 Funzioni genitourinarie e riproduttive;
 Funzioni neuro-muscoloscheletriche e correlate al movimento;
 Funzioni della cute e delle strutture correlate.
Per la definizione della Diagnosi funzionale si devono acquisire informazioni sul reale livello di
competenza del soggetto in vari settori di sviluppo intellettivo, motorio, sociale, comunicativo e
così via.

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Per quel che concerne gli ambiti delle ATTIVITÀ e della PARTECIPAZIONE e e le FUNZIONI
MENTALI, si devono ricercare i punti di forza dell’allievo, da definire negli aspetti di capacità e
performance.
Se le capacità e le performance non raggiungono le aspettative, si viene ad evidenziare una
difficoltà, un deficit e quindi una restrizione di attività e o partecipazione.
Strutture corporee
Le strutture corporee rappresentano le parti anatomiche del corpo, come gli arti, gli organi interni
ecc.
Nell’ICF-CY sono prese in considerazione varie strutture corporee come:

 strutture del sistema nervoso;


 occhio,orecchio e strutture correlate;
 strutture coinvolte nella voce e nell’eloquio;
 strutture dei sistemi cardiovascolare; immunologico e dell’apparato respiratorio;
 strutture correlate all’apparato digerente ai sistemi metabolico ed endocrino;
 strutture correlate ai sistemi genitourinario e riproduttivo;
 strutture correlate al movimento;
 cute e strutture correlate.

2.3. Attività personali


Le attività personali fanno riferimento all’attività e all’esecuzione di un compito o di
un’azione da parte di un individuo.
Le limitazioni dell’attività sono le difficoltà che un individuo può incontrare nello svolgimento di
vari compiti.
L’ICF-CY afferma che ogni attività può essere descritta con due qualificatori per:

 capacità:ovvero le abilità di conseguire un compito senza l’influsso, positivo o negativo, di


fattori ambientali e o personali.
 Performance: ovvero l’abilità di eseguire un compito o un’ azione con l’influsso positivo o
negativo dell’ambiente e o personali.

La sezione delle attività personali comprende una serie di aree:


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1. apprendimento e applicazione delle conoscenze, essa riguarda le esperienze sensoriali


intenzionali come guardare o ascoltare, l’apprendimento base, l’applicazione delle
conoscenze acquisite,pensare,risolvere problemi e prendere decisioni;
2. compiti e richieste generali, riguarda gli aspetti generali dell’eseguire compiti, organizzare
la routine e affrontare lo stress;
3. comunicazione riguarda le caratteristiche generali della comunicazione, attraverso il
linguaggio, i segni e i simboli;
4. Mobilità riguarda il muoversi cambiano posizione del corpo o spastandosi da un posto
all’altro, manipolando oggetti, camminando o arrampicandosi ecc.;
5. cura della propria persona riguarda azioni come la cura di se, lavarsi asciugarsi ecc.;
6. Vita domestica riguarda l’esecuzione di azioni e compiti domestici;
7. interazioni e relazioni interpersonali riguarda le azioni che concernono l’interazione.

2.4. Partecipazione sociale


La partecipazione è il coinvolgimento attivo in una normale situazione di vita integrata.
La sezione “PARTECIPAZIONE SOCIALE” comprende:

 Aree di vita principali (concerne lo svolgimento di compiti e delle azioni necessarie per
impegnarsi nell’educazione);
 Vita sociale, civile e di comunità (riguarda le azioni e i compiti richiesti per impegnarsi nella
vita sociale fuori dalla famiglia e nella comunità.

2.5. Fattori contestuali ambientali


Essi costituiscono gli atteggiamenti, l’ambiente, fisico e sociale in cui la persona vive. Tali
fattori possono essere facilitatori o fungere da barriera.
A questa sezione appartengono:

 -Prodotti e tecnologie;
- Ambiente naturale e cambiamenti effettuati dall’uomo;
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 -Relazioni di sostegno sociale;
 -Atteggiamenti;
 -Servizi, sistemi e politiche.

2.6. Fattori contestuali personali


I fattori contestuali personali sono il background personale della vita di un individuano e
rappresentano quelle caratteristiche individuali che non fanno parte della condizione fisica. In questi
fattori rientrano fattori come sesso, etnia, età, stile di vita, modelli di comportamento e stili
caratteriali.
Tale dimensione è di elevata importanza in quanto ci consente di conoscere da vicino una serie di
aspetti psicologici e comportamentali che influenzano in modo determinate l’apprendimento e il
benessere psico-fisico dell’alunno.

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3 La connessione fra la Diagnosi funzionale e le


attività di insegnamento

Dopo aver messo a punto la Diagnosi funzionale occorre identificare gli obiettivi che si
potranno inserire concretamente nelle programmazione delle attività scolastiche. Sulla base di
questa selezione, gli obiettivi a medio e breve termine verranno integrati nelle attività di
programmazione della classe, e verranno definite delle attività concrete di insegnamento sulla base
anche della conoscenza di determinate tecniche educative /didattiche5. Ciò significa organizzare
delle specifiche sequenze di obiettivi a breve termine, con incrementi graduali di difficoltà, usando
metodologie di adattamento, di analisi del compito e altre tecniche di facilitazione. Nel profilo
dinamico funzionale si trovano le linee concrete di questa prospettiva, ovvero di ciò che si vorrà
raggiungere,espresso in obiettivi a lungo, breve e medio termine. Vi è dunque all’interno di tale
profilo un riferimento prognostico.
È importante che nel Profilo ci sia un’ottica positiva, che metta in evidenza la capacità dell’alunno e
stimoli lo sviluppo e la crescita.

Tale processo si articola in quattro fasi:

 Nella prima fase si mette a punto una sintesi significativa e il coordinamento dei dati
raccolti per capire meglio la condizione dell’allievo e proporgli un programma di lavoro
relazionato ai suoi bisogni speciali.
 Nella seconda fase di definiscono gli obiettivi a lungo termine, ovvero quegli obiettivi che
“idealmente” si vorrebbero raggiungere in una prospettiva temporale che si può collocare
dall’uno ai tre anni.
 Nella terza fase si scelgono gli obiettivi a medio termine ovvero quegli obiettivi da
raggiungere nell’arco di mesi o nell’anno scolastico. Si passa così, dall’obiettivo a lungo
termine teoricamente adeguato, all’obiettivo effettivo, ovvero quello su cui si inizia a

5
Ianes D., Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato - Progetto di vita (nona edizione) - vol. 1, ;La metodologia
e le strategie di lavoro, Erickson, Trento 2009.

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lavorare e per il quale si deve iniziare a pensare a quali materiali e tecniche saranno più
efficaci.
 Nella quarta fase vengono definiti gli obiettivi a breve termine e le sequenze di sotto-
obiettivi, gli obiettivi scelti devono essere semplificati e per questo vengono scomposti in
sotto-obiettivi che facilitano l’apprendimento. Per ridurre gli obiettivi in sotto-obiettivi si
possono usare varie tecniche:

 Ridurre le difficoltà dell’obiettivo semplificando le richieste di corretta esecuzione ;


 Ridurre la difficoltà dell’obiettivo attraverso l’uso degli aiuti necessari e sufficienti;
 Ridurre la difficoltà dell’obiettivo attraverso l ‘analisi del compito.

Per il raggiungimento degli obiettivi è anche necessario definire gli spazi, i tempi, i metodi e le
risorse.
Oltre ai materiali specifici, all’adattamento dei testi scolastici e dei materiali didattici, in tale
contesto, si pensa anche alle tecniche che sono alla base del processo di insegnamento-
apprendimento e in particolare a quelle che fanno riferimento all’approccio cognitivo-
comportamentale, come l’analisi del compito, le tecniche dell’apprendimento senza errori ecc6.

Nell’agire educativo-didattico quotidiano qualunque siano gli obiettivi, ci si deve sempre muovere
su quattro specifici piani strettamente interconnessi fra loro:

 La relazione con l’alunno;


 La dimensione affettiva;
 La dimensione didattica;
 La gestione molecolare delle dinamiche di comunicazione e mediazione didattica rispetto al
raggiungimento di obiettivi specifici nelle varie aree di funzionamento dell’alunno e degli
apprendimenti disciplinari.

Altra fase del PEP è composta dalle attività di verifica, esse devono essere realizzate non solo alla
fine dell’anno scolastico, ma devono accompagnare costantemente ogni attività.

6
Ianes D., Cramerotti S., op.cit.,p.5.

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Nella verifica deve essere valutato il grado di generalizzazione delle abilità e il loro sviluppo in
competenze reali. In questa fase sarebbe opportuno chiedersi se le abilità che si cerca di far
acquisire all’alunno siano realmente significative per lui e se esse portino ad una miglioramento
effettivo della sua qualità della vita. Se non c’è tale congruenza si deve riformulare e correggere la
Diagnosi e di conseguenza anche il PEP.
La verifica del PEP, è un fenomeno importantissimo, che non va sottovalutato e che vede coinvolte
tutte le figure educative che rientrano nel percorso educativo dell’alunno7.
Gli incontri di revisione e verifica devono seguire una logica e delle fasi precise:

 FASE 2: Cosa fare durante l’incontro di revisione con il gruppo di lavoro

 Ricordare che tutti i componenti del gruppo di lavoro hanno uguale importanza e
quindi tutte le proposte sono oggetto di attenzione e discussione;
 Chiedere a qualcuno di sintetizzare i punti principali contenuti nel PEP dell’allievo e
annotare ciò che di conseguenze emergerà dalla discussione;
 Evidenziare le scelte effettuate circa gli obiettivi a lungo, medio e breve termine;
 Iniziare il confronto fra i membri partendo ad esempio con domande sugli obiettivi e
sulla loro validità.

FASE 3; Cosa fare al termine dell’incontro di revisione con il gruppo di lavoro


 è importante che tutto ciò che è emerso dall’incontro sia verbalizzato,
 devono essere informati su ciò che è emerso anche i membri del gruppo di lavoro
risultati assenti all’incontro:
 è importante coinvolgere anche i familiari;
 è necessario informare anche l’allievo degli eventuali cambiamenti e revisioni che
verranno apportate al suo percorso, coinvolgendolo in questa fase molto delicata;
 è indispensabile che tutte le modifiche concordate siano, poi effettivamente attuate in
maniera rigorosa;
 si dovrà fissare eventualmente ulteriori date per nuovi incontri di revisione/ verifica.

7
Ianes D., Cramerotti S., op.cit., p.12.

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Bibliografia

 Ianes D., Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato - Progetto di vita (nona

edizione) - vol. 1, ;La metodologia e le strategie di lavoro, Erickson, Trento 2009.

 Ianes D., Cramerotti S., Il Piano educativo individualizzato - Progetto di vita (nona

edizione) - vol. 3 - Raccolta di buone prassi di PEI compilati e commentati, Erikson, Trento

2009.

 Leonardi M., Facciamo il punto su…L’integrazione Scolastica,Erickson, Trento, 2008

 OMS, ICF/ Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute,

Erickson, Trento 2002.

 OMS, ICF-CY/ Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della

Salute-versione per bambini e adolescenti, Erickson, Trento 2007.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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