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Alda Merini

Introduzione
Alda Merini è una delle poetesse più amate, in Italia e non solo, una donna icona del suo tempo. La
sua vita è stata segnata da momenti bui, soprattutto legati all'esperienza dell'internamento per
disturbo bipolare ma anche dal successo, dalla passione per la poesia e la letteratura e dall'amore.
Tutto ciò si riflette nella sua lirica e nei suoi testi, dove traspaiono l'intensità, l'onestà e il valore
delle sue parole.
Vita
Alda nasce a Milano il 21 marzo 1931. Vive il periodo della seconda guerra mondiale che da
un’impronta molto importante alla sua adolescenza poiché costretta a vivere in un cascinale a
Vercelli ospite della zia con sua madre e suo fratello appena nato. Finita la guerra torna a Milano
con tutta la sua famiglia anche con suo padre e sua sorella (che per guadagnarsi un po’ di pane si
metteva in strada e alzava la gonna al vento) vivevano in uno stanzone abbandonato. All’età di 18
anni incontra Ettore Carniti e si sposa. Da lui ebbe quattro figlie. Ettore era un’uomo geloso,
idifferente agli interessi culturali di Alda che scriveva ormai da quanda aveva 15 anni. Le figlie
vennero affidate ad altre famiglie ma nonostante ciò, lei, non si è mai staccata da loro poiché come
diceva anche lei “La maternità è una sofferenza, una gioia molto sofferta. Da un amante ci si può
staccare, ma da un figlio non riesci” infatti pur essendo lontana da loro poneva l’amore per le figlie
nelle poesie.
Alda sofrriva molto a causa del marito che la notte tornava a casa ubriaco e la picchiava ma Alda
viveva nell’illusione che lui cambiasse. Questa grande sofferenza non l’abbandonerà mai. Infatti,
dopo questo triste periodo, viene rinchiusa nel manicomio psichiatrico Paolo Pini di Milano e cade
in un grande buco nero, smette perfino di scrivere.
Nel 1979 fa ritorno a casa e ricomincia a scrivere raccontando la sua esperienza e gli orrori del
manicomio. Nel 1983 viene a mancare Ettore dopo una lunga malattia e rimasta sola decide di
affittare una stanza da un amico pittore fin quando non conosce Michele Pierri che subito si
dimostra interessato alle sue poesie, nonostante i trent’anni che li separano nel 1983 decide di
sposarlo e si trasferisce a Taranto dove ci rimane per circa 4 anni. In questo periodo Alda riesce a
prendere fiato ma questa tranquillità è destinata a finire quando le condizioni di salute di Pierri si
aggravano e viene preso come pretesto dai figli per allontanarlo da lei. Questo le provoca tanta
sofferenza che la riporterà a vivere nuovamente le torture dell’ospedale psichiatrico questa volta di
Taranto.
Nel 1986 finalmente fa rientro a Milano, precisamente sulle rive del Naviglio (grazie a questo
periodo le viene dato l’appellativo di “la poetessa dei Navigli”), dove riprende a scrivere. Sono anni
molto importanti poiché si contano sempre più pubblicazioni e vince numerosi premi letteratie una
laurea honoris ma soprattutto sono anni in cui la sua fragilità emotiva, a causa dei lunghi periodi nei
manicomi, si contrappe alla serenità a lungo cercata. Diviene un personaggio di successo e comincia
a guadagnare ma resta a vivere nella sua casetta sui Navigli che racchiude un passato sofferto.
Lascia la casa solo quando deve ritirare il premio Montale Guggenheim e con i soldi si trasferisce
all’hotel Certosa dove vi rimane fin quando non finisce la sua fortuna, in parte regalata ai
barboniche incontra per strada.
Si spegne il 1 novembre 2009 all’ospedale San Paolo di Milano in seguito ad un tumore causato
dalle sue amatissime sigarette (a cui toglieva il filtro per respirarle meglio).
Le opere più importanti
Gli scritti di Alda sono numerosi dato le sue eccellenti capacità
Spagnoletti sarà il primo a pubblicare un suo lavoro, nel 1950: nella "Antologia della poesia italiana
1909-1949" compaiono le sue poesie "Il gobbo" e "Luce". Esce poi il primo volume di versi
intitolato "La presenza di Orfeo". Due anni dopo publica "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Dopo
alternati periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, la Merini torna a scrivere; lo fa con
testi intensi e drammatici che raccontano le sue sconvolgenti esperienze al manicomio. I testi sono
raccolti in "La Terra Santa", pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1984. Alda si trasferisce a Taranto
dove. In questi anni scrive le venti "poesie-ritratti" de "La gazza ladra" (1985) oltre ad alcuni testi
per il marito. A Taranto porta a termine anche "L'altra verità” e “ Diario di una diversa", suo primo
libro in prosa. Nel 2003 la "Einaudi Stile Libero" pubblica un cofanetto con videocassetta e testo
dal titolo "Più bella della poesia è stata la mia vita". Il suo ultimo lavoro è datato 2006 dove Alda
Merini si avvicina al genere noir con "La nera novella" (Rizzoli).
L'eredità di Alda Merini
In Alda Merini il disagio diventa fonte di ispirazione, materia prima per una poetica semplice e
visionaria, spontanea e irruenta, in cui le immagini vengono accostate spesso senza collegamenti,
senza la consueta linearità. È un modo di esprimersi, di fare poesia quasi orfico, che rimanda ad
un'oralità primordiale piuttosto che a una vera ricerca di scrittura. Lo stile di Alda Merini è una
sorta di compromesso tra sogno e poesia, che dalla traumatica esperienza personale dell'autrice
arriva a toccare tutti i luoghi possibili del dolore dell'uomo. L'amore, la delusione, l'emarginazione,
la sofferenza sono temi ricorrenti in poesie e libri di Alda Merini. La passione come fonte di santità,
il dolore come modo per riscattarsi chiariscono la religiosità della poetessa, sempre presente nella
sua produzione.

Rapporto con la religione


Alda è sempre stata cattolica da bambina, ascoltava sei, sette messe al giorno ma allo stesso tempo
crede nella crudeltà di Dio. Secondo Alda Dio è crudele poiché crea anche la sfortuna, nella chiesa
trova falsità, il periodo in cui è stata in manicomio vedeva continue violenze alle ragazzine anche da
parte di parroci.

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