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Università degli Studi di Torino

Facoltà di Medicina e Chirurgia


S.Luigi Gonzaga
Corso di Laurea Infermieristica
Cuneo
ELEMENTI DI STORIA
DELLA PSICOLOGIA

Dr.Paolo BRIATORE
Wilhelm Maximilian Wundt
(Mannheim, 16.08.1832 – Lipsia, 31.08.1920)
è stato uno psicologo e fisiologo tedesco.

È considerato "il padre fondatore" della


Psicologia
(Blumenthal, 1979), grazie al suo contributo
teorico e sperimentale.

Wundt era convinto che i contenuti psichici


Wilhelm Maximilian sono realtà complesse che possono però essere
Wundt scomposti nelle unità più semplici che li
costituiscono (elementarismo).

Secondo Wundt la psicologia deve usare il


metodo sperimentale per studiare le funzioni
elementari della mente (come sensazione e
percezione), per conferire oggettività alla
psicologia.
Wundt tenta di stabilire dei criteri oggettivi riguardo al comportamento umano.

A tale scopo fondò un Laboratorio di Psicologia a Lipsia nel 1879 per


raccogliere i dati empirici delle sue ricerche ed analizzarne i risultati secondo i
criteri delle scienze naturali. Questa data è considerata la “data di nascita” della
Psicologia moderna e sperimentale.

Il suo metodo è chiamato strutturalismo perché cercava la struttura latente della


mente, valutando per mezzo di test la percezione soggettiva degli stimoli
provenienti dall'esterno.

Wundt è definito un "elementarista", poiché scompone le funzioni psichiche in


elementi singoli che possono essere presi in esame attraverso un approccio
analitico.
La metodologia di ricerca utilizzata dallo psicologo tedesco, detta
introspezione, era basata sullo studio descrittivo delle sensazioni che il
soggetto sperimentale provava durante le fasi dell'esperimento.

A tal proposito venivano eseguiti esperimenti su persone preparate a eseguire


tale metodologia; il soggetto veniva sottoposto ad uno stimolo che lo psicologo
poteva controllare, e poi il soggetto aveva il compito di descrivere i processi
sensoriali esperiti con minuziosa cura.

L'opera di Wundt esercitò una notevole influenza sullo psichiatra tedesco Emil
Kraepelin (1856-1926) creatore della prima classificazione dei Disturbi
Mentali.
John Dewey William James
(Burlington, 20.10.1859 - (New York, 11.01.1842-
New York, 01.06.1952) Chocorua, 26.08.1910

FUNZIONALISMO
Il funzionalismo è un indirizzo di ricerca in psicologia, inaugurato negli Stati Uniti
alla fine dell'Ottocento da William James e John Dewey

Interpreta i fenomeni psichici non come elementi disgiunti fra loro


(come cercava di fare il coevo strutturalismo europeo di Edward Titchener),
ma come funzioni mediante le quali l'organismo si
adatta all'ambiente sociale e fisico

Il Funzionalismo fu una scuola di studi e di pensiero che ebbe radici


nell’Evoluzionismo e che si sviluppò principalmente nel campo filosofico e
pedagogico lasciando inizialmente da parte il campo psicologico.

Si fa coincidere il funzonalismo psicologico con la Scuola di Chicago di Dewey e


Angell

Il manifesto del funzionalismo è l’articolo di quest’ultimo del 1907 dal titolo “The
Province of Functional Psychology”
Nell'articolo, Angell sostiene che le funzioni psichiche non sono "enti astratti",
ma sono il risultato evolutivo dei processi funzionali che, nell'uomo, mediano
il rapporto tra ambiente e bisogni dell'organismo.

Inoltre, si chiarisce che il Funzionalismo vuole scoprire le modalità di


funzionamento e non analizzare contenuti mentali "in vitro", per non rischiare
più di attribuire (definendoli come strutture) caratteri di assolutezza a elementi
fluttuanti ed evanescenti.

L'attività mentale è parte di un più vasto complesso di forze biologiche e


contribuisce al procedere dell'insieme complessivo di tutte le attività organiche.
Alcuni dei suoi assunti di base
-l’analisi molaristica (e non molecolaristica)
-l’attenzione ai processi funzionali e al loro scopo adattativo
sono filtrati all’interno dei principi impliciti della ricerca psicologica
contemporanea

In particolare nella Psicologia Evoluzionistica e, più di recente, in


buona parte della Scienza Cognitiva

Principi del funzionalismo


Evoluzionismo
Olismo
Utilitarismo
Evoluzionismo

La psiche e i suoi processi funzionali sono considerati come un diretto risultato


dell’evoluzione in quanto permettono all’uomo la massima adattabilità.

Nell’uomo permangono gli automatismi comportamentali presenti nelle altre


specie; dove non vi sia una risposta automatica appresa, subentra la coscienza.

Questa, una volta instaurati nuovi meccanismi comportamentali, si eclissa per


lasciare loro spazio

Olismo

Dal punto di vista epistemologico, il funzionalismo è diametralmente opposto al


riduzionismo strutturalista che a quello comportamentista
La totalità dell’individuo-ambiente è più esplicativa dell’analisi delle singole parti,
considerate indipendentemente dalle loro funzioni complessive

Dewey afferma nel famoso articolo “The Reflex Arc Concept in Psychology” che
nemmeno l’arco riflesso sia da considerarsi scomponibile nelle sue singole parti (Stimolo e
Risposta) poiché ogni comportamento dell’organismo deve essere considerato all’interno
del contesto esplicativo della funzione complessiva che svolge

Utilitarismo

Il Funzionalismo non definisce le funzioni mentali.


Queste, per i funzionalisti, sono oggetto di studio della psicologia in quanto essa è
interessata a verificare a che cosa queste servano globalmente, e a come funzionino.

La mente e il corpo, ovvero le funzioni psichiche e quelle fisiologiche, sono considerate


allo stesso livello
Utilitarismo

Il Funzionalismo non definisce le funzioni mentali.

Queste, per i funzionalisti, sono oggetto di studio della psicologia in quanto


essa è interessata a verificare a che cosa queste servano globalmente, e a come
funzionino.

La mente e il corpo, ovvero le funzioni psichiche e quelle fisiologiche, sono


considerate allo stesso livello

Per esempio, sia la funzione psichica della percezione sia quella fisiologica
della respirazione hanno entrambe il fine evoluzionistico di garantire la
sopravvivenza e l’adattamento al mondo esterno
John Broadus Watson (Grenville, South
Carolina, 1878 - Woodburg, Connecticut, 1958)

Nel 1908 fu nominato professore alla John


Hopkins University di Baltimora, assumendo
anche la carica di direttore del laboratorio di
psicologia.

Nel 1913 uscì il manifesto del


comportamentismo, Psychology as the
Behaviorist Views It, seguito, l'anno
successivo, dall'opera Behaviour: an
Introduction to Comparative Psychology.

Dal 1920, anno in cui a causa del suo divorzio


fu costretto a lasciare l'insegnamento
universitario, Watson si dedicò a varie attività,
soprattutto nel campo della pubblicità.
Definisce il comportamento oggettivo degli individui osservabile e
misurabile come unico oggetto legittimo dell'indagine psicologica, rilevabile
con metodi obiettivi che permettono la ripetizione di esperimenti e
interpretabile secondo lo schema stimolo-risposta.

Il suo obiettivo teorico è la previsione e il controllo del comportamento.


Il comportamentista, impegnato ad individuare uno schema unitario delle
risposte animali, non trova alcuna linea divisoria tra l’uomo e l’animale.

Il comportamentista esamina tutto ciò che è chiamato comportamento


(Overt).

Il controllo del comportamento implica che il comportamento non solo può


essere osservato e studiato, ma anche manipolato e/o controllato.
Il comportamentista rende la psiche una scatola nera soggetta alle
influenze esterne (Stimoli) e produttrice di reazioni relative (Risposte)
e il comportamento può essere studiato attraverso la relazione tra
stimoli e risposte, senza far riferimento a quanto accade nella scatola.

Nel manifesto del 1913 il rifiuto della coscienza fu indubbiamente il


punto centrale al quale ci si sarebbe poi richiamati per identificare, in
modo semplicistico, il comportamentismo. Un altro tema importante
fu quello dello scopo nel comportamento.

Watson rifiutava ogni accenno allo scopo perché interno alla coscienza
e quindi non accessibile.
Il comportamento infantile: Little Albert
Watson aveva compiuto anche qualche studio sul comportamento
infantile.

Il più famoso è quello di Little Albert, un bambino di undici mesi. Al


bambino furono mostrati da vicino diversi animali, tra cui una scimmia,
un cane e un topo bianco da laboratorio.

Dapprima il bambino non mostrava alcun timore, arrivando a interagire


serenamente con gli animali.

In un secondo momento fu introdotto un elemento in più: ogni qualvolta


al bambino veniva mostrato il topo da laboratorio, Watson e Rayner
producevano un forte rumore sbattendo un martello su una sbarra di
ferro posta dietro di lui.

Il bambino imparò presto ad associare il rumore, che lo spaventava, alla


presenza del topo.
Il piccolo Albert iniziò poi a manifestare paura alla sola vista del
topo, senza che fosse più prodotto alcun tipo di rumore, e ben presto
arrivò a generalizzare la sua risposta (paura) estendendola alla
presenza di qualsiasi tipo di animale di taglia medio-piccola, e
perfino ai capelli bianchi dello stesso Watson.

Il processo di apprendimento avvenne quindi secondo questo


schema:

- Presentazione di vari animali tra cui il topo bianco


- Introduzione di uno stimolo esterno (rumore)
- Presentazione del topo associato al rumore
- Paura di Albert in presenza del topo o di qualsiasi animale
in qualche modo simile (generalizzazione)
Watson aveva quindi dimostrato che era possibile condizionare le persone, mediante
stimoli, modificandone il comportamento. Le risposte agli stimoli costituivano
l'apprendimento.

Questo esperimento creò un mito su come il comportamentista avrebbe potuto


modificare a piacere il comportamento di un individuo umano cominciando a
condizionarlo opportunamente fin dai primi mesi di vita.

Watson scrisse: «Datemi una dozzina di bambini sani e farò di ognuno uno
specialista a piacere, un avvocato, un medico, ecc. a prescindere dal suo talento,
dalle sue inclinazioni, tendenze, capacità, vocazioni e razza».

La speranza del comportamentismo di costruire una nuova umanità mediante le


procedure di condizionamento faceva intravedere un mondo utopico che alcuni
accettavano e altri criticavano
Burrhus Frederic Skinner
(Susquehanna, 20.03.1904 –
Cambridge, 18 agosto 1990)
In un recente sondaggio è stato
giudicato il più influente psicologo
del XX secolo.

Scrittore, inventore, sostenitore di


riforme sociali e poeta.
Burrhus Skinner
È stato Professore di Psicologia
all'Università di Harvard dal 1958
sino al 1974, anno in cui andò in
pensione.

Inventò la camera di condizionamento operante, nota anche come Skinner


Box, e presentò il proprio punto di vista in relazione alla filosofia della
scienza noto come Comportamentismo Radicale.
Fondò inoltre la propria scuola di ricerca psicologica sperimentale chiamandola
Analisi Sperimentale dei Comportamenti.

Criticando la “Legge dell’effetto” di Thornike (in una serie di tentativi ed errori


si consolidano solo le reazioni dell’organismo che vengono ricompensate da un
risultato positivo) Skinner dimostra che i comportamenti appresi tramite il
condizionamento operante modificano l'ambiente e sono "mantenuti vivi" dalle
risposte che essi ricevono.

Mentre i comportamenti appresi tramite comportamento classico sono relativi ai


riflessi, i quali, al contrario, sono sollecitati dagli stimoli che li precedono.

I comportamenti imparati tramite condizionamento classico non sono


"mantenuti" dalle risposte che essi ricevono.
Skinner ha evidenziato chiaramente come l'apprendimento non debba necessariamente
avvenire seguendo una curva graduale, una “learning curve” secondo il paradigma dei
tentativi ed errori descritto da EdwardLee Thorndike

Le tre unità funzionali minime del condizionamento operante sono:


 uno stimolo discriminante (contesto) - SD
 una risposta da parte di un organismo (comportamento) - R
 uno stimolo che fa seguito alla risposta (rinforzo) - S+

Si noti che i termini stimolo e risposta possono essere intesi come insiemi di stimoli e
di
risposte, secondo una scala la cui complessità varia in funzione dell'organismo e del
tipo di comportamento studiato.
Quella sopra descritta si definisce "contingenza di rinforzamento" ed è l'unità
minima per lo studio del comportamento operante (o comportamento volontario,
contrapposto al comportamento riflesso studiato da Pavlov). Ciò significa che i
termini utilizzati nella sua definizione non hanno un significato indipendente.

La contingenza di rinforzo viene spesso schematizzata nel seguente modo:


 SD
 R --> S+

A seguito della predisposizione di una tale contingenza di rinforzamento si osserva


che, quando in un certo contesto (ossia in presenza di certi stimoli discriminanti –
SD) la risposta dell'organismo (comportamento - R) è seguita da uno stimolo
rinforzante (rinforzatore - S+) si ha come risultato un aumento della probabilità
che, in presenza dello stesso contesto, il soggetto emetta la stessa risposta
Il condizionamento operante è quindi la base del processo di apprendimento e di
adattamento all'ambiente degli organismi viventi. In senso darwiniano il
comportamento operante viene selezionato dalle sue conseguenze, consentendo
l'adattamento all'ambiente.

Nella visione di Skinner il parallelismo con il meccanismo evolutivo è


estremamente chiaro:

così come gli organismi sono selezionati dalla loro capacità di adattarsi
all'ambiente attraverso la riproduzione, così i comportamenti degli organismi
sono selezionati dalla loro capacità di adattarsi all'ambiente attraverso le loro
conseguenze.
Estinzione Operante

Per ridurre la frequenza di un comportamento si usa il processo inverso:


l'estinzione.

In presenza di un determinato contesto all'emissione della risposta non farà seguito


lo stimolo rinforzante.
Ciò fa sì che la probabilità di emissione del comportamento diminuisca.
Si noti che il processo di estinzione richiede la presenza di una fase in cui il
comportamento la cui frequenza si vuole ridurre o annullare viene emesso.

Non è possibile estinguere un comportamento che non viene


emesso.
Si noti la differenza radicale con il concetto di punizione che prevede, a
seguito di un certo comportamento, l'emissione di uno stimolo avversivo
(doloroso, spiacevole).

Tale procedura ha l'effetto immediato di ridurre la frequenza del


comportamentopunito, ma non quella di estinguerlo: il comportamento rimarrà
presente nel repertorio comportamentale del soggetto.

La riduzione della frequenza del comportamento stesso verrà meno con il


venire meno della punizione.
Per Skinner il condizionamento operante si contrappone a quello rispondente
(chiamato anche condizionamento classico o riflesso condizionato) di Ivan Pavlov
sulla base della procedura seguita per effettuare il condizionamento e sulla base delle
caratteristiche del comportamento che viene condizionato.

Per quanto riguarda la procedura seguita, osserviamo che il condizionamento


classico parte dall'esistenza di uno stimolo che produce un riflesso incondizionato
e, attraverso la associazione di questo stimolo con uno stimolo neutro, trasferisce la
capacità di elicitare la risposta allo stimolo neutro che diventa in questo modo uno
stimolo condizionato che provoca un riflesso condizionato.

Il paradigma è quindi del tipo Stimolo - Risposta.


Nel caso del condizionamento operante si parte da un repertorio
comportamentale di base; in presenza di un certo contesto una determinata risposta
è seguita da uno stimolo rinforzante.

Ciò fa aumentare la probabilità di emissione di quella risposta, in quel contesto.

Il paradigma è quindi del tipo Risposta - Stimolo.

Esempio di procedura di condizionamento operante


In una skinner-box a un piccione o a un ratto viene somministrato del cibo quando
preme una levetta.
Inizialmente il comportamento di pressione della levetta (R) ha
una probabilità di emissione bassa, ma a seguito della somministrazione del cibo
(S+) tale probabilità cresce rapidamente.
Se la pressione della levetta porta alla somministrazione del cibo solo in presenza
di una luce accesa (SD), la probabilità di emissione di tale risposta sarà alta in
presenza della luce e più bassa in sua assenza.

Si noti che l'accensione della luce rende più probabile l'emissione della risposta di
pressione della levetta.

Potrebbe sembrare una struttura comportamentale simile a quella del riflesso


condizionato, ma non è così.

Si tratta di un modo di controllare il comportamento diverso da quello legato al


condizionamento rispondente: la luce non provoca un riflesso, rende più
probabile
una risposta.
Differenze relative al comportamento

Dal punto di vista delle caratteristiche funzionali e topologiche, il comportamento


operante si distingue dal comportamento rispondente o comportamento riflesso per:

 Strumentalità

Il comportamento operante agisce sull'ambiente, modificandolo, mentre il


comportamento rispondente consiste in una reazione dell'organismo (lacrimazione ecc.)
che non modifica l'ambiente.

 Controllo

Il comportamento operante viene controllato dall'ambiente nel senso che determinati


stimoli discriminanti aumentano la probabilità di emissione di una certa risposta; il
comportamento rispondente viene provocato direttamente da certi stimoli.
Esempi di alcune Skinner Box
Il comportamentismo limita la sua indagine alle connessioni individuo-
ambiente

Si lascia volutamente al di fuori ciò che riguarda il mondo simbolico,


intenzionale, mentale.

Solo successivamente con Tolman, Hull e Osgood si avrà un’apertura agli


aspetti simbolici e cognitivi

Dal modello S-R al modello S-O-R

In sintesi ci sono due indirizzi :

-Teorie della CONTIGUITA’ (Watson e Guthrie)

-Teorie del RINFORZO (Skinner, Miller)


La Scuola di Berlino

 LA PSICOLOGIA
DELLA GESTALT
Max Wertheimer Kurt Lewin
PSICOLOGIA
DELLA FORMA , Kurt
Koffka,
Kurt
Lewin.

Wolfgang Köhler Kurt Koffka


La Scuola di Berlino per la psicologia sperimentale fu diretta da Carl Stumpf
(studente di Franz Brentano e Rudolf Hermann Lotze), il quale fu professore
all'università di Berlino dove fondò l'istituto di psicologia sperimentale di
Berlino (nel 1893).

I suoi studenti più importanti furono Max Wertheimer, Kurt Koffka, Wolfgang
Köhler e Kurt Lewin.

Solo dopo che Köhler divenne direttore dell'istituto nel 1922 la Scuola di
Berlino divenne effettivamente una scuola della psicologia gestaltistica
Max Wertheimer (Praga, 15 aprile 1880 – New Rochelle, 12 ottobre 1943) fu
uno dei maggiori esponenti della psicologia gestaltistica.

Dal 1910 al 1914 lavorò presso l'istituto psicologico dell'Università di


Francoforte dove iniziò ad interessarsi alla percezione.

Assieme a due assistenti più giovani, Wolfgang Köhler e Kurt Koffka, studiò
l'effetto di immagini in movimento generate da uno stroboscopio.

Questi studi formarono le basi iniziali per lo sviluppo della psicologia


gestaltistica.
Nel 1912 pubblicò una ricerca sul fenomeno "phi" , un particolare tipo di
movimento chiamato apparente perché viene percepito pur non esistendo
nella realtà.

Vediamo in cosa consiste questo fenomeno: se in un ambiente buio si


accendono e spengono due lampadine in rapida alternanza, ciò che noi
vediamo non è quello che accade fisicamente ( e quindi due luci separate
che si accendono e si spengono ) ma vediamo una luce che esegue un
movimento apparente, passando da una lampadina all’altra.

Possiamo notare come a questo fenomeno di per sé molto comune da


osservare Wertheimer diede molta importanza perché in esso due
stimoli stazionari (le lampadine) danno origine ad una percezione
unitaria di movimento (la luce che scorre dall’una all’altra), dunque la
nostra percezione non può essere in questo caso spiegata riducendola
alle sue componenti elementari.
Secondo la psicologia della forma infatti quando percepiamo un
oggetto non abbiamo a che fare con un insieme di sensazioni
frammentarie, che vengono analizzate e poi riunite in una sintesi,
ma abbiamo sempre di fronte un’unità strutturata.

Per Max Wertheimer esistono degli insiemi unitari, nei quali


ciò che avviene a livello globale non è deducibile né dalle
proprietà dei singoli elementi, né dal modo in cui questi
elementi si rapportano tra loro.
Principi fondamentali della
Psicologia della Gestalt
ISOMORFISMO – Corrispondenza di forme o strutture tra mondo
fisico e mondo psichico

LEGGE DELLA FORMAZIONE NON ADDITIVA DELLA


REALTA’
- Il tutto non è la somma delle parti che lo
compongono
- Il tutto è maggiore della somma delle parti che lo
compongono, esistono le relazioni tra le parti.

TEORIA DEL CAMPO DI K. LEWIN


- Importanza delle dinamiche interpersonali
Sigismund Schlomo Freud detto Sigmund
(Freiberg, 6.05.1856 – Londra 23.09.1939)

Neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore


della psicoanalisi, una delle principali correnti
della moderna psicologia.

Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica


secondo la quale l'inconscio esercita influssi
Sigmund Freud (1920), determinanti sul comportamento e sul pensiero
sulla copertina della rivista umano, e sulle interazioni tra individui.
Life (1938)

Di formazione medica, tentò sempre, pur con difficoltà, di stabilire


correlazioni tra la sua visione dell'inconscio e delle sue componenti, con
le strutture fisiche del cervello e del corpo umano: queste speculazioni
hanno trovato parziale conferma nella moderna neurologia e psichiatria
La psicoanalisi introduce nella psicologia un atteggiamento
nuovo

La comprensione della vita conscia dell’uomo è subordinata


alla comprensione della sua vita psichica inconscia.

S.Freud riprende e sviluppa il pensiero del filosofo tedesco


G.F.Herbart.

Questi introduce il concetto di soglia di coscienza,


postulando un interscambio tra contenuti psichici al di sotto
della soglia (inconsci) e quelli situati al di sopra (consci)
S.Freud riprese anche il pensiero di A.Schopenhauer e la sua tesi del
“primato della volontà sull’intelletto”, ossia il primato del mondo
istintuale, biologico, inconscio sul mondo razionale, logico e
analiticamente costruito.

Per la teoria freudiana ebbe molta importanza la psicopatologia


francese rappresentata da Charcot e P.Janet per la ricerca di
un’eziologia su base psicologica, in contrapposizione con quella
tradizionale a base organica, per malattie o disturbi quali l’isteria o
le psiconevrosi.

S.Freud ribalta il criterio rigidamente somatico od organicistico, per


privilegiare il criterio esplicativo psicologico.
L’ipotesi dell’esistenza dell’inconscio comporta una concezione del tutto
deterministica del comportamento umano.

Sono le forze pulsionali, del tutto sconosciute alla coscienza, che


forniscono energia all’individuo e gli permettono di agire psichicamente
e di adattarsi alla realtà

Esse sono regolate e funzionano secondo due leggi fondamentali


dell’organizzazione psichica:
-Il Principio di Piacere
-Il Principio di Realtà

La dinamica della vita psichica può essere compresa e interpretata solo a


condizione di aver individuato i nessi profondi che la determinano.
L’orientamento teorico della Psicoanalisi comporta anche l’assunzione
che salute e malattia non sono incompatibili o contrapposte, ma sono
due punti estremi di un continuum, lungo il quale è possibile collocare
la maggior parte degli individui.

Nella psicoanalisi l'impulso sessuale e le sue relazioni con


l'inconscio sono alla base dei processi interpretativi. Molti dissensi
con Freud, e quindi indirizzi di pensiero alternativi (Adler, Jung e
altri) nascono dalla contestazione del ruolo, ritenuto eccessivo,
riconosciuto da Freud alla sessualità.

In un primo momento si dedicò allo studio dell'ipnosi e dei suoi effetti


nella cura di pazienti psicolabili, influenzato dagli studi di Josef
Breuer sull'isteria, in particolare dal caso Anna O.
Dalle difficoltà incontrate da Breuer nel caso, Freud costruì
progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi relativi alle
relazioni medico-paziente: la resistenza e il transfert.

Di questo periodo furono anche le intuizioni che formano il nucleo della


psicoanalisi:
il metodo di indagine mediante l'analisi di associazioni libere, lapsus (da
cui appunto il lapsus freudiano), atti involontari, atti mancati e
l'interpretazione dei sogni.

Inoltre i concetti di pulsione (Eros e Thanatos), le componenti


del'inconscio e della coscienza (Es, Io, Super-Io) il Complesso di Edipo,
la libido e le fasi dello sviluppo psicosessuale.
I sogni, proposti come "la via regia che conduce all'inconscio",
sono gli indizi migliori per la comprensione della nostra vita
inconscia e, ne “L'interpretazione dei sogni” Freud sviluppò
l'argomento dell'esistenza dell'inconscio e descrisse una tecnica per
accedervi.

Il preconscio venne descritto come uno strato a cui si può


accedere con meno sforzo, in quanto interposto tra il conscio e
l'inconscio

Elemento cruciale del funzionamento dell'inconscio è la rimozione.

Secondo Freud, spesso i pensieri e le esperienze sono così dolorosi


che la gente non può sopportarli.

Tali pensieri ed esperienze, e i ricordi associati, ha argomentato


Freud, sono banditi dalla mente, ma potrebbero essere banditi anche
dalla coscienza.
In questo modo costituiscono l'inconscio.

Benché Freud più tardi tentasse di trovare strutture di rimozione tra i


suoi pazienti per derivare un modello generale della mente, egli ha
anche osservato la diversità tra i singoli pazienti dovuta alla
rimozione di pensieri ed esperienze differenti.

Freud ha osservato, inoltre, che il processo stesso di rimozione è in


sé un atto non-cosciente (cioè si presenta con pensieri o sensazioni
non dipendenti dalla volontà).

Freud ha supposto, insomma, che ciò che viene rimosso è in parte


Tali pensieri ed esperienze, e i ricordi associati, ha argomentato
Freud, sono banditi dalla mente, ma potrebbero essere banditi anche
dalla coscienza. determinato dall'inconscio.

L'inconscio, per Freud, era sia causa sia effetto della rimozione.
Freud ha cercato di spiegare come l'inconscio opera e ne ha proposto una
particolare struttura suddivisa in tre parti:

Id (Es in tedesco),
Ego (Ich in tedesco, o "Io" in italiano)
e Superego (Überich" in tedesco, Super-Io in italiano).

L'Id viene rappresentato come il processo di identificazione–soddisfazione


dei bisogni di tipo primitivo.

Il Superego rappresenta la coscienza e si oppone all'Id con la morale e l'etica.

L'Ego si frappone tra Id e Superego per bilanciare sia le istanze di


soddisfazione dei bisogni primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle
nostre opinioni morali ed etiche.
Un Ego ben strutturato garantisce la capacità di adattarsi alla realtà e di
interagire con il mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell'Id e del
Superego.

Freud era particolarmente interessato al rapporto dinamico tra queste tre parti
della mente

Freud ha sviluppato il concetto di "sovradeterminazione" per evidenziare le


molteplici cause che sottendono alla interpretazione dei sogni, piuttosto che
contare su un modello di semplice corrispondenza biunivoca tra cause ed
effetti.
Ha creduto che gli esseri umani fossero guidati da due pulsioni
basilari: dalla libido (Eros) e dalla pulsione di morte (Thanatos).

La descrizione di Freud della libido comprende la creatività e gli


istinti.

La pulsione di morte è definita come un desiderio innato


finalizzato alla creazione di una condizione di calma, o non-
esistenza. (cfr. Al di là del principio di piacere).

Freud credeva anche che la libido si sviluppasse negli


individui cambiando oggetto.

Egli ha argomentato che gli esseri umani nascessero


"polimorficamente perversi", perchè qualsiasi oggetto può
essere sorgente di piacere.
Egli più tardi ha sostenuto che gli esseri umani si sono sviluppati in differenti
stadi di sviluppo

-Fase orale (piacere del neonato nell'allattamento)

-Fase anale (esemplificato dal piacere del bambino nel controllo della
defecazione)

-Fase genitale, che prende anche l'aspetto di fase fallica.

Freud argomenta che i bambini passano da uno stadio nel quale si identificano
con il genitore di sesso opposto, mentre il genitore dello stesso sesso viene visto
come rivale.

Egli ha cercato di inquadrare questa struttura di sviluppo nel dinamismo mentale.

Ogni stadio è una progressione della maturità sessuale, caratterizzata da un Ego


più forte e dalla capacità di ritardare la soddisfazione dei bisogni (principio di
piacere e principio di realtà) (cfr. Tre saggi sulla teoria sessuale).
Freud ha utilizzato la tragedia greca Edipo Re di Sofocle per evidenziare,
soprattutto negli adolescenti, la presenza del desiderio d'incesto e
contemporaneamente la necessità di reprimere quel desiderio.

Il complesso di Edipo è stato descritto come condizione dello sviluppo e della


consapevolezza psicosessuale.

L'obiettivo della terapia psicoanalitica (psicoanalisi), era di portare allo stato


cosciente i pensieri repressi/rimossi, rafforzando così il proprio ego.

Per portare i pensieri inconsci al livello della coscienza, il metodo classico


prevede delle sedute in cui il paziente è invitato a effettuare associazioni libere
e a descrivere i sogni.
Un altro elemento importante della psicoanalisi è l'assunzione, da parte
dell'analista, di un atteggiamento distaccato che permette al paziente di proiettare
durante l'analisi i pensieri e le sensazioni sull'analista.

Attraverso questo processo, chiamato transfert, il paziente può riesumare e


risolvere i conflitti rimossi, particolarmente quelli infantili, legati alla formazione
e alla famiglia d'origine.
Critiche alla teoria dell'eziologia sessuale delle nevrosi

Le prime critiche a Freud riguardarono la teoria dell'eziologia


sessuale delle nevrosi, che Freud definiva il "dogma della
psicoanalisi" e che, all'epoca, suscitava il disappunto dei perbenisti.

In effetti, il modello sessuale-pulsionalista fu in seguito criticato


anche alcuni seguaci di Freud;

-Alfred Adler, per es. propose di sostituirlo con una teoria della
volontà di potenza di derivazione nietzschiana

-Carl Gustav Jung elaborò invece una teoria della libido intesa come
energia psichica più generale, e non necessariamente ridotta a "forza
sessuale"
Critiche delle impostazioni epistemologiche della psicoanalisi

Una critica all'impianto psicoanalitico freudiano fu formulata dal


filosofo della scienza Karl Popper che annoverava la psicoanalisi e il
materialismo storico marxista fra quelle discipline "non passibili di
smentita" e perciò, a suo parere, non scientifiche.

Critica del metodo freudiano

Il filosofo francese Paul Ricoeur ha fatto anche notare che Freud non è
poi così neutrale nel suo metodo.

Egli aderisce fin dall'inizio dei suoi studi alla filosofia del positivismo ed
in particolare alla Weltanschauung scientista, che proponeva una
concezione meccanicistica dell'uomo.

L'uomo è come una macchina guidata dai suoi istinti (libido in


particolare), e dunque non sono rispettate né la sua libertà né la sua
responsabilità.
Jean Piaget (Neuchâtel 9 agosto 1896 –
Ginevra 16 settembre 1980)

è stato uno psicologo e pedagogista


svizzero.

È considerato il fondatore dell'epistemologia


genetica,
ovvero dello studio sperimentale delle
Statua rappresentante Jean Piaget. strutture e dei processi cognitivi legati alla
costruzione della conoscenza nel corso dello
sviluppo.
La teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo

Piaget dimostrò :

-l'esistenza di una differenza qualitativa tra le modalità di pensiero del


bambino e quelle dell'adulto.

-che il concetto di capacità cognitiva, e quindi di intelligenza, è


strettamente legato alla capacità di adattamento all'ambiente sociale e
fisico.

Ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più


complesse e organizzate lungo lo sviluppo cognitivo è il fattore
d'equilibrio, «una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e
mentale».

Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come


l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo,
ma non ne sono la causa (al contrario ad esempio di ciò che pensa
Vygotskij)
Assimilazione e accomodamento

Per Piaget, i due processi che caratterizzano l'adattamento sono l'assimilazione e


l'accomodamento, che si avvicendano durante l'intero sviluppo.

L'assimilazione e l'accomodamento accompagnano tutto il percorso cognitivo


della persona, flessibile e plastico in gioventù, più rigido con l'avanzare dell'età
(tesi amatiana).

Assimilazione

L'assimilazione consiste nell'incorporazione di un evento o di un oggetto in uno


schema comportamentale o cognitivo già acquisito.

In pratica il bambino utilizza un oggetto per effettuare un'attività che fa già


parte del suo repertorio motorio o decodifica un evento in base a elementi che
gli sono già noti (per es. il riflesso di prensione palmare porta il neonato a
stringere nella mano oggetti nuovi).
Accomodamento
L'accomodamento consiste nella modifica della struttura cognitiva o
dello schema comportamentale per accogliere nuovi oggetti o eventi
che fino a quel momento erano ignoti (nel caso del bambino
precedente, se l'oggetto è difficile da afferrare dovrà per es. modificare
la modalità di presa).

I due processi si alternano alla costante ricerca di un equilibrio


fluttuante (omeostasi) ovvero di una forma di controllo del mondo
esterno.

Quando una nuova informazione non risulta immediatamente


interpretabile in base agli schemi esistenti il soggetto entra in uno stato
di disequilibrio e cerca di trovare un nuovo equilibrio modificando i
suoi schemi cognitivi incorporandovi le nuove conoscenze acquisite.

La forma più evoluta di equilibrio cognitivo è quella che usa i sistemi


logico-matematici.
Gli stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget

Nei suoi studi sull'età evolutiva Piaget notò che vi erano momenti dello
sviluppo nei quali prevaleva l'assimilazione, momenti nei quali
prevaleva l'accomodamento e momenti di relativo equilibrio.

Ancor più, individuò delle differenze sostanziali nel modo con il quale,
nelle sue diverse età, l'individuo si accosta alla realtà esterna e ai
problemi di adattamento che essa pone.

Sviluppò così una distinzione degli stadi dello sviluppo cognitivo


individuando 4 periodi fondamentali dello stesso, comuni a tutti gli
individui e che si susseguono sempre nello stesso ordine.
Stadio senso-motorio
Dalla nascita ai 2 anni circa.

Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie


per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda, evolvendo
gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo
radicale (l'ambiente esterno e il proprio corpo non sono compresi come
entità diverse) a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto e
della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di
utilizzazione di schemi di azione via via più complessi.

L'intenzionalità
Per Piaget si ha intenzionalità quando il lattante comincia a
differenziare il proprio corpo dagli oggetti esterni e agisce sulla realtà
esterna in vista di uno scopo

Dagli 0 ai 2 anni il bambino acquisisce il SENSO della


PERMANENZA dell'Oggetto.
Stadio pre-operatorio

Dai 2 ai 6-7 anni. In questo stadio il bambino è in grado di usare i


simboli.

Un simbolo è un'entità che ne rappresenta un'altra.

Superato l'egocentrismo radicale del periodo sensomotorio, in


questo stadio permane però un egocentrismo intellettuale,
ovvero il punto di vista delle altre persone non è differenziato dal
proprio, il bambino cioè si rappresenta le cose solo dal proprio
punto di vista.

Per cui ad es. spiegherà che "l'erba cresce così, quando io cado,
non mi faccio male".

Crede che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi pensieri
Stadio delle operazioni concrete
Dai 6/7 agli 11 anni.

Il termine operazioni si riferisce a operazioni logiche o principi


utilizzati nella soluzione di problemi.

Il bambino in questo stadio non solo utilizza i simboli ma è in


grado di manipolarli in modo logico.

Un'importante conquista di questo periodo è l'acquisizione del


concetto di reversibilità, cioè che gli effetti di un'operazione
possono essere annullati da un'operazione inversa.

Prima del salto operatorio il bambino non è in grado di


distribuire in serie più di 2 oggetti, ma questa non è
un'incapacità come sostiene Piaget, quanto piuttosto un limite
della memoria a breve termine.
Il bambino acquisisce la capacità di conservazione delle quantità
numeriche, delle lunghezze e dei volumi liquidi

Intorno ai 7/8 anni il bambino sviluppa la capacità di conservare i


materiali. Prendendo una palla di creta e manipolandola per
trasformarla in tante palline il bambino è conscio del fatto che
riunendo le palline la quantità sarà invariata.
Questa capacità prende il nome di reversibilità.

Intorno ai 9/10 anni è raggiunto anche l'ultimo passo della


conservazione, la conservazione della superficie.
Messo di fronte a dei quadrati di cartoncino si rende conto che occupano
la stessa superficie sia che siano messi tutti vicini sia che siano sparsi.
Stadio delle operazioni formali
Dai 12 anni in poi.

Il bambino che si trova nello stadio delle operazioni concrete ha delle


difficoltà ad applicare le sue competenze a situazioni astratte.

Se un adulto gli dice: "Non prendere in giro X perché è grasso, cosa


diresti se lo facessero a te?" la sua risposta sarebbe "Io non sono grasso e
nessuno mi può prendere in giro".

Calarsi in una realtà diversa dalla sua è un'operazione troppo astratta.

A partire dai 12 anni il bambino riesce a formulare pensieri astratti: si


tratta del cosiddetto pensiero ipotetico dove il bambino non ha bisogno di
tenere l'oggetto dinanzi a se ma può ragionare in termini ipotetici.
PSICOLOGIA GENERALE

I PROCESSI COGNITIVI

Dr Paolo Briatore

AA 2020-2021
Psicologia cognitiva

La psicologia cognitiva è una branca della psicologia che ha come


obiettivo lo studio dei processi mediante i quali le informazioni vengono
acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate, archiviate e
recuperate.

La percezione, l'apprendimento, la risoluzione dei problemi, la memoria,


l'attenzione, il linguaggio e le emozioni sono processi mentali studiati
dalla psicologia cognitiva.

Essa studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il


comportamento e l'attività cerebrale prettamente neurofisiologica.

Il funzionamento della mente è assimilato (metaforicamente) a quello di


un software che elabora informazioni (input) provenienti dall'esterno,
restituendo a sua volta informazioni (output) sotto forma di
rappresentazione della conoscenza, organizzata in reti semantiche e
cognitive.
La psicologia cognitiva nasce verso la fine degli anni ‘50 in parziale
contrapposizione al comportamentismo.

Il cognitivismo accetta il rigore metodologico del comportamentismo.

Entrambe le discipline, infatti, si basano su una scientificità di tipo


naturalistico, nel comune intento di assimilare lo studio della mente umana
alle scienze fisiche.
La seconda metà degli anni cinquanta vide non solo il fiorire di
nuove impostazioni teoriche e procedure sperimentali, ma anche
la diffusione di una prospettiva differente da quella
comportamentista dominante negli Stati Uniti: la prospettiva della
psicologia cognitiva o del cognitivismo.

Vi confluirono i contributi di discipline diverse:


oltre alla psicologia sperimentale di impronta
neocomportamentista, la linguistica, la teoria dell'informazione
e la cibernetica, le neuroscienze e la filosofia della mente.

Si considera abitualmente come "data di nascita" del


movimento cognitivista il Convegno di Boulder (Colorado) del
1955, anche se alcuni fanno retrocedere questa data al lavoro
di Claude Shannon sulla teoria dell'informazione del 1948.
Oltre all'impostazione interdisciplinare, la psicologia cognitiva aveva
altri suoi aspetti caratteristici.

In primo luogo, si interessava dei processi cognitivi (la percezione,


l'attenzione, la memoria, il linguaggio, il pensiero, la creatività), che
erano stati trascurati dai comportamentisti o considerati come dei
prodotti dell'apprendimento.

A questi processi veniva riconosciuta sia un'autonomia strutturale sia


una interrelazione e interdipendenza reciproche.

Un'altra importante caratteristica della psicologia cognitiva è che la


mente è concepita come un elaboratore di informazione, avente
un'organizzazione prefissata di tipo sequenziale e una capacità
limitata di elaborazione lungo i propri canali di trasmissione.
L'analogia tra mente e calcolatore era basata sulle nozioni di
informazione, canale, sequenza di trasmissione ed elaborazione
dell'informazione, strutture di entrata (input) e uscita (output)
dell'informazione dell'elaboratore, strutture di memoria.

Per spiegare tale organizzazione strutturale e funzionale si diffuse


l'uso di diagrammi di flusso, formati da unità (scatole) e aventi
ciascuna compiti definiti (percezione, attenzione, ecc.) e da vie di
comunicazione.
Nei primi modelli cognitivistici, l'elaborazione dell'informazione era
concepita come un processo che avviene per stadi consecutivi, terminate
le operazioni proprie di uno stadio si passa al successivo, e così via.

Negli anni '70 furono presentati nuovi modelli che mettevano in evidenza
sia la possibilità di retroazione di uno stadio di elaborazione su quelli
precedenti, sia la possibilità che si attivassero le operazioni di uno stadio
successivo senza che quelli precedenti avessero già elaborato
l'informazione per quanto li riguardava.

Un altro aspetto importante fu l'accentuazione del carattere finalizzato


dei processi mentali
Il comportamento veniva ora concepito come una serie di atti guidati
dai processi cognitivi ai fini della soluzione di un problema, con
continui aggiustamenti per garantire la migliore soluzione.

La nozione di “retroazione” ( feedback) sviluppata dalla cibernetica


divenne centrale in questa concezione del comportamento orientato
verso una meta.

Il più semplice es. di retroazione meccanica è dato dal termostato, il


regolatore domestico di calore.

Tale feedback è detto negativo perché tende a stabilizzare la situazione


intorno al punto desiderato, opponendosi a quanto il sistema sta
facendo

Il feedback positivo tende invece ad ampliare sempre di più le


oscillazioni del sistema
In un’ottica cibernetica il sistema uomo sopravvive grazie a un gran
numero di circuiti retroattivi fisiologici e neurali, che garantiscono che
venga mantenuta l’omeostasi.

L’omeostasi rappresenta lo stato ottimale del sistema da cui questo cerca di


non discostarsi, reagendo alle variazioni ambientali con opportune
contromisure tese a ripristinare l’equilibrio.

Con l’introduzione del concetto di feedback è possibile parlare di scopo


anche per le macchine, a patto che queste abbiano la possibilità di
controllare il comportamento durante l’esecuzione, modificandolo in modo
opportuno.

Rimane la differenza fondamentale che per le macchine lo scopo è imposto


dall’esterno.

Lo psicologo sperimentale del linguaggio George Armitage Miller, con le


sue opere determinò un'autentica svolta nella rappresentazione del
comportamento: il comportamento era visto come il prodotto di una
elaborazione dell'informazione, quale è compiuta da un calcolatore, per lo
svolgimento di un piano utile alla soluzione del problema.
Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare,
eseguire, verificare, terminare), esposto nel testo
Piani e struttura del comportamento di Miller,
Pribram, Galanter.
Il comportamento non era quindi l'epifenomeno di un arco riflesso
(input sensoriale, elaborazione, output motorio), ma il risultato di un
processo di continua verifica retroattiva del piano di comportamento
secondo l'unità TOTE ( test, operate, test, exit)

L'atto finale (exit) non consegue direttamente ad un input sensoriale


o a un comando motorio, ma è il risultato di precedenti operazioni di
verifica (test) delle condizioni ambientali, di esecuzione (operate)
intermedie e di nuove verifiche (test).

Nel 1967 uscì il libro dello psicologo statunitense Ulric Neisser,


“psicologia cognitiva”, nel quale venivano sintetizzate le ricerche
condotte nei dieci anni precedenti secondo la prospettiva che fu
definitivamente chiamata cognitivistica
La letteratura sperimentale sui processi cognitivi crebbe a dismisura
sostituendo le prospettive passate con la nuova prospettiva che si diffuse
anche in campo della psicologia sociale e della psicopatologia.

È comprensibile quindi che nei primi anni '70 si parlasse ormai di


rivoluzione cognitivistica nella ricerca psicologica.

La revisione degli anni ‘70


A partire dalla seconda metà degli anni '70 ebbe inizio un'opera di
revisione teorica e metodologica all'interno del cognitivismo, che
arrivò fino ad una parziale autocritica su quanto era stato acquisito nel
decennio precedente.

Fu ancora Neisser a riassumere in un testo del 1976 gli aspetti


problematici essenziali emersi nella letteratura psicologica
cognitivistica.
Neisser affermava che il cognitivismo aveva apportato nuovi e
importanti contributi alla comprensione dei processi cognitivi, ma
allo stesso tempo era degenerato in una miriade di esperimenti e di
moda, spesso privi di effettivo valore euristico.

Si trattava di modelli generalmente relativi a situazioni di laboratorio e


non estrapolabili a situazioni di concreto funzionamento della mente
nella vita quotidiana ("wild cognition"); inoltre, avevano un interesse
più teorico che realmente applicativo.

Neisser faceva un continuo riferimento all'impostazione teorica di


James Jerome Gibson (approccio ecologico)
Gibson aveva una concezione cognitivistica di una costruzione
della realtà esterna da parte della mente, secondo un'organizzazione
sequenziale dell'elaborazione dell'informazione, stadio per stadio.

Tale concezione è criticata in base all'assunto che l'organismo nel


corso dell'evoluzione si è dotato di sistemi sempre più economici e
adeguati che consentono un'analisi diretta e immediata della realtà.

Molti elementi attenuarono l'interesse per il cognitivismo


"classico", o primo cognitivismo, già a partire da metà degli anni
'80:
La Scienza Cognitiva
La scienza cognitiva nasce con l’edizione del primo numero di
“Cognitive Science” nel 1977.

Nel 1979 si tenne la prima conferenza della Cognitive Science Society


all’Università di San Diego, organizzata da Donald Norman.

La Scienza Cognitiva utilizzava lo stesso strumento che vent’anni


prima aveva permesso il decollo dell’intelligenza artificiale:
il calcolatore.

La metodologia era quella simulativa.


Posso dire di conoscere un processo quando sono in grado di
riprodurlo.
La svolta delle neuroscienze negli anni ’90
Introduzione di metodi di indagine completamente non invasivi per lo studio
delle funzioni cerebrali
Risonanza Magnetica funzionale – Permette di studiare l’attivazione in vivo
di aree cerebrali nel momento in cui al soggetto viene chiesto di svolgere un
determinato compito.
In sintesi:
-Anni ’80 Scienza Cognitiva metafora Computazionale
-Anni ’90 Scienza Cognitiva metafora Organo/Funzione dove il
funzionamento della mente dipende dall’organo che la sottende, vale a dire il
cervello
La conoscenza

Memoria Pensiero Linguaggio

Percezione_____________________Conoscenza______________________Azione

Emozione
Il cuore dei sistemi complessi, umani e artificiali, è nella conoscenza
Conoscenza è indispensabile per percepire l’ambiente esterno, per
modificare stati interni, per costruire piani, per agire nel mondo.
Non basta possedere conoscenza, ma è determinante la capacità di usarla.
L’arte sta nell’uso, non nel possesso.
Conoscenza, memoria, apprendimento sono in gran parte la stessa cosa
analizzata da prospettive differenti e per differenti usi
Domande:
-Qualità: quale conoscenza possiede l’uomo?
-Rappresentazione: come è possibile rappresentare adeguatamente la
conoscenza del sistema?
-Gestione: come si mantiene, si modifica, si revisiona la conoscenza?
-Apprendimento: come si acquisisce nuova conoscenza e come la si
integra con quelle precedenti?
Tipi di conoscenza

K - TACITA K - ESPLICITA
Analogica, procedurale Dichiarativa, linguistica

Immagini mentali Reti semantiche

Regole di produzione Frame

Modelli mentali
Conoscenza esplicita (K-esplicita)
E’ una teoria del mondo, concepita come un insieme di concetti che descrivono
classi di oggetti (il bicchiere), relazioni (il vino sta dentro il bicchiere), processi
(la maturazione dell’uva), regole ufficiali di comportamento (non si beve con la
bocca piena) ecc.
SAPERE CHE COSA
Rappresenta ciò che una persona sa di sapere intorno a qualunque entità del
mondo, comprese le altre persone.
Conoscenza consapevole, esprimibile linguisticamente, dichiarativa.
No è detto che questa conoscenza corrisponda alla realtà esterna ma
corrisponde a ciò che la persona crede sia la realtà esterna
L’intera istruzione scolastica e gran parte di quella professionale di un
individuo è centrata sulla conoscenza esplicita
(es.Triangolo isoscele = triangolo con due lati uguali)
Conoscenza tacita (K-tacita)
Si riferisce alla conoscenza che un sistema possiede e che gli permette di
interagire efficacemente col mondo.
SAPERE COME agire
Una parte di essa è “trasparente” perché il soggetto ha libero accesso ad essa
Gran parte di K-tacita è costituita da procedure “opache”; modi di agire che
scattano automaticamente, senza bisogno di controllo o attenzione.
Es. andare in bicicletta, sentirsi imbarazzati o a proprio agio ecc.
Le procedure opache sono per definizione fuori dalla consapevolezza, operano
inconsciamente, e sono ricostruibili solo a posteriori in modo sempre incompleto
e arbitrario.
E’ una conoscenza procedurale
La relazione tra k-tacita e k-esplicita è complessa e sfuggente
Procedure “opache” possono generare risultati espliciti (es. antipatia e fascino)

LA MEMORIA

La memoria consiste in un insieme di procedure per la conservazione e l’uso


dell’informazione per breve tempo (MEMORIA DI LAVORO - MBT),
per la gestione ed il recupero della conoscenza generale (MEMORIA A LUNGO
TERMINE - MLT)
e di un sottosistema particolare di quest’ultima (MEMORIA EPISODICA)
dedicato ai dati temporalizzati e autoriferiti
Considerare la memoria un insieme di procedure significa sottolineare il carattere
di costruzione attiva dei ricordi
Memoria di lavoro o a Breve Termine
La MBT è il sistema cognitivo che ci permette di tenere attive un numero limitato
di informazioni per un breve periodo di tempo, dell’ordine di qualche secondo.
George Miller: il magico numero 7 più o meno 2
Miller ha quantificato la sua capacità massima, il cosiddetto span , intorno al
magico numero sette più o meno due; ciò significa che si possono ricordare cifre
separate o gruppi di cifre, mai più di 7 più o meno 2 insiemi indipendenti di dati
Due sistemi:
-Loop articolatorio per il materiale verbale (circa 2 sec.)
-”Blocco per gli schizzi” per le informazioni di natura visiva e spaziale
Questi due sistemi funzionano in modo integrato grazie ad un terzo meccanismo,
l’esecutivo centrale, che li organizza e li coordina.
Memoria a Lungo Termine
In un certo senso la MLT si sovrappone alla conoscenza.
Il suo compito consiste nel gestire le informazioni in conoscenza e nel
recuperarle quando servono.

Memoria Episodica
Questa è un tipo particolare di MLT, specializzata nella gestione di conoscenza
temporalizzata, e che permette di ricordare le esperienze precedenti nel modo
in cui sono state vissute.
Questa particolare coscienza di sé caratterizza il ricordo episodico, perché
permette di rivivere le esperienze precedenti.
Ciò comporta che questa memoria mantenga un tono emozionale.
Lo stesso dato può venire immagazzinato sia nella MLT che nella ME ma avrà
struttura diversa, contenuto diverso e procedure di recupero indipendenti.
Nella Memoria Episodica sono conservati:
-Episodi specifici con cui il sistema è entrato in contatto direttamente o
indirettamente, episodi vissuti dall’individuo (es. la nascita di mio figlio, il
mio esame di maturità)
-Eventi non vissuti direttamente ma con cui il sistema entra in contatto
attraverso strutture di conoscenza già preconfezionate (racconti verbali, libri,
film) (es.il combattimento de “Il Gladiatore”)

Le procedure di codifica, immagazzinamento e ricostruzione dei ricordi


episodici sono gli stessi che agiscono nella MLT

CODIFICA – Avviene su dati forniti dal registro sensoriale, quindi non sono
oggettivi perché sono già stati interpretati soggettivamente dal sistema.
La conoscenza dipende da come la memoria ha organizzato le informazioni in
entrata, categorizzandole in modo arbitrario, secondo gli schemi interpretativi
privilegiati dal sistema

I ricordi strutturati come conoscenza tacita veicolano il modo di procedere


del sistema, sia nei confronti dell’ambiente esterno (sono in grado di
ricordare come si va in bicicletta, una volta che l’ho imparato) sia nei
confronti dell’universo interno (ho ricordi viscerali di determinate
situazioni, che mi attirano o mi allontanano da analoghe esperienze)

Tali ricordi possono essere emozionalmente carichi, e essere attivati sia dalle
strutture esplicite (es.il primo bacio mai dato) sia da quelle tacite ( es.il sapore,
l’odore, le emozioni che hanno accompagnato il primo bacio)
IMMAGAZZINAMENTO - Anche la capacità della MLT è finita, in quanto si
basa su un sistema fisico finito, il cervello. Tuttavia all’atto pratico essa
sembra essere inesauribile

RECUPERO - Il recupero avviene attraverso strutture analoghe a quelle che


hanno immagazzinato i ricordi.
Sono schemi generali di conoscenza che organizzano i dati singoli in insiemi
significativi.
Non si tratta quindi di far emergere ricordi statici ma di ricostruire le
esperienze basandosi sulle conoscenze che il sistema ha del mondo.
Il passato non è accessibile se non attraverso griglie interpretative.
Come noi percepiamo ciò che prevediamo percepire, allo stesso modo
ricordiamo ciò che corrisponde alla nosra immagine del mondo oggi, non agli
schemi attivi quando è l’evento è accaduto.
Esiste anche un meccanismo di accesso diretto alla conoscenza, senza strutture
intermedie.
Questo prende sempre l’avvio da un cue, da un suggerimento, che può essere
esterno o interno
Le strutture di recupero sono sia “fredde” che “calde”, in quanto cue e schemi
contengono agganci sia per gli aspetti cognitivi che per quelli emozionali
Ciò implica una doppia categorizzazione (per affinità razionale e per affinità
emozionale) che spiega l’influenza dello stato d’animo su ciò che si ricorda.
G.Bower – I ricordi prodotti spontaneamente dai soggetti sono congruenti con il
loro stato d’animo attuale

OBLIO – “Perché si dimentica?”


Disfunzioni nelle procedure di
-immagazzinamento
-o di recupero
Per l’immagazzinamento si parla di processi di decadimento o di interferenza
- Decadimento
Passare del tempo – Ci si dimentica di un dato che non è stato più utilizzato
- Interferenza
Numero rilevante di informazioni di natura simile a quella desiderata, che
disturbano la nettezza del ricordo
In altri casi è il recupero a non funzionare perfettamente
Fenomeno “sulla punta della lingua”- il soggetto è cosciente di avere in memoria
quel dato, ma non riesce ad estrarlo.
Dalla pratica clinica si evidenzia come informazioni che sembravano perdute
riaffiorino con un impegno serio.
Le esperienze non positive sembrano più facilmente dimenticabili – oblio benefico
Tuttavia non tutto il negativo si dimentica e non tutto il positivo si ricorda
In conclusione l’oblio è dovuto a problemi di recupero e non a perdita delle stesse
L’ APPRENDIMENTO
APPRENDIMENTO DI PRIMO ORDINE (legato alla K-Esplicita)
Aggiunge informazione nuova alla conoscenza
Discorso semplice se ci si limita ad aggiungerla alla base dati precedente
Per renderla utile è però necessario integrarla, farla interagire con quella già
strutturata nella base dati.
Ogni tipo di apprendimento pone il problema di rendere il nuovo coerente con il
già noto, quindi richiede che la conoscenza del sistema venga revisionata per
evitare l’insorgenza di contraddizioni.

APPRENDIMENTO DI SECONDO ORDINE (legato alla K-Tacita)


Può essere misurato solo attraverso un miglioramento della performance
Non è legato ad un aumento di nozioni, ma al miglioramento nella capacità di
acquisirle, di selezionarle, di coglierne i punti essenziali
Si tratta di migliorare autonomamente le proprie prestazioni, generando strategie
originali per aumentare l’efficienza nei confronti di nuovi e vecchi problemi.

APPRENDIMENTO MISTO
Acquisire conoscenze nuove facendo interagire K-esplicita con K-tacita
Da K-esplicita a K-tacita
Generare nuove procedure a partire da informazioni di tipo proposizionale
(es.tennis)
Da K-tacita a K-esplicita
Si tratta di inferire, partendo dai fenomeni osservati, l’esistenza di regole capaci
di determinarli, e quindi di esplicitare la regola stessa.(es. scoperta scientifica)
LA PERCEZIONE
PERCEZIONE GUIDATA DAI DATI
Vedi Psicologia della Gestalt – Leggi di Wertheimer
PERCEZIONE GUIDATA DALLA TEORIA
Movimento del New Look – Jerome Bruner e Leo Postman
Dimostrarono che i bambini ebrei percepivano la svastica come
significativamente più grande di bambini non ebrei; bambini poveri percepivano
l’immagine del dollaro come più grande dei loro coetanei ricchi.
Stimoli identici danno luogo a percetti diversi. Sono le aspettative del soggetto,
la sua esperienza passata, le sue emozioni rispetto allo stimolo, in una parola la
sua Teoria, che lo guida nell’interazione col mondo
Ruolo costituivo del soggetto percepiente rispetto al percetto.
Prevalenza delle aspettative cognitive ed emozionali rispetto al mondo esterno
tutto da interpretare.
SISTEMI INTERAGENTI
La posizione “ecologica”di Gibson
Egli definisce “affordance” (disponibilità) quelle proprietà dell’ambiente che
permettono al soggetto percepiente di eseguire una certa azione
Una affordance è un aiuto, una risorsa che l’ambiente offre ad un animale;
l’animale deve possedere la capacità di percepirla e utilizzarla.
Es. superfici che permettono sostegno (un fiore su cui un’ape atterra), oggetti
che possono essere manipolati (pietre che le scimmie sollevano) ecc.
Egli propone di lasciar perdere illusioni ottiche e situazioni di laboratorio e di
cercare di capire cosa succede in situazioni naturali di visione.
L’affordance inoltre collega percezione e azione.
Percepire il mondo in un certo modo serve per potersi muovere in quel mondo
Interazione essere vivente-ambiente
H.Maturana e F.Varela in “Autopoiesi e cognizione”(1980) vanno oltre.
I due neurofisiologi anziché porsi la domanda “Come fa l’organismo a estrarre
informazioni dall’ambiente?” si chiedono “Come mai l’organismo ha la
struttura adatta a operare efficacemente nell’ambiente?”

Organismo e ambiente non sono realtà separabili e studiabili in modo


indipendente: le interazioni sono l’aspetto fondamentale su cui concentrarsi.

Lo scopo dello studio della percezione non è più ingannare soggetti


sperimentali, ma capire come fa un essere vivente a percepire le entità che lo
circondano, cogliendone gli aspetti importanti per la sopravvivenza.

Come fa la leonessa a distinguere le zebre dallo sfondo?


Come il bambino piccolo riconosce la mamma rispetto a tutto ciò che mamma
non è?
La rana non ha una rappresentazione del mondo in cui esistono le mosche;
semplicemente, la struttura biologica del suo cervello è tale per cui le sue
fibre ottiche rispondono a punti scuri in movimento, attivando una
disposizione globale ad agire che permette infine alla sua lingua di colpirli.

Naturalmente, se non esistessero le mosche, la rana non avrebbe sviluppato una


tale specializzazione percettomotoria.

La percezione visiva rimane il nostro canale privilegiato di interazione col


mondo

In quanto animali, i nostri occhi sono essenzialmente dei rilevatori di


movimento; tutto ciò che per un essere umano è veramente importante si muove.
IL PENSIERO
L’attività del pensiero è difficilmente racchiudibile in compartimenti separati
SOLUZIONE DI PROBLEMI ( Problem Solving )
E’ il settore più “glorioso” della scienza cognitiva
Nobel 1982 per l’economia a Herbert Simon per i suoi studi sui processi
decisionali e di scelta nei problemi economici
La psicologia si è da sempre occupata dei processi di pensiero ma nessuno è
mai riuscito a proporre una teoria plausibile
L’insuccesso più illustre fu quello fornito dalla psicologia della Gestalt con il
concetto di Insight.
L’insight corrisponde al magico passare da un problema non risolto a uno
risolto senza che né il solutore sappia esplicitare come ha fatto, né lo
sperimentatore abbia la più pallida idea di come ciò sia avvenuto!
Es. Archimede “Eureka”, o I.Newton
A.Newell e H.Simon (1956) - Ipotesi dell’indipendenza dal dominio
Si basa sull’assunto che sia possibile costruire un insieme finito di procedure
generali in grado di risolvere qualunque tipo di problema.

Indipendenza al dominio significa non farsi influenzare dai domini specifici;


trovata una buona euristica (o regola generale) questa sarà valida per risolvere
equazioni di terzo grado come per sceglier un buon albergo in una città
straniera.

“Human problem solving”(1972) – Si concentrarono su problemi ben definiti


come scacchi, dama, problemi matematici.

La metodologia degli autori consisteva nel far parlare le persone mentre stanno
risolvendo un problema, per avere un idea di quelli che sono i passaggi interni
verso la soluzione.
Es. Kasparov vs Deep Blue
In generale la procedura classica per risolvere un problema prevede 4 fasi:
1) Riconoscimento
2) Definizione
3) Risoluzione
4) Controllo della soluzione

Riconoscimento del problema


Una persona ha un problema quando desidera qualcosa che non è direttamente
raggiungibile
Accorgersi di un problema è sempre dipendente dalla possibilità del sistema di
esercitare la sua volizione; ecco perchè gli esseri umani hanno molti problemi e
le macchine no
Nessun problema è oggettivamente tale, ma lo diventa in relazione allo stato del
sistema e agli obiettivi che si pone.
Porsi il problema giusto significa aver intravisto una possibile soluzione.
Definizione di un problema
Il problema individuato viene reso trattabile con gli strumenti che l’individuo
possiede
Definizione = le condizioni, i vincoli, lo stato iniziale, le regole che si devono
seguire per risolverlo e infine i criteri di validità e di valutazione della
soluzione
Una buona descrizione formale del problema a rendere ovvia la soluzione o
perlomeno a facilitarla di molto
Decision making differenzia tra problemi ben definiti e mal definiti
Il processo di definizione è difficile per i problemi della vita reale perchè sono
tutti mal definiti
In “Reason in human affairs” Simon introduce il concetto di razionalità
limitata
Ci sono vincoli dati dalla sua capacità attenzionale, cioè concentrarsi su di un
problema alla volta, e il ruolo giocato dalle emozioni
Risoluzione di un problema
E’ la fase centrale del problem solving
Consiste nella ricerca o nella costruzione di un algoritmo tale da permettere il
passaggio da uno stato iniziale a uno finale designato come meta
Il metodo meno faticoso di risolvere un problema è stabilire se può essere analogo
a un altro di cui si conosce già la soluzione
Tipi di ricerca della soluzione
-Ricerca in avanti (forward search)
Si parte dallo stato iniziale del problema per andare verso le possibili soluzioni
Una volta individuati potenziali stati finali, che corrispondono a soluzioni che il
sistema considera valide, si arriva a determinare, per ciascuna soluzione, i passi
necessari per realizzarla
Nella ricerca in avanti è tipico che vi sia un unico stato di partenza, mentre più
stati finali possono essere considerati come ugualmente soddisfacenti
Ricerca all’indietro (backward search)
La procedura parte dallo stato meta per espandersi agli stati iniziali.
Il sistema ha un unico stato finale considerato come soluzione reale: tutte le
eventuali alternative sarebbero considerate insoddisfacenti
Es. in matematica quando si cerca di dimostrare un nuovo teorema
Si sa perfettamente dove si vuole arrivare, mentre è indefinito lo stato iniziale da
cui è opportuno muoversi per riuscire ad arrivare alla prova del nuovo teorema
Analisi mezzi-fini
Mescola le procedure forward e backward search
I momenti cruciali sono 3
a) Generare sottoproblemi
b) Risoluzione dei singoli sottoproblemi
c) Assemblaggio delle soluzioni parziali
Es. Giulia in California
Controllo della soluzione
E’ l’ultimo passo del Problem Solving
Tra le numerose percezioni che compiamo, una gran parte deriva da un
Si hanno due casi:
repertorio di memorie e quindi da un insieme che è stato in precedenza
-La soluzione
appreso e reso èutilizzabile.
nota a priori
-Non è nota in anticipo
Nel primo caso,es. problema di matematica,sarà sufficiente confrontare la
Queste leggi
soluzione sono con
ottenuta chiamate anche leggi
quella riportata della
sul testo "figura-sfondo"
come esatta. o "leggi di
raggruppamento" in quantonon
Nella vita reale la soluzione favoriscono il "mettere
è mai conosciuta assieme, il creare un
in anticipo.
tutto percettivo" di elementi che in realtà sono separati.
Inoltre, in natura, non esiste “la soluzione”; la ricerca va arrestata nel momento
più favorevole per l’organismo
PIANIFICAZIONE (vedi TOTE)
Due dimensioni:
Proprio per questo spesso queste leggi “creano” quelle che noi
chiamiamo illusioni
-Attiva: capacità ottiche.i propri piani
di costruire
-Passiva: capacità di comprendere come siano fatti i piani degli altri
Un PIANO è una serie coerente di azioni volta a raggiungere un determinato
scopo
Per pianificare è necessario:
-avere conoscenza sul mondo
-sucome il mondo possa essere modificato secondo i propri scopi attraverso
azioni
-sugli effetti delle azioni stesse
Pianificare = muoversi mentalmente nel futuro
Il meccanismo della proiezione permette di revisionare un piano

RAGIONAMENTO
-Deduttivo
-Induttivo
-Quotidiano
DEDUZIONE
UnProprio per questo
tipo di pensiero spesso
che agisce queste leggi dai
indipendentemente “creano” quelleseguendo
suoi contenuti, che
noi chiamiamo
regole astratte, valideillusioni
sempre ottiche.
(Vedi J.Piaget- Pensiero ipotetico deduttivo)
Inferenze che vanno dal generale al particolare, senza accrescere la conoscenza
Ogni deduzione
Queste è sempredal
dipendono tautologica;
fatto chele conclusioni sono “figura-sfondo”
le leggi della implicitamente
presenti nella premessa.
fanno in modo che il nostro cervello non percepisca le singole
parti di un oggetto, ma solamente
Se…Allora… Sillogismil’insieme.
INDUZIONE
Modo di procedere che va dal generale verso il particolare
Non può mai garantire
Collegare i diversila elementi
validità delle conclusionidell’oggetto
costitutivi (es. del corvo)
considerato,
Karl crea l’illusione.
Popper – falsificazionismo
RAGIONAMENTO QUOTIDIANO
La causalità assume un ruolo essenziale; organizza la costruzione di modelli
complessi che permettono di porre in relazione gli eventi fra loro

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