Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Sembra che anche Talete abbia considerato l’anima come un principio mo-
tore se ha detto, secondo quanto si tramanda di lui, che il magnete ha un’anima
perché muove il ferro (ARISTOTELE, De anima 405 a 19).
Alcuni sostengono che l’anima è mescolata al tutto e per questo, forse Talete
credeva che tutto fosse pieno di dèi (ARISTOTELE, De anima 411 a 7).
Già agli inizi della storia della filosofia (e della scienza) occidentale troviamo interesse e
curiosità per i fenomeni magnetici. Abbiamo qui un passo nel quale Aristotele attribuisce a Ta-
lete, nel corso di una rassegna di concezioni sull’anima, l’opinione che l’anima sia un principio di
movimento, e questo per il fatto che aveva descritto il magnete come dotato di un’anima.
L’azione del magnete sembrava testimoniare la presenza di forze che animano l’intero universo,
forze riscontrabili anche in ciò che a prima vista appare inanimato. Il magnetismo sarà per lungo
tempo associato alla vita, misterioso ponte tra gli esseri animati e quelli inanimati.
Anche la scienza moderna si interrogò, fin dai suoi inizi, sulla natura dell’elettricità e del
magnetismo. Nel 1600 apparve l’opera di William Gilbert (1540-1603) De magnete, nella quale si
parla per la prima volta di vis electrica. I primi studiosi descrivevano la forza magnetica come
invisibile, capace di agire a distanza e non materiale. Gilbert parlava della Terra magnetica come
di “un corpo animato che imita l’anima” [GUICCIARDINI, p. 13]. In seguito si affermò la visione
meccanicistica della natura propria della scienza cartesiana, per la quale ogni fenomeno naturale
andava spiegato in base a movimenti e a collisioni di corpuscoli materiali. Però la fisica meccani-
cistica non riuscì a formulare soluzioni soddisfacenti ai problemi posti dal magnetismo. Una mi-
gliore base di partenza fu costituita dalle teorie di Newton (1643-1727), che ammettevano l’esi-
stenza di forze attrattive e repulsive e consentivano di postulare un’azione a distanza fra corpi
diversi. Nonostante la generale ammirazione per la sua opera, Newton ricevette anche critiche
severe: com’era possibile che due masse potessero attrarsi a distanza, istantaneamente e nel vuo-
to, come sosteneva la teoria della gravitazione universale? Non è questo un ritorno a quelle qua-
lità occulte, a quegli oscuri principi spirituali caratteristici del pensiero magico che la scienza
cercava di superare? Forse è anche per rispondere a queste critiche che, nella veste di presidente
della Royal Society, Newton favorì una serie di ricerche sull’elettricità. I fenomeni elettrici e ma-
gnetici sembravano costituire una confutazione del materialismo meccanicista.
Alla fine del XVIII secolo gli esperimenti di Luigi Galvani (1737-1798) destarono grande
scalpore. Egli mostrò che i muscoli di una rana si contraggono sotto l’azione dell’elettricità. Si
rese inoltre conto del fatto che “non era indispensabile l’azione elettrica per provocare tali
convulsioni muscolari. Bastava mettere in contatto i nervi con un circuito metallico e il fenome-
no si riproduceva quando il circuito veniva chiuso. Dato che era stata eliminata ogni influenza
esterna, Galvani pensò che la fonte dell’elettricità stesse proprio nell’organismo della rana…”
[VIALLARD - DAUMAS, p. 85] Le sue ricerche avvaloravano l’idea che questa specifica “elettricità
animale” fosse alla base di movimenti e sensazioni. Sembrava quindi aperta la via ad una più
profonda comprensione dei processi vitali. Biologia e fisica si incontravano e quest’incontro fa-
ceva presagire la scoperta del segreto della vita. L’esistenza dell’elettricità animale fu pronta-
mente contestata da Alessandro Volta (1745-1827), per il quale “la sorgente di elettricità non ri-
siede nell’organismo vivente ma nel contatto fra due metalli” [VIALLARD - DAUMAS, p. 86]. Nel
frattempo, però, le idee di Galvani avevano trovato ampia eco nel panorama intellettuale euro-
peo. Anche la scoperta della pila voltaica, che rivelava nell’elettricità “una forza risultante dal
concorso di elementi opposti, negativi e positivi” [DE RUGGIERO, p. 39], contribuì ad influenzare il
nascente Romanticismo.
Novalis, Frammenti
[1433] Tutte le azioni, persino quella del pensare, saranno fatte risalire
all’actio in distans.
Il magnetismo, nel frattempo, trovava “un nuovo campo di applicazione al mondo orga-
nico” [DE RUGGIERO, p. 40] grazie a Franz Anton Mesmer (1733-1815). Laureatosi con una tesi ri-
guardante l’influenza della gravità celeste sulla fisiologia umana, sosteneva che l’universo “fosse
da ogni parte attraversato e circondato da un fluido etereo universale, che determina non solo
l’influsso dei corpi celesti gli uni sugli altri, ma anche l’influsso dei corpi animali fra loro. Il
concentramento di questo fluido nei singoli organismi è variabile e si può intensificare con mez-
zi opportuni… L’attrazione magnetica tra due soggetti umani diveniva così una caso particolare,
anzi una specie di condensazione, dell’attrazione magnetica che opera nel cosmo” [DE RUGGIERO,
cit.]. Figura ambigua, tra il ciarlatano, il mago e lo scienziato, Mesmer, fu oggetto di scandali e
polemiche. Il suo “magnetismo animale”, utilizzato per compiere guarigioni, fu oggetto di inchie-
ste condotte da alcuni dei maggiori scienziati del tempo (fra i quali Franklin e Lavoisier) e le sue
teorie furono smentite. Però i fenomeni di trance che riusciva a produrre colpirono l’immagina-
zione popolare e continuarono a costituire un problema per la scienza. Fu negli anni quaranta
del XIX secolo che si cominciarono a comprendere i meccanismi dell’ipnosi. Il mondo dei pro-
cessi psichici inconsci cominciava a disvelarsi. Di lì a poco sarebbe sorta la psicoanalisi.