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concetto di relazione.
INDUSTRIA O SETTORE = Industria e settore sono sinonimi e rappresentano l’insieme di tutti i produttori di un
determinato prodotto => Nel concetto di industria o settore non rientra l’idea di relazione
Il problema è definire i confini del settore => I confini del settore non devono essere troppo grandi o stretti
altrimenti esso perde di significato.
Il settore delle calzature è ampio, comprende varie forme. => E’ possibile spezzettarlo in settori circoscritti
(scarpa da ballo, calcio, trekking).
FILIERA DI PRODUZIONE = la catena di tutti gli operatori che partecipano alla realizzazione di un bene/servizio
=> La filiera di produzione è intesa in senso verticale: si parte dalle materie prime per arrivare al prodotto finito
Ad esempio, nelle aziende automobilistiche si parte dalle acciaierie, dalla produzione di pneumatici, bulloni,
motore, luci… Tutti i soggetti che realizzano componenti del bene automobile fanno parte della filiera di
produzione.
Quindi nella filiera di produzione potremmo vedere tanti settori che si “sovrappongono”, perchè quello
dell’illuminazione è un settore, quello dei pneumatici è un altro… sono tanti settori, ma vanno presi in senso
verticale perchè conducono ad un singolo bene.
La filiera riguarda solo il lato dell’offerta e c’è una relazione tra diverse imprese operanti in diversi settori per la
realizzazione di un determinato prodotto.
SISTEMA SETTORIALE = È costituito dalle imprese che fanno parte del settore, più le imprese che forniscono
input di tipo strategico o operativo alle imprese del settore => Si svolge quindi un’analisi orizzontale.
Prendiamo tutte le imprese di un settore e accanto ad esse ci affianchiamo quelle che contribuiscono
fornendo input strategici o operativi -> vengono anche chiamati ORGANI DI STAFF.
DISTRETTO = Concentrazione su base territoriale di imprese dello stesso settore, le ragioni per le quali esiste questa
concentrazione sono da ricercare in motivazioni storiche. Si tratta di imprese che producono beni, non tanto servizi,
perché per i servizi bisogna collocarsi vicino al mercato di sbocco, mentre per i beni si possono scegliere diverse aree
di LOCALIZZAZIONE.
Sono geograficamente concentrati in un’area specifica e operano in un unico settore
Si verifica la compresenza in un territorio circoscritto di un numero consistente di imprese di piccole
dimensioni che svolgono al proprio interno il processo produttivo, ma che hanno anche una serie di rapporti
a rete con le altre imprese che operano nello stesso territorio. Queste aziende sperimentano una divisione del
lavoro e si avvantaggiano di quella che viene chiamata: ATMOSFERA INDUSTRIALE: conoscenza diffusa
all’interno del distretto che va a vantaggio di tutte le imprese che ne fanno parte. Le imprese anche se
concorrenti, riescono a collaborare.
L’atmosfera industriale è il risultato di questo sistema di valori che caratterizza il distretto e favorisce la
diffusione di professionalità e mestieri. Le conoscenze sono dunque diffuse. All’interno del distretto le
relazioni sono più instaurabili, perché c’è un maggior clima di fiducia che riduce i costi di relazione, i costi
di informazione per attivare una relazione. Intreccio tra la vita quotidiana e l’attività produttiva.
FATTORI DI LOCALIZZAZIONE
Il distretto è una concentrazione su base territoriale di imprese che operano nello stesso settore: per quale motivo
queste imprese si localizzano in un’area specifica?
Decido dove localizzare la mia produzione in base a tre fattori di localizzazione: NATURALE,
AGGLOMERATIVO e CORRETTIVO.
AGGLOMERATIVO: richiama il concetto di distretto perché indica che in una determinata area, in ragione
della sua storia produttiva ed economica, è possibile realizzare la produzione di un determinato prodotto in
modo migliore e con condizioni migliori rispetto ad altre aree.
CORRETTIVO: i fattori correttivi sono legati a interventi da parte di enti pubblici o dello Stato, finalizzati a
favorire lo sviluppo o l’insediamento di determinate attività produttive in una zona piuttosto che in un’altra.
Lo Stato interviene concedendo benefici di natura economica in diverse modalità: CONTRIBUTI IN CONTO
CAPITALE o A FONDO PERDUTO – CONTRIBUTI IN CONTO INTERESSI – DETASSAZIONE DEGLI
UTILI – FISCALIZZAZIONE DEGLI ONERI SOCIALI
CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE: è una formula utilizzata molto nel passato. Lo Stato “si
accolla” parte del mio investimento iniziale (dice, ad esempio: “se tu investi in quell’area avrai un
contributo di 100.000€ per il quale non devi pagare interessi e non devi restituire la somma che ti è
stata prestata”).
A FONDO PERDUTO: lo Stato mi aiuta nell’investimento, non vuole gli interessi e non vuole nulla
indietro.
IN CONTO INTERESSI: lo Stato si fa carico di una parte degli interessi che io pago per un
finanziamento => se per realizzare un investimento è necessario accendere un finanziamento, lo Stato
contribuisce a pagare gli interessi su questo finanziamento.
DETASSAZIONE DEGLI UTILI: gli utili non vengono tassati per un certo periodo.
FISCALIZZAZIONE DEGLI ONERI SOCIALI: oneri sociali -> costi che le imprese devono
sostenere per i dipendenti (costi per il personale) => Si aggiungono alla voce salari e stipendi e hanno
a che fare col Sistema Sanitario Nazionale e con la pensione. Lo Stato si fa carico di una quota di
questi oneri sociali (una parte di essi va a carico dello Stato).
Sulla base di questi fattori si stabilisce dove produrre, e se esistono questi tre fattori concentrati in una specifica area, è
facile che si creino i distretti produttivi.
CARATTERI DELL’AMBIENTE
Non è importante sapere solo com’è composto l’ambiente, ma è importante anche conoscere i caratteri del contesto in
cui l’impresa opera.
“Panta rei” (Eraclito) significa “tutto scorre”: esso sta ad indicare la mutevolezza dell’ambiente=>
L’ambiente in cui opera l’impresa è in cambiamento continuo (mutevole)
“Ogni giorno viviamo la storia” (Anonimo): quando si pensa alla storia si fa riferimento ad un orizzonte
temporale lontano: in questo caso, no => L’ambiente nel quale viviamo è in continuo cambiamento, un
cambiamento sempre più rapido => Quindi, “Ogni giorno viviamo la storia”, si riferisce alla velocità
crescente del cambiamento.
“Così è se vi pare” (Luigi Pirandello): l’ambiente non può essere definito assoluto, ma è relativo =>
l’ambiente è diverso da impresa a impresa e ognuno lo percepisce in modo differente.
“Siamo passati da un mondo di orologi ad un mondo di nuvole” (Karl Popper): l’orologio è sinonimo di
certezza, precisione, prevedibilità… le nuvole invece sono l’esatto contrario. Innanzitutto, si formano come
vogliono, quando vogliono, ognuno guardando le nuvole vede quello che i suoi occhi gli mostrano => ci
proietta sulla complessità: Siamo passati da un mondo chiaro e logicamente collegato (mondo di certezze) ad
un mondo dove tutto è complesso => complessità
L’ambiente è:
COMPLICATO: complesso non è sinonimo di complicato, perché un problema complicato può
essere definito come un problema per il quale è possibile giungere ad una soluzione. Da un punto di
vista etimologico significa “piegato insieme”, quindi un problema complicato può essere spiegato,
scomposto in tanti piccoli problemi, risolti quando si individua la soluzione complessiva del problema
complicato.
COMPLESSO: complesso non vuol dire piegato, ma “intrecciato insieme”. Un problema complesso
non si può scomporre in piccoli problemi per i quali ci sia una soluzione, in quanto non esiste un
rapporto causa-effetto. Per il problema complesso bisogna trovare tante soluzioni che saranno più
adatte ad un’impresa piuttosto che ad un’altra. Ecco perché, di fronte al contesto ambientale nel quale
le imprese sono insediate, le risposte che le imprese danno sono differenziate e i risultati che
ottengono sono altrettanto differenziati… A seconda delle modalità con le quali l’impresa si relaziona
con l’ambiente, si risponde alla complessità ambientale.
VARIETÀ: indica che l’impresa entra a contatto con un elevato numero di fenomeni differenti => indica la
numerosità dei prodotti, dei modelli, dei soggetti con i quali l’impresa entra in relazione => La varietà viene
considerata da un punto di vista sincronico, cioè in uno stesso momento l’impresa entra in relazione con una
varietà di soggetti
VARIABILITÀ: è la continua evoluzione/mutamento di una determinata categoria di soggetti => infatti, una
categoria di soggetti può cambiare costantemente => viene vista nell’ottica diacronica, cioè nel tempo, non in
un momento specifico.
Nello scorrere del tempo è possibile che ciascuno dei molteplici fenomeni/beni/persone con i quali entra in
contatto l’impresa subisca delle variazioni successive (l’evoluzione continua dei prodotti, dei soggetti, dei
fenomeni… Da non confondere con la velocità crescente del cambiamento).
Esempio: la Fiat produce diversi modelli di auto. Per ciascun modello, la variabilità indica l’evoluzione
che questo ha subito (pensiamo alla 500: la nuova 500, la 500L, la 500 Abarth… sono tutte varianti
dello stesso modello).
INTERDIPENDENZA: non esiste più una connessione causale tra i fenomeni (in base alla quale io compio
un’azione A che, a sua volta, determina per effetto l’azione B), ma su un fenomeno insistono più concause: di
conseguenza esso dipende da molteplici fattori.
Nell’ambiente complesso i fenomeni non si spiegano secondo una logica razionale e secondo un rapporto di
causa/effetto: non esiste la possibilità di dire che un fenomeno ne determina un altro. Piuttosto, si dice che
un fenomeno insieme ad altri fenomeni agiscono come concausa nel determinare un risultato, ma lo stesso
risultato che si ottiene influenza a sua volta i fattori che lo determinano => Un fenomeno è sia causa che
conseguenza degli altri fenomeni con i quali interagisce. E’ impossibile identificare relazioni lineari di
causa effetto, non si può esercitare un controllo significativo sull’ambiente.
IMPREVIDIBILITA’: continua variazione che crea difficoltà nel prevedere le traiettorie future che
l’impresa potrebbe seguire, ma che le stesse variabili con le quali l’impresa interagisce potrebbero richiedere
Occorre precisare una cosa: è vero che queste sono le caratteristiche della complessità ambientale e che l’impresa le
subisce, ma è vero anche che l’impresa crea a sua volta complessità => Quindi viene subita dall’impresa, ma l’impresa
a sua volta la alimenta con il suo operato.
L’impresa produce, vive e si nutre di complessità.
La produce attraverso le sue scelte.
Vive nella complessità perché il sistema aziendale ha numerose complessità interne, popolato da una varietà
di soggetti che generano complessità. (es: giochi di potere, presenza di egoismo, carenza di ascolto, squilibrio
generato da sfiducia tra le persone, emozioni e la loro connessione con il grado di benessere e malessere
all’interno dell’organizzazione).
Si nutre di complessità, in quanto i processi creativi e innovativi si diffondono nell’ambiente sulla base delle
realtà che i singoli decisori generano nella loro mente, attingendo alla propria conoscenza, immaginazione e
applicandole alla complessità ambientale. Questa condizione con la varietà di forme che esprime sono un
formidabile motore di sviluppo, che si ridurrebbe di molto nel caso in cui si riducesse la complessità.
INTELLIGENZA = deriva dal latino intelligere, leggere inter (capacità di leggere tra le righe del cambiamento, per
capire un possibile senso).
Intelligenza è scendere all’interno di quello che accade e osservare dall’interno => Intelligenza è la scelta di muoversi
per comprendere profondamente ciò che accade e quello che si osserva.
Gardner propone 9 tipi di intelligenza con riferimento a specifici ambiti => pag. 257 manuale
intelligenza logico-matematica (capacità di osservare, ordinare, riordinare => riguarda scienziati,
matematici)
linguistica (sensibilità per il significato, ordine, suoni parole => riguarda poeti e scrittori)
musicale (sensibilità a suono, melodia, armonia, ritmo)
spaziale (capacità di percepire mentalmente una forma o un oggetto => fa riferimento alla figura
dell’architetto)
interpersonale: capacità di comprendere e interagire con altre persone all’interno ed esterno di
un’organizzazione (riguarda maestri, docenti, sociologi)
Intrapersonale: capacità di accesso alla sfera dei propri sentimenti, alla gamma delle proprie emozioni,
classificandole e guidandone il comportamento (riguarda psicologi e medici)
Intelligenza corporeo-cinestetica: capacità di usare il proprio corpo a fini espressivi e comunicativi (riguarda
attori e sportivi)
Intelligenza naturalistica: sensibilità per l’ambiente (riguarda i naturalisti)
Intelligenza esistenziale: capacità di porsi delle domande sulle questioni esistenziali della vita (riguarda i
filosofi)
Gardner propone anche:
Intelligenza territoriale => deriva da quella sociale e riguarda la capacità di realizzare relazioni efficaci tra
soggetti preposti allo sviluppo di un territorio