Sei sulla pagina 1di 7

I FATTORI PRODUTTIVI ORIGINARI E DERIVATI

FATTORI PRODUTTIVI DERIVATI


CAPITALE E LAVORO
Il capitale e il lavoro sono risorse a disposizione dell’imprenditore, attraverso le quali egli persegue il fine e gli
obiettivi desiderati => sono fattori produttivi derivati
A cosa serve il capitale?
Il capitale serve:
 ad avere la disponibilità di un fabbricato di proprietà o in affitto,
 a disporre delle tecnologie necessarie per produrre l’output desiderato,
 a remunerare le persone che lavorano al progetto,
 ad acquisire le materie prime e i componenti necessari alla realizzazione del processo produttivo
 in futuro, dopo aver effettuato le vendite, ad assicurare ai clienti la necessaria concessione di credito:
possibilità data ai clienti di pagare entro un dato tempo. (30/60 gg a seconda dei casi)
A cosa serve il lavoro?
Il lavoro consente all’imprenditore di disporre di persone competenti, affidabili e volenterose che attraverso la loro
attività, la loro dedizione, la strumentazione e le strutture disponibili facciano “vivere” il processo produttivo =>
Persone che sappiano relazionarsi tra loro e con il contesto con cui l’impresa interagisce (stakeholder).

FATTORI PRODUTTIVI ORIGINARI


Emergono i veri fattori della produzione, quelli ORIGINARI, quelli che stanno alla base della nascita e della vita
dell’impresa:
 CONOSCENZA
 CREATIVITA’
 FIDUCIA

SINTETIZZANDO: Capitale e lavoro sono le vie attraverso cui l’imprenditore può aggiungere dotazione di
conoscenza, creatività e fiducia a quelle proprie possedute all’avvio del processo di creazione dell’impresa
 per questo capitale e lavoro rappresentano: FATTORI PRODUTTIVI DERIVATI: perché derivano dalla
dotazione di conoscenza, creatività e fiducia iniziali e non sono importanti in quanto tali, ma in quanto capaci
di creare valore attraverso i fattori originari nel loro combinarsi all’interno dell’impresa.

CONOSCENZA
Termine derivante dal verbo conoscere:
 può essere riferita ad una persona, significa sapere qualcosa.
 Può essere riferita ad un’impresa: è l’insieme del sapere disponibile in ogni campo dell’attività aziendale.
Essa è incorporata anche nelle tecnologie disponibili che raccolgono la conoscenza delle persone che le hanno
prodotte e quella delle persone che le hanno sapute scegliere (Frozen Knowledge => conoscenza incorporata
nelle tecnologie utilizzate all’interno dell’impresa).
La conoscenza nella sua componente di base è sempre connessa alle persone.

La conoscenza rappresenta in sostanza la consapevolezza tecnica, economica, organizzativa, mercatistica e


relazionale, nonché la competenza critica e di ricerca, acquisite nel tempo attraverso i sensi, lo studio,
l’esperienza.
 CONOSCENZA ESPLICITA: conoscenza che viene acquisita attraverso i sensi e lo studio, cioè quella
conoscenza che può essere trasferita da un soggetto ad un altro mediante la comunicazione o mediante lo
studio, l’osservazione => può essere codificata (in una lezione o in un libro)
 CONOSCENZA TACITA: è legata al saper fare a regola d’arte o il saper decidere in condizioni di
complessità secondo logiche intuitive non razionali difficilmente può trovare una codificazione => non può
essere codificata e può essere trasferita solo attraverso un apprendimento basato sullo stare insieme gli uni
accanto agli altri => Può essere trasferita solo per socializzazione o tramite affiancamento
 La conoscenza tacita si può trasferire mediante l’esperienza di AFFIANCAMENTO, cioè
l’apprendimento basato sullo stare accanto ad una persona che conosce quello che io devo imparare.
Durante il periodo di affiancamento chi impara farà esperienza, maturerà la conoscenza attraverso
l’esperienza e attraverso il compimento di errori. l’ESPERIENZA è la modalità attraverso la quale si
acquista la conoscenza tacita.
Gli errori non sono da considerare come situazioni da evitare, punire e reprimere => Questi errori se
ben analizzati e compresi possono condurre a un miglioramento continuo delle prestazioni
nell’impresa, perché genera esperienza e quindi conoscenza. la conoscenza si sviluppa secondo quei
processi che si chiamano di Learning by doing, imparare facendo, lo posso apprendere mettendomi
in gioco, dunque posso anche sbagliare.

 Proprio per la rilevanza della conoscenza le imprese sono state definite anche LEARNING
ORGANIZATION, ossia realtà organizzative che apprendono attraverso l’azione e l’esperienza dei loro
membri.
Si parla di KNOWLEDGE MANAGEMENT: è un filone di studi scientifici che ha a che fare con tutte le
attività che hanno come obbiettivo diffondere la conoscenza all’interno dell’impresa => sono studi con
l’obiettivo di diffondere la conoscenza disponibile in azienda, affinché possa essere utilizzata da coloro che ne
hanno bisogno => La circolarità delle conoscenze tacite ed esplicite consente di alimentare in modo continuo
la produzione di nuova conoscenza (più la conoscenza circola, maggiore sono i benefici) => Per favorire una
diffusione della conoscenza all’interno dell’impresa è indispensabile che ci sia un senso di benessere e felicità
di appartenere a quell’impresa.
!!! La conoscenza non sta solo nelle persone che operano all’interno dell’impresa, ma in tutti gli stakeholder
con cui l’impresa si relaziona.
 L’impresa sarà tanto più competitiva, quanto più saprà assorbire, interiorizzare e diffondere la conoscenza
presente nelle relazioni che intesse => questo è un elemento essenziale per alimentare il circuito di
autoproduzione della conoscenza => I soggetti esterni all’impresa sono in grado di contribuire alla
competitività di quest’ultima attraverso il proprio bagaglio di competenze e conoscenze. L’impresa deve
essere in grado di dare un’opportunità a questi soggetti mettendosi in ascolto e osservandoli.

CREATIVITA’
È un termine associato all’arte e alle sue manifestazioni, ritenuto poco adatto all’impresa. Quando
negli studi economici si è iniziato a parlare di creatività, si faceva riferimento a chi realizza
opere d’arte, perché si pensava che la creatività appartenesse solo a loro, o di chi si occupa
dell’industria creativa (cinema, teatro…). Parlare di creatività applicata all’industria manifatturiera sembrava una
forzatura, ma la creatività è il passaggio necessario per poter trasformare il sogno in un’idea: la creatività è il fattore
che consente di realizzare ciò che la ragione o la fantasia hanno prodotto; vuol dire creare qualcosa di nuovo partendo
da elementi disorganizzati, tra i quali qualcuno intravede qualche possibile connessione.
 Il processo creativo è unico: non esiste il creativo che produce l’idea e chi ne verifica la fattibilità.

Creatività deriva dal verbo “creare” e significa dare origine, far sorgere, suscitare.
La creatività è creare qualcosa di nuovo partendo da elementi disorganizzati, tra i quali qualcuno intravede e
osserva delle possibili connessioni. Può riguardare ogni ambito dell’attività umana, anche all’esterno dell’impresa, ma
anche l’impresa stessa. La creatività unisce l’arte all’impresa.
In ambito aziendale si parla di CREATIVITA’ AZIENDALE: arte di trovare nuove soluzioni a problemi vecchi e
nuovi che emergono nell’azione sul mercato => Questa seconda definizione ci consente di evidenziare due elementi
fondamentali per quello che riguarda la creatività:
 È focalizzata: alla soluzione di problemi
 È circoscritta: al mercato di riferimento per il quale deve proporre soluzioni capaci di risolvere i problemi
meglio di quello che riescono a fare i concorrenti.
La creatività aziendale segue il classico percorso creativo con l’introduzione di vincoli competitivi (tempi di risposta,
esigenze dei clienti, costi che ricadono sui prezzi)
Fasi di un processo creativo:
la persona umile, di fronte ad un problema, si pone un dubbio => Il dubbio stimola la curiosità che, a sua volta,
stimola la ricerca => una volta ricercate tutte le informazioni ci sarà un tempo in cui la mia mente dovrà pensare =>
dal tempo che io utilizzo per pensare maturo una possibile idea => essa, se fattibile, porta all’innovazione e al
cambiamento che, a sua volta, porterà alla conoscenza

BLOCCHI ALLA CREATIVITA’ DI TIPO:


CULTURALE:
 desiderio di conformarsi ai modelli sociali
 usare sempre il “no” di fronte alle nuove idee
 tendenza al “tutto o niente”
 eccessiva fiducia nelle statistiche e nelle esperienze passate
 convinzione che sogno e immaginazione siano attività infantili
 disagio nel giocare
 precedenza a fattori pratici ed economici immediati
 scarsa capacità di trasformare e modificare le idee
 convinzione che il dubbio sia socialmente sconveniente
 eccessiva fede nella logica della ragione
 esaltazione dello spirito di gruppo che porta al protezionismo

EMOTIVO:
 paura di sbagliare o di passare per stravaganti
 paura di sentirsi isolato dagli altri
 arresto del pensiero per sicurezza all’apparire di un’idea originale
 incapacità di andare oltre la prima idea trovata
 diffidenza di fronte ai superiori, ai colleghi, ai collaboratori
 incapacità di rilassarsi e di lasciarsi andare
 desiderio patologico verso il conosciuto e la sicurezza
 difficoltà a cambiare il modello di pensiero
 dipendenza eccessiva dall’opinione altrui
 mancanza di risorse per passare dall’idea alla sua realizzazione
 scarsa opinione di sé

PERCETTIVO:
 incapacità di interrogarsi oltre l’evidenza
 incapacità di distinguere tra causa ed effetto
 difficoltà a definire il problema e a scomporlo in elementi di base
 difficoltà a distinguere tra fatti e problemi
 incapacità di utilizzare tutti i sensi
 difficoltà a percepire relazioni insolite tra idee e oggetti
 adozione di punti di vista troppo stretti
 il fatto di ritenersi non creativi

CARATTERI DI UN AMBIENTE CREATIVO:


 promuove il senso di sfida
 promuove l’autonomia
 promuove il dinamismo
 fiducia e apertura
 tempo per le idee
 supporta il divertimento e umorismo
 supporto alle idee
 promuove il dialogo, discussioni
 necessita l’assunzione del rischio
 necessita persone con capacità di governare i conflitti
 vi deve essere un generale apprezzamento del gioco => nel gioco i bambini inventano, fanno le cose
seriamente, si sfidano, fanno domande, si divertono competono => Il gioco elimina la tristezza, la noia, il
tedio in quello che si fa, fa divertire creando la condizione di svolgere lo sguardo altrove.

ALTRE TECNICHE CREATIVE:


 IL PARADOSSO: pensare a situazioni paradossali, mettere insieme aspetti tra loro contrapposti.
 I 6 CAPPELLI DI DIEGO DE BONO tecnica che aiuta a cambiare la prospettiva dalla quale si guarda il
problema => propone di indossare, di volta in volta, un cappello diverso per capire le tecniche differenti

La creatività è una questione individuale e organizzativa.

FIDUCIA
La fiducia è il senso di affidamento e di sicurezza che viene da speranza o da stima fondata su qualcuno o
qualcosa.
La fiducia si può formare, a seconda che sia frutto di un’emozione o di un processo di conoscenza, in due modi: per
via EMOZIONALE o per via COGNITIVA.
 EMOZIONALE: fiducia del primo impatto => quando due parti si incontrano per la prima volta e
dispongono di poche informazioni l’una nei confronti dell’altra e comunque non si sono ancora messe
all’opera. In
questo incontro, che avviene tra due parti che non si conoscono e che ancora non si sono viste alla prova dei
fatti, sarà fondamentale il linguaggio PARAVERBALE e NON VERBALE, quindi
l’atteggiamento, il tono della voce, ciò che gli occhi dicono… tutto quello che il corpo comunica.
 COGNITIVA: facciamo riferimento ad una fiducia fondata sulla conoscenza, sulla prova dei fatti.
La fiducia che matura in via cognitiva è la stessa che genera la reputazione aziendale: È l’immagine che il
pubblico si è fatto dell’impresa nel tempo, per quello che essa ha fatto nel corso del tempo => Di un’impresa
si può avere un’immagine positiva, e scoprire poi una reputazione non altrettanto positiva, così come può
accadere il contrario.
COME MANTENERE LA FIDUCIA OTTENUTA
La fiducia influenza la competitività dell’impresa, soprattutto a livelli basilari.
La fiducia non è una dotazione strutturale, è uno stato che va accudito continuamente => Si può perdere se i
comportamenti dei soggetti all’interno dell’impresa non sono più in linea con le attese
degli interlocutori.
La domanda che sorge spontanea è: per mantenere la fiducia è necessario non fare errori ed essere perfetti? No,
dagli errori e dalle difficoltà la fiducia può essere rafforzata, a patto che:
 si escluda l’opportunismo e la menzogna dall’azione delle persone che operano in un’impresa;
 bisogna essere sé stessi anche nei momenti di ansia e paura
 ci sia capacità di essere sinceri
 si sappiano ascoltare le emozioni racchiuse nelle relazioni

Potrebbero piacerti anche