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L’impressionism O

Il pittore realista comincia a distaccarsi dall'accademia, il primo fù MANET (unione tra passato e
futuro): il suo impatto rinnovatore ad una pittura fortemente radicata in una classicità rigidissima è
legato al desiderio di voler interpretare la realtà in maniera differente, con mezzi ed espedienti
rivisitati che porterà poi alla rottura dei canoni (IMPRESSIONISMO) → opere completamente
nuove
Di cosa si interessano? Quale fu il fulcro della trattazione? La luce e i fenomeni che gli oggetti sotto
questa luce seguivano, dei continui cambiamenti che la luce provocava agli oggetti.
La pittura impressionista non avrà nulla a che fare con la politica e la società, l'arte sembra essersi
presa una pausa da tutte le committenze che la prendevano e la usavano a loro scopo; l'arte
figurativa smette di essere tutto ciò che era nel passato, avviene una radicale sterzata in diversi
fronti.
L'arte viene esautorata del suo potere di fermare il tempo: subentra la fotografia (Daguerre, inventa
questo tipo di camera ottica che attraverso una reazione di riflessi riesce ad imprimere
un'immagine)
➔ se esiste la fotografia, l'arte realista risulta inutile
L’Impressionismo nasce in contrapposizione all’arte accademica dell’epoca sfidando la critica con
opere apparentemente incomplete, spesso realizzate in poche ore.
Punto cardine dell’arte impressionista è la pittura “en plein air” (all’aria aperta). Gli artisti
impressionisti abbandonano il chiuso degli atelier per dipingere la realtà “dal vivo” e cogliere così
l’infinita varietà della sfumature che compongono i colori.
Questo nuovo approccio alla pittura è reso possibile anche grazie all’invenzione del “cavalletto da
campagna” (portatile) e dei colori in tubetto, più pratici da usare negli spostamenti e più immediati,
visto che non costringono l’artista a mescolare i pigmenti per formare i colori.
Le opere degli impressionisti non rappresentano la realtà così com’è ma in base a come viene
percepita dall’occhio dell’artista nel momento in cui la dipinge. I colori non sono più mescolati sulla
tela ma vengono semplicemente accostati, dando vita a spettacolari contrapposizioni cromatiche
(es. I papaveri di Monet) e a immagini non chiaramente definite, quasi sfocate.
Impressionismo arte nacque nella seconda metà dell’Ottocento, sulla scia del Romanticismo ed il
Realismo, traendo elementi tipici di queste correnti pittoriche e rielaborandoli.
Le caratteristiche alla base de l impressionismo sono le seguenti: la negazione dell’importanza del
soggetto, la centralità della pittura paesaggistica, supremazia del colore rispetto al disegno e la
nuova, soggettiva, identità dell’artista, il quale non deve applicare un filtro alle sue emozioni e
nasconderle, ma utilizzarle per realizzare i dipinti impressionisti.
Quali furono però, gli elementi che permisero ad una delle più importanti correnti artistiche e
tecniche di pittura , di prendere vita?
Nel 1889, dopo l’Esposizione Universale di Parigi, ci fu un grande interesse intorno all’arte esotica,
ed in particolar modo a quella giapponese e cinese; tra gli artisti orientali più apprezzati
dall’impressionismo francese e dall’arte impressionista , vi furono Hokusai ed i suoi colleghi,
esponenti della scuola Ukiyo-e (avevano uno stile molto simile al realismo occidentale).
Gli impressionisti nacquero anche grazie al supporto fornito da Charles Baudelaire, famoso studioso
dell’epoca, il quale fu tra i primi in assoluto a diffondere stampe giapponesi tra i suoi amici artisti,
rendendole virali in pochissimo tempo.
La pittura impressionista venne influenzata largamente dalla scoperta della macchina fotografica e
dalle leggi sui colori di Chevreul: secondo queste enunciazioni, i colori dovevano essere accostati ma
non mescolati sulla tela, così da garantire la realizzazione delle scene ancor più realistiche ed i
movimenti dei soggetti più fluidi e vicini alla realtà, senza eccessivi accorgimenti, che avrebbero reso
l’opera macchinosa.
Questi furono i fondamenti alla base dell’Impressionismo. Ma quando nacquero “ufficialmente”
i pittori impressionisti?
Nel 1863, Napoleone III realizzò il Salon des Refusés, una mostra che vedeva protagoniste tutte
quelle opere che precedentemente, erano state rifiutate dal Salon ufficiale.
In questo evento (che non può essere ancora definita una mostra impressionisti), ed in quelli
successivi, parteciparono innumerevoli artisti, alcuni dei quali esposero delle opere che destarono
grande scalpore tra il pubblico, come la Colazione sull’erba e l’Olympia di Manet.
Il 15 Aprile 1874, nello studio del fotografo Felix Nadar, molti degli artisti che parteciparono al Salon
des Refusés si riunirono per dare vita a questa nuova pittura in modo ufficiale.
I partecipanti a questa esposizione, realizzarono delle opere d’arte in risposta al Salon ufficiale, che
negli anni precedenti, aveva sempre rifiutato le loro opere; ogni artista, a proprio modo, andava via
via incorporando nei suoi quadri, le caratteristiche dell’impressionismo, dando vita a delle
sfaccettature sempre nuove.
Questa celebre mostra del 1874, venne denominata dai critici d’arte del tempo, Exposition
Impressioniste, ispirandosi al quadro Impressione, levar del Sole di Monet; lo
stesso nome “impressionismo” deriva dal giudizio poco lusinghiero del critico d’arte Louis
Leroy che, prendendo spunto dall’opera di Claude Monet Impressione. Levar del sole fece
dell’ironia sul modo di dipingere di quel giovane gruppo di artisti, considerando le loro opere
incomplete, poco più che “impressioni”, appunto.
A dire il vero altri critici, come Jules Castagnary ed Ernest Chesnau fin da subito colsero l’approccio
innovativo di quegli artisti coraggiosi e li sostennero.
I protagonisti della mostra, successivamente, ribaltarono il significato negativo del termine,
trasformandolo in una sorta di emblema dell’impressionismo: le caratteristiche fondamentali erano
il contrasto di luce ed ombra ed i colori accesi e decisi.
Il pittore, lavorando all’esterno, fu costretto ad adattarsi a lavorare con degli strumenti più facili da
trasportare, e così nacquero le tele portatili e piccoli tubetti per i colori ad olio; mettendosi a
contatto con la natura, l’obiettivo del pittore era quello di riportare su tela gli effetti dello scorrere
del tempo ed il relativo adattamento della luce sulla scena, arrivando a realizzare in questo modo,
tante varianti dello stesso soggetto.
Ogni artista realizzò le proprie immagini impressionismo, ed in questo modo, ciascuno di questi
protagonisti diede vita ad un percorso impressionista unico.
L’impressionismo non è propriamente una corrente e non ha manifesti perché non ha mai avuto
un programma univoco di intenti.
L’Impressionismo, infatti, si sviluppa in modo completamente diverso e per molti aspetti anomalo
rispetto a tutti i movimenti artistici precedenti. In primo luogo esso è privo di una base culturale
omogenea, in quanto i vari aderenti provenivano da esperienze artistiche e da realtà sociali fra le
più disparate. In secondo luogo, poi, il movimento non è organizzato né preordinato e, in analogia
solo con i Macchiaioli, si costituisce piuttosto per aggregazione spontanea, senza manifesti o teorie
che ne spieghino le tematiche o le finalità.

IL C O LO R E LOC ALE La sostanziale diversità di questo movimento rispetto a ogni altra forma di
pittura, comunque, risiede nel diverso modo che gli Impressionisti hanno di porsi in rapporto con
la realtà esterna. Essi, infatti, si rendono conto che tutto ciò che percepiamo attraverso gli occhi
continua di fatto al di là del nostro campo visivo. Ecco dunque spiegata, nei loro dipinti, la quasi
totale abolizione della prospettiva geometrica.
Ciò che più conta in ogni rappresentazione è dunque impressione che un determinato stimolo
esterno suscita nell’artista il quale, partendo dalle proprie sensazioni, opera una sintesi
sistematicamente tesa a eliminare il superfluo per arrivare a cogliere la sostanza delle cose e delle
situazioni, nel continuo tentativo di ricercare l’impressione pura.
Per quello che concerne il colore, vero e proprio cavallo di battaglia del movimento, gli
Impressionisti tendono ad abolire i forti contrasti chiaroscurali e a dissolvere il colore locale (cioè
quello proprio dei singoli oggetti) in accostamenti di colori puri.
Punto cardine dell’arte impressionista è la pittura “en plein air” (all’aria aperta). Gli artisti
impressionisti abbandonano il chiuso degli atelier per dipingere la realtà “dal vivo” e cogliere così
l’infinita varietà delle sfumature che compongono i colori. Il pittore, lavorando all’esterno, fu
costretto ad adattarsi a lavorare con degli strumenti più facili da trasportare, e così nacquero le tele
portatili e piccoli tubetti per i colori ad olio; mettendosi a contatto con la natura, l’obiettivo del
pittore era quello di riportare su tela gli effetti dello scorrere del tempo ed il relativo adattamento
della luce sulla scena, arrivando a realizzare in questo modo, tante varianti dello stesso soggetto.
Questo nuovo approccio alla pittura è reso possibile anche grazie all’invenzione del “cavalletto da
campagna” (portatile) e dei colori in tubetto, più pratici da usare negli spostamenti e più immediati,
visto che non costringono l’artista a mescolare i pigmenti per formare i colori.
Le opere degli impressionisti non rappresentano la realtà così com’è ma in base a come viene
percepita dall’occhio dell’artista nel momento in cui la dipinge. I colori non sono più mescolati sulla
tela ma vengono semplicemente accostati, dando vita a spettacolari contrapposizioni cromatiche
(es. I papaveri di Monet) e a immaTroviamo l'abolizione quasi totale del disegno e delle linee che
contornano i soggetti definendone i volumi, ma il vero fulcro della trattazione impressionista fu il
colore.
gini non chiaramente definite, quasi sfocate.
M ax w ell e c h evr eul Nella ricerca cromatica e l'annotazione di questi nuovi concetti coloristici
sono preminenti gli esperimenti di MAXWELL e CHEVREUL sulle teorie della propagazione della luce
e sulla percezione dei colori. L'invenzione della fotografia mise Chiaramente in crisi il processo di
rappresentazione della realtà.
Grazie ad una serie di esperimenti condotti con dei CERCHI ROTANTI e con delle MACCHINE
OTTICHE di sua invenzione, Che gli permettevano di miscelare le luci colorate controllandone con
precisione l'intensità, Maxwell riuscì a creare dei diagrammi, famosi con il nome di TRIANGOLI DI
MAXWELL. Adoperando Questi diagrammi era possibile attraverso delle somme matematiche,
ottenere tutte le sfumature di colori ottenibili dai TRE PRIMARI DI YOUNG (verde, blu e rosso).
L'industrializzazione chimica resa Inoltre commerciabili in vario formato i colori ad olio consentendo
quindi una praticità tale di trasporto degli stessi.
Il soggetto non ha più rilevanza, l'acquista invece l'impressione suscitata in quel preciso istante di
luce, in Quell'attimo irripetibile. Il vero protagonista è il quadro. Le innovazioni tecniche della
rivoluzione industriale affascinano e offrono nuovi pigmenti. La scomposizione e le mescolanze dei
colori sono il punto focale della loro creatività, non vengono più impastati sulla tavolozza, ma
amalgamati direttamente sulla tela.

LA LUC E Quello della luce è un altro problema al quale gli Impressionisti si dimostrano
particolarmente sensibili. È la luce, infatti, che determina in noi la percezione dei vari colori e
l’esperienza quotidiana ci insegna che ogni colore ci appare più o meno scuro in relazione alla
quantità di luce che lo colpisce e alla presenza o meno di altri colori che ne esaltino o ne smorzino
la vivacità.
cogliere l’attimo fuggente, cioè le sensazioni di un istante, con la precisa consapevolezza
che l’istante successivo potrà generare sensazioni del tutto diverse.
Nel momento in cui l’artista dipinge non rappresenta più la realtà ma le sensazioni che essa suscita
dentro di lui. È per questo motivo che egli deve essere il più rapido possibile nell’esecuzione del
dipinto, al fine di evitare che le condizioni che determinano in lui tali impressioni vengano meno.
Quanto detto chiarisce il motivo per il quale molti pittori impressionisti, sentendosi attratti
dall’esperienza di Corot e della Scuola di Barbizon, prediligono anch’essi dipingere en plein air,
cioè all’aria aperta.
Per questi artisti, dunque, la realtà è soggetta a un’evoluzione continua e non costituisce uno stato
definitivo e acquisito ma – al contrario – un incessante e fantastico divenire. Partendo da questi
presupposti essi cercano nei loro dipinti di rendere il senso della mobilità di tutte le cose.
M O NE T , R E NO IR e D E G A S sono i tre più importanti che però lavorano in maniera totalmente
differente, sfuggono radicalmente da quello che era la poetica del singolo, sebbene abbiano dei
caratteri comuni.

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