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Questo tema viene sviluppato ed approfondito nelle due terzine, Foscolo confessa di sentire

vicini a sé gli stessi numi ostili che tormentarono l'animo del fratello e prega di trovare quiete
nella morte. La suggestione della morte (e forse del suicidio) è presente pure nella seconda
terzina, dove anzi diventa l’unico mezzo per tornare dalla “madre mesta” (v. 14), che otterrà
dalle “straniere genti” 3 otterrà solo le ossa. Le due terzine riassumono così gli argomenti
fondamentali del testo (l’esilio, il destino infelice, la morte come cura, la lontananza dagli
affetti): il termine centrale è “quïete” (v. 11), su cui si concentrano le riflessioni del poeta
sulla morte e sulla sua esistenza.

La scansione del discorso all’interno del sonetto è assai ordinata: la fine ogni strofa coincide
con una pausa forte del periodo e anche i singoli versi (con le eccezioni degli enjambements
dei v. 3-4 e v. 9-10) si modellano sulla misura della singola frase. La sintassi, priva di
significative inversioni, è poi prevalentemente paratattica, seguendo lo sviluppo del
ragionamento del poeta tra la presentazione della scena del sepolcro (prima quartina), il
rapporto con la madre e la patria (seconda quartina), la riflessione sul destino e la morte
(prima terzina), la richiesta per il futuro e la propria fine (seconda terzina). La forma del
sonetto è insomma statica e bloccata, come se Foscolo volesse dare una patina di quiete e
di serenità al proprio dolore. Anche la frequenza di citazioni classiche (Catullo, Virgilio) e
moderne (Petrarca su tutti) può essere intesa come un “filtro” di cui Foscolo si serve per
oggettivare e placare il proprio dolore, incasellandolo in una rete di rimandi e di memorie
letterarie. Importante anche la duplicità di piani che attraversa il testo: da un lato c’è il ricordo
del fratello morto (la cui circostanza del suicidio dà l’avvio al testo); dall’altro, molto più
preponderante, c’è l’io del poeta, che a poco a poco prende corpo e spazio. La riflessione
malinconica sulla morte di Giovanni diventa la prefigurazione senza speranza del proprio
destino di esule. Il tema del suicidio, che resta sotterraneo in questo sonetto, è però diverso
rispetto allo Jacopo Ortis: nel romanzo giovanile esso era infatti la manifestazione estrema
dell’animo romantico del protagonista (e dell’autore); qui invece è un ideale classico di pace
e serenità, che finalmente donerà pace a chi è in perenne lotta col mondo.

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