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Carlo Collodi (alias Carlo Lorenzini)

Carlo Collodi nasce a Firenze nel 1826 con il nome di Carlo Lorenzini: Collodi
non è altro che il nome del paese di cui era originaria la madre (all’epoca il
paese Collodi era in provincia di Lucca, a partire dal 1927 è in provincia di
Pistoia).
Abbracciando le idee mazziniane, partecipa alle rivolte risorgimentali del 1848-
49.
Appena venticinquenne esordì come giornalista descrivendo una realtà toscana
spiritosa e bizzarra, fatta di intrighi e storielle da caffè per mezzo di fulminanti
invenzioni linguistiche.
Stimolato da questa esperienza esercita la sua capacità di dar vita, per mezzo
della sua poetica, alle novità della vita contemporanea.
Ne sono testimonianze i suoi romanzi Un romanzo in vapore, Da Firenze a
Livorno (1856) in cui l’autore fu tra i primi a evidenziare la novità tecnologica
apportata della ferrovia.
Egli trova la sua vera strada quando, già avanti con l’età, si dedica alla
letteratura per l’infanzia.
Come funzionario al servizio dello stato unitario appena formato, inizia con la
traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a vari libri
pedagogici per la scuola.
Dopo Giannettino (1875) e Minuzzolo (1877) scrive il suo capolavoro Le
avventure di Pinocchio, che apparvero per la prima volta sul Giornale dei
bambini nel 1881, con il titolo La storia di un burattino facendole terminare con il
quindicesimo capitolo.
Dopo pochi mesi Collodi riprese la narrazione del libro con il nuovo titolo per
portarlo a termine nel 1883.
"Pinocchio" di Collodi: riassunto della trama
Introduzione
Pinocchio, il cui titolo originale è Le avventure di Pinocchio: storia di un
burattino, è un romanzo di Collodi (pseudonimo letterario di Carlo Lorenzini),
pubblicato nel 1883 dall’editore Paggi di Firenze, che narra le avventure per
mezzo delle quali un burattino di legno, dopo un lungo percorso di maturazione
ed apprendimento, riesce a diventare un ragazzino vero 1.
Riassunto per capitoli
La vicenda si apre nella bottega di falegname di mastro Antonio, detto “Ciliegia”
per il grosso naso perennamente rosso; un giorno, mentre egli sta lavorando un
pezzo per ricavarne la gamba di un tavolino, sente provenire dal tronchetto la
richiesta di non fargli il solletico. Ciliegia, terrorizzato, sviene dalla paura
(capitolo 1). Il falegname si riprende quando nella bottega entra il collega
Geppetto, detto “polendina” dal colore della parrucca giallognola; quest’ultimo è
alla ricerca di un pezzo di legno per costruirsi un burattino per guadagnarsi “un
tozzo di pane e un bicchier di vino”. Ciliegia vorrebbe cogliere l’occasione per
rifilare a Geppetto il legno incantato, ma la voce di Pinocchio saluta Geppetto col
suo soprannome. Geppetto si infuria e, accusando mastro Antonio dell’offesa, si
prende a botte con l’amico. Presto riappacificatisi, i due concludono l’affare, ma
Pinocchio si libera dalla presa di Ciliegia e rifila un calcio a Geppetto: ne segue
una nuova lite e una nuova riappacificazione (capitolo 2). Tornato a casa,
Geppetto scolpisce la sua marionetta ma è sorpresissimo quando questa prende
vita da sé, gli ruba la parrucca e fugge per le strade. Un carabiniere ferma
Pinocchio, ma poi arresta Geppetto quando sente dai passanti che egli è “un
vero tiranno con i ragazzi” (capitolo 3). Pinocchio torna allora a casa, dove un
Grillo parlante lo ammonisce sul destino dei ragazzi che non rispettano i genitori
e che non vogliono andare a scuola. Pinocchio lo uccide, schiacciandolo sulla
parete con un martello (capitolo 4). Il protagonista, in assenza del padre, ha
però fame, ed è costretto, rimpiangendo di non aver ascoltato il Grillo, a
mendicare del pane nel paese vicino (capitolo 5). In paese Pinocchio è
scacciato in malo modo da una casa nella quale ha chiesto da mangiare e, sulla
via del ritorno, è pure sorpreso dal temporale. Messosi a riposare di fronte a
della brace accesa, si sveglia la mattina seguente con i piedi bruciati; Geppetto
è intanto tornato dal carcere (capitolo 6). Pinocchio dice che è stato il gatto a
mangiargli i piedi e poi mangia tre pere, che costituivano la colazione di
Geppetto (capitolo 7). Geppetto, spinto a compassione, crea due nuovi piedi a
Pinocchio e poi, per mandarlo a scuola, gli prepara “un vestituccio di carta
fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berrettino di midolla di pane” e,
vendendo la sua vecchia casacca di fustagno, gli procura il libro di testo,
“l’abbecedario” (capitolo 8).
Sulla via per andare a scuola, Pinocchio si imbatte però nel Gran Teatro dei
Burattini; per l’ingresso la marionetta vende il suo libro nuovo (capitolo 9). Le
marionette dello spettacolo, tra cui Arlecchino e Pulcinella, invitano Pinocchio a
salire sul palco con loro ma Mangiafuoco, il burbero proprietario del Teatro,
minaccia di punirlo per aver interrotto lo spettacolo (capitolo 10). L’uomo
vorrebbe gettare Pinocchio nel fuoco per cucinare un montone ma, rivelando un
animo in realtà buono e sensibile, si intenerisce di fronte alle richieste di pietà
del burattino (capitolo 11). Mangiafuoco regala anzi cinque monete d’oro a
Pinocchio perché torni a casa da Geppetto, ma sulla strada del ritorno il Gatto e
la Volpe, due esperti truffatori, convincono il burattino a seguirli per piantare il
denaro al Campo dei Miracoli al paese dei Barbagianni per ricavarne
“duemilacinquecento zecchini lampanti e sonanti” la mattina dopo (capitolo 12). I
tre si fermano all’Osteria del Gambero Rosso, dove il Gatto e la Volpe si fanno
offrire una cena luculliana e nottetempo, mentre Pinocchio sogna le sue future
ricchezze, se ne vanno. Pinocchio è svegliato a mezzanotte dall’oste, che gli
dice che i due lo attendono all’alba al Campo dei Miracoli. Pinocchio parte
immediatamente e nelle tenebre incontra l’ombra del Grillo parlante, che lo
avvisa senza successo dei rischi a cui va incontro (“Non ti fidare, ragazzo mio, di
quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono
matti o imbroglioni! Dài retta a me, ritorna indietro.”) (capitolo 13). Il protagonista
incontra però gli Assassini (il Gatto e la Volpe travestiti) e nasconde in bocca le
monete d’oro per non doverle consegnare; Pinocchio morde poi uno degli
aggressori, staccandogli di netto “uno zampetto di gatto”, e fugge per quindici
chilometri arrampicandosi poi su un pino. I due Assassini lo costringono a
scendere appiccando il fuoco all’albero: l’inseguimento prosegue (capitolo 14).
Pinocchio vede “una casina candida come la neve” dove chiede disperatamente
aiuto: si affaccia una Bambina, “coi capelli turchini e il viso bianco come
un’immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto”, che spiega
che in casa sono tutti morti e che anche lei sta attendendo la bara che la porti
via. I due Assassini acciuffano Pinocchio e lo impiccano alla Quercia grande. I
due se ne vanno lasciando Pinocchio in agonia (capitolo 15).
La Bambina dai capelli turchini, che in realtà è una fata, ordina ad un Falco e al
suo cane tuttofare Medoro di recuperare il corpo del burattino e convoca poi tre
medici (un Corvo, una Civetta e il redivivo Grillo parlante) per sapere se
Pinocchio è ancora vivo. Il Grillo rimprovera aspramente Pinocchio, che piange
(capitolo 16). Il burattino, benché febbricitante, non vuole bere la medicina
amara che gli porge la Fata; entrano allora in camera quattro conigli neri che
portano con sé una bara, e Pinocchio si convince a curarsi. Racconta poi la sua
vicenda alla Fata e dice più volte di aver perso le monete, ma ad ogni sua bugia
gli si allunga un po’ il naso, perché come spiega la Fata stessa (capitolo 17):
La Fata propone a Pinocchio di vivere lì con lei, tanto più che Geppetto li
raggiungerà a breve: Pinocchio accetta e va incontro al padre in mezzo al
bosco, dove però incontra nuovamente il Gatto e la Volpe, che gli propongono
ancora di seppellire le monete nel campo miracoloso della città di
Acchiappacitrulli (capitolo 18). Pinocchio, dopo una breve attesa, toran al
campo, dove un pappagallo gli svela l’inganno; rivoltosi ad un giudice-Gorilla,
viene però incarcerato per quattro mesi, in seguito ai quali può uscire di galea
sfruttando un’aministia imperiale (capitolo 19). Pinocchio corre a casa della
fatina, ma un gigantesco serpente gli sbarra la strada; nel saltarlo, Pinocchio
inciampa e cade conficcando la testa nel fango. Il serpente muore dal ridere ma
Pinocchio, entrato in un filare per cogliere dell’uva, rimane intrappolato in una
tagliola (capitolo 20). Il contadino proprietario del campo lo costringe a fare da
cane da guardia alle sue proprietà al posto del cane defunto, Melampo (capitolo
21). Sopraggiungono nottetempo le faine, che avevano un accordo segreto con
Melampo per poter saccheggiare indisturbate il pollaio: Pinocchio finge di
assecondarle ma poi le fa catturare dal contadino, che per riconoscenza lo libera
(capitolo 22). Pinocchio si precipita dall Fata turchina, ma scopre che è morta di
dolore per la sua assenza; un grosso Colombo gli rivela che invece Geppetto si
sta costruendo una barchetta per attraversare l’Oceano, alla disperata ricerca
del figlio. I due partono in volo verso la spiaggia, dove Pinocchio non può far
altro che vedere la barca di Geppetto affondare all’orizzonte (capitolo 23).
Tuffatosi in acqua, Pinocchio, dopo aver nuotato tutta notte, è sbalzato sull’isola
delle Api industriose, dove un Delfino gli svela l’esistenza di un gigantesco
Pesce-cane, che probabilmente ha inghiottito Geppetto e la sua barca.
Pinocchio arriva poi in città, dove tutti lavorano in maniera indaffarata.
Pinocchio, che ha fame e ma che non vuole faticare per guadagnarsi il pane,
aiuta alla fine una donna a portare delle brocche d’acqua in cambio di un pasto.
La donna si rivela essere la Fata turchina (capitolo 24).
La Fata, che ora è cresciuta e può fare da “mamma” a Pinocchio, fa promettere
al burattino ch’egli diventerà un bambino vero se sarà ubbidiente, andrà a
scuola e non racconterà più bugie (capitolo 25). Pinocchio a scuola si distingue
da subito come uno scolaro serio e diligente, fino al giorno in cui alcuni
compagni gli svelano che il gigantesco Pesce-cane che ha inghiottito Geppetto è
stato avvistato di fronte alla spiaggia (capitolo 26). Ma si tratta solo di una “brutta
celia” dei compagni, invidiosi dei suoi bei voti; scoppia dunque una rissa in cui
un ragazzino rimane ferito. Pinocchio viene dunque arrestato da due carabinieri
ma, sulla via del carcere sfugge al loro controllo, e si ritrova inseguito da un
feroce mastino, Alidoro (capitolo 27). Per sfuggire al cane, Pinocchio si tuffa in
mare, e poi salva il mastino che rischia di affogare, ma viene pescato dalla rete
di un mostruoso pescatore, che vuole friggerlo in padella (capitolo 28). Rientra
però in scena Alidoro, che salva Pinocchio e lo riporta in paese. Pinocchio si
informa sulle condizioni di salute del ragazzino ferito sulla spiaggia e si procura
un nuovo vestito, fatto di tela di sacco. Temendo che la Fatina non lo perdonerà
più per l’ennesima bravata, bussa alla porta di casa solo a notte fonda, ma la
Lumaca di guardia gli apre solo il mattino seguente. Pinocchio, che ha tirato un
calcio nella porta e vi è rimasto incastrato dentro con un piede, sviene dalla
fame quando la Lumaca gli porta una colazione fatta di gesso, Risvegliatosi
presso al Fatina, le assicura che d’ora in poi si comporterà in maniera
irreprensibile. E a fine anno Pinocchio risulta il miglior alunno della classe, tanto
che la fatina, promettendogli di trasformarlo l’indomani in un bambino, organizza
una gran festa con “dugento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati
di dentro e di fuori” (capitolo 29). Quando però Pinocchio invita Romeo, detto
Lucignolo e considerato “il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la
scuola”, questo gli propone una nuova avventura: partire subito per il “Paese dei
Balocchi” al di là del mare, dove non esistono libri né professori e dove è
sempre vacanza (capitolo 30).
Il burattino decide di seguire Lucignolo senza ascoltare il misterioso
avvertimento di un asino che traina il carro che li condurrà laggiù (capitolo 31).
Pinocchio tracorre cinque mesi senza libri e lezioni, ma una mattina si sveglia e
scopre che, a partire dalle orecchie, si sta trasformando in un asino, così come il
suo amico Lucignolo (capitolo 32). Pinocchio viene così venduto ad un
impresario di circo, che lo vuole utilizzarlo come fenomeno da baraccone per
attrarre pubblico; durante l’esibizione, nella quale intravede la Fatina nel
pubblico, Pinocchio si azzoppa. L’impresario lo cede ad un compratore che,
volendone ricavare pelle da tamburo, butta il somaro a mare con una pietra al
collo, per farlo affogare e recuperarne il cadavere con una fune (capitolo 33).
Pinocchio però torna in superficie con le sembianze di un burattino: la Fata ha
infatti mandato “un branco infinito di pesci” a mangiare il corpo dell’asino e
liberare così il burattino. Pinocchio si allontana dunque a nuoto, e scorge uno
scoglio su cui si trova una capretta dalla lana color turchino come la Fata.
Tuttavia, il protagonista, poco prima di toccare terra, viene inghiottito dal Pesce-
cane (capitolo 34). Intravisto un lumicino nel gigantesco stomaco del pesce,
Pinocchio scopre che si tratta di Geppetto, abbandonato due anni prima e
anch’egli mangiato dal Pesce-cane dopo il naufragio della sua imbarcazione.
Dato che le porvviste scarseggiano, Pinocchio organizza un piano di fuga: uscire
nottetempo dalla bocca spalancata del mostro (capitolo 35). Fuggiti
rocambolescamente dalla bocca del Pesce-cane, Geppetto e Pinocchio sono
aiutati da un tonno a giungere a riva. Sulla strada verso casa, incontrano prima il
Gatto e la Volpe, ridotti a chiedere l’elemosina, e poi, in una piccola casetta, il
Grillo parlante. Per curare Geppetto, Pinocchio inizia a lavorare in una fattoria lì
vicina (dove trova pure Lucignolo, ancora asino e in fin di vita) e prosegue gli
studi da solo. Un giorno viene a sapere dalla Lumaca che la Fatina è ricoverata
in ospedale, gravemente ammalata. Pinocchio le dona le sue quaranta monete e
la sogna quella stessa notte. Il mattino seguente, Pinocchio si svela e scopre di
essere un bambino vero, con una bella casa, dei vestiti e un nuovo portamonete
regalatogli dalla Fata; anche Geppetto, tornato a fare il falegname, ha
pienamente recuperato la sua salute. Di Pinocchio, non resta che (capitolo 36):

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