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- È necessario prendere in considerazione una chemioterapia adiuvante nei pazienti G2/3 e in

resezioni D2. L’utilizzo della chemioterapia adiuvante ha dimostrato portare una riduzione della
mortalità a 5 anni del 18% ed un aumento della sopravvivenza a 5 anni senza malattia nei pazienti
sottoposti a trattamenti chemioterapici, radioterapici, chemio/radio.
I farmaci presi in considerazione per il trattamento post-chirurgico di questa neoplasia sono le
fluoropirimidine come il 5-fluorouracile/Capecitabina, utilizzate anche in associazione con
oxaliplatino.

- In caso di età superiore ai 75 anni le differenze riscontrate rispetto a pazienti <65 anni sono
perlopiù correlate a complicanze post-operatorie non intervento-correlate. Durante l’intervento
non sono state evidenziate sostanziali differenze, una leggera diminuzione della durata
d’operazione per i pazienti più anziani associata ad una minore tendenza all’esplorazione
linfonodale.
L’obiettivo primario per tutti i pazienti di tutte le età rimane la radicalità dell’intervento, quindi
l’intervento sarebbe stato lo stesso in caso di pz con 78 anni. Potrebbe essere possibile discutere la
possibilità di intervenire laparoscopicamente, ma non ci sono forti raccomandazioni in un verso.

- In caso di positività del test citologico intraperitoneale viene eseguita una chirurgia citoriduttiva
(CRS) con una funzione di asportazione macroscopica; in seguito, vi è forte raccomandazione a
procedere con la HIPEC, una chemioterapia ipertermica intraperitoneale.
Il lavaggio della cavità peritoneale con farmaci chemioterapici ad alte concentrazioni in ipertermia,
al fine di uccidere cellule cancerose libere, gli agglomerati microscopici e sub-microscopici che
residuano dopo l’intervento chirurgico.

- L’intervento non sarà più una gastrectomia subtotale, ma una totale in quanto la localizzazione
risulta essere sottocardiale nel terzo prossimale dello stomaco. L’operazione consiste in una
ricostruzione secondo Roux a Y, con ansa digiunale esclusa e anastomosi esofago-digiunale.
Fondamentale è l’esecuzione dell’esame istologico estemporaneo del margine di resezione
esofageo.
La splenectomia non ha una forte raccomandazione, in quanto si è visto che non porta a significativi
miglioramenti in termini di sopravvivenza, porta inoltre ad un aumento delle complicanze
intraoperatorie intervento-correlate (es. sanguinamenti più copiosi). Viene presa in considerazione
se la neoplasia è sulla grande curvatura o se sono presenti segni di infiltrazione macroscopica delle
stazioni linfonodali 4sa e 10 (in stretto rapporto con la milza).

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