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Nel primo novecento italiano avemmo un gruppo di poeti che volevano uscire dalla

tradizione ereditata durante anni e per farlo iniziarono ad allontanarsi dalle strutture
stabilite e dai temi che queste strutture proponevano. La poetica di questo tempo è
caratterizata per la sofferenza, la malinconia, la voglia di morire e la solitudine. Durante
questo periodo ci sono due autori più notevoli, il primo fu Giuseppe Ungheretti, il quale
attraverso della sua poetica voleva trasmettere tutto quello che era intorno a lui, senza
maschera, senza pudure, senza limite, vale a dire che la vita di questo poeta fu molto
intensa, visse la prima guerra mondiale e conobbe gli orrori della seconda queste esperienze
aprirono gli occhi di Ungheretti per questo motivo la sua poetica fu influenziata dalle sue
esperienze in primo piano. Ungheretti visse la solitudine come uno spazio nel quale poteva
essere lui e esprimirsi da quel punto. Il secondo fu Cesare Pavese il quale attraverso la sua
poetica voleva esprimere i conflitti esistenziali degli esseri umani, anche questo autore ebbe
una vita marcata per diverse situazioni personali le quale coinvolsero la sua poetica.
Pavese visse la solitudine come il mezzo per ritrovarsi nuovamente.

Allora cos’è la solitudine? Per me la solitudine è quel punto nero che è necessario per
conoscersi, per essere noi stessi, per parlare con i nostri demoni e domarli. Per me non ha
un senso negativo senon positivo, sono sicura che la solitudine è la compagnia, ma in una
posizione sbagliata. E credo che Ungheretti e Pavese credevano lo stesso ma da diverse
prospettive.

Commeto delle poesie Solitudine (Giuseppe Ungaretti) e Mania di solitudine (Cesare


Pavese):

Nella poetica Solitudine (Ungheretti) possiamo vedere la desolazione del poeta e il male
che questa desolazione sta provocando dentro di sé, perché vuole esprimersi con tutto lui
stesso e anche vuele essere ascoltato. Questa poetica fa parte della raccolta L’allegria lo
qual ci fa pensare che sta parlando del dolore provato durante la guerra e la necessità che
aveva di essere consolato. Allora nella poetica Mania di solitudine (Pavese) possiamo
vedere a un uomo che contempla la vita che c’è fuori e anche la vita che c’è dentro di lui e
cerca di fare un equilibrio fra quello che sta fuori e quello che sta dentro.

Differenze di queste due poetiche:


Solitudine di Ungheretti: Parla della sofferenza del dolore provato e che si può provare
attraverso delle situazioni vissute.

Mania di solitudine di Pavese: Parla della introspezione e come questa ti può aiturare a
ritrovarti

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