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Rif. globale
F T F F T F
T
cos sen 0 0 x
T
0 0 cos sen
Dove è la rotazione che deve compiere l’asse x globale per sovrapporsi all’x locale
f1 l f1x m f1y n f1z l m n 0 0 0
T
f 2 l f 2x m f 2 y n f 2z
0 0 0 l m n
Ricordando che i coseni direttori sono le proiezioni dei versori locali sugli assi globali:
d x 2 x1 2 y2 y1 2 z2 z1 2
1 x 2 x1 y 2 y1 z 2 z1 0 0 0
T
d 0 0 0 x 2 x1 y 2 y1 z 2 z1
K T KT
T
Ci sono quindi 3 gdl per nodo, per complessivi 6 gdl nel riferimento locale
Lo stesso numero di gdl è utilizzato nel riferimento globale e quindi nei due sistemi di
riferimento l’ordine della matrice K sarà il medesimo
4 6
<1> <2> <3> <4> <5> <6>
y, <1>
Assiale
3 5 <2>
1
x
2 <3>
K
Flessionale
<4>
4 6 <5>
<6>
Per poter scrivere agevolmente la matrice T per il passaggio di riferimento, conviene permutare la
precedente numerazione, facendo in modo di avvicinare i gdl che si riferiscono allo stesso nodo
1 1
2 4 Pertanto, la matrice di rigidezza della trave nel piano che
K compatta 3 2 T compatta si considera è la seguente:
4 3 <1> <2> <3> <4> <5> <6>
5 5 - <1>
6 6 12 6 L - 12 6 L dove
<2>
EA
6L 4L 2
- 6L 2L 2
<3>
K L
<4>
EJ
- 12 - 6L 12 - 6L <5> 3
2
L
6 L 2 L2
- 6 L 4 L <6>
Facendo, da ora in poi, riferimento a quest’ultima definizione della matrice
di rigidezza della trave nel piano, si può rappresentare la matrice T
f1 f1 lx f 2 mx l x mx 0 0 0 0
l 0
f 2 f1 l y f 2 m y y my 0 0 0
f3 f3 0 0 1 0 0 0
T
f 4 f 4 l x f5 mx 0 0 0 lx mx 0
f5 f 4 l y f5 m y 0 0 0 ly my 0
f6 f6 0 0 0 0 0 1
c 2 12 s 2 sc 12 sc - 6 L s - c 2 12 s 2 sc 12 sc - 6 L s
sc 12 sc s 2 12 c 2 6 L c sc 12 sc s 2 12 c 2 6 L c
- 6 L s 6 L c 4 L2 6 Ls -6 L c 2 L2
- c 2 12 s 2 sc 12 sc 6 L s c 2 12 s 2 sc 12 sc 6 L s
sc 12 sc s 2 12 c 2 - 6 L c sc 12 sc s 2 12 c 2 - 6 L c
- 6 L s 6 L c 2 L2 6 L s - 6 L c 4 L2
z 9
Per avere una T in forma compatta conviene 5
rinumerare i gdl dell’elemento nel modo 12
seguente
2
3
4 6
1
lx mx nx
ly my ny
lz mz nz
lx mx nx
ly my ny
lz mz nz
T= lx mx nx
ly my ny
lz mz nz
lx mx nx
ly my ny
lz mz nz
Discretizzazione e assemblaggio di una struttura
Discretizzare una struttura vuol dire suddividerla in un certo numero di elementi di proprietà
opportune, variamente connessi
Ciascun elemento è caratterizzato da una matrice di rigidezza che viene calcolata nel proprio
sistema di riferimento
Scelto un sistema di riferimento globale, si rielaborano tutte le matrici di rigidezza nel nuovo
sistema, mediante la solita
K T K T
i
g
i T i
loc
i
i 1n. elementi
Si introduce anche un sistema di numerazione globale dei gdl e si dispongono tutte le matrici
degli elementi in tale nuovo sistema (valgono le considerazioni fatte in precedenza circa la
numerazione più opportuna per minimizzare la banda)
K i
g
K gi Num glob
i 1n. elementi
Ora si può assemblare l’intera matrice, in quanto tutti gli elementi sono uniti solo per i nodi, e
ciascuno aggiunge ai nodi di competenza il suo contributo di rigidezza
K
La rigidezza globale è la somma di tutte le matrici degli n.elementi
elementi K i
g Num glob
i 1
Ripensando al metodo frontale di soluzione, la banda minima possibile sarà tanto più ampia
quanto più un numero elevato di elementi concorrerà su un singolo gdl
Sui nodi “v” sarà definito un vettore fv di valori nulli o diversi zero, in
conseguenza dei carichi esterni ci saranno reazioni vincolari Fv
Sui nodi “e” sarà definito un vettore Fe di valori nulli o diversi zero, in
conseguenza dei carichi esterni ci saranno spostamenti fe
Fe K ee K ev fe
In generale Kev e Kve non sono matrici quadrate,
f
v ve
F K K vv v ma sono uno il trasposto dell’altro
f1x
f
1y D
1y f f1x 1 0 f 2 x
2y f 1R f
1x 2x f2x 1y
f 0 1 2y
f2y
2R
1R f 2 R
Fi K ir fr K ii K id D fi DT K dr fr K di K dd D fi
2 Fi K ir
DT K dr fr K ii K id D DT K di K dd D fi
K ir K ii
A questo punto si possono utilizzare le 1 2 dove non compaiono più i gdl slave
che sono stati condensati nelle matrici precedenti
Fr K rr Kri f r K rr K ri K rd D f r
K DT K
Fi
K
ir
K ii fi ir dr K ii K id D DT K di K dd D fi
Condensazione statica
In taluni casi non si è <interessati allo stato tensionale dell’intera struttura, ma solo di
una sua parte, si può ridurre allora il numero complessivo di gdl condensando i gdl della
parte priva di interesse strutturale
Zona da condensare
Naturalmente non si potranno
condensare i gdl vincolati o quelli su
cui agiscono carichi esterni
Sottostrutturazione
Sottostrutturare vuol dire in pratica
condensare una parte o parti della struttura per
maneggiare matrici di calcolo più agevoli
È ad esempio utile quando compaiono più
zone identiche che vengono sostituite dalla
matrice condensata Superelement
È altresì utile quando si vuole risolvere l’intera
struttura a meno di piccole variazioni
Sottomodellazione
La sottomodellazione è l’analisi successiva condotta sulla zona prima condensata, è interessante
notare che in quest’ultima si impongono gli spostamenti al contorno del superelement che però
può anche comportarsi in modo non lineare (si fa l’ipotesi che la non linearità non influisca sul
comportamento globale ma solo localmente)
K11 K12 . . . . . u1 f1
K Il sistema si è modificato, ma quale valore
12 K 22 w K 23 . . w . u2 f 2
occorre dare a w ?
. K 23 K33 K34 . . . u3 f3
. . K34 K 44 K 45 . . u4 f 4
Esisterà un errore, funzione di w, e(7)= u2-
. . . K 45 K 55 K56 . u5 f5
w
K 66 w K 67 u6 f 6 u6 0 ; w e(7) 1/w
. . . K56
.
. . . . K 67 K 77 u7 f 7
Il penalty va scelto opportunamente (1056 volte la max kij) per non avere: (i) violazioni significative
del vincolo / (ii) matrice K mal condizionata
K a Wa u f Wa b
T
p p
T
p p
(W = matrice diagonale di w)
Si aggiunge la equazione trasposta, la quale impone la condizione vincolare u 2=u6 e rende il sistema
completo e invertibile
K11 K12 . . . . . . u1 f1
K K 22 K 23 . . . . +1 u2 f 2
12
. K 23 K33 K34 . . . . u3 f3
. . K 34 K 44 K 45 . . . u4 f 4
.
. . K 45 K 55 K56 . . u5 f5
. . . . K 56 K 66 K 67 -1 u6 f 6
.
. . . . K 67 K 77 . u7 f 7
. +1 . . . -1 . . 0
Per ogni vincolo aggiuntivo si aggiunge in pratica una incognita. Un’equazione di vincolo più complessa da:
5u2 u3 2u6 8
K11 K12 . . . . . . u1 f1
K K 22 K 23 . . . . +5 u2 f 2
12
. K 23 K33 K34 . . . -3 u3 f3
. . K 34 K 44 K 45 . . . u4 f 4
.
. . K 45 K 55 K 56 . . u5 f5
. . . . K 56 K 66 K 67 -2 u6 f 6
.
. . . . K 67 K 77 . u7 f 7
. +5 -3 . . -2 . . 8
In pratica si aggiunge un moltiplicatore di Lagrange per ciascuna delle equazioni di vincolo considerate
K DT u f
Assemblando come descritto si ha
D 0 λ b
I vincoli agiscono per mezzo di reazioni vincolari che sono definite dalle Fvinc DT λ