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Il Multiculturalismo in Italia, G.

De Angelis
 
La strada del multiculturalismo italiano la troviamo indicata nella sua
STORIA recente e passata, nella POSIZIONE GEOGRAFIA dell'Italia, nella sua
TRADIZIONE LAICA e CRISTIANA e soprattutto nella LEGISLAZIONE.
Il rispetto per le culture non italiche affonda le radici nella storia millenaria della
penisola, mentre il riconoscimento della diversità solo di recente ha trovato un
consenso diffuso e consapevole. Negli anni Ottanta gli italiani prendevano
coscienza di non essere più un popolo di migranti, si accorgono, con stupore, che
il loro paese è divenuto terra d’approdo e di confronto. L'opinione pubblica e le
autorità ritenevano che il fenomeno riguardasse l'Italia marginalmente  che il
problema fosse solo dei paesi del nord Europa ma con l'aumento del flusso di
migranti si sono resi conto che il movimento migratorio  coinvolgeva la penisola.

L'immigrato veniva visto all'inizio nella dimensione caritatevole ed emotiva che


mostrava subito i limiti di una visione di corto respiro poiché non  favoriva un
approccio serio e razionale all'alterità tanto meno all'interculturalità di cui era
portatore.
Negli anni Ottanta la proiezione del film “Sacco e Vanzetti”, che narrava la vicenda
di due emigrati italiani condannati a morte negli Stati Uniti e riconosciuti in
seguito innocenti dall'accusa di rapina, provocava nell'opinione pubblica italiana
profonda indignazione scuotendo l'orgoglio nazionale. Il film […] testimoniava lo
stato di emarginazione della comunità italiana in America.
Pochi anni dopo il “sentimento” degli italiani verso gli immigrati mutava e
l'egalitarismo del decennio precedente si affievoliva facendo spazio ai timori per
la diversità dei nuovi arrivati ed alle difficoltà della convivenza. Le ragioni del
cambiamento non sono, tuttavia, solo dei preconcetti: molte derivavano
dall'aumento della disoccupazione, dalla revisione dello stato sociale e
dall'allargamento della crisi economica che, nel frattempo, aveva colpito il paese.

La storia dell’Italia multietnica non inizia, tuttavia, negli anni Ottanta in quanto
già i trattati di Parigi (1947), successivi al secondo conflitto mondiale, hanno
ridisegnato i confini dell'Italia, con la cessione di alcuni territori adiacenti il
confine
francese e l'acquisizione alla giurisdizione italiana della minoranza etnica
franco-provenzale della Valle d'Aosta, con la riconferma dell'Alto Adige e della
sua minoranza linguistica tedesca con l'acquisizione all'Italia dei territori di
Trieste e Gorizia e la tutela della minoranza di lingua slovena (questione risolta
definitivamente nel 1975 dal trattato di Osimo)
Gli impegni assunti nei trattati saranno onorati dall'Italia qualche anno dopo
dalla Costituzione Repubblicana del 1948 con la costituzione di tre regioni a
statuto speciale: Valle d'Aosta a tutela della minoranza di lingua
franco-provenzale, Trentino Alto Adige, a tutela della minoranza di lingua tedesca
e Friuli Venezia Giulia a tutela della minoranza slovena. A queste tre regioni sono
stati accordati alcuni privilegi quali: il riconoscimento civile nell'uso della lingua
d'origine, ampia autonomia amministrativa locale, rappresentanza politica nel
parlamento nazionale ed un cospicuo contributo economico e finanziario per il
funzionamento delle istituzioni autonome.
Altre minoranze risiedono da tempo nella penisola italiana: la Ladina, la Occitana,
la Catalana, la Greca, l'Albanese, la Croata, la Sarda, la Gallurese e la Friulana che
costituiscono un grande patrimonio di civiltà e che hanno conferito all'Italia i
caratteri di paese multietnico.

La protezione delle minoranze ha occupato uno spazio rilevante nella


LEGISLAZIONE italiana e testimonia la sensibilità che il gruppo maggioritario
nazionale ha avuto nei confronti delle minoranze.
L'imponenza del fenomeno migratorio cui è stata soggetta la penisola negli ultimi
anni ha modificato la demografia del paese ed il rapporto con l'alterità, prima
rappresentata dalle sole minoranze storiche. Le minoranze etniche
afro-asiatiche rappresentano un salto di qualità nell'esperienza storico-culturale
dell'Italia. Perciò il Parlamento ed il Governo hanno provveduto all’elaborazione di
una normativa che rappresenta un punto di riferimento importante del
multiculturalismo ed dell'integrazione.
La tutela e la promozione delle minoranze linguistiche trova il suo fondamento
nell'art. 6 della Costituzione Italiana, mentre nell'art. 21 il diritto alla libera
manifestazione del pensiero, l'articolo 6 si collega all'art. 9 della Costituzione nel
menzionare la tutela dei diritti dell'uomo, dalla promozione allo sviluppo della
cultura e del patrimonio storico ed artistico della nazione senza tralasciare i
patrimoni linguistici e culturali minoritari.
Il contributo dell'Unione Europea è stato fondamentale per l'affermazione della
cultura dei diritti delle minoranze nei paesi membri soprattutto per le soluzioni 
adottate, particolare menzione merita la Carta sui Diritti Fondamentali
dell'Unione Europea approvata il 18/12/2000, che sancisce all'art.6 il rispetto
della diversità culturale, religiosa e linguistica e suggella all'art. 22 il principio
della non discriminazione sulla base dell'origine etnica e della lingua.

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